Belle Ferronnière

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Belle Ferronnière
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20
&
STAMPA
.LA
MERCOLEDÌ 15 APRILE 2015
CULTURA
SOCIETA’
SPETTACOLI
D’Ormesson nella Pléiade
L’opera dello scrittore francese Jean
d’Ormesson, 90 anni il prossimo 16
giugno, entra nella «Bibliothèque de la
Pléiade» di Gallimard, la più prestigiosa
collana letteraria al mondo. Il lussuoso
volume uscirà dopodomani, con una
tiratura di 20 mila copie, cifra
eccezionale per un autore della collana.
Annunciazione
(1478-1480 circa)
di Leonardo
da Vinci
(e Lorenzo di
Credi?). Olio
su tavola
di pioppo
16x60 cm
Conservata
al Louvre
di Parigi
Scoprire Leonardo
uomo del suo mondo
EGLE SANTOLINI
MILANO
L
Leonardo da Vinci
Testa maschile di
profilo coronata di
alloro. (1506-1508
circa) Dalla
Biblioteca Reale
di Torino
a Belle Ferronnière, se è
quella che volete, sta
nella terza sala, e adesso che dal Louvre è tornata a
casa trafiggerà anche voi con
quell’elusivo sguardo di scorcio che fa vittime dal 1495. Ma
il consiglio è di assaporare
tutta intera e con calma questa gran mostra dedicata a
Leonardo da Vinci dalla città
in cui egli visse più a lungo (Il
disegno del mondo, da domani
al 19 luglio). Sarà infatti il
punto di riferimento sul tema
per i prossimi anni: perché riformula l’idea stessa che di
Leonardo coltiviamo per tradizione, cioè quella di un genio isolato, una specie di extraterrestre sceso in terra, e
lo riconsegna al suo tempo, alle sue radici e anche ai suoi
dubbi. Per esempio sottolineandone la contraddizione fra
molteplicità dei talenti e dispersione, da lui perfettamente percepito, preoccupato com’era di non riuscire a sistemare gli innumerevoli appunti «alli lochi loro».
Si apre la grande mostra milanese. Un’immagine inedita
del genio rinascimentale. Tra le perle la Belle Ferronnière
Stranieri generosi
Leonardo da Vinci
Studio di braccia
e mani (per il
Ritratto di Cecilia
Gallerani)
(1486-1488
Dalla Royal
Collection
Per la cura di Pietro C. Marani e di Maria Teresa Fiorio, e
sotto l’egida pubblico-privata
dei coproduttori Comune di
Milano e Skira, vanno in mostra più di 200 opere: 43 dipinti, 20 sculture, 108 disegni,
40 fogli di codice. Il Louvre ha
prestato tre quadri: oltre alla
Ferronnière (che era poi Lucrezia Crivelli amante di Ludovico il Moro e deve il soprannome al gioiello che le stringe
la fronte) sono la piccola Annunciazione e il San Giovanni
Battista. Dalla National Gallery di Washington è arrivata la
Madonna Dreyfus, la Scapiliata da Parma, l’Uomo Vitruviano da Venezia, il San Girolamo
dalla Pinacoteca Vaticana.
Generosissimi sono stati
Windsor con 30 disegni, il
British Museum, il Metropolitan di New York. E hanno fatto la loro parte l’Ambrosiana
di Milano, da cui arriva il sublime Ritratto di musico e,
sempre in città, il Museo della
Scienza e della Tecnologia
che di Leonardo porta il nome. Non è arrivata l’Annunciazione più preziosa, e cioè
quella degli Uffizi, con il presidente di Skira Massimo Vitta Zelman che depreca «la
tiepidezza con cui il ministro
ha appoggiato la nostra vo-
La Belle Ferronnière (1490-95), prestito del Louvre
lontà di portarla a Milano», sottolineando come «apparentare
questo caso e quello del trasferimento dei bronzi di Riace abbia creato una confusione pesantissima» e segnalando che,
comunque la si rigiri, gli stranieri hanno concesso più volentieri degli italiani.
L’app da scaricare
Annunciazione o meno, il percorso che si delinea in 12 sale è
in grado di soddisfare per intero l’acribia dello studioso e la
curiosità del nativo digitale:
per tutti, comunque, sono
pronti a fine visita certi mirabolanti occhiali digitali che precipitano in una realtà «immersiva» (l’app relativa, Being Leonardo, è scaricabile per tablet).
Il curatore Marani spiega che si
è proceduto «per accostamenti
» e invita il pubblico a muoversi
per la mostra «con divertimento ma anche con attenzione».
Ecco dunque le opere di Leonardo reagire con i maestri, i
precedenti storici e i contemporanei: e se la Ferronnière
dialoga con una squisita scultura del Verrocchio, la Dama col
mazzolino, lo studio prospettico
tratto dal Codice Atlantico per
un mazzocchio, cappello toscano di forma geometrica, è giustapposto a un analogo mazzocchio attribuito a Paolo Uccello, e i disegni sul sogno di
camminare sott’acqua al palombaro immaginato da un
Anonimo senese del quindicesimo secolo.
Leonardo da Vinci, Testa di donna. Dagli Uffizi di Firenze
Il pessimismo finale
Di analogia in analogia, ecco
sfilare la Fortezza del Botticelli
e la Pietà con San Girolamo e la
Maddalena del Perugino, e Bellini, e Filippo Lippi, e Ghirlandaio, e Lorenzo Di Credi. Ovunque, un trionfo di matite rosse e
inchiostri bruni. Orsi, granchi,
serpi, scheletri, donne incinte,
studi per la perduta Battaglia
di Anghiari e per il distrutto
monumento equestre a Francesco Sforza. Un ingrandimento dedicato ai «moti dell’animo», cioè all’analisi psicologica
delle fisionomie che costituisce
l’asse emotivo del Cenacolo, e
alcune variazioni sul tema della
Gioconda. Fiori, compassi, macchine da guerra, braccia e mani
e teschi e vene esplorate secon-
do le leggi dell’idraulica. Insomma la complessità del mondo, analizzata con lo strumento
del disegno, nel tentativo di trovare i nessi fra micro e macrocosmo, comprendere la natura
e insieme sfidarla prometeicamente. Fino a quella che Marani chiama «l’implosione», testimoniata dalla serie tarda dei
Diluvi conservati a Windsor.
Dove, si legge nell’ampio saggio
introduttivo al catalogo, «un
cataclisma provoca la caduta di
montagne con vortici di polvere, fumo e acqua». Il pessimismo ha il sopravvento, «l’uomo
non ha più il controllo degli elementi naturali». È la nascita
dolorosa di una consapevolezza che diventa anche nostra.
twitter@esantoli