GREGGIO (VC): INSEDIAMENTO RUSTICO. IL VASELLAME “DA
Transcript
GREGGIO (VC): INSEDIAMENTO RUSTICO. IL VASELLAME “DA
GREGGIO (VC): INSEDIAMENTO RUSTICO. IL VASELLAME “DA MENSA” IL VASELLAME “DA CUCINA” E GLI ALTRI MATERIALI DALLA RACCOLTA DI SUPERFICIE Giovanni Sommo (Gruppo Archeologico Vercellese) Estratti da: «Archeologia uomo territorio» n. 8 - 1989 pagg. 41-53, «Archeologia uomo territorio» n. 13 - 1994 pagg. 101-116 con note e aggiunte L’uso privato e a scopo di studio dei testi e delle immagini contenuti nel presente volume è consentita. La riproduzione anche parziale per altri scopi ed in contesti pubblici o commerciali costituisce violazione dei diritti d’autore. © Archeovercelli 2013 Estratto da: «Archeologia uomo territorio» n. 8 - 1989 pagg. 41-53 In copertina: Coppa emisferica a ventre rialzato in ceramica comune verniciata. GREGGIO (VC): INSEDIAMENTO RUSTICO. IL VASELLAME “DA MENSA” Giovanni Sommo (Gruppo Archeologico Vercellese) Il sito di Greggio, localizzato lungo la provinciale Vercelli-Valsesia, in prossimità del casello autostradale (tav. 1. a) e lungo l’antico percorso costeggiante la riva destra della Sesia, era già noto per alcuni affioramenti dei primi anni ‘70 (Tav. 2. 10) e per alcune emergenze del 1978, seguite ai primi lavori per la messa a coltura di terreni allora improduttivi (tav. 1. b). Nel marzo del 1985 le lavorazioni agricole profonde portarono in superficie una notevole quantità di materiali sconvolti e resti ben evidenti di fondazioni, formate da regolari corsi di ciottoli fluviali apparentemente non legati da malta. L’immediata segnalazione alla Soprintendenza Archeologica del Piemonte ed il seguente sopralluogo non impedirono, purtroppo, che materiali ceramici e resti murari fossero rapidamente cancellati dalle ripetute erpicature che produssero un consistente accumulo di ciottoli ai margini del campo, destinato a coltura irrigua. Il recupero degli abbondanti frammenti in superficie fu eseguito, pertanto, con la massima rapidità anche per la contemporanea segnalazione di simili affioramenti ad Arborio e Lenta (1), quest’ultimo sito solamente a tutt’oggi indagato dalla Soprintendenza (2) . L’impossibilità di eseguire più accurati rilevamenti della distribuzione del materiale nelle varie centinaia di metri quadrati di terreno interessato dalle emergenze, rende oggi particolarmente difficile avere un quadro sufficientemente chiaro ed esauriente del sito. L’impressione generale, derivante dall’osservazione diretta, permette solo di affacciare l’ipotesi che nel luogo fossero alcuni edifici a pianta probabilmente rettangolare, sparsi e distribuiti lungo una linea di quota serpeggiante con andamento sud -nord. L’agglomerato sembra inoltre interessato ad ovest (Tav. 2. 6) da una piccola zona necropolare, supposta tale per la presenza fra i solchi di minuti frammenti di vetri, di macchie di terreno nerastro e carbonioso e dei frammenti della coppa decorata a bugne sulla spalla (tav. 4. 7) in gran parte ricomposta. Si tratta però di dati assai labili. Ad ovest del sito, fra questo e l’attuale provinciale, sarebbe forse quindi collocabile il percorso stradale antico costeggiante la sponda destra del fiume e costellato da analoghi trovamenti (3). L’assoluta assenza di malte e la scarsa presenza di laterizi farebbe supporre che l’abitato rustico fosse molto simile , nelle caratteristiche generali , agli impianti indagati a Carpignano (4) e a Biandrate (5), strettamente apparentati nell’individuare un tipo di appoderamento e di abitato sparso di tradizione celtica piuttosto diffuso lungo entrambe le sponde della 41 ● A ● B Tav. 1. A: Localizzazione del sito (CTR foglio 116090, Greggio) .B: Localizzazione del sito in foto aerea zenitale Terra Italy 1989-Istella . 42 Sesia. Sono state recuperate alcune centinaia di frammenti ceramici, di laterizi, vetri, anforacei, oggetti metallici e la parte inferiore di una macina a mano di pietra. La ceramica “da mensa”, percentualmente assai inferiore alla ceramica d’impasto grezzo , “da cucina” e “da dispensa”, offre alcuni dati cronologici essenziali per una prima stima del periodo di frequentazione del sito, anche se rinvenuta per lo più in minuti frammenti molto abrasi che spesso non si sono potuti ricondurre a forme e tipologie note, del resto tuttora inesistenti per i prodotti di officine locali imitanti le classi ceramiche così dette “fini” (6) . È presente un solo frammento di vernice nera, un bordo di grande patera, che presenta le caratteristiche di impasto e vernice riconducibili alle produzioni transpadane (tav. 5. 2) , cronologicamente attribuibili alla metà del I sec. a. C. e di cui non sono ancora ben chiari i limiti di durata (7). Numerose, per contro, le imitazioni, forse troppo semplicisticamente attribuibili ad officine locali a diffusione limitata, di prodotti a vernice nera con impasti imperfettamente depurati dai colori rosso - arancio , recanti vernici molto leggere e piuttosto chiare, attestanti forse il perdurare della produzione con forme di derivazione italica (tav. 6. 7) di cui il fondo di coppa o presa di coperchio con umbonatura centrale sarebbe tipico esempio (8) . Due soli i frammenti di “pareti sottili” ad impasto grigio e nocciola, un fondo di coppa ed un bordo (tav. 3. 1) di coppa emisferica di produzione italosettentrionale con decorazione a rotellatura ascrivibile alla metà del I sec. d. C. Di particolare interesse i due frammenti, riconducibili probabilmente ad una stessa forma (tav. 6. 1. 2), appartenenti ad una tipologia , individuata per la prima volta a Carpignano dalla G. Spagnolo (9), avente diffusione, per ora, strettamente locale. Si tratta della ceramica comune ingubbiata, con decorazione a matrice o a punzone, alternativa ai prodotti fini di importazione e datata alla seconda metà del I - inizi del II sec. d. C. A questa classe appartiene pure un frammento decorato con rosellina applicata (tav. 4. 3), forse parte del corpo di una forma chiusa. Sono documentate, inoltre, alcune imitazioni di terra sigillata nord-italica con vari tipi di impasti imperfettamente depurati e con vernici spesso scrostate ed opache, in molti casi presenti solo in piccole tracce su superfici abrase e polverose (Tav. 3. 2, Tav. 4. 4), in altri del tutto assenti (tav. 4. 6). La difficoltà di inquadrare tali produzioni basando eventuali datazioni sull’analogia delle forme con le classi note, dovuta all’esiguità dei frammenti ed all’incertezza delle attribuzioni, non permette di assegnarle con sicurezza se non ad un contesto genericamente riferibile alla metà del I -metà del II sec. d. C. La frequentazione del sito, alla luce degli elementi emersi dall’esame delle classi ceramiche qui considerate, sarebbe pertanto da collocarsi, se sono esatti i confronti proposti, dalla metà del I sec. a. C. , alla metà, almeno, del II sec. d. C. Le classi di ceramica “da cucina” o ,comunque di impasto grezzo, che saranno oggetto di un prossimo contributo, sembrano confermare tali limiti cronologici. 43 Tav. 2. Catasto Comune di Greggio, f.n.4, scala 1: 2000.1-4-6-8: aree di minore densità di materiali,3-5-7: aree di affioramento di strutture murarie, 2-9: aree di maggiore densità di materiali, 10: ditta Garbero, affioramenti del 1973,6: probabile zona necropolare. 44 CATALOGO Hanno collaborato alla stesura dei disegni M.GUILLA e P.DELLAVALLE che ringrazio sentitamente insieme con i molti membri del Gruppo che hanno partecipato alle varie fasi del recupero e della catalogazione. Le abbreviazioni usate nel catalogo sono le seguenti: d. = diametro, imb. = imboccatura, ric. = ricostruito, sp. = spessore, m. = medio. I colori degli impasti e delle vernici sono espressi con i codici MUNSELL. PARETI SOTTILI Tav. 3.1 (GRE 293) Fr.di bordo e parete di coppa, orlo arrotondato e leggermente estroflesso sottolineato da una solcatura, corpo emisferico. Decorazione costituita da due fasce di sottili incisioni verticali a rotellatura. D.imb.ric.cm 10, sp.m.cm 0,25. Impasto 2,5 YR 5/0 (grey), tenero, depurato. Resti di vernice nera. SIMONETT-LAMBOGLIA, p. 222; SENA CHIESA, t.82 b; ATLANTE II, tav. XCIII, p. 290. VERNICE NERA Tav. 5.2 (GRE 262) Fr.di bordo di patera, orlo arrotondato, parete inclinata, due fini solcature all’esterno. D.imb.ric.cm 30, sp.m.cm 0,6. Impasto 5YR 7/6 (reddish yellow), molto tenero, depurato. Vernice, sia all’interno che all’esterno, 5YR 3/1 (very dark grey), opaca e scrostata. La patera di grandi dimensioni la cui forma è richiamata dal fr. appartiene al gruppo di produzioni italo-settentrionali che si collocano in età augusteo-tiberiana , anche se non si esclude la diffusione in area piemontese in periodo più tardo. (SPAGNOLO, p.91; SENA CHIESA, p.339, tav.78.) Un confronto assai aderente lo si trova in BRECCIAROLI TABORELLI, p. 84, Classe E, n. 148, datato al secondo quarto del I sec. a. C. (e poco dopo). CERAMICA COMUNE IMITANTE LA TERRA SIGILLATA, VERNICIATA , INGUBBIATA , DECORATA (10) Tav. 3.2 (GRE 317) Fr.di bordo e parete di coppa emisferica, orlo a tesa orizzontale con solcatura sul labbro.La superficie è molto abrasa ed è pressoché assente ogni residuo di vernice. D.imb. ric.cm 15, sp.m.0,9 cm. Impasto 5YR 7/8 (reddish yellow), tenero, piccoli inclusi quarzosi.Vernice in tracce 2,5YR 4/8 (red). ATLANTE II, terra sigillata nord-italica, tav. LXIII, 11 (forma Ritterling 12), p.204. Prima metà del I sec.d.C. Tav. 3.3 (GRE 318) Fr.di bordo di patera, orlo sottolineato da una solcatura, parete inclinata. D.imb.ric. D.cm 15, sp.m.cm 0,4. Impasto 5YR 8/4 (pink), tenero, depurato. Vernice sia all’interno che all’esterno 2,5YR 5/8 (red). SIMONETT-LAMBOGLIA, p.217; SPAGNOLO, p.91, tav. XLIII, 1. Tav. 3.4 (GRE 313) Fr.di bordo di patera, orlo sottolineato da una solcatura, parete inclinata. D.imb.ric.cm 24,5, sp.m.cm 0,5. Impasto 2,5 YR 6/8 (light red), tenero, piccoli inclusi micacei. Assente la vernice. Tav. 3.5 (GRE 263) Fr.di parete con modanatura rilevata, pertinente a forma aperta. Decorazione costituita da fascia di incisioni verticali a rotellatura. D.ric.all’altezza della modanatura cm 18, sp.m.cm 0,6.Impasto 5YR 5/8 (yellowish red), tenero, depurato.Vernice sia all’interno che all’esterno scrostata 10R 5/8 (red). Tav. 3.6 (GRE 321) Fr.di parete probabilmente pertinente a forma aperta. Due solcature orizzontali e decorazione costituita da incisioni verticali a rotellatura. Sp.m.cm 0,6. Impasto 10R 4/8 (red), tenero, depurato.Leggera vernice rossastra all’esterno, 2,5 YR 5/6 (red). 45 Tav. 3. 1: ceramica a pareti sottili, 2-3: imitazioni di terra sigillata, 4-5-6: comune verniciata. 46 Tav. 4. 1-2-4-5-6: imitazioni di terra sigillata, 3 -comune ingubbiata e decorata, 7 -comune verniciata. 47 I due frr.sopra elencati sembrano poter rientrare , per impasti e sintassi decorativa, nel gruppo di ceramiche verniciate documentato a Carpignano (SPAGNOLO, 1982, p.96, tav.XLVI, 6-7, tav.XLIII, 11). Tav. 4.1 (GRE 292) Esiguo fr.di orlo riferibile a forma aperta. Sp.m.cm 0,4. Impasto 5YR 7/6 (reddish yellow), tenero, inclusi quarzosi. Assente la vernice ATLANTE II, terra sigillata nord-italica, tav.LX, 4 (forma Dragendorff 24/25). SIMONETT-LAMBOGLIA, p.217 , (85-115 d.C.). Tav. 4.2 (GRE 284) Esiguo frammento di orlo e tesa riferibile a forma aperta. Sp.m.0,5 cm. Impasto 2,5YR 6/8 (light red), tenero, depurato. Assente la vernice. SIMONETT-LAMBOGLIA, p.217, (forma Ritterling 12). Tav. 4.3 (GRE 491) Fr.di parete probabilmente pertinente a forma aperta. Decorazione costituita da una rosellina applicata. Sp.m.cm 0,3. Impasto 10YR 6/4 (light yellowish brown), tenero con piccoli inclusi. Resti di ingobbio brunastro. Decorazione analoga è presente ad Albintimilium (LAMBOGLIA, p.27, n.8, ) su di un frammento imitante la sigillata chiara in un contesto assegnato alla fine del II secolo d.C. Confronti più prossimi permettono di inquadrare il fr. , insieme con i due (tav.6.1.2) altri attribuibili alla stessa classe , alle ceramiche comuni ingubbiate e decorate a matrice o a punzone , attestate fin’ora a Vercelli, Carpignano, Trino e al Villaro di Ticineto (SPAGNOLO, 1982, p.97; S. MICHELE DI TRINO, p.97, IV, tav.22 n.4; GARERI , pp.191-194). Il fr.di Trino reca analoga decorazione a rosette applicate, negli altri casi si tratta di pastiglie. Tav. 4.4 (GRE 265) Fr.di fondo di patera, piede ad anello. D.piede, ric.cm 13, sp.m.cm 1. Impasto 5YR 6/6 (reddish yellow), tenero, depurato. Vernice 2,5YR 4/8 (red), molto scrostata. Tav. 4.5 (GRE 272) Fr.di fondo di patera, piede ad anello.Due solcature concentriche all’interno. D.piede, residuo, cm 9, sp.m.cm 0,9 .Impasto 2,5 YR 5/8 (red), tenero, piccoli inclusi.Vernice in tracce 2,5 YR 4/8 (red). Tav. 4.6 (GRE 316) Fr.di fondo di patera, piede ad anello.Due solchi concentrici all’interno e bollo in “planta pedis” illeggibile.Sul fondo esterno l’attacco del piede al fondo appare segnato da un solco, cerchietto centrale. Altre due solcature sono pure all’interno del piede. D.piede cm 9,5, sp.m.cm 0,7. Impasto 5YR 4/4 (reddish brown), tenero con pochi piccoli inclusi quarzosi. Vernice rosso grigiastra molto porosa ed inconsistente, difficilmente definibile. I frr. di fondo di patera possono essere, per la loro esiguità , assegnati genericamente ad imitazioni delle varie forme note la cui diffusione copre un vasto arco cronologico (SIMONETT- LAMBOGLIA, pp.216-217). Tav. 4.7 (GRE 403) Coppa emisferica a ventre rialzato ricostruita da molti frr., orlo leggermente estroflesso, spalla decorata con piccole bugne, due solcature sul corpo, piede ad anello lievemente svasato, fondo convesso. D.imb.ric.cm 13, h.cm 7,3, d.piede cm 6.Impasto 5YR 6/8 (reddish yellow), tenero, depurato.Vernice superstite solo all’interno 2,5 YR 5/8 (red). La coppa trova stringente confronto con quella del Museo di Novara: MUSEO NOVARESE, necropoli di Cesto, p.181, cat.191, SIMONETT-LAMBOGLIA, p.326 (seconda metà del I sec.d.C.). Tav. 5.1 (GRE 327-343) Due frr.di bordo, probabilmente appartenenti allo stesso vaso, orlo ingrossato ed arrotondato leggermente introflesso, probabile attacco di un’ansa, due ampie solcature sottolineanti l’orlo. D.imb.ric.cm 32, sp.m.cm 0,5.Impasto 2,5 YR 6/8 (light red), tenero con inclusi quarzosi.Vernice, solo all’esterno, 7,5 R 3/0 (very gray dark), molto tenue ed opaca, scrostata. La forma, purtroppo non ricostruibile, potrebbe riferirsi ad una grande coppa o catino a parete curvaed anse applicate al di sotto dell’orlo. Tav. 5.3 (GRE 270) Fr.di fondo di patera, piede ad anello. Due solchi concentrici all’interno. D.piede cm 9, sp.m.cm 0,6. Impasto 5YR 5/8 (yellowish red), tenero, depurato. Vernice, mancante sotto al piede, 2,5YR 5/8 (red). 48 Tav. 5. 2: vernice nera, 3: imitazione terra sigillata, 1-4-5: comune verniciata. 49 Tav. 6. 1-2: comune ingubbiata e decorata, 3-8: comune verniciata. 50 Tav. 5.4 (GRE 314) Fr.di fondo di coppa, corpo emisferico o tronco conico, piede ad anello svasato, modanato, con solcatura all’interno. D.piede cm 9,5, sp.cm 0,4-0,2. Impasto 10R 5|8 (red), tenero, depurato. Vernice grigiastra, molto porosa ed opaca, difficilmente definibile. Il tipo di piede presenta qualche analogia con la forma di sigillata nord-italica Ritterling 5 (ATLANTE II, p.196 , tav.LVIII , n.7). Tav. 5.5 (GRE 273) Fr.di fondo di coppa, basso piede ad anello svasato. D.piede cm 11, sp.m.cm 0,7. Impasto 2,5YR 5/8 (red), tenero, piccoli inclusi micacei. Superfici abrase. Tav. 6.1 (GRE 258) Fr.di bordo di coppa a corpo emisferico, orlo arrotondato ed ingrossato leggermente inclinato verso l’interno, sottolineato da due solcature. Resti di decorazione a rilievo. D.imb.ric.cm 17, sp.m.cm 0,6. Impasto 5YR 7/6 (reddish yellow), tenero con inclusi. Tav. 6.2 (GRE 014) Fr.di fondo di coppa, piede ad anello, corpo emisferico. D.piede cm 7,5, sp.m.cm 0,8.Impasto 5YR 7/6 (reddish yellow), tenero, con inclusi. I due frr.sopra elencati prsentano tutte le caratteristiche tipiche della classe comune ingubbiata con decorazione a matrice o punzone individuata a Carpignano (SPAGNOLO, 1982, p.97). Essi potrebbero appartenere allo stesso recipiente che si è tentato di ricostruire come grande coppa. Tav. 6.3 (GRE 342) Fr.di bordo pertinente a forma aperta (coppa), orlo ingrossato e sagomato, leggermente inclinato verso l’interno, sottolineato da due solcature.D.imb.ric.cm 12, sp.m.cm 0,6.Impasto stratificato 5YR 5/6 (yellowish red) sup.esterne, 7,5 YR 5/8 (strong brown) interno, duro, con piccoli inclusi quarzosi.Resti di ingobbio nerastro all’esterno. Tav. 6.4 (GRE 278-285) Fr.di fondo, piede ad anello svasato, fondo convesso. D. piede cm 5,5, sp.m.cm 0,6.Impasto 2,5 YR 4/8 (red), tenero con piccoli inclusi micacei. Tav. 6.5 (GRE 281) Fr.di fondo pertinente a forma aperta, piede ad anello svasato, due solcature sul corpo. D.piede ric.cm 10, sp.m.cm 0,6. Impasto 2,5YR 5/8 (red), tenero, piccoli inclusi micacei.Vernice 2,5 YR 5/4 (reddish brown), solo all’ esterno e sotto il piede, molto leggera. Tav. 6.6 (GRE 271) Fr.di fondo di coppa, piede ad anello svasato, fondo convesso. D.piede cm 9, sp.m.cm 0,5.Impasto 2,5 YR 5/8 (red), tenero, piccoli inclusi micacei.Vernice, alquanto scrostata, solo sulle superfici esterne 7,5R 2,5/0 (black), con alcune sfumature rossastre. Tav. 6.7 (GRE 268) Fr.di fondo pertinente a forma aperta (coppa o coperchio), piede ad anello svasato, fondo umbonato. D.piede cm 6,5, sp.m.cm 0,6. Impasto 2,5YR 5/8 (red), tenero, piccoli inclusi quarzosi. Vernice o ingobbio nerastro all’esterno, rosso bruno all’interno, molto scrostato e difficilmente definibile. Le forme evocate da questo fr. potrebbero rientrare nella tipologia di tradizione campana (FIORENTINI, 1963, fig.22,5-6). Tav. 6.8 (GRE 315) Fr.di fondo di coppetta, piede ad anello svasato. D.piede cm 5,4, sp.m 0,3.Impasto 2,5YR 6/ 8 (light red), tenero con inclusi quarzosi.Vernice, solo sulle superfici esterne, 7,5 R 3/0 (very gray dark), molto leggera ed opaca. 51 NOTE 1 - AUT, n.5,1986, p.193. In questa sede si diede una prima notizia dei ritrovamenti. - QUADERNI DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE, n.7, 1988, p.107. Si ringrazia la Soprintendenza regionale che ha gentilmente concesso al Gruppo Archeologico Vercellese il materiale per una prima catalogazione e studio. 3 - Sono molti i ritrovamenti di epoca romana attestati lungo la riva destra della Sesia (VIALE, 1971), dove sono pure documentate le antiche pievi di Albano, Lenta, Rado e Naula , segnalanti un antico percorso stradale. E’in corso uno studio su quest’area di indubbio interesse, sia per gli insediamenti antichi che per i numerosi incastellamenti. 4 - SPAGNOLO, 1982, p.89 sgg. ; SPAGNOLO, 1983, pp.167-169. 5 - SPAGNOLO, 1983, pp.167-168. 6 - Il recente lavoro della dottoressa L. BRECCIAROLI TABORELLI è appunto uno dei più recenti e preziosi contributi in tal senso. 7 - BRECCIAROLI TABORELLI, p. 94 8 - SPAGNOLO, 1982, p.96; FIORENTINI, 1963, p.40 sgg. , fig.22 n.5-6. La tradizione campana nella produzione a vernice nera in ambito nord-italico potrebbe essersi conservata ben oltre il limite dei primi decenni del I secolo d.C. 9 - SPAGNOLO, 1982, p.97; S.MICHELE DI TRINO, p.97, IV. 10 - In assenza di confronti con materiali provenienti da contesti stratigrafici geograficamente prossimi, si è preferito riunire sotto unico titolo i materiali che presentano caratteristiche di incerta attribuzione a classi ben definite. Un’analisi più accurata potrà compiersi con la pubblicazione di materiali da contesti di scavo databili del Vercellese e dopo più approfonditi confronti eventualmente rintracciabili fra i materiali,tuttora in corso di analisi, provenienti da siti prossimi a quelllo di Greggio. 2 BIBLIOGRAFIA ATLANTE II = AA.VV. , E. A. A. “Atlante delle forme ceramiche, II. Ceramica fine romana nel bacino del Mediterraneo”. Istituto enciclopedico Italiano, Roma, 1985. AUT = «Archeologia uomo territorio». BRECCIAROLI TABORELLI = L. BRECCIAROLI TABORELLI, “La ceramica a vernice nera da Eporedia (Ivrea)”, Torino, 1988. FIORENTINI, 1963 = G. FIORENTINI, “Prime osservazioni sulla ceramica campana nella valle del Po”, in «Rivista di studi liguri», 1963, pp.7-52. GARERI = E. GARERI, “Nota sul materiale ceramico dal Villaro di Ticineto (Alessandria)”, in «Studi di Archeologia dedicati a Pietro Barocelli», Torino, 1980, pp.190-194. MUNSELL = MUNSELL SOIL COLOR CHARTS , Baltimora, 1975. MUSEO NOVARESE = AA.VV. , “Museo Novarese. Documenti studi e progetti per una nuova immagine delle collezioni civiche”, Novara, 1987. S. MICHELE DI TRINO = AA.VV. , “S. Michele di Trino. Un villaggio, un castello, una pieve tra età romana e Medioevo”, Trino, 1989. SENA CHIESA = G. SENA CHIESA (a cura di), “Angera Romana. Scavi nella necropoli 1970-1979”, Roma, 1985. SIMONETT - LAMBOGLIA = C. SIMONETT - N. LAMBOGLIA, “1967-1971. Necropoli romane nelle terre dell’attuale Canton Ticino”, in appendice: N. LAMBOGLIA, “Quadro generale della cronologia delle necropoli e dell’evoluzione delle forme”, estratto da «Archivio Storico Ticinese», 29-30. SPAGNOLO, 1982 = G. SPAGNOLO, “Alcune anticipazioni sullo scavo di un impianto 52 rustico in località S.Spirito di Carpignano Sesia (Novara)”, in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte», n.1,1982, pp.89-102. SPAGNOLO, 1983 = G. SPAGNOLO, “Biandrate, loc. “Le Pievi”. Strutture di età romana”, in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte», n. 2,1983, pp.167-168. VIALE, 1971 = V. VIALE, “Vercelli e il Vercellese nell’antichità”, Vercelli, 1971. 53 Estratto da: «Archeologia uomo territorio» n. 13 - 1994 pagg. 101-116 GREGGIO (VC): INSEDIAMENTO RUSTICO. IL VASELLAME “DA CUCINA” E GLI ALTRI MATERIALI DALLA RACCOLTA DI SUPERFICIE . Giovanni Sommo Gruppo Archeologico Vercellese. Del sito di Greggio furono anni orsono pubblicati in questa stessa sede (Sommo 1989) i frammenti riferibili alla classe ceramica “da mensa”, privilegiati per il loro particolare interesse locale, essendo riferibili a produzioni di imitazione aventi limitata diffusione territoriale. Sulla base di tale classe di materiali si ritenne di poter datare la frequentazione dell’insediamento dalla metà del I sec. a. C. alla metà del II sec. d. C. Restavano tuttavia da analizzare centinaia di frammenti appartenenti alla classe del vasellame “da cucina”, gli anforacei e i pochi oggetti di vetro, i metalli e i laterizi. La presenza di vasellame lavorato manualmente, caratterizzato da impasti ricchi di inclusi di grossa grana e da decorazioni impresse a crudo, assegnabile al tardo La Téne, e di alcune tipologie vascolari più fini riferibili allo stesso periodo, nonché alcune forme tipiche del tardoantico, facevano ritenere possibile un notevole allargamento dell’arco cronologico di frequentazione della località. Si è pertanto eseguita un’analisi complessiva e una drastica selezione del notevole quantitativo di frammenti frutto della raccolta di superficie, per ordinare gli esemplari maggiormente significativi appartenenti alla classe numericamente più rappresentata nel sito, ricercando i possibili confronti con materiali datati, sia nel territorio limitrofo, sia nell’ambito più vasto dei territori piemontese, lombardo e ticinese. Naturalmente, data la difficoltà oggettiva di reperire sicuri termini cronologici per una classe di materiali poco studiata e raramente datata da associazioni in strato, specie nel nostro territorio, i risultati non potranno che essere indicativi e suscettibili di ulteriori approfondimenti. Tuttavia, il repertorio di forme e decorazioni riguardante Greggio, per la notevole varietà di tipi, può rappresentare un effettivo contributo alla migliore conoscenza della ceramica locale. Per tale ragione si è ritenuto di presentare in questa sede un campione il più possibile esauriente, giustificando la scelta di una così abbondante presentazione grafica con la possibilità di una serie di confronti con materiali analoghi 101 provenienti da siti prossimi. Occorre da ultimo tener conto del fatto che i materiali provenienti dalla raccolta di superficie di Greggio possono rappresentare, per quanto attiene alla produzione “comune”, un arco cronologico assai ampio, prefigurando la possibilità -piuttosto rara nel nostro territorio e verificata nella zona in parte solo a Biandrate in località Le Pievi (Spagnolo Garzoli 1983)- di intravvedere l’evoluzione, in uno stesso sito, di forme e decorazioni dal I sec. a. C. al IV secolo d. C. Per motivi di spazio si è evitato di redigere un catalogo completo dei materiali, si è ritenuto invece opportuno fornire dati esaurienti unicamente per i frammenti particolarmente significativi, rimandando alle didascalie e alle tavole la descrizione delle caratteristiche generali degli altri frammenti. Per quanto attiene, infine, alla localizzazione del sito e alle caratteristiche delle zona, si rimanda al precedente contributo in questa stessa sede (Sommo 1989, p. 42). VASELLAME “DA CUCINA” Olle da fuoco e urne Urne e urnette ad orlo diritto, leggermente estroflesso, con decorazioni a cordoni plastici o a impressioni sulla spalla, furono rinvenute a Biandrate nello scavo di un impianto rustico situato sulla sponda opposta del fiume Sesia (Spagnolo Garzoli 1983, p.168) affiancate a produzioni del tardo La Téne padano, riscontrabili anche in contesti funerari di transizione dell’alto Novarese. In quell’occasione si rilevava inoltre la presenza di tale tradizione solo in oggetti di qualità “corrente”. Tale discriminante ritengo dovesse portare a non escludere la possibilità di una tradizione conservatrice che perdurasse, a Biandrate, nella seconda metà del II sec. a. C e forse nel I secolo d. C. e oltre, nell’ambito di produzioni appunto di tipo “corrente”. A Greggio, dove purtroppo però i materiali provengono esclusivamente da raccolta superficiale, sono almeno tre gli oggetti caratterizzati da lavorazione più fine e meno “corrente”, che riecheggiano la stessa tradizione: il frammento di urnetta piriforme con scanalature sulla spalla (tav. 5, 56) e due coppe carenate di non grandi dimensioni (tav. 5, 4951) e di forme abbastanza tipiche. La compresenza di tali elementi fra i materiali di Greggio rende possibile proporre una datazione della frequentazione del sito, che, prudenzialmente, potrebbe interessare la prima metà del I sec. a. C. e forse anche la fine del II sec. a. C. Le forme e decorazioni delle urne di Greggio (tav. 1, nn 1,4, 5, 6 ,8, 10) trovano puntuale riscontro, come si è accennato, nei frammenti editi provenienti dallo scavo dell’impianto rustico in località Le Pievi presso Biandrate (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX), assai prossimo a Greggio, sulla riva opposta del fiume. In particolare per le forme sono confrontabili i frr. nn. 14 e15 (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX), il primo assai simile nel profilo al nostro n. 1, tav. 1; il secondo assai ben confrontabile con l’urnetta n. 10, tav. 1. Per il tipo di decorazione, oltre che per il profilo, sono infine confrontabili al n. 17 (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX) i nostri frammenti 5, 6, 8 tav. 1. Non è presente a Biandrate, a quanto risulta dal materiale edito, il tipo di urna a orlo diritto con decorazione a impressioni digitali sul labbro (n. 4, tav. 1). Tav. 1. 1 (GRE 399). Fr. di orlo e parete di olla. Orlo arrotondato e leggermente estroflesso, pareti leggermente inclinate. Cordonatura formata da decorazioni impresse alla spalla. Ø cm 25 ca. ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 1,5. Impasto con vistosi inclusi, interno 2,5 yr 3/0 (very dark grey), superficie esterna 5yr 4/4 (reddish brown), superficie interna 10yr 5/8 (red). Fra i frammenti genericamente riferibili a urne, aventi caratteristiche di lavorazione e di impasto simili a quelle descritte, sono inoltre presenti altri esempi di decorazioni riguardanti la spalla, il corpo e il piede (tav. 2 ), alcuni dei quali riecheggiano le decorazioni delle urne ed olle rinvenute a Biandrate, dove non sono però reperibili decorazioni riguardanti il piede. In particolare il frammento di parete tav. 2, n. 20, che presenta linee intersecantesi, nettamente incise a crudo, trova confronto 102 Tav. 1. nn. 1 /12 103 con una decorazione analoga presente a Carpignano su di un olla, attribuita al I-II secolo d. C. (Spagnolo 1982, tav. XLVII, n. 8). Va segnalato, infine, per la sua particolarità e per la sua probabile estraneità alla tipologia delle urne, il frammento di impasto tav. 1, n. 9, che presenta una banda di colore nero stesa su di una superficie accuratamente lisciata. I due frammenti di urne (tav. 2 nn. 17, 20), che recano analoga decorazione , costituita da incisioni a spina di pesce, la prima sulla spalla e sul corpo, la seconda solo sulla spalla, differiscono per forma, impasto e lavorazione e attestano, probabilmente, il perdurare del tradizionale motivo decorativo in fasi cronologiche più recenti. Tav. 2. 17 (GRE 412). Fr. di bordo di urnetta. Orlo estroflesso e leggermente ingrossato, breve collo, corpo poco arrotondato e pareti poco inclinate. Decorazione formata da due bande di tratti incisi a crudo sulla spalla e sul corpo con opposto orientamento, a spina di pesce. Ø cm. 16 circa ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 1,2. Fattura manuale, impasto duro caratterizzato da grossi inclusi quarzosi in superficie, superficie esterna 2,5 YR 5/6 (red), superficie interna 5 YR 3/1 (very dark gray). Il fr. trova confronto con un’urnetta di Biandrate (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX n. 17) avente decorazione assai simile. Tav. 2. 20 (GRE 366). Fr. di bordo di urna. Orlo estroflesso e arrotondato, breve collo, pareti inclinate. Decorazione formata da due serie di grandi tratti incisi sulla spalla con opposto orientamento, a spina di pesce. Ø cm 26 circa, ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 0,9. Impasto tenero, lavorazione al tornio, piccoli inclusi uniformi, vacuoli e chamotte, 5 YR 7/6 (reddish yellow). Il fr. trova confronto con un’urna di Carpignano Sesia (Spagnolo 1982, tav. XLVII, n. 8), avente forma simile e che reca decorazione analoga, con tratti più fini, regolari e distanziati. Lo stesso motivo decorativo è presente a Caselette (Rebaudo Greco 1980, tav. XLIX) a partire dalla prima metà del I sec. d. C e per tutto l’arco cronologico della villa. I frammenti di urne descritti nelle tavole successive sono sicuramente inquadrabili, per forme e decorazioni, fra le produzioni meglio note e attestate in area nord occidentale fra il I-II secolo d. C. e il tardoantico. Tav. 2. 13 (GRE 108). Fr. di bordo e parete di urna. Orlo estroflesso e inclinato, breve collo, corpo arrotondato. Lavorazione al tornio. Decorazione a linea ondulata incisa a crudo sulla spalla. Ø cm 22, ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 0,7. Impasto tenero, con inclusi omogenei, bicolore. Strato esterno 5 YR 3/1 (very dark grey), interno 5 YR 6/ 6 (reddish yellow). La decorazione non trova riscontro nella zona immediatamente prossima a Greggio, ma è presente, ad esempio, su di un’urna facente parte di un corredo di tomba a cassetta rinvenuta a Borgosesia e datata da monete di Traiano (Conti 1931, fig. 20 e pag. 55) alla prima metà del II secolo d. C. Decorazione analoga, pertinente però a urnette tondeggianti prive di collo, non confrontabili quindi per la forma, si riscontra ancora fra i materiali romani (Calabrese Rinaudo Roncaglio 1989, fig. 24, n. 18) e tardoantichi dallo scavo di S. Michele di Trino (Cortelazzo 1989, fig. 27, pag. 135). Tav. 2. 15 (GRE 173-134). Frr. ricomposti del bordo di grande olla, orlo estroflesso molto ingrossato e arrotondato, brevissimo collo, pareti poco inclinate. Lavorazione al tornio. Solcature orizzontali e lisciature sulla spalla. Ø cm 28 circa, ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 1,2. Impasto duro con inclusi micacei e quarzosi, chamotte, 2,5 YR 6/6 (light red). I frr. , caratterizzati da un orlo molto arrotondato e ingrossato, trovano, ad esempio, pertinente confronto con materiali lombardi di ambito tardo-romano o addirittura posteriore (Perin Rampa 1982, tav. 5 nn. 516, 820; Rampa Sfredda 1984, pag. 107, n. 12) e con un orlo proveniente da Carpignano Sesia, località S. Spirito (Spagnolo Garzoli 1986, tav. LIX n. 2), abitato frequentato sino al VI sec. d. C. Molto numerosi i frr. riferibili a urne e olle di varia grandezza decorate con impressioni, regolari e orizzontali, ottenute a pettine sulla spalla. Tale decorazione è molto ben attestata a Ticineto (Gareri 1980, tav. LX), purtroppo in contesti stratigrafici di vasto arco cronologico, e a Trino S. Michele (Cortelazzo 1989, fig. 26, p. 134) in contesti tardoantichi. A Russi, in Emilia Romagna, (Bergamini 1973, tav. XVII) il motivo si trova, ad esempio, in contesti genericamente di I-IV sec. d. C., così come nella più vicina necropoli di via Cavour a Biella (Viale 1971, tav. 40), datata al I-II sec. d. C., ed è comunque assai comune in Italia settentrionale nell’ampio arco cronologico dall’epoca imperiale al tardoantico. Singolari e sempre ottenute a crudo con il pettine sono, infine, le decorazioni di un’olla (tav. 2, n. 16; tav. 3, n. 28), eseguite sulla spalla del recipiente con brevi tratti obliqui od orizzontali. Si tratta di una variante non molto diffusa, difficilmente confrontabile, e forse peculiare del Vercellese. 104 Tav. 2. nn 13/23 105 Tav. 3. 28 (GRE 379). Fr. di bordo e parete di urna. Orlo estroflesso e arrotondato, breve collo, pareti inclinate, corpo allungato. Lavorazione al tornio e ritocco a stecca. Decorazione impressa a crudo sulla spalla con brevi tratti obliqui di pettine. Ø cm 17 ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm. 0,7. Impasto tenero con rari inclusi micacei 5 YR 7/6 (reddish yellow). Tav. 3. 29 (GRE 128). Fr. di bordo e parete di urna, orlo arrotondato ed estroflesso, breve collo verticale. Decorazione formata da linee orizzontali incise con il pettine sulla spalla. Lavorazione al tornio. Ø cm. 19 ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 0,6. Impasto duro con inclusi medi, stratificato 5 YR 5/6 (yellowish red); all’interno zone 5 YR 6/1 (grey). Di particolare interesse i frr. , sempre riferibili a urne, (tav. 2 n. 14 tav. 3 n. 24) caratterizzati da decorazioni a graticcio realizzate a stampigliatura. Un solo frammento di questo tipo proviene dai materiali tardoantichi di S. Michele di Trino (Cortelazzo 1989, p. 111), per il quale non furono reperiti confronti. Esso reca «una serie di piccoli rettangoli paralleli uniti da un breve tratto al centro». Forti analogie con tali tipi di decorazioni presentano alcuni frr. di ceramica comune dalla villa di Russi (Bergamini 1973, tav. XIII, nn. 110-111-112-113), il cui arco cronologico di occupazione va dal I al IV secolo d. C. Essi recano triangoli o rettangoli allineati, stampigliati a crudo sulla spalla delle olle e sul corpo dei recipienti. Un fr. di olla con decorazione a triangoli stampigliati sulla spalla è presente a Carpignano Sesia, cascina Tre confini (Spagnolo Garzoli 1986, tav. LIX, B, n. 1), in una zona occupata da un vasto insediamento sparso collocato cronologicamente dal I al VI secolo d. C. A questo stesso tipo di decorazioni a stampo andrebbe infine ascritto il fr. di spalla (tav. 2, n. 19) con decorazione, del tutto particolare, a bugne quadrangolari a rilievo, ottenute probabilmente premendo uno stampo cavo sull’impasto crudo. Tav. 5. 56. (GRE 320). Fr. di parete con accenno del bordo pertinente ad olletta piriforme. Bordo estroflesso, ampie solcature sulla spalla. Lavorazione al tornio. Impasto depurato 2,5 YR 5/4 (reddish brown). Il fr., riferibile ad una tipologia di urnette tipiche della cultura di La Tène, costituisce uno dei termini più alti di datazione del sito di Greggio. Un esemplare, simile nelle forme generali e nella lavorazione, proveniente dalla Lomellina, è al Museo Civico di Novara (Museo Novarese 1987 p. 146, n. cat. 81). Esso presenta impasto fine di colore «arancione-giallastro-grigio» e una sola cordonatura. Viene confrontato con materiali del IVIII sec. a. C. Nello stesso catalogo al n. 82 è descritto un vaso “pre trottola” che presenta due lievi cordonature, datato al II sec. a. C. Sicuramente l’esemplare di Greggio, che si riallaccia alla medesima tradizione, è stato prodotto in assenza di modelli introdotti dal mondo romano e si riferisce, nella forma e nel tipo lavorazione, direttamente a tipologie La Tène diffuse localmente. Purtroppo, essendo parte di una semplice raccolta superficiale, non si associa ad altri materiali per la datazione, ma credo possa essere inserito cronologicamente in epoca anteriore alla penetrazione romana nella zona e alla diffusione massiccia di prodotti ceramici centro italici, fra la seconda metà del II e la prima metà del I sec. a. C. Pentole, tegami, coperchi, coppe e contenitori da conserva. Complessivamente si tratta di recipienti privi di decorazione; solo in un caso è presente un fascio di linee parallele graffite sotto l’orlo di una pentola (tav. 4 n. 37) e decorazioni a pizzicato e a impressioni digitali sull’orlo compaiono nei due frr. di ciotole-coperchi (tav. 4 nn. 39-44) di tradizione protostorica, diffuse in zona in epoca romana. Un buon repertorio di confronti è costituito dai materiali della necropoli di Angera (Lavizzari Pedrazzini 1980), dove fra le urne e i contenitori sono alcuni orli assai simili ad alcuni esemplari di Greggio, datati ad Angera al I secolo d. C. (Lavizzari Pedrazzini 1980, tav. 14 n. 2-15 n. 1), probabilmente riferibili ad olle biansate (tav. 3 nn. 27-32 tav. 4 n. 38) con orlo estroflesso e sagomato. Un’urna a parete pressoché verticale (Lavizzari Pedrazzini 1980, tav. 13 n. 2), simile ad un grande bicchiere, è presente ad Angera, datata dal contesto alla seconda metà del I secolo d. C. Essa ricorda nelle forme generali i frr. di pentole con bordi estroflessi e arrotondati, breve tesa inclinata e pareti verticali (tav. 3 n. 35, tav. 4 nn. 37, 40), che non sono facilmente confrontabili in zona, ma che hanno stretta attinenza nelle forme con recipienti da fuoco presenti come produzioni locali, ad esempio, nel complesso dei materiali della villa di Settefinestre (Papi 1985, tav. 25, nn. 6, 8, 9) in varie fasi, dall’epoca imperiale al tardoantico. Tav. 4. 42 (GRE 137). Fr. di bordo e parete di tegame, orlo arrotondato ed estroflesso, pareti inclinate. Lisciature e ritocchi a stecca sulla superficie esterna, incrostazione nera brillante all’esterno. Ø cm 20 106 Tav. 3. nn 24/35 107 ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 0,6. Impasto tenero con inclusi di grossa grana, bicolore: 2,5 YR 5/6 (red) interno, 2,5 YR 3/2 (dusky red) esterno. Tav. 4. 46 (GRE 353). Fr. di tegame, fondo piano, orlo leggermente ingrossato ed estroflesso, pareti inclinate. Lavorato al tornio e ritoccato a stecca. Presenta incrostazioni annerite all’esterno . Ø cm 27 ricostruito all’imboccatura, cm 11,5 al fondo. Altezza cm 7,2. Spess. medio cm 1. Impasto duro con inclusi 2,5 YR 5/8 (red). Le due forme di tegami (tav. 4 nn.42, 46) non trovano confronti locali, sono però avvicinabili a materiali ticinesi datati 80-115 d. C., aventi caratteristiche del profilo assai simili (Simonett Lamboglia 1967-71, p. 224). Occorre notare a questo proposito come i bordi delle forme di tegame ticinesi nelle fasi cronologiche più tarde di III e IV secolo, tendano a rientrare, così come avviene ad Angera già nel I-II secolo (Lavizzari Pedrazzini 1980, p. 220). Nei corredi funerari angeresi tali forme di tegami sostituiscono le grandi patere in terra sigillata e la tendenza degli orli all’estroflessione, accompagnata dall’esecuzione con impasti poco depurati, si manifesta nella seconda metà del II secolo d. C., periodo al quale riteniamo possano essere attribuiti anche gli esemplari di Greggio. Le ciotole-coperchio sono documentate a Greggio in due varianti, con orlo diritto (tav. 4 n. 44) e con orlo rientrante e ingrossato (tav. 4 n. 36), entrambe attribuibili al I secolo d. C. (Lavizzari Pedrazzini 1980, p. 227). In particolare abbiamo riscontrato una decorazione a impressioni digitali sull’orlo (tav. 4 n. 44) e una decorazione a pizzicato sul piede-presa (tav. 4 n. 39) di tradizione celtica. La forma suggerita dal fr. n. 44, decorato a impressioni sull’orlo così come il n. 4 tav.1, fa ritenere possibile l’appartenenza di questa ciotola-coperchio ad un “corredo” comprendente le urne a orlo diritto con analoghe decorazioni, per le quali abbiamo ipotizzato una datazione più alta, che potrebbe spingersi al I sec. a. C. Tav. 4. 39 (GRE 328). Fr. di fondo pertinente a ciotola-coperchio, piede ad anello con decorazione a pizzicato. Ø cm 10,5. Spess. medio cm 0,8. Impasto duro con inclusi 2,5 YR 4/6 (red). Alcune varianti della forma ciotola-coperchio sono inoltre suggerite dagli orli n. 47 e n. 51 tav. 5, il primo caratterizzato da solcature orizzontali e da accentuata carenatura, il secondo da una accentuata curvatura del bordo. Tali tipi sembrano trovare confronto con alcune ciotole-coperchio della necropoli di Angera (Lavizzari Pedrazzini 1980, p. 227, tav. 16 n. 5), anch’esse di I sec. d. C. Piccole coppe carenate con orlo estroflesso e breve tesa sono espresse nei frr. 41, 43, 45 tav. 4. Per alcune di esse, come si è anticipato, sono possibili confronti con materiali di ambito La Téne, che contribuiscono, insieme a pochi altri, alla datazione più alta della frequentazione dell’abitato di Greggio. I tre frammenti sono assimilabili ad un unico tipo di ciotola carenata che si trova nei corredi funerari della Lomellina a partire dal II sec. a. C. (Vannacci Lunazzi 1983). In particolare il n. 45 è molto simile nella forma ad alcune ciotole, di dimensioni ridotte, dalla necropoli di Groppello Cairoli (Vannacci Lunazzi 1983, fig. 2 n. 8) in contesti di II sec. a. C. A tale tipologia certamente si ispira la ciotola di Greggio, che, tuttavia, potrebbe rappresentare un attardamento e rientrare in una produzione locale collocabile fra la fine del II e la prima metà del I sec. a. C. Tav. 5. 49 (GRE 372). Fr. di bordo di ciotola, orlo arrotondato e leggermente inclinato, breve tesa, accentuata carenatura. Lavorazione manuale, lisciatura delle superfici. Incrostazione nera all’interno. Ø cm. 26 ricostruito all’imboccatura. Spess. medio cm 0,8. Impasto tenero con uniformi inclusi di grana media, 2,5 YR 3/2 (dusky red). Coperchi di varia forma (tav. 5), con orlo bifido o semplice, con relative prese, sono genericamente databili ad età romana e confrontabili nei profili ai tipi presenti fra i materiali dello scavo della villa di Caselette (Rebaudo Greco 1980). In particolare il n. 57, tav. 5 ha stretta attinenza con una ciotola coperchio dalla necropoli di Angera (Lavizzari Pedrazzini 1980, tav. 16 n. 3) datata alla seconda metà del I sec. d. C. Le prese di coperchio (tav. 5 nn. 48-50) hanno pertinente confronto con analoghe forme presenti a Trino S. Michele fra i materiali tardo-antichi (Cortelazzo 1989, fig. 26 n. 9) La coppa rievocata dal fr. tav. 5 n. 51, con orlo arrotondato e modanatura immediatamente sotto l’orlo, trova riscontro nel tipo presente a Carpignano Sesia (Spagnolo 1982 tav. XLVI n. 4), al villaro di Ticineto (Gareri 1980 tav. LX F1a) e a Trino S. Michele (Calabrese Rinaudo Roncaglio 1989, fig. 22 n. 4), spesso con decorazioni a pastiglie o roselline applicate, databile alla metà del I-inizi II sec. d. C. 108 Tav. 4. nn 36/46 109 Tav. 5. nn 47/59 110 Tav. 6. nn 60/63 111 Catini e bacili. Questi grandi recipienti (tav. 6) sono tutti ascrivibili a forme di ambito tardoantico. Il grosso frammento di catino tronco-conico (tav. 6 n. 60), diametro all’imboccatura di circa cm 45, con orlo sagomato, pareti inclinate e prese sporgenti larghe e piatte, trova stringente confronto, anche nel tipo di impasto, con orlo analogo, dalla Cava Portalupa a Vigevano (Rampa Sfredda 1984, p. 110 n. 23), attribuito al tardo-doano. La forma è inedita. Il fr. di bacino tav. 6, n. 63, con decorazione a fasci ondulati di linee incise a pettine sul corpo e decorazione a punti e tratti sull’orlo, trova pure confronto nello stesso repertorio (Rampa Sfredda 1984, p. 107, n. 11) in un frammento che, tuttavia, non appare decorato sull’orlo. Molto diffusi a Greggio i bacili a listello rappresentati dai frr. 61 e 62 tav. 6, fra i più completi nel profilo. In particolare il n. 62 presenta un foro, eseguito a crudo poco sopra il listello, che fa supporre l’utilizzazione del recipiente, con tale modifica, ad esempio per la produzione casearia. Il fr. di bordo (tav. 6 n. 61), riferibile alla stessa forma dei bacili a listello, presenta un’ingubbiatura grigiastra che conserva soprattutto all’interno, dove sono ben visibili ritocchi a stecca che formanti una decorazione a graticcio. Tav. 6. 63 (GRE 411). Fr. di bordo e parete di grande bacino emisferico, orlo orizzontale sporgente e arrotondato. Decorazione a fasci di linee ondulate a pettine poco sotto il bordo. Sull’orlo serie di punti e tratti, in sequenza alternata, ottenuti a pettine. Ø cm 44 circa, ricostruibile all’imboccatura. Spess. medio cm 1,2. Impasto stratificato duro con rari inclusi di grana media. Superfici 10 YR 7/4 (very pale brown), strato interno 10 YR 6/1 (gray). Anforacei La presenza di anfore non è molto abbondante e pochi i frammenti significativi recuperati. Tav. 7. 67 (GRE 527). Anfora. Fr. di collarino privo del bordo. Corte anse a sezione ovoidale impostate alla base del labbro e del coIlo. Impasto tenero depurato 5 YR 6/8 (reddish yellow). L’assenza del bordo rende incerta l’identificazione. Nelle forme generali, tuttavia, caratterizzate da grosse e corte anse a sezione ovoidale, impostate alla base del labbro e del collo, il fr. ricorda il gruppo delle «anfore brindisine», adibite al trasporto dell’olio fra la seconda metà del II e la fine del I sec. a. C. , attestate nel territorio da vari esemplari conservati al Museo C. Leone di Vercelli (Brecciaroli Taborelli 1987, pp. 132-133, tav. XIV, 5). Tav. 7. 70 (GRE 322). Anfora. Fr. di bordo, orlo arrotondato e leggermente rientrante. Impasto tenero, depurato con sporadici inclusi, 5 YR 6/8 (reddish yellow). L’orlo arrotondato e leggermente rientrante evoca il gruppo di anfore Dressel 6B (Brecciaroli Taborelli 1987, p. 142, tav. XIX, 1), di fabbricazione istriana, diffuse in area cisalpina e padano veneta, per trasporti polivalenti, fra la seconda metà del I sec. d. C. e la prima metà del II sec. d. C. Il fr. di bordo tav. 7, n. 72, trova confronto con un bordo dalla villa di Settefinestre (Cambi Volpe 1985, p. 86, tav. 22, 8), collocato fra i tipi non identificati. Il fr. di bordo tav. 7, n. 69, ricorda nel profilo e nell’impasto le anfore di forma Dressel 1, ma l’esiguità dello spessore e le proporzioni non permettono di identificare con sicurezza nel fr. un anforaceo. Laterizi, vetri, metalli, materiali vari. Fra i frr. di ceramica comune presenti a Greggio non sono state identificate forme chiuse, tuttavia attestate da due anse certamente riferibili ad olpi (tav. 7 nn. 65, 66). Non si sono reperite urne biansate, comunque presenti, date le numerose anse verticali raccolte, prive però di elementi del corpo (tav. 7 n. 64). Particolarmente numerosi, con forme e dimensioni diverse, gli elementi di impasto a forma di toroide (tav. 7 n. 68), molto diffusi nei siti di ambito rustico, il cui uso permane incerto. Tav. 7. 68 (GRE 300). Fr. di toroide d’impasto. Argilla tenera con inclusi 2,5 YR 6/8 (light red). I laterizi sono presenti a Greggio soprattutto con embrici, spesso recanti segni impressi manualmente (tav. 7 n. 71) e in misura molto minore con mattoni, comunque assai frammentati. Una fuseruola d’impasto (tav. 8 n.77) e la parte infe- 112 Tav. 7. nn 64/72 113 riore di una macina a mano (Ø cm 45) in sarizzo evocano lavori femminili legati alla tessitura e alla macinatura dei cereali. I vetri, presenti in due esemplari (tav. 8 nn. 73 A, B), di forma rispettivamente aperta e chiusa, sono genericamente databili al I-II sec. d. C. I metalli, infine, sono rappresentati fa un ragguardevole numero di chiodi di ferro a sezione quadrata di varie dimensioni (tav. 8 nn. 75, 76), riferibili certamente alle parti lignee delle costruzioni e delle abitazioni del sito. Esse, probabilmente, non avendo lasciato tracce di pavimentazioni e di calce, potevano verosimilmente avere strutture prevalentemente lignee, basate su fondazioni realizzate in ciottoloni di fiume. Gli embrici dovevano essere utilizzati soprattutto per le pavimentazioni e i tetti avevano forse coperture prevalentemente lignee e vegetali. Un unico fr. di bronzo (tav. 8 n.74) sembra, da ultimo, riferibile ad un piccolo contenitore o alla parte metallica di un mobile ligneo. CONCLUSIONI Un confronto fra la tipologia dei materiali presenti a Greggio può essere fatto con i siti di Carpignano e Biandrate, scavati negli ultimi anni, e geograficamente assai prossimi. Purtroppo per tali località non si è provveduto alla pubblicazione di tutte le classi di materiali e, pertanto, il confronto appare incompleto, anche se è possibile e in qualche modo utile per le assenze e presenze di alcune tipologie specifiche. La correlazione fra le datazioni proposte per il vasellame “da mensa” (Sommo 1989) e per la ceramica “da cucina” e “da trasporto”, qui considerate, permette di allargare notevolmente il periodo di frequentazione del sito di Greggio, facendone risalire la formazione ad un periodo, difficilmente precisabile, anteriore o contemporaneo alla romanizzazione (fine II- inizi I sec. a. C.) e il probabile abbandono al IV-V sec. d. C. L’abitato, composto probabilmente da costruzioni lignee sparse, richiamanti i modelli della tradizione pre-romana, presenta tracce di attività legate all’agricoltura e all’allevamento, che sembrano sostanzialmente perpetuarsi, con limitate influenze esterne, sino al tardo-anico. L’esistenza di contatti commerciali e di scambio, attestata dagli anforacei e dalle ceramiche fini “da mensa”, nonchè dalla presenza di un percorso stradale diretto all’imbocco della Valsesia, lungo la sponda destra del fiume (Sommo 1990), consente di ritenere che la comunità del luogo fosse partecipe del flusso di merci diretto alla zona alpina ed avesse rapporti di scambio con il mercato urbano. Si tratterebbe dunque di un piccolo insediamento, di una comunità apparentemente libera, con un proprio territorio, forse concessole dalle istituzioni locali pre-romane della città-stato. Indubbiamente non sembra possibile inquadrare il sito di Greggio come un semplice impianto rustico legato ad un fundus e alla produzione agricola di epoca romana. Hanno collaborato alla stesura dei disegni M. GUILLA e P. DELLAVALLE , che ringrazio sentitamente, insieme con i molti membri del Gruppo che hanno partecipato alle varie fasi del recupero e della catalogazione. Un particolare ringraziamento devo alla dottoressa EMANUELA ZANDA della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, che a suo tempo permise al GAV di catalogare e studiare i materiali raccolti a Greggio. Abbreviazioni usate nelle schede: Fr.=frammento Frr.= frammenti, Ø=diametro, Spess.=Spessore. 114 Tav. 8. nn 73/77 115 BIBLIOGRAFIA Bergamini 1973 Brecciaroli 1987 Calabrese et.al. 1989 Cambi Volpe 1985 Conti 1931 Cortelazzo 1989 Gareri 1980 Lavizzari Pedrazzini Museo Novarese Papi 1985 Perin Rampa 1982 Rampa Sfredda 1984 Rebaudo Greco 1980 Simonett Lamboglia 1967 Sommo 1989 Sommo 1990 Spagnolo 1982 Spagnolo 1983 Spagnolo 1986 Vannacci Lunazzi 1983 Viale 1971 116 Bergamini M. La ceramica romana di Russi, in «Studi Romagnoli», 8, 1973, p. 7 Brecciaroli Taborelli L. Per una ricerca sul commercio nel la Transpadana occidentale in età romana: ricognizione sulle anfore di Vercellae, in «Atti del Convegno di studi nel centenario della morte di Luigi Bruzza 1883-1983», Vercelli 1987, p. 129 Calabrese V. Rinaudo B. Roncaglio M. Frammenti ceramici di età romana, in «S. Michele di Trino», Trino 1989, p. 95 Cambi F. Volpe G. Anfore in «Settefinestre», III, La villa e i suoi reperti, p. 72 Conti C. Valsesia archeologica, Casale Monferrato 1931 Cortelazzo M. La ceramica tardo-antica e medievale, in «S. Michele di Trino», Trino 1989, p. 104 Gareri E. Nota sul materiale ceramico dal Villaro di Ticineto (AL), in «Studi di archeologia dedicati a Pietro Barocelli1» 1980, p. 191 Lavizzari Pedrazzini A. P. 1980 Terra sigillata e ceramica comune dalla necropoli romana di Angera, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano», XXXIII, fasc. I-II, 1980, p. 205 AAVV Museo Novarese, Novara 1987 Papi E. Ceramica comune in «Settefinestre», III, La villa e i suoi reperti, p. 93 Perin A. Rampa P. Gravellona: evoluzione di un sito, in «AUT», 1,1982, p. 61 Rampa P. Sfredda N. Ritrovamenti a Cava Portalupa (Vigevano): materiale tardo antico, in «AUT», 3, 1984, p. 105 Rebaudo Greco G. La decorazione della ceramica comune di Caselette, in «Studi di Archeologia dedicati a Pietro Barocelli», 1980, p. 135 Simonett C. Lamboglia N. Necropoli romane nelle terre del l’attuale Canton Ticino, in «Archivio Storico Ticinese», 2930, 1967-71 Sommo G. Greggio (VC): insediamento rustico. Il vasellame “da mensa”, in «AUT» n. 8, 1989, p. 41 Sommo G. Insediamenti rustici di epoca romana, percorsi, pievi e luoghi fortificati lungo la riva destra della Sesia. il caso di Rado, in «AA. VV. Castrum Radi», Vercelli 1990,p.1 Spagnolo G. Alcune anticipazioni sullo scavo di un impianto rustico in località S. Spirito di Carpignano sesia (NO), in «Quaderni Soprintendenza Archeologica del Piemonte», 1, 1982, p. 89 Spagnolo Garzoli G. Biandrate loc. Le Pievi. Strutture di Età romana, in «Quaderni Soprintendenza Archeologica del Piemonte», 2, 1983, p. 167 Spagnolo Garzoli G. Carpignano Sesia (NO), Cascina Tre Confini. Rinvenimenti di Età romana, in «Quaderni Soprin tendenza Archeologica del Piemonte», 5, 1986, p. 200 Vannacci Lunazzi G. Intervento al Colloquio Internazionale Popoli e facies culturali celtiche a nord e a sud delle Alpi dal V al I secolo a. C., Milano 1983, p. 178 Viale V. Vercelli e il Vercellese nell’antichità, Milano 1971 NOTE E AGGIUNTE Tra il 2001 e il 2003 sono stati effettuati importanti ritrovamenti poco a sud del sito indagato dal GAV, durante i lavori per la TAV (Si vedano : Cristina Ambrosini, Michela Ruffa, “Insediamenti rurali lungo il fiume Sesia” in «Forme e tempi dell’urbanizzazione nella Cisalpina (II secolo a.C. - I sec. d. C.)» Firenze 2007, pag. 330-332 e Cristina Ambrosini, Michela Ruffa “Greggio, località Cascina Nuova. Insediamento rustico e necropoli di età romana”, in «Quaderni della Soprintendenza archeologica del Piemonte», 22, 2007 pag. 282-286 - Tavole CVII-CVIII). Ne risulta ora un quadro molto più dettagliato che riguarda uno stanziamento attivo dal I sec. a. C. ad un imprecisato momento posteriore alla fine del II secolo d. C. Si sono individuati inoltre tre assi stradali, uno diretto al nord-est lungo il fiume, largo 2,80 m, uno diretto a nord-ovest, largo 2 m, uno, glareato, con andamento est-ovest, largo m 6, databile alla fine I sec. a. C.- inizio I sec. d. C., che presuppone l’attraversamento del fiume. Il percorso lungo il fiume era stato ipotizzato, sulla base dei ritrovamenti noti nella zona, in: Giovanni Sommo “Il territorio” in «Castrum Radi. Studi e ricerche sulla struttura materiale di un castello di pianura dell’alto Vercellese», Vercelli 1990, pag. 1-24. La grande strada, presumibilmente proveniente da Novaria e diretta a ovest in direzione di Cerrione, delle Aurifodinae e dei passi alpini, è invece una sorpresa imprevista che pone numerosi interrogativi sulla viabilità nell’alto Vercellese, non descritta dagli itinerari noti e non documentatata sino ad oggi da altri ritrovamenti e miliari. Greggio. Particolare di uno degli edifici emersi dallo scavo. d d e d e Aree GAV:1-4-6-8: aree di minore densità di materiali,3-5-7: aree di affioramento di strutture murarie, 2-9: aree di maggiore densità di materiali, 10: ditta Garbero, affioramenti del 1973, 6: probabile zona necropolare. Aree TAV: d: edifici, e: aree necropolari. La situazione complessiva è riassunta dalla tavola qui sopra, nella quale sono stati evidenziati ed idealmente prolungati gli assi viari individuati e riportati i dati dello scavo TAV, insieme alle aree di affioramento segnalate dal GAV. L’insediamento, piuttosto vasto e sparso, si articola principalmente lungo l’asse nord est diretto alla Valsesia, concentrandosi nell’area del crocevia. Per quanto riguarda la periodizzazione e descrizione delle strutture si rimanda agli articoli citati del 2007. Indubbiamente la zona conserva un notevole interesse archeologico e potrebbe rivelare nuove emergenze. Una pubblicazione esaustiva dello scavo e dei materiali sarebbe auspicabile. [G.S.]