condizioni per l`apprendimento di una lingua straniera tramite la

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condizioni per l`apprendimento di una lingua straniera tramite la
Education et Sociétés Plurilingues n°26-juin 2009
Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione.
Il caso dell’italiano in Albania
Maurizio LONGO
“Conditions pour l’apprentissage d’une langue étrangère par le biais de la télévision”.
Ce travail se base sur l’observation de la pénétration rapide et massive de l’italien en
Albanie depuis 1990 et jusqu’à nos jours. L’Albanie est parmi les pays où l’italien est le
plus répandu. On met en évidence les anciens liens entre les deux Etats et on montre que
l’italien n’est pas arrivé pour la première fois dans la “Terre des Aigles” après la chute du
communisme, mais qu’il est revenu après cinquante ans d’une absence forcée et après des
siècles d’influence. Ce grand retour s’est effectué surtout grâce à la télé, de façon
spontanée et gratuite, non par une action politique de diffusion linguistique de la part de
l’Italie ou de l’Albanie. Il faut toutefois dire que la présence des chaînes italiennes a
bénéficié d’autres facteurs importants qui ont favorisé la diffusion de la langue italienne
dans ce pays; c’est ce point qui est développé dans l’article: on s’est focalisé sur le
comment et le pourquoi une langue étrangère entre dans un pays. A partir de la situation
albanaise, on a essayé de comprendre quelles sont les conditions psychologiques, socioéconomiques et politiques qui favorisent l’accueil dans un pays d’une langue étrangère
transmise par la télévision. La période historique analysée va de 1990 à 2008, 18 années
pendant lesquelles on a observé une phase de grande diffusion de l’italien d’une part, et
d’autre part, une phase de rejet, du en particulier à des raisons politiques et socioéconomiques, aspects qui montrent que la politique et la réalité socio-économique jouent
un rôle important dans la diffusion d’une langue.
Cette étude sera suivie par deux autres dans les prochains numéros d’ESP: la première
sera consacrée à la compétence linguistique qu’on peut espérer atteindre quand on
apprend une langue par le biais de la TV et la deuxième comportera une vérification de la
diffusion de l’italien en Albanie, en particulier dans la région de Scutari.
“Conditions for learning a foreign language through television”.
The penetration of the Italian language into Albania was rapid and massive as of 1990, to
the point that Albania is still one of the countries where the Italian language is most
widespread. Contacts between the two States go back a long way and Italian didn’t first
arrive in the “Land of the Eagles” after the fall of Communism; it was a come-back after
fifty years of forced absence and centuries of influence. The great return did not take
place due to any voluntary linguistics policy on the part of Italy or Albania, but thanks to
TV, spontaneously and free of charge. The presence of Italian TV channels was
facilitated by other important factors, developed in this article: we focus on how and why
a foreign language can enter a country. The Albanian situation allows us to understand
the psychological, social, economic and political conditions that prevail when a foreign
language transmitted by TV is welcomed by a population. We study the period from 1990
to 2008, 18 years during which we observed, on one hand, the spread of Italian and, on
the other, its rejection, due especially to political and social-economic reasons, which
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show that politics and socio-economic realities play an important part in spreading a
language.
This study will be followed by two other articles in the next issues of ESP: the first will
present the linguistic competence a person can hope to attain through TV, the second will
analyze a survey on the presence of Italian in Albania, particularly in the region of
Scutari.
La televisione è stato il vettore che nei tempi recenti ha permesso una
conoscenza diffusa della lingua italiana tra i vari strati della popolazione
albanese. L’approfondimento di questo argomento si rivela di grande interesse
non solo per il caso specifico albanese, ma anche per individuare alcune
dinamiche generali che stanno alla base della penetrazione tramite la
televisione di una qualsiasi lingua straniera in una qualsiasi nazione.
Lo studio è stato suddiviso in tre parti, che verranno pubblicate separatamente
su questa rivista in questo numero e nei numeri successivi; esse rispondono
più o meno a queste domande:
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•
quando, come e perché una lingua riesce a penetrare in una nazione tramite la
televisione
quale livello di conoscenza linguistica e culturale si può raggiungere con
l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
quanto l’italiano è diffuso in Albania, in particolare nell’area di Scutari: analisi di
una rilevazione avvenuta nel 2008.
E bene precisare, dunque, che questo studio non si occupa dell’uso della
televisione come strumento didattico all’interno di un percorso scolastico, ma
inquadra la TV nella funzione di mass medium, liberamente fruibile da privati
e famiglie, a casa o al bar.
Per iniziare la riflessione, abbiamo approntato una tabella che potrebbe essere
adottata in ogni contesto in cui si adopera o in cui si intenda adoperare la TV
quale veicolo per diffondere una determinata lingua e la sua cultura. E
semplicemente uno strumento che aiuta ad avviare una riflessione. In certi
contesti bastano pochi punti per favorire la diffusione, in altri contesti ne
servono molti di più. Quello che conta, in ultima analisi, è che uno spettatore
si senta fortemente motivato a seguire alcuni canali in una lingua straniera.
L’apprendimento di quella lingua avviene di conseguenza.
Alla domanda: “Seguo un canale televisivo straniero perché .....” potrebbero
essere date alcune delle seguenti risposte:
1
offre molti programmi televisivi interessanti che la mia televisione non ha
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sì
no
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offre alcuni programmi televisivi interessanti che la mia televisione non ha
presenta trasmissioni sulle quali ho l’abitudine di confrontarmi con amici e/o
parenti
è in una lingua che mi piace
è in una lingua utile per i miei studi
è in una lingua utile per il mio lavoro
è in una lingua utile per la mia cultura
è in una lingua che ha legami con la mia identità etnica
propone dei programmi che si occupano della mia nazione e dei miei connazionali
è in una lingua che ha delle assomiglianze con la mia
è in una lingua che capisco abbastanza facilmente
è una mia libera scelta
sono spinto parzialmente da pressioni esterne (scuola, famiglia, ...)
sono spinto totalmente da pressioni esterne (scuola, famiglia, ...)
la percezione del canale è gratuita
presenta una o più nazioni che mi attira/no
presenta la voce di una nazione che considero amica
mi offre informazioni su una nazione che mi interessa
presenta una lingua che posso praticare anche in altri contesti della mia vita
quotidiana
presenta una lingua che posso approfondire in ambito scolastico
sì
sì
no
no
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
sì
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
no
sì
no
Abbiamo già anticipato che non tutti i punti hanno la stessa importanza.
Alcuni hanno un peso in un certo contesto sociale, quali per esempio la
gratuità di un canale televisivo, che può essere considerata importante per una
famiglia povera, mentre non lo è per chi ha abbondanti mezzi finanziari. Altri
punti possono avere un peso strettamente personale, come l’esigenza di
apprendere una certa lingua per un uomo di affari oppure il desiderio di
riscoprire la lingua dei propri avi, e così via. Alcuni punti, comunque, possono
avere intuitivamente un’importanza determinante e per farne la controprova
sarebbe interessante valutarli proprio in luoghi in cui una certa televisione in
lingua straniera non fa breccia.
E interessante anche far notare come la realtà politica e socio-economica di
una nazione abbia profonde conseguenze anche sulla diffusione linguistica.
Quando ci sono mutamenti politici e socio-economici, ci sono sempre
conseguenze anche sul versante linguistico. Nel caso dell’Albania degli anni
’90, per esempio, potevano valere i punti 1-4-11-12-16-19 della griglia,
mentre oggi, che la situazione politica e socio-economica è cambiata, i punti
salienti sarebbero i 2-4-5-6-7-9-11-12-13-16-17-18-19, ben più numerosi dei
primi, ma meno incisivi, infatti oggi la lingua italiana non è in espansione in
Albania come negli anni ’90. Negli ultimi 10 anni, in Albania sono avvenuti
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forti mutamenti socio-economici che hanno portato la TV italiana ad essere
meno presente e meno seguita.
Con le riflessioni qui di seguito, potremo capire quali punti della griglia sono
stati così importanti da permettere un’ampia diffusione della lingua italiana in
Albania e perché ora la sua diffusione sia in leggero calo.
Quando è penetrata la lingua italiana in Albania
Prima di trattare il nocciolo del tema, è bene fare un preambolo di carattere
storico. La lingua italiana in Albania non è una novità degli anni ’90 del XX
secolo. Essa ha visto la sua penetrazione già dal Medioevo, principalmente
grazie ai frequenti contatti economici e politici di Venezia con le città costiere,
ma anche per via degli stretti rapporti politici tra gli Angioini e alcune signorie
locali. I rapporti commerciali e politici con Venezia sono stati intensi fino al
XIX secolo, tant’è vero che ancora oggi la lingua albanese conserva nel suo
vocabolario tracce lessicali di veneziano. Abbiamo, per esempio, (come –
elimina) la parola pirun, dal veneziano piron (forchetta), rruga, dal veneziano
ruga (via), karrige, (pronuncia con la /g/ gutturale) dal veneziano carega
(sedia), marangoz, dal veneziano marangon (falegname), gotë, dal veneziano
goto (bicchiere), ecc…
C’è stata poi una seconda ondata di penetrazione della lingua italiana in
Albania a cavallo tra il XIX e XX secolo, quando imprenditori e commercianti
italiani iniziavano a portare in Albania tecnologie e imprese, mentre nel
contempo la borghesia albanese inviava sempre più frequentemente i propri
figli a studiare in Italia. In questo periodo sono subentrate parole
particolarmente legate alle nuove tecnologie di allora, dai termini relativi
all’automobile, al lessico dell’edilizia o della sartoria. Gli stretti contatti tra
l’Italia fascista e l’Albania, culminati nel 1939 con la costituzione del Regno
d’Italia e d’Albania, , hanno rafforzato questa ondata, tant’è vero che ancora
oggi si incontrano anziani che conoscono l’italiano per averlo imparato sui
banchi di scuola, in Italia o in Albania, oppure per averlo appreso venendo a
contatto con l’esercito italiano durante la IIª Guerra Mondiale. Ricordiamo poi
la perdurante influenza, durante i secoli passati, delle lingue ufficiali della
chiesa cattolica, prima il latino poi l’italiano, frequentemente utilizzate dal
clero albanese cattolico, diffuso soprattutto nella regione settentrionale del
paese.
Durante il periodo comunista c’è stato un forzato distacco da tutte le lingue
straniere, eccezion fatta per il privilegio accordato al russo e parzialmente
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all’inglese e al francese, mentre dopo il 1990 c’è stata la riapertura delle
frontiere, politiche e linguistiche. Questa (e – elimina) terza e ultima fase ha
visto ritornare prepotentemente in Albania la lingua italiana, che è diventata la
lingua straniera più diffusa nel paese. Anche di questa ondata, ancora in corso,
la lingua italiana sta lasciando una serie di italianismi nella lingua albanese,
ma quello che più colpisce è la sua diffusione capillare, tanto che l’Albania
potrebbe apparire quasi un paese italofono. Tecnicamente, la diffusione
dell’italiano in quest’ultimo periodo è avvenuta soprattutto grazie alla
televisione, motivo per cui il prossimo paragrafo conterrà un inquadramento
storico di questo mezzo di comunicazione di massa. Non si dimentichi peraltro
il ruolo della radio italiana, ancella efficace, che con i suoi canali
d'intrattenimento e soprattutto con l’emissione delle canzoni italiane corrobora
la forza irruente della televisione, “signora” indiscussa. Tutto questo ha
favorito la diffusione dell’italofonìa, insperabile con altri mezzi e in un così
breve periodo.
La televisione dal 1990 al 2005
Come detto sopra, alcuni anziani albanesi parlano l’italiano perché l’hanno
imparato ai tempi del Fascismo, mentre un’esigua fascia di popolazione, di età
intermedia tra i settantenni e i giovani di oggi, conosce l’italiano perché l’ha
coltivato segretamente negli anni della dittatura comunista o perché appartiene
a quel ristrettissimo numero di studenti che in quel periodo potevano seguire
corsi di italiano presso l’Università di Tirana o ancora perché dopo il ’90 ha
avuto l’occasione e/o l’esigenza di praticarlo. La gran parte degli Albanesi che
parlano l’italiano oggi è costituita essenzialmente dai giovani, che l’hanno
imparato a partire dagli anni ’90, quando la caduta del regime comunista ha
abbattuto le barriere politiche, e anche linguistiche, che avevano isolato
l’Albania per circa 45 anni. Quasi tutti i giovani intervistati sostengono di aver
avuto i primi approcci con la lingua italiana dalla televisione.
Premettiamo che tra il 1960, anno di nascita della televisione in Albania, e il
1990 la tv albanese era rigidamente controllata dal regime, trasmetteva su un
solo canale per poche ore al giorno e non prevedeva trasmissioni in lingue
straniere (La televisione pubblica albanese si chiamava allora e si chiama
ancora oggi Televizioni Shqiptar, solitamente chiamata con la sigla TVSH).
Anche se era tecnicamente possibile captare in modo clandestino le onde
televisive di altri stati, non molti si azzardavano a farlo, per non rischiare la
galera.
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Dopo il 1990, invece, le tv straniere sono state trasmesse senza proibizioni. In
quel periodo anche le tv private italiane, Canale 5, Italia 1, Rete 4, sono
approdate sugli schermi albanesi, affiancandosi alle trasmissioni Rai. I più
appassionati di tv si rivelavano
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i bambini, legati soprattutto ai cartoni animati;
gli adolescenti, per i quali risultavano più interessanti le trasmissioni di
intrattenimento (Stranamore, Non è la Rai, Colpo di fulmine, Meteore…);
un pubblico vasto ed eterogeneo, dai bambini alle casalinghe, dagli adolescenti agli
anziani, quando si trattava di “spettacoli contenitore”, come Domenica in di Mara
Venier o di spettacoli leggeri come Paperissima.
Con questa pioggia di italiano, la lingua penetrava nelle orecchie degli
albanesi, molto ricettivi ai suoni di un idioma che ben si innesta nella fonetica
della loro lingua e soprattutto molto ben disposti ad assimilare una lingua che
permette loro di entrare in un mondo artistico molto apprezzato: la canzone
(1). La tv italiana dell’ultimo decennio del XX secolo, con i suoi spettacoli, i
suoi film e le sue pubblicità, ha contribuito a costruire l’immagine di un’Italia
dinamica, emancipata, ricca, desiderabile meta di emigrazione.
Ancora oggi, molti spettacoli televisivi incontrano fortemente i gusti dei
giovani albanesi perché alcune trasmissioni italiane danno spazio ad astri
nascenti di origine albanese, come nel caso del Festival di Sanremo, dove nel
2007 si è esibita la cantante di origine albanese Elsa Lila, o come nel caso di
Saranno famosi e di Amici, condotte da Maria De Filippi, in cui ballerini come
Kledi, Ambeta, Ilir e Klaidi alimentano l’orgoglio di tanti loro connazionali e
rappresentano il mito del giovane emigrato che fa fortuna all’estero, ottenendo
fama e affermazione economica.
In televisione, anche lo sport dà all’italiano un alone di prestigio. La lingua
italiana è usata come lingua veicolare, per esempio, da molte stelle del calcio
internazionale. A tal proposito si può citare l’ex Commissario Tecnico della
nazionale albanese, il tedesco Hans Peter Briegel (allenatore della nazionale di
calcio albanese dal 2002 al 2006), che concedeva interviste alla tv albanese
non nella sua lingua madre, il tedesco, ma in lingua italiana, da lui appresa
durante la sua carriera di calciatore svolta in Italia nella Sampdoria e nel
Verona; oppure ricordiamo il caso di Michel Platini, che, in qualità di
Presidente della Fifa, intervistato dalla tv albanese, rispondeva in italiano
piuttosto che in francese, poiché sapeva che con l’italiano sarebbe stato capito
da molta più gente. In molti casi, la lingua italiana è diventata ormai per gli
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
Albanesi la lingua per aprirsi all’Europa e sovente l’Europa usa la lingua
italiana per entrare in Albania.
Il giro di boa per la televisione dal 1 maggio 2005
La realtà dei nostri giorni è leggermente cambiata. La televisione pubblica
albanese ha ampliato le proprie offerte con trasmissioni più accattivanti e sono
sorte nuove televisioni private che hanno iniziato a imitare trasmissioni
italiane di richiamo, come le versioni albanesi di Striscia la notizia, Scherzi a
parte, Chi l’ha visto, Amici ed altre ancora, e infine con programmi originali.
Entrambe le reti pubbliche e private, per contrastare il predominio dei canali
stranieri, hanno chiesto e ottenuto dal governo una forma di protezionismo.
Per questo motivo, dal 1° maggio 2005 le trasmissioni estere via etere sono
state criptate e oggi chi vuole seguire i programmi italiani può farlo solamente
tramite parabola e decoder, che sottintendono una spesa difficilmente
sostenibile per molte famiglie. Inoltre, chi sostiene questa spesa, scopre una
miriade di reti televisive straniere che iniziano a fare concorrenza a quella
italiana: non tanto le rivali geograficamente limitrofe, cioè quelle greche,
slave, turche, quanto piuttosto quelle inglesi, francesi, tedesche e soprattutto
spagnole e portoghesi. Infatti un genere che piace molto ad adolescenti e
giovani, ma anche a casalinghe e pensionati, è quello delle telenovele, sovente
di produzione centro e sud americana, quindi veicolate dalla lingua spagnola e
portoghese. Ogni giorno di più si sentono discorsi di studenti di italiano
infarciti da interferenze spagnole come “nunca”, “siempre” “tampoco” … La
priorità della lingua italiana non è ancora messa in discussione, ma l’attrazione
per un particolare genere televisivo ha portato alla diffusione della lingua
spagnola, ritenuta gradevole e tutto sommato facile, perché vicina all’italiano.
Un’altra considerazione che testimonia il cambiamento in corso in questi
ultimi tempi è la seguente. Fino a qualche anno fa, molte trasmissioni
straniere, generalmente film, venivano trasmesse in lingua originale con i
sottotitoli in albanese, il che permetteva una graduale assimilazione di quella
lingua straniera e della sua pronuncia. L’italiano era la lingua dominante,
anche nel caso dei numerosi film americani, che venivano trasmessi doppiati
in lingua italiana e con i sottotitoli albanesi (in molti casi si trattava di film
piratati da canali italiani). Oggi molte trasmissioni televisive straniere
vengono doppiate direttamente in lingua albanese, sintomo di una
commercializzazione più evoluta del prodotto televisivo, ma nel contempo
ostacolo alla diffusione della lingua straniera tramite la televisione.
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
Il calo di ascolto della TV italiana negli ultimi anni, però, è parzialmente
compensato dall’aver seminato lingua italiana negli anni passati, per cui oggi
assistiamo ad un fattore nuovo: molti giovani genitori albanesi, consci del
valore della conoscenza della lingua italiana, integrano il calo di TV italiana
proponendo ai loro figli la visione di videocassette, dvd e libri, quando le
possibilità economiche della famiglia lo permettono e quando la
consapevolezza culturale dei genitori lo sostiene.
La politica scolastica
Parallelamente alla TV, il governo italiano in questi ultimi due decenni ha
inteso rafforzare la penetrazione della lingua italiana con iniziative didattiche
e culturali di ampio respiro. Ricordiamo brevemente alcuni passi di questi
interventi:
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nell’a.s. 02/03 è stato avviato il “Programma Illirìa”, che prevede l’insegnamento
dell’Italiano come prima lingua straniera nelle scuole di base a partire dal 3° anno
fino al 9°; un memorandum d’intesa tra governo italiano e quello albanese ha
previsto di far salire entro il 2010 al 10% la popolazione scolastica che apprende
l’Italiano come prima lingua straniera (si rammenti che la lingua straniera più
studiata nelle scuole albanesi è oggi l’inglese).
con l’a.s. 98/99, in un liceo di Tirana è stata istituita la prima sezione bilingue italoalbanese, seguita poi da altre due sezioni, una a Scutari e una a Korça, coprendo
quindi tre città del nord, centro, e sud del paese; in ognuno di questi tre licei
operano tre docenti italiani di ruolo, due di lettere e uno di matematica e fisica e
dove altre materie vengono insegnate in italiano da docenti locali: Biologia, Storia
dell’Arte, Informatica. Gli studenti sostengono all’ultimo anno un esame di
maturità, che prevede diverse prove in lingua italiana oltre ad altre in lingua
albanese, riconosciuto valido come Esame di Stato italiano, che permette loro di
accedere a tutte le facoltà universitarie italiane, al di fuori del contingente di posti
previsto generalmente per gli studenti stranieri e senza bisogno di esami preliminari
di lingua italiana.
dall’a.a. 94/95 è iniziato l’invio da parte del Ministero degli Affari Esteri di 5
Lettori di Italiano, oggi operanti presso le Università di Tirana, Elbasan,
Argirocastro (è sede di un lettorato Mae dal 2005/06, dopo la soppressione del
lettorato a Korça), Valona, Scutari. Ad essi sono affidati corsi di Lingua Italiana ed
altre materie, a seconda delle esigenze di ogni singola università.
i corsi di lingua italiana organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura sono dislocati in
18 centri del paese e coprono tutto il territorio
non si dimentichino le varie iniziative culturali organizzate sul territorio dall’Istituto
Italiano di Cultura di Tirana, dalla Dante Alighieri, dalle sedi consolari, da alcune
regioni italiane, nonché da associazioni culturali italiane e albanesi.
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
Infine ricordiamo che anche scuole e università private propongono
frequentemente corsi di italiano o corsi in italiano; si tratta di scuole
solitamente religiose, non necessariamente cattoliche, ma anche ortodosse e
islamiche.
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
Perché la grande affermazione della lingua italiana in Albania
La televisione ha avuto il forte merito di reintrodurre la lingua italiana in
Albania, insegnandola e diffondendola in pochi anni, ma è stata solo uno
strumento tramite il quale gli albanesi hanno esaudito altri desideri, che
andavano al di là dello studio della lingua. La televisione italiana, soprattutto
ai primi tempi, significava l’apertura al nuovo, presentava una società in cui
apparentemente regna benessere e lavoro, mostrava luoghi in cui sognare di
emigrare, offriva svago con trasmissioni interessanti, con canzoni gradevoli,
utilizzando una lingua considerata abbastanza facile e piacevole; in più era
gratuita e la si vedeva bene. Insomma, c’erano diverse motivazioni, che
andavano al di là del puro aspetto linguistico. Gli albanesi, almeno in una
prima fase, non hanno seguito la televisione per imparare l’italiano, ma hanno
imparato l’italiano per seguire la televisione. Oltre a queste ragioni, ce ne sono
altre ancora, che possono parere semplici corollari alla centralità della
televisione, ma secondo noi sono condizioni necessarie. Perché dunque la
televisione italiana ha avuto tanto successo?
Italia: nazione amica?
Generalmente, l’Italia è giudicata da un albanese come una nazione ricca,
civile, progredita con molte belle città, dove l’emigrato si può inserire
abbastanza facilmente, per lo meno più facilmente che in altre nazioni (2): in
una parola, l’Italia è vista come una nazione amica” (3).
Dietro alla scelta della lingua italiana c’è infatti il peso della storia, per cui gli
Albanesi guardano all’Italia con simpatia. Oltre agli intensi rapporti
commerciali che l’Albania ha avuto nel corso dei secoli soprattutto con
Venezia, relazioni intense più che con ogni altro paese del Mediterraneo, gli
albanesi sono ancora memori dell’ospitalità ricevuta nel loro esodo del XV e
XVI secolo, quando dopo la morte di Skanderbeg emigrarono in massa nel
centro e sud Italia, dove fondarono le comunità arbëresh, tutt’oggi vive e
tutelate dalla legge italiana sulle minoranze etnico-linguistiche. La storia
contemporanea ci ricorda che l’Albania, dalla seconda metà dell’Ottocento in
poi, ha ricostruito forti rapporti culturali ed economici con l’Italia, culminati
nel 1939 nella fusione politica, con la costituzione del Regno d’Italia e
d’Albania. Questa parentesi storica, piccola spina per l’orgoglio albanese di
ieri e di oggi, è stata superata abbastanza facilmente grazie alla sua brevità e
perché in quel periodo l’Italia ha creato in Albania diverse infrastrutture e ha
contribuito ad un certo progresso economico ancora oggi tangibile (4). Questo
ha fatto sì che nel 1990 ci sia stato un incontro spontaneo tra un’Albania
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
impoverita da 45 anni di dittatura, senza una guida politica ferma, con
prospettive di sviluppo incerte, e un’Italia che appariva come la nazione
amica, evoluta, storicamente “imparentata” per via delle minoranze arbëresh,
adatta a soddisfare il bisogno primario di un lavoro, una nazione che per molti
albanesi rappresentava “Lamerica” – abbiamo usato il termine “Lamerica”
solo per ricordare il titolo del famoso film di Gianni Amelio, pur sapendo bene
che gli albanesi non hanno mai usato il temine “America” o “Lamerica” per
indicare l’Italia – Grecia, Macedonia e Montenegro sono geograficamente più
vicini dell’Italia ed economicamente più progrediti dell’Albania, ma non
godevano e non godono tutt’oggi della stessa simpatia di cui gode l’Italia (si
noti che i rapporti tra Albania e Grecia hanno alcune frizioni, nonostante ciò la
Grecia è la nazione che accoglie il più alto numero di emigrati albanesi, circa
800.000 al 31/12/2007.). Con questi tre stati l’Albania ha sofferto sottrazioni
territoriali, con l’Italia no.
L’economia e la lingua italiana in Albania
E risaputo che uno dei fattori determinanti per la diffusione di una lingua è la
forza politico-economica dello stato o degli stati che la usano. L’importanza a
livello mondiale dell’inglese è l’esempio più evidente, così come la recente
diffusione della lingua cinese è un’ulteriore prova delle conseguenze sul piano
linguistico del crescente peso politico ed economico di una nazione. La
presenza della lingua italiana in Albania non sarebbe così forte se non fosse
sostenuta in loco anche da una forte presenza economica italiana, costituita dai
numerosi prodotti commerciali acquistabili quotidianamente in negozi e
supermercati e dalla forte presenza di imprese italiane, le quali, dopo la fuga
avvenuta durante i disordini del 1997, stanno ritornando numerose. L’Italia è
il primo partner commerciale ed è la nazione straniera che tutt’oggi ha i
maggiori investimenti in Albania. Anche il forte fenomeno migratorio verso
l’Italia sostiene il desiderio degli albanesi di apprendere la lingua italiana. Il
fatto di sentire una lingua alla televisione e poi di poterla incontrare su uno
scaffale di un supermercato o di sentirla parlare da parenti emigrati, o di
doverla usare con un datore di lavoro italiano, naturalmente permette un
innalzamento del suo livello di conoscenza e soprattutto sostiene la
motivazione ad approfondirla. Per contro, molti imprenditori italiani investono
in questa nazione sia per la convenienza del costo del lavoro, sia per la
vicinanza geografica, sia per la politica locale che favorisce l’insediamento di
imprese straniere, ma anche perché gli imprenditori italiani gradiscono
dislocare le loro attività produttive in una nazione in cui la propria lingua
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
madre può essere utilizzata come lingua veicolare. Dunque possiamo
affermare che l’economia alimenta la lingua, la lingua alimenta l’economia.
Altre presenze italiane
Per un albanese, gli stimoli ad imparare la lingua italiana e le occasioni per
parlarla sono numerosi, Vediamone solo alcuni, cui accenniamo velocemente:
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religiosi italiani, soprattutto cattolici, stanno riconsolidando la loro storica presenza,
in particolare nel nord del paese (5), spezzata dalla parentesi della dittatura
comunista;
associazioni laiche di cooperazione e sviluppo, numerose e diffuse in tutta la
nazione;
significativa presenza militare italiana in vari campi, dall’esercito alla marina, dalla
aviazione alla DIE (Delegazione Italiana Esperti, che si occupa soprattutto della
costruzione e della ristrutturazione di strutture in ambito militare);
numero crescente di turisti italiani, in verità non ancora molto numerosi, che stanno
riscoprendo le bellezze naturalistiche delle coste e dell’entroterra, così come i siti
archeologici e naturalistici;
rapporti famigliari sempre più intrecciati tra albanesi che vivono in Italia e in
Albania, con conseguenti scambi di corrispondenza, invio di merci, visite
reciproche;
matrimoni misti sempre più numerosi tra italiani e albanesi, con conseguente
esigenza di approfondire la lingua reciproca.
Questi fattori hanno creato un intreccio sempre più stretto di amicizie,
parentele, rapporti economici e culturali tra le due sponde dell’Adriatico. La
lingua italiana in Albania, dunque, è diventata in pochi anni una lingua utile
per il lavoro, per i rapporti sociali, per le prospettive di studio.
Questo studio si riferisce all’Albania, ma si inserisce nel novero di studi simili
già condotti in altre nazioni. L’apprendimento della lingua italiana tramite la
televisione sta suscitando interesse da parte di diversi studiosi, che ci mostrano
come ciò che si è riportato per l’Albania sia abbastanza simile ad altre
esperienze vissute in altri paesi del bacino mediterraneo: fin dagli anni ‘60 a
Malta – lo studioso più accreditato del caso maltese è Sandro Caruana, autore
di diversi studi sull’apprendimento dell’italiano tramite la TV a Malta – e, in
anni successivi in Tunisia, in Marocco e anche in Egitto. Giordano (1997: 28)
afferma:
"… i primi paesi a ricevere la Rai sono stati Malta e Tunisia. Dagli anni '70
la Rai si prende anche in Libia. E il successo delle 'paraboliche' a portare la
tv italiana in Egitto, Marocco e in gran parte dell'est ex-comunista mentre la
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
Grecia grazie ad un accordo, vede la Rai senza antenne particolari. Gli ultimi
telespettatori, in crescita, sono: Siria, Libano, Giordania, Israele."
E infatti da sottolineare come in queste nazioni, dove l’apprendimento della
lingua è fortemente motivato dal contesto socio-economico, la televisione sia
di fatto, in molti casi, la maestra unica, della lingua italiana, portando dei
risultati qualitativi di un livello incredibilmente alto.
Conclusioni
Al termine di questa disamina, possiamo riassumere alcuni punti di forza.
La televisione è tecnicamente uno strumento sufficiente per veicolare la lingua
ad un livello buono, soprattutto nell’abilità orale: questo è un dato di fatto che
si può trarre anche da altre esperienze, come Malta, la Tunisia ed altre nazioni
ancora, dove il vettore preponderante di veicolazione della lingua italiana è
stato proprio la TV.
Lo strumento tecnico, però, per raggiungere il suo effetto deve avere attorno a
sé anche delle condizioni socio-ambientali.
Perché mai si dovrebbero seguire trasmissioni in una lingua straniera? Il caso
dell’Albania ci insegna che ciò è avvenuto per via di una televisione locale
debole, perché la captazione dei canali italiani era gratuita, perché la lingua
italiana piace per il suo suono e per la sua musicalità, perché la lingua italiana
è considerata utile sia a chi emigra in Italia sia a chi rimane in patria e ha
molte occasioni per praticare l’italiano, perché agli albanesi risulta abbastanza
facile, perché l’Italia è una nazione simpatica, o per lo meno risulta più
simpatica di altre nazioni vicine.
Appena caduto il regime comunista, molti albanesi si sono affacciati ai canali
italiani non con l’intento primario di imparare una nuova lingua, ma perché
attratti dai programmi televisivi, così come oggi molti albanesi sono attratti
dalle telenovelas e iniziano a capire e parlare un po’ di spagnolo. Nel
frattempo, la TV albanese ha recuperato gran parte del suo uditorio infantile,
offrendo per esempio cartoni animati doppiati in albanese: i bambini tornano a
guardare questi programmi nella loro lingua madre piuttosto che in italiano o
in qualsiasi altra lingua straniera, perché in loro non c’è il senso
dell’investimento culturale, ma quello dell’economia: preferiscono seguire una
trasmissione nella lingua in cui fanno meno sforzo, così capiscono tutto e si
divertono di più. Dunque, anche per bambini e adulti è determinante il
contenuto, prima che la lingua utilizzata.
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
Un’altra forte motivazione è costituita dall’utilità di detta lingua. A livello
mondiale, per esempio, l’italiano non può competere con l’inglese, ma in
Albania i pesi sono invertiti. In questa nazione, l’italiano ha una supremazia
sull’inglese, sullo spagnolo, sul francese e sul tedesco, dovuta anche e
soprattutto alla forza politico-economica dell’Italia. Non sempre l’Italia è
conscia del proprio peso politico economico in certe aree, che potrebbe essere
sfruttato da una politica di diffusione linguistica più convinta. Il metodo di
sostegno alla diffusione di una lingua basato sulla scuola ha senz’altro la sua
utilità, ma è costoso: l’azione di una televisione, se sostenuta da opportuni
accordi politici bilaterali, può dare esiti uguali a costi decisamente inferiori,
sia per chi investe nella diffusione sia in chi apprende.
Una lingua rappresenta direttamente una o più nazioni. L’apprendimento di
una lingua è anche influenzato dall’idea che si ha su quella/e nazione/i. Molte
volte il giudizio è basato su stereotipi, altre volte su esperienze dirette, ma sta
di fatto che gli uni e le altre determinano l’atteggiamento favorevole o
sfavorevole verso una certa nazione e quindi anche verso la sua lingua.
Infine, nell’apprendimento di una lingua straniera ci possono essere anche
componenti prettamente linguistiche che ne favoriscono o scoraggiano
l’apprendimento: lo sforzo che un italiano fa per apprendere il cinese sarà
molto superiore a quello che fa per imparare lo spagnolo. La vicinanza
linguistica può favorire l’apprendimento di una lingua, scavalcando vari
discorsi sulla motivazione. In verità, la vicinanza tra italiano e albanese non è
così stretta, ma molti albanesi parlano ugualmente l’italiano molto bene. Il
perché sarà l’oggetto del prossimo articolo.
Note
(1) Non si pensi che l’interesse per la melodia italiana derivi da una presunta povertà
musicale locale: l’Albania gode di un repertorio di canti popolari ricco e vario, conosciuto
da tutta la popolazione, nonché di danze popolari coinvolgenti e di gruppo, con
contaminazioni di carattere slavo-turco-ellenico, ma dotato anche di caratteristiche ritmicomelodiche autoctone. Anche la musica leggera nazionale ha validi spunti, con presenza
anche di gruppi pop.
(2) Non è focus di questo studio analizzare il livello di accoglienza degli immigrati stranieri
in Italia, né le valutare le dimensioni di atteggiamenti razzisti che talvolta emergono in
Italia. Riportiamo un sentire diffuso tra la popolazione albanese.
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M. Longo, Condizioni per l’apprendimento di una lingua straniera tramite la televisione
(3) Non stiamo qui a fare considerazioni approfondite sui rappori politici e socioeconomici
tra le due nazioni, che ovviamente possono anche avere qualche divergenza, ma sono
giudicati essenzialmente ottimi dalle rappresentanze istituzionali di entrambe le parti.
(4) Si pensi al piano urbanistico del centro di Tirana o all’ampliamento della rete stradale
albanese, segno tangibile della progettazione e della realizzazione italiana, tanto più
apprezzate se paragonate alla stagnazione in cui versava la società albanese sotto Re Zog I.
(5) Nella sola diocesi di Scutari, oltre al clero diocesano talvolta di origine italiana, ci sono
numerosi ordini e congregazioni, quali Gesuiti, Francescani, Salesiani, Rogazionisti,
Dehoniani, Orionini, Vincenziani; fra quelli femminili, che sono 35, ricordiamo le
Fancescane, Salesiane, Stigmatine, le Missionarie della Cartà, ordine fondato da Madre
Teresa di Calcutta, che era di origine albanese.
Refirimiento bibliografico
GIORDANO, A. 1997, Le colonie invisibili, Il Venerdì di Repubblica, 479: 26-35.
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