15 gennaio 2015
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15 gennaio 2015
ANICA 15 gennaio 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE ANICA CITAZIONI 15/01/2015 La Repubblica - Nazionale Da Ammaniti a Sorrentino "Non togliete il fumo al cinema" 5 ANICA SCENARIO 15/01/2015 DailyMedia Il cinema apre il nuovo anno con il botto di gennaio: grandi numeri per grandi film 8 15/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Sorrentino, Cronenberg & C.: dal set alle pagine 9 15/01/2015 La Repubblica - Nazionale Jude e Mina, una coppia in cerca di purezza che finirà all'inferno 10 15/01/2015 La Repubblica - Torino Jublin, un esordio targato "Banana" 11 15/01/2015 La Stampa - Nazionale Italo, il cane eroe che conquistò Scicli 12 15/01/2015 Il Messaggero - Nazionale Un genio di nome Stephen Hawking * 13 15/01/2015 Il Sole 24 Ore Sulle tv locali va in onda la divisione rete-contenuti 14 15/01/2015 Il Messaggero - Ancona Il cinema d'autorerinasce a San Giuseppe 16 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Storia di un cecchino chiamato "diavolo" 17 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Ideologia fa rima con esclusione 18 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano ZeroZeroZero, Saviano scrive la serie tv 19 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Rosi il Gigante Noi mai come lui 20 15/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini CON L'ATTORE E IL REGISTATutto quello che il cinema non raccontasvelato da Sergio Rubini e Veronesi 22 15/01/2015 Avvenire - Nazionale ADOLESCENTI Così la tv li ha plasmati 23 15/01/2015 ItaliaOggi Per la tv 30 giorni d'oro: Sky +7,9%, Rai +6,9%, Mediaset +6,5%, La7 +4,7% 25 15/01/2015 MF - Nazionale Con lo sprint di novembre il 2014 si chiude a 6 miliardi 26 15/01/2015 Eco di Bergamo Il Film Meeting riscopre i polizieschi di colore noir 28 15/01/2015 Il Mattino di Padova - Nazionale Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding 29 15/01/2015 La Sicilia - Nazionale Italo, il cane adottato da Scicli fiaba nata da una storia vera 30 15/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale La Shoah nelle immagini di Hitchcock 32 15/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Jennifer Lopez La diva in un thriller: sul set a 45 anni mi sento più libera 34 ANICA CITAZIONI 1 articolo 15/01/2015 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA LETTERA Da Ammaniti a Sorrentino "Non togliete il fumo al cinema" NON vietate il fumo nei film e in tv». È l'appello firmato da NICCOLÒ AMMANITI, FRANCESCA ARCHIBUGI, ROBERTO CICUTTO, UMBERTO CONTARELLO, SAVERIO COSTANZO, NICOLA GIULIANO, FILIPPO GRAVINO, DANIELE LUCHETTI, MARIO MARTONE, ANDREA MOLAIOLI, ANTONIO MONDA, ENZO MONTELEONE, GABRIELE MUCCINO, DOMENICO PROCACCI, ANDREA PURGATORI, LUDOVICA RAMPOLDI, GABRIELE SALVATORES, PAOLO SORRENTINO, RICCARDO TOZZI, PAOLO VIRZÌ A PAGINA 29 DA QUALCHE settimana circola un'idea che non sapremmo ancora se definire una proposta normativa, a quanto pare nata da un gruppo di oncologi insieme al Codacons, e ripresa dal Ministro Lorenzin, che auspicherebbe di controllare, limitare o addirittura vietare l'uso del fumo delle sigarette dei personaggi dei film italiani. Per onestà va aggiunto anche che questa ipotesi, questo provvedimento paventato, viene associato ad una serie di altri legittimi interventi indirizzati a contenere il danno del fumo negli spazi fisici: litorali, spiagge, auto con bambini a bordo. Noi non ci occupiamo di questi interventi, per molti versi sacrosanti, perché cerchiamo di dedicarci modestamente al nostro lavoro che è quello di immaginare, scrivere e girare storie per il cinema. E a questo specifico proposito, con grande franchezza, sentiamo di dover esternare il nostro stupore e la nostra preoccupazione che ne possa venir fuori una norma che limiti in modo - scusate - davvero ridicolo la possibilità di raccontare la vita delle persone nei film. Peraltro questa ipotesi di norma, per fatale coincidenza, emerge proprio in giorni nei quali siamo tutti scioccati da orribili eventi che feriscono a morte la libertà d'espressione, vicende che ammutoliscono e che sembrano lontanissime da questa sciocchezza, ma che, a ben guardare, non sono poi così lontane. A differenza di come si usa fare nelle trasmissioni politiche, all'invito di entrare nel merito, serenamente e a cuor leggero, non entreremo nel merito. Non spenderemo parole per canzonare chi ritiene vi sia un nesso causale tra i comportamenti reali e le suggestioni letterarie e cinematografiche. Non compileremo alcun elenco di opere immortali che hanno contribuito a formare il sentimento della vita delle persone proprio per la loro capacità e potenza di evocare qualcosa della natura umanae delle sue imperfezioni. Non elencheremo nemmeno tutto ciò che di sconveniente, seguendo questa logica, andrebbe limitato o vietato nei nostri racconti. Vogliamo soltanto ricordare che tale iniziativa se destinata - ma speriamo di no - a diventare disegno di legge dello Stato, chiamerebbe in causa questioni molto delicate: solo nella orribile tradizione degli Stati etici e/o confessionali l'ordinamento giuridico determina i comportamenti privati degli essere umani trattandoli non come cittadini ma come bambini da proteggere e da guidare. L'idea che un legislatore possa intervenire, anche solo su un dettaglio, nelle vicende dei personaggi raccontati in un'opera, bella o brutta che sia, in nome di una "missione pubblica", provoca più di uno scombussolamento nelle nostre convinzioni liberali. Il cinema, la letteratura, l'espressione artistica in generale non rispondono e non dovrebbero mai rispondere ad alcun indirizzo, anche il più onorevole, il più giusto, il più sano, il più edificante. Il racconto degli essere umani arricchisce l'avventura dei nostri giorni e delle nostre notti non perché ci ammaestra su come vivere salubremente, o perché ci consiglia cosa mangiare, come amare, come provare piacere. Per queste cose il Ministero dovrebbe avere a disposizione mezzi e canali di comunicazione che magari andrebbero resi più efficaci e moderni. Ma nulla c'entra con il cinema e con la letteratura. Non chiedete ad un macellaio il sedano, perché vi verrà indicato un fruttivendolo. Al cinema e alla parola scritta, si dovrebbe chiedere ed esigere altro, soprattutto di raccontare la gioia, il dolore, la grandezza, la pochezza ed il mistero di cui siamo fatti. ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 5 15/01/2015 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato E se per fare questo al nostro meglio sentiremo la necessità di inondare lo schermo di nuvole di fumo, come di altre cose in fondo molto più disdicevoli, continueremo a farlo, perché questo è il nostro lavoro. Vi pregheremmo dunque di occuparvi della salute pubblica e di una vita più decente, avanzando proposte e soluzioni entro i limiti di uno Stato che non si incaponisca in modo tragicomico a contare la frequenza delle accensioni e delle aspirazioni di una sigaretta in un film, in un libro, in un fumetto, in un'affissione stradale. Fate i bravi, vi scongiuriamo, fate il vostro lavoro, mentre noi ce la metteremo tutta per fare al meglio possibile il nostro. Niccolò Ammaniti, Francesca Archibugi, Roberto Cicutto, Umberto Contarello, Saverio Costanzo, Nicola Giuliano, Filippo Gravino, Daniele Luchetti, Mario Martone, Andrea Molaioli, Antonio Monda, Enzo Monteleone, Gabriele Muccino, Domenico Procacci, Andrea Purgatori, Ludovica Rampoldi, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino, Riccardo Tozzi, Paolo VirzìNEL MONDO TATI UNITI Le scene con sigarette nei film per tutti sono scese del 71,5% in 5 anni. Tre case cinematografiche Usa hanno un proprio manifesto antitabacco 3EUROPA La convezione europea del 2003 vieta ogni pubblicità di sigari e sigarette, prodotti e marchi in vista nelle produzioni televisive e cinematografiche ITALIA Il divieto di pubblicità in tv e nei film è del '72 mentre quello di fumare nei cinema è del 2003: una direttiva lo vieta in tutti i luoghi chiusi aperti al pubblico IERI E OGGI Icone dello schermo con la sigaretta. Dall'alto, James Dean in "Gioventù bruciata", Marilyn Monroe in una foto della mostra dell'attrice al Museo Ferragamo, Toni Servillo-Jep Gambardella ne "La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino e Matthew McConaughey, protagonista di "True Detective", serie di grande successo Foto: DETERMINATA Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: chiede nuovi divieti sul fumo ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 6 ANICA SCENARIO 21 articoli 15/01/2015 DailyMedia Pag. 5 (diffusione:15000, tiratura:15000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il cinema apre il nuovo anno con il botto di gennaio: grandi numeri per grandi film Il mese in corso si sta rivelando molto importante per il botteghino italiano, rivelando gennaio quale periodo tra i più forti, anche rispetto a dicembre, per l'industria cinematografica. Un mese in cui l'offerta cinematografica, ampia, variegata e di qualità, va a braccetto con il desiderio del pubblico di buon cinema, che, grazie anche al passaparola ottiene risultati sorprendenti e a volte inaspettati. Facciamo riferimento in particolar modo a American Sniper, ultimo film di Clint Eastwood costruito sulla storia vera di Chris Kyle, il tiratore scelto più letale di tutta la storia militare degli Stati Uniti diviso tra Dio, patria e famiglia. La pellicola, in sala dall'1 gennaio, ha incassato nel primo weekend 5.6 mln di euro per arrivare a superare, ad oggi, i 12 milioni. Sulla stessa cifra si attesta anche il risultato ad oggi di Si accettano miracoli di e con Alessandro Siani - 7 milioni il primo weekend - in sala dal primo giorno del 2015. Molto buone anche le performance di titoli da dicembre ancora nella top ten come l'ultimo capitolo de Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate con oltre 13 milioni e mezzo e il disneyano Big Hero 6 vicino ai 9 milioni ed anche i film, in odore di Oscar, come The Imitation Game, che racconta la dolorosa parabola umana e professionale del matematico britannico Alan Turing interpretato da Benedict, e Big Eyes, l'ultimo film di Tim Burton su una delle più leggendarie frodi artistiche della storia. Grande attesa per i titoli in programma questo weekend, a partire dal blockbuster Exodus, l'atteso film di Ridley Scott rilettura epica in 3d tratta dall'Esodo con Christian Bale e gli italiani Hungry Hearts, premiato a Venezia, e Italo. Sempre made in Italy, dal 22 gennaio, Il Nome del figlio con Valeria Golino, Alessandro Gasmann, Luigi Locascio, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti di Francesca Archibugi, già osannato dalla critica. L'ultimo weekend di gennaio poi sarà tra i più ricchi e interessanti della stagione per offerta e varietà, un'occasione importante anche per gli investitori pubblicitari che potranno usufruire di una gamma di titoli interessanti per diversi target ed età come Unbroken, il primo film che vedrà Angelina Jolie dietro la macchina da presa, Italiano Medio, altro esordio, questa volta nostrano, di Maccio Capatonda, molto atteso dai fan, ai film d'essai Gemma Bovery, con Fabrice Luchini, commedia ispirata alla Madame Bovary di Flaubert eTurner, sulla vita del famoso pittore e, per tutta la famiglia, il terzo ed ultimo episodio di Una Notte al museo 3, l'ultima pellicola che ha visto protagonista Robin Williams. Le aziende che pianificheranno sul mezzo cinema in questa prima parte dell'anno saranno dunque sicuramente premiate da ottimi risultati come anche chi guarda più avanti, all'intero 2015, che si preannuncia molto forte come non capitava da un po' di anni. Principali uscite Principali uscite (x - xx mese) Titolo del film Titolo del film Titolo del film (15 gennaio) Exodus- Dei e re Hungry Hearts La teoria del tutto Box Office Box Office Incasso totale 1. film 1. American Sniper 2. Si Accettano Miracoli 3. The Imitation Game € xxxxxxxx € xxxxxxxxx 9/12 gennaio 2015 € 11.141.824 € 3.590.609 € 2.518.495 ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 8 15/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 46 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Registi che scrivono Sorrentino, Cronenberg & C.: dal set alle pagine Ciak, si scrive. La flotta di cineasti salpata verso la letteratura è sempre più folta. C'è Paolo Sorrentino in Italia, premio Oscar l'anno scorso con la Grande bellezza e terzo classificato al premio Strega, nel 2010, con la sua opera prima Hanno tutti ragione (Feltrinelli). C'è il settantenne David Cronenberg in Canada, regista di oltre 20 lungo-metraggi, attore in quasi altrettante pellicole altrui, e finalmente debuttante l'anno scorso in libreria con Divorati (Bompiani). Con il tedesco-colombiano Arango in Germania, si conferma dunque l'irresistibile e reciproca attrazione tra autori (di libri) e autori (di film), una volta generalmente a senso unico: erano gli scrittori a fornire trame agli sceneggiatori, impegnati a proiettare sul grande schermo quello che ogni lettore immaginava nella sua testa. Personaggi, scenari, paesaggi. È andata così per un altro intreccio di diaboliche menzogne: Gone girl , il romanzo di Gillian Flynn pubblicato nel 2012 e adattato dalla stessa Flynn per il cinema, con il titolo L'amore bugiardo (libro tradotto da Rizzoli). Arango vorrebbe un Fassbinder per dirigere il suo primo libro, ma non si sbilancia sull'interprete principale: «Sottoporremo lo script a vari attori famosi». ( e.ro. ) © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Il canadese David Cronenberg (71 anni) ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 9 15/01/2015 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 49 (diffusione:556325, tiratura:710716) Jude e Mina, una coppia in cerca di purezza che finirà all'inferno Lei si mette in testa di aspettare un bambino "indaco", cioè speciale e così lo cresce esponendo il piccolo al pericolo PAOLO D'AGOSTINI SBARAZZIAMOCI dell'argomentazione più ostica, e dell'imbarazzo della contraddizione che essa contiene. Hungry Hearts ("cuori affamati": che titolo evocativo!)è un film davvero molto bello, ma è anche difficile e duro oltre la misura alla quale il cinema ci ha abituati tendendo nella sua massima parte a una medietà di compromesso tra richiesta di impegno e offerta di intrattenimento. Indigeribile e indigesto, proprio nel senso che non si lascia consumaree via. Ferisce, lascia la sua traccia dolorosa. Formidabile l'incipit. Nella toilette schifosa di un ristorante cinese di New York rimangono intrappolati un ragazzo e una ragazza. Si è rotta la maniglia, dal cellulare lui rintraccia il numero del ristorante e chiama, ma ci vuole un po' prima di farsi capire e soccorrere. Jude (Adam Driver) è un ingegnere che era entrato nel ristorante probabilmente solo perché aveva bisogno della toilette. Mina (Alba Rohrwacher) è un'italiana che dice di "lavorare per le ambasciate" e sembra una persona sola e sofferta. Quei minuti di convivenza forzata e disagiata, niente di più lontano dalla promessa di qualcosa di bello, fanno scoccare una scintilla potente, un riconoscersi ineluttabile. Basta questo inizio per farci capire che ci stiamo infilando in un film che non si farà dimenticare. L'amore scorre inevitabilee passionale senza conoscere ostacoli nella felicità precaria di una quotidianità bohèmienne. Quando Mina riceve una comunicazione di trasferimento Jude, impetuosamente, la mette incinta. Magrissima, anoressica, lei costruisce un castello di convinzioni granitiche e di granitici rifiuti. Già persuasa durante la gravidanza di portare in grembo un "bambino indaco", votato ad essere speciale, inseguirà dopo la nascita una mania di purezza incontaminata che avvelenerà le loro vite. Dolorosamente diviso tra l'amore e la paura, tra la fiduciosa condivisione e l'allarme, tra l'universo intimo voluto insieme e la realistica consapevolezza della follia che sta esponendo la creatura al pericolo, in una progressione disperata Jude porta di nascosto il bimbo dal medico, lo nutre di nascosto, si rivolge ai servizi sociali dilaniato dalle conseguenze che una scelta del genere comporterebbe, chiede aiuto alla madre, sottrae il bambino a Mina. Fino a un epilogo feroce. Saverio Costanzo ha adattato il romanzo di Marco Franzoso "Il bambino indaco" (Einaudi, 2012). Da notare che dei quattro lungometraggi fiction realizzati dal regista romano quarantenne tre siano di matrice letteraria. E che questo non gli abbia impedito di esprimere il massimo di originalità di sguardo e di personalità di stile. Almeno qui e nel caso dell'indimenticabile In memoria di me tratto da un romanzo di Furio Monicelli (fratello di Mario) che lo aveva pubblicato nel 1960 con il titolo "Il gesuita perfetto"e ripubblicato quattro decenni dopo con il nuovo titolo "Lacrime impure". Meno nel trasferire sullo schermo il bestseller di Paolo Giordano La solitudine dei numeri primi . Non sono soltanto l'ambientazione, il titolo, la non italianità del cast di questo film (tolta la coraggiosa Alba) a farci riflettere sulla naturale dimensione internazionale dell'autore. Che porta nelle sue scelte assonanze molto stimolanti (con il polacco Kieslowski per dirne una) ma senza ombra di rinuncia al proprio netto profilo. 540 601 318 243 310 3.590.609 2.518.495 1.362.363 1.011.520 819.752 Si accettano miracoli The imitation game Ouija Come ammazzare il capo 2 SCHERMI American Sniper DALL'8 ALL'11 GENNAIO SETTIMANE INCASSI BOX OFFICE LA TOP FIVE HUNGRY HEARTS Regia di Saverio Costanzo. Con Adam Driver, Alba Rohrwacher, Jake Weber, Natalie Gold Foto: IL REGISTA Saverio Costanzo è al suo quarto lungometraggio con "Hungry hearts" (sopra, una scena con Adam Driver e Alba Rohrwacher), il terzo tratto da un romanzo, "Il bambino indaco" di Marco Franzoso ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL FILM DI PAOLO D'AGOSTINI/ HUNGRY HEARTS R2 SPETTACOLI& TV al Cinema 15/01/2015 La Repubblica - Torino Pag. 11 (diffusione:556325, tiratura:710716) Jublin, un esordio targato "Banana" LA TRAMA "È la storia tragicomica di un piccolo Don Chisciotte di periferia" CLARA CAROLI IN UN mondo di "catenacciari", pavidi e disillusi, c'è un ragazzino, Giovanni detto Banana, che interpreta la vita alla maniera del calcio brasiliano: con cuore, coraggio e fantasia. Mentre tutti gli altri sembrano sopraffatti dalla frustrazione, lui si gioca la sua partita (esistenziale) con audacia: «Voglio essere felice - afferma - costi quel che costi». E, nonostante la ragazza dei suoi sogni non faccia che ripetergli che «il mondo fa schifo», lui sa ascoltare la musica della vita, dimostrando che persino quando tutto gira storto il dio delle piccole cose è portatore di allegria. In questo inizio 2015 caratterizzato dai comici italiani che sbancano i botteghini, arriva in sala oggi - all'Uci Moncalieri e Lingotto- "Banana", lungometraggio di esordio del regista torinese Andrea Jublin, candidato all'Oscar nel 2008 con il corto "Il supplente", prodotto da Sky,e oggi docente alla Scuola Holden. Una commedia delicatae sognante che riunisce un bel cast: Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Giselda Volodi, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato, attorno all'irresistibile protagonista, il sedicenne Marco Todisco scoperto da Jublin a teatro. La pellicola è prodotta dalla Good Films di Ginevra Elkann con Rai Cinema e con il sostegno del Mibac. Direttore della fotografia è Gherardo Gossi, anche lui torinese benché lavori a Roma per i maggiori autori italiani, mentre la colonna sonora è firmata nientemeno che da Nicola Piovani. Jublin nelle note di regia la presenta così: «È la storia tragicomica di un piccolo Don Chisciotte di periferia». Un buffoe patetico antieroe con i piedi a banana. «Che al posto di Ronzinante ha una bicicletta, e però in mezzo ai palazzoni di cemento del suo quartiere - spiega il regista - è capace di guardare il cielo. E non vuole, come tanti adulti, veder sprecata la propria esistenza». Un inno alla vita e un racconto, per nulla ingenuo, sulla ricerca della bellezza e della felicità. Una commedia, «ma una di quelle commedie dove basta grattare un po' per sentire l'amaro in bocca». «Il mio film è un po' come Banana - ironizza Jublin - ha avuto molte traversie produttive e difficoltà di distribuzione. Mi sarebbe piaciuto uscisse in più copie, anche nelle sale del centro, soprattutto a Torino, la mia città, in modo da poter contare sul passaparola. Ma va bene anche così». La dedica finale è alle «persone speciali». Per saperne di più www. goodfilms. it. Foto: IL FOTOGRAMMA Il sedicenne Marco Todisco in una scena di "Banana", che esce oggi e sarà proiettato all'Uci Moncalieri e Lingotto. Sotto, il regista Andrea Jublin e un fotogramma del suo "Il supplente", corto candidato all'Oscar nel 2008 ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il film Il regista torinese debutta con un lungometraggio su un antieroe ragazzino Un piccolo calciatore dai piedi storti che gioca con audacia la partita esistenziale 15/01/2015 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 28 (diffusione:309253, tiratura:418328) Italo, il cane eroe che conquistò Scicli È tratto da una storia vera il film dell'esordiente Alessia Scarso [F. CAP.] Una nuovo «attore» si afferma nell'infinita galleria dei cani-star, si chiama Tomak, e interpreta (nel film omonimo) il ruolo di Italo, randagio color miele, scomparso nel 2011 dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Scicli, paese siciliano del ragusano (patrimonio Unesco dal 2002) dove aveva deciso di stabilirsi e soprattutto di prestare la propria opera. «Tutto comincia nel marzo del 2009 - spiega la regista esordiente Alessia Scarso quando un gruppo di cani randagi in giro per le campagne attaccò un bambino uccidendolo». Subito dopo partì una campagna per liberare la zona da questo genere di pericoli, ma il cane Italo, meticcio da tempo residente del paese, non solo riuscì a salvare la pelle, ma addirittura fu messo al sicuro dal sindaco che decise di adottarlo a nome della popolazione. Non si poteva ignorare il fenomeno di un cane che la mattina andava a messa, poi accompagnava i bambini a scuola e quando vedeva arrivare turisti, li scortava verso i luoghi di maggiore interesse esattamente come avrebbe fatto una guida. «Italo era diventato talmente popolare da avere anche un addetto stampa - dice la regista -. Abbiamo preso tutti questi eventi e li abbiamo mescolati a elementi di finzione e a protagonisti umani». Tra questi Marco Bocci, Elena Radonicich, Barbara Tabita e Leo Gullotta voce narrante. Vicenda esemplare, ambientazione attraente, luci e colori della Sicilia barocca, incorniciano, ancora una volta, il tema, carissimo al cinema, dell'intesa tra uomo e animale, uomo e cane in particolare. Da Lassie a Beethoven , da Lilli e il vagabondo a Tobia il cane più grande che ci sia , da Zanna bianca a Sansone , da Un poliziotto a 4 zampe a Hachiko - Il tuo migliore amico , la serie delle storie di amicizia e di reciproco aiuto non smette di allungarsi, passando dal piccolo al grande schermo, o viceversa. L'ultimo successo francese è stato Belle et Sebastien , basato sui racconti di Cecil Aubry degli Anni 60, trasformato in serie animata per la tv negli Anni 80, e portato al cinema da Nicolas Vanier. L'anno scorso il film, ambientato nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale ha incassato in Italia, solo nella prima settimana di programmazione, 4 milioni e 500mila euro: «Volevo dimostrare - aveva spiegato il regista - che il contatto tra uomo e cane può essere diverso da quello che vediamo oggi, con persone inebetite che trattano gli animali come figli. Mi sembrava essenziale invece sottolineare che, in un rapporto sano tra uomo e animale, ognuno sta al suo posto». ITALO Di Alessia Scarso; con Marco Bocci, Elena Radonicich, Barbara Tabita, Vincenzo Lauretta. Italia 2015 TORINO : Greenwich Village, The Space, Uci; MILANO : Cinemax San Carlo, Gloria, Odeon Uci; GENOVA : The Space, Uci ROMA : Adriano, Lux Foto: Il cane Italo in una scena del film omonimo ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I film del Weekend / Commedia 15/01/2015 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:210842, tiratura:295190) Un genio di nome Stephen Hawking * Fabio Ferzetti Aciascuno i suoi supereroi. Ai ragazzi i personaggi Marvel. Agli adulti, geni e scienziati. Meglio se affetti da stranezze o handicap devastanti, come la malattia degenerativa che ha colpito il grande astrofisico inglese Stephen Hawking impedendogli prima di camminare, e poi di muoversi e di comunicare se non attraverso macchinari sempre più sofisticati. Non servono statistiche, la moda delle "beautiful mind" e quella dei supereroi marciano di pari passo. Ma non lo diciamo per cinismo. Solo per sottolineare la contraddizione di fondo dei "biopic" dedicati a figure tanto eccezionali. I percorsi più estremi dovrebbero infatti suscitare film audaci e innovativi. Invece, con rare eccezioni (il Wittgenstein di Derek Jarman, peraltro eccentrico ma non handicappato), succede il contrario. Più il personaggio è unico, più il film batte strade collaudate, comprimendo avventure umane incredibili nelle due ore canoniche del film biografico (vedi anche il Turing di The Imitation Game ). Detto questo, se si accettano le regole del genere (e del paradossale star system cui appartengono queste figure), La teoria del tutto è un piccolo gioiello di finezza. Convenzionale, come a suo modo The Imitation Game , ma elegante, accurato, animato da attori superlativi (e superfavoriti per le nomination agli Oscar, specie l'irresistibile Eddie Redmayne), disseminato di rimandi accessibili tra vicenda umana e teorie scientifiche. Nonché ispirato alla seconda versione, la più conciliante, delle memorie scritte dalla prima moglie dello scienziato (Jane Hawking, Verso l'infinito , Piemme). Dunque dotato di un punto di vista chiaro e legittimo che permette al film di concentrarsi sulla storia del loro incontro e del loro matrimonio senza trascurare l'essenziale o scadere nell'edificante. Ed ecco, abilmente mixati, gli anni di Cambridge, le amicizie, il colpo di fulmine, la famiglia di lui, le diversità culturali (lui sceglie la cosmologia in quanto «religione per atei intelligenti», lei, cristiana fervente, studia letteratura medievale e cita versi sempre appropriati). Poi, mentre Hawking elabora le prime teorie, si ammala, peggiora, arrivano il matrimonio, i tre figli, l'eroismo di lei, le mille difficoltà. Fino ai primi scricchiolii, culminanti nell'incontro con un aitante direttore del coro della chiesa per lei, in certo modo favorito da lui, e dall'arrivo di una nuova e intraprendente nurse per Hawking. Chi conosce i grandi documentari di Marsh, e il suo gusto per i personaggi eccezionali (lo scimpanzè di Project Nim , il funambolo di Man on Wire , premio Oscar), sa che può fare ben altro. Ma qui, semplicemente, gioca in un altro campionato. La teoria del tutto DRAMMATICO, GB, 123' di James Marsh, con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie Cox, Emily Watson, Simon McBurney, David Thewlis Foto: BIG BANG E MATRIMONI Eddie Redmayne, cioè Stephen Hawking. In basso, è con Felicity Jones ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CINEMA La vita, la scienza e la malattia del leggendario astrofisico inglese in un "biopic" elegante, convenzionale ma molto efficace 15/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 11.15 (diffusione:334076, tiratura:405061) Sulle tv locali va in onda la divisione rete-contenuti Giunco (RadioTv): adesso si avvierà la selezione degli operatori Marco Mele ROMA Le emittenti televisive locali sono a un punto di svolta. «La digitalizzazione ha avuto un effetto catastrofico sul settore - premette Maurizio Giunco, presidente delle tv locali di Confindustria RadioTv - perchè i 3.200 programmi in onda non consentono lo sviluppo del mercato. E producono la caduta vertiginosa delle tariffe pubblicitarie, mentre la troppa offerta senza qualità assimila al resto del comparto le 100-150 tv che hanno dignità d'impresa». A fronte di una crisi strutturale, amplificata da quella generale, la legge di stabilità 2015 lancia una sorta di sfida per cambiare faccia al settore. La volontà del legislatore è quella di separare l'operatore al quale viene assegnata la frequenza dall'editore di contenuti, che noleggia dal primo la capacità trasmissiva. Questo solo per le tv locali, attraverso due beauty contest, con altrettante graduatorie, basate sui parametri definiti dalla legge. Entro la fine di aprile, inoltre, 144 emittenti dovranno lasciare, dietro indennizzo, una delle 76 frequenze su cui trasmettono: quelle sulle quali gli operatori confinanti hanno denunciato interferenze. Lo Stato paga per liberare frequenze che ha assegnato con titolo ventennale. Vi saranno due graduatorie separate. Alla prima, quella per il diritto d'uso delle frequenze, potranno accedere anche operatori di rete nazionali, «nel caso in cui dalle selezioni non risulti un numero sufficiente e idoneo» di operatori di rete locali. I giudizi delle associazioni su tale "sfida" divergono. «Leggiamo con un certo piacere la norma - sottolinea Giunco - perchè incrementa i fondi per la rottamazione e contiene elementi che, per la prima volta, permettono di ridefinire il sistema locale. Come l'assegnazione dei numeri di Lcn (quelli sul telecomando, ndr.) in base agli ascolti, al numero dei dipendenti e al costo del lavoro giornalistico». Questi ultimi sono i criteri del secondo beauty contest, quello con graduatorie regionali per i "fornitori di servizi media audiovisivi in ambito locale". «Si finirà - continua il presidente delle tv locali di Confindustria Radio Tv - di trasportare programmi che non ci sono, spesso costituiti da 24 ore al giorno di televendite. La capacità trasmissiva andrà alle emittenti che sono effettivamente tali». Ben diverso il giudizio di Marco Rossignoli, presidente dell'associazione Aeranti-Corallo: «Prima di tutto le interferenze denunciate dagli Stati confinanti non sono state verificate. Spesso si possono risolvere facilmente con la cosiddetta "compatibilizzazione", veloce e poco costosa. Le misure compensative per chi dovrà lasciare le frequenze - continua Rossignoli - inoltre, pur elevate da 20 a 50 milioni, sono più basse, se calcolate per abitante raggiunto dal segnale, rispetto a quelle stanziate due anni fa per i canali 61-69 della banda UHF (poi ceduti all'asta per la banda larga mobile, ndr.). E se la compensazione diventa reddito fiscale, una parte viene restituita allo Stato». Quali saranno le frequenze, non assegnate a tv nazionali, che dovranno "trasportare" gli editori locali in posizione utile nel secondo beauty contest? Ci saranno i canali 58 e 60 della banda UHF che, secondo il Rapporto Lamy alla commissione Ue, resteranno assegnati alla televisione sino al 2020, con due anni in meno o in più a discrezione degli Stati. Questo vale per l'Europa e non per la Tunisia: se quest'ultima partisse dal 2016 con la banda mobile nei canali dal 49 al 60, ci saranno problemi sugli stessi canali in Sicilia e sud della Calabria. «Il canale 58 - continua Rossignoli - sarà assegnato per cinque anni: quale editore si prenderà il rischio di lasciare un canale su cui trasmette legittimamente (la legge prevede che un marchio può essere trasmesso su una sola frequenza, ndr.) per un tempo così breve? Secondo la legge, poi, è possibile che un'emittente prenda l'indennizzo dallo Stato e partecipi al beauty contest per avere capacità trasmissiva a prezzi fissati dall'Agcom». ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Legge di stabilità. Previsti due beauty contest per assegnare frequenze e canali 15/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 11.15 (diffusione:334076, tiratura:405061) ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato È aperta anche la questione dei canoni per l'uso delle frequenze. Un decreto del sottosegretario Antonello Giacomelli prevede il pagamento di un acconto del 40% su quanto pagato nel 2013, in attesa di rivedere la delibera dell'Agcom, contestata dalle tv locali. «Questo per i diritti d'uso; ma se bisognerà pagare, in più, anche i diritti amministrativi previsti dal Codice delle Comunicazioni ed esclusi dalla delibera Agcom, saremmo vicini al tracollo definitivo per il mondo dell'emittenza locale». © RIPRODUZIONE RISERVATA I NUMERI 144 Emittenti sacrificate È questo il numero di Le emittenti locali che dovranno liberare le frequenze assegnate a causa delle interferenze con l'estero. Si tratta di emittenti che operano su 76 frequenze assegnate sulle quali sono state denunciate le interferenze e che andranno spente entro il 30 aprile 50 milioni Gli indennizzi Sono saliti da 20 a 50 milioni di euro i fondi stanziati per gli indennizzi alle tv che lasciano volontariamente le frequenze interferenti. Ad aumentare la dotazione di fondi a disposizione delle tv locali, previsti all'interno del decreto Sblocca Italia, è stato il Governo all'interno dell'ultima legge di stabilità 49-60 I canali Tv verso il mobile Sono i canali della banda UHF utilizzati dalle tv che in futuro, dopo il 2020, potranno andare alla banda larga mobile. Sul punto è stato prodotto il Rapporto Lamy per la banda 700 MHz. Questo rapporto, presentato all'ex commissario Neelie Kroes, se adottato dalla nuova Commissione europea prevede di far slittare il passaggio, dalle televisioni alla telefonia, della banda 700 sino al 2020, con gli Stati che possono anticipare o posticipare tale data di due anni 15/01/2015 Il Messaggero - Ancona Pag. 43 (diffusione:210842, tiratura:295190) JESI Il cinema d'autore rinasce a San Giuseppe. Grazie all'associazione Res Humanae diretta da Dante Ricci, il piccolo teatro del rione che per tanto tempo ha ospitato il Diana sta acquisendo gradualmente vita. Si punta sulla qualità. Dopo i concerti, su tutti quello, in esclusiva, di Sarah Jane Morris, il nuovo spazio culturale cittadino, ubicato dietro la chiesa di San Giuseppe, promuove una rassegna cinematografica di cortometraggi di autori marchigiani, grazie al supporto dell'assessorato alla cultura e della neonata Proloco. Si parte questa sera, dalle ore 21.15, con l'apprezzato «Poco prima del caffè» di Jonathan Soverchia, di Castelplanio, già vincitore, fra gli altri, del Fano Film Festival (il film parla del concetto di tempo e di come noi possiamo essere gli artefici del nostro destino), nonché fra coloro che hanno contribuito alla realizzazione di «Italy in a day» di Gabriele Salvatores. Insieme a lui sarà presente il chiaravallese Luca Bufarini, con il suo «Il vino», lavoro riflessivo, surreale e grottesco, di beckettiane memorie, e Michele Senesi, di Recanati, con «Somato», prodotto grazie alla Film Commission Marche (tratto da un racconto breve della famosa scrittrice giapponese Kaoru Kurimoto, tocca in maniera molto particolare il tema dell'autodistruzione del genere umano). L'ingresso è gratuito. A seguire ci sarà un dibattito con gli autori presenti in sala: il pubblico potrà rivolgere loro domande, avere delucidazioni e approfondire i temi. La rassegna tornerà nei successivi tre giovedì, con la stessa formula. La prossima settimana, ad esempio, saranno proiettati tre cortometraggi di genere horror. «Siamo fiduciosi che questa sala possa diventare qualcosa di più importante in futuro, che riesca a prendere il posto del Diana e proporre film e spettacoli d'autore - riferisce l'assessore alla cultura, Luca Butini L'obiettivo è riproporre un'attività cinematografica regolare. Ora iniziamo con questa rassegna, pensando già al dopo». Sono stati fatti diversi tentativi per riportare in vita il Diana, ma non sono andati a buon fine. Grazie a Res Humanae e alla sala di San Giuseppe (denominata Teatro «Il Piccolo»), gli amanti del buon cinema tornano quindi a sperare. Mat. Tar. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il cinema d'autorerinasce a San Giuseppe 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 12 (tiratura:100000) CHRIS KYLE, IL MILITARE CHE HA ISPIRATO IL FILM " AMERICAN SNIPER " : INDEMONIATO PER GLI IRACHENI, " THE LEGEND " SECONDO I MARINES Federico Pontiggia Il cecchino più letale nella storia militare degli Stati Uniti. E il maggiore incasso di Clint Eastwood nel nostro Paese, quasi 13 milioni di euro. Dunque, che cos ' è American Sniper , chi è Christopher Scott Kyle? Più di un film il primo, più di un cecchino infallibile il secondo: complice Eastwood, complice la temperie sociopolitico-culturale, siamo davanti a un fenomeno che travalica lo spazio cinema, che trasgredisce la biografia stessa dell ' ex Navy Seal , che appaia a suon di hashtag #AmericanSniper e #CharlieHebdo. CLASSE 1974 , una moglie e due figli, quattro missioni in Iraq, 160 nemici uccisi certificati dal Pentagono, 250 quelli che si attribuiva, Chris Kyle è un texano tutto casa e caserma, destinato ad assurgere a uno status mitico tra Ramadi e Falluja: " Le g e n d " , l ' avrebbero ribattezzato i marines che proteggeva. Viceversa, per gli iracheni era " Al-Shaitan Ramadi " , il diavolo di Ramadi. E ' Kyle stesso a raccontarlo nel bestseller dato alle stampe nel 2012, American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in US Military H i s to r y . Ma per noi chi è, Chris Kyle, un eroe di guerra o che altro? Eastwood sposa indefesso la tesi eroica, eppure, la penna affilata di Lindy West del G u a rd i a n all ' indomani dell ' uscita di A m e r i ca n Sniper offriva il rovescio della medaglia: nelle sue memorie, Kyle definiva " diver tenti " le sue uccisioni, qualcosa che " amava " , stolidamente convinto che chiunque uccidesse fosse un " bad guy " , un cattivo ragazzo. A rincarare la dose, " Io odio quei dannati selvaggi " e " Non me ne fotte un cazzo degli iracheni " . Piuttosto Spoiler - avrebbe dovuto guardarsi dagli americani: è stato assassinato nel 2013 in un poligono in Texas, per mano di un altro reduce dall ' Iraq, il 25enne affetto da disturbo post traumatico da stress Eddie Ray Routh. Fuoco amico, per qualcuno addirittura " chi la fa l ' aspetti ..." . A dar retta a Bradley Cooper, l ' attore che lo interpreta, Ame rican Sniper " non è un film sulla guerra in Iraq, ma sull ' orrore che un soldato come Chris deve attraversare " . Ha ragione? O piuttosto ce l ' aveva Tim Hetherington, il fotoreporter britannico ucciso in Libia nel 2011, quando sosteneva che in guerra si imitano gli uomini visti in altri film e fotografie? E ' il cinema che prende lezione dalla guerra o American Sniper che rimodella il conflitto a immagine e somiglianza di Clint e del fu Chris, ovvero di un ' ideo logia " noi buoni, loro cattivi " condivisa? Se un film come The Hurt Locker , sei premi Oscar nel 2010, ha portato sullo schermo il deserto dei Tartari di uno sminatore in Iraq e la fondamentale inintelligibilità della guerra contemporanea, Eastwood mutua da Kyle, nonché dalla sua filmografia di osservanza repubblicana, un codice binario facilmente comprensibile: bene e male, bianco e nero, America e resto del mondo. PER QUESTO, ed è la cosa più ridicola sullo schermo, ha bisogno del duello, dell ' uno contro uno, della singolar tenzone tra il cecchino yankee e il cecchino iracheno. Più che imperialista e aggressivo, lo sguardo di Eastwood è conservatore, reazionario: vorrebbe, e lo impone tramite Kyle il superuomo, un mondo manicheo, un bianco e nero morale modellato sul capolavoro di propaganda di jzenstejn, Aleksandr Nevskij (1938). Scott Foundas su Variety ha messo il dito nella piaga: " Eastwood suggerisce che il dicromatismo (bianco e nero, ndr ) possa essere la chiave del successo e della sopravvivenza di Kyle; sul campo di battaglia, il dubbio è analogo alla morte " . Eppure, altri dubbi persistono: oltre un milione e 800mila spettatori italiani hanno voluto mettere il dito sul grilletto di Kyle, l ' hanno anche premuto? Foto: La locandina del film " American Sniper " , firmato da Clint Eastwood ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Storia di un cecchino chiamato "diavolo" 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 24 (tiratura:100000) Ideologia fa rima con esclusione IL NUOVO FILM DI COSTANZO, " HUNGRY HEARTS " , È IL RACCONTO DI UN AMORE DISPERATO. PERÒ IL THRILLER NON STA NEL FINALE TANTI INDIZI MA NESSUN COLPEVOLE Un bimbo non voluto ma amatissimo, le liti sulla sua alimentazione, quel che appare follia: il tutto con una regia sapiente che non sta a guardare, ma fa accadere le cose Federico Pontiggia Saverio Costanzo è un grande regista, occasionalmente italiano. Da sempre, il suo cinema tradisce estraneità culturale alle beghe del cortile nostrano, anche quando la commissione preme con La solitudine dei numeri primi : Costanzo l ' ha trasposto il libro di Paolo Giordano, il film non gli è riuscito, ma non s ' è piegato, ovvero non ha rinunciato alla sua cifra poetico-stilistica. Il suo quarto lungometraggio di finzione, Hungry Hearts , non è la felice epifania di Private , l ' opera prima del 2004 sulla surreale convivenza di israeliani e palestinesi; non è il fuori dal mondo e dentro lo spirito del gesuitico In memoria di me (2006) e, fortunatamente, non è La solitudine (2010). Eppure, lo spaesamento dei personaggi, l ' uso allegorico degli spazi, la regia che si fa volutamente sentire erano già tutti in quei tre precedenti: Pr i va te era più politico, In memoria di me più perfetto, ma questo è il più vibrante, coraggioso, addirittura necessario dei film di Costanzo. L ' incipit è inaudito: due estranei, lui e lei, bloccati nel cesso di un ristorante cinese a New York; lui ha mangiato qualcosa di cattivo; la puzza è atroce, eppure ... Al di là della location " spettacolare " , il regista ha davvero bisogno di un buco così angusto per partire, perché l ' evoluzione spaziale dal piccolo al grande costruisce il film, ovvero la storia d ' amore e di famiglia dell ' americano Jude (Adam Driver) e dell ' italiana Mina (Alba Rohrwacher) a NY: il bagno, un appartamentino a Brooklyn che da buen retiro si farà via via hortus conclusus (quello è per Mina: un giardino medievale chiuso alle brutture della contemporaneità), una villa di campagna, la spiaggia. Mina e Jude seguono questa scansione, anzi, la progressione riverbera il loro status relazionale: vicinissimi da estranei in quel bagno maledetto, finiranno per allontanarsi vieppiù stanno insieme. Succede, come succede una gravidanza: Jude e Mina hanno un figlio che non volevano. Arriva e lo ameranno, persino alla follia ... Dopo Giordano, Costanzo adatta un altro scrittore italiano, Marco Franzoso: Il bambino indaco (Einaudi). Non è, grazie a Dio, un best-seller, stavolta Saverio ha più margini di manovra, prende, non prende, cambia a immagine e somiglianza del suo cinema. Mina e Jude scazzeranno, fino alle estreme conseguenze, per l ' ali mentazione del bambino, ma l ' aspetto nutrizionale è il dito proteso verso la luna. Per carità, il veganismo, i roof garden hipster, un certo " il bimbo è mio e me lo nutro io " sono nella nostra agenda, ma Costanzo guarda oltre: non ha bisogno di fare di Mina una colpevole, né di Jude un san Giorgio contro il drago, piuttosto, riflette sull ' esclusione dalla realtà connaturata all ' ideologia, qualsiasi ideologia. Insomma, roba di questi brutti tempi. EPPURE, Hungry Hearts non fa crociate, non abbraccia il manicheismo: Mina lo ama quel bambino, vuole solo preservarne la purezza, perché out t h e re il mondo è sporco, minaccioso, pericoloso. Che fare con una così in casa? Non voi, il regista: spalleggiato da due attori strepitosi e sinergici, Driver e Rohrwacher entrambi meritoriamente Coppa Volpi a Venezia, assistito dalla sapiente colonna sonora di Nicola Piovani, aiutato dal grandangolo e altri artifici, decide saggiamente che a stupire non dev ' essere la storia, bensì il racconto. Niente scene madri, dunque, piuttosto una regia che non sta a guardare, ma fa accadere le cose: il thriller è nel mazzo, la suspense questa conosciuta, la meta il viaggio. On the road , si finirà sulla stessa spiaggia, ma - e questo fa la differenza - come ci si arriva? Costanzo ci arriva bene, benissimo: non ditelo all ' italianissi ma produzione Wildside, ma l ' indie americano vive e lotta con noi. Foto: HUNGRY HEARTS © Italia, 2014 regia: Saverio Costanzo; con: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero, Jason Selvig, Victoria Cartagena ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L ' OPERA QUARTA 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 24 (tiratura:100000) ZeroZeroZero, Saviano scrive la serie tv RO B E RTO Saviano sta curando l ' adattamento del suo libro " Ze roze roze ro " per la tv in una nuova serie in 8 episodi di 50 minuti ciascuno in 4 serate prodotta da Cattleya e Canal+ e sceneggiata dallo scrittore con Stefano Bises, Leonardo Fasoli. Dietro la cinepresa, a partire dal prossimo autunno, ci sarà Stefano Sollima, impegnato intanto da marzo sul set delle nuove puntate di " Go morra - La Serie". Al centro del racconto di " Ze roze roze ro " l'impero mondiale della cocaina: i cartelli messicani, le organizzazioni mafiose, gli insospettabili uomini d'affari e le banche. DOPO il grande successo de " Il capitale umano " Pa o l o Virzì darà il via a fine gennaio tra la Versilia e la Lucchesia alla parte iniziale di " Un po ' di felicità " , un nuovo film da lui sceneggiato con Francesca Archibugi e prodotto da Marco Belardi per Lotus e Rai Cinema le cui riprese dopo una pausa primaverile proseguiranno in estate. Interpretato da Micaela Ramazzotti e, probabilmente, Valeria Bruni Tedeschi, il film racconterà la fuga esilarante e drammatica di sue donne entrambe pazienti di una struttura clinica per disturbi mentali. PEDRO Almodóvar inizierà a girare in primavera a Madrid il suo ventesimo lungometraggio intitolato " Silenzio" che curiosamente è il titolo del nuovo progetto, totalmente diverso, di Martin Scorsese. Il regista spagnolo ha spiegato che il film che segna il suo ritorno al cinema delle donne " si chiama così perché questo è l ' elemento che guida le peggiori cose che accadono alle protagoniste, una delle quali sarà interpretata da Rossy De Palma: si tratterà di un dramma molto forte, che prevede anche un personaggio maschile che serve a creare un conflitto tra quelli femminili " . Foto: R. Saviano Ansa ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CIAK SI GIRA 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 26 (tiratura:100000) Rosi il Gigante Noi mai come lui L'EREDITÀ È stato un regista unico e irripetibile. Però possiamo imparare molto dai suoi film , dal suo coraggio e dalla sua determinazione Daniele Vicari Quando muore un grande maestro come Francesco Rosi, automaticamente ci si chiede se esiste o può esistere una qualche " eredità " . Ed è giusto che sia così. L ' altro giorno, nella commovente camera ardente che con merito la Casa del Cinema ha allestito, la domanda serpeggiava nei capannelli, sui volti spaesati dei convenuti e nelle provocazioni sempre giustamente impertinenti dei giornalisti. Anche nel pianto disperato e coinvolgente di Giuseppe Ferrara, per certi versi suo " allievo " , io ho letto questa vertigine. LA DOMANDA ovviamente manda nel panico i registi " vi venti " perché porta con sé due o tre considerazioni sulla nostra attuale cinematografia che fanno tremare le vene ai polsi: siamo all ' altezza dell ' eredità dei mostri sacri della nostra cinematografia, lo saremo mai? Ogni singolo regista " vivente " ha il coraggio, la caparbietà e lo spessore per non sfigurare dinanzi a quel passato recente che per certi versi è irripetibile? La struttura della nostra cinematografia è in grado di replicare la performance che ha prodotto una lunga e complessa stagione che forse non ha eguali nel mondo? Ecco, tanto per essere chiari io metterei tre " forse no " in fondo a queste domande. Mi rendo conto che quel " forse " è sarcasticamente indigesto, perché ci obbliga a non tirarci indietro, a mettercela tutta, altrimenti che cavolo facciamo a fare dei film se non proviamo ad essere all ' al tezza? E ce lo metto quel " for se " per toglierci dall'impaccio di domande talmente grandi che poi finiscono per giustificare compassionevolmente le nostre fragilità e insufficienze. È chiaro che passare dalle parole ai fatti non è uno scherzo. Il contesto è " leggermente " cambiato. Nessuno di noi contemporanei ha fatto la Resistenza, per esempio, noi siamo figli di una serie interminabile di sconfitte. Non abbiamo per esempio mai riflettuto sulla tragedia che la trasmigrazione in America dei nostri più importanti produttori produsse in termini industriali. Si, ci fu una risposta " politica " attra verso meccanismi di finanziamento pubblico che produssero anche dei buoni risultati, ma da quella mazzata l ' indu stria cinematografica non si è mai davvero ripresa. Per non parlare del modo infausto con cui si permise alla televisione di divorare l ' intera filiera produttiva e distributiva... ma arriviamo a noi, perché anche di giustificazione in giustificazione si può arrivare a compatirsi. Quest ' anno un regista italiano ha vinto un Oscar. Ok, ok... è un episodio. Si è scritto " Un Oscar non fa primavera " . Ma al di là dell ' Oscar, Sorrentino è un regista che può alzare e di molto l ' asticella. Cito solo lui per non far arrabbiare nessun collega (tutti permalosissimi, me compreso) ma di registi e registe che possono dare alla nostra cinematografia grandi soddisfazioni ce ne sono. Un pugno di lottatori contro i mulini a vento, si dirà. Ma finché si lotta c ' è speranza, chi non lotta se non è al cimitero è all ' ospedale o peggio è seduto su un divano a guardare il mondo che scorre inesorabile davanti ai suoi occhi. Cosa voglio dire? Semplicemente che tutto si può ereditare: soldi, case, strutture e persino conoscenza, ma non si può ereditare la " grandezza " . Questa va costruita con la fatica quotidiana, con la caparbietà, con la sperimentazione e con la consapevolezza che probabilmente non la si raggiungerà mai se non per accidente. Ma perché quell ' accidente si produca tutti devono sperimentare, in primis i registi, gli sceneggiatori ma anche i produttori e non ultimo il pubblico. È solo martellando il ferro caldo che si può trasformarlo in qualcosa di diverso dalla massa informe di partenza. Quindi io mi unisco alla commozione per la scomparsa di un uomo che ho conosciuto ancora saldo e lucido nella sua tarda età. Lo piango come si piange un parente caro e insostituibile, e alla domanda se possiamo ereditare la sua grandezza rispondo NO. Rosi è unico e irripetibile. Però possiamo imparare molto dai suoi film, dal suo coraggio e dalla sua determinazione. Possiamo imparare a essere un po ' meno vittimisti e un po ' più seri, perché se non ci buttiamo nel cinema a capofitto rischiando di romperci l ' osso del collo non solo non otterremo mai il risultato di avvicinarci a quella grandezza, ma nemmeno di essere all ' altezza del nostro tempo, che secondo me è anche peggio che non essere all ' altezza dei tempi che furono. ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LEZIONI DI CINEMA 15/01/2015 Il Fatto Quotidiano Pag. 26 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Il regista Francesco Rosi Ansa ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 21 15/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini Pag. 17 (diffusione:165207, tiratura:206221) CON L' ATTORE E IL REGISTATutto quello che il cinema non raccontasvelato da Sergio Rubini e Veronesi IL CINEMA spiegato a teatro da chi, il cinema, lo fa... Bellaria continua a portare in scena i protagonisti del grande schermo, e dopo aver ospitato Giancarlo Giannini, Luigi Lo Cascio e Giorgio Pasotti, domani accoglie sul palco una delle coppie' più inossidabili della commedia italiana di oggi, il regista Giovanni Veronesi e l' attore Sergio Rubini, amico di sempre e interprete di tanti film di Veronesi. Per i cinefili un appuntamento da non perdere, perché in Lezioni di cinema domani sera al Teatro Astra di Bellaria Veronesi e Rubini racconteranno quello che amano e odiano del loro mondo, tra aneddoti e storie più o meno inedite. Il tutto attraverso uno spettacolo insolito, «sperimentale», secondo lo stesso Veronesi. L'idea è quella di «una confessione libera sul cinema, raccontando agli spettatori quello che accade dietro le quinte, comprese tutte le sofferenze che noi registi patiamo per anni durante la lavorazione di un film. Tanto che alla fine siamo così coinvolti, che ci sembra sempre di fare cose più importanti di quello che sono in realtà...». NELLE «LEZIONI» di Veronesi, un capitolo fondamentale è dedicato agli attori. «Sono come cristalli, da maneggiare con cura, anche se a volte a loro piace pure essere un po' maltrattati». Per Veronesi gli attori bravi «sono quelli che girano esattamente la scena come tu la vorresti», e tra questi c'è ovviamente lo stesso Rubini, presente quasi in ogni film del regista. Più che una spalla, l'attore, nello spettacolo Lezioni di cinema. Sarà lui a raccontare alcuni tra gli aneddoti più divertenti, tra cui alcuni esilaranti retroscena dal set de La passione di Cristo di Mel Gibson, dove l'attore italiano interpretò uno dei due ladroni crocifissi a fianco di Gesù. Non mancano storie su Carlo Verdone e Sergo Leone, su De Niro e Spielberg, e un omaggio a Massimo Troisi, «un genio che se ne è andato via troppo presto. Partiva da un sassolino e creava una valanga». L'appuntamento è per domani sera al Teatro Astra di Bellaria (sipario alle 21,15). E dopo il duetto Veronesi-Rubini, Bellaria tornerà in scena con un altro grande protagonista del cinema italiano, Stefano Accorsi, che il 13 febbraio sarà sul palco dell'Astra per interpretare il Decamerone. Image: 20150115/foto/1513.jpg ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ALL'ASTRA LO SPETTACOLO 15/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:105812, tiratura:151233) ADOLESCENTI Così la tv li ha plasmati Quali sono i programmi più visti degli ultimi 5 anni dai giovani dai 14 ai 19 anni? E come hanno influito sui comportamenti? Un'indagine delinea pro e contro GIACOMO GAMBASSI E vero che sono "nativi digitali", che dalla mattina alla sera hanno in mano un cellulare, che sembrano pazzi per Facebook o WhatsApp. Ma, nonostante siano sempre (o quasi) collegati alla Rete, gli adolescenti italiani continuano a preferire la televisione ai social network e la collocano al primo posto della loro "dieta massmediale". Di fatto il piccolo schermo rimane in assoluto il mezzo più amato fra chi ha dai 14 ai 19 anni. E per i ragazzi è ancora una "maestra" di vita: buona, se si considera una fetta del palinsesto che loro adorano; cattiva, direbbe Karl Popper, se si osserva l'altra metà del bicchiere televisivo caro agli adolescenti. Basta sintonizzarsi sui programmi di maggior successo fra gli under venti andati in onda negli ultimi cinque anni: dalle sitcom I Cesaroni e Un medico in famiglia ai reality Amici di Maria De Filippi e Uomini e donne passando per la serie animata I Simpson o i teen-drama Gossip girl e I liceali . Trasmissioni dove i ragazzi possono entrare in contatto con dimensioni positive come l'amicizia sincera, la famiglia, la capacità di perdonare, i rapporti sentimentali stabili e maturi, il rispetto di genitori e anziani. Ma anche programmi dove i giovanissimi si imbattono in input fuorvianti e subdoli: il successo a ogni costo, le relazioni sessuali occasionali, i comportamenti violenti, il conflitto, l'obbligo della prepotenza. Alle esperienze che la tv fa toccare con mano ai ragazzi dedica un'analisi Rebeca Andreina Papa, ricercatrice in sociologia all'Università del Molise, che con uno sguardo scientifico esamina i valori proposti dai programmi televisivi più popolari fra gli adolescenti. Perché la tv rimane «dotata di una propria autorità morale» e «per i minori è una costante fonte per la formazione della loro identità e per l'apprendimento di norme e modelli», nota Papa fra le pieghe dello studio pubblicato nell'ultimo numero della rivista Sociologia e politiche sociali diretta dal sociologo Pierpaolo Donati. Il risultato è che quanto va in onda sul piccolo schermo ha due facce: una educativa, interessante, proficua; l'altra volgare, modaiola, a buon mercato. Così, se è dimostrato che i ragazzi guardano la tv lontano dagli adulti, allora vanno guidati verso un uso accorto del telecomando. «Per attutire, o addirittura impedire, eventuali effetti negativi di una fruizione televisiva acritica», sottolinea la curatrice. La ricerca passa al vaglio otto programmi che dal 2009 a oggi sono in vetta agli ascolti fra gli adolescenti. E individua i valori comunicati, affidandosi al metodo di studio elaborato dallo psicologo sociale d'origine ebraica ma americano d'adozione Shalom H. Schwartz. Un programma che piace è Un medico in famiglia trasmesso da Raiuno e giunto alla nona edizione (la decima è già in lavorazione). «Qui l'importanza data a sfere come l'amicizia, le relazioni interpersonali, l'aiuto vicendevole è chiara - scrive la studiosa -. E anche quando questi valori vengono negati, con litigi o tradimenti, sono riaffermati alla fine». Più complesso il caso de I Simpson in onda su Italia 1. Definiti diseducativi, irriverenti e cinici, sono - secondo l'indagine - il trampolino di un'«affermazione straordinaria di valori» che contemplano «l'uguaglianza, la giustizia, il rispetto dell'ambiente, l'amicizia, la famiglia». «Tale affermazione - si evidenzia - passa spesso attraverso la negazione, lo sbeffeggiamento, la demolizione e mediante un costante conflitto morale fra i personaggi o all'interno di ciascun personaggio». Il tutto con una «lettura ironica» del quotidiano ma «non superficiale». Avverte Papa: «È un prodotto televisivo utile per intraprendere percorsi di "media education" improntati sulla riflessione». All'estremo opposto vengono collocati Il grande fratello e Uomini e donne , entrambi trasmessi da Canale 5. Si fondano sulle «emozioni forti», sull'idea di «affrontare in forma di intrattenimento le questioni personali», su «litigi e offese». Non solo. Un campanello di richiamo è l'erotismo, si legge nell'indagine, con «continui primi piano su momenti di intimità». E vengono anche presentati «comportamenti al limite della convivenza civile». Il talent Amici , tornato in onda sabato su Canale 5 e ogni giorno su Real Time con la sua quattordicesima edizione, ha al centro l'«automiglioramento». Concetto in sé apprezzabile, ma «nella competizione fra i partecipanti non sono importanti tanto le capacità artistiche quanto il personaggio televisivo che essi sono in grado di creare». ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AGORÀ spettacoli La ricerca 15/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:105812, tiratura:151233) ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ed è solo il «successo televisivo a essere valorizzato». Vogliono raccontare i teenager le serie Gossip girl andata in onda su Italia 1 e I liceali di Canale 5. Spiega lo studio che gli adolescenti sono presentati come «egoisti, materialisti, con comportamenti esagerati e orientati al rischio» tanto da essere coinvolti in problemi di droga e alcol oppure appaiono come «scontrosi nei rapporti con professori e genitori». Ne deriva una «rappresentazione fortemente stereotipata» di questa età ma anche «un ritorno all'adolescenza degli adulti» per cui «padri e madri sono completamente incapaci di assumere il ruolo di guida». La conclusione dell'indagine non ha però un tono amaro. Non è sufficiente considerare la tv dei giovanissimi un «mezzo di fuga dalla noia». Il piccolo schermo è usato dai ragazzi per «comprendere meglio il mondo e le relazioni». Perciò, se è davvero un «mediatore didattico», serve una mappa per «una giusta decodifica e interpretazione» di ciò che viene trasmesso. E l'esito di un approccio intelligente al televisore può trasformare il piccolo schermo anche in una cattedra di valori. Ma di valori buoni. I LICEALI Serie italiana trasmessa da Canale 5 racconta la vita di un gruppo di studenti di liceo In questo tipo di fiction i ragazzi sono descritti come «egoisti, materialisti, con comportamenti esagerati e orientati al rischio» AMICI Il talent show di Maria De Filippi appena tornato su Canale 5 e Real Time vede i giovani aspiranti artisti sfidarsi sul canto e sul ballo «Non sono importanti tanto le capacità artistiche quanto il personaggio e il successo tv» UN MEDICO IN FAMIGLIA Serie trasmessa su Raiuno dal '98, protagonista la famiglia Martini, dà «importanza ad amicizia, relazioni interpersonali, aiuto vicendevole Anche quando questi valori vengono negati, con litigi o tradimenti, sono riaffermati alla fine» GOSSIP GIRL Provocatoria serie statunitense trasmessa da Italia 1, cade in una «rappresentazione fortemente stereotipata» dell'adolescenza ma anche di «genitori completamente incapaci di assumere il ruolo di guida» Foto: CARTOON Foto: Secondo lo studio della ricercatrice Papa "I Simpson" in onda su Italia1, definiti diseducativi, irriverenti e cinici, sono il trampolino di un'«affermazione straordinaria di valori» che contemplano «l'uguaglianza, la giustizia, il rispetto dell'ambiente, l'amicizia, la famiglia» 15/01/2015 ItaliaOggi Pag. 3 (diffusione:88538, tiratura:156000) CLAUDIO PLAZZOTTA Un buon mese di novembre per la raccolta del mezzo televisivo, con i big della tv generalista, Rai, Mediaset e La7, che prendono una boccata d'ossigeno dopo il bruttissimo ottobre. Solo grazie a questa svolta il cumulato gennaio-novembre della pubblicità in tv conferma sostanzialmente il dato dello stesso periodo 2013, con una raccolta complessiva a 3,2 miliardi di euro (-0,1%). In particolare, nei primi 11 mesi dell'anno, Mediaset ha incassato 1,893 miliardi (-3,7%, con un mese di novembre a +6,5%), Rai è a quota 710,8 mln (+0,5%, con un +6,9% in novembre), e La7 a 143 milioni (-1,9%, ma +4,7% in novembre). Anno molto positivo per Sky, che potrebbe sfondare la soglia dei 400 mln di raccolta nel 2014. Intanto, nei primi 11 mesi, ha messo in cascina 376 milioni di euro, su del 19,7% rispetto allo stesso periodo del 2013 (+7,9% in novembre). Anche Mtv conferma il buon ritmo che ha tenuto per tutto l'anno, con un +10,7% a quasi 50 mln di euro (+11,1% in novembre), così come i canali kids di Discovery (K2 e Frisbee), a 21,6 mln con un +13% cumulato (+4,4% in novembre). Male, infi ne, Deejay tv, che finora ha raccolto in media 760 mila euro al mese, per complessivi di 8,4 mln (-19,6%, e un -18,1% in novembre). Quanto alle singole performance, i dati di mercato analizzati da ItaliaOggi consentono di fornire alcune ulteriori informazioni. Per esempio, la pubblicità tabellare tra gennaio e novembre 2014 ha consistenti crescite solo in casa Sky (+22%), Discovery kids (+13,4%) e Mtv (+9,1%), rispetto allo stesso periodo 2013, mentre per gli altri broadcaster tv sono soprattutto le telepromozioni e le cosiddette brevi a spingere sul fatturato. Nei primi 11 mesi del 2014, inoltre, Rai e Mediaset hanno aumentato notevolmente gli spazi (in secondi) dedicati alla pubblicità rispetto allo stesso periodo 2013: +17% per le reti del Biscione, +13,5% per i canali del servizio pubblico. Anche La7 (+14%) si va a inserire in questo solco. Crescono, quindi, gli spazi, ma i fatturati calano di qualche punto: ciò signifi ca che la pubblicità pianifi cata sui broadcaster generalisti costa sempre meno. Un po' diverso, invece, il discorso per Sky e Discovery kids: in Sky i secondi di pubblicità sono aumentati del 4,4% a fronte di un +19,7% del fatturato, e su K2 e Frisbee sono saliti del 6,5% rispetto al +13,4% del fatturato. Da loro, quindi, gli spot nel 2014 costano di più rispetto al 2013. © Riproduzione riservata Gli investimenti in televisione Gruppo televisivo Raccolta gen./nov. 2014 Mediaset 1.893 -3,7 Rai 711 0,5 Sky 376 +19,7 La7 143 -1,9 Mtv 50 +10,7 Discovery kids 21,6 +13,4 Deejay tv 8,4 -19,6 Gruppo Raccolta Var % su Var % su gen./nov. 2013 Fonte: Elaborazione ItaliaOggi su dati di mercato. Dati netti in mln di euro ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Per la tv 30 giorni d'oro: Sky +7,9%, Rai +6,9%, Mediaset +6,5%, La7 +4,7% 15/01/2015 MF - Ed. nazionale Pag. 1.17 (diffusione:104189, tiratura:173386) Con lo sprint di novembre il 2014 si chiude a 6 miliardi Andrea Montanari (Montanari a pagina 17) Con lo sprint di novembre il 2014 si chiude a 6 miliardi Il mese di novembre, come già ampiamente anticipato da Rai, Mediaset e La7, torna a dare uno spiraglio d'ottimismo al mercato pubblicitario italiano. Infatti, dicono i dati diramati ieri da Nielsen, il trend negativo rallenta. Ma è un fuoco fatuo perché, come evidenzia la stessa società di ricerca, per dicembre è atteso un ulteriore calo, in linea con i mesi precedenti. Così a fine anno il risultato sarà comunque un calo di quali il 3% rispetto al 2013. Analizzando i dati del periodo gennaio-novembre diffusi da Nielsen, risulta che le aziende hanno investito complessivamente 5,6 miliardi (-2.6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ma in miglioramento rispetto al -3,4% di fine ottobre). «La raccolta pubblicitaria prende a novembre una boccata d'ossigeno, abbastanza inaspettata», ha dichiarato Alberto Dal Sasso, alto dirigente della società di ricerca. «La tv si è stabilizzata attorno a quota zero, internet cresce e gli altri mezzi registrano performance migliori rispetto all'autunno e a tutto il 2014». Ma se il solo mese di novembre ha visto un aumento del 3,7% nella spesa in advertising, a dicembre le cose saranno diverse e tornerà quindi il segno meno. «Non sembra che dicembre possa confermare la buona performance del mese precedente», ha continuato Dal Sasso, «tanto che ci aspettiamo nuovamente una variazione negativa a livello negativo per l'ultimo mese dell'anno, in linea con il trend di medio periodo». In altri termini, secondo le stime il 2014 potrebbe chiudersi con una raccolta totale di 6,1-6,2 miliardi, in calo del 3% rispetto al 2013. Tra i diversi mezzi di comunicazione spicca la tv, che con 3,2 miliardi di investimenti chiude in linea (-0,1%) con il periodo gennaio-novembre dello scorso anno. Ma già prima della fine dello scorso anno i vertici di Mediaset, Rai e La7 avevano anticipato un miglioramento della performance a novembre. A dicembre tuttavia le cose potrebbero ancora cambiare. In particolare, secondo le elaborazioni effettuate da MF-Milano Finanza su dati di mercato, il gruppo televisivo di Cologno Monzese ha chiuso il periodo di riferimento con una raccolta di quasi 1,9 miliardi, in calo del 3,7% rispetto al periodo gennaionovembre 2013, ma nel singolo mese di novembre ha incassato 212 milioni (+6,57%). Ora il Biscione vanta una quota del 59% degli investimenti destinati in totale al mezzo televisivo e del 33,6% sulla torta complessiva del mercato italiano. Percentuali in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa, perché Sky Italia, grazie soprattutto ai Mondiali di calcio brasiliani del giugnoluglio 2014, ha conquistato fette di mercato, erodendole al leader indiscusso, Mediaset appunto. La pay tv che ora è stata incorporata in Sky Europe, viaggia su una raccolta di 376 milioni - per fine anno supererà abbondantemente la soglia dei 400 milioni - e ora ha una quota dell'11,8% degli spot televisivi (rispetto al 9,8% di un anno fa) e il 6,7% del mercato complessivo (rispetto al 5,43% di fine novembre 2013). La Rai, secondo player in termini di raccolta, mantiene la posizione con oltre 710 milioni di incassi pubblicitari (+0,5%). Stesso trend registrato dalla La7 di Urbano Cairo stabile a 143 milioni (-1,9%). Mentre per la stampa le cose non cambiano più di tanto rispetto ai mesi precedenti: i quotidiani chiudono gli 11 mesi con 730,3 milioni di raccolta (-10,1%) e i periodici a 453,7 milioni (-7,3%). La radio chiude con 318,7 milioni (-2,4%), mentre crolla, di quasi il 25%, il cinema con 16,2 milioni. In crescita, seppure limitata, il web (420,2 milioni, +0,7%) e ancora di più l'outdoor, le affissioni (73,6 milioni, +3,1%). «Siamo in una fase assai delicata per l'Europa e per l'Italia», ha concluso Dal Sasso, «soprattutto per il diffondersi di aspettative deflazionistiche tra i Paesi della Ue, anche a causa della domanda ancora debole». (riproduzione riservata) SKY ERODE QUOTE DI MERCATO A MEDIASET Dati netti in milioni di euro Fonte: elab. MF-Milano Finanza su dati di mercato GRAFICA MF-MILANO FINANZA MEDIASET RAI SKY ITALIA LA7 TOTALE TV INTERNET QUOTIDIANI PERIODICI RADIO TOT. MERCATO 1.893,7 710,8 376,4 143 3.203,7 420,2 730,3 453,7 318,7 5.634 -3,7% 0,5% 19,7% -1,9% -0,1% 0,7% -10,1% -7,3% -2,4% -2,6% 59,1% 22,2% 11,7% 4,5% 6,57% 6,98% 8% 4,96% 33,6% 12,6% 6,7% 2,5% Raccolta nov 2014 Emittente Variaz. su nov 2013 % su totale Tv Mese nov 2014 % su tot. mercato ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PUBBLICITÀ 15/01/2015 MF - Ed. nazionale Pag. 1.17 (diffusione:104189, tiratura:173386) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 14 ott '14 14 gen '15 MEDIASET quotazioni in euro 3,33 € -1,36% IERI Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/mediaset ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 27 15/01/2015 Eco di Bergamo (diffusione:54521, tiratura:63295) La trentatreesima edizione del Festival presenterà circa 120 film in nove giorni di proiezioni suddivisi nelle consuete sezioni della mostra concorso (sette pellicole inedite dirette da giovani autori), «Visti da vicino» (la rassegna di documentari) e una serie di sezioni parallele di cui è stato reso noto il contenuto. Tra queste, la più corposa si preannuncia sicuramente quella dedicata al «Polar» (nascita e formazione di un genere), genere cinematografico tipicamente francese nato dalla contaminazione, come dice bene il suo nome, tra il genere poliziesco e il noir. Tanti i registi e i divi del cinema francese che si sono cimentati con questo genere (Lino Ventura, Michèle Morgan, Jean Gabin, Jeanne Moreau, Jean-Paul Belmondo). La retrospettiva presenterà una ventina di titoli, tra i quali «Quai des Orfèvres» (Legittima difesa, 1947) di Henri-Georges Clouzot, «Le desordre de la nuit» (Il vizio e la notte, 1958) di Gilles Grangier, «Le trou» (Il buco,1960) di Jacques Becker, «Classe tous risques», (Asfalto che scotta, 1960) di Claude Sautet. La sezione «Dopo la prova: schermi e palcoscenico» indagherà invece il rapporto tra cinema e teatro che è stato affrontato da registi del calibro di Alfred Hitchcock, Howard Hawks, Peter Bogdanovich, Ingmar Bergman, Louis Malle in film come «Twentieth Century» (Ventesimo secolo, 1934) di Howard Hawks, «Stage fright» («Paura in palcoscenico», 1984) di Alfred Hitchcock e «Noises Off» («Rumori fuori scena», 1992) di Peter Bogdanovich. Continuerà, anche quest'anno, nella sezione «Europa: femminile, singolare» l'indagine sul cinema europeo declinato al femminile, che presenterà una serie di opere girate dalle registe più rappresentative della scena europea contemporanea. La «personale», dedicata ogni anno ad un autore poco conosciuto in Italia ma meritevole di attenzione, presenterà, quest'anno, l'animatore cecoslovacco Pavel Koutský (Praga, 1957), il cui cinema è caratterizzato dal fatto di sposare animazione e musica. Infine, anche quest'anno il Film Meeting aprirà una finestra su Bergamo Jazz, a cui passerà il testimone: l'omaggio si concretizzerà nella proiezione di «Eva» di Joseph Losey (1962), colonna sonora composta da Michel Legrand e interpretata, fra gli altri, da Billie Holiday e Tony Middleton, e nella sonorizzazione dal vivo di «Die Puppe» (La Bambola di Carne, 1919) di Ernst Lubitsch, ad opera del clarinettista Mosè Chiavoni e del fisarmonicista Luciano Biondini. • Andrea Frambrosi ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il Film Meeting riscopre i polizieschi di colore noir 15/01/2015 Il Mattino di Padova - Ed. nazionale Pag. 45 (diffusione:30823, tiratura:37705) Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding La casa di produzione padovana ha presentato il progetto alla mostra di Venezia Nel cast Giannini, Reggiani e Citran e si parla di dipendenza dal gioco d'azzardo Quando, lo scorso 5 settembre, la casa di produzione padovana Running Tv aveva presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia il suo prossimo progetto, il lungometraggio "Una nobile causa", molto era stato l'interesse suscitato. Al di là però della sinossi in bilico fra tragedia e commedia, la pellicola ancora da realizzare per la regia del padovano Emilio Briguglio, suscita interesse per il suo tema: la ludopatia. Una simile declinazione per narrare la malattia del gioco d'azzardo, però, non è cosa facile, specie per la Running Tv, specializzata in documentari: il casting dev'essere appropriato, il taglio di regia deve andare ben oltre quello giornalistico. Fortunatamente «Si è instaurata una catena di conoscenze artistiche» spiega la produttrice Rebecca Basso «Briguglio, che assieme a Riccardo Fabrizi e Francesco Costa hanno steso la sceneggiatura, ha coinvolto l'attore padovano Roberto Citran, uno dei professionisti italiani di livello. Coprotagonista sarà Giorgio Careccia, già collaboratore di registi come Salvatores e Castellitto, e da lui poi sono venuti i contatti con attori di levatura come Francesca Reggiani, Katia Ricciarelli, e una star assoluta come Giancarlo Giannini. Tutti hanno abbracciato il progetto con entusiasmo: abbiamo creato una squadra capace di confrontarsi e di adottare di comune accordo scelte di produzione e di regia». Certo, il metodo di lavoro non è sufficiente ad attrarre un simile cast: altri due aspetti risultano essenziali. Prima di tutto la sceneggiatura, avvincente e leggera malgrado la gravità: la vicenda narra di una ludopata, Francesca Reggiani che, dopo una grossa vincita viene convinta dal marito, Citran, a seguire una terapia da uno psicologo, interpretato da Giannini. Questi le racconta la storia di Alvise, nobile veneziano rovinato dal gioco costretto ad "abbassarsi" ad un onesto lavoro manuale. La vicenda procede instillando la riflessione in merito a quanto la ludopatia sia un male strisciante che non risparmia nessuno. In secondo luogo l'importanza del progetto, la consapevolezza di trattare un problema gravissimo: questo rende "Una nobile causa", di cui per ora è stato realizzato solo il teaser (un film di pochi minuti), un'opera di valenza sociale non indifferente. Si potrebbe pensare che, per questo, i finanziamenti fiocchino, eppure delle istituzioni che avrebbero interesse a finanziare il film appena due hanno risposto all'appello: la Regione Veneto e l'Associazione Cinema Giovane. «Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali» continua Rebecca Basso «ha negato sia il finanziamento che la dicitura di Film di Interesse Culturale». Molto strano, se si pensa che lo scorso novembre si inserì in quel novero persino una commedia brillante e frivola come "Non c'è due senza te" di Massimo Cappelli, ma laddove non arrivano le istituzioni giungono i social network. Entra quindi il gioco il crowdfunding, sistema di finanziamento dal basso, con la campagna lanciata sul sito www.produzionidalbasso.com che propone, dietro quote di finanziamento definite, premi che vanno dai ringraziamenti nei titoli di coda per il contributo sino alla partecipazione agli utili. Per ora, Running Tv sta eseguendo i provini con gli attori, per poi procedere alla selezione delle comparse a maggio, quando saranno programmate le riprese. Riccardo Cecconi ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding La casa di produzione padovana ha presentato il progetto alla mostra di Venezia Nel cast Giannini, Reggiani e Citran e si parla di dipendenza dal gioco d'azzardo 15/01/2015 La Sicilia - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:64550, tiratura:80914) Protagonisti il piccolo Vincenzo Lauretta, Marco Bocci, il papà vedovo, Barbara Tabita ed Elena Radonicich MARIA LOMBARDO Sta per diventare papà nella vita (Laura Chiatti, sua moglie, darà alla luce in questi giorni il loro primo figlio) ma sullo schermo è già papà, il papà di Meno una bambino schivo che dopo la morte della madre si è chiuso in se stesso, al quale un cane riuscirà a strappare il sorriso. L'occasione per incontrare Marco Bocci è Italo un film tutto siciliano, tranne qualche componente del cast come proprio Bocci che ormai è "naturalizzato" siciliano, atteso per sabato con Maria De Filippi alla guida della nuova serie del reality show C'è posta per te. In pochi anni Marco Bocci è diventato uno degli attori emergenti del panorama italiano, molto popolare grazie alla serie di successo Squadra antimafia girata proprio in Sicilia. Italo ispirato a un fatto realmente accaduto, è stato girato a Scicli e nel Ragusano: storia di un randagio che si conquista l'affetto di tutta la cittadina che lo adotta venendone a sua volta "adottata". Nel 2009 a Scicli un bambino venne aggredito da cani randagi: un brutto episodio da cui scaturì che tutti i cani vennero portati via. In quel periodo arrivò Italo che iniziò a girare per il paese, andando pure alla Messa. Accanto al cane (per il film è stato scelto Tomak, un cane attore, color miele) protagonista principale è Meno, interpretato dal piccolo Vincenzo Lauretta, affiancato dagli amici Chiara (Martina Antoci) e Paolo (Matteo Korreshi). Bocci è Antonio, il giovane padre vedovo, Barbara Tabita è l'esuberante consigliere comunale candidato sindaco, Elena Radonicich è la maestra. Nel cast anche con piccolissimi ruoli, Tuccio Musumeci, Marcello Perracchio. Lucia Sardo, Andrea Tidona. Voce narrante Leo Gullotta. Marco Bocci come ti sei trovato a interagire con un cane come collega? «E' la prima volta che interagisco sul set con un animale ma non è stata una sorpresa. Il mio interlocutore non lo conoscevo ma sono abituato sin da bambino a convivere con gatti (mia madre ne aveva 12) e con cani: da quando abito a Roma ne ho avuto uno in comune con un altro inquilino del condominio e ora ne ho comprato uno tutto mio». Cosi ti è piaciuto di più nel girare "Italo"? «Che si tratta di una storia reale al cento per cento, anche se non lo sembra. Sembra scritta in maniera furba per appassionare il pubblico mentre è realmente accaduta a parte, solo che viene raccontata in maniera più enfatica rispetto alla realtà». Come ha partecipato la gente di Scicli? «Abbiamo trovato a Scicli, Modica e Ragusa una carica di entusiasmo e tanta disponibilità affinché si facesse conoscere questa storia che è proprio vera». Da "La bella società" a "Squadra antimafia" e ora "Italo" hai lavorato tante volte in Sicilia. «Ci ho passato così tanto tempo e così volentieri che mi sento un po' siciliano anche io. Credo, a voler fare dei conti, che ho passato circa due anni tra Palermo, Catania, Enna, Calascibetta, Messina e ora Scicli e la provincia di Ragusa: una terra che sento molto vicina a me anche per la passionalità del mio carattere. I siciliani sono così travolgenti, onesti...». Eppure hai portato in tv storie di mafia. «Sì ma è importante non descrivere le regioni per luoghi comuni: ci sono i mascalzoni e i mafiosi. E non solo in Sicilia». La regista modicana Alessia Scarso, 36 anni, si è diplomata al Centro sperimentale di cinematografia, ha diretto numerosi spot e documentari istituzionali, quindi la ficton Disinstallare un amore ed ha firmato il montaggio di Come non detto. Italo è la sua opera prima per il grande schermo. Il film, distribuito da Notorius Pictures è frutto di una piccola produzione locale. Il delizioso cane è stato addestrato da Massimo Perla che da oltre trent'anni si occupa di preparare i cani da portare su set cinematografici e televisivi. «Le vicende dei due nuclei di questo film, adulti e bambini - afferma Alessia Scarso - si intrecciano nell'incontro con Italo. Ognuno di loro affronterà un cambiamento, specie Meno, che troverà attraverso questo fantastico randagio la chiave di volta per crescere. Ma Italo non apparterrà mai a Meno, né a nessuno. Italo è un dono, il cane di tutti e di nessuno, e amatissimo andrà via lasciando un insegnamento che sarà più forte della sua presenza». Dice Roberta Trovato, produttrice del film per Arà: «E' una grandissima emozione veder concretizzarsi tutti gli sforzi, davvero enormi, che abbiamo fatto. Emozioni che non è facile descrivere. C'è un lavoro durato circa due anni. Molti film vengono girati e poi non vengono distribuiti. Italo invece, grazie alla Notorius, esce in tutte le principali sale cinematografiche. Ed allora quelle emozioni mi portano a fermarmi un attimo e a ripensare se ne è valsa davvero la pena. So che ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Italo, il cane adottato da Scicli fiaba nata da una storia vera 15/01/2015 La Sicilia - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:64550, tiratura:80914) ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato era giusto realizzare questa pellicola e raccontare la storia di un cane che è divenuto mascotte della città, ma che soprattutto ha saputo dare lezioni di vita agli umani. Al film è stato abbinato inoltre un progetto Enpa in favore dei randagi italiani. Lo scorso fine settimana era possibile acquistare i peluche ispirati al film e realizzati da Petra Toys. Un progetto che come produzione abbiamo fortemente voluto». 15/01/2015 15/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) La Shoah nelle immagini di Hitchcock Scoperto un anno fa, restaurato, emerge dagli archivi il filmato girato dal grande regista Ricordo indelebile «Hitch» confidò, anni dopo, che il lavoro sui campi non lo aveva più «abbandonato» L'impegno Il celebre cineasta britannico lavorò al docu- film tra giugno e luglio del 1945 Paolo Mereghetti L'idea era quella di fare un documentario «didattico» che ricordasse ai tedeschi quello che volevano non vedere: gli orrori compiuti nei campi di concentramento. Un film «politico», come si sarebbe detto oggi. Ma eravamo nel 1945, la guerra era finita da pochissimo e l'alleato sovietico stava già diventando il nemico numero uno dell'Occidente: non si poteva caricare sulle spalle della Germania, almeno quella alleata di americani ed europei, un ulteriore senso di colpa. E così, nonostante a firmare quel documentario fosse stato chiamato Alfred Hitchcock, che vi aveva lavorato per sei settimane, tra giugno e luglio del 1945, il progetto era stato accantonato sine die e German Concentration Camps Factual Survey («Un'indagine fattuale sui campi di concentramento tedeschi», questo il titolo di lavorazione) fu archiviato insieme ai materiali ancora non montati nei depositi dell'Imperial War Museum di Londra, sotto la sigla F3080. Alcune di quelle immagini erano poi state mostrate, oltre a quelle girate da altri registi che avevano accompagnato la marcia degli Alleati, come gli americani George Stevens e Samuel Fuller, ma le scene che Hitchcock aveva montato sono rimaste nascoste per settant'anni, finché André Singer - già produttore di Werner Herzog e regista in proprio - non ha ottenuto il permesso di lavorare sui materiali «F3080». Ne è uscito un documentario sconvolgente, che per la prima volta mostra il lavoro fatto da Hitch, accompagnato dalla voce narrante di Helena Bonham Carter e intitolato Night Will Fall («La notte scenderà», citazione dalla serie Doctor Who : «Demons run when a good man goes to war / Night will fall and drown the sun / When a good man goes to war»). È andato in onda sulla rete franco-tedesca Arte martedì 13 (col titolo Images de la libération des camps ) e verrà programmato dall'inglese Channel 4 sabato 24 febbraio. Augurandoci che presto arrivi anche in Italia. Che cosa si vede nel documentario? Le immagini, in gran parte inedite, della liberazione di undici campi, tra cui di Bergen-Belsen, Dachau, Buchenwald, Ebensee, Mauthausen, Majdanek, filmate da quattro operatori militari: gli inglesi Mike Lewis e William Lawrie, l'americano Arthur Mainzen e il sovietico Aleksandr Vorontsos, intervistati da Singer insieme ad altri testimoni, sopravvissuti ai campi, e al pubblico ministero che parlò per l'accusa al processo di Norimberga. Sfortunatamente non esistono riprese dell'incontro, avvenuto all'inizio degli anni Settanta, tra Hitchcock e il fondatore della Cinémathèque française Henri Langlois, che però nelle sue memorie riporta quello che gli aveva confidato il regista: «Alla fine della guerra, ho fatto un film che doveva mostrare la realtà dei fatti avvenuti nei campi di concentramento nazisti. Atroce. Era ancora più atroce del peggior film d'orrore. Nessuno lo ha voluto vedere. Ma quel film non mi ha più abbandonato». Come mai proprio Hitchcock, che lavorava stabilmente a Hollywood dove aveva appena terminato Prigionieri dell'oceano e Io ti salverò era stato coinvolto in quel progetto? Il merito è tutto di Sidney Bernstein, cofondatore nel 1925 della London Film Society, dove aveva stretto amicizia con il giovane Hitchcock, «infaticabile antifascista e militante contro l'antisionismo», collaboratore negli anni Trenta del ministero dell'Informazione e poi, nel 1954, tra i fondatori di Grenada Television. Quando all'inizio del 1945 i primi campi sono liberati e le prime atroci immagini vengono inviate a Londra, Bernstein convince la Divisione guerra psicologica del Quartier generale delle forze di spedizione alleate a produrre un film «destinato in maniera specifica ai tedeschi, che fosse la prova inattaccabile delle loro atrocità». E Hitchcock accetta la proposta dell'amico, pronto a sobbarcarsi un viaggio in nave dagli Usa in Inghilterra dormendo - ha raccontato - «in un dormitorio con altre trenta persone». Segno che il lavoro lo interessava e infatti appena arrivato a Londra si mette al lavoro, insieme allo scrittore inglese Richard Crossman (che scrisse un primo trattamento) e al corrispondente di guerra australiano Colin ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il documentario 15/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Wills (che invece stese una vera e propria sceneggiatura). Hitchcock da parte sua dedicò quasi tutto il suo tempo a guardare i materiali che arrivavano dall'Europa, insieme al montatore Peter Tanner. Il regista, forte della sua esperienza cinematografica, cercava soprattutto le riprese in continuo, le panoramiche, «perché nessuno potesse dire che quelle immagini erano state manipolate per falsificare la realtà». Un compito non facilissimo, visti i brevi caricatori delle cineprese 16mm in dotazione all'esercito, ma nel film di Singer ci sono molti esempi di quello che Hitchcock aveva selezionato e affidato a un primo montaggio. Sono immagini strazianti, difficili da sostenere anche a settant'anni di distanza. E più ancora dei volti dei morti, scavati dalle piaghe e dalla fame o maciullati dagli aguzzini, sconvolgono le scene in cui i soldati tedeschi prigionieri sono costretti a caricare i corpi dei morti, li trascinano e li gettano nelle fosse comuni, come se si trattasse di manichini, perché i rischi delle epidemie (soprattutto tifo) rischiavano di propagarsi e non lasciavano spazio né tempo nemmeno per un po' di pietà. Poi, nell'agosto del '45, le convenienze della politica fermarono il lavoro, Hitchcock tornò a Hollywood per girare Notorius - L'amante perduta e il materiale girato e in parte montato finì in uno scatolone dell'Imperial War Museum. È riemerso settant'anni dopo, con tutta la sua forza di sconvolgente testimonianza, a confermare quello che Bernstein andava continuamente ripetendo ai suoi collaboratori: «Un giorno capirete che tutto questo valeva la pena». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il profilo Alfred Hitchcock (1899-1980). Nel 1945 lasciò Hollywood per girare un docu-film sulla Shoah che non uscì mai Foto: Donne internate nel campo nazista di Bergen-Belsen nei giorni della liberazione, nel 1945. Il grande regista Alfred Hitchcock lavorò per tre settimane a un documentario girato con immagini provenienti dai maggiori lager nazisti, lavoro che per le circostanze post belliche (la crescente contrapposizione con l'Urss) finì dimenticato in un archivio 15/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 49 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Basta con l'ossessione di apparire giovani» Desideri Interpreto una donna matura che si scopre a spiare dalla finestra l'amico del figlio La battuta Non ho gradito la frase di Renner sui miei «globi» all'ultima festa del cinema Giovanna Grassi los angeles Jennifer Lopez ci riprova come attrice. Tutti i suoi fan, che seguono con attenzione le tante professioni dell'eterna ragazza del Bronx, sono pronti a vederla nel thriller The boy next door . Donne che l'ammirano, uomini che apprezzano le sue generose curve e persino i ragazzi. «Quello dei giovani è il mio pubblico preferito» dice la star che è anche impegnata, per chi non ha tutto ciò che lei ha conquistato, nella filantropia della sua Lopez Family Foundation. Una regola di J. Lo è, a suo dire da sempre, «stay hungry» e poco le importa che sia stata detta anche da Steve Jobs agli studenti dell'Università di Stanford: «Io ho sempre voluto realizzare i miei sogni e "resto affamata" di emozioni e incontri». A 45 anni dice di sentirsi più che mai in armonia con il suo corpo e più libera di esprimersi dal punto di vista artistico. «Mi interessa interpretare donne della mia età, in esse ritrovo i miei cambiamenti e non mi spaventa affatto non essere più la J. Lo trentenne. Mi sento molto più realizzata e cosciente di ciò che scelgo e faccio ora che non nel mio passato. Ho sempre lavorato, ora è il momento di farlo con una coscienza e scelte focalizzate non sull'apparenza o la smania di apparire giovani, ma con tutto ciò che, invece, ho raggiunto nelle varie tappe. Tutto serve, anche gli errori. Il tempo che passa non ti toglie cose ma te ne dà altre e spesso molto più importanti. Ogni età ha un suo valore preciso, la mia di oggi è molto fertile». Non a caso ha anche co-prodotto il film diretto da Rob Cohen e scritto da una donna, Barbara Curry. Jennifer interpreta Claire Peterson, un'ultraquarantenne sposata con un figlio adolescente. Il ragazzo ha come amico il diciannovenne Ryan Guzman, professionista nella vita anche di arti marziali, ballerino provetto nonché modello, già definito dalla Hollywood in cerca di nuove star «il nuovo Tom Cruise». Ambientato a Los Angeles, in un distretto con le villette a schiera della classe media agiata, il thriller pone la diva al centro di un copione che il regista Cohen sviluppa per gradi. Dapprima presenta la famiglia, poi i desideri più segreti della signora che dopo 18 anni di matrimonio si scopre a spiare dalla finestra quell'amico atletico del timido figlio, arrivato a casa del nonno perché i suoi genitori sono morti apparentemente in un incidente. Sempre elegante (come ai recenti Golden Globe dove non ha gradito la battuta sui "globi" del suo corpo detta da Jeremy Renner) Jennifer conferma che il suo obiettivo è girare e produrre diversi film e mettere da parte show e i suoi redditizi impegni per profumo, linee di moda e accessori. Che cosa le è piaciuto di più della sua Claire? «Le sue verità: è una donna a un crocevia, è una insegnante nella scuola locale, presa da tanti doveri. Ha smesso di chiedere a se stessa che cosa veramente vuole. L'ammirazione di quel ragazzo risveglia in lei slanci del passato, ma Claire ha una solida struttura morale, spesso in contrasto con la sua vulnerabilità». Nel genere thriller i suoi film preferiti sono quelli di Hitchcock. «Tornavo a casa e reinventavo le storie, davo un seguito». Le priorità nella sua vita quali sono, considerando che lei è da anni l'attrice latina più pagata? «Adoro ogni momento della vita e crescita dei miei gemelli Maximilian ed Emme. Migliorare le condizioni delle donne nel mondo è un mio obiettivo come imparare sempre qualcosa». Ha cominciato la carriera d'attrice con un piccolo film di grande qualità, Selena , poi ha interpretato anche flop colossali e ha venduto più di 80 milioni di dischi. Le prossime tappe? «Sarò presente al prossimo Sundance con Lila & Eve in cui ho recitato con Viola Davis. Mi piace anche doppiare film d'animazione». ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Jennifer Lopez La diva in un thriller: sul set a 45 anni mi sento più libera 15/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 49 (diffusione:619980, tiratura:779916) ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Confessa di rilassarsi soprattutto con una sorta di diario, in cui scrive giorno dopo giorno. «La vita non è un viaggio materiale o di vanità». © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è J. Lo. è nata a New York il 24 luglio 1969 da una famiglia di origini portoricane Ha iniziato la sua carriera nel cinema a metà anni 90. Ha lavorato anche con Coppola e Soderbergh Nel 1999 debutta nella musica col suo primo album «On the 6». In carriera ha venduto 80 milioni di dischi Sposata e divorziata tre volte, l'ultima con la popstar Marc Anthony da cui ha avuto due gemelli Foto: «The boy next door» Jennifer Lopez in una scena del film diretto da Rob Cohen, presto sugli schermi