VIGILANZA E CONTROLLO DI ALCUNI ESERCIZI ALIMENTARI
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VIGILANZA E CONTROLLO DI ALCUNI ESERCIZI ALIMENTARI
VIGILANZA E CONTROLLO DI ALCUNI ESERCIZI ALIMENTARI “ATIPICI” : STORIA ED EVOLUZIONE DELLE “FRASCHETTE” DEI CASTELLI ROMANI Agostino Messineo*, Paola Abetti**, Lucia Inglese***, Luca Pastore***, Alberto Monti*** • * Direttore Dipartimento di Prevenzione ASL RMH • ** Dirigente SIAN ASL RMH • *** Tecnici Prevenzione SIAN ASL RMH INTRODUZIONE Le fraschette hanno un origine antichissima, sicuramente medioevale, ma con ogni probabilità strutture similari o luoghi temporanei per il ristoro dei contadini provenienti delle campagne romane che si erano recati a vendere i propri prodotti nella capitale, erano già attive nella tarda epoca imperiale dell’antica Roma . Secondo le opinioni più accreditate ,le reali origini della denominazione “fraschetta” sono riconducibili all'antico borgo di Frascata (l’ odierna Frascati), così denominato in epoca medioevale perché i boscaioli dell'allora Tusculum erano soliti costruire e vivere in capanne di frasche. Risale anche all’epoca medioevale l' usanza di apporre una “frasca” , cioè di un ramo d’albero carico di foglie sopra l' ingresso del locale, al pari delle moderne insegne, per indicare agli avventori che in quel posto si mesceva il vino novello pronto per essere bevuto. Era anche il modo per i contadini vignaiuoli dell'epoca di garantirsi una fonte di reddito aggiuntivo, per compensare le spese di vendemmia. L'arredamento dei primi locali era assai semplice, le botti di vino erano l’arredo più importante ed erano poste solitamente su un lato del locale. Gli avventori potevano sostare su panche utilizzate come sedili e consumare il vitto, che la maggior parte delle volte veniva portato da casa (solo il vino era venduto nel locale) su tavolacci sparsi nel locale. Gli ornamenti, anch’essi estremamente semplici, erano rappresentati, nella maggior parte dei casi, da tipiche attrezzature utilizzate per la preparazione del vino. Infine in fondo al locale, ad un livello interrato generalmente si trovava la cantina, dove i gestori conservavano il vino. Quello che differenziava in modo netto le 1 fraschette dalle normali osterie, era il fatto che le prime erano sprovviste di cucina, e quindi non veniva offerto alcun cibo cucinato, ma veniva solo servito vino, del pane ed eventualmente qualche uovo sodo. E si trattava in tutti i casi, di punti di vendita e di degustazione diretta del vino prodotto solo in quell’annata, caratterizzati da pochi tavoli e spesso da qualche panca all’aperto. Ben presto però si sparse l'abitudine da parte degli abitanti di alcuni borghi dei Castelli Romani più intraprendenti, di approntare banchi vendita in prossimità delle fraschette prima con generi alimentari crudi , poi di vario tipo in modo tale da fornire il companatico agli avventori delle stesse fraschette. Uno dei prodotti alimentari particolarmente diffusi, era rappresentato dalla porchetta , che era anche una produzione tipica e particolarmente saporita della zona dei Castelli Romani . Oggi la situazione commerciale e degli esercizi è abbastanza mutata dal momento che all’interno delle fraschette non solo si possono acquistare generi alimentari ma anche si può effettuare un pasto completo. Con l’ evoluzione del commercio alimentare nelle fraschette si è però persa la componente originale e la particolare tipicità che caratterizzava questi luoghi nel passato. Anche se in alcuni casi è ancora possibile giovarsi della tipica ospitalità di locali alla vecchia maniera, molti esercizi si sono di fatto trasformati in piccoli ristoranti che servono ogni tipo di pietanza generalmente a basso costo in un ambiente spartano ed informale. In generale comunque, oltre alla porchetta e al vino tipico del luogo, altri prodotti offerti dalle moderne fraschette appartengono alla enogastronomia del Lazio e sono costituiti soprattutto da salumi tipici (coppiette di cavallo o di maiale) , formaggi freschi (ricotta) e stagionati (pecorino , provolone piccante) , antipasti quali olive sott’olio e sott’aceti. Gli antipasti spesso sono serviti in quantità talmente abbondante che difficilmente si riesce ad ordinare un primo piatto (qualora disponibile) e ancor più raramente si riesce ad arrivare ad un secondo piatto, portata – tra l’altro - non sempre diffusa in questo tipo di esercizi. Talvolta (ma sempre più raramente) prive di una cucina, attualmente le fraschette sono tra gli esercizi più frequentati nei periodi prefestivi e festivi dagli abitanti della capitale e dei suoi dintorni, specie in estate quando la ricerca di un clima collinare più fresco spinge giovani e famiglie a fuggire dalla torrida calura e dallo 2 smog della città . Oggi gli avventori sono costituiti prevalentemente da giovani che affollano questi locali spesso piccoli, soprattutto nei fine settimana mentre in passato era predominante la frequentazione dei locali da parte di intere famiglie ed anziani . Le fraschette sono presenti in alcuni comuni dei Castelli Romani insieme ai tradizionali locali di ristorazione , ma sono più frequenti ad Albano , Ariccia, Frascati. Il punto nevralgico del “fenomeno fraschette” in chiave commerciale e moderna è rappresentato dalla cittadina di Ariccia, nel cui centro storico sono presenti alcune strade e una piazza ove sono attivi esclusivamente questo particolare tipo di locali. Ed è particolarmente importante proprio ad Ariccia l'abbinamento con la tradizionale porchetta, la cui produzione ha, nella zona, una tradizione millenaria e sicuramente risalente all’antica Aricia essendo addirittura presente anche in epoche pre-romaniche. MATERIALI, METODI E RISULTATI Il personale della locale ASL – Servizio Igiene degli Alimenti- e costituito da una medico ed alcuni tecnici della Prevenzione, ha effettuato venti sopralluoghi presso tutte le “fraschette” presenti in due delle principali strade del comune di Ariccia, in provincia di Roma, noto per il numero e la particolare densità delle sue fraschette. Si è potuto constatare che , delle venti fraschette oggetto del controllo, solo una corrispondeva alla tipica fraschetta di tradizione medioevale, sprovvista cioè di cucina, e con la vendita limitata al vino. Questa particolare attività, tra l’altro, rispondeva ai requisiti igienico-sanitari e risultava in buone condizioni di pulizia e di igiene. Dagli altri sopralluoghi sono invece scaturite ventiquattro sanzioni amministrative ai sensi del DPR 327/80, meglio illustrate nella fig. 1. Fig. 1 3 SANZIONI FRASCHETTE Art.27 Art.28 Art.29 Art.31 Art.31 13% Art.29 29% Art.27 17% Art.28 41% L’articolo 27 del DPR 327/80 è stato contestato in quattro casi, dei quali due perché risultava variata la titolarità dell’attività senza che vi fosse stata preventiva voltura dell’atto autorizzativo o di DIA. In altri due casi l’atto autorizzativo riguardava attività di buffet freddo con una piccola cucina,che in uno dei due casi risultava sprovvista completamente di un qualsiasi mezzo di espulsione dei fumi. In realtà era in atto una vera e propria attività di ristorazione ed i piccoli cucinini senza adeguati spazi a servizio della intrapresa attività e con procedure HACCP assolutamente inadeguate non risultavano idonei anche perchè in uno dei quattro casi descritti l’attività di ristorazione con cottura dei cibi avveniva senza adeguata canalizzazione ed espulsione dei fumi e/o vapori della cottura. L’articolo 28 del DPR 327/80 è stato contestato in otto locali in cui mancavano idonei dispositivi contro l’intrusione di roditori, insetti o altri animali (reticelle e/o rat- proofing), mentre in un altro caso è stata espressa una contestazione a causa dell’aerazione naturale e/o artificiale inadeguata che aveva contribuito a determinare condensazioni di vapore,distacco di intonaco e sviluppo di muffe. In un ulteriore caso le pareti del locale erano caratterizzate da discontinuità e non risultavano facilmente lavabili e disinfettabili. 4 L’articolo 29 del DPR 327/80 è stato poi contestato in sette locali , ove è stata rilevata carenza di pulizia di impianti, suppellettili ed attrezzature. L’articolo 31 del DPR 327/80 è stato contravvenzionato a tre gestori di locali ove vi era mancanza di idonei mezzi di conservazione degli alimenti, presenza di frigoriferi vetusti, con guarnizioni usurate e sporche e mancanza di un termometro o di altro mezzo per la rilevazione della temperatura. Si è rilevato nel corso dei sopralluoghi che in quattro casi erano stati installati impianti fumivori mediante l’utilizzazione di carboni attivi per l’espulsione di fumi e vapori anziché la rituale canna fumaria. In cinque ulteriori casi la canna fumaria pur presente non risultava del tutto idonea in quanto o non raggiungeva la sommità del tetto, o terminava in un parcheggio o addirittura sotto il tetto di copertura in legno di un locale con conseguente possibile alto rischio di incendio. Ritornando a discutere in dettaglio delle condizioni strutturali delle cucine, è da segnalare che la maggior parte dei locali esaminati utilizzava spazi di dimensioni assai limitate (tra 4 e 8 mq) per la trasformazione degli alimenti , e il numero coperti desunto dal numero di tavoli e sedie presenti poteva variare tra 30 e 150. E’ dunque altamente possibile che la salubrità degli alimenti risulti compromessa in condizioni di affollamento e dovendo utilizzare spazi angusti con promiscuità di alimenti e di persone, ove pure non sia presente una netta separazione tra i percorsi sporco e pulito. La contaminazione microbica degli alimenti è un importante problema di sicurezza alimentare, nel quale l’avventore attento può mediante un’attenta osservazione verificare la pulizia e l’ordine della sala di somministrazione dei servizi igienici e degli alimenti e del cibo eventualmente posto nelle vetrine refrigerate. In quattordici casi non sono risultati disponibili gli attestati di formazione in tema di igiene alimentate così come previsto dalla DGRL 282/02, mentre in tre casi non era presente il piano di autocontrollo e in altri due casi questo era presente ma era solo in modo parziale rispondente alla tipologia dell’attività svolta. In un’attività sono state rilevate in locale in cui erano depositati gli alimenti , e che comunque non risultava idoneo per l’uso cui era destinato, diverse blatte del tipo “blattella orientalis” non vitali, e conseguentemente il titolare è stato immediatamente diffidato ad effettuare pulizia e interventi di bonifica e sanificazione dell’attività 5 E’ stata inoltrata anche richiesta al Sindaco di sospensione dell’attività fino alla completa bonifica documentabile In un’altra attività, nel deposito alimentare, anche in questo caso non idoneo per l’uso cui era destinato, era presente come soffitto un telone imbibito d’acqua proveniente per infiltrazione dal terreno soprastante. In generale vi è da dire in proposito che i prodotti non deperibili a breve termine, come la pasta, il riso, la farina, i legumi, i pelati ecc, possono essere nei depositi o in dispense conservati a temperatura ambiente, e hanno notevole stabilità, a patto però che vengano mantenute le idonee condizioni di aerazione, pulizia e di non umidità ; infatti il loro basso contenuto di acqua fa si che la moltiplicazione dei batteri sia ostacolata cosa che non avviene se vi sono infiltrazioni e imbibimento delle confezioni . In effetti l’umidità dell’aria penetra più facilmente nelle confezioni una volta aperte, facilitando l’ammuffimento e lo sviluppo di insetti eventualmente presenti. Quindi le confezioni riscontrate aperte non dovrebbero essere mantenute in depositi inidonei del tipo di quelli descritti. E, in linea generale,sotto il profilo della conservazione, è anche opportuno riporre gli alimenti acquistati più recentemente dietro o sotto quelli già presenti in deposito. Tale accortezza permette di consumare gli alimenti prima della loro data di scadenza e di ridurre la quantità di cibo eventualmente da scartare. Altri inconvenienti rilevati nel corso delle ispezioni sembravano sostanzialmente di minore pericolosità per la salute umana, come ad esempio la presenza di umidità nei servizi igienici, o la non netta separazione tra bagno ed antibagno o le discontinuità nella zona somministrazione . CONCLUSIONI Il consumatore ha una serie di informazioni e di indicazioni per mangiare meglio e per proteggere al propria salute , che gli provengono dai mass-media. Le evidenze scientifiche sono in continua evoluzione circa i singoli nutrienti di una sana e corretta alimentazione, quindi l’utente delle attività di ristorazione dovrebbe essere sempre più attento alla qualità nutrizionale che offre un determinato locale rispetto ad un altro, ma in realtà l’utente deve anche ai nostri giorni verificare l’igiene e la sicurezza alimentare che offre un determinato locale anziché un altro. 6 Alle soglie del 2008, dove gli inconvenienti igienico-strutturali che sono stati evidenziati nel corso delle ispezioni, non dovrebbero più ritrovarsi, soprattutto quando si guarda al futuro e alla qualità nutrizionale degli alimenti che vengono consumati. Del tutto recentemente la Regione Lazio ha emanato una determinazione per la qualità nutrizionale dei pasti forniti nella ristorazione collettiva, per avere procedure univoche su tutto il territorio regionale per l’approvazione delle tabelle dietetiche per la verifica della qualità nutrizionale dei pasti erogati dai servizi per la ristorazione collettiva da parte dei SIAN. Inoltre la legge regionale n. 4 del 28 aprile 2006 riconosce l’obesità come malattia di particolare rilevanza sociale ed individua nel SIAN la struttura capace di garantire le attività di prevenzione dell’obesità basate sulle strategie di popolazione. Ricordiamo che il SSN ha due grandi sfide da affrontare, la prima stabilita dai Regolamenti Comunali in materia di sicurezza alimentare atta a garantire i diritti dei cittadini-consumatori sull’igiene e la sicurezza alimentare. La seconda rappresentata dai Piani di Prevenzione in tema di prevenzione e controllo delle malattie cronico-degenerative, tra cui l’obesità. Nell’attuale situazione la prevenzione, nell’ottica di promozione della salute è un punto cardine su cui agire anche per contenere la spesa sanitaria. Ne deriva quindi, che anche gli interventi in tema di sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti e delle bevande non possono ignorare quelli relativi alla sicurezza nutrizionale. Gli Autori concludono il presente contributo auspicando che per il prossimo futuro nel corso delle ispezioni siano sempre meno gli inconvenienti igienico-sanitari e strutturali e che nella fase ispettiva vengano sempre più verificate le qualità nutrizionali degli alimenti preparati in linea con la determinazione della Regione Lazio. Purtroppo tra le materie insegnate nella scuola dell’obbligo non è ricompresa la sicurezza, a tutti i livelli da quella sui luoghi di lavoro a quella del corretto stile di vita; è convinzione degli Autori che insegnando fin da piccoli certe tematiche si potrebbero ridurre tante problematiche di sicurezza presenti quotidianamente proprio perché non facenti parte del bagaglio scolastico di ciascuno di noi. 7