Intervista a Chiara Lubich della B.R.T. (TV pubblica del Belgio)

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Intervista a Chiara Lubich della B.R.T. (TV pubblica del Belgio)
Centro Chiara Lubich
Movimento dei Focolari
www.centrochiaralubich.org
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Bruxelles, 1 aprile 1977
Intervista a Chiara Lubich della B.R.T. (TV pubblica del Belgio)
1)
Giornalista:
"Chiara, cosa vuol dire amare qualcuno?"
Chiara: Amare qualcuno non significa un sentimentalismo. Amare qualcuno significa fare agli
altri quello che si vorrebbe fosse fatto a noi, e questo è Vangelo.
Se, per esempio, io avessi un dolore vorrei essere consolata; se, per esempio, avessi un dubbio
vorrei qualcuno che mi dà certezza; così se io fossi ignorante vorrei che qualcuno mi istruisse; se
mancassi di vestiti vorrei che qualcuno mi portasse del vestiario; se fossi ammalata vorrei che qualcuno
venisse a visitarmi; se avessi fame, sete vorrei che qualcuno mi portasse da mangiare, da bere. Anche se
fossi nella gioia vorrei che qualcuno condividesse la gioia con me, perché la gioia condivisa si moltiplica.
Amare qualcuno significa, quindi, fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a noi e nello
stesso tempo amare qualcuno significa non fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a noi, per
esempio: io non vorrei essere odiata, non vorrei essere dimenticata, non vorrei essere abbandonata, non
vorrei essere calunniata; così anch'io non debbo né calunniare, né abbandonare, non devo fare agli altri
quello che io non desidero sia fatto a me. Questo è amare qualcuno.
2)
Giornalista:
"Bisogna amare tutti?"
Chiara: Certamente è necessario amare tutti. Non basta amare soltanto i parenti oppure gli amici.
E il motivo per cui bisogna amare tutti sta nel fatto che Gesù ritiene fatto a se stesso quello che si fa a
qualsiasi uomo della terra. Quando lui ha incontrato sulla via di Damasco Paolo e si è manifestato con
grande luce a lui, gli ha detto: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" Saulo - ché allora si chiamava Saulo
- non è che perseguitava Gesù, perseguitava i cristiani, ma Gesù riteneva fatto a sé quello che Saulo
faceva ai cristiani.
Così nel Vangelo sta scritto che alla fine della nostra vita avremo un esame finale, il giudizio, e
che questo giudizio sarà così, così Gesù dice nel Vangelo: "Avevo fame - ci dirà - e mi hai dato da
mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere, ero ignudo e mi hai rivestito, ero carcerato e sei venuto a
visitarmi, ero infermo e pure sei venuto a visitarmi", ecc. E noi domanderemo: "Ma, Signore, quando mai
io ho fatto questo a te?" E lui dirà: "Tutte le volte che hai fatto questo al minimo dei miei fratelli l'hai
fatto a me."
Quindi bisogna amare veramente tutti, e allora di conseguenza ne viene che si deve amare il
simpatico ma anche l'antipatico, il bello ma anche il brutto, il grande ma anche il piccolo; bisogna amare
quello che è della nostra nazione ma anche quello che è di un'altra nazione, quello che è della nostra razza
ma quello che anche non è della nostra razza, quello che la pensa come noi ma anche quello che non la
pensa come noi. Bisogna proprio amare tutti.
Ma il bello del Vangelo - il paradosso vorrei dire - è che bisogna amare il nemico e amarlo più
dell'amico, perché nel Vangelo sta scritto che se uno ti percuote la destra, tu devi presentargli anche la
sinistra; e che se uno ti trascina per un miglio, tu devi andare per due miglia. Come mai vorrà Gesù che
noi amiamo il nemico il doppio? Io penso che è perché lui vede l'umanità come un tutt'uno e noi siamo
come tutti uno membra dell'altro, per cui se un braccio è ammalato, l'altro braccio deve fare il doppio di
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Intervista preparata il 26 marzo 1977, fatta a Chiara il 1 aprile e trasmessa il 9 aprile.
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lavoro; così se un fratello fa del male, io devo amarlo due volte per poter sopperire al male che ha fatto il
fratello.
E' questa la novità che porta il Vangelo perché, giustamente, come ha detto Gesù, i pagani non
fanno così, amano solo gli amici.
3)
Giornalista:
"Tu pensi che dopo duemila anni il Vangelo è abbastanza forte per rivelarlo ai giovani?"
Chiara: Io penso che dopo duemila anni il Vangelo è abbastanza forte, anzi fortissimo, per
trascinare i giovani, e il motivo fondamentale è questo: che c'è una grande affinità fra il Vangelo e i
giovani. Perché? Perché il Vangelo porta delle parole che non sono parole come le altre. Le parole del
Vangelo sono una presenza di Dio. Ora Dio è l'eterna giovinezza. Ecco perché c'è affinità fra il Vangelo che ha le parole di Dio - e i giovani.
Inoltre il Vangelo rappresenta - tutti lo capiscono - un ideale a cui tutti debbono guardare, e i
giovani sono proprio fatti sempre per un ideale, vogliono battersi per un ideale. Ma in genere vogliono un
ideale esigente e il Vangelo è un ideale esigente, infatti quando essi leggono sul Vangelo - e Gesù l'ha
detto per tutti -: "Chi non lascia padre, madre, moglie, figli, campi non può essere mio discepolo", perché
Gesù intendeva che bisognava lasciar tutto almeno spiritualmente per mettere lui al primo posto, i giovani
sentono che si richiede a loro qualche cosa di grande e allora sono contenti, perché Gesù esige qualche
cosa.
Così quando nel Vangelo leggono: "Nessuno ha maggior amore di chi dà la vita per gli amici
suoi", i giovani sono trascinati da queste parole, perché? Perché sono pronti a dar la vita di più degli
anziani; è caratteristica dei giovani questa generosità.
Inoltre il Vangelo è un Vangelo di vita, nel senso, un libro di vita, non è un libro tanto di teoria,
vuole la vita. Difatti sta scritto sul Vangelo che tutte le sue parole, quelle dette da Gesù, vanno tradotte in
vita altrimenti non servono a nulla; non basta pensarle le parole, leggerle, meditarle, bisogna viverle.
Difatti c'è quel famoso paragone della casa costruita sulla roccia: chi vive la parola di Dio è come una
casa costruita sulla roccia, allora arrivano venti, bufere, ma la casa resta ferma; mentre invece chi ascolta
la Parola di Dio o la legge ma non la mette in pratica, è come una casa costruita sulla sabbia, col primo
soffio di vento forte la casa crolla.
Ora i giovani non sono fatti tanto per le chiacchiere, per le teorie, son fatti per operare, per
concretare, per realizzare, e quindi quando trovano qualcuno che insegna loro a vivere il Vangelo, ci si
buttano.
Poi c'è un'altra cosa. Non c'è, io penso, al mondo un testo più rivoluzionario del Vangelo. Ora i
giovani amano sempre la rivoluzione di qualsiasi specie, a secondo delle loro tendenze. Ecco. E il
Vangelo dice, per esempio: "Beati quelli che piangono": è una rivoluzione; "beati i poveri": è una
rivoluzione; "siate perfetti come perfetto è il Padre mio": è una rivoluzione; "ama il prossimo come te
stesso", come te stesso, ma chi lo fa? E' una rivoluzione. Ecco, tutto il Vangelo è una rivoluzione, e i
giovani lo amano perché è una rivoluzione.
Quindi io penso che dopo duemila anni il Vangelo è più che mai di attualità, e anche per
esperienza personale, in contatto con decine di migliaia di giovani, ho visto come sono trascinati dal
Vangelo.
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