movimento dei focolari come rigenerare l`adulto nella fede
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movimento dei focolari come rigenerare l`adulto nella fede
MOVIMENTO DEI FOCOLARI COME RIGENERARE L’ADULTO NELLA FEDE Abbiamo accolto con gioia l’invito a questa tavola rotonda ‐ ‐ per il desiderio che ci anima di vivere e lavorare per la Chiesa perché ci sta a cuore la parola del nostro vescovo Beniamino e per la piena sintonia che abbiamo riscontrato nel leggere la Nota Pastorale “Generare alla vita della fede”. Profonda sintonia con la Chiesa che ha sempre accompagnato il Movimento fin dalla sua nascita e lungo gli anni. Chiara Lubich, la fondatrice andata in Cielo 5 anni fa, aveva sempre davanti a sé il pensiero dei Papi e, come scrisse Papa Benedetto nel messaggio inviato per il suo funerale, ebbe la capacità profetica di intuirlo e attuarlo. Siamo contenti di poter donare qualche aspetto della spiritualità che anima il Movimento dei Focolari, perché la Chiesa rispecchi sempre più lo stile della Comunità descritta negli Atti degli Apostoli. Il Movimento è diffuso in tutto il mondo ed è molto articolato, ma una caratteristica lega i suoi membri: “essere sempre famiglia”, invito che Chiara ci ha rivolto poco prima della sua morte. Si ritiene la data di inizio del Movimento il 7 dicembre 1943, quando Chiara si è consacrata a Dio in una chiesetta di Trento. Lei ha sempre affermato che non pensava certo di fondare un movimento, ma subito alcune giovani l’hanno seguita e ben presto, centinaia di persone di ogni età, condizione e ceto sociale si sono unite a loro. Il 7 dicembre scorso, in occasione del 70° anniversario del Movimento, in un incontro tenuto nella città di Trento, l’attuale Presidente Maria Voce ha detto: “Non interessa tanto che le persone incontrino i Focolarini, bensì che così si imbattano in Dio Amore”. Questo è avvenuto per molti di noi e quando si sperimenta l’amore personale di Dio, si sente il desiderio di annunciarlo e di corrispondere accogliendo e conformando la propria vita alla Sua Volontà. Cercando di vivere con questa adesione, le persone anche di fronte a difficoltà, sofferenze, avvertono “che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” e con questa fede la loro vita si trasforma. 1 Nostra esperienza - Bepi: ricordiamo per esempio, quando siamo stati toccati dal dolore per un gravissimo incidente che ho subito mentre mi recavo a compiere un atto d’amore per un fratello sconosciuto (cercargli un lavoro): il primo pensiero è stato: “Ero nell’amore, resto nell’amore”. Claudia: In rianimazione la prima domanda che mi è venuta spontanea farli è stata: “Credi che Dio ti ama?” Al suo accenno di conferma, ho sentito e gli ho detto, che credendo a questo amore potevamo cominciare una vita nuova. Constatiamo sempre che le persone che incontrano il Movimento avvertono l’esigenza di un rapporto più vivo e partecipe con Gesù e riprendono ad accostarsi alla Confessione e all’Eucaristia. Persone cresciute nell’ambiente della parrocchia e che in seguito l’avevano abbandonata, quando partecipano a qualche manifestazione del Movimento, ritornano rinnovate e rimotivate alla Chiesa, con nuovo amore per lei. Nostra esperienza: siamo cresciuti in famiglie cristiane che ci hanno educato alla fede e alla fiducia nella Chiesa. La parrocchia l’abbiamo sempre sentita come la nostra famiglia allargata. Avevamo un buonissimo rapporto fraterno con il parroco, molti amici con cui condividere i momenti di comunità… Quando abbiamo conosciuto il Movimento del Focolari, abbiamo sentito un respiro più ampio, universale, abbiamo avvertito quel qualcosa che mancava alla nostra anima. Era la presenza di Gesù in mezzo che ci attirava. L’effetto ricevuto dall’incontro con questa spiritualità si manifesta nella consapevolezza del dono del Battesimo, nella gioia per la riscoperta di una fede che motiva la vita e per la possibilità di viverla insieme. Coloro che hanno fatto questa esperienza si sentono chiamati a condividere il dono ricevuto. Parecchi di noi svolgono qualche servizio in Parrocchia: nei Consigli pastorali, nella catechesi, come ministri straordinari della Comunione e in altri ministeri. Cerchiamo di essere strumenti di unità, di tessere legami tra tutti, perché la Chiesa risponda alla sua vocazione di tradurre in terra la vita della Trinità. Da questo rapporto personale con Gesù, ci si scopre figli dell’unico Padre e questo ci spinge a vedere Gesù in ogni persona che ci passa accanto, cercando di amarla come Lui richiede: vedendo Lui nel prossimo, nell’amare tutti (non solo i simpatici o quelli che la pensano come me), amare anche chi non ci capisce, gratuitamente senza aspettarsi il ritorno, anche i nemici,… 2 Bepi esperienza: Lavoravo in una grande fabbrica e pensavo di andare a convertire tutti portando le miei idee: mi sono reso conto che IO dovevo convertirmi e amare disinteressatamente tutti, anche quei compagni difficili, antipatici, scorbutici, per scoprire poi con questo nuovo atteggiamento le sofferenze che scatenavano a volte le loro reazioni violente, vedendo nelle varie situazioni il volto di Gesù in croce che grida il suo abbandono “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” e instaurando molto spesso un dialogo profondo. La caratteristica del Movimento, il suo carisma è l’Unità, quell’unità chiesta da Gesù: “Padre, che tutti siano uno perché il mondo creda”. Per questo ci sentiamo chiamati in modo particolare a vivere il Comandamento che Gesù definisce Suo: “Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”, e per questo a cercare quello che unisce, a non giudicare, a perdere la propria idea… “Meglio il meno perfetto in unità che il più perfetto in disunità” diceva la fondatrice. L’esperienza che anche qui facciamo è che non è importante sostenere la propria idea perché la riteniamo migliore, ma essere pronti a perderla per mettersi in ascolto dell’altro. Se questo si vive nella reciprocità, che presuppone un dialogo e ascolto profondo, sperimentiamo che ne emerge una idea comune, né mia né tua, più condivisa ed efficace. Amore reciproco, “mutua e continua carità” si legge come premessa negli Statuti, essere uniti nell’amore di Gesù che dona la sua presenza in mezzo a noi è fondamento di tutto “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Prima di ogni scelta ha valore la comunione tra noi per attirare la Sua presenza. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete”(Gv 13,35). È una forma oggi sentita di testimonianza di Cristo. L’unità genera Cristo in mezzo a noi, l’unità lo esprime, lo manifesta, lo svela. Il Movimento ha cercato in tutti questi anni di mantener fede a questa presenza di Gesù, del Risorto in mezzo a noi. E noi attribuiamo alla Sua presenza questa diffusione universale del Movimento, è lui che s’è fatto strada, è lui che ha testimoniato il cristianesimo. Vivere e aiutare a vivere in modo che Gesù si renda presente nella collettività. Caratteristica che Benedetto XVI ha sottolineato quando nel suo saluto ai partecipanti di un convegno ha detto: «Siate segno di Cristo Risorto nelle vostre comunità e negli ambienti di vita». 3 Per essere questo segno i membri del Movimento si ritrovano fra loro onde mantenere viva la concordia e muoversi uniti, e si tengono in contatto stretto con l’insieme del Movimento dove trovano ispirazione e sostegno per il loro impegno. Ora che la spiritualità di comunione viene sempre più in rilievo come una necessità per l’intera Chiesa, varie parrocchie invitano membri del Movimento a portare la loro testimonianza e presentare la loro spiritualità alla comunità. L’esperienza di vita che raccontano è accolta con molto interesse e suscita spesso nei partecipanti un impegno più deciso a costruire la fraternità. Per dare un contributo a formare “uomini di comunione”, il Movimento dei focolari offre raduni – Giornate (es. il 26 gennaio), visite a Loppiano, Mariapoli (raduni di più giorni), Congressi per giovani, per famiglie e per comunità parrocchiali – cui possono partecipare anche quelle persone che desiderano conoscere e approfondire questo spirito. Molto importanti sono i dialoghi e i rapporti personali. Siamo consapevoli che “cristiani si diventa” e avvertiamo quindi la necessità di una formazione continua. Partecipiamo agli incontri del movimento perché siamo attratti da Gesù in mezzo e per essere in grado di trasmettere il Vangelo con la testimonianza. Una fonte indispensabile a cui attingere in ogni momento è la Parola di Dio. La pratica, diffusa fin dagli inizi del Movimento, di prendere ogni mese una frase della Scrittura, la Parola di Vita, ci ha aiutati a fare un passo ulteriore: la Parola va messa in pratica. Quando ci troviamo, ci raccontiamo le esperienze fatte vivendola e i frutti di questa vita. Costatiamo che per ognuno, ogni Parola vissuta produce degli effetti che di per sé evangelizzano e stimolano a viverla sempre più. E qui le esperienze sono infinite ma costanti nel verificarsi perché “la Parola produce quanto dice”. Innumerevoli le esperienze. Per esempio “Date e vi sarà dato”: ci siamo ricordati che avevamo messo da parte il corredino delle nostre figlie, un po’ per ricordo e perché avrebbe potuto servire ancora. Ma pensare che altre famiglie ne avevano bisogno subito, lo abbiamo donato tutto. Immediatamente sono cominciati ad arrivare vestiti e oggetti vari per ogni necessità delle nostre figlie. Oppure la bicicletta: allora ne avevo una di vecchia e alla morte di mio papà mi era rimasta la sua quasi nuova, ma che praticamente non usavo mai. Sapendo di un giovane libanese che studiava a Padova, ne necessitava di una, gli ho portato quella di papà. Poco dopo me ne è arrivata un’altra da un parente. 4 DARE: un consiglio, una mano, un sorriso, del tempo… Alla luce delle prime comunità cristiane descritte negli Atti degli Apostoli, ricordo di essere stato colpito dalla comunione dei beni che ho visto vissuta nel Movimento. Non si tratta di rimanere “in ristrettezze, ma di fare uguaglianza” come invita S. Paolo. A seconda della chiamata di ciascuno, consacrati a vita comune, professionisti, operai, famiglie, giovani… mettiamo in comune liberamente quanto abbiamo di nostro: tempo, talenti, soldi, proprietà, ma anche necessità, dolori… perché tutto possa essere condiviso. Le persone sono sensibili e si accorgono di quelli che vivono in questo modo e arrivano a chiedere: “Perché vi comportate così?” È questo il momento di parlare di Dio Amore e di aggiungere “Venite e vedrete!” Abbiamo notato che l’indifferenza religiosa contiene in sé una risorsa perché ci spinge verso una tappa nuova nel cammino della storia: diventare cristiani che incarnano il Vangelo, lo mostrano vivo, mettono in risalto la sua capacità di rendere la Chiesa bella, attraente, dinamica e aperta al mondo per realizzarne l’unità secondo il disegno di Dio. Il primo passo in questa direzione è cercare di diventare noi vangeli vivi ed essere Chiesa che genera la fede come lo esige l’attuale appuntamento con la storia. Ci siamo limitati a qualche accenno riguardo al rapporto con la Chiesa, ma vivere la spiritualità dell’unità ci porta “naturalmente“ verso tutti: in Diocesi abbiamo rapporti di amicizia e stima con persone di altre confessioni cristiane e con i loro sacerdoti e partecipiamo anche ad alcune loro celebrazioni; ci sono bei rapporti nati dall’amore concreto anche con persone di altre religioni e con persone di convinzioni non religiose. Cerchiamo di essere presenti e di immettere la forza trasformante del Vangelo nelle varie realtà sociali e politiche e negli ambienti in cui operiamo. Le persone che si accostano al Movimento e alla Chiesa sono le più varie e con le più diverse situazioni, ma in tutte ci sembra emerga una esigenza di autenticità, di rapporti veri, di fratellanza, di condivisione, di cammino comune. Chiara Lubich, parlando ai vescovi in un raduno del 1991, diceva: “Il movimento è nato con il Vangelo in mano nei rifugi, durante la guerra”. Anche ora viviamo “in tempi di guerra”, le più varie, sperimentiamo che tutto crolla: sicurezze, progetti… e quindi abbiamo la certezza che il Vangelo può dare LA RISPOSTA ad ogni bisogno dell’umanità. Vicenza 25 gennaio 2014 Claudia e Bepi Possia 5