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APPROFONDIMENTI
Luigi Pirandello
Il corvo di Mìzzaro
Autore
Luigi Pirandello
Opera
Il corvo di Mìzzaro, in
Novelle per un anno
Edizione
Meridiani Mondadori,
Questa novella affronta uno dei temi principali della poetica di Luigi Pirandello: le ossessioni che turbano e sconvolgono la mente umana. I personaggi
protagonisti sono un contadino siciliano, Cichè, e un corvo. L’uomo immagina che il corvo lo stia sfidando, perciò gli tende una trappola che però, fatalmente, gli si ritorcerà contro…
Il narratore è esterno.
Milano 1985
TAGS
racconto
lavoro
Pastori sfaccendati, arrampicandosi un giorno su per le balze di Mìzzaro,1 sorpresero nel nido un grosso corvo, che se ne stava pacificamente a covar le uova.
– O babbaccio,2 e che fai? Ma guardate un po’! Le uova cova! Servizio
5
di tua moglie,3 babbaccio!
Non è da credere che il corvo non gridasse le sue ragioni: le gridò, ma
da corvo; e naturalmente non fu inteso. Quei pastori si spassarono a tormentarlo
un’intera giornata; poi uno di loro se lo portò con sé al paese; ma il giorno
dopo, non sapendo che farsene, gli legò per ricordo una campanellina di bron10
zo al collo e lo rimise in libertà:
– Godi!
Che impressione facesse al corvo quel ciondolo sonoro, lo avrà saputo
lui che se lo portava al collo su per il cielo. A giudicare dalle ampie volate a
cui s’abbandonava, pareva se ne beasse, dimentico ormai del nido e della mo- 15
glie.
– Din dindin din dindin...
I contadini, che attendevano4 curvi a lavorare la terra, udendo quello
scampanellìo, si rizzavano sulla vita;5 guardavano di qua, di là, per i piani ster20
minati sotto la gran vampa6 del sole:
– Dove suonano?
Non spirava alito di vento; da qual mai chiesa lontana dunque poteva arrivar loro quello scampanìo festivo?
Tutto potevano immaginarsi, tranne che un corvo sonasse così, per aria.
«Spiriti!» pensò Cichè, che lavorava solo solo in un podere a scavar con- 25
che7 attorno ad alcuni frutici8 di mandorlo per riempirle di concime. E si fece il segno della croce. Perché ci credeva, lui, e come! agli Spiriti. Perfino chia1. balze di Mìzzaro: dirupi dalle
pareti ripide nella zona di
Mìzzaro, località siciliana in
provincia di Agrigento.
2. babbaccio: babbeo, tonto (voce regionale toscana).
3. Servizio di tua moglie: fai
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quello che dovrebbe fare tua
moglie.
4. attendevano: si occupavano.
5. si rizzavano sulla vita: alzavano la schiena, solitamente curva per il lavoro.
6. per i piani… vampa: attraver-
so le ampie pianure senza fine e sotto il calore intenso.
7. conche: solchi.
8. frutici: piante arbustive, in
questo caso giovani mandorli.
Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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mare s’era sentito qualche sera, ritornando tardi dalla campagna, lungo lo
stradone, presso alle Fornaci spente, dove a detta di tutti ci stavano di casa.
Chiamare? E come? Chiamare: «Cichè! Cichè!» così. E i capelli gli s’erano 30
rizzati sotto la berretta.
Ora quello scampanellìo lo aveva udito prima da lontano, poi da vicino,
poi da lontano ancora; e tutt’intorno non c’era anima viva: campagna, alberi
e piante, che non parlavano e non sentivano, che con la loro impassibilità
gli avevano accresciuto lo sgomento. Poi, andato per la colazione che la 35
mattina s’era portata da casa, mezza pagnotta e una cipolla dentro al tascapane9 lasciato insieme con la giacca un buon tratto più là appeso a un ramo
d’olivo, sissignori, la cipolla sì, dentro al tascapane, ma la mezza pagnotta non
ce l’aveva più trovata. E in pochi giorni, tre volte, così.
Non ne disse niente a nessuno, perché sapeva che quando gli Spiriti 40
prendono a bersagliare uno, guaj a lamentarsene: ti ripigliano a comodo10
e te ne fanno di peggio.
– Non mi sento bene, – rispondeva Cichè, la sera ritornando dal lavoro,
alla moglie che gli domandava perché avesse quell’aria da intronato.11
– Mangi però! – gli faceva osservare, poco dopo, la moglie, vedendogli 45
ingollare due e tre scodelle di minestra una dopo l’altra.
– Mangio, già! – masticava Cichè, digiuno dalla mattina e con la rabbia
di non potersi confidare.
Finché per le campagne non si sparse la notizia di quel corvo ladro che
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andava sonando la campanella per il cielo.
Cichè ebbe il torto di non saperne ridere come tutti gli altri contadini, che
se n’erano messi in apprensione.
– Prometto e giuro, – disse, – che gliela farò pagare.
E che fece? Si portò nel tascapane, insieme con la mezza pagnotta e la cipolla, quattro fave secche e quattro gugliate di spago.12 Appena arrivato al 55
podere, tolse all’asino la bardella13 e lo avviò alla costa a mangiar le stoppie
rimaste. Col suo asino Cichè parlava, come sogliono i contadini; e l’asino
rizzando ora questa ora quell’orecchia, di tanto in tanto sbruffava, come
per rispondergli in qualche modo.
– Va’, Ciccio, va’, – gli disse, quel giorno, Cichè. – E sta’ a vedere, ché ci 60
divertiremo!
Forò le fave; le legò alle quattro gugliate di spago attaccate alla bardella,
e le dispose sul tascapane per terra. Poi s’allontanò per mettersi a zappare.
Passò un’ora; ne passarono due. Di tratto in tratto Cichè interrompeva
il lavoro credendo sempre di udire il suono della campanella per aria; ritto 65
sulla vita, tendeva l’orecchio. Niente. E si rimetteva a zappare.
Si fece l’ora della colazione. Perplesso, se andare per il pane o attendere ancora un po’, Cichè alla fine si mosse; ma poi, vedendo così ben dispo9. tascapane: borsa a tracolla
per portare il cibo.
10. ti ripigliano a comodo: ti prendono di mira.
11. intronato: stordito, frastorIl laboratorio del lettore
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nato.
12. quattro gugliate di spago: un
po’ di spago; la “gugliata” è la
quantità di filo che di volta in
volta si infila nell’ago per cu-
cire.
13. bardella: sella larga e imbottita, solitamente di legno.
Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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La concezione pirandelliana
della vita
La concezione di Luigi Pirandello dell’esistenza è
estremamente amara e può
essere sintetizzata in due
fondamentali acquisizioni
concettuali:
a) la negazione del valore
conoscitivo della ragione (e
della scienza);
b) l’idea che non esista una
realtà oggettiva che possa
essere percepita e rappresentata in modo univoco.
Pirandello mostra di avere
una visione relativistica: nelle sue opere rappresenta
una realtà priva di una sua
consistenza oggettiva, una
condizione che riguarda anche l’uomo, la cui identità
si dissolve in mille diverse
parvenze, a seconda dei diversi ruoli che ricopre. È evidente che questo tipo di
concezione comporta l’abbandono di una poetica di
tipo naturalistico, fondata
proprio sulla fiducia nelle
spiegazioni scientifiche del
reale e dei comportamenti
umani. I personaggi pirandelliani sono vittime, spesso ritratte sullo sfondo della Sicilia, e più particolarmente di Agrigento. A differenza però della tradizio-
ne veristica siciliana che mirava a mettere in luce i meccanismi sociali, Pirandello
mira ad altro: attraverso
l’uomo della provincia siciliana, attraverso “l’uomo di
Girgenti” oppresso da una
società retriva, costretto a
muoversi entro pregiudizi
arcaici, insicuro e scettico
per esperienza fallimentare
di secoli, egli rappresenta
la crisi dell’uomo moderno:
la “sicilianità” diventa in Pirandello emblema dell’umanità.
Riduzione e adattamento
da: S. Guglielmino, H. Grosser, I classici del sistema letterario italiano, Principato,
Milano 1995
sta l’insidia14 sul tascapane, non volle guastarla: in quella, intese chiara70
mente un tintinno lontano; levò il capo:
– Eccolo!
E, cheto15 e chinato, col cuore in gola, lasciò il posto e si nascose lontano.
Il corvo però, come se godesse del suono della sua campanella, s’aggi75
rava in alto, in alto, e non calava.
«Forse mi vede», pensò Cichè; e si alzò per nascondersi più lontano.
Ma il corvo seguitò a volare in alto, senza dar segno di voler calare. Cichè aveva fame; ma pur non voleva dargliela vinta. Si rimise a zappare.
Aspetta, aspetta; il corvo, sempre lassù, come se glielo facesse apposta. Affamato, col pane lì a due passi, signori miei, senza poterlo toccare! Si rode- 80
va dentro, Cichè, ma resisteva, stizzito, ostinato.
– Calerai! calerai! Devi aver fame anche tu!
Il corvo, intanto, dal cielo, col suono della campanella, pareva gli rispondesse, dispettoso:
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– Né tu né io! Né tu né io!
Passò così la giornata. Cichè, esasperato, si sfogò con l’asino, rimettendogli la bardella, da cui pendevano, come un festello16 di nuovo genere, le
quattro fave. E, strada facendo, morsi da arrabbiato a quel pane, ch’era stato per tutto il giorno il suo supplizio. A ogni boccone, una mala parola all’indirizzo del corvo: – boja, ladro, traditore – perché non s’era lasciato 90
prendere da lui.
14. l’insidia: la trappola (ai danni del corvo).
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15. cheto: silenzioso.
16. festello: nastro, piccolo or-
namento pendente.
Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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Ma il giorno dopo, gli venne bene.
Preparata l’insidia delle fave, con la stessa cura, s’era messo da poco al
lavoro, allorché intese uno scampanellìo scomposto lì presso e un gracchiar
disperato, tra un furioso sbattito d’ali. Accorse. Il corvo era lì, tenuto per lo 95
spago che gli usciva dal becco e lo strozzava.
– Ah, ci sei caduto? – gli gridò, afferrandolo per le alacce. – Buona, la fava? Ora a me, brutta bestiaccia! Sentirai.
Tagliò lo spago; e, tanto per cominciare, assestò al corvo due pugni in te100
sta.
– Questo per la paura, e questo per i digiuni!
L’asino che se ne stava poco discosto a strappar le stoppie dalla costa, sentendo gracchiare il corvo, aveva preso intanto la fuga, spaventato. Cichè lo
arrestò con la voce; poi da lontano gli mostrò la bestiaccia nera:
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– Eccolo qua, Ciccio! Lo abbiamo! lo abbiamo!
Lo legò per i piedi; lo appese all’albero e tornò al lavoro. Zappando, si
mise a pensare alla rivincita che doveva prendersi. Gli avrebbe spuntate le
ali, perché non potesse più volare; poi lo avrebbe dato in mano ai figliuoli
e agli altri ragazzi del vicinato, perché ne facessero scempio. E tra sé ride110
va.
Venuta la sera, aggiustò la bardella sul dorso dell’asino, tolse il corvo e
lo appese per i piedi al posolino della groppiera;17 cavalcò, e via. La campanella, legata al collo del corvo, si mise allora a tintinnire. L’asino drizzò le
orecchie e s’impuntò.
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– Arrì! – gli gridò Cichè, dando uno strattone alla cavezza.18
E l’asino riprese ad andare, non ben persuaso però di quel suono insolito che accompagnava il suo lento zoccolare sulla polvere dello stradone.
Cichè, andando, pensava che da quel giorno per le campagne nessuno
più avrebbe udito scampanellare in cielo il corvo di Mìzzaro. Lo aveva lì, e
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non dava più segno di vita, ora, la mala bestia.
– Che fai? – gli domandò, voltandosi e dandogli in testa con la cavezza.
– Ti sei addormentato?
Il corvo, alla botta:
– Cràh!
Di botto, a quella vociaccia inaspettata, l’asino si fermò, il collo ritto, le 125
orecchie tese. Cichè scoppiò in una risata.
– Arrì, Ciccio! Che ti spaventi?
E picchiò con la corda l’asino sulle orecchie. Poco dopo, di nuovo, ripeté
al corvo la domanda:
130
– Ti sei addormentato?
E un’altra botta, più forte. Più forte, allora, il corvo:
– Cràh!
Ma questa volta, l’asino spiccò un salto da montone e prese la fuga. Invano Cichè, con tutta la forza delle braccia e delle gambe, cercò di trattenerlo.
17. posolino della groppiera: cinghia che dalla sella scende
lungo la groppa e gira attorIl laboratorio del lettore
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no alla coda dell’animale.
18. cavezza: striscia di cuoio
che, passata intorno al muso
o tra le corna di un animale,
consente di condurlo a mano o di legarlo a qualcosa.
Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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Il corvo, sbattuto in quella corsa furiosa, si diede a gracchiare per dispera- 135
to; ma più gracchiava e più correva l’asino spaventato.
– Cràh! Cràh! Cràh!
Cichè urlava a sua volta, tirava, tirava la cavezza; ma ormai le due bestie
parevano impazzite dal terrore che si incutevano a vicenda, l’una berciando19 e l’altra fuggendo. Sonò per un tratto nella notte la furia di quella cor- 140
sa disperata; poi s’intese un gran tonfo, e più nulla.
Il giorno dopo, Cichè fu trovato in fondo a un burrone, sfracellato, sotto l’asino anch’esso sfracellato: un carnajo che fumava sotto il sole tra un nugolo di mosche.
Il corvo di Mìzzaro, nero nell’azzurro della bella mattinata, sonava di 145
nuovo pei cieli la sua campanella, libero e beato.
19. berciando: gridando con voce sgradevole, strillando.
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Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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Guida alla lettura
Una realtà caotica e minacciosa
La novella si apre con l’immagine di alcuni pastori «sfaccendati» che catturano un corvo e si divertono a fargli del male: «si spassarono a tormentarlo un’intera giornata». Poi, uno di loro, dopo avergli legato un campanellino al collo, lo libera. E così il corvo inizia a svolazzare sulla campagna, facendo suonare il campanello. È estate e non spira un alito di vento; i contadini che lavorano, chini sui
campi, si interrogano sulla possibile provenienza di quel suono. Uno di loro, Cichè, non ha dubbi: sono gli Spiriti, che si manifestano minacciosi. Perciò occorre difendersi, aggredirli prima di diventare un facile bersaglio.
Cichè non racconta alla moglie ciò che gli sta accadendo, né lascia intuire i pensieri malvagi che si accavallano nella sua mente. Nella sua visione distorta, la realtà si presenta come magma caotico, minaccioso. La presenza del corvo è
per lui una provocazione: egli si sente perseguitato non da un semplice animale,
ma da oscure forze negative che è necessario vincere per non morire, uccidere per non essere uccisi.
Una folle sfida
Il personaggio protagonista della novella è Cichè, un contadino siciliano che
vive nell’aspro territorio di Agrigento. Pirandello ne analizza la psicologia mettendone
a nudo l’io più nascosto, scoprendone i lati più oscuri, le contraddizioni più drammatiche.
Una delle sue caratteristiche è la solitudine, presentata nella novella come
elemento che contribuisce alla sua follia e connotata in senso fortemente negativo. Superstizioso, privo di certezze morali e di ideali che guidino le sue azioni, isolato dagli esseri umani, Cichè è ossessionato dalla presenza del corvo, a cui
attribuisce una coscienza, una malvagia volontà persecutoria nei propri confronti. Come dice il narratore, l’uomo ha «il torto di non saperne ridere come tutti gli
altri contadini». Non solo: sentendosi sfidato, Cichè reagisce preparando «l’insidia delle fave», una crudele trappola per catturare l’animale e farne scempio.
Una situazione pirandelliana
Il corvo di Mìzzaro delinea una tipica situazione pirandelliana, vale a dire una condizione esistenziale angosciosa e paradossale. Il personaggio
protagonista, Cichè, intende affermare la propria identità, la propria superiorità
sulla natura, sulla realtà che lo circonda. Egli ha scarsa considerazione di se stesso, e la sua vita appare dolorosamente bloccata. Attraverso i suoi comportamenti egli esprime sofferenza e malessere psichico, una negatività dell’esistenza, una pena incurabile che si identifica con lo stesso essere dell’uomo, un
vivere che in quanto tale è male, aggressività, impossibilità, e in cui non potrà mai
realizzarsi un’esistenza autentica e serena. Nella novella viene inoltre detto chiaramente che l’uomo aveva presentato segni di follia già prima di imbattersi nel
corvo, che però diventa il più potente catalizzatore del suo disagio.
Il finale, come quasi sempre nelle novelle di Pirandello, è tragico. Cichè diventa
vittima della propria follia, del proprio tranello: l’inganno che egli tende all’animale
gli si rivolge contro e lo porta fatalmente alla morte.
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Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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LINK
Le tecniche narrative: il punto di vista
Il discorso narrativo è condotto in terza persona dalla voce di un narratore esterno, cioè che non fa parte della storia e che racconta e commenta vicende a cui non ha direttamente partecipato. Il punto di vista narrativo prevalente è onnisciente, privo di limitazioni.
PUNTO DI VISTA ONNISCIENTE
IL NARRATORE
IL DISCORSO NARRATIVO
È in grado di fornire La novella si apre con la voce di un narratore esterno che racconta l’impresa dei
informazioni su
pastori «sfaccendati» che si arrampicano per le balze di Mìzzaro, e riporta in
tutto e su tutti.
forma di discorso diretto i loro insulti al corvo: «O babbaccio, e che fai?».
Si muove liberaIl narratore vede ciò che fanno e sente ciò che dicono i pastori «sfaccendati»;
mente nel mondo descrive il comportamento del corvo; dà informazioni sul tempo; racconta ciò
rappresentato.
che è accaduto nel passato a Cichè, lungo lo stradone, presso le Fornaci spente
(analessi); entra nella casa di Cichè e riproduce il dialogo fra il contadino e la
moglie; racconta ciò che accade nella drammatica scena conclusiva.
Accede all’interio- Il narratore entra nella “testa” di Cichè e ne rappresenta l’ossessivo mondo inrità dei personaggi, teriore, popolato da fantasmi e paure: «E, cheto e chinato, col cuore in gola, laraccontando anche i sciò il posto e si nascose lontano [...] Il corvo intanto, dal cielo, col suono delle
più reconditi pen- campane, pareva gli rispondesse, dispettoso».
sieri.
In alcune brevi sequenze, però, il narratore si mimetizza ed assume un punto di vista narrativo interno: quello limitato e astioso di Cichè, il quale ritiene il corvo una «bestiaccia» e non un semplice animale.
PUNTO DI VISTA INTERNO
IL NARRATORE
IL DISCORSO NARRATIVO
La voce che racconta è quella del «L’asino che se ne stava poco discosto a strappar le stoppie dalla
narratore esterno: le “valutazioni” costa, sentendo gracchiare il corvo, aveva preso intanto la fuga,
sono invece di Cichè. Gli aggettivi e spaventato. Chicè lo arrestò con la voce: poi da lontano gli moi sostantivi peggiorativi («bestiaccia strò la bestiaccia nera».
nera»; «mala bestia»; «vociaccia»; «Lo aveva lì, e non dava più segno di vita, ora, la mala bestia».
«alacce») esprimono il punto di
«Di botto, a quella vociaccia inaspettata, l’asino si fermò».
vista del contadino.
«gli gridò, afferrandolo per le alacce».
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Pirandello, Il corvo di Mìzzaro
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Attività
Comprendere
e analizzare
1 Contenuti e tecniche. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
a. I personaggi protagonisti del racconto sono due.
b. La storia è ambientata in Sicilia.
c. La voce del narratore è interna.
d. All’inizio della novella il narratore presenta riflessioni e considerazioni
successive ai fatti che verranno narrati.
e. Il narratore è Luigi Pirandello.
f. La vicenda è narrata in terza persona.
g. Cichè è ossessionato dalla presenza del corvo.
V F
V F
V F
V F
V F
V F
V F
2 Chi lo dice? Indica a quale “voce” corrisponde ciascuna delle seguenti battute del testo.
a. r. 00 «O babbaccio, e che fai?»
l La moglie di Cichè l Il narratore
l Uno dei pastori
b. r. 00 «Calerai! calerai! Devi aver fame anche tu!»
l Cichè
l Il narratore
l Uno dei pastori
c. r. 00 «Affamato, col pane lì a due passi, signori miei, senza poterlo toccare!»
l La moglie di Cichè l Il narratore
l Luigi Pirandello
3 L’evento misterioso. Rispondi a queste domande, relative alla parte iniziale
della novella.
a. Chi mette il campanellino al corvo?
b. Perché Cichè quando sente il suono del campanellino si spaventa? Quali
presenze immateriali teme?
c. Che cosa accade quando, all’ora di colazione, Cichè guarda nel tascapane?
d. Tornato a casa, Cichè non racconta nulla alla moglie: come mai?
4 La folle sfida. Procedi nell’analisi rispondendo a queste domande relative al-
la seconda parte della novella.
a. Quando per le campagne si sparge la voce che c’è un corvo ladro con un
campanellino al collo, come reagisce Cichè? Quale trappola prepara?
b. Il primo giorno, la trappola non funziona: perché? Come reagisce Cichè?
c. Il secondo giorno, la trappola funziona: che cosa accade al corvo?
d. Venuta la sera, Cichè si avvia verso casa: come si comportano l’asino e il corvo?
e. Come si conclude la folle corsa finale?
5 Il corvo. La novella si chiude con l’immagine del corvo che vola per i cieli «libero e beato». Secondo te, perché il corvo rubava il pane a Cichè?
l Perché voleva spaventare il contadino, vendicandosi così della propria
sorte.
l Perché aveva fame, ed era guidato dal proprio istinto di animale.
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6 Cichè/Il corvo. Il ruolo di Cichè è quello di personaggio principale della no-
vella. Qual è il ruolo del corvo?
l Il corvo è l’antagonista di Cichè: il suo scopo è uccidere il contadino; per
questo dopo essere stato catturato bercia, così che l’asino impazzisca dal
terrore e precipiti nel burrone, sfracellandosi insieme al suo padrone.
l Il corvo è anch’esso un personaggio principale: si terrorizza e bercia perché Cichè lo picchia con la cavezza; è il contadino che, in preda a una follia ossessiva, lo identifica come antagonista attribuendogli una malvagità
che invece è dentro il proprio cuore.
7 Chi è? Indica quale ruolo ricopre ciascuno dei personaggi qui elencati. Distingui fra personaggi secondari (contribuiscono anch’essi allo sviluppo dell’azione?) e semplici personaggi di sfondo (la loro presenza è ininfluente sullo
sviluppo della storia?).
a. I pastori sfaccendati che catturano il corvo
l sono personaggi secondari.
l sono personaggi di sfondo.
b. La moglie di Cichè
l è un personaggio secondario.
l è un personaggio di sfondo.
c. I contadini, compaesani di Cichè
l sono personaggi secondari.
l sono personaggi di sfondo.
d. L’asino Ciccio
l è un personaggio secondario.
l è un personaggio di sfondo.
8 Il nemico. Leggi attentamente questa espressione, in cui il corvo appare umanizzato: «Lo legò per i piedi; lo appese all’albero...». Secondo te, riferirsi a un
animale parlando di «piedi» e non di “zampe” è una svista? Oppure potrebbe invece essere una scelta voluta, mirata a lasciare intravedere il mondo interiore del
personaggio protagonista? Motiva la tua risposta.
9 I temi. Il titolo della novella non è connotato, non preannuncia il tema che ver-
rà svolto. Scegli tu un nuovo titolo: scorri il seguente elenco sovrabbondante e indica quale, fra i seguenti titoli, esprime con chiarezza il tema centrale della novella. Motiva la tua risposta.
l Il rapporto uomo-natura. l La superstizione. l Storia di un’ossessione.
l Storia di un corvo. l Storia di Cichè. l Storia di un animale maltrattato.
10 Le tecniche. Il discorso narrativo segue l’ordine logico-cronologico con cui
egli eventi si svolgono nel tempo, con due eccezioni. Individua e distingui nel testo le seguenti brevi sequenze.
a. La sequenza relativa al passato (analessi): là dove viene rievocato quando Cichè, lungo lo stradone presso le Fornaci spente, si era sentito chiamare dagli
spiriti.
b. La sequenza relativa al futuro (prolessi): dopo aver catturato il corvo, Cichè
riprende il proprio lavoro di contadino e, mentre zappa, progetta una crudele
rivincita nei confronti del corvo.
11 Il punto di vista. Individua ed evidenzia nella novella una o due frasi in cui
risulti con chiarezza un punto di vista narrativo onnisciente. Quindi, motiva la
tua scelta.
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12 Il linguaggio. Ti proponiamo alcune frasi tratte dal racconto: indica il signi-
ficato corretto di ciascuna parola o espressione qui evidenziata scegliendo fra le
tre alternative.
a. «...e tutt’intorno non c’era anima viva: campagna, alberi e piante, che non
parlavano e non sentivano, che con la loro impassibilità gli avevano accresciuto
lo sgomento».
l ardimento.
l turbamento.
l baldanza.
b. «Cichè ebbe il torto di non saperne ridere come tutti gli altri contadini, che
se n’erano messi in apprensione».
l che si erano inquietati, perché avevano percepito lo scampanellìo come un
pericolo.
l che erano stati messi in ansia dal continuo svolazzare del corvo ladro sui vigneti e i frutteti.
l che se ne avevano avuto a male.
c. «...e l’asino rizzando ora questa ora quell’orecchia, di tanto in tanto sbruffava,
come per rispondergli in qualche modo».
l faceva lo sbruffone. l gettava buffi di fumo. l soffiava forte.
Spunti per...
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13 Scrivere. Riassumi la novella Il corvo di Mìzzaro (10-15 righe) e inquadrane
i temi anche in relazione alla concezione pirandelliana della vita (vedi LINK).
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