Di Petronio (? - 66 d.C.) non si sa nulla direttamente della vita e

Transcript

Di Petronio (? - 66 d.C.) non si sa nulla direttamente della vita e
Di Petronio (? - 66 d.C.) non si sa nulla direttamente della vita e della personalità, ma la critica è praticamente
unanime nell'identificare l'autore del Satyricon con il Petronius Arbiter descritto da Tacito negli Annali, che fu un
politico accorto, proconsole in Bitinia e console verso il 62. Fu famoso presso la corte di Nerone soprattutto come
intellettuale ed esteta raffinatissimo, elegantiae arbiter (arbitro di eleganza). Sempre secondo Tacito, egli fu all'inizio
amico di Nerone, poi cadde in disgrazia e, per evitare la condanna, si suicidò a Cuma tagliandosi le vene e
continuando a conversare con gli amici durante un banchetto allietato da frivoli canti, in modo quindi del tutto
opposto alle tragiche morti di altri oppositori di Nerone, primo fra tutti Seneca. Tacito non fa menzione della sua
attività letteraria; ma la raffinatezza intellettuale del personaggio, la sua spregiudicatezza e stravaganza comunque
ben si accordano con quella dell'autore del Satyricon.
Satyricon Del romanzo, che ci è pervenuto lacunoso, resta una lunga sezione che occupava, secondo i codici antichi, i
libri 14-16 (in 141 capitoli) che, pertanto, rappresenterebbero solo una piccola parte dell'opera. Vi sono compresi
anche alcuni inserti novellistici - il lupo mannaro, il fanciullo di Pergamo, la matrona di Efeso - e alcuni brani di
poesia, i più estesi dei quali sono un Bellum civile di 295 esametri, che richiama l'opera omonima di Lucano, e una
Troiae halosis (Presa di Troia), di 65 trimetri giambici, che forse fanno il verso al poema sulla caduta di Troia cantato
da Nerone.
L'opera pone numerosi problemi che hanno portato la critica a posizioni contrapposte: per i “separatisti” la data di
composizione si collocata nel sec. III d.C., epoca in cui inizia a essere citata; ciò implica che l'autore e il personaggio
che conosciamo non possano essere la stessa persona. Questa tesi è sostenuta sulla base di ragioni linguistiche, in
quanto il latino del Satyricon sarebbe più tardo rispetto a quello del I secolo. In realtà si può notare che il livello
linguistico varia nel romanzo a seconda delle situazioni. Al contrario, gli “unionisti” identificano il Petronio tacitiano
con l'autore. A sostenere questa ipotesi vi sono ragioni storico-economiche e linguistico-letterarie.
La trama
Il giovane Encolpio, colto, dotato di raffinato senso estetico e di ironico distacco, narra in prima persona le sue avventure durante i
vagabondaggi nelle città dell'Italia meridionale, vivendo di espedienti, ruberie e pranzi scroccati. Suo compagno è l'adolescente Gitone, del quale è
innamorato; ai due si affianca nella prima parte del racconto Ascilto, a sua volta attratto da Gitone. L'azione ha inizio nel portico della scuola di
retorica dove Encolpio discute con il retore Agamennone sulle cause della decadenza dell'oratoria ma, accortosi della mancanza di Ascilto si
allontana a cercarlo nel labirinto cittadino; alla fine si ritrovano e tra loro scoppia una lite. Successivamente l'azione si sposta: barattano un mantello
rubato con una tunica nella quale sono cuciti dei denari; accusati dalla corrotta sacerdotessa Quartilla di aver profanato un sacrificio a Priapo,
sono sottoposti a innumerevoli torture erotiche. Partecipano quindi alla cena, offerta dal ricchissimo liberto Trimalchione, con altri nuovi arricchiti
e parassiti: nel suo palazzo arredato in modo grottescamente sfarzoso, vengono servite innumerevoli portate, descritte minuziosamente. In questa
ostentatamente lussuosa gozzoviglia domina la figura del padrone di casa, Trimalchione, ignorante e rozzo che si atteggia a persona istruita. La
scena culmina con la parodia dei funerali di Trimalchione, che per il chiasso fa accorrere i vigili di quartiere. Nella confusione generale, i tre
compagni si allontanano e riparano in una locanda dove litigano. Lasciato solo, Encolpio trova un nuovo compagno nel poeta vagabondo
Eumolpo, un personaggio, sudicio ma geniale, che recita una sua composizione sulla distruzione di Troia. Gitone si riunisce a loro, ma si rinnovano
le liti furibonde e le scene di gelosia. I tre si imbarcano infine sulla nave di Lica e dell'amante Trifena, ma scoppia una furibonda rissa tra Encolpio e
Gitone. La pace torna per merito di Eumolpo, che racconta la novella della Matrona di Efeso, una piccante parodia dei propositi di castità delle
vedove. Una tempesta fa naufragare la nave: Lica muore, Trifena si salva su una barca e i tre avventurieri sono gettati su una spiaggia vicino a
Crotone.
L'ultima parte del testo è la più lacunosa. In città pullulano i cacciatori di testamenti e i cittadini sembrano appartenere a due categorie, gli
imbroglioni e gli imbrogliati. Per questo Eumolpo, dopo aver recitato un poemetto sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo, si finge ricco e ammalato
per sfruttare l'avidità dei crotonesi. Encolpio è adescato dalla bella e ricca Circe, ma diviene impotente per l'ira del dio Priapo (non si sa perché) e
guarisce soltanto per intervento di Mercurio, mentre Eumolpo, per sfuggire ai cacciatori di dote, tra cui la matrona Filomena, detta un testamento
secondo il quale soltanto coloro che mangeranno il suo cadavere potranno ereditare i suoi beni.
Le caratteristiche La parte pervenuta del Satyricon (forse quella conclusiva) ha una trama estremamente complessa,
una successione di tante scene apparentemente autonome, ma legate tra loro dal filo conduttore rappresentato dal
protagonista-narratore, Encolpio. È un insieme di vicende stravaganti, avventure di ogni genere, pratiche magiche,
racconti fiabeschi, storie d'amore che fanno capo a vagabondi cinici e senza scrupoli, bramosi solo di godersi la vita.
Il Satyricon è il primo esempio di romanzo della romanità che, per la mescolanza di prosa e versi, si riallaccia alla
satira menippea, di cui sembra un'evoluzione. Sono presenti anche cinque fabulae milesiae nonché parodie del
poema di Lucano e dello stile virgiliano. Il Satyricon è anche la parodia del poema epico per i temi del viaggio
(per la ricerca di una fortuna migliore che aiuti i protagonisti nella loro vita di perdigiorno) e dell'ira divina (di
Priapo, dio della sessualità maschile). Infine possiamo considerarlo una parodia del romanzo stesso poiché non
narra la storia di due innamorati, un ragazzo e una ragazza, messi alla prova dalla sorte bensì narra di un amore
omosessuale con un'esasperata componente carnale che caratterizza anche i rapporti eterosessuali.
L'originalità di Petronio sta nel rappresentare una visione complessiva del reale, e non solo frammenti di vita
quotidiana, con uno sguardo ironico e beffardo, senza dare un giudizio morale, come fanno i poeti satirici.
L'episodio più esteso, originale e famoso della Cena di Trimalchione, illustra in 52 capitoli con distaccata ironia il
contesto sociale delle classi emergenti dei nuovi ricchi, con la volgarità dello loro idee e del loro linguaggio.
L'autore offre un quadro straordinariamente acuto e ricco della società del tempo, corrotta, cinica e avida,
soprattutto del sottofondo umile e laido che fermenta sotto gli orpelli della ricchezza e della potenza, presentando
lucidamente un'epoca torbida in cui già affiorano i germi della decadenza.
Il carattere realistico si ritrova anche nel linguaggio: il Satyricon si segnala per la varietà dei registri espressivi e per
le connessioni col parlato. I personaggi si esprimono come nella realtà, i più dotti - Encolpio, Gitone, Eumolpo usano una lingua viva, conforme alle regole linguistiche, mentre i più umili, come i liberti, usano un idioma ben
diverso da quello letterario, con volgarismi, imprecazioni e con errori grammaticali e sintattici di tipo popolaresco.
Inoltre i personaggi usano un linguaggio a seconda della situazione: per esempio, Encolpio ed Eumolpo passano
indifferentemente da volgarismi a declamazioni raffinate e classicheggianti. Petronio è uno sperimentatore: il suo
impasto linguistico è una creazione geniale e anche sotto questo aspetto l'opera costituisce un testo unico in tutta la
letteratura latina.