lettera del 13 marzo 2016 - Frati Cappuccini Italiani

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lettera del 13 marzo 2016 - Frati Cappuccini Italiani
 Lettera circolare n° 21/2016 A tutti i frati cappuccini della Provincia d’Abruzzo Loro sedi Fratelli cari, Porto ancora negli occhi della mente e del cuore la bella esperienza dell’incontro avvenuto a Roma il 9 febbraio con papa Francesco per il giubileo dei Cappuccini e, risuona ancora vivo il suo invito a proseguire nel solco della nostra tradizione: “una tradizione di perdono, di dare perdono”; anzi, ha puntualizzato ancora il papa: “siate grandi perdonatori”. Credo che l’insistente ritorno del tema della misericordia in questo tempo di Quaresima e dell’anno giubilare, se da una parte può farci correre il rischio di inflazionare i nostri stessi discorsi o le omelie domenicali, dall’altra può servirci ad approfondire il suo significato per ciò che riguarda non solo le relazioni con Dio, ma anche quelle con noi stessi, con gli altri e con il mondo. Un modo per scendere nel profondo di questo discorso forse potrebbe consistere nel prendere sul serio il comparativo di uguaglianza utilizzato da Gesù: misericordiosi “come” il Padre. Nell’insegnamento di Gesù, infatti, quel “come” stabilisce sia la modalità che la misura della misericordia, che noi francescani troviamo ben attualizzato in San Francesco d’Assisi. Voglio trattenermi brevemente con voi su alcuni versetti del cap. V di Matteo per cogliere la novità e il valore rivoluzionario del messaggio di Gesù. [38]Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; [39] ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; [40]e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. [41]E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. I versetti in questione non descrivono certo il momento felice di una relazione, quando cioè siamo spinti a compiere spontaneamente gesti di generosità, ma al contrario individuano il momento esigente e difficile della relazione che viene a determinarsi nel momento del contrasto, o addirittura dell’offesa, della pretesa e del sopruso che istintivamente spingono all’autodifesa e alla violenza. I tre versetti in questione costituiscono davvero un’innovazione rispetto ai paradigmi umani nella gestione del conflitto perché prospettano un genere di risposta improntata al perdono e alla gratuità che sono frutto di una grande libertà interiore e di una statura morale di qualità che è frutto della Grazia. Indubbiamente descrivono il modo di agire di Gesù e del Padre Suo, ma dal momento che siamo stati invitati ad essere misericordiosi come il Padre, quel “come” interroga anche il nostro pensare e di conseguenza il nostro agire rispetto a quanti riteniamo causa del nostro male. In primo luogo siamo invitati a rimettere in discussione il fatto che il problema non dipende dagli altri, perché esiste la possibilità di decidere il proprio posto nella relazione, anche di quella violenta, tanto che può esserci l’alternativa di porgere l’altra guancia. La guancia è una parte del volto che sappiamo quanto ci identifica come persona. Se mostrare la guancia percossa vuol dire rimettere l’altro continuamente di fronte al male compiuto, porgendo la guancia illesa si vorrà esprimere non tanto un atteggiamento spavaldo di sfida quanto la disponibilità a rigenerare il rapporto troncando così alla radice la logica naturale della vendetta con il principio nuovo della gratuità: infatti se ami quelli che ti amano che merito ne avresti? Il Padre nei nostri riguardi agisce sempre così: mentre noi offriamo solo miseria, Egli offre cuore e amore in una continuità incessante e inesauribile che riapre e sana i rapporti interrotti e infranti. Il discorso evangelico assume a questo punto toni ancora più impegnativi quando in un crescente di situazioni, descrive l’attentato al diritto naturale di possedere dei beni. Il mantello nella logica evangelica vuole esprimere la parte più esterna ed esteriore al corpo, mentre la tunica rivela la nostra dignità personale, quella più intima ed inviolabile. Se la richiesta del mantello da parte dell’avversario può costituire un attacco ai propri beni materiali, il dono volontario della tunica costituisce invece un libero esproprio di sé proprio come ha fatto Gesù, il quale ha messo il suo corpo volontariamente nelle mani dei suoi uccisori: nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso. Se inizialmente la spirale della violenza era stata arginata e disciplinata col ripagare il torto subito con la stessa misura, ora Gesù va ben al di la della misura giusta e ragionevole della legge del taglione, perché invita addirittura a non opporsi al malvagio ovvero a rinunciare del tutto alla logica della violenza. Se nel tiro alla fune, infatti, vince chi oppone più resistenza e forza all’avversario, nell’ottica evangelica vince chi non cede alla logica del più forte e decide di non subire ma di dirigere le cose. Gesù dimostra come sia possibile non subire il sopruso andando al di la di quanto richiesto, con un di più di se stesso dimostra di saper dirigere la sua libertà nella direzione del dono. Spingendosi al di la della misura imposta va al di la del condizionamento superandolo con il surplus del dono. Proprio perché Dio è libero da qualsiasi condizionamento, rimane fedele alla sua alleanza per sempre e continua a far piovere e a far risplendere il sole sui giusti e sugli ingiusti! Queste luci che promanano dal Vangelo tornano ad essere in tutta la loro freschezza dei percorsi di vita che ci conducono pian piano ad approfondire la capacità di fare delle nostre vite un dono, superando il limite imposto dai condizionamenti con la logica di una gratuità decisa e gestita nella libertà. Certo tutto questo, mi direte chi riesce a farlo? È dono, ma è anche compito! Cerchiamo allora quanto meno di rimuovere gli ostacoli alla Grazia del Signore Gesù che vuole renderci misericordiosi “come” il Padre! In questo sguardo di misericordia vorrei ricomprendere anche l’iniziativa del Consiglio provinciale di affidare il Convento di Campli alla casa famiglia Manuela della Comunità papa Giovanni XXIII, perché la percepiamo come opera di misericordia della fraternità provinciale. Sarei contento se avvertissimo che questo non consiste soltanto nella semplice destinazione d’uso diversa di un bene diventato ormai oneroso per la Provincia, ma come un dono offerto a chi a sua volta ha fatto della propria vita un dono per gli altri. Claudia e Gioacchino – questi i nomi dei coniugi della Casa famiglia Manuela – si sono fatti carico di sette figli sventurati, che a motivo delle ferite sofferte, hanno bisogno dell’amore gratuito di una mamma e di un papà per guarire e vivere rinnovati. Il Vescovo Seccia per questo tempo di Quaresima ha indetto nella propria diocesi una colletta per contribuire ai lavori di ristrutturazione di cui necessita il convento per ospitare la nuova famiglia; a tal proposito mi chiedo se non sia significativo anche da parte della fraternità provinciale devolvere quanto abbiamo sottratto alla nostra mensa durante questa Quaresima per questo fine di carità. Lascio a ciascuna fraternità la discrezionalità di aderire o meno all’iniziativa, ma potrebbe essere un modo bello per celebrare l’anno della misericordia! Per concludere, vorrei invitare tutti al rendimento di grazie a Dio per la fedeltà dei nostri fratelli Germano, Luciano, Bonaventura, Vito ed Eugenio che celebreranno nei prossimi giorni il giubileo sacerdotale. È un traguardo importante per loro, ma anche per noi è una gioia grande averl fratelli e compagni di viaggio. Sono al corrente dei festeggiamenti organizzati da p. Eugenio il prossimo 19 marzo a Vasto Incoronata, ma vorrei che nel Capitolo provinciale riservassimo una celebrazione ad hoc per festeggiarli tutti insieme. Aggiungo a questo ricordo anche il giubileo di professione religiosa di Orazio, Tonino, Luigi e del sottoscritto che nell’arco di quest’anno rendono grazie a Dio per i primi 25 anni di vita religiosa. Queste ricorrenze anticipano la gioia della Pasqua, la gioia del Signore presente tra noi ci rigenera con il perdono, la gratuità del suo amore e il dono della libertà frutto del suo sacrificio e della sua vittoria sulla morte e sul peccato. Buona Pasqua fratelli! Nell’attesa d’incontrarvi prossimamente a Manoppello saluto tutti e ciascuno con fraterno affetto. L’Aquila, 13 marzo 2016 V domenica di Quaresima fra Carmine Ranieri ____________________________ vostro Ministro e servo Comunicazioni Ø Vengo a ricordarvi che il giorno 16 marzo è previsto l’incontro interobbedienziale delle famiglie francescane d’Abruzzo a Manoppello per vivere insieme la riflessione e la preghiera animata da p. Antonio Iosue OFM.Conv. Pur cogliendo la oggettiva difficoltà a rendersi presenti alle varie iniziative tengo a sottolineare che è l’unico momento che ci permette di ritrovarci insieme come famiglia del Prim’Ordine. Ø L’incontro del 21 marzo ci ritroviamo per il nostro ultimo incontro di formazione permanente con don Beppe Roggia. L’Incontro si svolgerà a Manoppello a cominciare dalle ore 10,00. Questo momento è importante perché in esso sarà presentato un piccolo progetto da parte del gruppo dell’“Osservatorio” da discutere insieme per portarlo al Capitolo provinciale. Ø Entro il 21 marzo vi prego di comunicare le adesioni all’iniziativa del 30 aprile p.v. che si svolgerà al convento di v. Veneto in Roma. Nel V centenario della nascita di San Felice è stata indetta una giornata di spiritualità dei fratelli laici. Nella busta trovate il programma. Ho incaricato fra Nello Grego di coordinare il gruppo della nostra Provincia. Ø Nell’invio della precedente lettera circolare sulla Ratio formationis del Ministro generale ho dimenticato di accludere il questionario menzionato. Vi pregherei di far pervenire le vostre risposte presso la Curia provinciale entro e non oltre il 30 aprile c.a. Decideranno i rispettivi guardiani come organizzare la risposta ai questionari, ovvero se in capitolo locale oppure individualmente. Ø Vengo a chiedere la carità di redigere le relazioni per il Capitolo provinciale ai responsabili dei segretariati, all’incaricato del servizio Missioni (Giustizia e pace); al Vice postulatore e al Direttore dell’Istituto San Francesco. Ø Ai guardianie agli economi locali chiedo la carità di chiudere i conti della fraternità e il registro delle sante Messe al 31 marzo 2016. Ø Comunico che don Saverio Papicchio, ospite della fraternità di Giulianova per l’accoglienza vocazionale sarà trasferito la settimana dopo Pasqua nella fraternità di Vasto Incoronata, al fine di conoscere altri luoghi della Provincia.