Simon Bolivar: El Libertador.

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Simon Bolivar: El Libertador.
Simon Bolivar: El Libertador.
Anche il Sud America ha avuto il suo Garibaldi, ben prima dell'eroismo di
quest'ultimo contro l'Impero del Brasile e per la liberazione dell'Uruguay.
Stiamo parlando di Simon Bolivar, il Libertador, ovvero di colui il quale – in
epoca Romantica, ovvero agli inizi dell'Ottocento - contribuì all'indipendenza
di gran parte dell'America Latina dal giogo spagnolo e fu Presidente delle
Repubbliche di Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù. Fu il
15 agosto del 1805 che Bolivar – ventiduenne - giurò solennemente, a Roma,
sul Monte Aventino (o Monte Sacro) e pronunciò le seguenti parole: Giuro
per il Dio dei miei genitori, giuro per il mio onore e per la mia Patria, che
non darò riposo al mio braccio né pace alla mia anima finché non avrò rotto
le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo.
E, a vent'anni da quel giuramento, l'Impero spagnolo crollò.
Simon Bolivar nacque in una famiglia agiata, di possidenti terrieri, temprato sin da ragazzino dal
fuoco della ribellione contro l'oppressione. A ciò contribuì anche il suo precettore - Simon
Rodriguez – libero pensatore e figlio dell'Illuminismo, il quale fu anche cospiratore contro l'Impero
di Spagna che occupava la terra di Venezuela e gran parte dell'America Latina.
Bolivar non fu uno studente modello, purtuttavia diventò presto un valente combattente e
spadaccino. Si sposò molto giovane con Maria Teresa Rodriguez del Toro, la quale contrasse la
febbre gialla e morì presto, lasciandolo vedovo a soli vent'anni.
Simon Bolivar viaggiò molto in Europa ed anche a causa della sofferenza per la perdita prematura
della moglie il suo spirito ribelle crescerà sempre più. Fu in questo contesto che il futuro El
Libertador pronuncerà quel fatidico giuramento a Roma, sul Monte Aventino.
Fu così che inizierà la sua avventura di combattente per la libertà e l'emancipazione del suo popolo
ed iniziò così ad organizzare il suo esercito di liberazione contro gli spagnoli, i quali saranno alleati
di Napoleone, considerato da Bolivar un traditore degli ideali di Libertà, Eguaglianza e Fratellanza
propugnati dalla Rivoluzione Francese.
Bolivar, in quegli anni, a Parigi, entrò in Massoneria e divenne, nel 1806, Gran Maestro della
Loggia Madre di San Alessandro di Scozia all'Oriente di Parigi.
Forte dei suoi principi libertari, l'anno seguente, rientrò in Venezuela e da allora inizierà quella
rivoluzione che porterà, nel corso degli anni – dal 1811 sino al 1830 – all'indipendenza di gran parte
dell'America Latina ed alla proclamazione delle Repubbliche di Venezuela, Colombia, Perù e
Bolivia (così chiamata in suo onore).
Nel 1812 Simon Bolivar scrisse il “Manifesto di Cartagena” in cui analizzò le prime sconfitte che
portarono alla caduta della Prima Repubblica del Venezuela (1810 – 1812); mentre nel 1815 con la
“Carta de Jamaica” gettò le basi per il suo progetto di emancipazione sociale dell'America del Sud,
fondato su principi repubblicani, libertari, anti-imperialisti ed egalitari. Principi, peraltro, validi
tutt'oggi, come validi sono stati i principi enunciati nella nostra Italia da personalità quali Giuseppe
Mazzini e Giuseppe Garibaldi, i quali contribuirono alla fondazione della Prima Internazionale dei
Lavoratori nel 1864.
Come Presidente della Repubblica di Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù,
Bolivar abolì la schiavitù, confiscò le terre ai possidenti e le ridistribuì agli indigeni, costruì istituti e
scuole per donne, bambini indigeni e figli degli schiavi. Le azioni militari che realizzò, in sostanza,
spianarono la strada all'emancipazione sociale.
Fu un peccato, purtuttavia, che il progetto di Bolivar per l'integrazione e l'unità dell'America Latina
sfumò ben presto e ciò portò - nei decenni successivi alla sua morte (1830) - al saccheggio delle
terre latinoamericane da parte degli Stati Uniti d'America, i quali sin da allora rinnegarono i principi
di libertà ed emancipazione propugnati dal loro Padre fondatore, ovvero da George Washington e
dal Marchese de Lafayette (che tanto aveva fatto per la causa statunitense ai tempi della Guerra
d'Indipendenza), il quale peraltro fu amico personale e Fratello - in senso massonico - di Bolivar. In
questo senso Bolivar scrisse: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a riempire
l'America di miseria in nome della Libertà”.
Si pensi peraltro che il figlio di Washington – George Washington Parke Curtis – fece avere in dono
a Bolivar, nel 1826, il medaglione del padre, in segno di ammirazione e comunanza ideale. Ah, se i
principi di Libertà, Fratellanza e Uguaglianza propugnati da Washington, Lafayette e Bolivar
avessero prevalso sul saccheggio e sull'imperialismo, come sarebbero andate diversamente le cose e
come i popoli sarebbero potuti crescere in spirito d'armonia e fratellanza !
Fu fra il 1825 ed il 1830 che il progetto di Simon Bolivar si frantumò definitivamente a causa del
fatto che le terre che aveva liberato finirono presto nelle mani degli olgarchi e dei ricchi proprietari
terrieri, i quali aprirono alla prima ondata di imperialismo nordamericano.
El Libertador morì nel 1830, a soli 47 anni, completamente povero ed il suo corpo fu coperto da una
semplice camicia presa in prestito, in quanto quella che possedeva era ormai ridotta in brandelli.
Anche Bolivar, come Garibaldi e Mazzini, fu un eroe sconfitto, nonostante le imprese eroiche
compiute in vita, solo per amore del popolo e della libertà. Purtuttavia il suo esempio è tutt'ora vivo
nel cuore di chi lo ha amato.
In Italia è edito dalla casa editrice Mimesis, un bellissimo libro che raccoglie gli scritti ed i discorsi
più importanti di Simon Bolivar, dal titolo “La rivoluzione latinoamericana” (titolo originario:
“Simon Bolivar: The Bolivarian Revolution by Hogo Chavez”). E' curato dall'ex Presidente
venezuelano Hugo Chavez – deceduto nel 2013 - e che a Bolivar ispirò il suo Movimento Quinta
Repubblica ed il successivo Partito Socialista Unito del Venezuela. L'edizione italiana è tradotta da
Donatella Caristina.
E' un saggio che io definisco fondamentale per comprendere la figura di Bolivar, così poco
conosciuta nel nostro Paese, ma così vicina agli ideali mazziniani e garibaldini. Un saggio che
evidenzia lo spirito libertario di Simon Bolivar attraverso la sua stessa voce. I suoi proclami, i
discorsi pubblici, le lettere che scrisse alle personalità europee ed americane con cui era in contatto
all'epoca, i passi salienti del “Manifesto di Cartagena” e della “Carta de Jamaica”. Una raccolta di
scritti politici dell'epoca romantica, ma che sono oggi attualissimi, specie in questi decenni di
profonda crisi economica, sociale, umana.
L'unica pecca del volume, se proprio debbo dire, è che la copertina reca l'immagine del Presidente
Hugo Chavez e non quella del Libertador Bolivar, il quale, a parer mio, merita di essere raffigurato,
essendo il vero protagonista del volume e, soprattutto, della Storia dell'America Latina e del Secolo
Romantico.
A parte ciò “La rivoluzione latinoamericana” è un volume che non può mancare nella libreria di
ogni sano attivista per le libertà e di ogni ricercatore storico che vuole comprendere la realtà di oggi
attraverso lo sguardo di chi la Storia ha saputo anticiparla, al fine di gettare le basi per una
dimensione diversa, libertaria ed umanitaria.
Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it