AM Underground N.2 Novembre

Transcript

AM Underground N.2 Novembre
Liceo Linguistico, Sociopsicopedagogico, delle Scienze Umane e Musicale
“Alessandro Manzoni” di Varese.
Anno scolastico 2013/2014.
WAIT, WHAT’S IN HERE?
La redazione e l’editoriale
Brand New Eyes
Keep Calm and Dream On!
Il Diario di Bridget Jones
And Somehow Now You’re Everybody’s Fool
Everybody Loves Music
Skinny Love
Fluorescent Adolescent
Naturalmente Umani
Let’s Read, Let’s Dream!
Dear Diary
Scusate Se Mi Intrometto
La Posta del Cuore
Le Domande Essenziali Irrisolvibili
Horroroscopo
pag. 3
pag. 4
pag. 7
pag. 9
pag. 11
pag. 13
pag. 15
pag. 16
pag. 17
pag. 20
pag. 22
pag. 25
pag. 28
pag. 29
pag. 32
2
gliose: so che non ve lo aspettereste, ma
le brillanti menti della nostra redazione
hanno deciso di dare in adozione i loro
Monica Lucioni aka LaLucions
bambini (televideo per persone con una
Irene Scavello aka shiveredbones
mente lineare: bambini sta per articoli) a
Alessandra Pelozzi aka dandelion
un sito chiamato “l’obiettivo”.
Chiara Caliolo aka Tali
L’obiettivo è un progetto che, oltre ad
Chiara Ricci aka Picci
avermi fatto scoprire che la parola “obiDenise Dengo aka Deny
ettivo” ha una sola B, riunisce quattro
Denys Guante aka Lucia Bonbon
diversi licei di Varese (il Manzoni, il
Barbara Talarico aka Babi
Cairoli, il Ferraris e il Sacro Monte) con
Giada Romeo aka Romy
l’idea di fare del giornalismo scolastico
Giorgia Barbieri aka Jo
un mezzo per favorire l’informazione a
Gloria Longhini aka Glo
livello studentesco e di creare una piatHolly
taforma di scambio attivo di opinioni e
Houda Latrech aka Nour
notizie. Questo fantastico e magico sito
LaDidoné
ha più sezioni: una legata alla vita delle
Letizia Giamporcaro aka Tita
nostre scuole, dove ogni liceo ha il suo
Ludovica Motta aka Vica
spazio personale, altre dedicate ai temi
Mel
più disparati: cultura, recensioni, sport,
arte, notizie d’attualità e molto altro.
L’altra cosa piuttosto meravigliosa è la
possibilità, cliccando sulla sezione “la
Buonsalve a tutte voi, piccole anime
mia voce”, di scrivere voi stessi un armanzoniane.
ticolo, in risposta a uno già pubblicato
Ciao a tutti, piccoli pinguini del Madao riguardante una qualsiasi cosa che
gascar che mangiano noci di cocco (i
riteniate degna di nota; inoltre, se qualpinguini mangiano le noci di cocco?).
cuno, pur non essendo nella redazione
No Lucioni, ovviamente no. A) il loro
becco non glielo consente B) essendo tuoi del nostro giornale, volesse entrare a far
parte di quella del sito e contribuire al
simili, odieranno sicuramente il cocco!
Non è che odio il cocco, è che sono aller- progetto, può contattarci e farlo trangica, quindi smettiamola di parlarne che quillamente (piano con lo stalking, mi
raccomando). In ogni caso, per curiosare,
inizio a percepire un fastidioso prurito.
conoscere e amare il sito, basta digitare
Ribentrovati (termine che Irene stessa
definisce: “versione fasana dell’italiano”) con le vostre manine d’oro www.lobiettivo.org.
in un eccitantissimo nuovo numero del
nostro giornalino! Preparatevi a scoppi- Per il resto vi auguriamo buona lettura,
tanti unicorni blu e arcobaleni di zuccheettare, brillare, fangirlare, urlare, canro a velo, nessuno cerchi di avvelenare
tare, ballare, amare i lama e fare molte
Lucioni adesso che sapete a cosa è alleraltre cose emozionanti.
gica (ottimo spunto, complimentoni).
Mentre a Irene prude la vita (la vita che
Vi ameggiamo, a presto,
è in salita) (grazie per la perla poetica)
LaLucions & shiveredbones.
concentriamoci su cose serie e meravi-
la redazione:
EDITORIALE:
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brand new eyes
8/11/2013 Un forte tifone mette le Filippine in ginocchio.
Più di 10.000 persone sono morte nelle Filippine, nella provincia di Leyte, colpita da
uno dei più violenti tifoni mai registrati.
Il giorno 11 Novembre il presidente Benigno Aquino ha annunciato in un messaggio alla nazione in diretta tv: “Abbiamo dichiarato lo stato di calamità nazionale per
velocizzare i soccorsi e la consegna di aiuti nelle province devastate da Yolanda” (il
nome filippino del tifone Haiyan). Ha aggiunto che, per la nazione, era importante
controllare il prezzo dei servizi di base necessari e dell’eventuale aumento del costo
dei generi di prima necessità.
Gli stati di tutto il mondo stanno attualmente mettendo a disposizione somme in
denaro, aiuti umanitari e team di medici per la popolazione, e le ricerche delle le persone scomparse continuano.
Sono tanti i siti dove è possibile fare donazioni per le popolazioni colpite dal tifone:
Croce Rossa Filippine, Unicef, Caritas, Caritas Filipinas Foundation, World Food
Programme, Save The Children, Filipino Women’s Council, Medici senza Frontiere,
National Disaster Risk Reduction and Management Center (NDRRMC), Department
of Social Welfare and Development (DSWD).
E’ stata creata anche una pagina Google per la ricerca dei dispersi: google.org/
crisisresponse/2013-yolanda.html.
9/11/2013 Il Decreto Scuola è legge.
Ecco i punti fondamentali del nuovo Decreto Scuola (approvato con 150 sì, 15 no
e 61 astenuti). Ovviamente sono numerosi i tagli ai fondi delle singole scuole e si
sente la mancanza di risorse dello Stato, cosa che ha causato molte polemiche prima
dell’approvazione.
Ottocentocinquanta milioni di euro saranno destinati per ristrutturare le scuole italiane e per permettere il recupero delle strutture in base alle esigenze delle regioni. Il
Welfare dello Studente, una novità, consisterà in cento milioni di euro che verranno
stanziati al Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014
e per gli anni a venire.
L’orientamento comincerà l’ultimo anno della scuola media e proseguirà sempre
negli ultimi due anni di scuola superiore. E’ una delle basi del decreto, per la quale
verranno spesi 6,6 milioni.
A partire dal triennio 2014-2016 verrà dato il via alla sperimentazione di formazione
in azienda e i contratti di apprendistato. Sarà agevolato l’ingresso degli esclusi dal
bonus maturità nelle università a numero chiuso (Medicina e chirurgia, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura). Gli studenti che, con il credito del bonus, avrebbero
potuto raggiungere il punteggio necessario per essere ammessi saranno iscritti subi
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to, oppure l’anno successivo; in caso di mancanza di posti nelle università, i criteri
d’ammissione dipenderanno dal punteggio complessivo ottenuto e dall’ordine di
preferenza delle sedi indicate al momento dell’iscrizione al test.
Altri due punti importanti spiccano nel decreto: l’introduzione al rispetto del codice delle pari opportunità nei libri di testo e un emendamento che prevede che i 10
milioni stanziati per la formazione dei docenti vengano utilizzati anche per puntare
sull’educazione “all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di
genere e al superamento degli stereotipi di genere”.
Gli insegnanti devono essere educatori di valori che vanno oltre le ‘normali’ materie
scolastiche e la loro ricchezza d’animo deve essere un contributo attivo per la crescita
di tutti gli alunni.
Verrà istituito un fondo di dieci milioni di euro per l’accesso gratuito dei docenti nei
musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale. L’insegnamento
della lingua inglese diventerà obbligatoria dalla scuola dell’infanzia e ci sarà una
nuova apertura all’educazione alla salute: divieto di fumo, sia di sigarette tradizionali che elettroniche, negli spazi interni ed esterni delle scuole, e più spazio
all’educazione alimentare e motoria.
Il decreto dà inoltre un impulso alla didattica digitale: lo scopo dello Stato è quello
di “promuovere lo sviluppo della cultura digitale” e favorire “l’alfabetizzazione informatica anche tramite una nuova generazione di testi scolastici preferibilmente su
piattaforme aperte che prevedano la possibilità di azioni collaborative tra docenti,
studenti ed editori”.
L’importanza dei libri di testo stampati ultimamente cala e per quest’anno gli studenti potranno utilizzare liberamente libri delle edizioni precedenti; otto milioni verranno stanziati per finanziare l’acquisto di libri di testo e e-book da dare in prestito
agli studenti economicamente svantaggiati.
15/11/2013 Cortei studenteschi a Milano, Torino, Roma e Cagliari.
A Roma i manifestanti si sono ritirati dopo un piccolo scontro con le forze
dell’ordine, lanciando qualche fumogeno prima di sciogliere la manifestazione.
“Vi abbiamo mostrato il vero volto dei diritti” era lo slogan urlato dai gli studenti
scesi in piazza prima di porre fine al corteo.
A Torino la situazione è tesa: un migliaio di studenti protestano contro i tagli alla
scuola pubblica, brandendo cartelli con l’immagine di Enrico Letta, lanciano slogan
contro le politiche governative sull’istruzione.
Durante la protesta a Cagliari tra forze dell’ordine e ragazzi delle scuole superiori,
c’è stato qualche momento di tensione fra i manifestanti e gli addetti alla sicurezza
che alla fine si è concluso con una ramanzina e un invito a tenere a freno le “schegge
impazzite.”
Circa duecento ragazzi, infatti, hanno marciato per le strade della città con uno
striscione: “se studiare è un lusso, occupare è un dovere.” Gli studenti hanno poi annunciato una serie di occupazioni nei giorni successivi per denunciare i tagli del
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governo.
“Comprendo le ragioni di chi chiede pacificamente più risorse per l’istruzione. Sono
la prima a dire non da ora che l’Italia spende troppo poco per questo settore, cruciale
per il futuro dei giovani e del Paese.” scrive in un post su Facebook il ministro Carrozza, aggiungendo di voler ascoltare nei prossimi giorni le proposte degli studenti
che hanno protestato in tutta Italia.
18/11/2013 La cometa Ison è visibile a occhio nudo.
La cometa Ison è stata visibile lunedì 18 novembre, verso le 5 del mattino, riconoscibile a occhio nudo vicino a Spica, stella più brillante della costellazione della Vergine.
Dopo il grande entusiasmo iniziale, sull’onda del quale era stato annunciato che, per
Natale, la stella cometa avrebbe avuto dimensioni simili a quelle della Luna dalla
Terra, le aspettative erano diminuite da Agosto.
L’ipotesi più corretta per spiegare il fenomeno è che la cometa avrebbe rivolto verso
il Sole solo un emisfero, mentre l’altro non sarebbe mai stato toccato dal calore.
L’esposizione alla luce e al calore della zona sempre rimasta in ombra avrebbe adesso generato la produzione di gas; di conseguenza, si è verificato un repentino aumento della luminosità, grazie al quale Ison è diventata visibile a occhio nudo, come
la costellazione di Andromeda (grazie ANSA per avermi chiarito le idee sulle stelle
comete, N.d.R.).
Il passaggio ravvicinato è previsto per il 28 novembre e fino a quel momento sarà
impossibile fare previsioni. Solo quando la cometa riemergerà all’inizio di dicembre,
si saprà se Ison è davvero la spettacolare cometa di Natale che tutti aspettano.
shiveredbones.
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KEEP CALM AND CARRY ON
Ciao, lettori adorati!
Dal momento che manca ancora un po’ di tempo alle vacanze di Natale, non mi accingerò a parlare della cioccolata calda, del tepore del camino acceso, delle luci colorate e delle decorazioni che ti sciolgono il cuore ogni volta che le guardi. Ne parlerò
il mese prossimo! Pensiamo a goderci ancora questo mese nell’attesa che, presto, anche il periodo più sereno dell’anno ci raggiungerà con la sua dolcezza e la sua felicità.
Ormai, la scuola è iniziata da due lunghi mesi e, bene o male, ci siamo tutti abituati
al ritmo terribile e stancante scandito dal suono della campanella, ogni singolo giorno (a eccezione della domenica).
Quello di cui vorrei parlare in questo numero, ad ogni modo, sono i sogni.
Non mi riferisco a quelli che facciamo di notte e che possono essere dei paradisi
felici o degli inferni terribili; mi riferisco ai SOGNI che conserviamo nel cuore, che ci
impegniamo a realizzare, nella speranza che un giorno si tramutino in realtà.
Non so voi, ma a me sognare dà energia. Mi dà speranza nel futuro e mi fa vivere
meglio il presente.
Certo, bisogna godersi l’istante in cui si vive, sia esso un’interrogazione/verifica
(questo forse no) piuttosto che una passeggiata al parco o un pomeriggio di shopping. In ogni caso, godersi il presente non significa non sognare. Semplicemente,
vuol dire impegnarsi sin da subito a rendere i nostri sogni reali.
I sogni ci fanno volare oltre la banale quotidianità, dando un significato ancora più
profondo al nostro presente. Sono i sogni a farci sfuggire dalla realtà per mostrarci
quell’obiettivo, quell’ideale che vogliamo raggiungere.
Possiamo sognare di diventare quello che vorremmo essere o di andare in un posto
che abbiamo sempre desiderato visitare o di incontrare qualcuno che vorremmo
conoscere; oguno di noi ha talmente tanti sogni che cercare di elencarli tutti sarebbe
inutile. Sono troppi. E questo è positivo, sapete?
Se una persona ha tanti sogni e ha la forza di volontà per impegnarsi a esaudirli, è
di sicuro molto vicina al raggiungimento di quell’obiettivo, al vedere quel desiderio
reale. I sogni son desideri di felicità. (la saggezza dei cartoni animati della Disney
non ha limiti).
Ecco perché vale la pena sognare. Sognando, si crea con l’immaginazione quello che
si vorrebbe fosse reale e ci si sente più combattivi che mai perché si pregusta già il
momento in cui quel sogno sarà diventato realtà.
Di fronte ai nostri sogni, c’è un solo atteggiamento ‘giusto’. Combattere.
Fino all’ultimo. Finché quel desiderio è diventato talmente forte da esploderci
fuori, tramutandosi in ciò che ci circonda. Se si sogna con anima, cuore e corpo, è
molto probabile che il sogno si trasformi in qualcosa di reale e che, di conseguenza,
trasformi un po’ anche noi. E’ come quando ci svegliamo dopo una notte in cui abbiamo fatto un sogno bellissimo e ci sentiamo così calmi e sereni. Quel sogno felice
ha avuto la facoltà di rasserenarci.
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I sogni ‘reali’, a maggior ragione, riescono a farci stare bene. Soprattutto se abbiamo
lottato tanto per conseguirli. Quello che conta, oltre all’impegnarsi al massimo per
raggiungere i propri sogni, è non lasciarsi scoraggiare da se stessi e dagli altri.
Quante volte ci siamo sentiti dire ‘E’ solo un sogno, non potrà mai diventare realtà’,
piuttosto che ‘Continua a sognare tanto certe cose non accadono mai’? Beh, non permettete a nessuno di sminuire i vostri sogni, di renderli qualcosa di assurdo e impossibile.
Le persone che giudicano i vostri sogni lo fanno solo perché non hanno il coraggio
di perseguire i loro. Pensano che, se loro non sono riusciti a realizzare i loro desideri, neanche voi ce la farete. Ma non è vero. Ogni sogno è possibile. Basta crederci
e impegnarsi per realizzarlo, agendo in prima persona. Volete diventare astronauti?
Oppure attori? O scienziati? Potete farcela!
Perché niente è impossibile in questa vita per chi riesce sempre a sognare con
costanza, dedizione e impegno. Non lasciate che gli altri vi facciano dubitare di voi e
del vostro sogno perché solo voi potete sentire quanto sia forte il vostro desiderio.
Quel desiderio che vuole solo tramutarsi in realtà e che lo può diventare perché i
sogni sono fatti per essere realizzati. Continuate a sognare e sentitevi liberi di seguire
sempre il desiderio più profondo del vostro cuore!
Quel desiderio potrà anche sembrare impossibile agli occhi di chi non vi conosce, ma
quello che conta è che voi abbiate la consapevolezza che per voi è possibile. Solo così,
un giorno, potrete vederlo davanti ai vostri occhi, realizzato, un presente che vi sorride. E allora voi guarderete quella nuova realtà, nata dal sogno, allo stesso modo:
sorridendole felici.
“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il
rischio di vivere i propri sogni”. - Paulo Coelho
Keep calm and dream on! <3
Glo
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IL DIARIO DI BRIDGET JONES
Buon giorno licei Manzoni!
Siamo quasi a dicembre e il Natale si avvicina sempre di più. In questi ultimi due
mesi il cinema non mi ha deluso per niente. Ogni settimana trovavo una scusa per
andarci e, in effetti, ne valeva proprio la pena! “Rush”, “Cattivissimo Me 2”,”Sole a
Catinelle” (rido solo a pensarci), “Gravity” e l’attesissimo “Hunger Games 2 - La Ragazza di fuoco” hanno scandito le nostre domeniche di pioggia e ci hanno strappato
un sorriso e magari qualche lacrima. “Hunger Games 2” ve lo recensirò nel prossimo
numero del mitico A.M. Underground siccome uscirà ufficialmente il 27.
Direi che possiamo procedere... ho pensato di raccontarvi di “Rush”, che personalmente ho adorato.
Bene, questo film tratta di un argomento abbastanza delicato, la storia di Niki Lauda
e James Hunt, due piloti di Formula 1 degli anni Settanta. Lauda é ancora in vita,
Hunt morì di infarto sulla quarantina.
In questo capolavoro di Ron Howard si può ripercorrere la vita di questi due piloti
dal loro ingresso nel mondo delle sfide automobilistiche fino alla loro uscita quasi
“teatrale”. Mentre siedi nelle scomode poltrone del cinema e fissi lo schermo, ti sembra quasi di essere lì con loro, parte della storia: soffri con loro, ridi con loro, gareggi
con loro e piangi con loro.
Lauda e Hunt erano rivali, nemici. Entrarono entrambi a far parte della Formula 1 e
gareggiavano l’uno contro l’altro. Entrambi puntavano a vincere il Gran Premio del
Giappone, il 24 ottobre del 1976.
Il film si snoda nelle loro vite fino a quel giorno, il giorno decisivo per entrambi; per
Lauda, che aveva subito un incidente quasi mortale, e cercava con tutte le sue forze
di rimettersi in gioco, e per Hunt, che abbandonerà il mondo delle macchine da
corsa per sempre, dopo quel giorno.
Entrambi volevano vincere, e soprattutto battere il loro rivale, ma forse, finita la
gara, entrambi avevano capito qualcosa in più su se stessi e sull’altro pilota.
Questo film bisognerebbe assolutamente guardarlo.
É davvero ben fatto, forse un po’ lungo, ma bellissimo.
ATTORI: Chris Hamsworth (James Hunt) (dhhagjkl) Daniel Brühl (Niki Lauda)
REGISTA: Ron Howard
GENERE: Realistico - drammatico
FRASI:
-Niki Lauda: “Ovviamente non mi diede ascolto, per James vincere un campionato
era stato sufficiente, aveva dimostrato quello che voleva dimostrare a se stesso e a
tutti quelli che dubitavano di lui e due anni dopo si ritirò. Quando lo rincontrai sette
anni dopo a Londra, io di nuovo campione e lui commentatore per la tv, era scalzo
su una bici con una ruota a terra, viveva ancora ogni giorno come se fosse l’ultimo.
Quando seppi che era morto di infarto a 45 anni, non ne fui sorpreso, mi fece solo
tristezza. La gente ci ha sempre visto come due rivali, ma lui mi piaceva, era una
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delle poche persone che apprezzavo e una delle pochissime che rispettavo e ancora
oggi rimane l’unico che abbia mai invidiato.”
-James Hunt: “Ho una teoria sul motivo per cui alle donne piacciano i piloti: non è
una questione di rispetto per quello che facciamo, girando in tondo con una macchina per ore e ore. Anzi, loro pensano che siamo patetici e probabilmente hanno
ragione. E’ per la nostra vicinanza alla morte, perchè più sei vicino alla morte e più ti
senti vivo e più sei vivo. E loro questo lo vedono, lo sentono...”
-Niki Lauda: “La felicità a volte è un nemico: si insinua in te e ti riempie di dubbi.”
-James Hunt: “Non metterti con uomini che, per cercare la normalità, cercano di uccidersi correndo in macchina!”
VOTO: 4 stelle.
-Holly
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And somehow now you’re everybody’s fool.
Era il lontano, lontanissimo 2004 quando gli Evanescence rilasciarono “Everybody’s Fool” come singolo ed erano trasmessi ogni due secondi su MTV. La cantante
Amy Lee la scrisse perché disgustata dal cattivo esempio dato dalle grandi popstars
(ai tempi Britney Spears e Christina Aguilera) a cui la sorella minore si ispirava. Queste celebrità spesso e volentieri sono costrette a creare vere e proprie pseudoidentità per accattivarsi constantemente l’attenzione dei fans e dei media. “E’ completamente falso il mondo di Hollywood, ‘guarda quanto sono perfetta!’. Nessuno
è così e sta solo aiutando a danneggiare la visione delle ragazze riguardo il proprio
corpo.” aveva detto Lee in un’intervista. Ebbene sì, questo mese voglio parlarvi di
una delle tematiche più scottanti di quest’anno: l’apparente trasformazione di Miley Cyrus da idola di tutte le bambine nabbe che guardavano Hannah Montana ad
un esempio da non seguire e che crea così tanto scalpore con dei video musicali che
turbano la sensibilità umana, dove ogni occasione è buona per mostrare la sua lingua
kilometrica. Tutto è iniziato con la triste esibizione agli MTV VMAs dove la giovane
ragazza ha “twerkato” su un uomo sposato, Robin Thicke. La pioggia di critiche
non si è fatta attendere: in poche ore Facebook era pieno di memes e fotomontaggi
riguardo all’accaduto, portando la Cyrus ai vertici delle classifiche mondiali raggiungendo così l’obbiettivo prefissato. Tutti vogliono sentire la nuova canzone, tutti
vogliono vedere l’ultima bravata. La trasformazione da brava ragazza a “sn una bad
girl!!11!” non è assolutamente una novità (vedi la già citata Britney Spears) ed è sempre una tecnica efficace. Wow, Miley s’è accesa una canna mentre ritirava il premio
‘Best Video’ agli MTV EMAs di AMSTERDAM. Che trasgressione, che peripezia! Proprio un brutto esempio. Nel frattempo, mentre la gente si scandalizza per una leccata
al martello fatta in modo inequivocabile portando Wrencking Ball ad avere quasi la
metà dei dislikes su Youtube, Robin Thicke passa totalmente inosservato nonostante
il video di Blurred Lines sia a dir poco disgustoso e totalmente sessista.
Certo, la musica pop commerciale è piena di certi messaggi ma questo è un caso lampante. Le modelle infatti vanno in giro nude mentre gli uomini son completamente
vestiti e ballano e flirtano liberamente. Thicke non si ferma qui e rilascia dichiarazioni sconcertanti come “Io e Pharrell Williams abbiamo un profondo rispetto per le
donne, credo che il testo voglia lanciare alle donne un messaggio diverso ossia che
non per forza devono avere bisogno di un uomo per avere cura di sé.” Perché ovviamente è ciò che lasciano trapelare frasi come ‘I know you want it’.
Cerca anche di fare il simpatico affermando che è un piacere trattar male e sottomettere le donne. Ma del resto chi se ne frega, big thumbs up per il seno femminile
scoperto nel video e la canzone orecchiabile, chissenefrega se incita gli uomini a non
arrendersi dopo un secco ‘no’. Non è il primo e non è l’ultimo a cantare e scrivere
canzoni di questo genere ma ogni tanto bisogna far notare quanto fanno schifo i
messaggi lanciati dalla musica commerciale. Almeno Wrecking Ball non è così idiota.
In ogni caso, tutto questo casino non ha fatto altro che scatenare una reazione a cate-
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na sul problema del sessismo nel mondo musicale moderno. Da apprezzare il coraggio di Lorde, la cantante sedicenne neozelandese che ha conquistato le classifiche
mondiali con il singolo Royals, che s’è data ad ogni tipo di critica specialmente contenutistica: non le piace la visione della donna che canzoni come Come and Get It di
Selena Gomez possono dare. Quest’ultima, shoccata dalle dichiarazioni, s’è difesa
in modo alquanto imbarazzante dicendo “Lorde ha detto di essere femminista? Non
mi pare visto che continua a non sostenere le donne e a distruggere le artiste.” Eh,
beh. Nessuno osi mai criticare le intoccabili artiste! Potrei continuare all’infinito su
questo argomento.
Parliamoci chiaro, questo articolo non ha l’intenzione di cambiare la vostra visione
socio-culturale della vita ma spero che adesso, prima di comprare la prossima hit su
iTunes, vi assicurerete che abbia un testo intelligente.
Romy.
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EVERYBODY LOVES MUSIC
GIVE ME LOVE
Ciao a tutti carissimi studenti del Manzoni! In questo articolo vogliamo parlarvi di
un grande artista ma anche di una grande persona: Ed Sheeran.
Non vi racconteremo la sua biografia ma vi parleremo della sua carriera, delle sue
canzoni e della sua musica, pero’ vi diciamo che ha 22 anni e viene dall’ Inghilterra.
Ci teniamo a dirvi la sua età perché é molto giovane ma scrive dei magnifici testi
ognuno con un suo significato profondo ed é incredibile pensare che li abbia scritti
un ragazzo di 22 anni! Infatti é una persona molto sensibile e dolce e noi lo consideriamo un poeta.
Ed ha iniziato la sua carriera nel 2005 in cui ha pubblicato il suo primo EP ‘The Orange Room’ e nei due anni successivi ha inciso due album.
Quando si é trasferito a Londra ha cominciato a fare concerti ogni giorno per pochissime persone e in un anno é arrivato a fare oltre 300 concerti.Nel 2009 é andato in
tour con Just Jack e Example e nel 2010 ha pubblicato un altro EP, ‘’Loose Change’’.
Dopo questo EP ne ha incisi ancora e uno ha raggiunto la prima posizione nella classifica di iTunes, fino ad arrivare a ‘’+’’(Plus) nel 2011 che si é posizionato al primo
posto nella classifica britannica. Sempre in quest’anno il singolo ‘’The A Team’’ é arrivato terzo nella classifica inglese ed é diventato il singolo piu’ venduto del 2011.
Il 21 febbraio 2012 ha vinto il premio come ‘’miglior artista maschile solista’’ ai Brit
Awards e il 4 giugno si é esibito a Buckingham Palace per la Regina Elisabetta. Nello
stesso anno ha cantato ai Giochi Olimpici di Londra ‘’Wish You Were Here’’ dei Pink
Floyd. Ma Ed non scrive solo per lui, infatti ha collaborato con molti artisti scrivendo
canzoni per loro.
Ed ha affrontato diversi temi nelle sue canzoni (temi molto seri e toccanti) anche se
la maggior parte parlano d’ amore.
I suoi generi principali sono il folk rock e il grime e quasi sempre accompagna le canzoni con la sua adorata chitarra acustica che ha imparato a suonare da piccolo.
Da ‘’+’’ ha estratto alcuni singoli come ‘’The A Team’’ o ‘’Lego House’’ che sono tra i
piu’ conosciuti. Ma io vorrei parlarvi di ‘’Give Me Love’’.
È una bellissima (secondo noi) canzone d’amore che parla del bisogno di avere un
po’ di affetto dalle persone.
Nel video c’è una ragazza che scopre di essere Cupido e quindi, con l’arco e le frecce
costruite da lei, va in giro a colpire le persone e a farle innamorare tra di loro. E
quando tutti sono innamorati lei rimane l’ unica da sola e si suicida, ma quando
arriva la polizia scientifica per analizzare il corpo tra di loro c’è un poliziotto che fa
magicamente risvegliare Cupido e la fa innamorare. Questo per noi vuol dire che alla
fine arriva sempre qualcuno a darci amore e affetto. Forse i fan di “The Vampires
Diaries’’ conoscono già la canzone, infatti é stata usata in un episodio del telefilm.
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La canzone inizia con la chitarra acustica di Ed e poi si aggiungono gli archi che le
danno, secondo noi, un tocco ancora piu’ emozionante e inoltre questo brano mette
in risalto la sua voce.
Adoriamo particorlamente questa canzone anche per le frasi molto dolci che Ed
canta.
Give a little time to me
Or burn this out
We’ll play hide and sick
To turn this around
All I want is the taste that your lips allow...
Ci piacerebbe molto consigliarvi alcune canzoni di Ed cosi che anche voi potete
scoprire il suo talento:
-Give Me Love (se non fosse stato abbastanza chiaro)
-Lego House
-The A Team
-Autumn Leaves
-Kiss Me
-Drunk
-Miss You
-Small Bump
Queste sono sono alcune delle tantissime canzoni di Ed. Se avete voglia ascoltatele!
Ecco la nostra presentazione su Ed Sheeran. Speriamo che vi sia piaciuta e che ascolterete questo grande artista che merita di essere ascoltato perché é veramente bravo.
Al prossimo articolo! Baciiii;)
Tali, Tita, Picci e Vica
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SKINNY LOVE
Ania era sottile.
E bella, come solo le cose fragili sanno essere.
Ogni giorno camminava verso la stazione ed a ogni passo le sue gambe sembravano
sul punto di spezzarsi.
A vederla si provava la stessa angoscia dell’assistere al cammino un’equilibrista, incerto, ad ogni passo, di riuscire a reggerne un altro.
In fondo noi non siamo nient’altro che sacchi di carne, tenuti in piedi da ossa.
Ania era semplicemente un sacco vuoto.
Aveva scelto di essere essenziale piuttosto che meravigliosa; aveva lasciato che il
vuoto nel suo cuore diventasse una costante anche nel suo stomaco.
Se l’amore per gli altri a volte spezza il cuore, l’odio verso se stessi sbriciola sempre
fin dentro il midollo.
Le silenziose battaglie davanti allo specchio erano state tante; lo testimoniavano i
sottili filamenti rossi che decoravano il suo corpo.
L’epilogo era vicino.
Il problema era che, la piccola e fragile Ania, non sapeva più da che parte stare.
Dandelion
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FLUORESCENT ADOLESCENT
“Venti che ti travolgono l’aria spostandola, non li vedi ma li senti.
Il vento, il vero vento, ti soffia dentro anche quando non c’è più un filo
d’aria.’’
Salve Studenti Contorti del Manzoni, ben ritrovati!
Avete notato come questo bel mese è volato? Per me è stato proprio un mese fantastico, e spero anche per voi. La nostra città Varesina, malgrado tempeste e freddo
gelido, è ancora in forma, anche se i miei piedi lo sono un po’ meno, distrutti dalle
converse bagnate dalla pioggia.La frase che vi ho riportato l’ho trovata su Tumblr;
credo che tutti lo conosciate, io sono una vera appassionata di questo Social Network.
La gente di tutto il mondo pubblica frasi, poesie, foto, quadri, qualsiasi cosa che li
faccia emozionare; un vero e proprio luogo di adolescenti, dove poter parlare e confidare. La frase in questione è di Massimo Bisotti, uno scrittore e compositore italiano contemporaneo.
Io la trovo molto intensa, parla di quel vento che hai dentro, quel vento che non
smette mai di soffiare, quel vento guidato dalla passione, dalle emozioni, dall’amore,
ma anche dalla voglia di naufragare, di lasciarsi andare, dalla voglia di partire e non
tornare mai più.
Io credo che gli adolescenti di quel vento ne abbiano tanto, è quello che ci caratterizza, l’avere nel petto la formula della giovinezza, che malgrado tutto e tutti non si
cancella.
Il Prof Italiano mi ha trasmesso il piacere dell’etimologia delle parole, così una sera
ho cercato la parola “adolescente’’ e ho scoperto che deriva dal latino “adolescens’’,
nutrire, dunque “colui che si sta nutrendo”.
La scoperta del significato del termine mi ha colpito particolarmente, mi ha fatto
pensare a come gli adolescenti si nutrano di vita, di speranze, di sogni, di esperienze,
di ricordi; ingugritano tutto e non si perdono nemmeno un attimo della loro meravigliosa adolescenza.
I romani, gli inventori della parola, consideravano questo periodo della vita molto
importante, e durava, per loro, fino ai venticinque anni, molto di più di come oggi
noi lo intendiamo.
Questo ci fa capire di come questo tratto di vita sia essenziale, e di come vada vissuto
minuto per minuto.
Arrivederci Studenti contorti del Manzoni, spero tanto di avervi arricchito con del
mio, mi raccomando non abbandonate mai e poi mai la lettura del favoloso giornalino Manzoniano!
Un caloroso abbraccio,
Jo.
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naturalmente umani
Ciao lettori dell’ A.M. Underground!
Com’è andato questo mese di scuola? Dai ragazzi che le vacanze di Natale si “avvicinano”! Quanto mi piace il Natale! Dopo questa breve ma intensa riflessione
sull’importanza delle festività natalizie passiamo all’articolo del mese.
Mi piacerebbe parlare della cultura di un popolo molto particolare, che io trovo davvero interessante e affascinante: I Nativi Americani.
Innanzitutto bisogna dire che il termine “Indiani” risale agli inizi delle esplorazioni
di Cristoforo Colombo, il quale, pensando di essere approdato nelle Indie chiamò
gli abitanti “indiani” (ragionamento che non fa una piega). Queste popolazioni non
costituirono mai civiltà come quelle precolombiane del Centro-Sud America (Maya,
Aztechi o Inca), ma vissero - e continuano a vivere - in tribù che traevano sostentamento dall’agricoltura e dalla caccia.
Gli insediamenti erano situati in gran parte nella zona sud occidentale mentre, nelle
pianure che si estendono dal Canada centrale fino al Messico, queste popolazioni
conducevano una vita nomade, al seguito di mandrie di bisonti. Tra gli indiani delle
pianure vi erano circa trenta tribù, delle quali le più conosciute sono gli Arapaho, i
Piedi Neri, i Cheyenne e i Sioux.
Quella dei Sioux è probabilmente una delle più grandi tribù. Nella loro scala di valori
e nella loro morale, il primo posto era occupato dal coraggio, ed è proprio per questo
motivo che sin dalla prima infanzia i bambini venivano continuamente messi alla
prova. Subito dopo veniva la generosità.
Trovo veramente ammirevole come presso di loro fosse consuetudine donare agli
altri, come l’uomo più valoroso non fosse colui il quale possedeva più ricchezze ma
colui che ne aveva donate di più.
La loro società era appunto organizzata in tribù e spesso, quando queste si legavano
insieme, portavano alla formazione di clan. Ogni clan o ogni tribù si differenziava
dalle altre per l’antenato alle cui gesta mitologiche faceva risalire la propria origine;
il più delle volte si trattava di un animale che veniva rappresentato su un totem.
Il totem quindi costituiva, oltre che un distintivo, un vero e proprio oggetto di culto
ed era severamente vietato per i membri di un clan cibarsi o uccidere l’animale loro
antenato. Questa adorazione verso gli elementi naturali è un tratto distintivo della
cultura nativa americana; la loro religione si basava sulla concezione di un Grande
Spirito della Natura, chiamato “Wakan Tanka”, il quale era principio vitale e forza
generatrice di ogni cosa.
Ogni elemento quindi, terreno e ultraterreno, era in possesso di un’anima -non necessariamente consapevole come nel caso dell’essere umano- e per questo degno di
essere oggetto di venerazione. C’erano complesse e particolari pratiche considerate tradizionali, che avevano lo scopo di mettere in contatto l’essere umano con il
Grande Spirito.
Queste consuetudini spesso comportavano l’utilizzo si quelle che noi oggi chiame-
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remmo sostanze allucinogene, tra cui il Peyote. Questa sorta di piccolo cactus senza
spine, simile ad un tubero, contiene sostanze pericolose e potenti, come ad esempio
la mescalina, in grado di provocare visioni ed allucinazioni di vario genere.
La persona che più degli altri aveva la capacità e il compito di mettersi in contatto
con l’aldilà era lo sciamano, a cui era anche riconosciuto il potere di guarire le malattie, di fare previsioni sul futuro e di interpretare i sogni.
Una delle curiose pratiche che dimostra il loro forte legame spirituale con la natura
e la loro volontà di vivere in armonia con essa, è una delle pratiche legate al parto,
che consisteva nel prendere il cordone ombelicale del neonato e legarlo alla criniera
di un cavallo, o lo sotterrarlo nei pressi di un’impronta di questo animale, che veniva
chiamato “il grande cane dell’uomo bianco, poiché era stato importato con il colonialismo.
Data la numerosa varietà delle tribù, e soprattutto il loro continuo spostamento, era
difficile comunicare con una stessa lingua, per cui fu inventato il linguaggio dei segni, che veniva considerato uno dei doni del Grande Spirito.
Gli Indiani d’America, infatti, usavano dire: “ai bianchi è stata data la capacità di
leggere e scrivere, a noi il Grande Spirito ha dato la capacità di parlare con le nostre
mani e le braccia”.
Le abitazioni tipiche che si adattavano al loro stile di vita e alle condizioni ambientali
dei luoghi che abitavano erano case in legno o in paglia, ma soprattutto tende, chiamate tapee.
Erano le donne ad occuparsi della costruzione delle tende, soprattutto della cucitura
delle pelli che le avrebbero ricoperte. Per una tenda di medie dimensioni erano necessarie dalle quindici alle diciannove pelli, (per tradizione, il loro numero doveva
essere dispari).
All’interno, nel centro, vi era il focolare, sempre acceso, il cui fumo fuoriusciva da un
foro lasciato all’estremità superiore della copertura. Vi erano poi delle panche che di
notte assumevano la funzione di giacigli per il riposo.
Le donne inoltre scuoiavano gli animali, affumicavano le carni, confezionavano gli
indumenti, raccoglievano la frutta, pestavano il mais, cucinavano, e come se non
bastasse, ovviamente accudivano i figli. Erano però, fortunatamente, oggetto di
molte attenzioni da parte del marito, che, al risveglio, spazzolava i capelli della moglie con una coda di porcospino, le faceva le trecce e le dipingeva il viso.
Il matrimonio era tenuto in grande considerazione: il giovane trasportava la sposa
dalla tenda in cui alloggiava a quella adibita al matrimonio; arrivati vicino al focolare, la donna si sedeva a sua destra e l’uomo di fronte a lei.
In questo modo i due diventano marito e moglie, senza l’aggiunta di altri rituali.
Se il matrimonio vero e proprio consisteva in una celebrazione molto semplice, il
corteggiamento invece era più complicato.
C’erano due modi per “flirtare” con una ragazza. In alcuni casi il ragazzo si appostava
sulla via dell’acqua aspettando che la ragazza andasse a riempire le brocche,e a questo punto lanciava dei sassolini sulla sua gonna e se lei si fermava allora lui era autorizzato a proseguire nel corteggiamento.
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Un altro modo era quello di andare nella tenda della famiglia della futura sposa e
sedersi accanto a lei, avvolgendola in una coperta, chiacchierando e approcciandosi a
lei anche fisicamente.
Anche nella società dei nativi erano presenti i divorzi, dovuti principalmente a tradimenti. Sotto questo aspetto però donne e uomini non subivano proprio lo stesso
trattamento. Se il traditore era un uomo, la donna poteva divorziare e andarsene ma,
se era la donna ad essere accusata di adulterio il marito poteva tagliarle una treccia,
o addirittura poteva mutilarle il naso.
Un’altra usanza tipica dei nativi americani era la danza del sole, che simboleggiava
un ringraziamento al Grande Spirito. Avveniva tra giugno e luglio e aveva la durata
di quattro giorni.
Descrivere e leggere la prassi di questo rito è abbastanza inquietante e purtroppo
estremamente complesso ma bisogna comprendere la profondissima differenza culturale che sussiste tra noi e loro. Del resto penso che anche loro si sarebbero inorriditi pensando ad alcune nostre pratiche o ideologie. Nessuno ci può giudicare: siamo
diversi. Così diversi che, se oggi ognuno di noi ha un cellulare, ogni nativo americano doveva possedere un “Dreams Catcher” (l’acchiappasogni) che poteva adornare
durante tutto il corso della sua vita. Secondo le tribù il Dreams Catcher aiutava ogni
uomo a trattenere nella sua rete le buone intenzioni e a lasciar dissolvere, attraverso
il foro centrale o verso le piume di avvoltoio, tutte le visioni negative che conducono
al male. Ogni indiano ne riceveva uno sin dalla nascita e gli veniva appeso sopra alla
culla, al posto delle apine della Chicco.
Purtroppo la colonizzazione ha rappresentato un vero e proprio pericolo per gli indiani d’America, un tentativo di cancellare completamente la oro cultura.
Fortunatamente oggi esistono delle riserve in cui i nativi sono liberi e protetti di
vivere nella loro secolare cultura, scegliendo di preservarla senza conformasi. Il
pensiero occidentale si è sempre posto in un’ottica di dominazione nei confronti
della natura, ha stabilito una gerarchia in cui l’uomo è posto all’apice. Gli Indiani
d’America invece hanno ricercato sempre un’armonia con la natura, poichè è da essa
stessa che l’uomo deriva.
Ascoltando la musica di nativi ci si accorge immediatamente della naturalezza dei
suoi suoni e della fluidità con cui sono accostati. L’uomo e la natura sono una sola
cosa. Vorrei concludere questo articolo con un paio di frasi dette da un membro di
una tribù di Indiani che esprimono perfettamente, a mio parere, la forza e la grandezza di questa cultura.
“Dividere ciò che si possiede, essere generosi è la nostra prima legge, il valore più
grande in cui crediamo. Per poterci far dimenticare questi valori, ma soprattutto
per allontanarci dal grande attaccamento e rispetto che avevamo per la Madre
Terra, era necessario distruggere ciò che ci dava forza di credere in tutto questo: la
nostra spiritualità.”
“La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra.”
LaDidoné.
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LET’S READ, LET’S DREAM
Buongiorno affaticate, spossate, distrutte bestioline manzoniane!
Dopo giorni e giorni passati a cercare di decidere quale avrebbe dovuto essere il
primo libro recensito di quest’anno, sono finalmente riuscita a giungere ad una conclusione.
Non volevo niente di troppo impegnativo, per incominciare, ma neppure niente di
banale.
Così ho deciso di scegliere semplicemente l’ultimo libro che “si è preso il mio cuore e
l’ha stritolato con forza”.
“Colpa delle stelle” è questo il titolo del libro scritto da John Green, che in lingua
originale è “The Fault in Our Stars”.
Credo sia necessario citare anche il titolo originale proprio perché esso non è il frutto
di una scelta casuale, ma una citazione shakespeariana tratta dal “Giulio Cesare”.
La protagonista della storia è Hazel Grace, una ragazza di 16 anni che ha sulle sue
spalle il peso enorme di un grave cancro alla tiroide, ed intorno a se il peso altrettanto enorme dell’impossibilità di condurre una vita normale.
La scoperta di un nuovo farmaco sperimentale sembra, infatti, avere su di lei degli
effetti estremamente positivi, effetti che non eliminano il cancro, ma che ne impediscono un aggravamento, così da permettere alla ragazza di continuare a vivere, seppur ne del tutto sana ne del tutto malata.
Mentre Hazel passava anni ed anni rimbalzando tra una camera di ospedale e le
mura di casa sua, in un costante limbo tra vita e morte, il mondo, là fuori, continuava ad andare avanti, lasciandola indietro e rompendo tutti i legami con le persone
che conosceva prima della malattia.
La vita di Hazel va avanti a suon di libri e di episodi di “America’s next top model”,
finché un giorno qualcosa cambia, e la monotonia si spezza.
Il cambiamento arriva dal tanto odiato gruppo di supporto per giovani ammalati di
cancro, che doveva frequentare semplicemente per accontentare la madre e per dimostrarle di non essere caduta in depressione.
Proprio lì, Hazel incontra il giovane meraviglioso Augustus Waters, diciassettenne
ex giocatore di basket a cui è stata amputata una gamba a causa di un osteosarcoma,
ormai completamente scongiurato.
In due giovani si innamorano e Hazel si lascia trasportare dalla voglia di vivere di
Augustus, dalle sue passioni e dalle sue risate; allo stesso tempo Augustus inizia a
conoscere il mondo di Hazel e ne resta affascinato.
L’ amore tra i due ragazzi si rafforza sempre più, anche grazie, o meglio, soprattutto
grazie ad un libro: “Un’ imperiale afflizione”, che li porterà a compiere un viaggio
insieme ad Amsterdam e allo stesso tempo un viaggio introspettivo nelle loro esistenze.
L’idillio non durerà per sempre, perché, come un peccato originale, come una colpa
scritta nelle stelle avverse sotto cui Hazel e Augustus sono nati, il tempo che hanno a
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disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato.
John Green, autore del libro, riesce a trattare un tema estremamente delicato in
maniera tutt’altro che scontata, non cadendo mai nella superficialità e nei luoghi
comuni e attribuendo ai suoi personaggi una consapevolezza ed una fragilità profondamente umane.
Un libro che commuove al punto da farti piangere per ore e ore e che allo stesso
tempo sa farti sorridere, un libro forte e non scontato, un libro che parla di giovani
e di realtà che fanno paura, ma che non possono essere ignorate o cancellate , un
libro che ti distrugge, un libro che ti esplode dentro, un libro che ti frantuma in mille
pezzi, un libro da leggere.
«Sono innamorato di te, e non sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere delle cose vere. Sono innamorato di te, e so che l’amore non è che un grido nel
vuoto, e che l’oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e che verrà un giorno in
cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in polvere, e so che il sole inghiottirà l’unica
terra che avremo mai, e sono innamorato di te.»
[Colpa delle stelle, John Green]
Babi
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DEAR DIARY
CH. 2
Il corridoio deserto risuonava dei miei passi. Trascinavo un piede davanti all’altro
senza coordinare i movimenti. Sembrava rispecchiasse la mia vita, quel lungo corridoio tutto uguale, nessuna svolta, nessun cambiamento, l’attesa di una porta che si
sarebbe dovuta aprire, di un colpo di scena che non sarebbe mai arrivato.
Era a questo che si era ridotta la mia esistenza da due settimane a questa parte; una
lunga apatia, un percorso lineare senza nessuna novità.
Alzarsi, andare a scuola, tornare a casa, fare i compiti, dormire, svegliarsi di nuovo
come un automa, e ricominciare da capo. E così ogni giorno, fino a ieri.
Fino a quando non lessi incredula il suo nome sullo schermo del cellulare. Fino a
quando non aprii il messaggio con le dita tremanti. Fino a quando non iniziai a leggerlo con il batticuore. Ero sicura fosse un errore. Magari voleva scrivere a qualcun
altro e aveva cliccato per sbaglio il mio nome dall’elenco della rubrica. Magari non se
n’ era nemmeno accorto. O forse era stata solo la mia immaginazione.
Finchè ero sveglia avevo imparato a evitare il suo pensiero; da tempo ormai non mi
toccava piú. L’avevo riposto in un cassetto in fondo alla mente, mi ero accertata di
aver chiuso tutto a chiave e aver archiviato quel ricordo. Ma era come cercare di dimenticare che il sole è giallo o l’acqua trasparente.
E allora cominciarono i sogni, quei maledetti sogni. E mi ritrovai ad aspettarli con
tutte le mie forze, perchè se riuscivo a trattenere la mia mente durante giorno, la
notte il mio inconscio mi tradiva sempre. E tutti i sentimenti che reprimevo alla luce
del sole, si risvegliavano a quella della luna.
La sua voce diventava improvvisamente reale, il suo profumo di nuovo pungente, il
suo abbraccio ancora caldo. E poi tutte le volte in cui mi svegliavo piangendo o credendo di udire il suono della sua voce, sentivo come una voragine nel petto e sapevo
che era solo ignorandola che sarei potuta sopravvivere. Mi continuavo a chiedere se
quello non fosse l’ultimo passo verso il baratro della follia.
Maledissi mentalmente i miei sentimenti esagerati. Odiavo essermi legata così tanto
a qualcuno che non mi avrebbe concesso nemmeno metà della considerazione che
avevo io per lui.
Mi diressi verso il tavolo nel corridoio, sbattei i libri sul banco e mi sedetti di malavoglia. Era ora di mettere un po’ di ordine in quei pensieri che si accavallavano gli
uni sugli altri senza un ordine preciso.
Ero sempre così organizzata in tutto il resto, e allora perchè nella mia mente regnava
la confusione più totale?
Mi aveva scritto. Questo non lo potevo negare. Soltanto un “ciao”, d’accordo, ma
erano mesi che non ricevevo nemmeno una parola da lui. Mi piaceva ancora? Lo
volevo ancora? Avrei dovuto rispondergli?
Non l’avevo fatto. Avevo spento lo schermo e mi ero costretta ad addormentarmi così
da poter credere che fosse tutto soltanto un brutto sogno. O forse un bell’incubo.
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Alla fine, pensandoci, era solo un messaggio, un banale e semplice ciao. Avrei potuto
rispondere.
Scossi la testa. Troppo tardi. Avevo perso l’attimo.
Mi alzai e mi incamminai fuori da scuola, lasciandomi dietro lo squallore di quel
triste corridoio. Pensai che, se fossi stata una che fuma, mi sarei accesa una sigaretta.
Il giardino del liceo si apriva davanti ai miei occhi appena sotto i pochi gradini che
facevano della costruzione un piano rialzato. Un corvo mi osservava fisso dall’alto
dei rami dell’abete.
Mi sedetti sul primo gradino e rabbrividii nella mia felpa leggera. Faceva davvero
freddo per essere essere soltanto in autunno.
I ricordi si impossessarono di nuovo dei miei pensieri.
Eravamo seduti, in quello stesso posto. Stavamo parlando, vicini, ignari del mondo, chiusi nella dimensione segreta e appartata che ci eravamo creati.
Gli guardai le mani posate sulle ginocchia , il volto chino, assorto in dei pensieri a
cui non avevo accesso. Non mi resi conto del come nè del perchè ma ad un tratto mi
aveva attirata a sé.
Chiusi gli occhi e mi feci travolgere da quella marea improvvisa di emozioni che tornavano.
Le sue braccia mi cingevano le spalle con dolcezza, appoggiai la testa nell’incavo
del suo collo e lui appoggiò la sua sulla mia. Mi ero arresa da tempo all’idea che
saremmo stati soltanto amici, mi godevo gli ultimi giorni insieme senza far caso
a tutte le mie paranoie, mancava poco tempo, non osavo dirglielo, ma sapevo che
non saremmo più stati nella stessa classe l’anno dopo, sapevo che non sarebbe
stato promosso.
Quella volta rimanemmo così troppo tempo. Non ci staccammo subito, come eravamo soliti fare. Il suo profumo mi inebriava, non osavo alzare lo sguardo, non
volevo che leggesse nei miei occhi quello che non avevo il coraggio di dire, non sarei
stata io a rompere quella magia.
E in effetti fu qualcun altro. La prof. di Educazione Fisica fece un fischio prolungato. «Piccioncini, si rientra in classe» mi guardai attorno confusa cercando di
nascondere l’imbarazzo. Razan scoppiò a ridere. Ci staccammo sorridendo.
Pensai che non sarei mai potuta essere più felice. Ci incamminammo insieme in
palestra continuando a ridere. Vidi le nostre figure riflesse nella porta a vetri, i
nostri sorrisi, la mia sciarpa che svolazzava al vento, la sua maglietta leggera. Primavera.
Mi venne una voglia irresistibile scattare una foto, catturare in qualche modo quel
momento, prima che sfuggisse. Volevo qualcosa che mi ricordasse quell’abbraccio,
qualcosa che a distanza di anni mi dicesse: guarda come eravate carini.
E amici. Aggiunsi sotto voce.
Trasportata da quel fiume di ricordi mi accorsi solo allora di essermi spostata.
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Alzai la testa e sentii le prime gocce di pioggia scendere attraverso i rami dell’albero
sotto cui mi ero fermata.
Voltai il capo e trattenni il fiato: erano mesi che non avevo il coraggio di arrivare fin
lì, mesi che cercavo di dimenticare. Prima che avessi il tempo di bloccarli, i ricordi
mi inondarono il cervello, immagini confuse passarono nella mia mente fino a fermarsi su un pensiero preciso.
Ancora noi due. Stavolta una massa vociante attorno. Voci su voci in un unico fastidioso brusio.
Faceva caldo. Ultimo venerdì di scuola. Presto sarebbero iniziate le vacanze.
Si avvicinava il momento della nostra separazione, ma non immaginavo che in realtà fosse molto più vicina di quanto credessi. Stavo parlando con delle mie amiche,
tranquilla, allegra, felice.
Una risata più forte delle altre alle mie spalle. Mi girai come se fosse un richiamo.
E poi, le sue parole. Quelle parole che non sarei mai riuscita a ricordare o a pronunciare senza che mi tremasse la voce. Senza che mi sentissi male.
Sentivo il respiro accelerare nel petto, sapevo che faceva male ricordare ma coninuavo lo stesso.
Ancora quella risata, pensai a come fosse facile per lui farmi sprofondare o risollevarmi.
Pensai a tutto il controllo che aveva su di me. “Brutta, orribile, un cesso, io e te?
mai. Sfigata, bugiarda”.
Le sue parole riecheggiavano nella mia mente come il suono del vento in una grotta e si ingigantivano come le onde del mare in una tempesta. Mi sarebbe bastato
anche meno. Sentii le lacrime ai margini degli occhi ma non mi preoccupai di asciugarle. Mi sentivo svenire, e non metaforicamente.
E lui continuava. Sembrava che le parole non volessero finire, un numero
incalcolabile,e la sua voce era sempre più infuriato. Non volevo più ascoltare. Non
volevo sentire la fine.
Scacciai via le lacrime che scendevano copiose a rigarmi il viso; non gli avrei permesso di vedere la sofferenza che mi causavano le sue parole. Mi costrinsi a stare
in piedi mentre tutto il mondo che mi ero creata mi crollava attorno, mentre tutte
le mie certezze mi si sgretolavano addosso. Non mi ero mai sentita così tradita.
La mia mente ora trovava solo immagini sfocate, io in infermeria, lui che cercava di
chiedermi scusa e io che voltavo la testa per nascondere altre lacrime.
Avevo solo il ricordo nitido dell’attacco di panico, l’asma che si impossessava del mio
respiro e vi si aggrappava.
Non potevo crederci, avevo appena rotto la barriera che mi separava dal passato,
avevo avuto il coraggio di guardare indietro senza perdere il controllo del mio respiro.
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Ce la stavo facendo, ce l’avrei fatta.
Se la soluzione non era sopprimere i ricordi, allora gli avrei scritto. Avrei chiarito.
Avrei iniziato un nuovo capitolo senza cercare di insabbiare il libro che avevo già
iniziato a scrivere.
Nour.
SCUSATE SE M’INTROMETTO
Buonsalve piccoli scivolosi e luccicanti paguri manzoniani, qui è Lucions che vi parla
(che novità).
Se siete riusciti in qualche modo a superare novembre indenni, e quindi non è il
vostro formato fantasma che legge, direi che vi meritate un premio. Quindi si, possiamo concederci – se permettete mi aggrego - della buona e sana cioccolata come
giusta ricompensa alla nostra resistenza a un altro mese di scuola; mi pare equo.
Che poi, chi vogliamo prendere in giro, io non ho sicuramente bisogno di una scusa
per imbottirmi di cioccolata senza ritegno. (In ogni caso, a mia discolpa, vorrei sottolineare che il cioccolato viene dal cacao, che viene da una pianta, ergo conta come
verdura).
Ad ogni modo, tralasciando queste considerazioni estremamente ragionevoli sul
cioccolato – o nettare distillato direttamente dalle mani degli dei - mi pare giusto
e doveroso dire l’unica cosa che il mio contratto multimilionario mi impone. Perciò,
meravigliosi e dolcissimi pulcini, scusatemi se ancora una volta mi intrometto nelle
vostre placide esistenze, ma proprio non posso farne a meno.
Ottimo, ora che mi sono messa l’anima in pace e ho salvaguardato anche questo
mese i soldi per il mio fondo pensionistico, possiamo procedere.
Nella mia triste riflessione sulla vita del mediamente disperato studente manzoniano, mi sono trovata ad analizzare un’altra delle esperienze (più o meno distruttiva)
che tutti noi, fanciulli e donzelle, sperimentiamo quotidianamente: i viaggi sui mezzi
di trasporto pubblici.
Naturalmente da questa simpatica esperienza sono esclusi i pochi fortunati che
ancora riescono a strappare un passaggio ai genitori e i lungamente invidiati maggiorenni che già sfrecciano sul loro mezzo, che per la maggior parte di essi è una
fiammante auto di seconda mano, magari già ammaccata (per quelle in ottime condizioni, basta dare tempo al tempo).
Tutto il resto dei comuni mortali autobus, treni e jet superlusso (mi dicono dalla regia che questo non rientra nella categoria “comuni mortali”) sono l’unica soluzione.
Il primo drammatico aspetto con cui qualunque studente in cronico ritardo, all’incirca quindi il 70% della popolazione studentesca totale, deve fare i conti è il riuscire a
prendere il mezzo.
Assistiamo allora alle più disparate complicazioni: autobus a orari indicibili del mattino, autisti che vanno di fretta, autisti che non ti vedono mentre corri e ti sbracci in
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maniera imbarazzante, autisti che ti vedono farlo e accelerano volutamente, barriere
del treno che sollevano dubbi amletici sul se valga la pena di passare sotto e rischiare
la vita, capacità polmonare insufficiente per mantenere il ritmo di corsa forsennata,
cose indispensabili dimenticate, cadute, perdite, ritrovate troppo tardi, svanite nel
nulla, mangiate dal lama di casa.
E al tutto si somma l’implacabilità dell’orologio, che imperturbabile continua a ticchettare al massimo della crudeltà, infischiandosene della disperazione dello studentello.
La mia regola generale è: “quando sei in ritardo, conta sempre sul maggior ritardo
altrui”.
In realtà però perdo spesso il pullman, quindi non consideratela una massima molto
affidabile.
Ad ogni modo, nel caso in cui lo studente riesca a prendere il pullman o il treno, si
apre davanti a lui il secondo drammatico problema: trovare un posto per sedersi.
Naturalmente, il sistema cosmico incastra sempre le costellazioni in maniera tale che
il nostro fanciullo non riesca a trovare un posto per sedersi esattamente nel giorno
in cui ha corso come un giaguaro disperato, o il giorno in cui ha ottantatré libri in
cartella. A questo si aggiungono poi i tratti di strada con i tornanti, le frenate che
salutano la colazione che ti balla nello stomaco, gli autisti dei pullman che si sentono
Felipe Massa.
Per non nominare il piacevole dettaglio che, se il clima è caldo, l’affollamento farà
scoppiare come un palloncino abbracciato da un cactus lo studente, se il clima è
freddo, l’imbottitura di tre strati di lana sommata all’improponibile livello del riscaldamento, lo faranno scoppiare allo stesso modo (con il valore aggiunto, che una
volta sceso si troverà ad una temperatura glaciale, e si ammalerà molto più agevolmente).
Come se vivere non fosse già abbastanza complicato, si dà il caso che esistano anche
altre persone al mondo, che interagiscono o interferiscono con noi.
Dunque, anche nel fortunato caso in cui lo studente trovi un posto per sedersi, la
pace e la calma sono ancora ben lontane.
Per un qualche misterioso motivo, su qualunque mezzo pubblico e a qualunque ora,
c’è sempre il classico e immancabile gruppetto di iperattivi che urla, grida e ride a
crepapelle ad un volume che potremmo definire, per eufemismo, “alto.”
Ora, io dico: se è mattina, come cavolo vi può anche solo accarezzare l’idea di fare
qualcosa che non sia dormire o vegetare in silenzio? E se è l’ora di pranzo, la fame, il
mal testa e le energie strizzate durante la mattina non vi bastano come motivazioni
per calmarvi?
So cosa state pensando, e si, è assolutamente vietato somministrare segretamente
dei sedativi per cavalli a delle persone. Ora, io dico: se è mattina, come cavolo vi può
anche solo accarezzare l’idea di fare qualcosa che non sia dormire o vegetare in silenzio? E se è l’ora di pranzo, la fame, il mal testa e le energie strizzate durante la mattina non vi bastano come motivazioni per calmarvi?
So cosa state pensando, e si, è assolutamente vietato somministrare segretamente
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dei sedativi per cavalli a delle persone.
C’è poi la questione delle interferenze musicali che si accavallano, sfuggendo dalle
cuffie di iPod tenuti ad un volume decisamente troppo alto, solitamente proprio da
chi ha dei pessimi gusti musicali (non ci facciamo mancare niente), oltre a quei pochi
ingenui individui che osano avventurarsi nel tentativo di far ascoltare senza cuffie
una canzone all’amico, e che vengono poi puntualmente fulminati da trenta persone
contemporaneamente. Generalmente però i più saggi imparano quali sono gli elementi a rischio “contagio musicale improponibile” e si siedono ben lontani da essi.
Vogliamo poi parlare dei tentativi di ripassare?
Ora, io lo so che voi siete tutti degli ottimi studenti, e nessuno di voi si ridurrebbe
mai o avrebbe mai bisogno di ripassare in treno o in pullman, ma mettiamo caso,
ipoteticamente parlando, che voleste farlo, sarebbe sicuramente un’impresa ardua.
Tra le tante cose che mi sono appuntata sulla lista “domande da fare a chi dirige il
mondo se e quando lo incontrerò” c’è uno dei dilemmi che mi tortura e scatena i miei
istinti omicidi quando cerco di ripassare: perché le due persone sedute di fianco a
te hanno sempre esattamente in quel giorno una cosa incredibilmente interessante,
lunga ed emozionante da raccontarsi?
Un giorno cerchi di dare un senso alla matematica e la tua vicina è appena stata
lasciata dal fidanzato, un giorno impari a memoria termini improponibilmente difficili ed è appena uscito il nuovo video game di cui i due amici devono assolutamente
discutere, un giorno provi a leggere il capitolo che hai dimenticato di studiare e a
quanto pare è stata inventata una nuova e inutilissima cosa di cui il tuo vicino vuole
rendere partecipe l’autista. Poi dicono che è colpa nostra se non abbiamo studiato.
E naturalmente, parlando di questa enorme e intricata giungla di sedili, barriere,
rotaie, pulsanti per la fermata, biglietti non timbrati, controllori, vecchine con la
spesa, autisti e il cielo sa cos’altro, non si più non nominare il più divertente (per chi
lo guarda dall’esterno) e appassionante spettacolo che si può verificare alle fermate:
la lotta selvaggia per salire sul pullman.
Ora, io non so se Discovery Channel abbia deviato qualche giovane mente con i
documentari sugli animali selvaggi, ma c’è una concezione decisamente distorta del
modo corretto di salire sul pullman. Guardando la scena da fuori si nota solo una
massa indistinta di corpi che si accalcano alle porte, e la faccia sconcertata o indignata o disgustata dell’autista, e vivendola dall’interno, si percepiscono solo gomiti appuntiti tra le costole, braccia che rischiano di essere spezzate, cartelle che ti sbattono
addosso e una grave carenza di ossigeno.
In poche parole: signori, calmiamoci.
In qualche modo comunque poi si sopravvive anche ai mezzi di trasporto, per potersi
iniziare a preoccupare di come sopravvivere al resto della giornata, una volta arrivati
a destinazione.
In ogni caso, ricordatevi sempre di far sedere le signore anziane e se avete qualche
crisi omicida, tirate fuori i dolciumi di emergenza e fate respiri profondi.
A presto meraviglie sbrilluccicanti,
LaLucions.
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LA POSTA DEL CUORE
Ciao ragazzi!
Vi avevo promesso parole dolci e piene di sentimento, ma anche parole che raccontassero di un amore vero, anche se non sempre tutto va come vogliamo noi.
E’ strano come a volte una persona ti possa rendere migliore e darti tutto ciò di cui
pensi aver bisogno e poi un giorno decide di andarsene e, senza accorgersene, si
porta via ciò che sei.
E allora tu devi ricominciare da zero, inizi a usare il dolore come scudo e costruisci
muri intorno al tuo cuore; sai che è sbagliato, ma non puoi farne a meno, ti sembra
l’unico modo per andare avanti. Ti nutri degli istanti che gli altri ti donano senza più
riuscire a dare nulla in cambio.
Forse è quello il momento in cui dobbiamo chiederci chi vogliamo essere.
A volte veniamo distrutti e pensiamo che nessuno possa capire il nostro dolore, il
nostro punto di vista, mutato dalla sofferenza.
Io un tempo avevo deciso che nessuno mi avrebbe mai resa felice, che non sarei mai
stata abbastanza per qualcuno. Poi era arrivato M.
Mi aveva presa, usata, tradita e lasciata, distruggendomi e confermando le mie idee;
ma con gli occhi pieni di dolore avevo pensato che l’importante fosse che io bastassi
a me stessa.
Poi nella mia vita sono apparse persone come: Carmen, Yuri, Giulia, Alice e mi hanno mostrato che mi stavo perdendo mille cose, che sapersi fidare degli altri ti permette di vivere completamente. A volte si, cadi e ti fai male, ma non per questo puoi
smettere di camminare.
Un giorno quest’estate è apparso G, bellissimo, brillante, simpatico, insomma: un
principe azzurro proto a salvarmi.
Mi scrisse parole dolcissime e cominciammo ad uscire insieme. Ero finalmente riuscita fidarmi di nuovo e, quindi, a creare un rapporto.
G mi faceva sentire le farfalle nello stomaco, vicino a lui non avevo più paura di nulla
e allo stesso tempo tremavo, dubitavo, la testa mi girava e avevo la nausea; quando
lui c’era era tutto bello, vedevo il bene in tutto e tutti. Poi, qualche giorno fa, dopo tre
mesi che uscivamo insieme, ha deciso di lasciarmi, perchè “non era ancora pronto ad
avere una nuova storia”.
È stato una schiaffo in faccia, un pugno nello stomaco, che mi ha lasciato un vuoto
dentro.
Ora, provando a guardare dall’esterno la situazione, mi accorgo che G ha fatto con
me quello che la sua ex aveva fatto a lui, costruendosi un muro intorno al cuore, per
evitare di nuovo lo stesso dolore.
Allora io mi domando: voglio fare come lui? Voglio vivere senza più provare le farfalle nello stomaco, i primi baci, i primi messaggi dolci?
La mia risposta è NO. Voglio essere diversa, non voglio che il dolore non mi permetta di rinnamorarmi. Allora accetto la sfida e combatto per tornare a essere chi voglio.
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Cadrò? Mi feriranno? Si probabilmente; ma io mi rialzerò e sarò più forte di prima.
E voi come affrontate il dolore? Come aiutate un’amica che è appena stata lasciata?
Spero di leggere presto le vostre storie.
Scrivetemi! ([email protected])
Mel
le domande esistenziali irrisolvibili
“Se una funzione ammette un limite, chi ci garantisce che sia l’unico?”.
Così è finita la mia ultima lezione di matematica. Bel modo vero?
Una di quelle domande che ti toccano, ti fanno pensare, ti fanno riflettere, ti fanno
chiedere: “ Perché ho scelto questa scuola?”.
L’ultima ora di matematica dovrebbe essere illegale! Ecco caro ministro dell’istruzione, se ci tiene tanto a fare qualcosa di realmente costruttivo dovrebbe emanare
una legge che vieti le materie pesanti all’ultima ora del sabato. Mi dispiace ma non si
può; non si può pretendere che gli alunni capiscano qualcosa l’ultima ora prima del
weekend !
Comunque bisogna ammettere che i matematici hanno una grande mente, certo contorta, ma sempre immensamente ingegnosa.
Lo ammetto, io non mi sarei mai chiesta “Se una funzione ammette un limite, chi ci
garantisce che sia l’unico?” e neanche, come molti filosofi han fatto, “esiste la cosain- sé ?”.
No cari amici, la mia mente è banale, comune e i miei pensieri sono più “terra terra”,
niente di trascendentale.
Ma dopotutto chi può dire che i miei pensieri, che i vostri, che i loro (i ragazzi che si
fanno le originali domande scritte sotto) siano meno importanti di quelli dei filosofi
e dei matematici?
Ogni dubbio è lecito, è giusto, è manifestazione di intelligenza, perché dimostra che
esistiamo, che viviamo e pensiamo, che siamo più di semplici animali. Che mettiamo
tutto in dubbio, non diamo nulla per scontato e che non smettiamo di meravigliarci.
Pensate altrimenti che vita monotona da amebe!
Quindi, ecco a voi la dimostrazione di quanto (e di quante cose) si stupisce l’intelletto umano:
• “When a male is elected president and his wife is called the First Lady. What
would a lady’s husband be called if she were elected president?”
“Quando un uomo è eletto presidente, sua moglie viene chiamata “First Lady”.
Come si chiamerebbe il marito di una donna eletta presidente?”
Bel problema, che prima poi dovrà essere risolto! Perché, lo urlo ai quattro venti,
io voglio un presidente donna! Forse: First Gentleman (non “first man” perché
quello è Adamo). Lo so, mamma mia che fantasia!
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• “Are there seeing eye humans for blind dogs?”
“Esistono gli uomini-guida per i cani ciechi?”
Domanda arguta! Ma credo proprio di no, forse in un futuro prossimo, quando i
cani saranno così evoluti da conquistare il mondo. A quel punto i cani porteranno
a spasso gli uomini, faranno fare loro i “bisogni” dietro i cespugli, daranno loro un
croccantino se si comporteranno bene e li addestreranno con il metodo del condizionamento operante. Tutto può succedere.
• “If you have x-ray vision and you can see through anything, wouldn’t you see
through everything and actually see nothing?”
“Se hai la vista a raggi-x, e puoi vedere attraverso tutto, non potresti vedere attraverso tutto e nello steso momento non vedere niente?”
Ogni risposta che tento di dare mi sembra inconsistente, la grandezza di questo
dubbio mi sta divorando. Se qualcuno trova la soluzione, lo prego vivamente di
farmela sapere. In ogni caso non sarò più la stessa d’ora in poi.
• “In some books, why do they have blank pages at the very end?”
“Perchè in alcuni libri alla fine ci sono delle pagine bianche?”
“Così scrivi tu il finale”. Questa è la risposta poetica, ma in realtà credo che un
senso non ci sia. È solo spreco di carta, tanto per buttar giù qualche albero in più.
Giusto perché ne abbiamo tanti sul nostro pianeta. No, seriamente, ecologisti,
mobilitiamoci, non si può andare avanti così!
• “Why can’t you eat pancakes for dinner?”
“Perchè non si possono mangiare pancakes a cena?”
Perché la nostra società discrimina la cola-cena (colazione a cena), ma, tranquillo
amico, credo che se li mangiassi non saresti arrestato dalla “psicopolizia” (citazione geniale di “1984” - George Orwell).
• “If you decide that you’re indecisive, which one are you?”
“Se decidi di essere indecisa, sei decisa o indecisa?”
Ora sono indecisa,.. no, aspetta. Ho appena deciso di essere indecisa? Ok, problema irrisolvibile.
• “Who was the first person to look at a cow and say: I think I’ll squeeze these dangling things here, and drink whatever comes out?”
“Chi è stata la prima persona che ha guardato una mucca e ha detto: penso che
stringerò queste cose penzolanti qui, e berrò qualunque cosa ne venga fuori?”
Deve essere stato sicuramente l’uomo più coraggioso e in cerca di avventura di
tutta la storia (un Bear Grylls preistorico). Del resto, voglio dire, bere un liquido
che esce da un altro animale non viene certo in mente a tutti.
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• “Why do people never say “it’s only a game” when they’re winning?”
“Perché le persone non dicono mai “è solo un gioco” quando vincono?”
Perchè l’uomo è vanitoso e, vincendo, crede sempre di aver fatto la più grande impresa del mondo, anche se magari stava solo giocando a Briscola. Ma ci vogliamo
bene comunque, anche con tutti questi difetti, vizi, manie di grandezza.
Che altro dire se non: “Vi voglio bene manzoniani, varesini, italiani, europei. Ti voglio bene umanità, continua a dubitare, perché è ciò che ti rende tale”.
-Lucia Bonbon
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horroroscopo
Carissimi lettori e lettrici del Manzoni,
questo mese ho pensato di proporvi un tipo di oroscopo completamente diverso rispetto a quello cui siamo abituati, si tratta infatti dell’oroscopo cinese.
L’oroscopo cinese si basa sull’associazione della propria data di nascita a un particolare ciclo di tempo determinato dai movimenti lunari. Anche in questo, come nell’oroscopo tradizionale, i segni appartengono ai cinque elementi: aria, acqua, terra,
fuoco. Il succedersi di questi è determinato dalla data della prima luna nuova nel
nuovo anno lunare e non coincide quindi con il primo Gennaio. L’attribuzione dei
segni, pertanto, è data dalla combinazione tra anno di nascita e mese.
CANE
10 febbraio 1994 al 30 gennaio 1995
CARATTERISTICHE: I nati sotto il segno del Cane sono delle
persone leali e oneste su cui si può fare sempre affidamento.
Il Cane è uno dei segni più simpatici dello zodiaco cinese, di
solito sono un po’ solitari e spesso non riescono a integrarsi
completamente con gli altri, ma per le persone care sono disposti
a farsi in quattro per renderle serene.
AMORE: Sognate un rapporto sereno, al riparo da tensioni
e problemi di natura economica o familiare? Chissà, magari
prossimamente riuscirete a coronare le vostre aspirazioni.
Se siete già in coppia, basterà poco per raggiungere gli obiettivi
che sperate di ottenere: un po’ di comprensione e tolleranza in
più, un pizzico di diffidenza in meno.
LAVORO: Siate audaci e ricordatevi che la fortuna non
sorride mai ai pigri e ai timorosi. Osate, osate, osate. I
prossimi giorni saranno molto positivi per migliorare la vostra
posizione, per raggiungere traguardi di spicco.
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TOPO
TORO
TIGRE
dal 19 febbraio 1996 al 6
febbraio 1997
dal 7 febbraio 1997 al 27
gennaio 1998
dal 28 gennaio 1998 al 15
febbraio 1999
AMORE: Vi aspetta un
mese denso di novità. Farete colpo sulla persona che
vi piace.
LAVORO: troverete sempre il modo di cavarvela
alla grande.
AMORE: lasciatevi alle
spalle i problemi, questo
mese vi riserva belle novità.
LAVORO: i vostri obiettivi
sono a portata di mano.
AMORE: In coppia o single, avrete la sensazione di
essere incontentabili.
LAVORO: Dovrete mettere in conto qualche difficoltà; niente, però, è impossibile.
LEPRE
DRAGO
SERPENTE
dal 16 febbraio 1999 al 4
febbraio 2000
AMORE: Bando alla prudenza e alla pigrizia! Se
volete di più, dovrete anche
darvi da fare.
LAVORO: anche se è troppo pesante non avvilitevi, è
solo un periodo.
dal 5 febbraio 2000 al 23 dal 6 febbraio 1989 al 26
gennaio 2001
gennaio 1990
AMORE: Se siete single, le AMORE: evitate di giocare
avventure non vi manche- con i sentimenti delle perranno.
sone e siate corretti.
LAVORO: La vostra situa- LAVORO: lenti e astuti,
zione scolastica si annun- avrete la possibilità di comcia tranquilla, senza grossi piere numerosi progressi.
sbalzi e scossoni.
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CAVALLO
CAPRA
SCIMMIA
dal 27 gennaio 1990 al 14
febbraio 1991
AMORE: vi aspetta un
mese ricco di avventure
intense e sfavillanti.
LAVORO: Evitate i gesti
impulsivi, le decisioni frettolose, e riuscirete a raggiungere i vostri obiettivi.
dal 15 febbraio 1991 al 3
febbraio 1992
AMORE: la persona giusta è dietro l’angolo, basta
cercarla.
LAVORO: siate pronti anche a rimboccarvi le maniche.
dal 4 febbraio 1992 al 22
gennaio 1993
AMORE: Qualche accenno
di tensione si staglia nell’orizzonte delle scimmiette in
coppia.
LAVORO: saprete cavarvela e ricavare il meglio in
ogni situazione.
GALLO
MAIALE
dal 23 gennaio 1993 al 9
febbraio 1994
AMORE: i sogni non resteranno solo sogni questa
volta.
LAVORO: queste mese,
per voi, sarà positivo e riuscirete a portare a termine
tutto con successo.
dal 31 gennaio 1995 al 18
febbraio 1996
AMORE: al cuor non si
comanda! Questo mese vi
porterà molte novità.
LAVORO: se vi darete da
fare con buona volontà,
riuscirete a raggiungere dei
risultati ottimi.
Deny.
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