COME MANGIANO I LEONI…
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COME MANGIANO I LEONI…
Giuseppe Rando COME MANGIANO I LEONI… Per chi ha già fatto tante diete che non sono servite a niente Per chi vuole riflettere prima di riprovare ARMANDO EDITORE Sommario Prefazione 7 Ringraziamenti 10 Introduzione 11 1. Riflessioni iniziali 15 2. Ingrassare per distrazione 19 3. “Non ho nessuna speranza di dimagrire!” 24 4. Sazi di calorie o sazi di gusto? 28 5. Mangiare con attenzione: gustare 32 6. Ingerire più calorie per avere più fame! 37 7. Mangiare: un atto complesso ricco di valenze sottovalutate 41 8. Mangiare come dormire 46 9. Lo stimolo 52 10. Lo stimolo della fame e le “farfalle allo stomaco” 57 11. Mangiare per fame 62 12. Mangiare in solitudine o per solitudine 68 13. Chiamare fame le emozioni 76 14. Mangiare per… 80 15. Mangiare tre volte al giorno, con calma, con piacere, con amore e con attenzione 83 16. Dimagrire mangiando 88 17. Dimagrire senza rinunce e senso di colpa 92 18. Dimagrire senza stare a dieta 96 19. La centralina 99 20. Il peso della bilancia 102 21. Immaginiamo di “mangiare come il leone o la leonessa” 108 22. Conclusioni 111 Prefazione Come mangiano i leoni? Mangiare come mangiano i leoni. Queste due frasi ci accompagneranno lungo il percorso sviluppato nelle pagine a seguire, nelle quali si cercherà di indagare e approfondire il rapporto tra noi e il cibo. Saranno le frasi evocative più ricorrenti, più forti, più efficaci di questo cammino fatto di considerazioni, riflessioni, spunti e occasioni per rivisitare parole apparentemente scontate, luoghi comuni, tecniche rassicuranti quanto ingannevoli e concetti sbagliati che, riproposti continuamente, possono suonare come verità ingannevoli e spingerci fuori strada. Ma per quale motivo, in una materia così importante e così legata alla nostra stessa esistenza, ci affidiamo a concetti errati o non valutati correttamente? C’è forse qualcosa che ci spinge, a nostra insaputa, a restare nell’errore, in quell’errore che ci impedisce di dimagrire? In questo caso, allora, il grasso superfluo potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza capace di attutire l’urto, evitare la frattura, la frantumazione della nostra persona. Ma dopo, però, riflettendo, ci potremmo chiedere: il grasso in eccesso può davvero essere la nostra salvezza? Se anche a prima vista può sembrare di sì, la risposta è no, no di certo. Guai alle soluzioni che ci aiutano “al momento”, che funzionano per un po’ ma che di fatto poi non funzionano, come ognuno di noi sa. Queste soluzioni sono le trappole peggiori, quelle che ci bloccano nelle posizioni più scomode e che, mentre ci danno l’illusione del movimento, ci imbrigliano in un immobilismo drammatico o ci fanno arretrare. L’immobilismo è il contrario del cambiamento e dimagrire vuol dire cambiare, non rimanere immobili. 7 Una persona di 60 chili che passa a pesarne 120, può essere la stessa? Che cosa cambia? Perché cambia e come fa a cambiare? Perché fa tanta fatica a ritornare a pesare 60 chili, e perché spesso non ci riesce più? Anche se chi scrive è un medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, che si occupa da più di venticinque anni prevalentemente di malattie correlate alla nutrizione, questo libro non vuole essere un trattato scientifico. Vuole semplicemente rappresentare uno strumento di riflessione, uno strumento per poter riflettere profondamente su alcune bugie spacciate per verità, capaci di intrappolarci e di impedirci di cambiare. Spesso crediamo e diamo per scontate idee che sono state elaborate da altri, concetti che sono il frutto della riflessione di un’altra mente, non la nostra. Noi abbiamo, a volte, la sola colpa di ripetere, senza la necessaria riflessione o elaborazione, parole, concetti, pretese verità che, se solo ci soffermassimo per qualche secondo a riflettere, scopriremmo assurde. “Anche l’acqua mi fa ingrassare”. Sapete quante volte ho sentito queste parole disperate? Se chi le ha pronunciate si fosse soffermato, anche solo un attimo, a riflettere, almeno avrebbe dimostrato di non aver perso anche la speranza di cambiare (di dimagrire). Quante volte abbiamo ripetuto frasi di altri credendole nostre? Quante volte le abbiamo condivise perché pronunciate da persone ritenute autorevoli? Non dico che persone colte e autorevoli dicano baggianate, attenzione. Dico solo che potremmo confondere informazioni autorevoli con affermazioni ingannevoli. L’inganno, poi, non è neanche necessariamente premeditato. Per quanti secoli si è pensato che la Terra fosse piatta, salvo scoprire che non era vero? Gli scienziati dell’epoca non dicevano una bugia: ne erano convinti e lo affermavano. Oggi tutti parlano di alimentazione, di diete, di metodi efficaci per il 8 dimagrimento; possibile che fra tante convinte opinioni, qualcuna non sia ingannevole, fuorviante, inconsapevole? Ho notato inoltre che, spesso, si dicono cose corrette dal punto di vista… Ecco a che cosa bisogna stare attenti, al punto di vista. Come molti sanno, il punto di vista può modificare la percezione e quindi la nostra stessa realtà, così come le nostre percezioni possono ingannarci. Se fossimo catapultati nel centro di una città, in una delle vie principali, e avessimo a disposizione cinque minuti per stabilire le dimensioni di quella metropoli, quante possibilità avremmo di dare una risposta di buon senso? Nessuna. Tuttavia, se ci trovassimo sopra un aereo a sorvolare la stessa città le nostre probabilità di dare una risposta di buon senso aumenterebbero significativamente. Ecco, così potremmo definire il punto di vista. Se da un certo punto di vista diciamo una cosa corretta, non è detto che chi ascolta si trovi sulla nostra stessa posizione. Vedere cose completamente diverse sarebbe, quindi, una conseguenza inevitabile. Una stessa cosa, osservata da prospettive diverse, si mostra in modi completamente differenti. Cercherò pertanto, attraverso i contenuti di questo libro, di riproporre fatti, emozioni e vissuti raccontati dai tanti pazienti, ma rivisitati in modo tale da apparire diversi, rivisti dalla prospettiva dell’aereo, per riprendere l’immagine precedente, vale a dire con uno sguardo d’insieme un po’ più ampio, e con uno sguardo più distaccato rispetto a chi, troppo coinvolto e completamente proiettato verso il traguardo (il dimagrimento), non vede con chiarezza la strada e per questo la perde, mettendosi inconsapevolmente nelle condizioni di non poter mai raggiungere la sua meta. Mi auguro, pertanto, che questa lettura possa riuscire a proporre e trasmettere serie opportunità, capaci di generare una nuova prospettiva e tanta forza, quella forza senza la quale non è possibile intraprendere un nuovo cammino di consapevole cambiamento. 9 Ringraziamenti Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini durante il periodo della stesura di questo libro e in particolare coloro che hanno contribuito, ognuno nel proprio campo, alla sua realizzazione. Un ringraziamento specifico a mia moglie Paola, prima ispiratrice, ai miei figli, ai miei genitori, a mia sorella, a mio fratello, ai tanti cari amici che mi hanno sostenuto, ai colleghi e alle collaboratrici con cui ho condiviso molti dei contenuti qui presenti, ai cari pazienti che tanto mi hanno insegnato e ai quali devo molte delle mie conoscenze. Infine un ringraziamento particolare a Massimo e Riccardo, che mi hanno sorretto fattivamente, insieme con la mia famiglia, nei momenti di maggiore difficoltà. Un grazie, infine, anche ai miei antenati di Stromboli, dei quali rappresento la continuità. 10 Introduzione Come mangiano i leoni? Anche se la maggior parte di noi non lo sa esattamente (bisognerebbe consultare zoologi o naturalisti), possiamo provare a immaginarlo. Ognuno di noi può farlo con la fantasia, con le sue conoscenze e vedrà apparire dinnanzi ai propri occhi una scena, un’immagine magari già vista in un documentario. E immaginerà un leone alle prese con una preda. E invece, come mangiano gli uomini? In questo caso, possiamo immaginare non mille ma infinite scene e, tra tutte, quella più ricorrente negli ultimi anni: un uomo che mangia “qualcosa” magari davanti alla televisione. Bene, chi scrive è un medico, specialista in Scienza dell’Alimentazione, che lavora nell’Unità Operativa Complessa di Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione Clinica di un grande ospedale romano e, da più di venticinque anni, si occupa di patologie legate alla nutrizione, in particolare di obesità e di disturbi del comportamento alimentare. Ha visitato decine di migliaia di persone cercando di imparare dalle loro storie e dai loro racconti, oltre che dai libri. Per anni ha ascoltato storie di donne e di uomini alla ricerca disperata di un dimagrimento, persone che si sono ripetutamente “messe a dieta”, che “hanno seguito tante diete”, ma che, paradossalmente, si sono ritrovate ingrassate anziché dimagrite. Non si fa altro che parlare e proporre diete sempre nuove, con nomi e caratteristiche differenti, ma sempre diete. I giornali, le televisioni, le amiche, i conoscenti, persino politici, professionisti o presunti tali, non fanno altro che produrre e propagandare diete. 11 Fanno veramente dimagrire queste diete? A sentire le storie dei pazienti, direi molto poco. Eppure, le diete impazzano: diete e ancora diete, senza altri strumenti. Fogli di carta: menù, quantitativi calorici, restrizioni e basta, in nome del non, del divieto, senza altri mezzi in grado di supportare questo non, come se chi ingrassa non sapesse già che sta mangiando troppo. Restrizioni mascherate da giochi di teorie metaboliche, teoricamente perfette ma, praticamente, soltanto stimoli per sottoporre a restrizioni caloriche gli individui. Allora, per chi volesse approfondire l’argomento e conoscere dettagliatamente ciò che accade quando un individuo normopeso viene sottoposto a restrizione calorica, vi rimando alla lettura di un libro, The Biology of Human Starvation di Ancel Keys e collaboratori, scritto negli anni ’50. Ancel Keys è il grande studioso noto per aver elaborato il famoso lavoro che ha esaltato le doti salutari della dieta mediterranea. Da una posizione più umile, voglio a mia volta qui anticipare la piccola ma esemplificativa sintesi di uno studio contenuto all’interno del libro passato alla storia con il nome di Minnesota Starvation Experiment. In quel celebre studio venne dimostrato che una drastica restrizione calorica, protratta per sei mesi e applicata a un gruppo di individui selezionati di peso normale e con ottime condizioni fisiche e psicologiche iniziali, aveva prodotto, oltre che un dimagrimento di circa il 25% del peso corporeo, anche l’insorgenza di modificazioni comportamentali, psicologiche e fisiche. In particolare, si sono registrati durante il periodo dello studio: aumento del consumo del caffè, delle gomme da masticare e dell’acqua, propensione verso la lettura di libri di cucina, episodi bulimici, fenomeni di autolesionismo. Ancora: preoccupazione nei confronti del cibo, sbalzi dell’umore, apatia, depressione, irritabilità, rabbia, ansia, modificazioni della personalità. Persino comparsa di episodi psicotici e riduzione dell’interesse sessuale, oltre che tendenza all’isolamento sociale. Per quanto riguarda la sfera fisica, si sono registrati invece debolezza, disturbi gastrointestinali, disturbi del sonno e sogni particolari, vertigini, cefalea, riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria, diminuzione del metabolismo basale, aumento della fame, 12 senso di ripienezza precoce, miglioramento dell’udito a più basse frequenze. A molti dei partecipanti era rimasta a lungo la paura di rimanere senza cibo, molti sono poi diventati obesi, ma nessuno, tra quelli intervistati, a distanza di molti anni ha dichiarato di aver avuto effetti negativi sulla salute come conseguenza dello studio cui era stato sottoposto. Alla luce di quanto detto, mi chiedo che senso abbia sottoporsi periodicamente a severe restrizioni dietetiche… Perdere peso o semplicemente “dimagrire” non è così semplice come tante persone pensano e assai raramente avviene con i metodi immaginati attendibili. Bisogna mettere in campo strumenti atti a modificare lo stile di vita. Per acquisire buone abitudini alimentari, incrementare l’attività fisica e perdere peso, assai spesso non bastano delle semplici indicazioni o prescrizioni e tanta buona volontà. Sono necessari lunghi e pazienti percorsi dove, oltre a un intervento dietologico, bisogna aggiungere anche un intervento psicologico di ristrutturazione di tipo cognitivo comportamentale. Dietro l’aumento del peso spesso ci sono storie, vissuti, sensazioni, stati d’animo, pregiudizi “inimmaginabili per chi non ha mai avuto il piacere di essere grasso”. Prima di iniziare una dieta, non sarebbe più opportuno approfondire queste dinamiche, chiedersi come mai si vada incontro a comportamenti inconsueti, irrazionali, controproducenti, autolesionistici? Cercare di capire come mai si ripetono inesorabilmente azioni che vanno anche contro la propria volontà? Questo libro non nasce con lo scopo di proporre al lettore una ennesima restrizione calorica, mascherata da chi sa quale scoperta scientifica o via metabolica e biochimica, mai percorsa da altri. E non nasce nemmeno con l’intento opposto di escludere ogni restrizione calorica. Vuole semplicemente indurre il lettore a riesumare, attraverso una riflessione profonda, quella centralina che funzionava tanto bene, quando eravamo più piccoli, e che ci consentiva di mangiare il giusto. La stessa centralina che, con il pianto, annunciava il nostro senso della fame e, con gesti di rifiuto, esprimeva il nostro preciso senso di sazietà. Ci faceva mangiare 13 di più o di meno a seconda delle vere necessità del nostro corpo. La stessa centralina che adesso non ascoltiamo più perché distratti da mille cose e perché, presuntuosi, crediamo di saper gestire il nostro comportamento alimentare con la razionalità. Se, nonostante il tentativo di ripristino della centralina, il miglioramento non dovesse presentarsi, allora sarà il caso di prendere la questione ancora più seriamente. Bisogna sapere che il sovrappeso e l’obesità possono anche essere l’espressione di una malattia organica o psicologica. Ed è sconsiderato intervenire sulla nostra alimentazione con generiche restrizioni, magari anche autoprescritte, se prima non si è certi della causa del sovrappeso; è necessario disporre, cioè, di una corretta diagnosi fatta da un medico. Ad esempio, l’aumento del peso corporeo può essere determinato da un disturbo del comportamento alimentare, il cui trattamento richiede ben altro che una buona dieta. Infatti, i disturbi del comportamento alimentare rientrano tra le tante malattie di interesse psicologico-psichiatrico e necessitano di complessi interventi di ristrutturazione dei processi cognitivo-comportamentali dell’individuo. È fondamentale conoscere ciò che si nasconde dietro un aumento del peso. Agire senza prima sapere precisamente che cosa fare è pericoloso, in qualunque circostanza. Non è consigliabile giocare a fare le diete. Vi assicuro, è uno sport molto più pericoloso di quello che sembra, forse il più pericoloso. Consiglio, infine, di leggere lentamente questo libro, magari facendo una pausa tra un capitolo e un altro, cercando di riflettere sulla lettura piuttosto che imparare dalla sua lettura. Sono sicuro che chi legge sappia già molto di quanto presente in questo lavoro, ma ritengo tuttavia che ognuno di noi abbia bisogno di acquisire una maggiore consapevolezza, quella necessaria per compiere il cambiamento atteso. Mi auguro di riuscire a dare un contributo a questo scopo. 14