Il Reiki come CAM

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Il Reiki come CAM
Maggio 2012
ANALISI DELLA LETTERATURA SCIENTIFICA
Il Reiki come CAM - Complementary & Alternative Medicine.
Evidenze empiriche della ricerca scientifica dal 1985 al 2012 e diffusione
presso strutture ospedaliere nel mondo.
Elisa Cerruti, PhD, Reiki Master Usui Shiki Ryoho, [email protected] ,+39 329 93 40 849
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Introduzione
Secondo
il
National
Center
for
Complementary and Alternative Medicine NCCAM il Reiki rientra nelle CAM
(Complementary and Alternative Medicine) ed è
definito come un metodo di guarigione
bioenergetico che può essere usato in modo
complementare o alternativo per un ampio
spettro di patologie acute e croniche.
“Reiki is an alternative healing practice in
which practitioners place their hands lightly
on or just above the person, with the goal of
facilitating the person’s own healing
response.” (NCCAM, 2006)
Il Reiki è una tecnica dolce che agisce sul
campo energetico umano armonizzandolo e
riequilibrandolo, al fine di ridurre stress e
favorire il benessere della persona. Come le altre
tecniche bioenergetiche agisce attraverso le
mani che entrano in contatto con il campo
energetico. Le persone che hanno ricevuto un
trattamento di Reiki riferiscono di aver fatto
esperienza di uno stato di rilassamento profondo
e di una grande pace, di numerose percezioni e
di effetti sul corpo e sulle funzioni fisiologiche
che saranno descritte nella sezione “La ricerca
scientifica”. Lo spettro di sensazioni include:
calore, freddo, torpore, movimenti muscolari
involontari, senso di pesantezza corporea o
abbandono, sensazione di galleggiamento,
tremori, percezione di vibrazioni o pulsazioni,
percezione di colori e percezione dei suoni e dei
rumori amplificata o diminuita (123). È molto
comune addormentarsi durante un trattamento di
reiki e/o riportare sensazioni di pace, profondo
rilassamento e di riconnessione con il proprio
centro. La recente ricerca di Birocco et al.
(2012, 8) realizzata nel reparto oncologico
dell’Ospedale San Giovanni Battista di Torino
ha dimostrato come il Reiki se introdotto negli
ospedali possa rispondere ai bisogni fisici ed
emozionali dei pazienti, migliorando il
benessere, dando sollievo al dolore, migliorando
la qualità del sonno e riducendo l’ansia.
Gli effetti fisiologici che sono stati misurati
dalle ricerche nel corso degli anni riguardano i
risultati sui test ematologici (3, 94, 161, 162),
sulla pressione sanguigna (94, 129, 158), sulla
frequenza cardiaca (94, 155, 158), sulle
misurazioni bioelettriche (3, 129, 149, 151,
157), sulla guarigione delle ferite (142, 145),
sull’ansia (3, 8, 17, 34, 45, 75, 109, 129, 163),
sulla depressione (17, 34, 100, 160), sull’umore,
sullo stress (32, 100, 127, 129), sulla
neutropenia (3), sulla gestione del dolore (6, 8,
20, 21, 22, 34, 38, 45, 52, 54, 69, 75, 103, 109,
139, 151, 160, 161), su nati prematuri (155), in
oncologia (1, 2, 8, 14, 26, 29, 56, 62, 67, 69, 70,
76, 89, 103, 109).
Il Reiki può avere effetti benefici su
persone affette da patologie croniche e mentali
come la fibromialgia o la depressione. Uno
studio di Shore del 2004 (100) fornisce evidenze
empiriche rispetto al fatto che il Reiki è in grado
di ridurre sintomi di depressione fino ad un anno
dalla ricezione del trattamento.
È una tecnica che non presenta
controindicazioni o effetti collaterali dannosi, le
ricerche hanno dimostrato essere sicura anche su
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nati prematuri (Duckett; 155) e nella gestione
del dolore (So; 54). In qualche caso si può
constatare uno sblocco o un abbandono di
esperienze emotive che talvolta possono
generare disagio, ma si tratta di esperienze
passeggere con risoluzione favorevole e rapida.
E’ diffuso in numerose strutture sanitarie in
tutto il mondo, alcune delle quali sono citate in
questo documento (“Diffusione del Reiki presso
strutture ospedaliere e nella formazione
ufficiale”). Una ricerca pubblicata nel 2012
(Egan; 1) ha rilevato l’uso del Reiki per pazienti
di oncologia nel 43% delle strutture ospedaliere
pubbliche del Regno Unito.
Non è necessario che l’operatore Reiki
abbia una formazione medica o fisiopatologica,
tuttavia
infermieri,
medici,
specialisti,
fisioterapisti e massaggiatori che invece
possiedono conoscenze specifiche in tal senso
potranno trarre dall’unione delle conoscenze un
complemento per l’indagine e il trattamento del
campo energetico come supporto a terapie
convenzionali e/o alternative (Ringdal, 153).
In particolare la letteratura internazionale
pone l’accento sulla professione dell’infermiere
e dell’ostetrica come due tra quelle che
maggiormente si prestano ad incorporare
tecniche olistiche bioenergetiche come il Reiki
nella pratica professionale quotidiana proprio
perché è con lo stretto contatto fisico attraverso
il tocco delle mani che spesso si esplica.
In misura crescente il Reiki viene
impiegato negli ospedali per la sua capacità di
alleviare condizioni di salute croniche: gestione
del dolore, riduzione dello stress, cancro anche
in pazienti pediatrici, nella medicina generale, in
chirurgia (nelle fasi pre e post-operatorie) nel
trattamento di persone affette da HIV/AIDS,
geriatria e lungo degenza (“Diffusione del Reiki
presso strutture ospedaliere e nella formazione
ufficiale”).
Accanto al trattamento dei pazienti il Reiki
è utile per lo stesso staff ospedaliero, per autotrattamenti e per i familiari dei pazienti.
Negli Stati Uniti rientra, insieme ad altre
Healing Terapies, nella formazione di base del
Personale Infermieristico e molti Medici lo
conoscono e lo praticano abitualmente.
In Italia molto si sta iniziando a muovere in
questa direzione. In particolare uno dei miei più
cari progetti è di portare il Reiki e il Reiki in
Culla® negli ospedali pediatrici, nei reparti di
ostetricia e ginecologia e nelle scuole, anche
attraverso
ricerche
scientifiche
in
collaborazione con equipe di medici, infermieri,
ostetriche, maestre e insegnanti.
E’ un processo lento e delicato che
“cammino” ogni giorno nella serietà e
professionalità. Il mio grazie va ad amici,
praticanti e Master Reiki, medici, infermieri e a
tutte le persone che stanno collaborando e che
collaboreranno
perché
questa
tecnica
meravigliosa possa diffondersi negli ospedali e
nelle scuole.
Un grazie a tutti coloro che leggendo
questo documento vorranno dare un supporto a
questo progetto.
Parte di questo cammino è fatto di studio e
ricerca, perché credo fermamente che la ricerca
medico-scientifica
sia
fondamento
imprescindibile per lo sviluppo nel campo del
benessere e della salute e che, ancor più, sia
applicabile al Reiki e ne stia indagando, seppure
talvolta con risultati controversi e in qualche
caso metodologie migliorabili, da anni efficacia
e benefici che molte persone nel mondo possono
testimoniare. Nel 2006 l’NCCAM sottolinea
come sia riscontrabile una scarsità di ricerche
scientifiche di elevata qualità sul Reiki. Da
allora la ricerca ha continuato ad interessarsi al
Reiki usando metodologie sempre più rigorose e
che hanno portato ai risultati incoraggianti delle
ultime ricerche pubblicate (Bowden et al., 17 e
44; Birocco et al., 8; Morse e Beem, 3) che
comprendono anche uno studio pionieristico,
estremamente innovativo i cui risultati
rappresentano una pietra miliare nella direzione
di questo lavoro, che ha indagato gli effetti del
Reiki sui nati prematuri (Duckett e Ringdal,
155). Concordo con la maggior parte dei
ricercatori che siano necessari ulteriori studi.
Sebbene il benessere che se ne trae è
testimoniato dalle persone che lo praticano e/o
che ricevono trattamenti credo che sia ancora
troppo poco diffuso un approccio scientifico al
Reiki, proprio da parte di chi lo pratica e lo
diffonde.
Auspico
di
cuore
che
progressivamente i corsi di Reiki integrino lo
studio della letteratura relativa alla ricerca
scientifica sin qui condotta e aggiornata e che le
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conoscenze sul Reiki divengano sempre più
basate sull’oggettività della ricerca medica così
che il Reiki, come molte altre tecniche olistiche
bioenergetiche, possano essere accolte e
praticate con coerenza, serietà e consapevolezza.
Quello che segue è dunque il frutto di un
costante
aggiornamento
sulle
ricerche
scientifiche condotte in tutto il mondo da
Università, Dipartimenti ospedalieri, Centri di
ricerca e altri enti internazionali che mi auguro
circolino il più possibile e siano condivise tanto
da divenire patrimonio culturale comune.
Origini e storia del Reiki
Le origini più antiche del Reiki si fanno
risalire a oltre 2 mila anni fa in India o in Tibet
dove si ritiene che fossero in uso pratiche di
guarigione attraverso l’imposizione delle mani.
Tracce di guarigione per imposizione delle mani
si ritrovano anche in numerosi testi sacri tra cui
la Bibbia. Il Reiki moderno, quello che
conosciamo oggi, si fa risalire al Maestro Mikao
Usui sul quale poco o nulla si conosce. Molto è
stato scritto ma le fonti circa il modo in cui il
Buddista giapponese ha conosciuto e divulgato
il Reiki sono scarse.
Secondo William Lee Rand (146) fondatore dell’International Center for Reiki
Training e autore di alcune interessanti
pubblicazioni in materia - Usui ha cercato per
molti anni un metodo di guarigione che
consentisse un’esperienza profonda e volta al
benessere complessivo della persona, metodo
che gli è stato rivelato e che è divenuto quello
che è stato chiamato Reiki.
Reiki è una parola che deriva dal
giapponese:
霊気
che significa “atmosfera misteriosa” a sua
volta essa deriva dal cinese:
靈氣
“influenza
soprannaturale”.
Oggi
comunemente si intende il significato della
parola Reiki come “energia vitale universale”.
La parola reiki si compone di due
ideogrammi:
- il primo 霊 (rei) si traduce letteralmente
come spirito, miracolo, divino
- il secondo 気 (ki) significa gas, energia
vitale, alito vitale, consapevolezza.
Il Reiki dunque è una pratica spirituale
sviluppata nel 1922 da Mikao Usui. Si è diffusa
negli anni la versione della scoperta del Reiki
secondo la quale Usui scoprì questo metodo
mentre praticava Issi Guo, una pratica buddista
della durata di 21 giorni sul Monte Kurama.
Non è chiaro quali fossero di preciso le pratiche
svolte durante questo ritiro sebbene molti
credano si trattasse di meditazione, preghiera,
digiuno e recitazione di salmi. Si crede che
durante questo periodo egli ricevette una
rivelazione mistica e con essa la conoscenza e il
potere spirituale di praticare e di iniziare altri
alla pratica di quello che egli chiamò Reiki.
Sempre secondo la leggenda sembra che questo
potere e questa conoscenza attraversarono il
chakra della corona (VII) di Usui e lo
illuminarono spiritualmente. Nell’aprile del
1922 Usui si trasferì a Tokyo e fondò la Usui
Reiki Ryōhō Gakkai che in Mandarino significa
Società per il Metodo Terapeutico dell’Energia
Spirituale di Usui con l’obiettivo di continuare a
trattare le persone con il Reiki. Usui lavorò
molto con i poveri a Kyoto e a Tokyo. Fu
Chujiro Hayashi, uno dei suoi allievi, a
trascrivere le posizioni delle mani e la tecnica.
Il Reiki è da molti considerato una filosofia
di vita che concepisce l’uomo come corpomente-spirito strettamente interconnessi tra loro
e con l’ambiente circostante e con il resto del
mondo. Questo modo di intendere l’uomo e la
sua relazione con l’ambiente si riflette nei
cinque principi etici che Mikao Usui ha lasciato
come parte integrante della formazione del
praticante Reiki e dei Maestri Reiki:
L’arte segreta di invitare la felicità
(fortuna),
La medicina spirituale per tutte le malattie.
Almeno per oggi
Non ti arrabbiare
Non ti preoccupare
Vivi nella gratitudine
Lavora con diligenza
Sii gentile con le persone
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Al mattino e alla sera, siedi in gassho (le
mani giunte al petto seduti sui talloni) ripetendo
queste parole a voce alta e nel tuo cuore.
Per migliorare la salute del corpo e dello
spirito.
Il metodo di guarigione spirituale di gassho
Il fondatore Mikai Usui
Nel 1973 Hawaii Hawaii ha iniziato a
formare Master Reiki in America ed Europa,
questo è stato l’inizio della sua diffusione in
occidente.
Sul monumento commemorativo di Usui è
scritto che insegnò il Reiki a oltre 2000 persone
e che 16 di queste raggiunsero il livello
equivalente a quello di Master. Durante il
periodo in cui Usui insegnava Reiki a Fukuyama
un colpo apoplettico lo condusse alla morte.
Altre fonti dicono che si sia laureato negli
Stati Uniti e abbia realizzato numerose altre
attività di cui non vi è traccia o documento.
Esistono due principali branche di Reiki:
•il Reiki Tradizionale Giapponese
•il Reiki Occidentale
La più evidente differenza tra questi due
grandi rami sta nel fatto che il Reiki
Tradizionale Giapponese è interamente basato
sull’intuito e la capacità dell’operatore di
percepire le necessità di chi riceve il trattamento
mentre il Reiki Occidentale ha coniato un
sistema di gesti molto precisi e sequenze
determinate da eseguire strettamente in ogni
situazione.
Il trattamento di Reiki
Durante il trattamento di Reiki il praticante
agisce come un conduttore, o meglio un canale,
di questa energia, anche detta Ki o Chi, per se
stesso o per gli altri.
Il praticante con un I livello di Reiki
impiega normalmente 12 o 15 posizioni delle
mani, mentre il praticante con un II livello
associa alla posizione delle mani alcuni simboli
che aiutano a canalizzare e fissare l’energia
oppure a trasmettere energia a distanza qualora
il soggetto sia lontano. Nei trattamenti in
presenza non è strettamente necessario il
contatto delle mani con il soggetto ricevente:
poiché il Reiki agisce sul campo energetico, è
sufficiente avvicinare le mani al corpo di chi
riceve il trattamento in modo che ci siano alcuni
centimetri d’aria. Chi riceve il trattamento può
essere completamente vestito e sotto lenzuola o
coperte.
Un trattamento completo di reiki dura circa
90 minuti, alcune versioni ridotte e mirate
possono anche durare 30-60 minuti. Quando non
sia possibile lavorare con tempi così lunghi,
come spesso avviene negli ospedali, di norma si
usano trattamenti estremamente mirati e brevi,
anche solo pochi minuti (tra i 3 e i 10 minuti).
La formazione di Reiki
Sia il Reiki tradizionale Giapponese, sia il
Reiki Occidentale hanno tre livelli di
formazione, Primo, Secondo e Terzo Master/
Maestro, di apprendimento che forniscono
differenti abilità e possibilità di trattamenti.
Ogni persona è in grado di praticare Reiki e
si può fare una parziale esperienza di quella che
sia l’energia che fluisce e i benefici che se ne
hanno provando il metodo seguiti da un Maestro
di Reiki anche senza aver ricevuto le attivazioni.
Questo è il principio di alcuni momenti di
condivisione e scambio di Reiki aperti anche a
chi non abbia ancora ricevuto le attivazioni. Le
attivazioni fanno parte dei corsi o seminari di
Reiki che durano convenzionalmente due giorni,
circa 16 ore ciascuno. Ad ogni livello vengono
praticate
attivazioni,
dette
anche
armonizzazioni, così chiamate perché il loro
scopo è quello di attivare maggiormente i canali
energetici ripulendoli in profondità e
consentendo all’energia di fluire liberamente.
Durante il corso di Primo livello si
apprendono i principi fondamentali del Reiki e
le sue applicazioni nella vita quotidiana. Si
impara a prepararsi al trattamento con la
centratura, ovvero l’armonizzazione della
propria energia. Si prende dimestichezza con la
percezione della propria energia e di quella delle
altre persone. Si imparano l’autotrattamento, il
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trattamento completo, quello veloce e a trattare
oggetti e alimenti.
Durante il corso di Secondo livello
attraverso le nuove attivazioni si potenzia
l’energia che viene trasmessa. Nel loro
insegnamento i Maestri Reiki ricevono
indicazione molto chiara sul fatto che possano
essere attivati al secondo livello praticanti reiki
pienamente
consapevoli
del
cammino
bioenergetico e delle sue potenzialità. In ogni
caso è necessario che i paticanti di primo livello
abbiano acquisito esperienza e abbiano praticato
reiki con costanza e regolarità per un periodo
congruo che di norma viene fissato in un anno
solare. I Maestri Reiki hanno facoltà di negare le
attivazioni di secondo e terzo livello qualora
ritengano la persona non ancora preparata a
proseguire il cammino. Durante il corso di
secondo livelli si ricevono alcuni simboli e se ne
conoscono principi e usi. Si apprendono le
tecniche che consentono di trattare a distanza, di
trattare situazioni e di effettuare trattamenti
anche a persone o situazioni nel passato e nel
futuro. Si impara ad armonizzare gli ambienti e
a portare armonia nella nostra mente.
Con il Terzo livello Master/Maestro si può
insegnare il Reiki e iniziare altre persone. I
Maestri Reiki attivano nuovi Maestri dopo
diversi anni di pratica non solo di trattamenti
reiki ma anche degli insegnamenti e dei principi
del Reiki lasciati da Usui nella propria vita.
Esistono inoltre numerose varianti rispetto
al Reiki trazionale e differenti percorsi di
formazione, alcuni dei quali prevedono un
numero maggiore di livelli e di iter di
formazione. Quello cui ci riferiamo in questo
documento è il Reiki tradizionale originale del
Metodo Usui Shiki Ryoho.
Il Reiki in Culla®
Trattare i bambini e ancor più i neonati è
molto diverso dal trattare gli adulti. Il Reiki in
Culla® nasce dagli studi sul campo energetico
dei neonati e dei bambini. Il campo energetico
dei bambini non è ancora completamente
formato. Alla nascita il chakra della corona,
quello che si trova all’incirca in corrispondenza
della fontanella, è completamente aperto (148),
mentre gli altri si svilupperanno durante il corso
dei suoi primi anni di vita. Il primo chakra a
doversi sviluppare è quello della radice, detto
primo chakra e posto tra i genitali e l’ano. Un
sano sviluppo del primo chakra determina una
buona capacità di radicamento nella vita e
quindi un sano rapporto con le esigenze
fisiologiche primarie: mangiare, dormire, e così
via. I bambini le cui madri in gravidanza
abbiano effettuato lavori energetici come il reiki
o lo yoga mirati allo sviluppo del primo chakra
hanno maggiori opportunità di manifestare sin
da piccolissimi la capacità di seguire e
soddisfare in maniera equilibrata i fabbisogni
del proprio corpo. Questo vale anche per i
chakra successivi: lavorare sul campo energetico
e sui chakra nel periodo del loro sviluppo
significa aiutare il campo energetico del
bambino a svilupparsi in modo armonico e a
nutrirsi dell’energia dell’ambiente esterno.
I trattamenti rivolti ai bambini e ai neonati
devono tenere in considerazione l’età e le
caratteristiche di sviluppo del campo energetico.
Nel Reiki numerose sequenze di trattamento
insistono sui chakra alti (VII-VI-V), cosa che
depotenzia il lavoro di sviluppo dei chakra bassi
(I-II-III-IV) che si realizza proprio nei primi
anni di vita. Inoltre i trattamenti di reiki rivolti
agli adulti sono troppo lunghi ed eccessivamente
potenzianti per il campo energetico di un
bambino.
Nonostante queste precauzioni è bene
ricordare che il Reiki è una tecnica sicura sui
bambini, persino quelli prematuri, come ha
dimostrato la ricerca di Duckett e Ringdal (155)
e che il Ki o Chi, ovvero l’energia trasmessa, è
“intelligente” dunque in grado di andare ad agire
là dove ce ne sia effettivo bisogno.
Reiki in Culla® è anche un metodo nato con
l’intento di promuovere l’intimità, l’ascolto e la
relazione basato anche su energie sottili delle
mamme e degli operatori verso i bambini sin da
piccolissimi. È un approccio innovativo che
consente inoltre alle mamme di prendere
contatto e consapevolezza del campo energetico
proprio e del proprio bambino, avvicinando alla
percezione bionenergetica. È inoltre un modo
con cui le mamme e gli operatori possono
contribuire in modo complementare e
alternativo al benessere, al rilassamento e allo
sviluppo armonico dei propri figli.
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La ricerca scientifica: uno sguardo
d’insieme
Stress/rilassamento depressione e
Reiki
Le ricerche compiute a partire dal 1960 e le
nuove
evidenze
empiriche
confermano
l’esistenza del campo energetico e suggeriscono
nuove strade per misurarlo (164). Non si tratta
in questo caso di studi specifici sul Reiki ma nel
campo della bioenergetica più ampiamente
intesa. Le tradizionali misurazioni come
l’elettrocardiogramma
e
l’elettroencefalogramma possono oggi essere
affiancate
dalla
mappatura
di
campi
biomagnetici che consentono di ottenere
informazioni più accurate rispetto alla quadro
bioenergetico
umana.
Dispositivi
superconduttori a interferenza quantistica1
(SQUID) sono stati usati per mostrare gli effetti
della malattia sul campo magnetico e il
trattamento con campi magnetici pulsati è stato
usato per migliorare la guarigione (149). In uno
studio sugli effetti della Polarity therapy 2 un’altra terapia energetica - Benford et. al. (150)
hanno rilevato significative riduzioni nella
quantità di raggi gamma nel campo energetico
durante il corso del trattamento.
Per quanto riguarda la ricerca scientifica sul
Reiki ho raccolto in bibliografia i principali
studi conosciuti e alcune review. Le ricerche
prese in considerazione nel testo fanno
riferimento ad alcuni tra i principali studi e
ricerche avallate per rigore metodologico dai
ricercatori che hanno lavorato negli ultimi anni
per raccogliere e rendere omogenei i risultati
delle ricerche condotte sul Reiki.
Uno dei principali limiti dei primi studi è
costituito dalla metodologia utilizzata. Ancora
nei primi anni del 2000 gli studi hanno spesso
risentito di limitazioni nella struttura stessa del
progetto di ricerca come sottolineano spesso i
ricercatori. L’evoluzione degli studi ha condotto
i ricercatori in questi ultimissimi anni a portare a
termine ricerche più significative dal punto di
vista metodologico-progettuale e dal punto di
vista dei campioni.
Gli studi sono stati suddivisi in categorie in
base all’ambito indagato e includono stress/
rilassamento e depressione, dolore, guarigione
delle ferite, valori ematici, ansia e stress,
standardizzazione del reiki placebo e pediatria.
Uno dei primi studi conosciuto sul Reiki è
stato realizzato nel 1985 da Schlitz e Braud
(157)
che
hanno
condotto
un’analisi
quantitativa, corredata da un aspetto qualitativo,
semi-sperimentale per studiare gli effetti
calmanti del Reiki a distanza (II livello) con 15
volontari in una clinica. Ciascun partecipante
ricevette Reiki a distanza da un Master Reiki
(sequenza di influenza), seguito da un periodo di
assenza di reiki (sequenza di controllo). Il
sistema usato per rilevare gli effetti calmanti fu
la lettura dei risultati del poligrafo riguardo la
resistenza elettrica cutanea. Sebbene i ricercatori
non abbiano trovato risultati significativi nelle
misurazioni quantitative, le interviste e i
questionari raccolti hanno invece riportato un
effetto calmante del Reiki, aspetto che le sole
rilevazioni quantitative non sono state in grado
di cogliere. In conclusione i ricercatori
affermano che le ricerche sperimentali non sono
ottimali per testare terapie come il Reiki.
Nonostante le conclusioni cui arrivarono Schlitz
e Braud questo studio fu uno tra i primi ad aprire
ad una continua sperimentazione sul Reiki e
servì per iniziare a porre le basi metodologiche
per gli studi successivi.
Nel 2001 Wardell e Engebretson (129)
hanno realizzato uno studio costituito da
rilevazioni ripetute su un singolo gruppo per
valutare gli effetti del Reiki sugli indicatori
biologici dello stress. Il campione scelto era
composto da 23 soggetti sani senza ulteriori
dettagli o criteri di ricerca. Ogni partecipante
ricevette da un Master Reiki un trattamento di
Reiki della durata di 30 minuti. I dati relativi a
IgA,
cortisolo,
pressione
arteriosa,
elettromiografia e inventario di ansia stato-tratto
(STAI State-Trait Anxiety Inventory) vennero
raccolti prima, durante e dopo la sessione. I
risultati del t test mostrarono che i livelli relativi
allo stato di ansia erano inferiori dopo la
sessione di Reiki (M = 26.17, SD = 6.26)
rispetto al periodo precedente il trattamento
prima (M = 31.96, SD = 9.73), (t22 = 2.46, P = .
02). Le ANOVA ripetute per la pressione
arteriosa indicano una sensibile diminuzione dei
valori dopo il trattamento di Reiki (F2,44 =
6.60, P < .01). I ricercatori hanno concluso che il
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Reiki favorisce una riduzione dello stress ma
indicano anche di considerare con cautela i
risultati dato che per lo studio i soggetti sono
stati sottoposti ad un solo trattamento di reiki e
perché inoltre i trattamenti sono stati
standardizzati e non individualizzati.
In uno studio cieco semi-sperimentale Witte
e Dundes (158) hanno indagato l’efficacia del
Reiki sul rilassamento fisico e mentale
attraverso un campione di 100 studenti
universitari di un campus. Ogni partecipante fu
inserito in un gruppo non randomizzato di 25
persone e ricevette per 20 minuti una delle
seguenti prestazioni: un trattamento di Reiki, un
trattamento di Reiki placebo, l’ascolto di una
meditazione registrata, l’ascolto di musica. I
livelli di rilassamento sono stati misurati
attraverso un questionario, mentre la frequenza
cardiaca e la pressione arteriosa furono rilevate
prima e dopo ciascuna sessione. Non furono
trovati risultati significativi. I ricercatori
imputarono questo risultato al campione
limitato, a potenziali errori nella varianza dello
stato di rilassamento e nella breve durata dei
trattamenti al fine di un rilassamento.
Shiflett et al. (114) nel 2002 condussero un
altro studio doppio cieco randomizzato, questa
volta un trial clinico, per valutare l’efficacia del
Reiki in 50 pazienti in fase di riabilitazione postinfarto usando specifici criteri di inclusione vs.
esclusione. Ogni soggetto fu assegnato a random
a un gruppo seguito da un Reiki Master, da un
praticante di I o II livello e ricevette fino a 10
trattamenti in un periodo di 2,5 settimane
secondo un protocollo predefinito. Il gruppo di
controllo fu scelto tra pazienti che presentavano
gli stessi criteri di inclusione ma a cui non venne
somministrato alcun trattamento. Un test FIM
(Functional Independence Measure) venne
condotto all’inizio e test CES-D (Center for
Epidemiological Studies-Depression) vennero
rilevati prima e dopo ogni trattamento. I dati
analizzati non hanno rilevato risultati
significativi. Secondo gli autori questo è dovuto
a molteplici fattori tra cui il campione e la
perdita di dati di rilevazione.
Shore (100) ha realizzato nel 2004 uno
studio sperimentale a doppio cieco con 45
partecipanti per valutare gli effetti del Reiki su
stress e depressione usando specifici criteri di
eligibilità dei soggetti. Ogni partecipante è stato
assegnato a random ad uno dei tre gruppi dello
studio e ha ricevuto una delle seguenti
possibilità: un trattamento di Reiki, un
trattamento di Reiki a distanza, un Reiki
placebo, oppure un finto trattamento a distanza
di Reiki ciascuno di 1-1,5 ore e per un periodo
di 6 settimane. Il trattamento a distanza è stato
fatto da praticanti Reiki che hanno ricevuto le
attivazioni di II livello e che hanno mandato
Reiki da un’altra location, mentre i trattamenti
simulati sono stato realizzati da persone che
hanno mimato il trattamento ma che non hanno
ricevuto alcuna attivazione. I ricercatori hanno
rilevato prima e dopo i test i valori di Beck
Depression Inventory (BDI), di Beck
Hopelessness Scale (HS), e di Perceived Stress
Scale (PSS). La MANOVA (analisi multivariata
di varianza) non ha rilevato significative
differenze tra i gruppi nel pretest. Le differenze
significative sono state rilevate relativamente al
PSS tra il gruppo Reiki in presenza e quello
Reiki placebo (P < .01, η = 0.18) e tra il Reiki a
distanza e il gruppo placebo (P < .01, η2 =
0.17). Inoltre, si è riscontrata una differenza
significativa relativa alla depressione BDI tra il
gruppo di reiki in presenza e quello placebo
(BDI, P = .05, η2 = .09; HS, P = .02, η2 = 0.12)
e tra il gruppo di Reiki a distanza e quello
placebo (BDI, P = .004, η2 = 0.18; HS, P = .01,
η2 = 0.14), seppure con bassa significatività
statistica. L’aspetto più interessante dello studio
è che un anno dopo il trattamento i ricercatori
hanno rilevato che le differenze ottenute tra i
gruppi di controllo e quelli che hanno ricevuto i
trattamenti si sono mantenute stabili.
Dolore
Dolore acuto e ricerche sul Reiki
Wirth et al. (159) hanno condotto uno
studio randomizzato in doppio cieco crossover
per valutare l’efficacia del reiki e un altro
metodo
energetico
(LeShan)
usati
in
combinazione su dolore iatrogeno dopo
estrazioni dentali. Lo studio ha incluso 28
volontari di una clinica odontoiatrica che
possedevano specifici requisiti e che sono
asseganti a random ad uno dei tre gruppi:
trattamenti Reiki, trattamenti LeShan, o gruppo
di controllo e successivamente assegnati in
modo incrociato a gruppi opposti dopo una
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analoga estrazione dentale ed entro 2 settimane
dalla prima fase del test. I risultati dimostrano
una significativa differenza tra il gruppo di
controllo e quello di trattamento sia nei livelli di
intensità sia in quelli di grado di sollievo del
dolore per le 4 - 9 ore successive all’intervento
(F = 21.74, df = 1; P < .001).
Un lavoro di So et al. (54) sul Cochrane
Database Systematic Review3 delle touch
therapies per il trattamento del dolore negli
adulti ha evidenziato come l’uso di queste
terapie alternative aiuti nell’alleviare il dolore e
come in nessun caso siano stati identificati
effetti avversi o collaterali.
Nel 2012 Birocco et al. (8) hanno costruito
una ricerca sulla base dei risultati di un progetto
pilota condotto tra il 2003 e il 2005 da un
gruppo di volontari dell’ospedale San Giovanni
Battista di Torino, reparto di oncologia. Il nuovo
studio fu più ampio e della durata di tre anni. I
volotari Reiki hanno ricevuto due anni di
formazione pratica e teorica. La popolazione
dello studio è stata composta da 118 pazienti (67
donne e 51 uomini, età media 55 anni) malati di
cancro a qualsiasi stadio e in chemioterapia.
Prima e dopo ogni sessione gli infermieri
raccolsero i dati clinici e personali. Dolore e
ansia sono state valutate usando Visual Analog
Scale (VAS) e una descrizione delle sensazioni
fisiche percepite dai pazienti durante la sessione.
Ogni sessione è stata della durata di 30 minuti.
Tutti i 118 pazienti hanno ricevuto almeno un
trattamento di Reiki (in totale 238). Nel gruppo
di 22 pazienti che hanno ricevuto il ciclo
completo di 4 trattamenti la media VAS relativa
all’ansia è diminuita da 6,77 a 2,28 (P <
0,000001) e la media relativa al dolore da 4,4 a
2,32 (P = 0,091). Nel complesso le sessioni sono
state percepite come di aiuto nel miglioramento
del benessere, del rilassamento, del sollievo dal
dolore, della qualità del sonno e della riduzione
dell’ansia. I ricercatori concludono che
l’introduzione del Reiki negli ospedali potrebbe
rispondere ai bisogni fisici ed emotivi dei
pazienti.
Dolore cronico e ricerche sul Reiki
Olson e Hanson nel 1997 (139) hanno
realizzato uno studio pioniere ancora progettato
non in cieco e senza trattamenti placebo e gruppi
di conttrollo, sugli effetti del Reiki in 20 soggetti
selezionati sulla base di pochi criteri. Ogni
partecipante ricevette un trattamento di Reiki.
Furono rilevati i valori sia sulla scala VAS sia
sulla Lickert prima e dopo i trattamenti di Reiki.
I ricercatori hanno constatato una correlazione
significativa di 0,88 tra i valori VAS e quelli
Lickert dopo i trattamenti (P =0,0001). I t test
hanno mostrato una decrescita media nei valori
VAS di 2,25 e nei valori Lickert di 1,25 (P =.
0001). I ricercatori nel 1997 concludono
affermando che studi futuri dovrebbero
includere gruppi placebo e di controllo.
Uno studio sperimentale condotto da
Dressin e Singg (160) per esaminare gli effetti
del Reiki su dolore, umore, personalità e fede in
Dio nel 1998 ha incluso 120 individui volontari
ed è stato realizzato usando trattamenti placebo e
gruppi di controllo. Ogni partecipante venne
assegnato a random a uno dei quattro gruppi e
ricevette per 10 sessioni bisettimanali un
trattamento di Reiki, oppure una sessione di
rilassamento progressivo muscolare, di Reiki
placebo (nel gruppo controllo placebo) o ancora
nessun trattamento (nel gruppo di controllo).
Vennero eseguite rilevazioni pre-test, post-test e
follow-up a intervalli di tre mesi. Le ANOVA
hanno mostrato risultati significativi per 10 delle
12 scale di misurazione adottate e rilevanti
effetti su depressione e ansia stato-tratto (STAI).
Nel paper i ricercatori affermano la possibilità di
limitazioni dello studio dovute a variabili
esogene o all’interazione tra gli effetti dei
trattamenti placebo e altre variabili.
Nel 2003 Olson et al. (103) pubblicarono i
risultati della seconda fase dello studio sulla
gestione del dolore e il Reiki. I 24 partecipanti
affetti da dolori dovuti al cancro vennero
selezionati
tra
pazienti
ospedalieri
e
ambulatoriali. Ciascuno dei 24 partecipanti
venne asseganto in modo casuale ad uno dei due
gruppi per ricevere oltre alla terapia opioide
standard, sessioni di riposo di 1,5 ore nei giorni
1 e 4 (gruppo A), oppure Reiki nei giorni 1 e 4
(gruppo B). Il gruppo A ha manifestato una
significativa riduzione del dolore rispetto al
gruppo B rilevato usando test e scale standard.
L’aspetto interessante della ricerca è che i
soggetti appartenenti al gruppo B hanno
registrato un miglioramento psicologico nelle
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componenti della Qualità della Vita nel corso del
test rispetto al gruppo A.
Valori ematici e Reiki
Wetzel (161) - un’infermiera professionale
riconosciuta - condusse una delle prime indagini
sul Reiki. Nel suo studio semi-sperimentale
utilizzò un campione di 48 individui adulti sani
selezionati in base a specifici criteri di
inclusione e 10 medici universitari come gruppo
di controllo. Lo studio ha replicato il protocollo
per gli studi sugli effetti sull’emoglobina del TT
(tocco terapeutico) di Dolores Krieger. I soggetti
vennero messi nel gruppo sperimentale e non
viene riportato nello studio se i trattamenti di
Reiki furono auto-trattamenti o trattamenti fatti
da terzi. Il gruppo di controllo non ricevette
alcun trattamento. L’emoglobina e l’ematocrito
vennero misurati prima e dopo il Reiki. Il t test
correlato rivelò un cambiamento significativo
nei livelli post-test per il gruppo sperimentale
(P=0,01). I ricercatori fornirono anche una breve
interpretazione dei risultati delle interviste
raccolte durante la realizzazione della parte
qualitativa dello studio e riportarono come le
esperienze dei partecipanti fossero similari a
quelle dei TT test e conclusero che la teoria
secondo la quale il Reiki è una tecnica di
armonizzazione, guarigione e di riequilibrio è
valida su un piano individuale e ha implicazioni
per quanto riguarda le cure infermieristiche
(161-p.51).
Wirth et al. (162) nel 1996 pubblicarono
uno studio a doppio cieco crossover per stabilire
gli effetti combinati di Reiki, TT, LeShan e
QiGong su comuni esami del sangue.
Parteciparono allo studio 17 soggetti che
ricevettero un’ora di valutazione e una sessione
di TT, Reiki, LeShan e QiGong a intervalli
specifici di un’ora (gruppo sperimentale) oppure
nessun trattamento (controllo). I partecipanti
vennero incrociati nei gruppi di trattamento/
controllo nei giorni successivi dopo un periodo
di 24 ore. Il test sulla scala di Wilcoxon mostrò
una significatività per i valori di glucosio e
azotemia.
Mackay et al. (94) condussero uno studio
clinico per la valutare la risposta al Reiki delle
funzioni del sistema nervoso autonomo. 45
volontari sani vennero assegnati in modo
casuale a uno dei tre gruppi e ricevettero un
trattamento fatto di riposo e Reiki, riposo e
Reiki placebo e solo riposo. Fequenza cardiaca,
tono vagale, pressione sistolica e diastolica,
sensibilità di baroreflex e frequenza respiratoria
vennero misurate all’inizio e continuamente
durante i 15 minuti di riposo e i 30 minuti di
trattamento e ancora nei 10 minuti successivi. I
risultati
hanno
dimostrato
differenze
significative nella frequenza cardiaca e nella
pressione diastolica tra il gruppo Reiki e il
gruppo placebo.
Morse e Beem nel 2011 (3) hanno condotto
uno studio innovativo che ha avuto l’obiettivo di
scoprire se e come il Reiki fosse efficace nel
trattamento della neutropenia. Lo studio è stato
condotto con un paziente di 54 anni affetto da
epatite C di tipo 1 e 2 e che non presentava
segni di miglioramento con le terapie
convenzionali. Soffriva di obesità, di sindrome
metabolica, asma e ipertensione. Era stato
trattato con terapia sperimentale di elevate dosi
di interferone/riboviron che aveva provocato
una grave anemia e neutropenia. Il Reiki venne
somministrato inizialmente per migliorare il
benessere generale del paziente e per ridurre
l’ansia. Durante questo periodo venne notato
incidentalmente un effetto sulla conta assoluta
dei neutrofili (CAN) del paziente e
sull’ematocrito. I ricercatori decisero quindi di
intraprendere una terapia Reiki in un momento
di aggravameto della neutropenia per verificare i
possibili effetti sulla conta assoluta dei neutrofili
del paziente. Il Reiki, così come altre sessioni
energetiche, sono state monitorate con un true
random number generator (RNG). I risultati
hanno dimostrato una relazione statisticamente
significativa tra il Reiki, un rumore bianco
rilassante creato elettronicamente ed emesso
durante le sessioni e il miglioramento nei valori
di CAN del paziente. Il risultato clinico
immediato fu che il paziente fu in grado di
tollerare elevate dosi di interferone. Il paziente
all’inizio della terapia, prima del Reiki, rispose
in ritardo all’interferone e i medici avevano
previsto solo il 5% di possibilità di debellare il
virus. Tuttavia a distanza di un anno dal
trattamento non si verificò alcuna ricomparsa del
virus.
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Guarigione delle ferite
Uno studio randomizzato in doppio cieco
all’interno di una ricerca crossover venne
condotto da Wirth e Barrett (145) per esaminare
gli effetti dell’assenza di contatto terapeutico in
isolamento e in combinazione con Reiki,
LeShan e preghiere intercessorie sulla
guarigione di ferite. La biopsia deltoide venne
praticata su 15 soggetti sani e la cicatrizzazione
venne controllata nei giorni 5 e 10. Tutti i
soggetti vennero inseriti casualmente in gruppi
per una sessione di un’ora di visualizzazione,
rilassamento e immaginazione guidata. I
soggetti vennero quindi randomizzati per
ricevere biofeedback in determinati giorni per 6
minuti, per un’ora di sessione di visualizzazione
in determinati giorni, per un trattamento a
distanza di Reiki. I ricercatori conclusero che
non erano rilevabili risultati significativi per il
gruppo sperimentale.
La standardizzazione dell’uso del
Reiki placebo nelle ricerche
Mansour et al. (133) hanno condotto uno
studio sperimentale crossover a 4 cicli per
stabilire l’efficacia della standardizzazione delle
procedure di inserimento di Reiki placebo nelle
ricerche. 20 soggetti ricevettero da 1 a 4
interventi: Reiki più Reiki, placebo più placebo,
reiki più placebo o placebo più reiki. Al termine
venne chiesto a ciascuno di compilare un
questionario elaborato dai ricercatori. Nel ciclo
iniziale i ricercatori rilevarono che il 25% - 50%
dei partecipanti era in grado di identificare
correttamente i praticanti Reiki da quello
placebo. Nel corso dei cicli successivi invece,
nessuno dei soggetti fu in grado di identificare i
praticanti placebo. Le conclusioni dei ricercatori
furono che fosse raccomandabile in futuro
standardizzare i progetti di ricerca inserendo
trattamenti placebo e che questo avrebbe
consentito studi maggiormente rigorosi sui
lavori energetici.
Ansia, benessere e Reiki
Thornton (163) ha realizzato uno studio
semi-sperimentale con metodi misti basati sulla
ricerca qualitativa per valutare gli effetti del
Reiki su ansia e benessere tra studentesse di
scienze infermieristiche. Le 22 partecipanti
ricevettero un trattamento di Reiki mentre il
gruppo di controllo composto da 20 colleghe
ricevette un trattamento finto. Vennero rilevati i
valori di STAI e il Power as knowing
participation in change di Barrett prima e dopo i
trattamenti. I valori di STAI rilevati dopo il
trattamento erano inferiori sia nel gruppo di
Reiki sia in quello di controllo. I ricercatori al
termine delle analisi indicarono nello studio che
maggiore è l’apertura verso il trattamento di
Reiki maggiore è la percezione del beneficio.
Tra il 2010 e il 2011 Bowden et al. (17 e
44) hanno condotto prima un trial, in cui due
studenti
che
avevano
ricevuto
Reiki
dimostrarono notevoli benefici sulla salute e
sull’umore, e poi uno studio.
Lo studio,
pubblicato nel 2011 (17) ha esaminato l’impatto
su ansia e depressione in cui 40 studenti - metà
dei quali con elevati livelli di ansia e/o
depressione e metà con bassi livelli - hanno
beneficiato a random di reiki oppure sono stati
assegnati in un gruppo di controllo. I
partecipanti hanno ricevuto 6 trattamenti da 30
minuti di Reiki in un periodo di 2-8 settimane.
L’efficacia del reiki è stata misurata prima e
dopo le sessioni e dopo 5 settimane dalla fine
delle sessioni attraverso la trascrizione dei
soggetti delle misurazioni di umore, sintomi di
malattia e sonno. I partecipanti con elevati livelli
di ansia e/o depressione che hanno ricevuto
Reiki
hanno
mostrato
progressivi
miglioramennti
nel
tono
complessivo
dell’umore, che è significativamente migliorato
al termine dello studio e nelle rilevazioni di
follow-up dopo 5 settimane, mentre nessuna
variazione si è registrata nel gruppo di controllo.
Sebbene il secondo studio non abbia confermato
la riduzione nei sintomi di malattie rilevati con il
primo trial, i risultati portano a concludere i
ricercatori che il Reiki apporti benefici
sull’umore.
Reiki, sistema neuromuscolare e
patologie croniche
Brewitt, Vittetoe e Hartwell nel 1997 hanno
pubblicato uno studio sugli effetti del Reiki nelle
patologie croniche (151). Cinque soggetti affetti
da sclerosi multipla, lupus, fibromialgia o gozzo
tiroideo hanno ricevuto undici ore di trattamenti
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di reiki distribuiti in nove settimane. Durante
questo periodo i soggetti non hanno ricevuto
altre terapie. I miglioramenti nel sistema
nervoso, nel sistema immunitario e in quello
della milza sono stati rilevati attraverso uno
screening elettrodermico. Inoltre tutti i soggetti
hanno registrato una riduzione del dolore, un
maggior rilassamento e una maggiore mobilità
dopo il reiki.
Anderson et al. nel 2011 (15) hanno
realizzato una review di studi relativi a 3 metodi
energetici, tra cui il Reiki, e i loro effetti nella
gestione delle patologie cardiovascolari. I
ricercatori concludono che, sebbene sia
necessario approfondire attraverso ulteriori
studi, sono terapie che migliorando il benessere
della persona e favorendo i processi di
guarigione sono CAM (medicine alternative e
complementari)
che
è
consigliabile
implementare nella terapia di pazienti affetti da
patologie cardiovascolari. Inoltre queste
tecniche posso essere alternative ad altre
popolari terapie come l’aglio, lo zenzero, il
ginseng, il Gingko Biloba e le vitamine, che in
molti casi presentano effetti collaterali e
interazioni incrociate, non presenti con il Reiki e
altre healing therapies, con altri trattamenti
farmacologici e terapeutici.
Pediatria
Laura Duckett, insieme a Deborah Ringdal
tra il 2008 e il 2009 hanno ottenuto una borsa di
studio presso la University of Minnesota per
indagare gli effetti del Reiki in neonati
prematuri: una nuova area di ricerca e di
applicazione del Reiki (155). Le ricercatrici
hanno testato la fattibilità, accettazione e
sicurezza del reiki nel reparto di ostetricia con
un campione di 10 neonati nati a 28-33
settimane di gestazione. I neonati hanno
ricevuto trattamenti quotidiani di 15 minuti per
10 giorni a partire dal 7^-14^ giorno di vita. Il
battito cardiaco, la frequenza respiratoria, la
saturazione di ossigeno e lo stato complessivo di
benessere sono stati misurati prima, durante e
dopo i trattamenti per valutare la risposta e la
sicurezza. Sono stati raccolti ulteriori dati
relativi alle madri, alla gestazione e agli stessi
neonati per descrivere il campione. Lo studio
dimostra che il reiki su neonati prematuri è una
tecnica sicura che non incide negativamente sui
neonati.
Secondo Debbie Ringdahl (153) le ricerche
condotte sinora suggeriscono che in futuro sarà
possibile misurare direttamente gli elementi
sottili del campo energetico umano svelando
così i meccanismi secondo i quali il reiki e altri
metodi
energetici
conducono
ad
un
cambiamento nello stato di benessere generale
dell’individuo.
La maggior parte degli studi effettuati ha
riportato alcuni limiti metodologici:
(i) in primo luogo sono stati identificati
problemi nel dimostrare la validità scientifica
delle terapie energetiche.
(ii) sono particolarmente numerosi gli
aneddoti e case studies che riportano gli effetti
benefici e di guarigione del reiki, tuttavia questi
metodi di raccolta delle informazioni non sono
connotati dal rigore scientifico richiesto per gli
studi sui sistemi terapeutici basati su evidenze
empiriche.
(iii) Mansor et. al. hanno dimostrato già nel
1999 (154) che è possibile fare uno sforzo nella
direzione di standardizzare i trattamenti ed
effettuare esperimenti in doppio cieco aprendo
così una prospettiva in direzione di questi studi.
(iv) il reiki così come gli altri sistemi di
guarigione basati sull’energia producono effetti
difficilmente misurabili. Engebretson e Wardell
nel 2002 (123) hanno concluso che la maggior
parte dei sistemi di ricerca non sono
sufficientemente complessi per catturare e
spiegare scientificamente appieno l’esperienza
di un trattamento di Reiki. Parte del loro lavoro
è stato di natura qualitativa ed ha raccolto il
linguaggio
descrittivo
particolarmente
eterogeneo usato per esprimere l’esperienza
fatta da parte di individui che avevano ricevuto
trattamenti di Reiki. Gli stessi studiosi hanno
anche misurato (129) l’effetto del Reiki su scale
di misurazioni oggettive per lo stress e l’ansia.
Le
rilevazioni
hanno
dimostrato
una
diminuzione nell’ansia percepita e un aumento
nei segnali di rilassamento e nelle funzionalità
del sistema immunologico.
(v) come dimostrano gli studi effettuati
sinora esiste un potenziale ancora inespresso per
migliorare la comprensione del Reiki attraverso
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Il Reiki come CAM - Complementary & Alternative Medicine.
nuove ricerche capaci di cogliere appieno tutti
gli aspetti coinvolti.
Diffusione del Reiki presso
strutture ospedaliere e nella
formazione ufficiale
Il reiki è usato in numerosi ospedali e
cliniche, così come in case di lungo degenza e di
riposo come palliativo, tra i malati oncologici,
nel trattamento e in specifici programmi per
persone affette da HIV/AIDS, per pazienti nelle
fasi pre e post-operatorie, nella riabilitazione da
infarto, nella gestione del dolore e in molti casi
in cui uno stato di rilassamento profondo
coadiuvi cure e processi di guarigione. La
maggior parte degli aspetti evidenziati nei
programmi ospedalieri in cui è stato
implementato il reiki riguardano i benefici del
reiki nel trattamento del dolore, dello stress e
dell’ansia e per promuovere uno stato di
rilassamento.
Nel 2000 il California Board of Registered
Nursing ha incluso le “CAM - Complementary
& Alternative Therapies” nel “RN's scope of
practice” ovvero nel documento che include le
terapie alternative e complementari nella
formazione
ufficiale
del
Personale
Infermieristico (Appendice A). Il Reiki rientra
così all’interno della formazione di base
dell’Infermiere affinchè possa trarne vantaggio
per se stesso - questo è uno dei grandi vantaggi
del Reiki, il quale permette infatti l’autotrattamento - e per i propri pazienti attraverso il
trattamento diretto o insegnando loro ad autotrattarsi. Alcune terapie più complesse fanno
parte della formazione avanzata dell’Infermiere
e comunque ne completano l’iter formativo.
Pochi anni dopo la cosidetta "Energy Field
Disturbance" è diventata un sistema di diagnosi
adottato dal NANDA - North American Nursing
Diagnosis Association. L’EFD è definita come
“l’interruzione del flusso energetico, anche detto
aura, che risulta come una disarmonia del corpo,
della mente e/o dello spirito” e il cui trattamento
include l’uso di terapie sul campo bioenergetico.
Nel 2007 la National Health Interview
Survey condotta negli Stati Uniti ha rivelato che
1,2 milioni di adulti, pari allo 0,5% della
popolazione americana, avevano usato negli
anni precedenti trattamenti olistici, di cui il
Reiki fa parte.
Proprio grazie al fatto che gli studi condotti
sinora hanno dimostrato che il Reiki rappresenta
un supporto nei processi di benessere e
guarigione numerosi ospedali e cliniche nel
mondo offrono oggi Reiki ai propri pazienti.
Nella maggior parte dei casi è il Personale
Infermieristico a trattare negli ospedali e nelle
cliniche ma sempre più spesso medici,
specialisti, fisioterapisti e assitenti sociali usano
Reiki con i propri pazienti.
Di seguito l’elenco, non esaustivo, di
numerosi ospedali e cliniche nel mondo che
mettono a dispozione dei propri pazienti il Reiki
(165).
Oggi il Reiki è la tecnica bioenergetica più
ampiamente diffusa in ospedali, cliniche, case di
cura e di riposo americani. Di seguito alcune
strutture che ospitano personale con formazione
Reiki:
•Cleveland
Clinic
(America's
Best
Hospitals 2007), Cleveland, Ohio: trattamenti
offferti ai pazienti, ai malati di cuore, come
trattamento
complemetari
nelle
cure
oncologiche,
•Brigham
and
Women’s
Hospital
(America's Best Hospitals 2007), Boston,
Massachusetts: come trattamento complemetari
nelle cure oncologiche, iniziazioni di Reiki
offerte agli infermieri, il Reiki è menzionato
nelle guide del centro e nella formazione del
personale, uno studio sulle medicine
complementari nel trattamento del cancro alla
prostata ha incluso il Reiki
•Johns Hopkins Hospital (America's Best
Hospitals 2007), Baltimore, Maryland: il reiki fa
parte della pratica e della formazione del
Personale Infermieristico
•Massachusetts
General
Hospital
(America's Best Hospitals 2007), Boston,
Massachusetts: informazioni e trattamenti ai
pazienti
•Morgan Stanley Children's Hospital of
New-York Presbyterian (America's Best
Hospitals 2007), New York, New York:
trattamenti offerti ai bambini affetti da cancro
•Yale-New Haven Hospital (America's Best
Hospitals 2007), New Haven, Connecticut:
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trattamenti offerti ai pazienti in terapia intensiva
e
alle
loro
famiglie,
come
terapia
complementare ai pazienti cardiologici, come
terapia ai pazienti guariti dal cancro
•Harvard University, Boston/Cambridge,
Massachusetts: trattamenti offerti all’Harvard
Cancer Center e in numerose altre strutture
•Columbia University Medical Center, New
York, New York
•New York University Medical Center,
New York, New York: Reiki offerto ai bambini
malati di cancro e affetti da patologie ematiche,
ai pazienti dell’ambulatorio pediatrico, a
pazienti con sclerosi multipla, a donne
diversamente abili
•Concord
Hospital,
Concord,
New
Hampshire
•Cooper
University
Hospital-Cooper
Cancer Institute, Voorhees, New Jersey
•Lowell
General
Hospital,
Lowell,
Massachusetts
•St. Joseph Hospital, Nashua, New
Hampshire
•Washington Hospital Center, Washington
DC
•York Hospital, York, Maine
•St. Mary's Hospital, Amsterdam, New
York
•George Washington University Medical
Center, Washington DC
•California Pacific Medical Center, San
Francisco, California
•Children's Hospital Boston, Boston,
Massachusetts
•Saint Agnes Medical Center, Fresno,
California
•Hawaii Pacific Health-Wilcox Memorial
Hospital, Lihue, Hawaï
•Hartford Hospital, Hartford, Connecticut
•Stamford Hospital, Stamford, Connecticut
•Windham
Hospital,
Willimantic,
Connecticut
•Englewood Hospital and Medical Center,
Englewood, New Jersey
•Carroll Hospital Center, Westminster,
Maryland
•South San Diego Veterinary Hospital, San
Diego, California
In Canada:
•University
Health
Network-Princess
Margaret Hospital, Toronto, Ontario
•Université de Moncton, Moncton,
Nouveau-Brunswick
In Australia:
•Sir Charles Gairdner Hospital, Nedlands,
Western Australia
•Western Australia's Department of Health
•St Patrick’s Care Centre, Fremantle,
Western Australia
•Queensland's Health
Nel Regno Unito numerosi ospedali,
dipartimenti e cliniche offrono trattamenti e
informazioni sul Reiki ai propri pazienti.
Nel 2012 è stato pubblicato uno studio di
Egan et al. (1) sull’accesso nel British National
Health Care Service alle terapie Complementary
and Alternative Medicine (CAM) therapies per
le persone affette da cancro. Le unità CAM sono
state identificate nel 2009 attraverso una ricerca
su internet. Si tratta di 142 unità che forniscono
62 differenti terapie: 105 (74.0%) in Inghilterra;
23 (16.2%) in Scozia; 7 (4.9%) sia nel Galles sia
nell’Irlanda del Nord. La maggior parte delle
unità fornisce un numero basso di terapie: il
range va da 1 a 20 e la mediana è pari a 4. Il
counselling è la più diffusa (disponibile
nell’82,4% delle unità), seguita da riflessologia
(62%), aromaterapia (59,1%), Reiki (43%),
massaggio (42,2%).
Di seguito sono riportate alcune strutture
che ospitano il Reiki:
•University College London Hospitals
NHS, Londra: offre trattamenti a pazienti in
condizioni di stress e disturbi umorali, come
trattamento complementare ai trattamenti
oncologici e per l’endometriosi
•Southampton University Hospitals NHS,
Southampton: per pazienti affetti da cancro in
day hospital
•Aintree University Hospitals NHS,
Liverpool: come trattamento complementare in
geriatria
•Wallace Cancer Care (in collaborazione
con
l’Addenbrooke’s
Hospital-Cambridge
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Il Reiki come CAM - Complementary & Alternative Medicine.
University Hospitals NHS), Cambridge: come
trattamento complementare ai trattamenti
oncologici
•South
Tees
Hospitals
NHS,
Middlesbrough:
come
trattamento
complementare ai trattamenti oncologici
•The Prince's Foundation for Integrated
Health (HRH Prince Charles's foundation): il
personale fornisce informazioni sul Reiki come
terapia complementare
•Breast Cancer Care (fondazione): una
guida informazioni sul Reiki come terapia
complementare
•Newham University Hospital NHS,
Londra
In Germania:
•GG Klinik (Centrum für ganzheitliche
Gynäkologie), Mannheim
•St. Augustinus Krankenhaus, Düren
•DRK Krankenhaus Lichtenstein (RedCross), Lichtenstein
In Svizzera alcune assicurazioni e casse
mutualistiche rimborsano i trattamenti di Reiki:
•La Caisse Vaudoise
•Groupe Mutuel
•Intras
•Swica
•Supra
In Italia alcune strutture sanitarie e
ospedaliere consentono la pratica del Reiki
presso i propri pazienti:
• Policlinico di Roma
•Centro di Medicina Psicosomatica
dell'Ospedale S. Carlo Borromeo di Milano,
•C.O.E.S. (Centro Oncologico Ematologico
Subalpino) dell’Azienda Ospedaliera San
Giovanni Battista di Torino Ospedale Molinette
• all'Ospedale
Versilia
dell'Azienda
Sanitaria della Regione Toscana
2012 © Elisa Cerruti
PhD, Reiki Master Usui Shiki Ryoho, [email protected] ,+39 329 93 40 849
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Il Reiki come CAM - Complementary & Alternative Medicine.
Appendice A
STATE OF CALIFORNIA –– STATE AND CONSUMER SERVICES AGENCY
Arnold Schwarzenegger, Governor
BOARD OF REGISTERED NURSING
P O Box 944210, Sacramento, CA 94244-2100
TDD (916) 322-1700
Telephone (916) 322-3350
www.rn.ca.gov
Ruth Ann Terry, MPH, RN
Executive Officer
COMPLEMENTARY AND ALTERNATIVE THERAPIES IN
REGISTERED NURSING PRACTICE
The competency of a registered nurse (RN) to perform the skills of complementary and alternative
therapies begins with nursing education and ends with the safe nursing practice of those skills in such a
way "that ensures the safety, comfort, personal hygiene, and protection of patients; and the performance
of disease prevention and restorative measures”” (B&P.§ 2725). A RN is deemed competent in
complementary and alternative therapies when she/he consistently demonstrates the knowledge of
complementary and alternative therapies, and performs these tasks safely.
History: Complementary and alternative therapies are based on the medical systems of ancient peoples,
including Egyptians, Chinese, Asian Indians, Greeks, and Native Americans. Some therapies such as
osteopathy and naturopathy have evolved in the United States over the past two centuries. Still other
approaches, such as bioelectromagnetic applications, are on the frontier of current scientific knowledge
and understanding.
Nursing Practice: The practice of nursing has traditionally espoused the concepts of systems, holistic,
and humanistic theories. These theories are the essence of nursing practice and may include
complementary and alternative therapies. Because of the theoretical congruence between nursing
practice and the practice of complementary and alternative therapies, RNs are in a unique position to
bridge the gap between conventional biomedical therapies and complementary and alternative therapies.
Registered Nurses must act as advocates for their clients, and provide clients with information needed to
make informed decisions about their health and health care; such information includes complementary
and alternative therapies.
The Nursing Practice Act (NPA) defines the practice of nursing as those functions including "basic health
care, that help people cope with difficulties in daily living that are associated with their actual or potential
health or illness problems or the treatment thereof, and that require a substantial amount of scientific
knowledge or technical skill including all of the following: direct and indirect patient care services..."
(Section 2725). These direct and indirect patient services include the competence of RNs to provide
information about complementary and alternative therapies, and to perform complementary and
alternative procedures in accordance with the Standards of Competent Performance (CCR, Section
1443.5).
The ability of RNs to practice complementary and alternative therapies begins in nursing
curricula/education. Nurses have the educational opportunities, in both theory and practice, to support
the use of some complementary and alternative therapies with conventional therapies. For example,
nursing students are taught how to manage pain. The nursing students then teach their clients about the
complementary and alternative techniques for reducing pain such as focused breathing and relaxation,
massage, guided imagery, music, humor, and distraction, as well as medication therapy used for
reducing pain (conventional therapy.) The more complex complementary and alternative therapies
become part of advanced education and nursing practice, frequently in the context of continuing
education workshops or seminars; examples include acupressure, aromatherapy, massage, yoga,
meditation, and reflexology. Acupuncture and chiropractic require a license to practice in California.
Applied kinesiology, herbal medicine, homeopathy, and ayurveda, usually require formal educational
preparation and practice, and in some instances these therapies have private certification.
NPR-B-28 02/00
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2012 © Elisa Cerruti
PhD, Reiki Master Usui Shiki Ryoho, [email protected] ,+39 329 93 40 849
23
Note
Gli SQUID sono dei magnetometri
estremamente sensibili usati per misurare campi
magnetici poco intensi, sono costituiti da un
anello superconduttore contenente una o più
giunzioni Josephson. Gli SQUID misurano il
flusso magnetico concatenato e la loro
sensibilità viene espressa in frazioni del quanto
di flusso magnetico. (tratto da Wikipedia)
1
Polarity Therapy fu sviluppata da Randolph
Stone (1890-1981) che era un chiropratico,
osteopata e naturopata austroamericano. È una
tecnica che lavora sulle correnti biomagnetiche
umane ripristinandone la corretta funzionalità
attraverso diverse pratiche tra cui alimentazione,
chiropratica e osteopatia.
2
http://www.cochrane.org/cochrane-reviews/
cochrane-database-systematic-reviews-numbers
3
2012 © Elisa Cerruti
Reiki Master Usui Shiki Ryoho, [email protected] ,+39 329 93 40 849