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CONTRIBUTI ORIGINALI
La Salvia Divinorum ed i suoi derivati:
effetti psicoattivi e opportunità di restrizione e controllo
Salvia Divinorum and its derivates:
its psychoactive effects and the need for restriction and control
DOMENICO DI CANDIA, FAUSTO GIGLI, PAOLA TIRELLI
Sezione di Tossicologia Forense - Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni - Università degli Studi di Milano Via L. Mangiagalli, 37 - 20133 Milano.
Riassunto
Gli autori descrivono, dopo un breve cenno storico sulle origini della pianta, gli effetti psicoattivi conseguenti alle differenti
modalità di assunzione delle foglie di Salvia divinorum e del suo principio attivo, la salvinorina A.
Data la sua potente attività psicoattiva, paragonabile a quella dell’LSD, viene sottolineata la necessità di sottoporre tale pianta alle norme legislative riguardanti le sostanze stupefacenti.
Parole chiave: Salvia divinorum, Salvinorina A
Abstract
The Authors, after a short historical outline of the origins of the plant, describe the psychoactive effects produced as a consequence of the different ways of consumption of leaves of salvia divinorum and of its active principle, salvinorina A.
Due to its strong psychoactive action, which is comparable with LSD, the Authors stress the need to list the plant among the
controlled substances.
Keywords: Salvia Divinorum, Salvinorina A
Introduzione e cenni storici
La salvia divinorum è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Labiatae, originaria di alcune
aree situate tra i 750 ed i 1500 metri d’altitudine della
Sierra Mazateca di Oaxaca, Mexico. La pianta, di circa
un metro d’altezza, presenta come caratteristiche componenti tassonomiche ampie foglie verdi, steli squadrati
e cavi e fiori bianchi con calici color porpora.
Benché l’uso di funghi e di semi quali quelli della ri-
vea corymbosa, meglio nota come morning glory, fosse
documentato sin dal XVI secolo dai conquistadores
spagnoli, testimonianze riguardanti la salvia divinorum
sono relativamente recenti. La ricostruzione del suo utilizzo attraverso i secoli ha presentato alcune difficoltà a
causa dei diversi nomi attribuiti alla medesima pianta.
Nel 1952 l’etnologo Robert J. Weitlaner descrisse l’uso di una salvia, denominata yerba de María, da parte
dei Mazatechi di Jalapa de Díaz, un piccolo villaggio
nello stato d’Oaxaca, Messico. Secondo alcune testimonianze, i curanderos (sciamani o guaritori) raccoglievano
le foglie di questa pianta dopo una serie di genuflessioni
e preghiere. Il raccolto veniva poi utilizzato come curativo preparando un infuso da somministrare al malato. Gli
effetti insorgevano dopo circa 15 minuti, il soggetto entrava in uno stato di trance semi-delirante e dal suo discorrere il curandero emetteva una diagnosi. Si poneva
termine alla sessione bagnando il paziente con una parte
della pozione appositamente conservata; il bagno probabilmente poneva fine allo stato d’intossicazione.
Oltre alle pratiche di guarigione, la yerba de María
veniva utilizzata per profetizzare su furti o smarrimenti,
sembra che lo sciamano, una volta raggiunto lo stato di
trance, potesse venire a conoscenza del luogo ove ritrovarli.
Cinque anni più tardi il botanico messicano A. Gomez Pompa, raccolse campioni di un tipo di salvia conosciuta come ska pastoria. Notò che un infuso della
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BOLLETTINO PER LE FARMACODIPENDENZE E L’ALCOOLISMO
pianta presentava la medesima attività allucinogena
della yerba de María ma, non possedendo il materiale
fiorito, non fu possibile identificarla se non come genere.
Per poter imparare i segreti della pianta, narrano i
guaritori, occorre preventivamente attenersi ad una dieta rituale della durata di 16 giorni. Nell’addestramento
sciamanico, il futuro guaritore assume la bevanda per
apprendere i metodi di guarigione e per identificare ed
utilizzare le piante medicinali. Vi è la credenza che, in
Paradiso esista un albero che contiene in sé tutte queste
erbe, e sotto l’influenza degli allucinogeni si conversa
di loro con Dio. Dopo le esperienze condotte in compagnia del maestro, che beve l’infuso insieme all’apprendista, per seguirlo da vicino durante il tragitto, l’aspirante guaritore può continuare a studiare da solo. Un
curandero mazateco disse ai ricercatori che la salvia, i
semi di morning glory ed i funghi raccontavano tutti la
loro storia ma che la salvia divinorum era l’insegnante
migliore giacché da lei si poteva imparare tutto.
Attività ed effetti
Albert Hofmann, padre della dietilammide dell’acido lisergico, tentò l’isolamento del principio attivo senza avere successo, ne concluse erroneamente che la sostanza attiva doveva essere altamente instabile tale da
decomporsi entro breve tempo dalla raccolta. Nel 1962
Wasson descrisse in prima persona gli effetti di ska pastora dopo l’ingestione in diverse dosi, di pozioni preparate con le foglie della pianta. Egli scrisse che, sebbene gli effetti si manifestassero molto più velocemente
che con i funghi, erano di minor durata. Vennero descritte allucinazioni visive in forma di “colori danzanti
in elaborati disegni tridimensionali”.
All’inizio degli anni ottanta nuove ricerche di A. Ortega e L. Valdés portarono all’isolamento di alcuni diterpeni trans-clerodani nella specie brasiliana della pianta
e venne isolato un nuovo diterpene denominato salvinorina A insieme al suo derivato deacetilato inattivo la
salvinorina B. La struttura di entrambi gli isomeri fu
chiarita nel 1990 mediante cristallografia a raggi X e si
ipotizzò la possibile azione psicoattiva di una delle due
molecole (fig. a destra).
L’azione della salvinorina A è stata valutata su 42
bioricettori noti. Mediante l’utilizzo di marcatori radioattivi è stata evidenziata una forte interazione con i
recettori K degli oppioidi. Tale interazione viene definita anomala in quanto, la maggior parte delle sostanze
ad azione allucinogena agiscono a livello del sistema
serotoninergico ed in particolare sul recettore 5HT-2a.
Per queste caratteristiche, la salvinorina A, presenta interessanti differenze rispetto a qualsiasi altra sostanza
psicoattiva.
Nel 1993 Daniel Siebert sperimentò su di sé circa
1mg di Salvinorina A, dimostrando che si trattava effettivamente della componente psicoattiva della pianta. La
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quantità assunta da Siebert risultò essere eccessiva, venne stabilito che il dosaggio “soglia”, necessario per percepire effetti allucinogeni, era nell’ordine dei 200mcg.
Tale attività classifica la Salvinorina A quale sostanza
psicoattiva naturale più potente oggi conosciuta, psilocina e psilocibina sono approssimativamente cinquanta
volte meno attive, mentre l’LSD, che peraltro è di origine semisintetica, è tra due e quattro volte più attiva.
L’effetto principale solitamente descritto dopo l’assunzione di Salvinorina A è riconducibile ad una separazione totale tra corpo e coscienza. Ovviamente le
percezioni sono soggettive ma sembrano esserci alcune
sensazioni ricorrenti, tra le quali: rivivere momenti del
passato, soprattutto dell’infanzia, perdita della percezione corporea e di identità, sensazione di trovarsi contemporaneamente in due o più posti diversi e vedere se
stessi dall’esterno, in particolare dall’alto. Gli effetti
vengono generalmente descritti come particolarmente
affascinanti ma talvolta considerati spiacevoli a causa
della loro intensità. L’effetto dura meno di dieci minuti
ma in alcuni casi può permanere per 30-60 minuti.
Quello che lascia particolarmente impressionati è l’apparente realtà delle sensazioni percepite sotto l’influenza di questa sostanza.
La salvinorina A, è una sostanza il cui commercio
non è sottoposto ad alcuna restrizione negli Stati Uniti,
in Europa e nella maggior parte degli altri paesi. Attualmente l’Australia è l’unico paese con una legge, entrata
in vigore il 1 giugno 2002, che rende illegale il possesso, la coltivazione, l’acquisto della salvia divinorum o
degli estratti derivanti dalla sua manipolazione.
A partire dal 2001, indagini condotte dalla Polizia
Postale di Milano hanno portato al sequestro di ingenti
quantità di materiale sospetto proveniente dall’Olanda,
in attesa di essere recapitato ai singoli destinatari tramite servizio postale. Successive indagini tossicologiche
CONTRIBUTI ORIGINALI
effettuate su tale materiale, condotte presso la Sezione
di Tossicologia Forense dell’Istituto di Medicina legale
di Milano, hanno rilevato, in parte dei reperti, la presenza di salvinorina A.
Metodi di assunzione
I metodi più utilizzati per consumare la salvia divinorum consistono nel fumarla pura o miscelata a tabacco in apposite pipe o rollata in sigarette. Esistono metodiche utilizzate direttamente dai consumatori per separare il principio attivo dalle foglie che consistono un
un’estrazione con acetone e successiva evaporazione
del solvente. L’assunzione sublinguale di salvinorina A
in acetone e DMSO è potentemente attiva, con un dose
soglia di 100 mcg, psicoattività definita a 250-500 mcg
ed allucinazioni visive con dosaggi superiori al 1 mg.
mentre l’attività della salvinorina A cristallina ingerita in
capsule con dosi superiori ai 10 mg risulta pressoché
inattiva.
Conclusioni
La potente azione psicoattiva e la facile reperibilità
rendono la salvia divinorum particolarmente ricercata
per scopi di natura voluttuaria. Gli effetti a carico del
Sistema Nervoso Centrale particolarmente intensi, sono
riconducibili a quelli dell’LSD.
A fronte di tale pericolosità, dello sviluppo di un fiorente mercato on line della pianta e dei suoi derivati, si
è resa indispensabile una normativa che ne regolamenti
il commercio. Il 13 novembre 2003 il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che prevede
l’inserimento della salvia divinorum e dei suoi derivati
nella I° tabella degli stupefacenti. In attesa che tale disegno divenga legge, il 25 giugno 2004, è stata emanata un’Ordinanza che dispone il sequestro dal commercio dei prodotti contenenti salvia divinorum o il suo
principio attivo salvinorina A.
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