Eventi Culturali – The interviews by Nicola Bitetti

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Eventi Culturali – The interviews by Nicola Bitetti
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In questi giorni è in libreria Memorie Exposte (edito da Castelvecchi), il libro autobiografico di Gianni
Bozzacchi, che racconta con le sue preziose immagini un pezzo di storia della Dolce Vita e del grande cinema hollywoodiano. Bozzacchi è infatti uno dei più grandi fotografi degli anni ’60 e ‘70, i suoi
scatti hanno letteralmente fatto il giro del mondo. Testimone di un’epoca d’oro, ha documentato
con le sue immagini la vita delle grandi star di Hollywood, regalando alle riviste più prestigiose il
tocco magico e inconfondibile della sua arte. Mito tra i miti, nel senso che non c’era star, all’epoca,
che non amasse farsi immortalare dal suo obiettivo, la storia di Bozzacchi è particolarmente legata
alla diva per eccellenza, la grande Liz Taylor, con la quale instaurò un legame professionale e d’amicizia durato tutta una vita. Dalla periferia di Roma ai grandi set di Hollywood, la vita di Bozzacchi
è un’avventura tutta in salita, dove la parola d’ordine è “istinto”. Richiestissimo per la sua innata
capacità di tirare fuori dai suoi soggetti un’espressività fuori dal comune, ci confida il suo segreto:
«Tutto parte dall’umiltà e da una grande voglia di soddisfare il soggetto, chiunque esso sia.
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Attraverso il mio body language, li spingevo a dare il meglio di loro, ad esprimere la propria sensualità».
Nel libro è possibile ammirare le sue foto più celebri, considerate vere opere d’arte. E’ la magia fotografica, quando «con l’occhio meccanico riesci a liberare la visione dell’occhio nudo.»
Una storia raccontata per immagini, memorie che Bozzacchi riunisce in un percorso ideale della sua
vita, di «quell’adolescente che viene gettato nel mondo del jet set quando Hollywood era Roma.
Un ragazzino che cercava di difendersi da un mondo cui pensava di non appartenere, provando
comunque a stare con i piedi ben piantati a terra». Gianni vedeva in suo padre fotografo un punto
di riferimento, l’introduzione a un mondo che farà suo e plasmerà alle sue esigenze: «Mio padre
aveva un approccio scientifico, la sua era una fotografia del tutto differente dalla mia… le immagini
prodotte da mio padre scomparivano col tempo, quando la carta di supporto era vegetale e l’inchiostro era minerale. Da lui ho appreso la parte scientifica, ma il mio modo di esprimermi è del tutto
diverso, guidato fondamentalmente dall’istinto». Uno stile inconfondibile, il suo, fatto di naturalezza
e tanta voglia di sperimentare, a volte anche di improvvisare: «Io lavoravo molto con l’otturatore e
il diaframma. Anzi, posso dire che in molti casi sono stato io stesso l’otturatore. Ad esempio, nella
famosa immagine che ha fatto il giro del mondo, di Liz Taylor che corre verso la camera, ho dovuto
improvvisare, muovendomi alla stessa velocità di Liz e poi andandole incontro di colpo, diventando
io stesso l’otturatore della macchina fotografica. E’ l’istinto che aguzza l’ingegno».
Tanti colpi di genio che lo hanno reso un maestro, capace di immortalare un’epoca e di consegnare
alla memoria collettiva icone leggendarie, prima fra tutte Liz Taylor. Di lei, Bozzacchi racconta: «E’
stata una donna straordinaria, oltre alla bellezza aveva un senso dell’umorismo fantastico. Nella
sua vita ha cercato di far convivere la donna, la moglie, la madre, l’attrice e la star. Questo perché
dietro al mito, si nascondeva una persona che avrebbe tanto desiderato una vita tranquilla, cosa
impossibile perché lei era Liz Taylor!». Da fotografo personale, Bozzacchi ha avuto accesso ai pensieri più intimi della grande attrice, con la quale si confidava come si fa tra veri amici. Come quando,
indeciso se intraprendere una storia sentimentale, chiese consiglio alla Taylor invitandola in uno
dei più famosi ristoranti italiani di Los Angeles: «Ricordo che appena entrammo, tra i commensali
calò il silenzio. Il suo parere fu fondamentale per la mia scelta e quando ci alzammo per andare
via, nella sala si alzarono tutti in piedi. Una scena surreale, ma che dimostra quanto fosse amata
e rispettata dal pubblico».
Scene che paiono tratte da un bel film, come i tanti aneddoti di cui è costellata la sua vita vissuta
tra l’Italia e l’America. Nostalgie di un’epoca meravigliosa, di quella Dolce Vita che oggi sembra
così lontana. E quando gli chiediamo se potrà mai esserci un ritorno di quei magici anni ci risponde: «Lo spero vivamente, ma per far sì che questo accada ci vorrebbe un nuovo Fellini, una nuova
Magnani, un nuovo Mastroianni…». Lo dice con un pizzico di amarezza, ma senza rimpianti, come
può fare solo chi ha vissuto la propria vita al massimo, perché secondo Bozzacchi «inseguire i propri
sogni è un dovere, un obbligo, un imperativo. Senza sogni non c’è speranza, la vita di un uomo
sarebbe tempo vuoto».
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