I GIGLI DI NOLA La

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I GIGLI DI NOLA
La "Festa dei Gigli" si celebra in Nola il ventidue giugno, se il suddetto giorno non capita di domenica i festeggiamenti
vengono rimandati alla domenica successiva.
Rientra tra quelle celebrate in onore di divinità salvifiche.
La divinità alla quale il popolo nolano dedica, fin dal V secolo, questa festa è S. Paolino.
La festa, anche nell'attuale assetto e con destinazioni sicuramente di segno cristiano, lascia trasparire origini ben più
remote, legate ai riti della fertilità e del raccolto; motivi, questi, comuni a numerose civiltà sia mediterranee ed
orientali che di matrice nordica.
I GIGLI.
Inizialmente erano piccoli castelletti, col tempo divenuti sempre più alti, adorni generalmente di fiori.
Fino al 1700 venivano trascinati con cinghie, successivamente si sentì invece l'esigenza di alzare il Giglio e si
introdussero le barre e gli uomini per tenerlo sollevato.
L'usanza della musica appare assai più recente; è testimoniata, comunque già nel secolo scorso.
Oggi i gigli sono delle "macchine" alte circa 25-30 metri, a forma di piramide, costruiti essenzialmente con legno di
abete, pioppo e castagno.
Insieme ai gigli viene trasportato un veliero, con a bordo un uomo col volto colorato di scuro detto "Turco", che sta a
simboleggiare il ritorno in patria di S.Paolino.
L'introduzione della barca risale, però, solo al 1700. Sia la Barca che i Gigli sono addobbati con decorazioni di
cartapesta, la cui lavorazione rappresenta un'arte molto antica e fiorente della città di Nola.
Esistono attualmente tre "Botteghe" - Tudisco, Vecchione e Scotti - che portano avanti, tenacemente ed al tempo
stesso gelosamente, questa tradizione originatasi in Nola presumibilmente in epoca Barocca.
La festa dei Gigli può essere scissa in diverse fasi, organiche e funzionali tra loro.
LA PRIMA ha inizio nel momento in cui, con spari di mortaretti, viene comunicato alla cittadinanza che i nuovi Maestri
di Festa di impegnano ufficialmente a costruire i Gigli per l'anno successivo, assumendosene l'onere della spesa.
Organizzano, altresì, un "comitato di festa" al fine di raccogliere fondi per la costruzione del Giglio, promuovendo
questue anche tra parenti e conoscenti.
UNA SECONDA fase comprende il rituale dello " scambio della Bandiera" tra il vecchio e il nuovo Maestro di festa con
un cerimoniale rimasto più o meno invariato negli ultimi due secoli e la "Questua": momento in cui il Maestro di Festa
(o il "comitato di festa") su presenta alla città per chieder la tradizionale offerta a favore della costruzione di quel
Giglio (oppure della Barca).
LA TERZA FASE ha inizio la domenica precedente quella della " Festa" con il trasporto dei "Gigli spogliati" (la sola
macchina in carpenteria di legno, adorna appena di bandiere, qualche fascio di fiori e dell'immagine del Santo) dai
luoghi di costruzione a quelli di "postazione" (nei pressi delle abitazioni dei rispettivi Maestri di festa).
Questa fase continua il 22 Giugno, giorno del Santo, con la processione e gli altri riti religiosi, cui partecipano i
rappresentanti delle corporazioni, le autorità civili e militari, il Vescovo, il clero e diversi ordini religiosi e ancora con la
vestizione dei Gigli, nei primi giorni precedenti la domenica della "Festa" vivendo il primo momento spettacolare la
sera del sabato, con l'omaggio ai Gigli da parte dei comitati e l'esibizione " IN PIAZZA" di questi, con suoni, canti e
performances di vario genere. Il "Clou" della Festa è la domenica mattina: in questo giorno infatti le strutture lignee,
rivestite con bassorilievi di cartapesta - o anche con materiali di altra tecnologia - vengono processionate verso Piazza
Duomo per rendete omaggio al Santo, tradotti a spalla dalle varie "Paranze", non solo di Nola, ma, qualche volta,
anche di Brusciano e di Barra.
Le speranze sono gruppi di uomini che, sotto la spinta di un forte spirito competitivo ed obbedendo agli ordini impartiti
dal Capoparanza, fanno ballare il più possibile gli obelischi.
DI tanto in tanto, per comando perentorio, i Gigli vengono posati a terra: questa sosta significa essenzialmente
omaggio a qualcuno, ma risponde anche all'esigenza del cullatori di riposarsi per poter riorganizzare le proprie forze.
Trasportato ogni Giglio fin nella piazza si effettua la "ballata" o "cullata" le cui note sono emesse dai suonatori seduti
sull'obelisco mentre si ode la voce di un cantante.
Al termine di questa, il Vescovo impartisce la benedizione.
Dopo una pausa di circa due ore, per consentire agli spettatori ed ai portatori di consumare il pranzo, nel primo
pomeriggio ha inizio una QUARTA FASE della Festa, che è poi quella meno religiosa e fortemente caratterizzata da
comportamenti bizzarri, di rimarcata euforia: i Gigli, con al centro il veliero, fanno il giro della città , secondo un
percorso prefissato e rimasto complessivamente invariato a partire dal XV secolo.
Partono da Piazza Duomo, percorrono il primo tratto di via S. Felice, effettuano una " girata " e pio una " ballata " in
omaggio al Vescovo, davanti alla residenza episcopale e , tra " ballate " e " girate percorrono le vie o le piazze
interessate alla processione "storica" , fino alla Piazza M.C.Marcello.
Penultima prova di resistenza e finalmente Via De Notarsi: ultima tappa, la più attesa. Si tratta, infatti, di una strada
molto stretta , per cui si rende necessario togliere le barre mobili, riducendo così il numero di portatori, con
conseguente instabilità del giglio.
All'uscita della stradina, detta anche vico Piciocchi, la processione storica prescritta ha termine.
Essa sarà stata improntata da una forte ed a volte surreale teatralità.
Questa fase della Festa si conclude col ritorno " a casa " di ciascun Giglio, in attesa di essere trasportato , il giorno
successivo, davanti al Palazzo di Citta, da parte di gente comune, giovani, ragazze e vecchi. (I Gigli restano in questa
Piazza dai due ai tre giorni, secondo un calendario di festeggiamenti predisposto dal Comune.)
Quando ormai la Festa sembra volgere al termine di odono spari di mortaretti, fatti esplodere a cura dei nuovi Maestri
di Festa, che annunciano l'assegnazione del Giglio per l'anno successivo: come l'araba fenice, la festa rinasce dalle sue
ceneri. Questa considerazione fece scrivere al dott. Felice Coti, in una sua poesia " sta festa tanno nasce,
quannomore": questa festa (allora) nasce, quando muore.

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