Intero - La Camera dei Deputati

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Intero - La Camera dei Deputati
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
2703
Camera dei Deputati
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AI RESOCONTI
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SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
82.
Allegato B
ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
INDICE
PAG.
PAG.
ATTI DI CONTROLLO:
Commercio internazionale.
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Interrogazione a risposta in Commissione:
Giulietti .....................................
5-00469
2705
4-01846
2708
3-00450
2709
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
Ranieri ......................................
5-00475
2710
Siniscalchi ................................
5-00476
2711
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
2717
4-01861
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Satta ..........................................
2-00265
2717
Porfidia .....................................
4-01851
2718
Longhi .......................................
4-01859
2719
4-01848
2720
Interrogazioni a risposta scritta:
Economia e finanze.
Interrogazione a risposta scritta:
2712
Beni e attività culturali.
Interrogazione a risposta scritta:
Farina Gianni ..........................
Giustizia.
Interrogazione a risposta immediata:
La Russa ..................................
3-00462
Difesa.
Interrogazione a risposta orale:
Piazza Camillo .........................
2716
Interrogazione a risposta immediata:
Razzi .........................................
Affari esteri.
De Zulueta ...............................
2-00261
Comunicazioni.
Interrogazione a risposta scritta:
Urso ...........................................
Raiti ..........................................
3-00458
Interrogazioni a risposta immediata:
2713
Interrogazioni a risposta scritta:
Buemi ........................................
3-00451
2721
Catone .......................................
3-00452
2721
Cota ...........................................
4-01855
2714
Cesa ...........................................
3-00453
2722
Nucara ......................................
4-01857
2715
Leone ........................................
3-00454
2723
N.B. Questo allegato, oltre gli atti di controllo e di indirizzo presentati nel corso della seduta, reca anche
le risposte scritte alle interrogazioni presentate alla Presidenza.
Atti Parlamentari
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
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PAG.
PAG.
Infrastrutture.
Salute.
Interpellanza urgente
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Maroni ......................................
2-00260
2723
Farina Gianni ..........................
2-00264
Sviluppo economico.
Interrogazioni a risposta immediata:
Pagliarini ..................................
3-00455
2724
Interpellanza urgente
Zanella ......................................
3-00459
2724
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Brugger .....................................
Interrogazione a risposta in Commissione:
D’Agrò .......................................
Raiti ..........................................
2726
Mungo .......................................
5-00470
2738
2727
Fluvi ..........................................
5-00471
2738
VI Commissione:
4-01852
Interrogazioni a risposta scritta:
(ex articolo 138-bis del regolamento):
2-00263
2727
Interrogazione a risposta immediata:
3-00457
2728
Interrogazione a risposta orale:
Buontempo ...............................
3-00449
2729
Longhi .......................................
4-01853
2739
Deiana .......................................
4-01864
2739
Ulivi ...........................................
4-01865
2743
Trasporti.
Interrogazioni a risposta immediata:
Oliva ..........................................
3-00456
2744
Affronti .....................................
3-00461
2744
3-00448
2745
Interrogazione a risposta orale:
Ciccioli ......................................
Interrogazione a risposta in Commissione:
Margiotta ..................................
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
4-01847
Interpellanza urgente
Maroni ......................................
2737
2726
Interno.
D’Alia ........................................
2-00262
5-00474
Interrogazioni a risposta scritta:
Foti ............................................
2736
5-00473
2729
Caparini ....................................
4-01845
2730
Stucchi ......................................
4-01854
2730
Caruso .......................................
4-01860
2731
Interrogazioni a risposta scritta:
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
Lavoro e previdenza sociale.
Uggè ..........................................
5-00472
2745
Interrogazione a risposta in Commissione:
Nespoli ......................................
5-00477
2746
Interrogazioni a risposta scritta:
Interrogazione a risposta immediata:
Pellegrino ..................................
4-01849
2747
Delbono ....................................
Catanoso ...................................
4-01862
2747
3-00460
2732
Università e ricerca.
Interrogazione a risposta scritta:
Fedi ...........................................
4-01856
2733
De Simone ...............................
Politiche agricole, alimentari e forestali.
3-00463
2748
4-01850
2749
Apposizione di una firma ad una risoluzione ...........................................................
2749
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo ..
2750
Interrogazione a risposta scritta:
Interrogazione a risposta scritta:
Cesini ........................................
Interrogazione a risposta immediata:
4-01858
2734
Pubblica istruzione.
Porfidia .....................................
Interrogazione a risposta scritta:
Tolotti .......................................
4-01863
2735
Atti Parlamentari
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AI RESOCONTI
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIULIETTI, FOLENA, CIOCCHETTI e
CALDAROLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso
che:
il 5 ottobre 2006 l’emittente Telepace
ha annunciato la drastica contrazione dell’attività giornalistica e la chiusura degli
spazi informativi della redazione romana,
a decorrere da lunedı̀ 9 ottobre 2006;
il 23 ottobre 2006 il direttore e
fondatore
dell’emittente,
monsignor
Guido Todeschini, in una lettera alla
Federazione nazionale della stampa
(FNSI), ha dichiarato l’intento di « cessare
i rapporti » con i quattro giornalisti professionisti della redazione, motivandolo
con la necessità di « ridurre i costi del
lavoro » e di assegnare priorità economica alla spesa per « l’impegno satellitare
dell’emittente », a fronte di una « tendenza involutiva delle entrate »;
l’Associazione Stampa Romana, in
un comunicalo, ha subito definito la decisione di monsignor Todeschini « un gravissimo atto ritorsivo contro un’intera
redazione che aveva trovato la forza di
ribellarsi alle vessazioni, alle ingiustizie,
allo sfruttamento »;
il 17 novembre 2006, un comunicato
congiunto della FNSI e dell’Associazione
Stampa Romana ha reso noto il rifiuto di
Monsignor Todeschini « di prendere in
considerazione qualsiasi proposta tendente
a una soluzione concordata per la salvaguardia dei posti di lavoro », con un atteggiamento « che va contro ogni etica e
manifesta un incomprensibile cinismo nei
confronti dei lavoratori »;
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il Presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, ha
invitato le autorità competenti « a fare
piena luce su ogni aspetto di una vicenda
che assume pieghe grottesche », dichiarando che « il dubbio che tutto ciò accada
come ritorsione e ostilità verso i giornalisti
appare sempre più evidente »;
la chiusura del notiziario (l’unico
interamente dedicato alla giornata del
Papa e della Santa Sede) e del programma
« Speciale Interviste » (più di 150 Capi di
Stato e di Governo, tra cui alcuni dei
massimi protagonisti del nostro tempo, da
Arafat a Rabin, da Gorbaciov a Mandela),
ha suscitato stupore nella stampa italiana
e internazionale, inducendo l’autorevole
Le Monde ad occuparsene con un lungo
articolo (« La télévision du Pape quitte
Rome », del 1o novembre 2006);
il TG dell’emittente, in onda alle
19,30 e alle 22,30, curato da Angela Ambrogetti, Simona De Santis ed Elisabetta
Mancini, ha rappresentato per quindici
anni una fonte quotidiana specialistica di
notizie dal Vaticano, costantemente seguita e particolarmente apprezzata nelle
sedi istituzionali e diplomatiche della Capitale;
le interviste domenicali di Telepace,
curate da Piero Schiavazzi, hanno costituito un osservatorio privilegiato sullo sviluppo delle relazioni tra Italia e Santa
Sede, ospitando nel tempo: 2 Presidenti
della Repubblica (Cossiga, 1991; Ciampi,
1999); 4 Presidenti del Senato (Spadolini,
1993; Scognamiglio, 1994; Mancino, 2000;
Pera, 2005); 4 Presidenti della Camera dei
deputati (Napolitano, 1993, 1994; Pivetti
1995; Violante, 1998, 2000; Casini, 2002,
2006); 4 Presidenti del Consiglio dei ministri (Amato, 1992; Ciampi, 1993; Prodi,
1996; D’Alema, 1999); 5 Ministri degli
affari esteri (Colombo, 1992; Andreatta,
1993; Agnelli, 1996; Dini, 1998, 2000; Fini,
2005);
il Decano del Corpo diplomatico
presso la Santa Sede, Giovanni Galassi, ha
sollecitato chiarimenti in merito alla chiusura degli spazi informativi di Telepace;
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quale riconoscimento della professionalità dei vaticanisti di Telepace, uno di
loro è stato scelto dal Ministero degli
affari esteri come curatore delle manifestazioni promosse dall’Italia in 40 città del
mondo nel XXV anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II;
nel 2004 sono state aperte le redazioni
di Gerusalemme e Fatima, che afferiscono
amministrativamente alla Fondazione di
Verona ma si coordinano funzionalmente
con la redazione di Roma, inviando direttamente ad essa corrispondenze e servizi
giornalistici;
nelle comunicazioni al Sindacato dei
giornalisti, monsignor Todeschini attribuisce la contrazione dell’attività giornalistica
e la necessità dei licenziamenti ad un calo
dell’80 per cento delle offerte, che però
riguarderebbe la sola sede di Roma, mentre la redazione di Verona, sede storica
dell’emittente, non viene interessata dai
tagli, come pure le redazioni di Gerusalemme e Fatima, che proseguono normalmente l’attività, sotto la guida del Direttore
medesimo;
Telepace per statuto rifiuta la pubblicità e vive di contributi di beneficenza;
nel nuovo palinsesto di Telepace, inviato alla FNSI, i programmi cancellati
appaiono peraltro sostituiti da produzioni
più costose (dirette di cerimonie, concerti,
convegni, collegamenti satellitari), offrendo
paradossalmente l’immagine di un’emittente in espansione, non certo in crisi;
nonostante gli inviti « alla moderazione e al dialogo con i giornalisti », rivolti
ai dirigenti di Telepace dalle gerarchie
ecclesiastiche, come riferito dagli organi di
stampa, monsignor Todeschini ha proseguito sulla strada dei licenziamenti, rifiutando il confronto con i propri dipendenti
e dichiarando di non sentirsi obbligato a
trattare con il sindacato;
Telepace di Verona, nata nel 1977, è
di proprietà della Fondazione « Artigiani
della pace »;
Telepace di Roma, costituita nel
1990, è di proprietà dell’Associazione
Amici di Telepace (già ditta individuale
« Telepace di don Guido Todeschini »). Dal
1996 il canale trasmette anche su satellite
e ha raggiunto progressivamente il mondo
intero;
le due emittenti hanno un’unica programmazione, trasmessa sul satellite dalla
sede di Roma e presentata sulla stampa
come « palinsesto di Telepace »;
sebbene Telepace di Verona e Telepace di Roma facciano capo ad enti proprietari distinti (la Fondazione Artigiani
della Pace e l’Associazione Amici di Telepace), Monsignor Todeschini, unico direttore di entrambe, nelle richieste di beneficenza rivolte ai telespettatori, attraverso
il filo diretto bisettimanale, gli spot e gli
stampati promozionali, ha sempre presentato Telepace come un’unica realtà, infondendo nei donatori e nell’opinione pubblica la percezione consolidata che Telepace è una e una sola, come pure la
destinazione delle offerte;
l’Associazione Amici di Telepace, nel
2006, ha presentato istanza al Comitato
regionale per i servizi radiotelevisivi del
Lazio, ai sensi del decreto ministeriale 5
novembre 2004, n. 292, per ottenere i
contributi previsti per l’anno 2005 a favore
delle emittenti televisive locali e, ai fini
degli elementi di valutazione previsti dall’articolo 4 del suddetto decreto, ha dichiarato di avere tra i suoi dipendenti
quattro giornalisti professionisti assunti a
tempo indeterminato e di trasmettere un
alto numero di ore di informazione;
nell’istanza presentata al medesimo
Comitato il 28 gennaio 2005, per ottenere
i benefici previsti per l’anno 2004, l’Associazione aveva peraltro dichiarato di essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali;
il 12 aprile 2005 un comunicato dell’Associazione Stampa Romana denunciava « il grave comportamento dell’emittente Telepace, per la sistematica violazione delle norme contrattuali, dello Statuto dei lavoratori e delle leggi, in aperto
contrasto con la dottrina sociale della
Chiesa »;
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
il
comunicato
dell’Associazione
Stampa Romana denunciava altresı̀ « le ritorsioni contro i giornalisti » e terminava
con l’affermazione e previsione, già allora,
che « tali ritorsioni rivelano lo scopo evidente di chiudere la redazione romana, cui
non si perdona di avere denunciato all’Ordine e al Sindacato le violazioni della deontologia e della legalità »;
il 12 luglio 2005, un duplice comunicato del Presidente della FNSI e dell’Associazione Stampa Romana denunciava il
tentativo di emarginare sul lavoro e nel
palinsesto il giornalista Piero Schiavazzi,
volto noto dell’emittente, « per avere preso
le difese dei colleghi »;
il 15 luglio 2005, i giornalisti di
Telepace proclamavano 5 giorni di sciopero « contro la minaccia di chiusura della
redazione romana, l’assenza di relazioni
sindacali e gli attacchi al fiduciario di
redazione, con motivazioni infondate e
illegittime » (« Nella televisione va in onda
il primo sciopero » da il Giornale del 16
luglio 2005; « Contro la minaccia di chiusura, sciopero a Telepace », da la Repubblica del 16 luglio 2005);
la Repubblica del 24 ottobre 2006 e
l’Espresso del 2 novembre 2006 hanno
riportato la notizia che quattro dipendenti
di Telepace sono iscritti nel registro degli
indagati dalla Procura di Roma per falsa
testimonianza contro una giornalista dell’emittente in una causa di lavoro (sentenza del Tribunale del Lavoro di Roma,
n. 10360/06, del 24 maggio 2006), sollevando il sospetto che siano stati « istigati
da qualche superiore » (l’Espresso);
articoli e titoli di giornali, da due
anni a questa parte, hanno fatto spesso
riferimento alle violazioni di legge, della
deontologia e dei contratti a Telepace (ad
esempio: « Mobbing a Telepace », la
Stampa del 13 aprile 2006, « Una bufera
sindacale su Telepace », l’Arena del 13
aprile 2006; « Va in onda Telebugia »,
l’Espresso del 2 novembre 2006) e nell’ultimo periodo hanno posto l’accento sul
carattere ritorsivo della chiusura della redazione romana, riflettendo il convinci-
Camera dei Deputati
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DICEMBRE
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mento diffuso nell’opinione pubblica (ad
esempio: « Signori non servite più, e Telepace va alla guerra », Liberazione dell’8
ottobre 2006; « Telepace chiude il TG: i
giornalisti ritorsione », la Repubblica del 9
ottobre 2006; « Lavoro nero alla TV del
Papa », la Stampa del 3 novembre 2006);
quale sia la spesa sostenuta per l’affitto dei satelliti, che si definisce « irrinunciabile », rapportata, in generale, al bilancio dell’emittente e, in particolare, ai « costi del lavoro sui quali si rende necessario
intervenire », consistenti nella retribuzione, ai minimi contrattuali, di un giornalista full-time e di tre giornalisti parttime, né quali siano le spese sostenute per
i programmi (cerimonie, concerti, convegni) che attualmente, come annunciato da
monsignor Todeschini, sostituiscono gli
spazi informativi soppressi, rapportate ai
costi di produzione degli stessi;
in contrasto con la prassi consolidata
di contatti regolari e diretti fra i giornalisti
della redazione romana e i colleghi delle
altre sedi, i prodotti giornalistici delle altre
« realtà », come monsignor Todeschini ha
dichiarato nella lettera in cui annuncia la
chiusura della redazione romana, sarebbero stati fin qui trasmessi alla redazione
di Roma solo e soltanto attraverso la
Fondazione di Verona, quale « unico momento di contatto esistente tra l’Associazione Amici di Telepace e le altre realtà di
Telepace » –:
se sia vero che l’Associazione Amici
di Telepace, nell’anno 2006, avendo chiesto
al Comitato regionale per i servizi radiotelevisivi del Lazio di ottenere i contributi
previsti per l’anno 2005 a favore delle
emittenti televisive locali, ai sensi del decreto ministeriale 5 novembre 2004,
n. 292, e avendo dichiarato, ai fini degli
elementi di valutazione previsti dall’articolo 4 del suddetto decreto, di avere tra i
propri dipendenti quattro giornalisti professionisti assunti a tempo indeterminato,
ha conseguito una collocazione avanzata
in graduatoria proprio grazie ai quattro
dipendenti giornalisti, che oggi si appresta
a licenziare, e all’elevato numero di ore
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
settimanali di informazione riportate nella
domanda, ma cancellate dal palinsesto;
se sia vero che, in contrasto con la
percezione consolidata dell’opinione pubblica, con la prassi di lavoro instaurata per
anni tra i giornalisti delle diverse redazioni e con quanto lo stesso fondatore e
direttore ha sempre pubblicamente sostenuto – che cioè Telepace è un’unica « realtà » – Telepace di Roma, come invece
monsignor Todeschini ha dichiarato sorprendentemente nella lettera in cui annuncia la chiusura della redazione romana, non intrattiene alcun altro tipo di
rapporto né di lavoro con altri giornalisti
né con altre strutture societarie, quali
Telepace di Verona, Telepace di Lodi,
Telepace di Gerusalemme, Telepace di
Trento, Telepace di Agrigento, Telepace di
Fatima, Telepace di Chiavari, Telepace di
Ostrawa; che le predette « realtà sono
completamente diverse e distinte dalla Associazione Amici di Telepace di Roma e,
sia che si tratti di veri e propri soggetti
giuridici o di mere strutture organizzative,
non hanno comunque alcun tipo di rapporto con l’Associazione Amici di Telepace
di Roma »;
se in definitiva, questa inedita e improbabile rappresentazione a « compartimenti stagni » (Telepace di Roma, di Verona, di Gerusalemme, di Fatima, di
Trento, eccetera) di una emittente che
nella percezione della Chiesa, dell’opinione
pubblica, dei telespettatori e soprattutto
dei benefattori ha sempre costituito un
unicum, rispecchi l’autentica realtà di Telepace o corrisponda invece a una costruzione giuridica per legittimare sul piano
del diritto, non certo dell’etica, quattro
odiosi licenziamenti in quella che è universalmente nota come « la TV del Papa »;
se corrisponda al vero che l’amministratore delegato dell’emittente ha ricevuto
ed esercitato per un periodo l’incarico di
vicedirettore giornalistico, pur non essendo iscritto all’Ordine; che i giornalisti
erano tenuti al timbro del cartellino; che
i giornalisti erano costretti a fornire a un
centralino il numero dei destinatari delle
loro chiamate;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
2006
se non ritenga di verificare la fondatezza del sospetto, avanzato dalla
stampa, che quattro dipendenti di Telepace, indagati dalla Procura di Roma per
falsa testimonianza, siano stati « istigati
dai superiori », ed inoltre se tale « istigazione », qualora riscontrata, si sia ripetuta
e/o possa ripetersi in altre vertenze dei
giornalisti di Telepace;
con riferimento al quadro di sistematica irregolarità che emerge dalle denunce del sindacato e dalle continue
notizie di stampa, e che ha già provocato
l’intervento dell’Ordine dei giornalisti, e –
come risulta agli interroganti – dell’INPGI, se non ritenga di verificare urgentemente, con una serie altrettanto sistematica di opportuni accertamenti, se e
quali ulteriori violazioni normative siano
avvenute e/o avvengano nell’emittente Telepace.
(5-00469)
Interrogazione a risposta scritta:
URSO. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per sapere – premesso che:
lo spamming in internet consiste nell’invio di messaggi promozionali indesiderati all’indirizzo di posta elettronica dei
destinatari;
in Italia il fenomeno sta peggiorando
e questo è dovuto al fatto che gli spammer
stanno utilizzando tattiche più avanzate e
stanno diventando più aggressivi quanto a
tecnologie;
visto che è l’utente che riceve che
paga: infatti paga il tempo per scaricare,
paga il tempo per leggere, esaminare e
cancellare quelli che quasi sempre, sono
messaggi che non ha richiesto e non
essendoci virtualmente costi a carico del
mittente non esiste quindi un freno al
numero dei messaggi inviati che frequentemente raggiungono l’ordine di grandezza
di alcune decine di milioni;
in Italia, inoltre, desta particolare
preoccupazione l’incremento delle segnalazioni che lamentano l’invio di e-mail
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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2709
AI RESOCONTI
riconducibili al fenomeno denominato
phishing, consistente nell’uso di messaggi
di posta elettronica e nella creazione di
pagine web progettate per simulare comunicazioni ufficiali da parte soprattutto di
istituti di credito, con la finalità di raggirare gli ignari utenti internet e carpire
loro dati personali o acquisire fraudolentemente informazioni riguardanti la carta
di credito (numero, scadenza, codice numerico) o il conto corrente bancario –:
se la polizia postale abbia adottato
iniziative volte ad arginare il fenomeno.
(4-01846)
*
*
*
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta orale:
DE ZULUETA. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
il 16 novembre 2006 è andata in
onda su Rai News 24 un’inchiesta di
Elisa Maricola e Maurizio Torrealta, dal
titolo « Nubi somale », dalla quale emerge
la violazione dell’embargo sulla fornitura
di armamenti alla Somalia da parte dell’Italia;
nel servizio si afferma che le indagini
portate avanti dal Gruppo di monitoraggio,
incaricato dal Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite di vigilare sul rispetto dell’embargo della fornitura delle anni alla
Somalia, hanno evidenziato che il numero
delle armi in possesso sia dei seguaci delle
corti islamiche che del Governo federale
transitorio sono aumentate in maniera
esponenziale, nonostante l’embargo sancito nel 1993 dal Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite;
le violazioni accertate sono centinaia
e coinvolgono i governi dell’area, Eritrea
ed Etiopia, ma anche Gibuti, Arabia Saudita e Yemen;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
il rapporto dell’ONU, presentato nel
maggio scorso, accusa direttamente anche
l’Italia e parla di due invii di materiale
militare proveniente dal nostro paese e
destinati ai miliziani del Governo federale
transitorio;
le violazioni dell’Italia vengono descritte dal coordinatore degli ispettori
ONU, Bruno Schiemsky, secondo il quale
almeno 18 camion militari provenienti dal
territorio italiano sono arrivati nell’ottobre
2005 al porto di El Ma ‘an, vicino a
Mogadiscio, e poi si sono diretti a Johar,
dove sono stati utilizzati per trasportare
truppe e per montare armi antiaereo;
il secondo episodio che coinvolge il
nostro paese riguarda alcuni voli organizzati dall’Italia e atterrati all’aeroporto di
Johar, dove hanno scaricato materiale
proveniente dal ministero della Difesa, in
parte anch’esso finito nelle mani del Presidente Abdullahi Yusuf;
alla dettagliata richiesta ufficiale di
chiarimenti, il Governo italiano ha risposto
con una lettera ufficiale, attraverso la propria rappresentanza diplomatica presso
l’ONU di New York, con la quale l’Italia si
dichiara estranea alla spedizione dei camion, mentre afferma che gli invii per aereo, sei in tutto, fanno parte di aiuti della
Cooperazione italiana;
Mario Raffaelli, inviato speciale dell’Italia per la Somalia, dalla sede di Nairobi, si è limitato a confermare la risposta
ufficiale del Governo;
secondo Schiemsky, la risposta del
Governo italiano ha aperto interrogativi
più che dare risposte infatti le autorità
italiane hanno detto che è possibile che un
privato abbia esportato camion militari in
Somalia, ma purtroppo il Governo italiano
non ha fornito il nome di questa persona,
né ha fatto sapere se questi avesse comprato i camion dall’esercito italiano, non
ha consegnato nessuna documentazione
sulla dismissione di materiale militare, né
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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2710
AI RESOCONTI
sull’esportazione di questi camion o sulla
linea marittima che li ha trasportati fino
in Somalia;
secondo l’inviato del Corriere della
Sera in Africa, Massimo Alberizzi, che ha
potuto verificare sul posto le accuse, i
camion rilevati da un uomo d’affari sono
stati spediti a Dubai, negli Emirati Arabi,
uno dei porti più utilizzati per le triangolazioni di materiale sospetto. Per quanto
riguarda le spedizioni curate dalla Cooperazione, parte sono effettivamente andate
ai miliziani del Governo federale transitorio, parte, è il caso di alcuni generatori,
sono finite sul mercato;
Alberizzi racconta anche di un episodio riguardante una spedizione di camion inviati in Eritrea come aiuti e subito
targati militari;
la giornalista ha intervistato Oreste
Mazzi un italiano che si reca spesso in
Somalia, dove ha affittato un terreno in
riva al mare, proprio a fianco del porto di
El Maan. Mazzi è stato testimone oculare
dello sbarco dei camion in un primo
tempo presentati dalle autorità portuali
come un dono dell’Italia e successivamente
attribuiti allo Yemen;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
2006
secondo un recente rapporto dell’ONU, l’Eritrea, che ha fornito alle Corti
islamiche aerei da guerra smontati e spediti ufficialmente come pezzi di ricambio,
nel 2005 ha acquistato dall’Italiana Aermacchi componenti per i caccia MB339,
come registra la relazione annuale sul
commercio di armamenti presentata dal
Governo;
la vendita per un valore di 1.138.000
euro, ha avuto regolarmente l’autorizzazione all’esportazione, secondo quanto stabilito dalla legge n. 185 del 1990 sul
commercio delle armi, malgrado la stessa
vieti forniture militari verso paesi destinatari di aiuti alla cooperazione italiana –:
se non ritengano doveroso collaborare seriamente con le Nazioni Unite per
far piena luce su questi traffici di armi in
nodo da poter anche perseguire le responsabilità;
se non ritengano necessario un maggior controllo sull’applicazione della legge
n. 185 del 1990 affinché non si ripetano
situazioni come quella denunciata dal servizio giornalistico.
(3-00450)
Mazzi, che ha anche ripreso con la
sua telecamera i mezzi, ha tentato di
avvicinarsi alla colonna, ma è stato subito
allontanato dalla scorta di miliziani che
controllavano strettamente gli automezzi
ed il loro carico, subito partiti per Johar;
Interrogazioni a risposta immediata in
Commissione:
secondo gli ispettori dell’ONU, gli
automezzi sono sbarcati a El Ma ‘an dalla
nave mercantile Mariam Queen, nota localmente come Abu Maruyama;
RANIERI. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
l’autrice del servizio con una rapida
ricerca su internet e alle Capitanerie dei
porti italiani, ha scoperto che la Mariam
Queen non è mai arrivata in Italia, e che
il cargo di piccola stazza varato nel 1974
è una carretta del mare addetta ai trasporti tra Corno d’Africa e penisola araba,
come dimostra una traccia dei suoi passaggi nel porto saudita di Damman, uno
dei tanti scali usati per le triangolazioni di
merce con l’Europa;
III Commissione:
la drammatica morte dell’ex colonnello dei servizi segreti russi (Fsb) Alexander Litvinenko, avvenuta per avvelenamento con sostanze radioattive, ha colpito
tutta l’opinione pubblica in Europa –:
quali siano le valutazioni in merito
all’assassinio di Alexander Litvinenko e se
il Governo ritenga di promuovere, in ambito comunitario e internazionale, ogni
iniziativa utile a chiarire le responsabilità
dell’omicidio.
(5-00475)
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
2711
AI RESOCONTI
SINISCALCHI, MANTOVANI, KHALIL
e FRIAS. — Al Ministro degli affari esteri.
— Per sapere – premesso che:
in data 27 ottobre 2006 la Commissione territoriale di Siracusa rigetta la
domanda di riconoscimento dello status di
rifugiato politico presentata da Kibrome
Mekonen, decidendo di riconoscergli una
forma di protezione marginale, la protezione umanitaria, della validità di un
anno. La domanda di asilo politico di
Kibrome Mekonen è invece fondata e
conforme alla definizione di rifugiato politico stabilita dalla Covenzione di Ginevra
del 1951;
ai sensi della Convenzione di Ginevra
del 1951, si intende come rifugiato colui
che chiede protezione a un paese terzo
perché ha « fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religiose, nazionalità o appartenenza a un determinato
gruppo sociale »;
Kibrome Mekonen appartiene a un
gruppo sociale, vale a dire i giovani eritrei
in età militare, al quale il governo nega i
diritti e le libertà fondamentali. La persecuzione dei giovani in età militare è
sistematica. La legge del 23 ottobre 1995
rende obbligatorio il servizio di leva militare per tutti i cittadini eritrei maschi dai
18 ai 40 anni e per le donne dai 18 ai 27
anni, per un periodo di 2 anni. Il diritto
all’obiezione di coscienza non è riconosciuto dalle autorità. Ma dal 1998 il servizio di leva continua a essere esteso a
tempo indeterminato, con il pretesto del
fallimento del processo di negoziazione del
confine territoriale con l’Etiopia e del
conseguente timore di un nuovo conflitto
armato;
la mobilitazione militare attuata dal
governo eritreo ha assunto dimensioni e
modalità contrarie ai diritti dell’uomo,
come documentato nei rapporti di Amnesty International, Human Right Watch, e
come recepito dalla Corte Europea dei
diritti dell’uomo nella sentenza « Said vs
Netherlands » del 2001. L’arruolamento
forzato dei minorenni attraverso le retate
davanti alle scuole, la militarizzazione del
Camera dei Deputati
—
—
SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
sistema educativo con lo spostamento dell’ultimo anno delle scuole superiori presso
il campo militare di Sawa, la chiusura
dell’Università e la sua sostituzione con
college paramilitari, il condizionamento totale della vita a tempo indeterminato e
l’impossibilità di programmare il proprio
futuro hanno spinto migliaia di giovani a
disertare l’esercito o a fuggire prima di
prestare il servizio militare;
Kibrome Mekonen è disertore, e, se
dovesse ritornare il Eritrea, la sua vita
sarebbe a rischio, come testimoniato anche nel rapporto a cura di Amnesty International, You have no right to ask, in
cui è documentato l’uso ordinario della
tortura verso i disertori e i renitenti alla
leva; oltre alla tortura, sono ampiamente
documentare le pratiche di detenzione in
container o in campi di lavoro forzato
nelle zone più isolare e dal clima più
invivibile del paese; i tentativi di fuga sono
puniti con la morte; i carcerieri, infatti,
hanno ampia facoltà, se non l’ordine, di
sparare per fermare i fuggitivi;
la commissione territoriale di Siracusa nega lo status di rifugiato a Kibrome
Mekonen ed agli altri richiedenti asilo
protagonisti dell’inchiesta giornalistica sugli abusi subiti nel CPT di Pian del Lago
di Caltanissetta, nonostante essi si siano
esposti al riconoscimento da parte del
governo Eritreo e dell’Ambasciata Eritrea
in Italia in seguito ai servizi della stampa
e tv locali e nazionali, che ne hanno resi
pubblici i volti e le generalità. Questo fatto
aggrava la loro esposizione e quella dei
familiari in Eritrea alla persecuzione;
è nota la persecuzione non solo dei
disertori, ma anche delle loro famiglie,
detenute fino alla consegna dei figli fuggitivi o al pagamento di un’ingente somma
di denaro, ed il trattamento che il governo
eritreo riserva ai cittadini che hanno richiesto asilo politico in altri paesi;
anche la Corte Europea per i diritti
umani, nella seduta del 17 settembre 2002,
ha riconosciuto fondata la domanda di
riconoscimento dello status di rifugiato
presentata da un disertore eritreo al governo olandese;
Atti Parlamentari
—
XV LEGISLATURA
—
ALLEGATO
B
2712
AI RESOCONTI
la Procura di Agrigento ha aperto
un’inchiesta sul naufragio. In data 30
ottobre 2006 Kibrome Mekonen è stato
citato come persona informata dei fatti a
comparire davanti al Pubblico Ministero
dottor Santo Fornasier, il PM incaricato
dell’inchiesta (Proc. n. 3559/06 R.G. notizie di reato); la sua comparizione l’ha reso
ancor più vulnerabile e ha messo a rischio
i suoi famigliari rimasti in Eritrea –:
quali forme e modalità il Governo intenda utilizzare per garantire protezione a
Kibrome Mekonen, titolare di protezione
umanitaria, ai giovani eritrei richiedenti
asilo politico in genere, ai sopravvissuti al
naufragio del 20 agosto 2006 al largo di
Lampedusa denuncianti i fatti accaduti nel
CPT di Pian del Lago di Caltanisetta, in
particolare, quali vie intenda percorrere
perché venga riconosciuto ai giovani eritrei
il diritto al rifugio politico, quali misure
intenda mettere in atto per salvaguardare
la sicurezza delle famiglie rimaste in Eritrea dei richiedenti asilo, agendo anche a
livello diplomatico, e quali misure intenda
adottare nei suoi rapporti con il governo
eritreo, in modo da porre con forza il problema rispetto dei diritti umani, diritti che,
ormai è ampiamente risaputo, vengono violati platealmente sia nei confronti dei cittadini eritrei che degli stranieri a vario titolo
risiedenti in Eritrea.
(5-00476)
*
*
*
AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
CAMILLO PIAZZA. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare, al Ministro dello sviluppo economico.
— Per sapere – premesso che:
dopo il via libera, nel 2005, alla
realizzazione della centrale turbogas di
Bertonico (Lodi), secondo l’interrogante, è
probabile che la giunta della Regione
Camera dei Deputati
—
—
SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
Lombardia dia parere favorevole anche
agli altri due progetti considerati come
« prioritari » da una delibera di giunta
datata 8 agosto 2003: quello di Offlaga e
quello di Spinadesco in provincia di Cremona;
secondo fonti non ufficiali il nuovo
programma energetico regionale (Per) in
fase di affinamento da tre anni, verrà
approvato dalla Regione Lombardia entro
dicembre 2006;
il progetto di Offlaga, piccolo comune
della bassa bresciana che conta poco più
di 3.500 abitanti e dove il 70 per cento
della superficie è dedicata all’agricoltura,
prevede la realizzazione di una mega centrale termoelettrica da 800 Mw a soli 3
chilometri dal centro del paese;
secondo gli studi condotti finora, una
centrale di queste proporzioni è in grado
di emettere ogni anno 840 mila chilogrammi di ossido d’azoto e 200 mila
chilogrammi di monossido di carbonio ed
un’emissione di biossido di carbonio calcolata attorno a 1.184.000 tonnellate;
in campo energetico la Lombardia è
già autosufficiente e i dati relativi ai consumi energetici, su cui la Regione ha
calcolato il numero di nuove centrali elettriche, a giudizio dell’interrogante, sono
stati sovrastimati e quindi non dovrebbero
servire tutte le nuove centrali previste,
come quella di Offlaga;
nel Piano energetico regionale (Per) si
accredita un aumento annuo del 3,3 per
cento dei consumi energetici finali. Un
dato smentito dall’aumento dei consumi
reali registrati dal 2001 ai primi 5 mesi del
2005, che si sono mediamente attestati
intorno allo 0,6 per cento annuo;
la stima della Regione è smentita
anche dal Ministero dello sviluppo economico che prevede un aumento nazionale
medio del 2,3 per cento annuo;
secondo gli ambientalisti si aprirebbe
anche un problema di sicurezza della
falda acquifera, con il rischio concreto di
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
2713
AI RESOCONTI
diffusione di sostanze tossiche, dato che è
previsto un prelievo di 340 mila metri cubi
di acqua l’anno, necessari alla nuova centrale e all’estensione del teleriscaldamento.
Questo potrà determinare un ulteriore
cono di depressione dove possono diffondersi le falde di aree già inquinate;
quella di Offlaga è un caso locale che
si sta trasformando in caso nazionale: da
una parte c’è la Seb (la società degli
acciaieri, che deterrebbe il 40 per cento
delle azioni della futura centrale), il colosso inglese dell’energia, l’International
Power (40 per cento delle quote) e la Asm
(Azienda servizi municipalizzati) di Brescia (20 per cento delle quote) decisi a
portare avanti il progetto, dall’altra c’è un
intero paese, sostenuto da 35 sindaci di
altrettanti comuni confinanti, convinto di
proseguire la battaglia in difesa dei propri
territori;
nel 1999 l’Asm propose la costruzione di una centrale termoelettrica di
grandi dimensioni nel comune, ma secondo la legge di allora, l’ultima parola
sulla fattibilità del progetto spettava all’amministrazione comunale che bocciò la
proposta. La decisione del Consiglio comunale fu sostenuta nel 2002 da un referendum popolare, dove l’88 per cento dei
votanti (con un’affluenza del 68 per cento)
risultò contrario al progetto;
nel 2003 l’approvazione del decreto
Marzano annullò ogni decisione presa. Da
allora tutto è stato messo di nuovo in
discussione. Il provvedimento, infatti, autorizza il funzionamento temporaneo, e
limitato nel tempo, di centrali elettriche,
anche in deroga ai limiti contenuti sulle
emissioni in atmosfera, e prevede inoltre
di poter modificare il limite di temperatura degli scarichi idrici delle centrali
termoelettriche. Di fatto la legge Marzano
non lascia alle istituzioni locali nient’altro
che un parere consultivo. In seguito quindi
i costruttori decisero cosı̀ di rinnovare il
progetto;
il 20 settembre 2003 il consiglio comunale di Offlaga ha approvato all’unanimità una variante « anticentrale », una
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
delibera urbanistica per tutelare il territorio da possibili abusi che rappresenta
l’unico strumento legale da « impugnare »
in caso di contenziosi. Con questa delibera
l’area individuata per la creazione della
centrale cambia destinazione, da zona
agricola è stata dichiarata area vincolata
dal rispetto ambientale;
l’Italia è già oggi oltre i limiti di
emissioni per quanto riguarda i parametri
di Kyoto. Appare evidentemente contraddittorio produrre altri 2 milioni di metri
cubi di CO2, la quantità che emetterebbe
la centrale di Offlaga –:
se il Governo voglia riferire quali
siano le informazioni di cui dispone in
merito alla realizzazione del progetto della
centrale termoelettrica di Offlaga e se
siano state eseguite o siano in corso una
VIA e una VAS da parte della Regione
Lombardia e/o del Ministero dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare, e
quali siano i risultati, e come intenda
rispondere alle richieste della popolazione
fortemente preoccupata dalla realizzazione del progetto.
(4-01861)
*
*
*
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta immediata:
LA RUSSA, RAMPELLI, AIRAGHI,
ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO,
CATANOSO,
CICCIOLI,
CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE,
CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA,
DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA,
GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI,
GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MI-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
2714
AI RESOCONTI
NASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA
NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI,
RAISI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. —
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
— Per sapere – premesso che:
con una convenzione stipulata tra la
Banca di Roma ed il ministero per i beni
e le attività culturali nel giugno del 1992,
la Banca di Roma (poi divenuta Capitalia
s.p.a.) s’impegnava a stanziare 40 miliardi
di lire per il restauro dell’Anfiteatro Flavio
(Colosseo), da erogarsi nel quadriennio
successivo, prevedendo anche un aumento
della cifra in corso d’opera;
alla soprintendenza archeologica di
Roma venivano successivamente attribuite
le funzioni relative alla progettazione e
alla vigilanza sul corretto svolgimento dei
lavori;
il ministero per i beni e le attività
culturali istituiva nel 1995 una commissione scientifica, con il compito di affiancare la soprintendenza nella programmazione delle opere e degli esami propedeutici al restauro del Colosseo e nella progettazione ed esecuzione degli interventi di
recupero;
alle tre università romane veniva affidata nel contempo la realizzazione di un
programma di studi, ricerche e consulenze
volte a conoscere lo stato di sicurezza
dell’Anfiteatro Flavio;
considerata la delicatezza degli interventi e del monumento nel suo complesso,
il restauro si sarebbe dovuto completare
entro il 2002, secondo le intenzioni della
soprintendenza;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
differenti, ha comportato per tanti anni
che chiunque transitasse davanti al Colosseo lo vedesse di due colori diversi: una
parte più chiara, ripulita nel settore che
affaccia su via dei Fori Imperiali, le altre
di colore grigio-scuro;
a quanto si apprende, le modificazioni avvenute in corso d’opera – in particolare i ritrovamenti di reperti durante il
restauro – hanno costretto a continui
aggiustamenti e revisioni contrattuali, fino
al blocco definitivo dei lavori e, quindi,
dell’erogazione dei finanziamenti da parte
dello sponsor;
ancora oggi non si comprendono le
reali ragioni del blocco dei lavori e, conseguentemente, i motivi del mancato utilizzo dei fondi, solo in parte stanziati;
dopo tanti anni la situazione del
restauro del Colosseo permane praticamente nello stato di perenne incompiutezza, nonostante la soprintendenza abbia
manifestato più volte l’intenzione di voler
portare a termine i lavori di ripulitura
delle volte;
secondo una recente ricerca condotta
su una serie di monumenti romani da
Herity, l’organismo internazionale per la
gestione di qualità del patrimonio culturale, il Colosseo – naturalmente promosso
per il suo ineguagliabile valore storicoculturale – sarebbe « rimandato » sotto il
profilo della conservazione –:
quali urgenti iniziative intenda assumere per consentire la prosecuzione dei
lavori di restauro e, in particolare, se non
ritenga opportuno verificare la possibilità
di stipulare con i privati nuove convenzioni
per reperire ulteriori capitali.
(3-00458)
Interrogazioni a risposta scritta:
i lavori hanno riguardato principalmente la conservazione di superfici e muri
antichi, nonché gli interventi per l’agibilità
e la sicurezza del pubblico;
COTA. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali, al Ministro dell’economia
e delle finanze. — Per sapere – premesso
che:
l’esecuzione di « restauri a campione », operati con tecniche e metodologie
l’aliquota al 10 per cento è prevista
per le prestazioni elencate al punto 123)
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
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ALLEGATO
B
2715
AI RESOCONTI
della tabella A, parte III, del decreto del
Presidente della Repubblica n. 633 del
1972 « Istituzione e disciplina dell’imposta
sul valore aggiunto »;
il punto 123) della tabella A, parte
III, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 recita: « spettacoli teatrali di qualsiasi tipo, compresi
balletto, opere liriche, prosa, operetta,
commedia musicale, rivista; concerti strumentali; attività circensi e dello spettacolo
viaggiante, spettacoli di burattini e marionette ovunque tenuti »;
l’Agenzia delle entrate ha specificato,
con la risoluzione 83/E, che sono assoggettati all’aliquota IVA del 10 per cento i
corrispettivi dovuti dagli spettatori per
assistere alle rappresentazioni spettacolistiche indicate al punto 123) della tabella
suddetta A;
le prestazioni artistiche che singoli o
gruppi di artisti forniscono agli organizzatori per la realizzazione degli spettacoli,
sono assoggettate all’aliquota IVA del 20
per cento, ad esclusione dei « contratti di
scrittura connessi con gli spettacoli teatrali » come espresso al n. 119 della citata
tabella A, che sono assoggettati all’aliquota
IVA del 10 per cento;
l’Agenzia delle entrate, con la risoluzione n. 138/E del 28 settembre 2001, per
quanto concerne la nozione di spettacolo
teatrale, ha chiarito che la stessa deve
essere desunta « dalla tabella A, parte III
del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, che al n. 123) fa
espresso riferimento agli spettacoli teatrali
di ogni tipo, compresi balletto, opere liriche, prosa, operetta, commedia musicale e
rivista »;
l’aliquota ridotta al 10 per cento
viene quindi applicata solo a quegli accordi che hanno per oggetto prestazioni
artistiche o tecniche strumentali alla realizzazione degli spettacoli teatrali di cui
alla prima parte del punto 123) della
citata tabella A;
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
2006
alle prestazioni artistiche relative alle
altre attività di spettacolo elencate al
punto 123) della tabella A, ivi comprese
quelle relative ai « concerti vocali e strumentali », si applica l’aliquota IVA ordinaria nella misura del 20 per cento;
che l’attuale imposta al 20 per cento
penalizza in maniera rilevante tutta l’attività concertistica, dato che i committenti
sono spesso enti pubblici (comuni, province e regioni) che non hanno la possibilità di recuperare l’imposta –:
come mai a spettacoli come il balletto, le opere liriche, la prosa, l’operetta,
la commedia musicale e la rivista viene
applicata l’aliquota IVA nella misura del
10 per cento e ad altri spettacoli come i
concerti strumentali e vocali viene applicata l’aliquota nella misura del 20 per
cento;
quali iniziative il Ministro intenda
mettere in atto per non penalizzare l’attività concertistica delle stagioni concertistiche e delle orchestre italiane.
(4-01855)
NUCARA. — Al Ministro per i beni e le
attività culturali. — Per sapere – premesso
che:
sulla Gazzetta Ufficiale del 24 febbraio 2006 è stato pubblicato un Bando di
concorso per undici posti di dirigente
storico dell’arte da selezionare con tre
prove scritte ed una orale;
il 30 per cento dei posti messi a
concorso era riservata al personale del
Ministero appartenente da almeno 15 anni
alla qualifica apicale « C3 super »;
in data 16 maggio 2006, con decreto
Direttoriale, è stata nominata la Commissione esaminatrice;
le domande pervenute per la partecipazione sono state 450, di cui solo 316
ammesse, dopo la valutazione dei requisiti
fissata dal bando;
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
2716
AI RESOCONTI
alle prove scritte fissate per i giorni
19, 20 e 21 giugno 2006 si sono presentati
157 candidati, dei quali solo 150 hanno
superato le tre prove previste;
in data 19 luglio, la Direzione Generale per gli affari generali del Ministero ha
comunicato che soltanto 48 candidati sono
stati ammessi alle prove orali;
in data 31 agosto, sette dei candidati
non ammessi alle prove orali, hanno presentato ricorso giurisdizionale dinanzi al
Tar del Lazio per l’annullamento, previa
sospensiva, del concorso;
il 6 settembre il Direttore Generale
per gli affari generali del Ministero, in
attesa delle decisioni del Tar del Lazio, ha
sospeso le successive prove orali del concorso;
con il decreto legge 3 ottobre 2006,
n. 262 collegato alla finanziaria, recante
« Disposizioni urgenti in materia tributaria
e finanziaria », il Governo autorizza un
nuovo concorso per 40 dirigenti, di cui il
50 per cento riservato « per titoli di servizio e professionali » ai dipendenti « incaricati di funzioni dirigenziali » –:
se non ritenga che tale articolo, già
nella sua formulazione, pregiudichi i diritti acquisiti e crei seri danni patrimoniali
e morali ai 48 candidati ammessi alle
prove orali e che sono in attesa della
sentenza del Tar;
se non si prefiguri una procedura
anomala per confermare nelle loro posizioni quelle persone che sono state assegnate a dirigere soprintendenze, alcune
delle quali, non avendo superato le prove
scritte del concorso, hanno presentato il
ricorso al TAR di cui alle premesse;
se non venga leso gravemente un
principio costituzionale annullando per
legge un concorso in attesa di sentenza di
un Tribunale Amministrativo;
se non ritenga necessario assumere
iniziative normative per garantire l’espletamento delle procedure concorsuali
messe in atto.
(4-01857)
*
*
*
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
COMMERCIO INTERNAZIONALE
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro del commercio internazionale,
per sapere – premesso che:
l’Ufficio del Commissario delegato
per l’emergenza rifiuti e la tutela delle
acque nella Regione siciliana ha emesso
un avviso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana in data 9
agosto 2002, « per la stipula di convenzioni
per l’utilizzo della frazione residua dei
rifiuti urbani, al netto della raccolta differenziata, prodotta nei Comuni della Regione siciliana »;
con l’avviso il Presidente della Regione, nella qualità di Commissario delegato, invitava alla presentazione di proposte da parte di operatori industriali per la
realizzazione di impianti di incenerimento
di rifiuti con recupero di energia, in previsione della stipula di convenzioni ventennali;
il piano dei rifiuti adottato dal Commissario delegato in virtù di una assai
discutibile ordinanza della Protezione civile che ha sottratto questo compito fondamentale all’organo competente: l’Assemblea Regionale siciliana, incentra la sua
strategia su alcuni grandi impianti in
grado di incenerire una quantità di rifiuti
ben superiore a quella prodotta annualmente in tutta la Regione siciliana e che,
in ogni caso, saranno chiamati a smaltire
il 65 per cento dei rifiuti raccolti, anche
tal quali, senza selezione e trattamento
preventivi;
la Commissione europea con procedimento del 19 luglio 2004 IP/04/951 ha
deciso di inviare un parere motivato all’Italia in relazione al bando emesso dal
Presidente della Regione nella qualità di
Commissario delegato, per il mancato rispetto della direttiva 92/50/CEE in materia
Atti Parlamentari
—
XV LEGISLATURA
—
ALLEGATO
B
2717
AI RESOCONTI
di pubblicità, in quanto il bando non era
stato pubblicato per esteso sulla GUCE;
l’Ufficio del Commissario delegato
per l’emergenza dei rifiuti in Sicilia ha
replicato sostenendo che il bando era
relativo ad una concessione di pubblici
servizi (produzione di energia elettrica),
piuttosto che ad un appalto di servizi
(incenerimento di rifiuti);
la Commissione europea, con procedimento del 14 gennaio 2005 IP/05/44 ha
deciso di deferire l’Italia alla Corte di
Giustizia della Comunità europea anche in
relazione all’appalto per la scelta degli
operatori incaricati di prestare servizio di
incenerimento, con recupero di energia,
dei rifiuti solidi urbani in Sicilia, per
violazione della direttiva 92/55/CEE;
l’organo competente ha comunque
proceduto decisamente, fino ad annunciare, pochi giorni fa, l’avvio dei lavori per
la realizzazione di almeno tre impianti –:
quale sia stato l’esito presso la Corte
di Giustizia europea del deferimento operato nei confronti dell’Italia, in relazione
alle procedure per l’affidamento della realizzazione di mega-inceneritori in Sicilia e
se, in presenza di un deferimento alla
Corte di Giustizia, sia da ritenersi prudente la prosecuzione delle procedure decisa dal commissario governativo.
(2-00261)
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
tenacia, ma anche la creatività, l’imprevedibilità tutta italiana, cosı̀ apprezzata nel
mondo;
per gli italiani che vivono all’estero,
come l’interrogante, essere considerati
utenti e non consumatori è una conquista
non indifferente. Essere posti all’attenzione della tutela del Governo, in quanto
pubblico di utenti all’estero, rappresenta
un riconoscimento fondamentale della
loro italianità e rappresenta anche un atto
dovuto ai propri figli;
questo spiega perché lo sport, il calcio
e tutta la dimensione sportiva in genere è
fondamentale per chi vive in Italia, ma
vitale per chi risiede all’estero. Lo sport è
il mezzo che trasporta il meglio di noi,
quanto a creatività, correttezza e talento.
È un valore importante per la crescita dei
nostri giovani;
troppo spesso accade che importanti
manifestazioni sportive siano criptate o
oscurate e appaia sullo schermo la scritta
« questo programma non può andare in
onda » –:
se il Governo intenda porre rimedio
alla situazione sopra descritta, non solo
con riferimento agli eventi sportivi, ma
anche agli altri eventi che fanno sentire gli
italiani che vivono all’estero parte integrante della comunità nazionale. (3-00462)
« Raiti, Razzi, Donadi ».
*
*
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*
*
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DIFESA
COMUNICAZIONI
Interrogazione a risposta immediata:
RAZZI. — Al Ministro delle comunicazioni. — Per sapere – premesso che:
per gli italiani residenti all’estero,
come l’interrogante, lo sport è un valore
che permette di far crescere nei propri
figli il senso della competizione, ma anche
il valore sociale dello stare insieme, il
senso del confronto, ma anche quello
dell’appartenenza, la determinazione, la
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
la categoria dei docenti civili di materie non militari delle Scuole Sottoufficiali della Marina Militare di Taranto e di
La Maddalena è legata all’Amministrazione della difesa, senza soluzione di continuità, da tantissimi anni, per mezzo di
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convenzioni, previste dai decreti ministeriali 20 dicembre 1971 e 3 gennaio 1995
n. 165 emanati dal Ministero della difesa;
nonostante i tantissimi anni di servizio alle dipendenze della suddetta Amministrazione (per alcuni anche più di 30
anni), gli insegnanti in questione hanno
sempre vissuto in uno stato di precarietà
storica che non trova eguali in nessun’altra categoria di dipendenti dello Stato. A
questa condizione di incertezza del lavoro
si è aggiunto il disagio economico, derivante dal fatto che gli stessi non hanno
maturato alcuna anzianità di servizio, per
cui sono sempre stati retribuiti con quanto
previsto per gli insegnanti della pubblica
istruzione di prima nomina;
con il recepimento da parte del Governo della direttiva europea sul lavoro a
tempo determinato (1998/70/CEE), si è
sperato in una possibilità di conversione
delle convenzioni a termine in rapporti a
tempo indeterminato, cosa che non si è
verificata, per cui la tanto attesa stabilizzazione del rapporto di lavoro è rimasta
una mera illusione. Inoltre, l’Amministrazione ha assunto la decisione, per far
fronte alle nuove e mutate esigenze didattiche, di affidare gli incarichi di insegnamento a docenti appartenenti a scuole
private, che, attraverso gare di appalto, si
sono aggiudicate la possibilità di svolgere
attività di insegnamento all’interno degli
Istituti militari;
lo scorso anno, i rispettivi comandanti delle Scuole Sottoufficiali di Taranto
e La Maddalena hanno comunicato che, a
causa della riduzione degli stanziamenti,
ad un numero cospicuo di insegnanti (15
su 39 a Taranto e 5 su 17 a La Maddalena)
non sarebbe stata rinnovata la convenzione, per cui avrebbero perso il posto di
lavoro. Gli insegnanti hanno intrapreso,
quindi, alcune iniziative, volte ad evitare il
licenziamento, ma con conseguente riduzione delle retribuzioni pari ad un terzo
dello stipendio, poiché le convenzioni sono
state rinnovate per tutti ma a 12 ore,
contro le normali 18 ore di lezione settimanali. Attualmente essi percepiscono uno
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stipendio che si aggira intorno a 800 euro
che, come si può ben capire, sono assolutamente insufficienti a provvedere al
fabbisogno di qualsiasi famiglia. Il disagio
in cui vivono detti insegnanti è gravissimo,
sia per quanto attiene la sfera della dignità
personale e professionale, sia per quanto
attiene la sfera puramente economica;
a La Maddalena, il comandante ha
preso immediatamente in esame la possibilità di distribuire i carichi didattici in
maniera equa tra gli incaricati, attivando
la Direzione degli Studi;
a Taranto, grazie all’iniziativa congiunta degli insegnanti e di alcune organizzazioni sindacali, il 5 gennaio 2006 si è
giunti alla stipula di un accordo con i
rappresentanti dell’Ente Difesa, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e dal
comandante delle Scuole Sottoufficiali di
Taranto, in cui, in via del tutto temporanea, si procedeva al rinnovo delle convenzioni a tutti i docenti alle condizioni su
indicate (12 ore settimanali);
la scorsa legislatura, per sanare tale
situazione di precariato pluriennale, è
stata approvata la legge n. 79 del 20
febbraio 2006, che prevede l’immissione
negli organici del personale civile della
difesa di detti insegnanti –:
se il Ministro interpellato intenda
attivarsi, affinché sia promosso un intervento presso lo Stato Maggiore della Marina Militare, volto al ripristino delle 18
ore settimanali e se ritenga urgente intervenire, al fine di risolvere definitivamente
il problema della precarietà che colpisce i
docenti civili di materie non miliari delle
Scuole Sottoufficiali della Marina Militare
di Taranto e di La Maddalena.
(2-00265)
« Satta, Fabris ».
Interrogazioni a risposta scritta:
PORFIDIA. — Al Ministro della difesa.
— Per sapere – premesso che:
in data 16 dicembre 2004, il Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe
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Folgore denunciava presso la Stazione dei
Carabinieri di Capua (Caserta) che ignoti
soggetti avevano appiccato il fuoco all’interno della sua abitazione e, segnatamente,
nella stanza da letto;
« Nassiriya (Iraq).
quartier generale
l’attentato del 12
tricolore rimasto
stanze distrutte;
il fatto, cosı̀ come segnalato nella
predetta denuncia, era da ricollegare
senza dubbio alcuno alla propria attività,
sempre svolta con diligenza e dedizione,
come era facile desumere dalla circostanza
che gli ignoti incendiari avevano provveduto ad appiccare il fuoco alle divise di
ordinanza dopo averle riposte sul letto;
al centro del tricolore vi era un
gagliardetto nero con un’aquila che stringe
tra gli artigli un fascio littorio e la dicitura
« Camerati italiani »;
la circostanza che trattavasi di fatti
ricollegabili al proprio lavoro è avvalorata
anche dal fatto che a poca distanza di
tempo anche un altro militare della stessa
Arma subiva l’incendio doloso della propria autovettura parcheggiata nel garage
della propria abitazione;
i danni subiti dal Brigadiere Giuseppe Folgore si aggirano intorno ai 20.000
euro, mentre l’Arma dei Carabinieri lo ha
indennizzato con due distinti versamenti
di 600 euro cadauno effettuati in data 10
agosto 2005;
il Brigadiere Giuseppe Folgore ha
ben tre figli a carico –:
se non ritenga opportuno che l’Arma
eroghi un adeguato indennizzo al Brigadiere Giuseppe Folgore e quali azioni
intende intraprendere affinché ciò avvenga
realmente.
(4-01851)
LONGHI. — Al Ministro della difesa, al
Ministro della giustizia. — Per sapere –
premesso che:
in data 2 dicembre 2003, l’interrogante presentava al Senato un’interrogazione avente ad oggetto un ampio servizio
dal titolo « Gli Eroi di Nassiriya » pubblicato sul n. 42 del 26 novembre 2002, del
settimanale « Chi », editore Mondadori, riguardante il barbaro eccidio dei 19 italiani
in Iraq ad opera dei terroristi;
a pagina 17 del suddetto settimanale
vi era un servizio fotografico dal titolo
Ciò che rimane del
dei Carabinieri dopo
novembre. In alto il
appeso in una delle
l’interrogante chiedeva per quale motivo in una delle stanze del quartiere
generale italiano fosse esposta siffatta bandiera, quale segno di riconoscimento del
nostro Paese, in luogo del « classico » tricolore; quali responsabilità si possono ravvisare in capo al Comando militare della
missione italiana in Iraq;
se il Governo non ritenga che questo
fatto ravvisi il reato di vilipendio alla
bandiera di cui all’articolo 292 del codice
penale; quali iniziative il Governo intenda
adottare per chiarire al più presto tutti gli
aspetti di questa incresciosa vicenda;
in data 22 aprile 2004, nella risposta:
all’interrogazione, il Ministro della difesa
Martino assicurava che la Difesa mantiene
una costante vigilanza affinché il personale militare rispetti i vincoli connessi con
lo « status giuridico » e si attenga, altresı̀,
il rispetto delle norme dettate dal Regolamento di disciplina militare. Il ministro
sottolineava poi che la distruzione della
camerata ubicata all’interno della sede del
Comando italiano della Multinational Specialized Unit di An Nassiriyah (Iraq) e i
pochissimi elementi desumibili dall’inquadratura dell’immagine riportata nel servizio fotografico non avevano consentito al
Comando Generale di risalire ai responsabili;
comunicava inoltre, che la vicenda
era al vaglio dell’Autorità giudiziaria. Nell’assicurare, altresı̀, che l’Amministrazione
militare aveva fornito agli inquirenti ogni
possibile e fattiva collaborazione per la
ricerca della verità, confermava il proprio
impegno nel contribuire alla chiarificazione dell’accaduto ed all’individuazione
dei responsabili;
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alti ufficiali delle Forze armate ed
esperti militari hanno confermato all’interrogante i dubbi sul fatto che in zona di
guerra, nel quartier generale italiano, i
carabinieri non sapessero individuare chi
vi era in quella stanza e comunque rimangono le responsabilità del comando –:
quale autorità giudiziaria vagliava la
vicenda e quali siano stati gli eventuali
esiti a cui è giunta;
chi comandava all’epoca il quartier
generale e se confermando un impegno
siano stati individuati i responsabili.
(4-01859)
*
*
*
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
GIANNI FARINA, FEDI e BUCCHINO.
— Al Ministro dell’economia e delle finanze,
Al Ministro degli affari esteri, al Ministro
del lavoro e della previdenza sociale. — Per
sapere – premesso che:
l’Italia ha stipulato una serie di Convenzioni bilaterali per evitare le doppie
imposizioni fiscali;
tali Convenzioni stabiliscono quale
dei due Stati contraenti debba esercitare
la propria potestà impositiva nei confronti
di soggetti residenti in uno di essi che
abbiano maturato redditi nell’altro;
tali Convenzioni si applicano anche
alle pensioni e di norma stabiliscono che
le pensioni debbano essere tassate una
sola volta e, se pensioni private, dallo
Stato di residenza [sono pensioni private
quelle corrisposte da enti, istituti od organismi previdenziali italiani (ad esempio
Inps) preposti all’erogazione del trattamento pensionistico];
la Convenzione con la Francia contro
le doppie imposizioni fiscali è in vigore dal
1992;
Camera dei Deputati
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tale Convenzione, all’articolo 18, stabilisce che:
Pensioni:
1. Fatte salve le disposizioni del paragrafo 2 dell’articolo 19, le pensioni e le
altre remunerazioni analoghe, pagate ad
un residente di uno Stato in relazione ad
un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato;
2. Nonostante le disposizioni del paragrafo 1, le pensioni ed altre somme pagate
in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale di uno Stato, sono imponibili in detto Stato;
è palese la contraddizione tra il
primo ed il secondo comma, ove al primo
si indica che le pensioni sono imponibili
nello Stato di residenza e al secondo che
esse sono imponibili nello Stato di erogazione;
tale palese contraddizione ha generato un contenzioso interpretativo che non
è mai stato risolto, con la conseguenza
paradossale che le pensioni italiane pagate
ad un soggetto residente in Francia vengono tassate due volte contravvenendo cosı̀
alla logica ed allo spirito della stessa
convenzione contro le doppie imposizioni
fiscali;
lo scomputo della ritenuta fiscale
sulla pensione versata in Italia dal proprio
debito d’imposta, previsto secondo le modalità ed i termini stabiliti dalla legislazione fiscale francese, non compensa ma
penalizza i pensionati italiani residenti in
Francia sottoposti ad una evidente vessazione fiscale e amministrativa –:
quale urgente misura od iniziativa si
intenda adottare per chiarire in maniera
inequivocabile e definitiva, a 14 anni dalla
entrata in vigore della Convenzione italofrancese contro le doppie imposizioni fiscali, il significato dell’articolo 18 di tale
Convenzione, in modo da uniformarlo alla
maggioranza delle Convenzioni contro le
doppie imposizioni stipulate dall’Italia, e
soprattutto al modello « standard » dell’OCSE, che, per evitare la doppia impo-
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XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
sizione fiscale delle pensioni private, prevedono la detassazione della pensione nel
Paese di erogazione e la tassazione nel
Paese di residenza.
(4-01848)
*
*
*
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta immediata:
BUEMI. — Al Ministro della giustizia. —
Per sapere – premesso che:
da tempo il ministero della giustizia
disattende al pagamento di prestazioni e
beni forniti e ciò rappresenta un punto di
non più attendibilità dei contratti di fornitura stipulati, che hanno come committente il ministero stesso;
da anni, infatti, tale ministero si
dibatte tra tagli di bilancio e stanziamenti
inadeguati;
tali situazioni hanno trovato tragica
ed esplicita conferma quando nelle settimane scorse a Torino, in pieno giorno,
davanti al tribunale un uomo si è ucciso
con un colpo di revolver 38 alla tempia,
chiuso nell’abitacolo di un’Alfa 166 grigio
scuro, parcheggiata con cura proprio davanti all’ingresso principale di palazzo di
giustizia, come da articolo pubblicato in
data 24 ottobre 2006 sul quotidiano La
Stampa, nella pagina di cronaca torinese;
l’uomo di cui trattasi, Agostino
Rocco, 57 anni, non era un inquisito, bensı̀
il titolare di uno dei più grandi autodepositi del Nord-Ovest e, nella sua qualità
di custode giudiziario, era uno dei tanti
creditori del ministero della giustizia;
nel suo deposito custodiva oltre 5
mila veicoli di ogni tipo, sotto sequestro
per le più svariate ragioni: dalla bicicletta
al motorino, dall’auto al tir, senza essere
pagato mai, o quasi mai, da oltre ventiquattro anni;
il suicidio cosı̀ esibito, pubblico, non
solo rimane un atto di una tragicità assoluta, ma rappresenta un estremo atto di
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denuncia contro la burocrazia, lo Stato e
le sue inadempienze, cosı̀ come denunciato
in una lettera che Agostino Rocco ha
lasciato, trovata immersa nel sangue e in
altri scritti, destinati ai figli e ai collaboratori della sua ditta, la Sps, che inizia
cosı̀: « Caro Stato italiano, sono un custode
giudiziario di auto e veicoli dal 1982 ... »
e poi prosegue puntigliosamente, ricordando che: « Lo Stato paga un euro al
giorno. Vanto crediti dagli anni ’80. Più o
meno 40, 50 milioni di euro » ed ancora:
« Sı̀, basta fare i conti con la calcolatrice.
Ora pensate che lo Stato, in teoria, offre
la stessa tariffa per una bicicletta o un tir
che occupa tantissimo spazio. È ovvio che
mi accontenterei di molto meno, ma questi
soldi mi spettano. Io dico: se non paghi
una multa, lo Stato provvede a pignorarti
i beni. Nel caso contrario, vieni preso in
giro. Ogni tanto faccio un giro in tribunale. Sa cosa mi dicono? Che il tizio è in
ferie, che l’altro è trasferito, che sono
cambiate le norme, che c’è una legge
nuova, di ripassare. Quando? Domani, dopodomani, magari martedı̀ »;
di situazioni dello stesso tipo non
sfocianti in gesti estremi come questo ve
ne sono diverse –:
quali misure il Ministro interrogato
intenda intraprendere per porre rimedio a
questa situazione particolarmente grave,
che sta mettendo in crisi la stabilità di
imprese piccole e medie fornitrici del
ministero della giustizia e che talvolta
sfocia, come sopra premesso, in tragedie
senza ritorno.
(3-00451)
CATONE. — Al Ministro della giustizia.
— Per sapere – premesso che:
degli idonei al concorso a 443 posti,
indetto con decreto ministeriale dell’8 novembre 2002, pubblicato nella Gazzetta
ufficiale 13 dicembre 2002, n. 98, circa
450 idonei sono ancora da assumere;
al momento gli uffici giudiziari sono
privi di organico e la giustizia in generale
attraversa una fase di grave crisi, evidenziata anche nelle linee programmatiche
Atti Parlamentari
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del ministero della giustizia dal Ministro
interpellato illustrate nelle Commissioni
giustizia del Senato della Repubblica e
della Camera dei deputati;
i problemi veri sono determinati
senza dubbio dalla grave paralisi della
giustizia che sta caratterizzando la nostra
società, nonché dalla presenza di dati
allarmanti di carenza di personale, non
solo negli unep (uffici notifiche, esecuzioni, protesti), ma nelle cancellerie e in
tutti gli uffici giudiziari;
con tali grave carenze di organico
non si può assicurare né la gestione, né il
buon andamento dell’amministrazione,
utilizzando il solo personale operante all’interno degli uffici amministrativi, sovraccaricandoli di funzioni spesso incompatibili tra loro;
in una situazione cosı̀ grave, con la
giustizia al collasso, risulta un’enorme
contraddizione quella di selezionare, attraverso i concorsi pubblici, del personale
per poi non assumerlo, nonostante le carenze siano paurose e la Corte europea dei
diritti dell’uomo di Strasburgo condanni di
continuo l’Italia per la lentezza della giustizia;
realtà distrettuali importanti, come
Napoli, Salerno, Catanzaro, Reggio Calabria, L’Aquila e tante altre, evidenziano
carenze preoccupanti;
la grave contraddizione è stata eccepita anche dal programma della giustizia
in cui si legge espressamente: « Bisogna
riconoscere che l’organizzazione della giustizia poggia in larga misura sull’attività
del personale amministrativo: una ricchezza fondamentale, necessariamente da
valorizzare perché l’efficienza degli uffici
giudiziari dipende dall’opera di questo
personale che oggi risulta mortificato »;
come risulta evidente, i problemi
della giustizia sono determinati in larga
parte dalla mancanza di assunzione di
personale. Il tutto mentre ci sono professionisti qualificati che hanno superato un
regolare concorso con esiti più che positivi, stanti le difficili prove concorsuali
Camera dei Deputati
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(due scritti e una prova orale comprensiva
di 9 materie) che attendono ancora di
essere assunti –:
se non ritenga necessario ed indispensabile l’utilizzo del personale già idoneo, in modo che la giustizia investa in
mezzi e personale per il buon funzionamento della stessa, con la copertura integrale delle gravi carenze di organico esistenti presso gli unep e presso le cancellerie risultanti dall’ampliamento delle
piante organiche attingendo dalla graduatoria degli idonei al concorso di ufficiali
giudiziari suddetto, essendo la stessa a
scadenza nell’anno 2007, o se l’atteggiamento manifestato nei fatti sino da oggi,
sottintende, come a noi sembra evidente, il
perseguimento di una destrutturazione degli uffici giudiziari per affidare ad altri o
esternalizzare le funzioni della giustizia.
(3-00452)
CESA, CAPITANIO SANTOLINI, VOLONTÈ, FORMISANO, MAZZONI, RONCONI, D’AGRÒ, DRAGO, PERETTI, COMPAGNON, LUCCHESE e MEREU. — Al
Ministro della giustizia. — Per sapere –
premesso che:
il 31 dicembre 2006 gli istituti di
accoglienza per i minori dovranno essere
chiusi definitivamente;
attualmente sarebbero circa 20 mila i
ragazzi ospitati tra comunità di pronta
accoglienza, comunità di tipo familiare,
comunità educative ed istituti;
inoltre, si stima che, su 2633 bambini
ospitati in strutture, il 7 per cento ha
disabilità fisiche, mentre il 71 per cento fa
i conti con disabilità psichiche;
la legge n. 149 del 2001 stabilisce che
il ricovero in istituto deve essere superato
« mediante affidamento ad una famiglia e,
ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare
caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di
una famiglia »;
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il rischio per i minori è quello di
ritrovarsi, dopo l’uscita dagli istituti, in
strutture che hanno poco a che fare con
un ambiente familiare;
è, infatti, sorto, da più parti, il dubbio
che molte strutture abbiano solo effettuato
operazioni di facciata, dividendo gli ambienti originari in piccole camere per
avvicinarsi ad un improbabile modello di
casa famiglia –:
se non ritenga di effettuare un’indagine sugli istituti autorizzati ad accogliere i minori che vi saranno inseriti
dopo il 31 dicembre 2006, in modo da
verificarne la conformità e l’osservanza
delle caratteristiche richieste dalla legge,
e se non ritenga, altresı̀, opportuno avviare una campagna di sensibilizzazione
sull’affido familiare di questi minori, che
rappresenta l’unica opzione valida per
assicurare ai ragazzi il diritto ad una
famiglia.
(3-00453)
LEONE. — Al Ministro della giustizia. —
Per sapere – premesso che:
è di pochi giorni fa la notizia che la
Corte di cassazione ha ritenuto incompetenti per territorio i giudici di Milano nel
caso Sme, che ha visto coinvolti, tra gli
altri, l’onorevole Cesare Previti e il magistrato Renato Squillante, perché, come è
previsto dal codice di procedura penale, la
competenza, essendosi i fatti svoltisi prevalentemente a Roma ed essendo indagato
un magistrato del distretto di Roma, era
evidentemente degli uffici giudiziari di Perugia;
la VI sezione della Cassazione ha cosı̀
annullato la sentenza che condannava
l’onorevole Cesare Previti e il magistrato
Renato Squillante, restituendo gli atti ai
giudici di Perugia, che dovranno iniziare
daccapo tutto il processo;
l’atteggiamento dei giudici di Milano
è, secondo l’interrogante, da stigmatizzare,
perché contrario alla normativa sulla competenza e, in particolare, all’articolo 11 del
codice di procedura penale, che riguarda
Camera dei Deputati
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la competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati e costituisce, sempre ad
avviso dell’interrogante, quindi, una « forzatura » del nostro sistema processuale,
dovuta, con ogni probabilità, ad un intento
persecutorio nei confronti dell’onorevole
Previti;
autorevoli giuristi, fra cui l’ex presidente della Corte di cassazione Marvulli,
hanno pesantemente criticato l’atteggiamento dei magistrati di Milano, che hanno,
nonostante i ricorsi della difesa per dichiarare l’incompatibilità territoriale del processo, perseguito nel loro intento, dissipando, secondo gli interroganti, ingenti risorse economiche e ponendosi in contrasto
con l’articolo 25, primo comma, della Costituzione, secondo cui nessuno può essere
distolto dal giudice naturale precostituito
per legge, e con l’articolo 111 della Costituzione, secondo cui la legge assicura la ragionevole durata del processo;
ad avviso dell’interrogante, il lungo
processo ha, quindi, causato gravi danni al
prestigio dell’amministrazione della giustizia ed ha comportato uno spreco di risorse
umane e finanziarie che potevano essere
più opportunamente impiegate nell’interesse dei cittadini –:
se non ravvisi la necessità di attivare
le procedure previste dalla legge al fine
di verificare eventuali comportamenti
che hanno leso la credibilità delle istituzioni.
(3-00454)
*
*
*
INFRASTRUTTURE
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro delle infrastrutture, per sapere –
premesso che:
l’autodromo di Monza riveste nello
sport automobilistico mondiale una posi-
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zione di primo piano; infatti, ha ospitato il
Gran Premio d’Italia della Formula 1
quasi ininterrottamente dal 1922;
la legge finanziaria per il 2006 ha
stanziato un contributo di circa dieci milioni di euro in favore dell’autodromo di
Imola che, secondo quanto affermato dallo
stesso sindaco della città, sarebbero serviti
a completare i lavori di ristrutturazione
dell’impianto;
dalle dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Imola ad una rivista dedicata al
settore si apprende che sono in corso delle
trattative con l’attuale maggioranza di Governo per implementare le risorse da destinare al rilancio della struttura multi
evento dell’Autodromo di Imola, nonostante la perdita del Gran Premio d’Italia
della Formula 1;
l’autodromo di Monza, pur ospitando da diversi decenni il Gran Premio
d’Italia della Formula 1 e dando un’immagine di lustro a livello mondiale di
tutto il Paese, non ha mai ricevuto contributi governativi, almeno dal 1956 ad
oggi, indirizzati all’ammodernamento e
alla messa in sicurezza delle infrastrutture dedicate al circuito –:
se è vero che attualmente sia in corso
una trattativa tra il Governo e l’amministrazione comunale per assegnare al circuito di Imola altre risorse per la ristrutturazione dell’impianto;
se è nelle intenzioni dell’attuale maggioranza di Governo adottare iniziative
volte a finanziare i circuiti dedicati allo
sport automobilistico presenti su tutto il
territorio nazionale, tra quali il circuito di
Monza, che rappresenta il punto di riferimento per eccellenza dello sport automobilistico mondiale.
(2-00260)
« Maroni, Grimoldi ».
Camera dei Deputati
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ambientale, con i suoi 57.000 abitanti e
i suoi oltre 14.000 addetti, occupati in
prevalenza in industrie manifatturiere,
costituisce un punto di forza della produttività e dell’importanza economica del
Nord Italia;
la medesima valle sconta negli ultimi
anni preoccupanti fattori di crisi – dallo
spopolamento delle zone più alte all’invecchiamento della popolazione, alla perdita
di posti di lavoro, alla desertificazione
produttiva – in gran parte riconducibili ad
un’inadeguata infrastutturazione nella mobilità di persone e mezzi;
al fine di ripristinare il trasporto di
persone e cose su ferro, è prevista la creazione di un’adeguata infrastruttura nel fondovalle, cui raccordare la rete viaria. Tale
opera, per la quale non sono ancora reperiti i necessari mezzi finanziari, è prevista
dal piano territoriale di coordinamento
provinciale di Bergamo ed è sostenuta da
tavoli di concertazione, che raccolgono enti
locali provinciali e regionali, e si prevede
l’utilizzazione in buona misura del sedime
della vecchia ferrovia delle valli soppressa
alla fine degli anni ’50;
risulta, tuttavia, che l’agenzia del demanio stia procedendo a vendita o a conferimento di concessione per opere di difficile
spostamento (reti di distribuzione del metano, fognature, acquedotti ed altro) del sedime della ex-ferrovia, rendendo cosı̀ di gran
lunga più complicata e onerosa la realizzazione della nuova infrastruttura su ferro –:
quali specifiche iniziative intenda
adottare il Governo affinché il progetto di
trasporto su ferro possa essere realizzato
– anche a tal fine intervenendo nei confronti dell’agenzia del demanio – con
l’obiettivo della difesa della proprietà pubblica di aree di importanza strategica per
il futuro produttivo e sociale della Valle
Brembana.
(3-00455)
Interrogazioni a risposta immediata:
PAGLIARINI. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
la Valle Brembana, oltre ad essere
una zona prealpina di rilevante valore
a Porto Marghera sono in corso importanti interventi pubblici che hanno
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come obiettivo sia il marginamento di tutti
i canali industriali (per un totale di 64
chilometri), in modo da impedire che i
veleni contenuti nei suoli industriali circostanti finiscano, attraverso la falda, nelle
acque lagunari e nei relativi sedimenti, sia
l’asportazione di 7 milioni di metri cubi
avvelenati dai canali industriali circostanti
le macroisole su cui sono ubicati stabilimenti a rischio di incidente rilevante;
il costo complessivo per l’esecuzione
di tali imponenti opere pubbliche, che
sono già state iniziate negli anni precedenti, ammonta a circa 1022 milioni di
euro;
Stato e regione hanno finora impegnato a tal fine complessivamente 297
milioni di euro;
una parte considerevole dell’importo
mancante, per oltre 450 milioni di euro, è
stata ricavata dai soggetti proprietari delle
aree industriali per effetto del contenzioso
giudiziario promosso dal ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare, nonché dal magistrato alle acque,
con l’assistenza dell’Avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, dal momento
che tali iniziative giudiziarie hanno portato le società convenute a transigere la
lite con la sottoscrizione di specifici contratti, in forza dei quali, a fronte degli
ingenti impegni finanziari dalle stesse contrattualmente assunti, lo Stato si impegnava ad utilizzare le risorse patrimoniali
incassate per il completamento delle opere
pubbliche, indispensabile, tra l’altro, a garantire la messa in sicurezza dei siti
inquinati;
nel corso degli anni 2005 e 2006 sono
stati versati dalle imprese, sul relativo
capitolo di entrata del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare, 185 milioni di euro la cui destinazione era vincolata, sia per specifica disposizione dell’articolo 18 della legge
n. 349 del 1986, che per espressi obblighi
contrattuali assunti dalle pubbliche amministrazioni statali, al finanziamento delle
opere pubbliche sopra descritte;
Camera dei Deputati
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tale somma non ha potuto essere
utilizzata per l’impiego cui era destinata,
dal momento che, con circolare 10 febbraio 2006, n. 7, del ministero dell’economia e delle finanze – dipartimento della
ragioneria generale dello Stato, è stata
sposata un’interpretazione restrittiva dei
commi 46, 47 e 438 dell’articolo 1 della
legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge
finanziaria per il 2006), per effetto della
quale è stato impedito al ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare di riassegnare i predetti importi già
incassati dai privati a favore del magistrato alle acque per finanziare il completamento dei lavori in corso, in quanto
eccedenti il limite generale delle riassegnazioni fissato con la citata circolare;
l’effetto preclusivo della riassegnazione delle somme non sembra affatto
essere conseguenza di un divieto contenuto nelle disposizioni della citata legge
finanziaria per il 2006, poiché il comma
438 dell’articolo 1 di detta legge non
prende in considerazione le transazioni
stipulate a Porto Marghera, che hanno
caratteristiche giuridiche tutte particolari;
con le stesse, infatti, i soggetti privati,
nel contestare di aver mai arrecato alcun
danno ambientale in difetto di qualsiasi
accertamento giudiziale di una loro responsabilità in tal senso, si sono obbligati
a versare allo Stato ingenti importi patrimoniali espressamente per concorrere alla
realizzazione di un’opera pubblica della
cui utilità avrebbero potuto fruire, anche
al fine di soddisfare agli obblighi, penalmente sanzionati, della messa in sicurezza
dei siti inquinati di cui erano proprietari
o custodi. Tale speciale possibilità offerta
ai privati, del resto, deriva direttamente
dall’accordo di programma per la chimica
a Porto Marghera, che è stato approvato
con decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri del 12 febbraio 1999, e dagli
atti integrativi ed attuativi dello stesso. Per
effetto della richiamata normativa speciale, pertanto, lo Stato ha assunto degli
obblighi di realizzazione di urgenti interventi di messa in sicurezza delle aree
inquinate, il cui adempimento è stato
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cofinanziato dai soggetti firmatari o aderenti al citato accordo di programma a
mezzo delle transazioni sottoscritte per la
definizione delle pendenze giudiziarie in
atto;
Interrogazione a risposta in Commissione:
è di tutta evidenza, allora, come non
sia stato posto (né avrebbe potuto essere
posto) dalla legge finanziaria alcun limite
al riutilizzo di risorse economiche messe a
disposizione da privati per cofinanziare la
realizzazione di urgenti interventi di
messa in sicurezza ambientale;
nel corso di un incontro con il ministro Antonio Di Pietro avente come oggetto il Passante di Mestre, lo scorso 27
novembre, è stato ipotizzato l’annullamento del vecchio accordo sul Passante,
sottoscritto dalle società autostradali e di
riportare il progetto nell’ambito della procedura Cipe;
persino l’invocata circolare n. 7 del
2006 del ministero dell’economia e delle
finanze, interpretando il comma 46 dell’articolo 1 della legge finanziaria per il
2006, non risulta affatto vietare la riassegnazione dei fondi in questione, dal momento che il loro stanziamento non riguarda alcuna delle categorie economiche
assoggettate al monitoraggio (categorie 1,
2, 5, 6, 7, 21, 23, 24, 25, 26.2);
non ricorre, pertanto, alcun impedimento normativo, primario o secondario,
tale da precludere alle amministrazioni
dello Stato, che hanno ricevuto le somme
corrisposte dai soggetti che hanno transatto
le liti giudiziarie proposte dall’Avvocatura
dello Stato di Venezia, con riferimento agli
interventi di messa in sicurezza delle aree
industriali di Porto Marghera, ad impiegare
i predetti importi per gli usi contrattuali
stabiliti al fine di accelerare il completamento degli interventi di bonifica –:
se il Governo intenda adottare ogni
provvedimento necessario od utile a consentire l’immediato reimpiego di tutte le
somme già riscosse dal ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare, nonché di quelle che dovranno essere in futuro corrisposte dai soggetti
firmatari degli accordi transattivi sopra
menzionati, permettendo in tal modo, attraverso la riassegnazione dei relativi importi al magistrato alle acque competente
alla loro realizzazione, la continuazione
degli interventi di messa in sicurezza e di
scavo dei canali industriali circostanti
Porto Marghera, necessari per l’ambiente e
per la collettività.
(3-00459)
D’AGRÒ. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
questo comporterebbe un dilatamento dei tempi per il prosieguo dei lavori
ed un possibile ricorso amministrativo da
parte delle società autostradali;
i lavori del Passante, che prevedono
la realizzazione di una tratta di 32 chilometri, da Dolo a Quarto d’Altino, avviati
nel 2005, dovrebbero concludersi nel maggio 2008;
per i Veneti, questa infrastruttura
rappresenta un’importante, attesa e determinante prospettiva di sviluppo –:
se il Ministro intenda dar seguito alle
ipotesi ventilate nel corso dell’incontro
summenzionato, tali da comportare notevoli ritardi e difficoltà nel completamento
dell’opera, anche per il concretizzarsi di
ricorsi, dagli esiti incerti e dai tempi
lunghissimi, da parte delle società autostradali interessate.
(5-00474)
Interrogazioni a risposta scritta:
FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture,
al Ministro dei trasporti. — Per sapere –
premesso che:
lungo la strada statale n. 234 che
collega Codogno con Maleo, in provincia di
Lodi, è posto, in prossimità di una curva
pericolosa, un passaggio a livello a raso,
regolato da impianto semaforico;
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soprattutto nei periodi in cui le condizioni climatiche non consentono, causa
nebbia, la migliore visibilità, si sono verificati incidenti stradali di una certa gravità, dovuti appunto all’ubicazione del
detto passaggio a livello –:
se siano previsti interventi o siano
stati predisposti progetti volti a promuovere, lungo la Strada Statale in questione, le
migliori condizioni di percorrenza della
stessa, essendo del tutto evidente la situazione di grave pericolo in cui attualmente
avviene la circolazione stradale. (4-01847)
RAITI. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
il comune di Lipari ha approvato la
proposta progettuale della Condotte S.p.A.
inserendola nel piano triennale delle opere
pubbliche, cosı̀ che la Condotte S.p.A. di
Roma unitamente alla Gea Tecnica di
Messina entrerebbero già di fatto a far
parte di una nuova società mista che
dovrebbe portare avanti una proposta per
la progettazione di opere portuali che
interessano le isole Eolie;
il progetto non sembra contenere
elementi nuovi rispetto ad una precedente
di alcuni anni or sono, elaborate dalla Gea
Tecnica e commissionata a suo tempo dal
Presidente della Regione Siciliana (quindi
pagata), che era stata pesantemente criticata dalla popolazione eoliana tanto da
essere oggetto di una petizione popolare
che la fermò;
tale idea progettuale è stata fatta
propria dal Sindaco pro tempore di Lipari
il quale ha dichiarato che essa rappresenta
« l’ultima spiaggia » per migliorare le carentissime strutture portuali dell’isola e
per questo, quale commissario straordinario dell’emergenza delle Eolie chiede di
gestire la situazione grazie alla medesima
carica di commissario straordinario all’emergenza Stromboli;
a giudizio dell’interrogante, dal punto
di vista ambientale una tale proposta dovrebbe essere sottoposta prioritariamente
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ad un processo di partecipazione democratica della popolazione, come di tutte
le componenti sociali, politiche ed economiche –:
se, per garantire alla popolazione
delle Eolie di continuare ad essere, come
sempre, un luogo dove si vive con tranquillità, il Ministro non ritenga opportuno
procedere ad una verifica sull’operato del
commissario straordinario e sulla regolare
costituzione della Società di gestione,
nonché accertare la trasparenza delle procedure adottate e la compatibilità degli
amministratori;
se non intenda verificare se il sindaco di Lipari possa continuare a rivestire la carica di commissario straordinario all’emergenza Stromboli dato che
l’emergenza pare essere finita e se non
sia opportuno verificare le procedure necessarie affinché lo stesso sindaco, possa
dare il debito conto delle risorse economiche (centinaia di migliaia di euro)
gestite in virtù della carica di commissario straordinario all’emergenza Stromboli fino ad ora.
(4-01852)
*
*
*
INTERNO
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’interno, per sapere – premesso che:
domenica 26 novembre 2006, il quotidiano La Stampa ha pubblicato una inchiesta giornalistica condotta dalla signora
Francesca Paci dal titolo: « Invisibile per
un giorno nascosta dal niqab. Coperta da
capo a piedi, all’aereoporto nessun controllo »;
l’articolo racconta l’esperienza, documentata anche da numerose fotografie,
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vissuta dalla cronista che ha trascorso
un’intera giornata in giro per Roma vestita
con il velo islamico integrale;
prevede la normativa vigente, alla identificazione del soggetto che si muove a volto
coperto;
l’interessante racconto rivela la
grande civiltà ed il profondo rispetto che
gli italiani hanno nei confronti delle libertà positive, frutto della millenaria cultura cristiana di cui è intriso il nostro
paese;
tali fatti evidenziano palesi violazioni
della normativa in materia di sicurezza e
di ordine pubblico e, più in particolare,
delle norme che disciplinano le procedure
di sicurezza antiterrorismo negli aeroporti
di cui si sarebbero resi responsabili alcuni
addetti dell’Alitalia e coloro i quali sono
preposti ai controlli di sicurezza nell’aereoporto in questione, uno o più impiegati
di una circoscrizione romana, alcuni addetti alle forze dell’ordine presenti in
Piazza Colonna –:
tale brillante ed eccezionale racconto
ha rivelato, però, inquietanti inefficienze
nei nostri apparati di sicurezza e di amministrazione locale;
infatti, nell’articolo in questione la
giornalista afferma, allegando più fotografie che lo confermano, di essere passata
velata e inosservata ai controlli aeroportuali, in circoscrizione, dai carabinieri,
senza che nessuno le chiedesse mai di
essere identificata e di mostrare il volto
secondo quanto stabilito non dal pregiudizio islamofobico ma dall’articolo 5 della
legge n. 152 del 1975;
i fatti indicati dalla giornalista appaiono gravi e necessitano di una verifica
immediata da parte del Ministero dell’interno ove si consideri che la signora Paci
sarebbe passata senza essere identificata
al controllo aeroportuale dell’Alitalia, sia
al check-in che al varco dei controlli di
accesso ai voli, nonostante indossasse il
velo islamico integrale e avesse dentro la
borsa da viaggio tutta una serie di prodotti
che le nuove disposizioni antiterrorismo
proibiscono di portare nel bagaglio a
mano;
avrebbe, inoltre, ottenuto il rilascio,
da parte di una circoscrizione romana, di
un certificato di nascita e di residenza solo
sulla scorta della esibizione del documento
di identità ma senza essere stata preventivamente identificata cosı̀ come prevede
la legge;
avrebbe, infine, passeggiato indisturbata in Piazza Colonna a Roma davanti a
poliziotti, carabinieri e vigili urbani senza
che gli stessi abbiano proceduto, cosı̀ come
quali provvedimenti il Ministro dell’interno intende adottare per accertare la
veridicità dei fatti narrati nell’articolo;
in caso di riscontro, quali interventi
il Ministro dell’interno intende effettuare
per sanzionare coloro che si sono resi
responsabili di tali omissioni;
quali iniziative il Ministro dell’interno intende adottare per evitare che
analoghi fatti possano verificarsi in futuro.
(2-00263)
« D’Alia, Volontè ».
Interrogazione a risposta immediata:
MARONI, COTA, GIBELLI, DOZZO,
ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN,
FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA,
GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
l’intero territorio dello Stato è interessato da un significativo incremento
della criminalità;
l’aumento dei reati ha assunto dimensioni rilevanti anche nelle regioni settentrionali e nelle grandi aree metropolitane del Nord, al punto che la scorsa
settimana al ministero dell’interno si è
ritenuto opportuno organizzare un vertice
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al quale hanno partecipato, tra gli altri, il
sindaco di Milano, Letizia Moratti, e quello
di Torino, Sergio Chiamparino;
giovani, militanti di Alleanza nazionale,
stava raggiungendo, a piedi, la stazione dei
pullman per fare ritorno a L’Aquila;
specialmente nel capoluogo piemontese, la situazione sembra ormai fuori
controllo sotto numerosi punti di vista,
come lo stesso sindaco Chiamparino ha
ammesso, rilevando come di notte a Torino si svolga ogni genere di traffico illecito, dallo spaccio di droga alla prostituzione, mentre infuria la criminalità da
strada;
nel transitare su via Tiburtina, il
gruppo si è fermato davanti ad una pizzeria a taglio per consumare un pasto
veloce;
al termine del predetto vertice svoltosi al ministero dell’interno il 30 novembre 2006, il sindaco di Torino ha definito
le misure del disegno di legge finanziaria
relative al comparto sicurezza inadeguate
« alle esigenze di potenziamento di mezzi
ed uomini delle forze dell’ordine », rilevando come siano insufficienti persino a
fronteggiare il normale turn-over;
sempre nel corso del vertice del 30
novembre 2006, il sindaco di Torino
avrebbe addirittura proposto uno scambio
di organici, offrendo personale del municipio alla questura per permettere l’impiego di un numero superiore di agenti sul
terreno –:
quale sia l’opinione del Governo relativamente alla situazione generalizzata
nella premessa e come intenda ovviarvi e
se non ritenga opportuno mettere allo
studio la possibilità di richiedere al sindaco di Torino di disporre l’impiego sul
territorio degli uomini della polizia municipale, congiuntamente al personale della
polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri
e della guardia di finanza.
(3-00457)
alcuni di loro, in attesa degli altri,
sono rimasti fuori dall’esercizio commerciale, quando una ragazza, C.P. e due
ragazzi, F.B. e D.F., venivano proditoriamente aggrediti alle spalle da un gruppo
appartenente a gruppi di estrema sinistra
o centri sociali che, immediatamente dopo,
si dava alla fuga;
i giovani abruzzesi sono stati fatti
oggetto di percosse e colpi sferrati con
catene e corpi contundenti;
i tre feriti sono stati assistiti da una
ambulanza del 118 e, successivamente, si
sono recati al Commissariato P.S. di San
Lorenzo, dove hanno sporto regolare denuncia;
giunti a L’Aquila, i tre sono stati
oggetti delle cure dei sanitari dell’ospedale
cittadino che hanno riscontrato, alla ragazza, la distorsione del rachide cervicale,
guaribile in trenta giorni; ad un ragazzo si
sono resi necessari cinque punti di sutura
sul cuoio capelluto, all’altro sono state
riscontrate escoriazioni e contusioni sul
torace e sul dorso –:
se siano state avviate indagini per
individuare i responsabili della vile aggressione;
cosa s’intenda fare per evitare che la
zona di San Lorenzo continui ad essere
incubatrice di gravi episodi d’intolleranza
politica, legati a frange dell’estrema sinistra che in quell’area trovano ospitalità e
connivenza.
(3-00449)
Interrogazione a risposta orale:
Interrogazione a risposta in Commissione:
BUONTEMPO. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
il 2 dicembre 2006, al termine della
manifestazione della Cdl in piazza San
Giovanni a Roma, un gruppo di circa venti
MARGIOTTA. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
una efficace politica per la sicurezza
è forse la richiesta principale che la società italiana rivolge alle istituzioni;
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nessun importante progresso potrà
essere ottenuto in tal senso in presenza di
forze di polizia demotivate, demoralizzate,
deluse;
l’Associazione nazionale funzionari
di polizia, attraverso avviso a pagamento
pubblicato sulle principali testate nazionali in data 4 dicembre 2006, nel manifestare rilievi critici sulla legge finanziaria,
ha, più in generale, evidenziato la necessità di importanti azioni correttive in materia di organizzazione della pubblica sicurezza: corretto impiego dei poliziotti,
troppo spesso destinati a ruoli di portieri,
autisti, centralinisti; migliore gestione del
personale; razionalizzazione di mezzi e di
servizi di scorta; riduzione dell’outsorcing;
valorizzazione e accrescimento delle professionalità interne; controllo della spesa
immobiliare; motivazione al risparmio di
Dirigenti e poliziotti –:
quali misure intenda adottare il Governo in relazione ai suddetti rilievi e, in
particolare, quali azioni intenda intraprendere per il riconoscimento, ai funzionari di Polizia, del ruolo di qualificata
forza dirigenziale nella Polizia di Stato.
(5-00473)
Interrogazioni a risposta scritta:
CAPARINI. — Al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
il comma 494 dell’articolo 2 della
legge n. 266 del 2005 prevede che « A
decorrere dal 1o gennaio 2006 sono sospesi
i trasferimenti erariali per le funzioni
amministrative trasferite in attuazione
della legge 15 marzo 1997, n. 59, con
riferimento a quegli enti che già fruiscono
dell’integrale finanziamento a carico del
bilancio dello Stato per le medesime funzioni. A valere sulle risorse derivanti dall’attuazione del presente comma, i trasferimenti erariali in favore dei comuni delle
province confinanti con quelle di Trento e
di Bolzano sono incrementati di 10 milioni
di euro »;
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sembra che il Ministero dell’interno,
ricevute le risorse dal Ministero del tesoro,
debba decidere come ripartire fra i comuni delle Province di Brescia, Belluno,
Vicenza, Verona e Sondrio utilizzando un
criterio che non terrebbe minimamente
conto del volere del legislatore che intendeva creare un ammortizzatore economico
per quei comuni di confine con la Provincia di Trento che sono per questo
penalizzati dalle differenti condizioni dovute alle maggiori risorse che l’autonomia
speciale consente –:
quando, a quali comuni e con quali
criteri saranno ripartite le risorse previste
dal comma 494 dell’articolo 1 della legge
266 del 2005.
(4-01845)
STUCCHI e TREMAGLIA. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso
che:
da fonti giornalistiche si apprende la
notizia che sabato sera (2 dicembre), al
termine della partita di calcio Roma-Atalanta, tenutasi presso lo Stadio Olimpico,
si siano verificati dei fatti incresciosi che
hanno coinvolto i circa 1.100 tifosi bergamaschi che si erano recati nella capitale
per assistere all’evento;
risulta all’interrogante che i tifosi,
diretti alla stazione ferroviaria di Ostiense,
ospitati su 9 pullman, siano stati costretti,
dalla Polizia in tenuta antisommossa, a
scendere dai rispettivi autobus e siano
stati malmenati con manganelli sembra,
apparentemente, senza alcun motivo e
senza che questi avessero in alcun modo
provocato la reazione degli agenti delle
forze dell’ordine;
dal racconto di alcuni tifosi, testimoni dei fatti (come riportato sul quotidiano Eco di Bergamo del 4 dicembre –
pagina 9), sembra che questi, dopo essere
stati fatti scendere dai pullman per raggiungere i binari, sarebbero stati costretti
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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a passare in mezzo a due file di agenti che
avrebbero sferrato numerosi colpi di manganello prima di farli entrare in stazione;
tra i tifosi erano presenti anche tre
agenti della Digos di Bergamo che, a quanto
si apprende, avrebbero cercato di impedire
l’azione dei colleghi di Roma, visto il clima
di tensione già alto a causa, anche, dell’accoltellamento, avvenuto prima dell’avvio
della partita, ai danni di 3 supporter orobici, per mano di ultras romanisti –:
se il ministro sia a conoscenza dei
fatti esposti in premessa e quali interventi
urgenti intenda adottare nei confronti degli agenti che si sono resi responsabili di
queste aggressioni, al fine di fare chiarezza
sulla questione e far in modo che fatti di
questo tipo non si verifichino ancora nel
futuro, nei confronti di persone che nulla
hanno fatto per innescare una simile reazione.
(4-01854)
CARUSO. — Al Ministro dell’interno. —
Per sapere – premesso che:
in data 26 novembre 2006, in occasione della partita di calcio Pescara-Napoli, all’esterno dello stadio Adriatico del
capoluogo abruzzese si sono verificati
gravi scontri tra tifosi del Napoli e forze
dell’ordine;
il bilancio finale parla di nove contusi, sei dei quali tra le forze dell’ordine,
tre i fermi e quattro le auto incendiate, tra
cui una volante della polizia;
durante gli incidenti veniva ferito in
modo grave Gianluca Chiagas, un giovane
di 25 anni di Brusciano, tuttora ricoverato
in coma farmacologico all’ospedale di Pescara;
sul ferimento del giovane tifoso le
versioni ufficiali sono state fin dal primo
momento frammentarie e contrastanti: le
agenzie di stampa, infatti, battevano poche
ore dopo l’accaduto che « è ancora incerta
la dinamica dell’accaduto... gli inquirenti
stanno cercando di capire se il giovane sia
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caduto dalla gradinata battendo la testa o
se la ferita gli sia stata procurata dallo
scoppio di un petardo lanciato da altri
tifosi partenopei nella concitazione degli
incidenti che hanno preceduto l’inizio
della gara »;
dal referto e dalle successive perizie
mediche si evince invece che i danni non
potevano essere provocati né da una
bomba carta, né da un razzo ma da un
corpo contundente di forma tonda; lo
stesso primario dell’ospedale di Pescara
dove il Chiagas è ricoverato afferma che
l’ipotesi più plausibile è che il giovane
tifoso sia stato colpito da un lacrimogeno
sparato ad altezza d’uomo e a distanza
ravvicinata;
appare purtroppo sempre più diffuso
in situazioni d’ordine pubblico, l’utilizzo
del lanciagranate come arma da fuoco,
violando le disposizioni che impongono il
lancio a parabola, come testimoniano anche le ultime dichiarazioni dell’ex carabiniere Placanica, rilasciate in data 30 novembre 2006 al quotidiano Calabria Ora, il
quale afferma che durante gli scontri di
piazza a Genova « ...il maggiore Cappello
mi ha preso il lanciagranate perché diceva
che non ero capace. Io stavo sparando a
“parabola”, cosı̀ come mi è stato insegnato,
e invece lui ha iniziato a sparare ad
altezza d’uomo, colpendo in faccia le persone », dichiarazione sufficiente, ad avviso
dell’interrogante, ad avviare un procedimento disciplinare nei confronti dell’autore di questo deprecabile gesto –:
di quali informazioni disponga il ministro in merito ai fatti sopracitati;
se non ritenga opportuno avviare
un’indagine interna per appurare eventuali
responsabilità da parte di appartenenti
alle forze di polizia, in ordine al ferimento
del Chiagas;
se non ritenga opportuno contrastare la deplorevole usanza esposta in
premessa.
(4-01860)
*
*
*
Atti Parlamentari
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazione a risposta immediata:
DELBONO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BELLANOVA, BUFFO, CODURELLI, CORDONI, D’AMBROSIO, DI SALVO, FARINONE, CINZIA MARIA FONTANA, LARATTA, LENZI, MERLONI, MIGLIOLI, MOTTA, SCHIRRU e
VIOLA. — Al Ministro del lavoro e della
previdenza sociale. — Per sapere – premesso che
dopo anni di indifferenza, se non di
vero e proprio disconoscimento del fenomeno, la condizione dei lavoratori inquadrati nelle molteplici forme della precarietà trova delle prime, importanti risposte
alle tante problematiche connesse a tali
forme contrattuali;
la sostanziale agevolazione del lavoro
precario, sin qui tollerata o riconosciuta
con disposizioni contraddittorie e discriminanti, ha orientato le scelte imprenditoriali verso un modello di organizzazione
del lavoro basata sulla bassa professionalità e qualità produttiva, con effetti fallimentari sia sul piano sociale, sia su quello
della competitività internazionale del nostro sistema produttivo;
già nel disegno di legge finanziaria per
il 2007 sono poste importanti novità: dal
riconoscimento della riduzione del cuneo
fiscale e il conseguente abbattimento della
base imponibile d’impresa relativamente al
costo dei soli lavoratori a tempo indeterminato, al progressivo adeguamento dei contributi previdenziali per i lavoratori parasubordinati; dal diritto, loro riconosciuto,
alla maternità e ai congedi parentali e la
tutela delle gravidanze a rischio, al diritto
alla malattia; dal processo di stabilizzazione e regolarizzazione dei contratti di
collaborazione coordinata e continuativa o
a progetto, all’obbligo di comunicazione di
tali forme contrattuali ai servizio per l’impiego o al documento unico di regolarità
contributiva;
Camera dei Deputati
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anche per quanto concerne il comparto del pubblico impiego si registrano
utili percorsi di stabilizzazione dei lavoratori precari, sia per le amministrazioni
statali, sia per quelle regionali e degli enti
locali, cui si sommano interventi specifici
per la scuola, con un piano triennale per
la messa in ruolo di 150.000 docenti e
20.000 amministrativi tecnici ausiliari e
misure per i ricercatori che operano nelle
università e negli enti pubblici di ricerca;
ulteriori e significative innovazioni si
manifestano come necessarie per superare
il quadro giuridico ereditato e una stagione che ha fatto della precarietà, della
bassa
professionalità
e
produttività,
nonché di una sostanziale delegittimazione
e svilimento del fattore lavoro nel suo
complesso, la cifra identitaria di troppa
parte del nostro sistema produttivo, spesso
solo temporaneamente al riparo dalla concorrenza internazionale o che ha pensato
di affrontarla puntando esclusivamente
sulla riduzione del costo del lavoro, esternalizzandone gli oneri;
tra i tanti, alti costi sociali che si
sono prodotti per i lavoratori precari, che
– è bene ricordarlo – nella gran parte dei
casi non hanno scelto tale soluzione, ma
l’hanno subita come unica condizione per
poter lavorare, vi è senz’altro il tema
previdenziale, questione neanche troppo
remota, se si considera che una parte
consistente di essi non è annoverabile
nelle fasce anagrafiche, anche piuttosto
dilatate, dei giovani;
ad avviso degli interroganti, è necessario puntare al superamento della precarietà e costruire le condizioni per cui
anche ai lavoratori che liberamente vogliano scegliere forme di flessibilità del
lavoro sia, comunque, assicurata la condizione per costruirsi una previdenza dignitosa ed un sistema di tutele adeguato –:
quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di ricostruire un quadro
giuridico complessivo (sistema previdenziale, ammortizzatori sociali, disposizioni
sul mercato del lavoro) all’interno del
quale il lavoro non sia più considerato
Atti Parlamentari
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solo come un onere, ma torni ad essere un
fattore di sviluppo economico e di crescita
sociale.
(3-00460)
Interrogazione a risposta scritta:
FEDI, BUCCHINO, GIANNI FARINA e
NARDUCCI. — Al Ministro del lavoro e
della previdenza sociale, al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere –
premesso che:
l’articolo 36, comma 22, del decreto
legge n. 223 del 2006, convertito con la
legge n. 248 del 4 agosto 2006, aveva
rimodulato le deduzioni relative alla « no
tax area » per i residenti all’estero, abolendo cosı̀ tale beneficio per l’anno 2006;
tale disposizione implicava il recupero degli eventuali importi a debito dei
pensionati entro il 2006, anno fiscale di
competenza;
l’Inps aveva disposto la lavorazione
dei pagamenti delle pensioni interessate
dalla nuova norma nel corso del mese di
settembre per l’esigenza di avviare il recupero delle somme indebitamente riscosse sin dalla prima rata in pagamento
nel mese di novembre;
decine di migliaia di pensionati italiani residenti all’estero, compresi molti
soggetti i quali avrebbero avuto invece
diritto alla detassazione in Italia in virtù di
convenzioni bilaterali, hanno subito nel
mese di novembre una sostanziale riduzione dell’importo delle loro pensioni
senza conoscerne il motivo;
con l’entrata in vigore del decreto
legge 262 del 3 ottobre 2006, articolo 3
comma 7, è stata ripristinata la « no tax
area » per i pensionati residenti all’estero
e l’inps ha predisposto una nuova ricostituzione delle pensioni interessate da queste disposizioni di legge;
con la rata di dicembre 2006, l’Inps
dovrà restituire ai pensionati non residenti
in Italia le somme trattenute nel mese di
novembre effettuando un conguaglio positivo. Tali somme erano state addebitate in
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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2006
quanto l’elaborazione delle pensioni per i
residenti all’estero, da pagare nel mese di
novembre, era già stata completata in
rispetto della legge n. 248, prima dell’entrata in vigore della legge n. 262 del 3
ottobre 2006;
l’avvicendarsi di norme contrastanti e
la loro confusa applicazione ha creato
notevoli disagi tra i nostri connazionali
residenti all’estero;
alcune sedi dell’Inps hanno impropriamente agito da sostituto d’imposta tassando alla fonte le pensioni anche in
presenza di richiesta di detassazione da
parte dei pensionati residenti all’estero e
nonostante quanto stabilito dalle Convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono di norma la
tassazione da parte dello Stato di residenza e la detassazione in Italia;
è auspicabile che tutte le sedi dell’Inps e di altri Enti previdenziali italiani
applichino in maniera uniforme quanto
previsto dalla normativa in vigore sulle
regole di tassazione e sulle procedure per
evitare la doppia imposizione fiscale ed
informino inoltre tutti i pensionati italiani
residenti all’estero dei loro diritti e doveri
in materia fiscale –:
quali iniziative intendano adottare il
Ministero del Lavoro e della Previdenza
sociale e il Ministero dell’Economia e delle
Finanze, affinché:
1) i pensionati residenti all’estero
siano informati adeguatamente in merito
ai loro diritti e ai loro doveri fiscali sanciti
dalla normativa nazionale e/o dalle Convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali;
2) i pensionati residenti all’estero
siano informati in merito alle procedure
previste da ciascuna Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale ed in
particolare alla obbligatorietà, pena la
doppia imposizione fiscale, di compilare
gli specifici formulari per la detassazione
delle pensioni, per l’eventuale credito di
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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2734
AI RESOCONTI
imposta da richiedere ad uno dei Paesi
contraenti e/o per il rimborso di tasse
impropriamente pagate;
3) le Convenzioni contro le doppie
imposizioni fiscali siano applicate in maniera propria ed uniforme da parte degli
Enti previdenziali italiani, in modo da
evitare imposizioni illegittime, da più pensionati segnalate, sia sulle pensioni che,
come spesso succede, sugli arretrati di
pensione;
4) siano uniformate sulla base del
modello OCSE le previsioni di tali Convenzioni relative alla tassazione delle pensioni, in modo tale da omogeneizzare e
facilitare l’applicazione delle stesse;
5) i cittadini italiani residenti all’estero siano informati in maniera adeguata e tempestiva in merito alle implicazioni fiscali che l’eliminazione della « no
tax area » ed il passaggio dalla deduzioni
alla detrazioni d’imposta avranno sui loro
rapporti fiscali con lo Stato italiano.
(4-01856)
*
*
*
POLITICHE AGRICOLE,
ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
CESINI, ZUCCHI, LOMBARDI e FUNDARÒ. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere –
premesso che:
risulta agli interroganti che il Consiglio d’amministrazione del Corpo Forestale dello Stato, presieduto dal Ministro
delle politiche agricole, alimentari e forestali, in data 15 novembre 2006, abbia
adottato una delibera che dispone, a decorrere dal 1o gennaio 2007, la nomina del
dottor Mariano Cudia a vice Coordinatore
regionale della Calabria;
il dottor Mariano Cudia è stato candidato nell’attuale legislatura al Consiglio
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
2006
Comunale di Reggio Calabria in una lista
collegata al candidato a Sindaco Scopelliti;
nel corso della X, XI, XII, XIII legislatura sono stati presentati alla Camera
dei deputati, numerosi atti di sindacato
ispettivo (4-04125; 4-19367; 4-05243) per
denunciare la scarsa trasparenza e dubbia
legalità in episodi nei quali proprio il
Cudia era direttamente coinvolto nella
Regione Calabria;
alcuni organi di informazione e
stampa della Calabria hanno più volte
denunciato fatti di illegalità e sopraffazioni citando il Cudia (Il Dibattito del 19
dicembre 1991 e del 15 febbraio 1992, Il
Giornale di Calabria del 9 novembre 1993,
La Gazzetta del Sud del 1o novembre 1994;
il Corpo Forestale dello Stato essendo
una Forza di polizia ad ordinamento civile
della Repubblica deve garantire rappresentanti di indiscusse qualità morali e di
carattere;
il Consiglio d’amministrazione non
poteva non conoscere quanto riportato in
premessa prima dell’adozione della delibera citata in quanto proceduralmente al
fine dell’individuazione dei possibili candidati idonei a ricoprire le funzioni dirigenziali il Consiglio d’amministrazione ha
l’obbligo di conoscere i profili e gli aspetti
dei candidati –:
se corrisponda al vero che il dottor
Mariano Cudia avrebbe numerosi procedimenti penali a suo carico;
se il Ministro sia a conoscenza degli
esiti di tutti i procedimenti a carico del
Cudia che, in caso di condanna, escluderebbero la specchiata onestà, requisito
indispensabile per svolgere l’incarico di
vice Coordinatore regionale della Calabria
del Corpo forestale dello Stato;
quali valutazioni siano state fatte dal
Consiglio d’amministrazione per approvare la proposta di designazione del dottor
Mariano Cudia a vice Coordinatore regionale della Calabria;
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
2735
AI RESOCONTI
qualora quanto riportato dovesse
trovare effettiva corrispondenza, quali
provvedimenti d’urgenza si intenda intraprendere affinché venga annullato il
provvedimento di nomina del dottor Mariano Cudia.
(4-01858)
*
*
*
PUBBLICA ISTRUZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
TOLOTTI e SAGLIA. — Al Ministro
della pubblica istruzione. — Per sapere –
premesso che:
in da
18 novembre il Ministero
della pubblica istruzione ha garantito con
l’emanazione, ai sensi dell’articolo 2,
comma 1, lettera c)-ter, decreto-legge 7
aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni dalla legge 4 giugno 2004, n. 143,
del decreto ministeriale n. 85 del 2005, al
personale docente che aveva prestato 360
gg. di servizio, nel possesso del prescritto
titolo di studio, entro il 6 giugno 2004, la
frequenza di corsi speciali di durata annuale (articolo 1, comma 1) per il conseguimento dell’abilitazione o idoneità all’insegnamento, corsi istituiti dalle Università degli studi e dalle Accademie delle
belle arti;
lo svolgimento dei corsi è previsto
nell’anno accademico 2005-2006 (articolo
3, comma 1), nelle sedi individuate da
apposita intesa fra Rettore/i e Direttore
dell’Ufficio scolastico regionale, e per due
pomeriggi settimanali e l’intera giornata
del sabato e fasi intensive nei periodi di
sospensione dell’attività didattica, tenendo
conto delle esigenze dei corsisti. Sono
previsti anche corsi a distanza (articolo 3,
comma 3);
la frequenza dei corsi è obbligatoria
nella misura del 70 per cento delle lezioni
(articolo 3, comma 6);
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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2006
il Ministero « valuta e pone in essere
tutte le iniziative che possano contribuire
alla perequazione e al contenimento dei
costi »;
sulla base del decreto ministeriale
n. 85 del 2005:
a) si tratta di corsi riservati, destinati cioè al personale di servizio, per
cui l’organizzazione dei corsi è prevista
da un lato in modo da essere compatibile
con una attività lavorativa di insegnamento, dall’altro in modo da non creare
disservizio nelle scuole (non è previsto
alcun esonero dal servizio salvo quanto
contemplato dalla normativa del diritto
allo studio);
b) è garantita ai candidati l’iscrizione con riserva alle graduatorie permanenti, la cui apertura è prevista per la
primavera 2007 (termine dell’anno 20052006);
c) la conclusione dei corsi è prevista entro l’estate del 2007 in tempo utile
per lo scioglimento della riserva, l’inserimento a pieno titolo nella graduatoria
permanente, cosı̀ da essere potenziali destinatari di contratto a tempo indeterminato;
nei bandi istitutivi dei corsi le università lombarde:
a) fissano il termine dei corsi in
date che oscillano fra novembre 2007 e
giugno 2008, a fronte di Università che
invece terminano nel mese di giugno (vedi
i bandi di Messina, Reggio Calabria, Bari,
Genova, Piemonte ed altri);
b) non garantiscono a tutti la frequenza di un corso: restano infatti escluse,
ad oggi, la scuola dell’infanzia e primaria,
nonché molte classi di concorso della
scuola secondaria di I e II grado;
c) concentrano i corsi in una sede
regionale soltanto nella maggioranza dei
casi, o al massimo in due che, data la
situazione dei trasporti pubblici e la particolare conformazione geografica del ter-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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2736
AI RESOCONTI
ritorio lombardo e la sua vastità, risultano
difficilmente raggiungibili dai candidati
nel primo pomeriggio, a meno di lasciare
ogni giorno il servizio (Brescia, la seconda
provincia dopo Milano per numero di
iscritti, non è sede di nessun corso !);
d) hanno fissato in 2.600 euro la
tassa di iscrizione, una delle più alte
d’Italia;
e) in alcuni casi fissano la frequenza delle lezioni su 5 giorni alla settimana (vedi Università statale di Milano,
dal lunedı̀ al venerdı̀ dalle 14:30 alle
18:30);
f) in alcuni casi pur avendo annunciato l’inizio delle lezioni non hanno poi
cominciato realmente;
nonostante la circolare del 30 agosto
2006 della direzione regionale lombarda
garantisse la concessione del nulla osta a
chi desiderasse frequentare il corso in
regione limitrofa o che comunque offrisse
condizioni migliori, alcuni Uffici scolastici
provinciali hanno rifiutato tale nulla osta,
dal che deriva:
a) una grave discriminazione subita
dai corsisti lombardi per quanto riguarda
la data di conseguimento del titolo abilitante, che li pone in forte svantaggio
rispetto a coloro che termineranno in data
utile per l’inserimento nelle graduatorie
permanenti e potranno perciò anche trasferirsi in Lombardia assorbendo la quota
di nomine in ruolo cui avrebbero potuto
aspirare;
b) una grave discriminazione
perché la frequenza dei corsi è resa particolarmente difficile e quindi scoraggiata
o resa impossibile oltre che dalle condizioni oggettive (l’eccessiva distanza della
sede del corso rispetto alla nostra sede di
servizio) da scelte come il rifiuto di tenere
parte dei corsi in modalità on-line o in
videoconferenza (come fanno invece altre
sedi universitarie), il fatto di tenere i corsi
in 4-5 giorni a settimana, di non affidarne
lo svolgimento a sedi periferiche utiliz-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
2006
zando, come offerto dal Direttore USR
(Ufficio Scolastico Regionale), personale di
ruolo della scuola;
c) una grave discriminazione dovuta al costo elevato –:
se il Governo ritenga di intervenire
sui rettori delle università lombarde, al
fine di rispettare le indicazioni del decreto
ministeriale n. 85 del 2005;
se il Governo ritenga di suggerire al
Direttore scolastico regionale dell’USR
Lombardia di adoperarsi per raggiungere
un’intesa con i rettori delle università, al
fine di garantire al massimo la frequenza
dei docenti interessati, tramite il decentramento dei corsi a livello provinciale e
l’organizzazione degli stessi con modalità
on-line;
se il Governo intenda garantire l’organizzazione, l’avvio e il termine di tutti i
corsi in tempo utile per l’inserimento a
pieno titolo nelle graduatorie permanenti
provinciali del 2007.
(4-01863)
*
*
*
SALUTE
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro della salute, per sapere – premesso che:
a Parigi operano da oltre 15 anni due
centri di riferimento italiani, ossia strutture di accoglienza e in formazione nate
per indirizzare il flusso di malati italiani
che ogni anno si rivolgono al sistema
sanitario francese per importanti trattamenti specialistici, spesso per oncologia;
i due centri di Villejeuif e dell’ospedale Pompidou di Parigi sono stati istituiti
nel 1990 in base ad una convenzione
tripartita fra Consolato Generale, Assi-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
stance Publique e Croce Rossa francese e
lavorano grazie all’impegno del dottor Alberto Mambelli, medico di fiducia del
predetto Consolato Generale, nonché di
due impiegate;
tali strutture rischiano ora di essere
soppresse definitivamente a far stato dal
31 dicembre 2006;
la questione riveste carattere di massima urgenza, in quanto la Croce Rossa
francese si appresterebbe entro pochissimi
giorni ad inviare, o addirittura avrebbe già
inviato, agli interessati le lettere di licenziamento;
la decisione di concludere la convenzione predetta, vanificando cosı̀ il lavoro
di anni, sarebbe scaturita a seguito di una
recente missione effettuata a Parigi dal
citato Ministero della salute e nell’ottica di
una revisione delle forme di collaborazioni
bilaterali ed europee, verso obbiettivi –
viene riferito – di carattere maggiormente
scientifico;
il Consolato Generale di Parigi che ha
seguito la questione nel corso degli anni
con grande attenzione, rileva però che i
due centri di riferimento italiani non solo
gestiscono ancora un flusso di contatti in
arrivo che, solo telefonicamente, ammonta
a diverse migliaia all’anno (4.310 per i
primi dieci mesi del 2005 – allegato 2 di
questa interpellanza) ma esaminano anche
i dossier e permettono inoltre di fornire ai
richiedenti italiani informazioni corrette
di carattere sanitario e logisitico prima di
un loro eventuale viaggio per cure a Parigi,
evitando cosı̀ inutili spostamenti, spese
indebite in loco e per il sistema sanitario
nazionale eccetera;
per la precisione, un dato che merita
particolare attenzione è che i contatti
preventivi gestiti a cura dei due centri
hanno permesso in alcune migliaia di casi
anche e soprattutto di convincere pazienti
italiani, anche gravemente ammalati, dell’inutilità di venire a curarsi a Parigi per
trattamenti che potevano in realtà essere
svolti con successo per il paziente in Italia;
Camera dei Deputati
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ciò ha ingenerato e continua a ingenerare un rilevante risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale italiano il quale
interviene finanziariamente (modello 112)
e che compensa di gran lunga gli esigui
costi dei due centri –:
se il Governo non ritenga di procedere all’annullamento del mandato al Consolato Generale italiano di Parigi di concludere il citato rapporto convenzionale
entro il 31 dicembre 2006, garantendo di
conseguenza il rinnovo urgente della convenzione sopradetta nell’interesse del nostro Paese.
(2-00264)
« Gianni Farina, Quartiani ».
*
*
*
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dello sviluppo economico, per
sapere – premesso che:
per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, per combattere l’inquinamento atmosferico e per incentivare l’innovazione nel settore dei trasporti, della
mobilità e della logistica, nonché per rispettare gli obblighi derivanti dal Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di CO2, occorre prendere opportune
iniziative per favorire l’utilizzo del gas
naturale;
in Italia i gas per autotrazione – sia
GPL sia metano – vantano una importante
tradizione. Il nostro Paese è leader da sempre nella progettazione e costruzione di
sistemi di alimentazione a gas di autoveicoli
a benzina e li utilizza fin dal dopo guerra. I
benefici ambientali suffragati negli anni dai
risultati ottenuti nell’abbattimento delle
emissioni inquinanti, hanno spinto sia il
Governo, legislatura dopo legislatura, che
numerose amministrazioni locali, a prendere provvedimenti a loro favore;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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Camera dei Deputati
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le politiche poste in essere sono stato
generalmente quelle di stabilire accise agevolate per i carburanti gassosi rispetto a
quelli tradizionali, di incentivare economicamente le trasformazioni e/o l’acquisto di
veicoli a gas e di attualizzare piani di limitazione alla circolazione esentando dalle restrizioni i veicoli alimentati a GPL e metano;
rebbe verificando in Campania. In particolare, il Segretario nazionale dello S.N.A.,
Tristano Ghironi, con lettera pubblicata in
data odierna da un quotidiano nazionale
(Italia Oggi), denuncia il comportamento
di alcune assicurazioni che « stanno realizzando una massiccia dismissione di portafoglio RC Auto nella regione Campania »;
ora occorre allargare il raggio degli
interventi normativi. In molti altri paesi
comunitari e non comunitari vige una
normativa moderna e considerevole a favore dello sviluppo dei carburanti alternativi meno inquinanti. Essa riguarda i
piccoli impianti domestici, i multidispenser
ed il self service nelle stazioni di rifornimento, garantendo allo stesso tempo adeguati livelli di sicurezza;
iniziative di questa natura, se fondate, avrebbero ripercussioni estremamente negative per tutti gli automobilisti
che si verrebbero a trovare sprovvisti di
una adeguata copertura assicurativa nel
settore RC Auto;
nell’ambito della strategia a favore
dello sviluppo del gas naturale, la provincia autonoma di Bolzano ha recentemente
emanato le norme di sicurezza in materia
di rifornimento di gas naturale per autotrazione –:
se il Ministro interrogato non ritenga
opportuno predisporre una normativa che
regolamenti l’utilizzo degli impianti per il
rifornimento domestico di metano per autotrazione a livello nazionale e se non intenda
attivarsi per rivedere e portare agli standard
europei le normative in materia di stazioni di
rifornimento per il gas naturale, ivi compresa l’autorizzazione per il self service e per
le colonnine multidispenser.
(2-00262) « Brugger,
Zeller,
Bezzi, Nicco ».
Widmann,
Interrogazioni a risposta immediata in
Commissione:
VI Commissione:
MUNGO. — Al Ministro dello sviluppo
economico. — Per sapere – premesso che:
da alcune settimane il Sindacato Nazionale Agenti di Assicurazione sta evidenziando la difficile situazione che si sta-
va da sé che, a norma del Codice
delle Assicurazioni Private, tutti i veicoli a
motore hanno l’obbligo di essere coperti
da assicurazione per la responsabilità civile, mentre la imprese di assicurazione
sono « tenute ad accettare ... le proposte
per l’assicurazione obbligatoria che sono
loro presentate » –:
se abbia ricevuto la lettera dello SNA
e se intenda assumere iniziative normative per fronteggiare il fenomeno descritto, anche a tutela degli automobilisti
campani.
(5-00470)
FLUVI. — Al Ministro dello sviluppo
economico. — Per sapere – premesso che:
da alcuni giorni l’ISVAP ha avviato
una ispezione sulla CARIGE Assicurazioni,
la compagnia danni del gruppo CARIGE.
L’ispezione dell’ISVAP segue un analogo
intervento della Banca d’Italia nei confronti dell’istituto di credito genovese. Recentemente, inoltre, anche la Procura della
Repubblica di Genova ha aperto un fascicolo sulla CARIGE;
alcune inchieste giornalistiche – Corriere della Sera del 23 ottobre 2006 e del
13 novembre 2006 – pongono non pochi
interrogativi circa l’attività delle compagnie di assicurazione del gruppo CARIGE,
con particolare riferimento ad alcune operazioni immobiliari;
già alcuni anni fa l’ISVAP aveva
aperto un dossier su CARIGE Vita e CA-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
RIGE Assicurazioni. Le ispezioni, che si
conclusero con l’adozione da parte delle
compagnie di un piano di risanamento da
attuarsi nel periodo 2004-2006, evidenziarono gravi insufficienze delle riserve tecniche;
il vice presidente della Banca CARIGE è fratello dell’onorevole Claudio
Scajola, già Ministro delle attività produttive;
nel Consiglio dell’ISVAP siede, fra gli
altri, il dottor Michele Scandroglio, nominato nel 2005 dall’allora Ministro Scajola.
Il dottor Scandroglio, che alcune fonti
giornalistiche danno come molto vicino
all’ex Ministro Scajola, è dall’ottobre
scorso anche coordinatore regionale per la
Liguria di Forza Italia;
la legge istitutiva dell’ISVAP dice che
i membri del Consiglio « devono essere
scelti fra persone di indiscussa ... Indipendenza...» –:
se sussistano ancora le condizioni di
indipendenza per la permanenza del dottor Scandroglio nel Consiglio dell’ISVAP.
(5-00471)
Interrogazioni a risposta scritta:
LONGHI. — Al Ministro dello sviluppo
economico, al Ministro dei trasporti. — Per
sapere – premesso che:
su La Repubblica di martedı̀ 28 novembre 2006 a fondo pagina 14 è stampata
un’inserzione (pubblicitaria? Informativa?)
della Air One dove si nota « Milano Linate e
London City unite più che mai », e poi sotto,
tra le altre scritte « Scopri i nuovi voli dal
20 novembre a partire da euro 79 »;
si nota il numero di telefono
199.20.70.80 e sotto scritto piccolo « servizio a tariffazione specifica ». Sul lato
sinistro dell’inserzione, sempre scritto piccolo, è specificato quanto richiamato dall’asterisco « tariffa di sola andata, soggetta
a disponibilità, di posti nella classe dedi-
Camera dei Deputati
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cata, non include tasse aeroportuali e
surcharge (euro 35), non consente cambi e
rimborsi;
l’interrogante
ha
telefonato
al
199.20.70.80: una voce registrata comunica
che con telefonata da rete fissa si pagano
12,40 centesimi alla risposta e 5,88 centesimi il minuto, altra tariffa si paga da
telefono mobile: 15,49 centesimi per lo
scatto alla risposta e 48 centesimi al
minuto; dà una serie di altre informazioni
sulla privacy e poi comunicazione che si
sarà collegati ad un operatore appena sarà
disponibile. E qui comincia una prolungatissima attesa che si paga;
l’utente deve pagare per ottenere informazioni, e non si sa chi stabilisce le
tariffe telefoniche;
più Air One tarda a rispondere, più
il consumatore paga e dunque si deve
pagare l’inefficienza;
ci si chiede quanti sono, in media, i
posti disponibili a euro 79;
si dubita che l’inserzione di Air One
può essere considerata una pubblicità civetta e gli introiti per Air One derivino più
dalle telefonate degli utenti che dal pagamento dei voli –:
se al Governo risulti quanto incassa
in media Air One dalle telefonate a tariffazione specifica;
se non ritenga giusto assumere iniziative normative per vietare questo genere
di oneri per gli utenti ed invece porre delle
penali alle compagnie o aziende che non
rispondono agli utenti entro i tre minuti,
sia che l’utente usi un numero verde, sia
un normale telefono a pagamento ed ancor più se permarranno i servizi a tariffazione specifica.
(4-01853)
DEIANA. — Al Ministro dello sviluppo
economico, al Ministro dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare. — Per
sapere – premesso che:
il giorno 30 ottobre 2006, presso il
Centro Ricerche dell’ENEA Casaccia, in
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
uno dei magazzini contenenti rifiuti radioattivi, il magazzino n. 9 dell’impianto
plutonio, la cui gestione è affidata alla
Sogin SpA fin dal 2003, si è verificato un
intenso e repentino aumento della pressione causato dalla scarica accidentale
dell’intero parco di 36 bombole di anidride
carbonica che servono ad alimentare il
relativo sistema antincendio;
nei magazzini 9 e 10, dove appunto è
avvenuta l’esplosione, sono conservati alcune centinaia di fusti di rifiuti radioattivi
per lo più in forma solida, nonché, ossidi
misti di uranio e plutonio in polvere, per
un totale di circa 5 chilogrammi di plutonio, uno degli elementi più tossici che
esistano;
l’episodio, a seguito del quale la porta
taglia-fuoco del magazzino interessato ed
altre due porte del corridoio antistante,
che realizzano la prima barriera di protezione posta a salvaguardia dell’ambiente
esterno, sono state divelte dai rispettivi
cardini e proiettate ad oltre 15 metri di
distanza, dal punto di vista ingegneristico
e di gestione dell’impianto, si denota come
un incidente convenzionale di notevole
gravità, i cui esiti, peraltro, avrebbero
potuto rivelarsi letali per gli operatori
dell’impianto impegnati nella manovra antincendio, nonché causa di gravi danni alle
strutture di contenimento dell’impianto
medesimo con conseguente contaminazione radioattiva sia all’interno dell’impianto che nell’ambiente esterno;
qualora l’evento avesse malauguratamente interessato uno dei laboratori ove
sono custodite le scatole a guanti, gli effetti
prodotti, data la fragilità di queste ultime,
sarebbero potuti risultare altrettanto devastanti ed avrebbero potuto determinare,
analogamente al caso precedente, oltre che
un rilascio incontrollato di radioattività
all’esterno ed una conseguente condizione
di emergenza nucleare per l’intero Centro
della Casaccia, anche la prolungata inagibilità dei laboratori interessati;
purtroppo non è il primo episodio
« anomalo » di cattiva gestione che si verifica nell’impianto plutonio. Infatti nel
Camera dei Deputati
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marzo 2006, il CdA di Sogin, dispose di
avviare la bonifica delle scatole a guanti
dell’impianto plutonio, impegnando 12 lavoratori nelle attività in zona controllata;
questa attività, secondo fonti riportate da alcuni lavoratori e lavoratrici,
parrebbe si sia svolta senza rispettare le
precondizioni richieste dalle leggi, dai regolamenti, dalle prescrizioni e dalle norme
della buona tecnica, i cui principi, emanati
dall’IAEA, dalla NEA-OCSE e dalla stessa
UE, ed internazionalmente condivisi, sono
stati recentemente ribaditi anche dalla
« Convenzione congiunta di Vienna sulla
sicurezza nucleare », sottoscritta nel 1997
dall’Italia e recentemente ratificata. In
particolare tali principi garantiscono il
rispetto dei criteri basilari che governano
e contraddistinguono le attività di D&S
(Disattivazione e Smantellamento), e di
gestione dei rifiuti radioattivi prodotti, che
sono: riduzione al minimo delle dosi da
radiazione al personale, (principio ALARA
- As Low As Reasonably Achievable), riduzione al minimo della quantità di rifiuti
prodotti, massima semplificazione delle
soluzioni tecniche adottate, riduzione al
minimo dei costi, addestramento del personale e rispetto rigoroso delle procedure
e delle disposizioni che attengono alla
sicurezza (sorveglianza fisica e medica
della radioprotezione, prove periodiche,
analisi di sicurezza, programma di addestramento, eccetera);
tra la fine di maggio e gli inizi di
giugno 2006, secondo quanto disposto dal
programma semestrale di sorveglianza medica della contaminazione interna, il personale dell’impianto plutonio operante in
zona controllata, ha consegnato i rispettivi
campioni biologici (feci) al servizio medicina di centro;
intorno al 20 luglio 2006, 7 lavoratori
dell’impianto plutonio, di cui in parte
comandati ENEA ed in parte dipendenti
SOGIN, tutti impegnati nell’attività di bonifica delle scatole a guanti obsolete del
medesimo impianto, sono stati informati
ufficiosamente per via telefonica dall’esperto qualificato di Sogin per il sito
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Casaccia, che dalle analisi sarebbe emersa
una « probabile » contaminazione da plutonio, verosimilmente avvenuta per inalazione, la quale, tuttavia, secondo le rassicurazioni del suddetto, sarebbe stata di
modesta entità;
nei giorni successivi al 20 luglio, i
lavoratori coinvolti, diversamente da
quella che è la prassi generalmente seguita
a livello internazionale in analoghe circostanze, non sono stati immediatamente
sottoposti all’ulteriore analisi con la tecnica del Whole Body Counter (WBC), peraltro disponibile presso lo stesso Centro
della Casaccia, la quale, in poche ore,
avrebbe potuto confermare o meno gli
esiti del primo esame;
anche nei giorni immediatamente
successivi agli esiti degli esami medici, da
parte della direzione dell’impianto non è
stato adottato alcun provvedimento cautelativo e né messe in atto le procedure
previste in questi casi. Infatti, nonostante
la causa della contaminazione continuasse
a rimanere del tutto ignota e, quindi,
potenzialmente ancora incombente, non è
stato emesso alcun ordine di servizio volto
a scongiurare con immediatezza l’ulteriore
rischio di indebita esposizione o eventuali
successive contaminazioni per inalazione
del personale operante presso l’impianto
plutonio;
il 5 ottobre 2006, presso il Centro di
Ricerche Enea, si è svolto, dopo ripetute
insistenze da parte dei lavoratori e delle
lavoratrici, un incontro tra le rappresentanze locali delle OOSS, l’RSU, l’RLS, una
rappresentanza autonoma dei dipendenti
ENEA, la direzione di Centro dell’ENEA
Casaccia e la Sogin, per chiarire le portata
e le circostanze riguardanti la notizia, fino
a quel momento mai ufficialmente ammessa, dell’avvenuta contaminazione di 7
lavoratori impiegati presso l’impianto plutonio del suddetto centro. Nell’occasione,
Sogin ha escluso che si sarebbe trattato di
un incidente ma ha ammesso la contaminazione di 7 lavoratori, dichiarando che si
sarebbe trattato di una dose inferiore al
valore massimo annuo; dimenticando però
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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DICEMBRE
2006
di dire che, come riportato nel decretolegge n. 230 del 1995 e nello stesso regolamento di esercizio dell’impianto plutonio, il gestore (definito dalla legge, « esercente ») ed il direttore tecnico di un qualsiasi impianto nucleare, hanno l’obbligo di
garantire la sicurezza dei lavoratori nell’ambiente di lavoro e durante lo svolgimento delle attività, attraverso l’attuazione
di tutti i provvedimenti e le azioni previsti
dalle norme, (rispetto delle disposizioni di
legge in materia nucleare e convenzionale,
del regolamento di esercizio dell’impianto
e delle prescrizioni tecniche, esecuzione
delle prove periodiche, attuazione dei programmi di sorveglianza fisica e medica
della radioprotezione, esecuzione delle
analisi di sicurezza preliminarmente all’avvio di ogni attività), al fine di scongiurare qualsiasi dose indebita ai lavoratori
medesimi;
nonostante le rimostranze presentate
in tale incontro si è continuato a non
convocare il collegio dei delegati alla sicurezza dell’impianto plutonio, del quale,
data la circostanza della contaminazione
e, quindi, del verificarsi di « un evento
anomalo », avrebbe dovuto farvi parte anche un esperto dell’APAT. Tale organismo
in realtà avrebbe dovuto essere convocato
già prima dell’avvio dell’attività di bonifica
delle scatole a guanti, data l’intrinseca
criticità dell’operazione;
tali lavori infatti, come purtroppo
dimostra l’avvenuta contaminazione dei 7
lavoratori, pur se previsti come attività di
normale esercizio dell’impianto plutonio,
in realtà, a causa della vestusità dello
stesso impianto e delle scatole a guanti,
nonché della scarsa esperienza del personale, avrebbe dovuto cautelativamente
prefigurarsi, per ragioni di semplice e
consapevole buonsenso, come attività
straordinaria e, quindi giustificare anche
la convocazione preliminare del collegio
dei delegati alla sicurezza (attraverso il
quale, come peraltro è prassi consolidata
a livello europeo, APAT sarebbe stata
messa al corrente), allo scopo di acquisire
le necessarie ed ulteriori raccomandazioni
per attuare correttamente la bonifica,
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
nonché le misure di salvaguardia per gli
aspetti di sicurezza e di radioprotezione;
va inoltre sottolineato, a sostegno
della tesi del grave deficit gestionale dell’impianto plutonio da parte della Sogin,
che l’attività di bonifica, contrariamente a
quanto disposto dalle norme e dai regolamenti, è stata avviata senza aver prima
effettuato un’accurata analisi di sicurezza
dell’evento anomalo di riferimento e,
quindi, senza neanche aver cautelativamente predisposto le necessarie misure
per fronteggiarlo;
la Sogin, (Società di Gestione Impianti Nucleari SpA), è stata istituita il 1o
novembre 1999, con decreto legislativo
n. 79 del 1999, il ministero del tesoro è
l’unico azionista, mentre, indirizzi strategici ed oneri economici sono di competenza, rispettivamente, del MICA e dell’Autorità per l’Energia (AEEG);
a seguito dell’OPCM n. 3267 del
marzo 2003, Sogin è subentrata nella gestione degli impianti ENEA del ciclo del
combustibile nucleare dei centri di Saluggia, Trisaia e Casaccia;
in quanto società del gruppo ENEL,
Sogin, vanta un’esperienza operativa ed un
know-how limitati alla sola gestione « industriale » delle centrali elettronucleari dismesse, quindi, a giudizio dell’interrogante
non adatti alle problematiche inerenti al
mantenimento in sicurezza e alle attività
tipiche degli impianti ex-ENEA del ciclo
del combustibile nucleare, i quali, per loro
stessa natura, sono impianti pilota con
caratteristiche e problematiche del tutto
specifiche e particolari, compresa la natura stessa dei radionuclidi;
soprattutto a partire dal 2003, successivamente all’OPCM n. 3267, con la
quale fu proclamato lo stato di emergenza
per la sicurezza nucleare, la Sogin, indicata come « soggetto attuatore », nonostante operasse in completo regime di
monopolio e di deregulation, ha ugualmente più volte disatteso il raggiungimento
degli obiettivi previsti dai programmi di
attività che essa stessa aveva sottoposto
Camera dei Deputati
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all’accettazione da parte dell’Autorità per
l’Energia per riceverne i relativi finanziamenti –:
se i Ministri siano a conoscenza di
tali eventi e se abbiano avviato, attraverso
l’APAT, un puntuale ed approfondito monitoraggio circa la rispondenza alle vigenti
leggi, norme, regolamenti e prescrizioni,
delle modalità di gestione dell’impianto
plutonio nel suo complesso, con particolare riferimento ai criteri adottati, nell’attuazione delle attività di D&S (Disattivazione e Smantellamento), come la bonifica,
nella gestione dei rifiuti radioattivi prodotti, allo stato di efficienza dei sistemi
rilevanti ai fini della sicurezza ed alla
reale rispondenza del loro funzionamento
alle prescrizioni tecniche, nonché, all’accertamento del richiesto livello di qualifica
e di addestramento del personale assegnato all’impianto;
se i Ministri, in ordine all’evento del
30 ottobre 2006, abbiano riscontrato attraverso l’APAT, la rispondenza o meno,
rispetto agli elaborati di progetto, dei collegamenti dei circuiti elettrici e degli apparati elettronici (centraline e quadri) dei
sistemi di ventilazione e del sistema di
estinzione incendio, ed, inoltre, se siano
state accertate le corrette modalità di
intervento in caso di allarme incendio
delle serrande di mandata e di aspirazione
del magazzino n. 9 dell’impianto plutonio;
se i Ministri abbiano verificato che
nello svolgimento delle attività di manutenzione straordinaria riguardanti gli apparati dei sistemi di sicurezza, autorizzate
dalla direzione dell’impianto ed eseguite
da ditte esterne, la predisposizione delle
specifiche tecniche allegate al relativo contratto, la definizione dei criteri di collaudo
e di accettazione, nonché, l’affidamento
della responsabilità della verifica in corso
d’opera dei lavori in oggetto, siano state
assegnate a personale interno all’impianto
plutonio di dimostrata competenza ed
esperienza e quali esiti detti adempimenti
formali avrebbero fornito;
se i Ministri abbiano verificato i criteri adottati da Sogin per l’assegnazione
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
dei lavori di manutenzione straordinaria
del quadro elettrico che alimenta il sistema di ventilazione dell’impianto plutonio, nonché, se abbia proceduto ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge
della suddetta medesima ditta;
se i Ministri, in ordine allo svolgimento delle attività poste in essere dalla
direzione dell’impianto, con particolare riferimento all’avvio dell’operazione di bonifica delle scatole a guanti obsolete, abbiano accertato la reale sussistenza delle
ragioni che avrebbero indotto la suddetta
direzione nel mese di marzo 2006 a ravvisarne la priorità di attuazione, visto che
la bonifica è stata avviata senza tuttavia
dare alcun seguito all’intero processo di
smantellamento delle scatole a guanti di
cui essa è parte integrante, e se, in ogni
caso, siano state assicurate tutte le previste
garanzie a tutela dell’ambiente di lavoro e
dei lavoratori (anche attraverso il formale
coinvolgimento della APAT), nonché, predisposte le necessarie condizioni per una
corretta attuazione del principio della
buona regola;
se i Ministri, in riferimento ad entrambi gli eventi riportati in premessa,
abbiano accertato attraverso l’APAT eventuali violazioni o inadempienze, in ordine
agli obblighi previsti dalle leggi, dalle
norme, dai regolamenti e dalle prescrizioni, riconducibili a precise e dirette
responsabilità dell’esercente di Sogin del
sito Casaccia, del direttore dell’impianto
plutonio, dell’esperto qualificato e del medico autorizzato;
se i Ministri, visto quello che l’interrogante giudica un insolito ed allarmante
susseguirsi di eventi incontrollati verificatisi negli ultimi mesi, considerata anche la
presenza a poche centinaia di metri in
linea d’aria dall’impianto plutonio del
plesso scolastico di Osteria Nuova (Roma),
e constatato – secondo l’interrogante –
l’evidente deficit nella gestione in sicurezza dello stesso impianto plutonio da
parte di Sogin, abbiano provveduto ad
intraprendere le necessarie azioni e ad
adottare i dovuti provvedimenti nei con-
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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fronti della Sogin e, in particolare, della
direzione impianti della stessa, allo scopo
di assicurare una gestione del suddetto
impianto maggiormente competente e responsabile e, quindi, completamente rispondente ai requisiti di sicurezza previsti
dalla legge ed attesi dai lavoratori e dalla
popolazione circostante il Centro della
Casaccia.
(4-01864)
ULIVI e MIGLIORI. — Al Ministro dello
sviluppo economico, al Ministro del lavoro
e della previdenza sociale. — Per sapere –
premesso che:
la Camera di Commercio di Pistoia
ha deliberato la chiusura dell’azienda speciale denominata COSP;
lo stesso Ente, in base all’articolo
2112 del codice civile, ha assorbito tutte le
funzioni della suddetta azienda speciale,
compresi gli obblighi verso i dipendenti
della stessa;
a tali lavoratori viene applicato il
contratto dei dipendenti camerali, pur in
assenza di assunzione per pubblico concorso, con mansioni e posizione retributiva
in linea col cessato contratto privato;
la rappresentanza sindacale è stata
esclusa, eludendo i suoi diritti, dalla corretta informazione, consultazione e concertazione (al fine di tutelare i lavoratori);
pare ormai prassi diffusa, da parte
delle camere di commercio, quella di chiudere le proprie aziende private, soggette a
contrattazione privata, inserendo nei ruoli
il personale che è cosı̀ reso pubblico;
questa mancanza dei dovuti controlli
lede i diritti di quei lavoratori che da anni
svolgono la loro attività, dopo regolare
assunzione per concorso pubblico, che
potrebbero veder limitate le loro legittime
aspettative da parte di nuovi colleghi non
in possesso degli stessi titoli –:
quale sia il parere dei Ministri interrogati su quanto premesso;
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
quali iniziative si intendano
tutela dei lavoratori e a garanzia
delle associazioni sindacali di
interessate.
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attivare a
dei diritti
categoria
(4-01865)
Camera dei Deputati
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Interrogazioni a risposta immediata:
tanese, anche nella più generale considerazione che una vicenda di questa portata
non possa essere strettamente ricondotta,
qualora non sussistessero appropriatamente le condizioni tecnico-scientifiche
sopra evidenziate, alle decisioni esclusive
dell’Enac nei suoi diversi livelli di responsabilità, senza che insista una più ampia
autorevole e partecipata platea che concorra a tali effetti decisionali, vedendo
interessati anche gli enti territoriali;
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e
REINA. — Al Ministro dei trasporti. — Per
sapere – premesso che:
non di meno, qualora dovessero insistere tutti gli elementi scientifici di gravità della situazione e di pericolosità per la
pubblica incolumità –:
*
*
*
TRASPORTI
l’ossessivo perdurare della chiusura
altalenante dell’aeroporto di Catania-Fontanarossa, determinato dalla preoccupazione che deriva dalla presenza in atmosfera di un fascio di polveri laviche eruttate dall’Etna, procura, come purtroppo è
già avvenuto nel passato, insostenibili disagi a tutta l’utenza, arreca consistenti
danni a carico di tutti i settori cointeressati dell’economia locale e, inevitabilmente, frena considerevolmente il flusso
turistico da e per l’isola e ciò in un
periodo estremamente importante quale
quello attuale, che prelude alle festività
natalizie;
se a ciò si aggiunge che l’approdo
aereo di Catania costituisce il naturale
riferimento per quasi i due terzi dell’intero movimento aereo turistico e commerciale che investe tutta la Sicilia, il panorama che si manifesta è drammaticamente
preoccupante per l’ulteriore aggravarsi
delle già diffuse condizioni di crisi economica in cui versa la stessa regione;
in un’interrogazione che è stata avanzata al Ministro interrogato, sono state
evidenziate le sopra descritte difficoltà, ma
allo stesso tempo è stato espressamente
richiesto di conoscere, in termini compiuti,
sulla base di quali effettivi e comprovati
elementi scientifici (ovvero indagini e sperimentazioni eseguite con appropriati sistemi operativi e secondo precisi protocolli
scientifici) si è ritenuto di decidere questo
sistema di chiusura dell’aerostazione ca-
se non ritenga che sia il caso di
trasferire, con tutta l’urgenza che il caso
richiede e per il periodo inevitabilmente
occorrente, nella base aerea militare di
Sigonella quella parte di traffico aereo che
viene interdetta all’aerostazione di Fontanarossa, considerato che ciò è avvenuto in
occasione della precedente eruzione di
polveri vulcaniche da parte dell’Etna, e
quali strategie si intendano attuare per
eliminare del tutto ovvero ridurre all’estremo le condizioni di difficoltà di
agibilità dell’aerostazione di Catania-Fontanarossa, tenuto conto che si tratta di
uno scalo aeroportuale strategicamente assai rilevante nell’intera rete italiana ed
europea, nel presupposto che in avvenire
possano determinarsi nuovamente simili
avversità.
(3-00456)
AFFRONTI. — Al Ministro dei trasporti.
— Per sapere – premesso che:
nell’ultimo anno, come certificato
dalla Corte dei conti, si è verificato un
aumento, secondo l’interrogante, esorbitante delle spese per la comunicazione e il
marketing delle Ferrovie dello Stato, a
fronte di un’immagine trasmessa dagli organi di stampa di un’azienda esempio di
inefficienza e, come emerso in Commissione trasporti , poste e telecomunicazioni,
quasi al collasso;
questo nel momento in cui, senza
alcuna preventiva comunicazione al-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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Camera dei Deputati
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AI RESOCONTI
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l’utenza e senza alcuna concertazione e
informazione alle istituzioni (regioni, province e comuni), che vengono chiamate in
causa solo per le richieste di sovvenzionamenti, si è provveduto a modificare
talune tratte, tagliando intere zone del
Nord-Ovest dal percorso Eurostar diretto
con Bologna, Firenze e Roma, senza apparenti vantaggi economici per l’azienda;
risulterebbe
all’interrogante
che,
inoltre, la Mazzoni Ambiente avrebbe sforato la percentuale di lavori cui potersi
avvalere in affidamento di subappalto, andando ben oltre la soglia del 15 per cento
del valore annuo del lotto per ciascun
anno di validità del contratto, cosı̀ come
fissata nello stesso bando di gara di cui è
stata vincitrice (n. 2005/S 88-085645);
le province del Nord-Ovest (Torino,
Asti, Alessandria, Pavia e Piacenza), che
hanno protestato per le ingiustificate decisioni, chiedono una comunicazione più
puntuale e la sospensione dei provvedimenti più penalizzanti che dovrebbero
entrare in vigore nei prossimi giorni;
nella situazione cosı̀ descritta la Mazzoni Ambiente andrebbe a risparmiare sul
costo del personale, vedendosi altrimenti
obbligata a procedere ad assunzioni, e la
Coop C.P.S. si trova, di fatto, a monopolizzare il mercato del lavoro e della mano
d’opera;
Trenitalia, che è un’azienda che
svolge servizio pubblico, secondo l’interrogante, sta provocando nocumento, con
decisioni non giustificate, allo sviluppo
economico di una zona molto importante
per il nostro Paese, che necessita di
collegamenti anche ferroviari rapidi ed
efficienti –:
altresı̀ è dato certo la grave insoddisfazione degli utenti del trasporto ferroviario delle Marche, connessa anche e
soprattutto al livello di pulizia ed igiene
delle carrozze, servizio di cui la Mazzoni
Ambiente è assegnataria –:
quali siano i motivi che hanno determinato un aumento esorbitante delle
spese per la comunicazione e il marketing
delle Ferrovie dello Stato e quali iniziative
il Ministro interrogato intenda adottare
nei confronti di Trenitalia riguardo alle
decisioni assunte ed esposte nella presente
interrogazione.
(3-00461)
Interrogazione a risposta orale:
CICCIOLI. — Al Ministro dei trasporti.
— Per sapere – premesso che:
la Mazzoni Ambiente risulta appaltatrice dei servizi di pulizia del trasporto
ferroviario per la zona del Centro-Nord,
che comprende quindi anche la Regione
Marche;
nell’espletamento del servizio si avvale quale subappaltatrice della Coop
C.P.S. di Ancona, utilizzando inoltre mano
d’opera fornita dalla stessa nello svolgimento delle mansioni/servizi di cui è appaltatrice;
se quanto esporto corrisponda al
vero e, in caso affermativo se non si ravvisi
una palese violazione della normativa vigente;
se non ritenga urgente provvedere ad
una verifica volta ad accertare il mantenimento dei requisiti richiesti dalla gara
d’appalto, comportando, secondo l’interrogante se confermato quanto esplicitato in
premessa, una gravissima alterazione delle
regole di assegnazione;
come intenda intervenire qualora risultasse confermato quanto illustrato in
premessa.
(3-00448)
Interrogazione a risposta immediata in
Commissione:
IX Commissione:
UGGÈ e SANZA. — Al Ministro dei
trasporti. — Per sapere – premesso che:
il personale delle motorizzazioni,
causa gravi e ingiustificate inadempienze
del ministero competente, è costretto, oltre
che ad operare senza ricevere il paga-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
mento delle spettanze dovute, a sostenere
di tasca propria i costi delle trasferte e
degli spostamenti;
il ministero percepisce anticipatamente dagli utenti privati i compensi per
i servizi richiesti;
il personale addetto, fino ad oggi
dimostrando un elevato senso di responsabilità ha continuato ad operare, anche
per garantire attraverso i controlli sugli
automezzi il mantenimento dei parametri
di sicurezza, ha deciso, d’intesa con le
organizzazioni sindacali, di dar corso ad
iniziative di mobilitazione che sfoceranno
in azioni sindacali a breve –:
se intenda intervenire al fine di sanare una vergognosa situazione che rischia
di scaricare su incolpevoli utenti e operatori economici conseguenze negative sia
per le attività di impresa che sugli aspetti
connessi alla sicurezza.
(5-00472)
Interrogazione a risposta in Commissione:
NESPOLI. — Al Ministro dei trasporti.
— Per sapere – premesso che:
i carabinieri dei Nas e i tecnici
dell’Arpa hanno ritrovato, come riportato
da alcuni organi di stampa, su alcune
carrozze di treni a Novara il batterio
della legionella che provoca malattie respiratorie;
l’assessore ai Trasporti della Regione
Piemonte, Daniele Borioli ha dichiarato:
« Siamo pronti a costituirci parte civile e
parte lesa nella vicenda. Abbiamo richiesto immediatamente approfondimenti agli
uffici dell’Arpa e alle Ferrovie per capire
a che livello di gravità è la situazione e
a chi vanno imputate le responsabilità.
Paghiamo ogni anno 170 milioni di euro
per garantire ai nostri cittadini un servizio di trasporto ferroviario decente:
purtroppo l’obiettivo è arduo e ogni
giorno ci scontriamo con servizi inefficienti, treni sporchi e in ritardo. Dovessimo accertare ora che i pendolari, oltre
a dover subire quotidiani disagi a causa
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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dell’abbandono in cui per anni sono state
lasciate le Ferrovie dello Stato, rischiano
anche sul fronte della salute, sarebbe
davvero intollerabile. Oltretutto il problema riguarderebbe non solo i viaggiatori, ma anche il personale Fs »;
le gare di appalto per la pulizia dei
treni, che valgono circa 170 milioni di
euro, sono state vinti di fatto da un unico
concorrente, Mazzoni Ambiente, che si è
aggiudicata 10 lotti su 17, che di fatto
impone il suo monopolio;
a giudizio dell’interrogante certamente sorgono dubbi sulle modalità e sulla
trasparenza delle gare, ma tra cimici e
legionella, anche perché, in presenza di
una crisi finanziaria delle FS senza precedenti, sono stati anticipati alla Mazzoni
Ambiente 17,3 milioni di euro da rimborsare in 15 rate mensili senza interesse, la
stessa ditta che da sempre provvede alla
pulizia dei treni in quasi tutta l’Italia
Settentrionale, anche tramite subappalti
ad imprese diverse denominazioni e che
sono di fatto delle vere e proprie scatole
cinesi facente capo alle imprese vincitrici
della gara al fine di baipassare l’applicazione del CCNL delle Attività Ferroviarie
richiesto dal bando di gara –:
se non ritenga di accertare i fatti per
tutelare la salute dei viaggiatori;
cosa si intenda fare affinché sia assicurata una pulizia dei treni degna di un
paese civile;
quali azioni mettano in campo le FS
per vigilare, sulla reale pulizia e decoro
dei treni, sulla reale occorrenza del personale necessario ad espletare le pulizie
richieste, sulla reale applicazione del
CCNL delle Attività Ferroviarie a tutti i
lavoratori del settore pulizie ferroviarie
occupati direttamente o tramite imprese
subalpaltatrici;
se rientri nelle competenze delle FS
l’erogazione di prestiti a terzi, per giunta
con rimborso senza interessi.
(5-00477)
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Interrogazioni a risposta scritta:
PELLEGRINO. — Al Ministro dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il nuovo orario ferroviario di Trenitalia, in vigore dal prossimo 10 dicembre,
nell’ambito delle variazioni dell’offerta
commerciale decise dall’Azienda, comporta la limitazione fino a Roma della
tratta di percorrenza del treno 368/369,
che attualmente copre la linea ferroviaria
Napoli-Nizza-Napoli;
la città di Napoli è fortemente penalizzata dalla mancanza di treni internazionali e di fatti oltre il treno anzidetto
368/369 di cui è prevista l’imminente limitazione, ne esiste soltanto un altro, il
286/287 che copre la tratta ferroviaria
Napoli-Munchen-Napoli;
la città di Napoli costituisce il principale punto di collegamento tra il Sud ed
il Nord del Paese e con i paesi europei;
la vocazione turistica delle due città
collegate, Napoli e Roma, va incrementata
e non mortificata, e nel caso di specie, con
la limitazione del treno 368/369 per Nizza
solo fino a Roma è quanto si verificherebbe;
la limitazione della predetta tratta,
con riferimento alla città di Napoli,
avrebbe fortissime ripercussioni sui livelli
occupazionali: si determinerebbe infatti un
esubero del 50 per cento del personale
della Wasteels International, soprattutto di
quello viaggiante, addetto al servizio di
accoglienza notte nonché di quello impiegato per le pulizie e del 15 per cento della
forza lavoro complessiva dell’azienda;
a giudizio dell’interrogante la contrazione dell’offerta commerciale di Trenitalia coglie l’unico obiettivo di un beneficio
interno della Società ma causa problemi ai
lavoratori dell’indotto, ai lavoratori pendolari che usufruiscono giornalmente della
tratta Napoli-Roma, alla città di Napoli
dal punto di vista commerciale, turistico,
oltre che in termini di visibilità internazionale, in netto contrasto con la linea
politico-programmatica del Governo e
Camera dei Deputati
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delle Amministrazioni locali, tese ad un
rilancio del capoluogo del Mezzogiorno –:
quali iniziative intenda intraprendere
affinché sia evitato il verificarsi della limitazione (a Roma), della tratta di percorrenza del treno 368/369 dell’attuale
linea ferroviaria Napoli-Nizza-Napoli con
l’entrata in vigore dei nuovo orario ferroviario al
prossimo 10 dicembre 2006,
deciso da Trenitalia, anche e soprattutto in
relazione alle considerevoli ripercussioni
che l’evento avrebbe sull’occupazione del
personale della Wasteels International.
(4-01849)
CATANOSO. — Al Ministro dei trasporti.
— Per sapere – premesso che:
dalla scorsa settimana il vulcano
Etna ha ripreso la sua attività eruttiva ed
una nube vulcanica lunga decine di miglia
nautiche sta coprendo un vasto territorio
della Sicilia orientale;
non è la prima volta che l’attività
eruttiva dell’Etna causa questo fenomeno
della nube di cenere e materiale vulcanico,
già verso la fine del 2002 una nube
vulcanica più intensa interessò l’area e
causò la chiusura dell’aeroporto di Catania
per più settimane;
anche questo fine settimana lo scalo
etneo è stato chiuso per motivi di sicurezza a causa della presenza di ceneri
vulcaniche nei cieli della Sicilia orientale e
soprattutto nelle ore notturne in quanto
non essendo disponibili strumentazioni
adeguate, non è possibile effettuare delle
osservazioni visive idonee a valutare, tipo,
quota e direzione della nube vulcanica;
dal fenomeno di 4 anni fa nulla è
cambiato nelle procedure operative e le
infrastrutture di emergenza e di sicurezza
sono rimaste quelle del 2002; da aggiungere che pur essendo state messe a punto
delle procedure cosiddette contingency dagli enti preposti le stesse in questi giorni
non sono state adottate;
dal 2002, e nonostante le promesse
fatte, l’aeroporto di Catania non è ancora
Atti Parlamentari
—
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
dotato di una stazione meteo attrezzata a
riconoscere la nube di cenere vulcanica sia
nelle ore notturne che nei giorni di scarsa
visibilità e copertura nuvolosa al di sotto
della quota del cratere, in modo che la
stessa sia in grado di fornire agli equipaggi
informazioni più dettagliate sulla presenza,
intensità, esposizione della nube vulcanica;
non sono stati stabiliti ancora dei
criteri tecnici definiti ma ci si affida a
valutazioni empiriche che spesso sono approssimative ed ovviamente restrittive con
forti e gravi penalizzazioni al traffico
aereo di Catania;
come riportano l’agenzia di stampa
Avionews e il quotidiano locale La Sicilia,
il capo della Protezione civile nazionale
Guido Bertolaso avrebbe dichiarato che la
combinazione di due speciali radar saranno installati prima della prossima
estate nell’aeroporto di Catania. Questi
radar dovrebbero, sempre secondo quanto
dichiarato dal capo della Protezione Civile,
permettere di controllare con certezza
l’emissione di cenere anche di notte e/o
con condizioni meteo avverse –:
chi sarà il soggetto istituzionale a
dover gestire l’eventuale servizio di sorveglianza sulle attività eruttive, nella fattispecie se tale servizio sarà affidato a personale dell’Aeronautica militare italiana, a
personale Enav o a personale della stessa
protezione civile;
visto che, a quanto dichiara il capo
della Protezione civile Bertolaso, entro
l’inizio della prossima stagione estiva tali
radar saranno operativi, se saranno, avviati i corsi di aggiornamento del personale che dovrà utilizzare tali sistemi –:
se esista già uno studio per l’installazione dei radar preannunciati e se siano
in corso coordinamenti con i vari enti
preposti per la definizione di un programma di implementazione tecnologica
dello scalo attesa da anni anche a fronte
delle considerevoli e ripetute condizioni di
disagio dello scalo catanese.
(4-01862)
*
*
*
Camera dei Deputati
—
—
SEDUTA DEL
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UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta immediata:
DE SIMONE. — Al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
le formule organizzative che molte
università italiane stanno adottando nell’erogazione dei corsi abilitanti ex legge
n. 143 del 2004 (decreto ministeriale
n. 85/del 2005) violano – secondo l’interrogante – la normativa di riferimento per
quanto riguarda i tempi;
il rispetto dei tempi è fondamentale
per non compromettere un futuro lavorativo di tutti i corsisti ex decreto ministeriale n. 85 del 2005;
infatti, la legge n. 143 del 2004 impone l’aggiornamento biennale delle graduatorie permanenti e l’inclusione con riserva nelle medesime; la riserva non dà
alcun diritto di accedere alle supplenze annuali conferite dai centri servizi amministrativi e tanto meno dà diritto a concorrere
al ruolo, dato che le graduatorie permanenti si aggiorneranno nel 2007 (maggio);
risulta fondamentale poter sciogliere
la riserva contestualmente, al fine di non
compromettere ogni speranza lavorativa
futura;
la sintesi dei bandi che, secondo
l’interrogante, violano la normativa, relativamente ai tempi, è la seguente:
a) primaria (corsi articolo 2,
comma 1, lettera c/bis, della legge n. 143
del 2004): a.1) Emilia Romagna: termine
aprile 2008; a.2) Liguria: termine settembre 2007; a.3) Lombardia: termine giugno
2008; a.4) Marche. termine aprile 2008;
a.5) Veneto: termine luglio 2008; Sardegna
(Sassari non attivato nessun corso);
b) secondaria (corsi articolo 2,
comma 1-ter della legge n. 143 del 2004):
b.1) Lombardia: sessione invernale 2006/07;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
—
—
ALLEGATO
B
2749
AI RESOCONTI
b.2) Marche: termine febbraio 2008; b.3)
Molise: marzo 2008; b.4) Toscana: dicembre
2007; b.5) Veneto: novembre 2007 –:
se sia a conoscenza del fatto che le
università non hanno rispettato i tempi
dettati dalla normativa (decreto ministeriale n. 85 del 2005) e quali iniziative
intenda intraprendere per far sı̀ che i corsi
abbiano fine entro e non oltre maggio
2007 su tutto il territorio nazionale, al fine
di poter sciogliere la riserva in tempo utile
per accedere alle supplenze annuali fin
dall’anno scolastico 2007-2008. (3-00463)
Interrogazione a risposta scritta:
PORFIDIA. — Al Ministro dell’università
e della ricerca. — Per sapere – premesso
che:
migliaia di studenti iscritti presso le
facoltà d’ingegneria italiane e che conseguiranno la laurea secondo l’ordinamento
previgente alla riforma universitaria (ante
decreto ministeriale 509/1999) e tutti quei
laureati che non sosterranno l’esame di
Stato prima della scadenza del periodo
transitorio dettato dalla legge n. 170
dell’11 luglio 2003 (conversione in legge
del decreto-legge n. 105 del 9 maggio
2003) rischiano di subire una inaccettabile
discriminazione, vedendo vanificati e deprezzati anni di studi e sacrifici, qualora
non venisse prevista una misura che li
tuteli in ottemperanza alla scelta fatta
inizialmente in merito alla propria carriera universitaria;
a giudizio dell’interrogante, tale situazione lascerebbe prefigurare una palese
violazione al diritto all’equità del trattamento, più volte richiamato come fondamento della azione legislativa ed amministrativa del nostro ordinamento;
con il decreto legge n. 107 del 2002
convertito in legge dalla legge n. 173 del
2002, laddove durante l’iter parlamentare
era stata riconosciuta la necessità di garantire a tutti coloro che si sono laureati
e che si devono laureare con il vecchio
ordinamento il diritto di svolgere il rela-
Camera dei Deputati
—
—
SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
tivo esame di Stato secondo l’ordinamento
previgente al decreto del Presidente della
Repubblica n. 328 del 2001, il periodo
transitorio è stato inspiegabilmente prorogato solo a tutto il 2003;
successivamente, con il decreto-legge
n. 105 del 2003 convertito in legge dalla
legge n. 170 del 2003, è stato esteso il suddetto periodo transitorio fino a tutto il 2006;
al 31 gennaio 2006, secondo i dati
forniti dal MIUR-URST « Ufficio Statistica », vi sono ancora ben 33.377 iscritti al
Corso di laurea quinquennale in ingegneria secondo l’ordinamento previgente alla
riforma universitaria;
appare pertanto evidentemente improbabile che tutti concludano il loro percorso di studi entro il 31 dicembre 2006;
l’eventuale estensione dell’obbligo di
sostenere il tirocinio di un anno per poter
accedere alla prova di abilitazione alla
professione anche agli studenti e ai laureati in ingegneria secondo le modalità di
cui al vecchio ordinamento sarebbe una
clamorosa ingiustizia –:
se non ritenga opportuno adottare
iniziative normative volte ad estendere nel
tempo e a tutti gli studenti che conseguiranno una laurea in ingegneria secondo la
previgente riforma universitaria (ex decreto ministeriale 509/1999), la possibilità
di sostenere l’esame di Stato secondo l’ordinamento previgente al decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001,
superato il quale sia garantito l’accesso,
simultaneo e non ulteriormente condizionato, a tutti i settori in cui è stato diviso
l’albo professionale.
(4-01850)
Apposizione di una firma
ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Antonio
Pepe n. 7-00013, pubblicata nell’allegato B
ai resoconti della seduta del 29 giugno
2006, deve intendersi sottoscritta anche
dal deputato Gioacchino Alfano.
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
2750
Camera dei Deputati
—
AI RESOCONTI
—
SEDUTA DEL
5
DICEMBRE
2006
Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.
interrogazione a risposta in Commissione Fluvi n. 5-00413 del 27 novembre
2006;
I seguenti documenti sono stati ritirati
dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Fluvi n. 5-00415 del 27 novembre
2006;
interrogazione a risposta scritta Satta
n. 4-01223 del 10 ottobre 2006;
interrogazione a risposta scritta Satta
n. 4-01818 del 30 novembre 2006.
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