Intero - La Camera dei Deputati

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Intero - La Camera dei Deputati
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
7921
AI RESOCONTI
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
18
SETTEMBRE
206.
2007
Allegato B
ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
INDICE
PAG.
ATTI DI INDIRIZZO:
PAG.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Foti ............................................
Risoluzioni in Commissione:
XIII Commissione:
5-01461
Comunicazioni.
Marinello ..................................
7-00272
7923
Misuraca ...................................
7-00273
7924
Interrogazione a risposta immediata:
Lion ...........................................
7-00274
7925
Crapolicchio .............................
3-01228
ATTI DI CONTROLLO:
Economia e finanze.
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Interrogazioni a risposta immediata:
Interrogazione a risposta scritta:
Burgio .......................................
7932
4-04836
7927
Affari esteri.
7933
Buontempo ...............................
3-01221
7935
Maroni ......................................
3-01222
7937
Leone ........................................
3-01233
7938
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
Interpellanza urgente
VI Commissione:
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Salerno ......................................
5-01448
Tolotti .......................................
5-01449
7939
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Conte Gianfranco ....................
5-01450
7940
Interpellanze urgenti
Leo ............................................
5-01451
7940
3-01235
7941
Venier .......................................
2-00722
7928
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Capotosti ...................................
2-00725
7930
Migliore .....................................
2-00727
7931
Boato .........................................
2-00728
7931
7938
Giustizia.
Interrogazione a risposta orale:
Frias ..........................................
N.B. Questo allegato, oltre gli atti di controllo e di indirizzo presentati nel corso della seduta, reca anche
le risposte scritte alle interrogazioni presentate alla Presidenza.
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
18
SETTEMBRE
2007
PAG.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Lussana ..................................... 5-01446
7942
Infrastrutture.
PAG.
Sasso ......................................... 3-01224
Razzi ......................................... 3-01225
Fronter ..................................... 3-01226
7959
7959
7960
Interrogazioni a risposta scritta:
Interpellanze urgenti
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Sgobio .......................................
4-04828
Galletti ......................................
7942
Foti ............................................
4-04833
7961
7943
Turco ........................................
4-04835
7962
Fabris ........................................
2-00724
2-00730
Riforme e innovazioni nella pubblica amministra-
Interrogazione a risposta in Commissione:
Adenti .......................................
5-01445
7945
zione.
Interrogazione a risposta immediata:
Interrogazioni a risposta scritta:
Realacci ....................................
4-04827
7946
Foti ............................................
4-04831
7946
Contento ...................................
4-04834
7946
La Russa ..................................
3-01234
7964
4-04825
7965
Interrogazione a risposta scritta:
Holzmann .................................
Interno.
Salute.
Interpellanza urgente
Interrogazione a risposta in Commissione:
Poretti .......................................
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Romano ....................................
7961
2-00723
7947
7965
4-04826
7966
Interrogazione a risposta scritta:
Longhi .......................................
Interrogazioni a risposta immediata:
5-01447
Morrone ....................................
3-01230
7948
Solidarietà sociale.
Duranti .....................................
3-01231
7948
Interrogazione a risposta immediata:
Volontè ......................................
3-01232
7949
Poretti .......................................
Alessandri .................................
4-04830
7950
Contento ...................................
4-04832
7950
Alessandri .................................
4-04837
7951
Interrogazioni a risposta scritta:
3-01227
7967
Trasporti.
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
Gibelli .......................................
5-01452
7968
Lavoro e previdenza sociale.
Moffa .........................................
5-01453
7969
Interrogazione a risposta immediata:
Ricci Mario ..............................
5-01454
7970
Piazza Camillo .........................
Barbi .........................................
5-01455
7970
Pedrini ......................................
5-01456
7971
3-01229
7951
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
Università e ricerca.
Motta .........................................
5-01457
7952
Interpellanza urgente
Burgio .......................................
5-01458
7954
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Baldelli ......................................
5-01459
7955
Marinello ..................................
Compagnon ..............................
5-01460
7955
4-04829
7956
Interrogazione a risposta scritta:
Foti ............................................
Politiche per la famiglia.
2-00729
7972
Apposizione di una firma ad una mozione
7974
Apposizione di una firma ad una interpellanza ...........................................................
7974
Pubblicazione di un testo riformulato .....
7974
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
Pini ............................................
2-00726
7956
Pubblica istruzione.
Mozione:
Barbi .........................................
1-00219
7974
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo
7975
Interrogazioni a risposta immediata:
Barani .......................................
3-01223
7958
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ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
l’ultimo sondaggio Eurobarometro
realizzato per conto della Commissione
europea evidenzia un elevato livello di
fiducia dei consumatori italiani nei confronti dei prodotti biotecnologici e della
ricerca in campo sulle biotecnologie agricole;
dalla tabella 1 a pagina 13 del
rapporto si evince che dopo un triennio di
crisi di fiducia degli italiani verso le biotecnologie agroalimentari (con una discesa
della fiducia dal 54 al 21 per cento tra il
1996 ed il 1999) la percezione pubblica
delle biotecnologie è risalita al 65 per
cento ossia al valore del 1993, prima che
il primo OGM fosse commercializzato;
tale trend positivo accomuna tutta
l’Europa e nessun Paese europeo ha diminuito la percezione di fiducia nelle
biotecnologie nel triennio 2002-2005;
nella Tabella 3 a pagina 21 del
rapporto di Eurobarometro il 54 per cento
degli italiani non sono contrari al cibo
derivante da piante biotecnologiche nonostante l’impressionante campagna mediatica per demonizzare questa tecnologia;
tale percentuale raggiunge il 74 per
cento nel Paese europeo che coltiva OGM
da più anni e sulla più estesa superficie,
ossia la Spagna su circa 70.000 ettari;
l’associazione Europea per l’Agricoltura Biologica IFOAM e 23 dei 27 Stati
membri dell’Unione europea hanno chiesto che la soglia massima di commistione
tra prodotti biologici e OGM restasse all’attuale limite dello 0,9 per cento;
bisogna concretamente garantire
un’effettiva libertà di scelta alle imprese
agricole e ai consumatori che chiedono di
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poter competere sui mercati internazionali
con prodotti sicuri per l’ambiente e per la
salute umana ed animale;
è necessario venire incontro alla
richieste dei cittadini in materia di cibi
sicuri e di qualità;
l’obiettivo è quello di valorizzare le
produzioni made in Italy e difenderle dalla
omologazione e dalla delocalizzazione territoriale;
la produzione agricola made in
Italy è tenuta in alta considerazione per
varietà dei prodotti (80 per cento), gusto e
ricchezza dei sapori (80 per cento), qualità
nutrizionale (79 per cento), legame con il
territorio (78 per cento) ed affidabile (74
per cento);
il regolamento (CE) n. 1829/2003
stabilisce inoltre che tutti i mangimi OGM
debbano riportare in etichetta la dicitura
relativa alla presenza di OGM;
tutti i Consorzi di tutela italiani
(Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di Sandaniele,
eccetera) rispettano tale normativa nelle
loro produzioni a marchio DOP ed IGP e
i vari consorzi rispettano altresı̀ le normative europee connesse quali quelle fissate in modo specifico per questo settore
dal regolamento (CE) n. 1830/2003, che
definisce la tracciabilità come la capacità
di rintracciare OGM e prodotti ottenuti da
OGM in tutte le fasi dell’immissione in
commercio attraverso la catena di produzione e di distribuzione;
secondo le norme relative all’emissione deliberata nell’ambiente (direttiva
2001/18/CE e, in precedenza, direttiva 90/
220/CE), 18 OGM in Europa sono stati
finora autorizzati per vari impieghi: per la
coltivazione, l’importazione o la trasformazione, come prodotti per l’alimentazione degli animali e come prodotti per
l’alimentazione umana;
le più importanti Agenzie che si
occupano di salute e sicurezza dei cittadini, come l’EFSA, agenzia europea per la
sicurezza alimentare e l’Organizzazione
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mondiale della Sanità (WHO) oltre all’Unione europea, la FAO, le Nazioni Unite
e tutte le più prestigiose Accademie scientifiche mondiali, inclusa la Pontificia Accademia per le Scienza hanno attestato la
sicurezza degli OGM per l’ambiente e la
salute animale ed umana;
l’organizzazione
multinazionale
Greenpeace sta conducendo da mesi un
attacco secondo i sottoscrittori del presente atto indiscriminato e denigratorio al
Consorzio del Parmigiano Reggiano ed in
prospettiva a tutti i Consorzi di tutela
italiani;
cambiare il tipo di approvvigionamento dei mangimi da parte dei Consorzi
di tutela comporterebbe un innalzamento
medio dei costi per i consumatori del 30
per cento;
gli stessi produttori di parmigiano
non-OGM dichiarano che sono costretti a
vendere oltre 40 per cento delle loro forme
dichiarando che trattasi di Parmigiano
tradizionale e non senza OGM perché
altrimenti non avrebbero mercato (citazione da il Salvagente del 5 luglio 2007,
pagina 8);
il costo del mais biologico di 60
euro la tonnellata più elevato di quello
non biologico;
non sono commercializzati in Italia
semi di soia biologici;
impegna il Governo:
a sviluppare azioni volte a favorire e
tutelare la rispettabilità e l’affidabilità dei
consorzi di tutela nazionali a partire da
quello del Parmigiano Reggiano che rispettano le vigenti norme europee in termini
di sicurezza alimentare ed utilizzo di mangimi;
a realizzare intereventi ed iniziative
capaci di assicurare l’assenza di speculazioni e disinformazione a mezzo stampa o
web che mirino a diminuire la fiducia dei
consumatori verso le produzioni nazionali
di alto pregio e qualità;
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a valutare attentamente le conseguenze di atti e comportamenti che nel
cambiare radicalmente le attuali fonti di
approvvigionamento delle materie prime
necessarie al comparto della mangimistica,
potrebbero causare un elevato aumento
dei costi di produzione con il derivante
aumento dei prezzi dei prodotti al consumo e quindi l’uscita dei principali mercati nazionali e mondiali con grave danno
per la bilancia agroalimentare italiana che
già oggi è in rosso per 9,6 miliardi di euro.
(7-00272)
« Marinello, Romele ».
La XIII Commissione,
premesso che:
nel 2006 sono stati banditi diversi
concorsi pubblici per esami da parte del
Ministero delle politiche agricole, con relativa pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana – 4a serie speciale – n. 101 del 23 dicembre 2005, in
particolare un concorso, per esami, a diciassette posti di collaboratore amministrativo, area C, posizione economica C1,
del ruolo agricoltura del Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali; un
concorso, per esami, a diciassette posti di
direttore amministrativo, area C, posizione
economica C2, del ruolo agricoltura del
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; un concorso, per esami, a
tredici posti di direttore tecnico, area C,
posizione economica C2, del ruolo agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; un concorso,
per esami, a diciassette posti di collaboratore tecnico, area C, posizione economica C1, del ruolo agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali;
l’organico del personale del Ministero delle politiche agricole e forestali è
fortemente scoperto (dal pluriennale
blocco delle assunzioni), tanto che a livello
complessivo ha una percentuale di scoperto del 41,59 per cento, ed in particolare
per le qualifiche attinenti ai concorsi sopraddetti vi sono vacanze di 118 posti
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(72,39 per cento) per la posizione economica C1 e di 98 posti (48,76 per cento) per
la posizione economica C2;
annovera la specie canina, sono istituiti
dalle associazioni nazionali di allevatori di
specie o di razza;
sono state già espletate le procedure degli esami di cui sopra e di conseguenza sono state approvate le graduatorie
finali, pubblicate nel Bollettino MIPAF
n. 12 del 27 settembre 2006, ma che
ancora non sono stati assunti i vincitori,
peraltro insufficienti a coprire le carenze
di organico;
il Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali, provvede ad approvare i disciplinari delle associazioni di
allevatori che istituiscono e gestiscono libri
genealogici, ai sensi dell’articolo 2 del
citato decreto legislativo n. 529 del 1992,
ed a vigilare sugli adempimenti previsti
dagli stessi disciplinari;
la situazione è tanto più grave se si
pensa alle molteplici funzioni assegnate al
Ministero delle politiche agricole da recenti previsioni normative;
l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana
(ENCI), riconosciuto con regio decreto 13
giugno 1940 n. 1051 e sottoposto alla
vigilanza del Ministero per le politiche
agricole alimentari e forestali, gestisce il
libro genealogico del cane di razza;
nel corso dell’anno 2007 sono stati
presentati diversi emendamenti da parte
dei gruppi sia di maggioranza che di
opposizione, in particolare in occasione
della conversione del decreto-legge 2 luglio
2007, n. 81 « Disposizioni urgenti in materia finanziaria » il che manifesta la volontà bipartisan a superare le carenze
nell’organico del ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali,
impegna il Governo
a dare seguito con urgenza alle assunzioni
ormai improcrastinabili dei concorsi banditi ed espletati dal Mipaaf, citati in premessa.
(7-00273)
« Misuraca, Fabbri, Baldelli,
Giuseppe Fini, Grimaldi,
Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo,
Romele, Paolo Russo ».
La XIII Commissione,
premesso che:
ai sensi del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 529, recante « Attuazione della direttiva 91/174/CEE, relativa alle
condizioni zootecniche e genealogiche che
disciplinano la commercializzazione degli
animali di razza », i libri genealogici delle
specie animali minori, tra le quali si
l’ENCI è un’associazione di allevatori a carattere tecnico-economico, avente
per scopo la tutela delle razze canine
riconosciute, anche migliorandone ed incrementandone l’allevamento, nonché disciplinandone e favorendone l’impiego e la
valorizzazione ai fini zootecnici, oltre che
sportivi;
il disciplinare del libro genealogico
del cane di razza è stato approvato con
decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996, successivamente modificato
con decreto ministeriale n. 22383 del 3
giugno 2003;
il disciplinare, all’articolo 3, prevede che l’ENCI provveda all’attività del
libro genealogico con la Commissione tecnica centrale, l’Ufficio centrale del libro
genealogico ed il corpo degli esperti. In
applicazione di tale disciplinare, con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile
2000, sono state approvate le norme tecniche del libro genealogico, successivamente sostituite con decreto ministeriale
n. 21203 dell’8 marzo 2005;
nel corso degli ultimi anni la vita
sociale dell’ENCI è stata contraddistinta
da notevoli conflittualità a causa delle
quali, derivandone una inefficace e spesso
irregolare tenuta del Libro delle Origini,
cioè dell’anagrafe dei cani di razza, i
competenti Ministri delle politiche agricole
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alimentari e forestali pro tempore, hanno
dovuto provvedere al commissariamento
dell’Ente stesso;
i contrasti interni all’Ente non sono
stati sanati nell’ambito dei plurimi commissariamenti succedutisi nell’ultimo decennio, infatti consta ai sottoscrittori del
presente atto che ancora attualmente sono
ricorrenti conflitti interni e momenti gravi
di cattivo se non irregolare funzionamento
dei suoi organi, cui consegue un non
conforme esercizio delle funzioni pubblicistiche allo scopo delegate circa la gestione del libro genealogico;
in numerosi atti di sindacato ispettivo presentati nel corso della presente
Legislatura in entrambi i due rami del
Parlamento sono stati denunciati fatti problematici in ordine alla gestione del Libro
genealogico, evidenziando profili che
avrebbero richiesto una pronta ed inderogabile revoca della delega di cui trattasi;
rispetto alle molteplici problematiche revocatorie che sono state allo scopo
evidenziate nei citati atti di sindacato
ispettivo, tra cui si citano il non adeguamento della banca dati dell’ENCI alle
norme vigenti in materia di identificazione
dei cani, l’inosservanza della legge 14 agosto 1991 n. 281, (Legge quadro in materia
di animali di affezione prevenzione del
randagismo) in riferimento alla registrazione dei cuccioli al Libro genealogico, la
disapplicazione della certificazione veterinaria ai fini della iscrizione degli esemplari ai Registri, l’inadempienza rispetto
alla formazione ed alla pubblicizzazione
del Registro degli allevatori e dei proprietari, la revoca della tutela di 15 razze
canine alla Società italiana pro segugio
(SIPS), secondo i sottoscrittori del presente
atto assunta in violazione dei pertinenti
regolamenti di settore, il ministro interrogato, nel fornire pertinenti risposte, ha
condiviso la gravità delle questioni indicate
assicurando un proprio intervento per ricondurle alla regolarità e assicurando
l’adozione di provvedimenti necessari a
ridare trasparenza e correttezza alla vita
dell’Ente, ma soprattutto all’applicazione
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della disciplina per la tenuta del libro
genealogico da parte dell’ENCI;
allo stato attuale ai firmatari del
presente atto sembrano perdurare le asperità nella vita sociale dell’ENCI, ma in
particolare sembrano aumentate le criticità nell’esercizio delle funzioni pubbliche
relative alla tenuta del libro genealogico;
neppure la recente approvazione
del decreto ministeriale 10056 del 2007
sembra efficace per dare soluzioni alle
molteplici problematiche che gravano sull’ENCI, infatti tale decreto solo in parte
riesce a recepire le richieste dei soggetti
interessati, soprattutto riguardo all’obbligo
di iscrizione, entro il 1o ottobre 2007, nel
libro genealogico, riservata solo ai cani
iscritti all’anagrafe canina istituita su base
regionale;
andrebbero individuate misure efficaci atte a ricondurre il funzionamento
dell’ENCI nei parametri di efficienza e
funzionalità che teoricamente gli dovrebbero appartenere ed in tal senso permettergli di svolgere con elevata professionalità tutte quelle attività di pregio che il suo
statuto vede, come l’obiettivo di conservare
e garantire le specificità di ciascuna razza
e promuoverne il miglioramento genetico,
privilegiando l’adeguamento del cane di
razza ai bisogni e alle aspettative dell’uomo, ciò che farebbe risollevare anche
le sorti dell’allevamento nazionale cinofilo,
attualmente in evidente situazione di crisi;
ad avviso dei firmatari del presente
atto i principali punti critici che andrebbero affrontati in caso si decidesse di
elaborare un programma di rilancio funzionale dell’ENCI si possono indicare nei
seguenti:
a) carente partecipazione dei soci
alla vita dell’ENCI;
b) gestione di tipo verticistico di
tutti gli organi statutari;
c) necessità di incrementare managerialità e professionalità delle cariche;
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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d) necessità di incrementare la
preparazione tecnico-scientifica, anche ai
fini delle verifiche zootecniche;
e) inappropriatezza degli organi
competenti ad effettuare scelte strategiche
rispetto alle finalità dell’Ente;
f) mancata costituzione e messa a
regime dell’Ufficio del libro, da cui dipende tutta la gestione zootecnica affidata
all’ENCI, cosı̀ come previsto dal Disciplinare del Libro Genealogico del Cane di
razza, di cui al decreto ministeriale
n. 21095 del 5 febbraio 1996 e successive
modificazioni ed integrazioni (decreto ministeriale n. 22383 del 3 maggio 2003);
la tenuta del Libro genealogico,
almeno fino a quando non sarà conseguita
una concreta e riconosciuta gestione regolare dell’ENCI, andrebbe ricondotta nell’ambito di un organismo specifico, di
natura pubblica, quale un istituto commissariale dotato di più figure che oltre a
gestire il Libro, potrebbe elaborare le
strategie su cui fondare il rinnovamento
ed il rilancio dell’ENCI stesso,
impegna il Governo:
a revocare la tenuta del Libro genealogico del cane di razza all’ENCI affidandola ad un organismo commissariale specifico, che in un tempo da stabilire, oltre
ad esercitare la tenuta del libro stesso,
elabori un progetto di misure atte a ristrutturare secondo un modello funzionale
e trasparente la conduzione dell’Ente, in
particolare individuando gli interventi idonei ad eliminare i cinque punti critici
indicati in premessa;
a prevedere, nell’ambito dell’istituzione dell’organismo commissariale, che
tale istituto sia formato da un Commissario ad acta, assistito da più sub commissari
aventi competenze attinenti con gli scopi
del commissariamento stesso.
(7-00274)
« Lion, Camillo Piazza, Fundarò ».
*
*
*
Camera dei Deputati
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
BURGIO. — Al Presidente del Consiglio
dei ministri, al Ministro della giustizia. —
Per sapere – premesso che:
nel giugno del 1994 veniva trovato,
nella sede della Procura generale militare
in via degli Acquasparta in Roma, il cosiddetto « armadio della vergogna »;
sito in un angolo remoto, l’armadio
era lı̀ dalla seconda metà degli anni ’40 e
conteneva 695 fascicoli delle stragi effettuate in Italia da nazisti e fascisti tra l’8
settembre 1943 e il 25 aprile 1945;
i fascicoli riguardavano anche le
stragi commesse dai nazisti ai danni dei
militari italiani tra cui quelle di Cefalonia,
Spalato, Rodi, Corfù;
il Consiglio superiore della Magistratura militare (CSMM) apri un’inchiesta
che si concluse tre anni dopo, nella primavera-estate del 1999;
l’esito dell’inchiesta del CSMM addebitò al potere politico, susseguitosi in carica dalla seconda metà degli anni ’40, il
silenzio imposto ai Procuratori generali
militari motivando in « ragioni di Stato »
riconducibili alla necessità di non ostacolare il riarmo della Germania anche in
funzione anti-URSS, durante tutto il periodo della guerra fredda;
nel maggio 2003, di fronte all’ineludibile esigenza di giustizia che si manifestava nel Paese, di conoscenza della storia
e di difesa della reale memoria, venne
istituita una Commissione parlamentare
d’inchiesta che avrebbe concluso i suoi
lavori nel febbraio 2006 con due relazioni:
una di maggioranza ed una di minoranza;
nessuna delle relazioni è riuscita a
rispondere compiutamente al quesito di
fondo: chi, come, quando e perché decise
di non dare corso alle indagini ed ai
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
procedimenti giudiziari dei 695 fascicoli
delle stragi nazi-fasciste perpetrate dal ’43
al ’45 che diedero vita al cosiddetto « armadio della vergogna » (per 415 casi si
conoscevano già i nomi degli assassini) –:
per quali cause non si sia stati in
grado di accertare le responsabilità di fatti
di cosı̀ grande rilevanza;
se non si ritenga, a distanza di oltre
13 anni dal ritrovamento dei 695 fascicoli,
di oltre 60 anni dalle stragi e dai fatti, di
individuare uno strumento utile ad appurare quante furono effettivamente le vittime delle stragi nazi-fasciste e quali ne
furono gli autori;
se e come il Ministro della giustizia
intenda intervenire per portare a compimento le procedure di estradizione dalla
Germania e dal Canada degli assassini già
condannati, con sentenza passata in giudicato, per le stragi di Sant’Anna di Stazzema, di Marzabotto, di Bolzano ed altre;
come si intenda onorare la memoria,
dopo oltre 60 anni dagli eventi, delle
vittime delle 695 stragi nazi-fasciste rinvenute negli archivi della Procura generale
militare di Roma;
quali strumenti risarcitori si intendano porre in essere per colmare il debito
morale con le vittime delle stragi e le loro
famiglie, nonché nei confronti dei cittadini
italiani.
(4-04836)
*
*
*
AFFARI ESTERI
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro degli affari esteri, per sapere –
premesso che:
in data 30 novembre 2006 i sottoscritti deputati presentavano un’interpellanza urgente al Ministro in indirizzo
(n. 2/00255) con la quale esponevano i
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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gravi disagi che devono affrontare nel loro
paese i cittadini moldavi per il rilascio dei
visti di ingresso per l’Italia;
le maggiori difficoltà sono legate al
fatto che in Moldavia l’Italia non ha rappresentanze diplomatiche di nessun tipo, rendendone un caso praticamente unico fra le
nazioni dell’occidente, e che la giurisdizione
territoriale della Moldavia è stata riconosciuta all’ambasciata italiana a Bucarest;
la situazione si è aggravata dal primo
gennaio del 2007, da quando cioè la Romania essendo entrata nell’Unione Europea deve rispettare i suoi impegni in
materia di sicurezza dei confini, anche
perché costituendo il confine est dell’Unione, ha dovuto aumentare la vigilanza
anche per conto di tutti gli altri stati
membri e i primi a farne le spese sono
stati proprio i vicini moldavi. Da quella
data infatti, i moldavi che volessero entrare nel nostro Paese debbono sobbarcarsi un iter francamente intollerabile dovendo richiedere un primo visto per entrare in Romania, per poi chiederne un
secondo per viaggiare in Italia;
grazie a un accordo tra Romania e
Moldavia, fino a dieci giorni prima dell’ingresso della Romania nell’area UE, per
oltrepassare la frontiera tra i due Paesi
non serviva il visto, ma semplicemente un
passaporto in corso di validità e qualche
documento che giustificasse il viaggio. Ma
alla mezzanotte del 31 dicembre 2006
quell’accordo di libera circolazione è automaticamente decaduto;
con un’inevitabile reazione a catena,
questa chiusura è andata a complicare la
vita anche ai moldavi diretti in Italia per
lavoro e con pesanti conseguenze anche
per esempio per coloro che vogliono ricongiungersi ad un parente (marito, genitore, fratello che lavora in Italia;
come sopra ricordato il nostro Paese
infatti, non ha una rappresentanza diplomatica in Moldavia, e ha incaricato quella
di Bucarest di rilasciare anche i visti per
i cittadini moldavi. Se ad esempio un
cittadino moldavo viene assunto con i
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flussi da una famiglia italiana, deve sobbarcarsi un viaggio lungo anche diverse
centinaia di chilometri alla volta della
capitale romena per chiedere al nostro
consolato un visto d’ingresso per lavoro;
molti studenti moldavi studiano in
Romania, ma numerosi moldavi lavorano
nei paesi dell’Unione Europea, tra cui
l’Italia. Tra le centinaia di persone che si
radunano tutti i giorni davanti al consolato romeno di Chisinau ci sono quelli che
hanno bisogno di visto per andare in
Romania e quelli che hanno bisogno di un
visto di transito in quanto la loro destinazione è un altro paese dell’UE che non
ha una rappresentanza diplomatica nella
Repubblica Moldova;
ora i cittadini moldavi diretti in Italia
sono costretti ad affrontare un’odissea:
prima si devono procurare un visto per la
Romania e, una volta arrivati a Bucarest,
chiedere al nostro consolato quello per l’Italia. A complicare le cose, la situazione di
emergenza in cui si è trovato inevitabilmente
il consolato romeno di Chisinau, che da un
giorno all’altro è stato preso d’assalto;
la mappa dei consolati italiani nel
mondo riflette ancora la ormai storica
ramificazione degli italiani emigrati in
tutto il secolo scorso, e non tiene conto
che l’Italia da storico paese di emigrazione
si è trasformato, negli ultimi anni, in paese
di immigrazione, la loro geografia riflette
ancora in maniera evidente la distribuzione della nostra emigrazione: il 52 per
cento dei consolati è in Europa, il 28 per
cento nelle Americhe, il 10 per cento in
Asia e Oceania il 7 per cento nel Mediterraneo e in Medio Oriente, il 3 per cento
nell’Africa subsahariana;
al cambio biblico dei flussi migratori
anche verso l’Italia, non ha corrisposto un
parallelo cambio nell’organizzazione e gestione della nostra rete diplomatica al fine
di rispondere alla montante pressione migratoria di cittadini stranieri verso l’Italia;
a parere degli interpellanti, è molto
grave il fatto che oggi, in Moldova, non
esistano un’ambasciata né un consolato
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del nostro paese e che pertanto vi è la
necessità di una rimodulazione della rete
consolare italiana che, storicamente, si è
articolata sulla definizione della sua proiezione internazionale, legata più all’insediamento delle nostre comunità di italiani
all’estero, che ai processi di immigrazione
verso il nostro paese, e dunque la necessità
di governare questi processi;
sempre a parere degli interpellanti
appare oramai improcrastinabile che il
nostro governo offra a queste persone che
richiedono il visto, gli strumenti per accedere al percorso burocratico, in modo
regolare e dignitoso, senza dover passare
le notti all’addiaccio in Moldova, davanti
all’ambasciata rumena, e senza dover ricorrere a procedure che, spesso, spingono
alcuni di loro a ricorrere ad organizzazioni criminali dedite alla falsificazione di
passaporti o di documenti di identità anche al fine di ridurre le lungaggini e i
tempi di attesa per il disbrigo delle pratiche che, nonostante l’obbiettivo impegno
del personale, si sono fatti lunghissimi e
tali da far a volte decadere la validità della
documentazione predisposta;
inoltre la Moldova sta diventando un
partner economico e commerciale importante per il nostro paese e, quindi, c’è la
necessità di sviluppare la nostra rete in
Moldova per il sostegno della proiezione
del nostro paese in quel territorio, che
proprio il processo di allargamento dell’Unione ha reso molto importante per
alcuni nostri imprenditori;
l’istituzione di un’ambasciata italiana
a Chisinau, capitale della Moldavia, rappresenterebbe un elemento importante
nella rete diplomatica italiana in quell’area per la questione dei visti, oltrechè
per la proiezione del nostro paese in una
zona di cui la Moldavia sta diventando un
motore importante ed un soggetto attivo;
nel rispondere all’atto di sindacato
ispettivo succitato il governo, tramite il
viceministro degli affari esteri Patrizia
Sentinelli, ebbe modo di ribadire che l’Italia sostiene con convinzione la conclusione
dell’accordo di facilitazione per il rilascio
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dei visti tra Moldova e Unione europea, e
che il governo conferma il proprio orientamento positivo per la costituzione di un
common application center per i visti,
proposto dall’Ungheria, anche e soprattutto tenuto conto del fatto che dal 1o
gennaio il confine rumeno con la Moldova
è diventato la frontiera estrema dell’Unione europea;
nella stessa occasione il governo si
impegnava a fissare, riorganizzandola,
tutta la nostra rete consolare ed ad individuare possibili procedure per facilitare il
rilascio dei visti e per la regolarizzazione
degli ingressi dei cittadini della Moldova,
che come si vede anche dai dati ufficiali
sono in netta crescita, senza che questi
debbano subire le umiliazioni che oggi
patiscono –:
se non ritenga oramai indifferibile
rendere esecutiva la riorganizzazione, monitorando la rinnovata funzionalità, di
quei consolati oggi messi di fronte a nuove
sfide, per le quali necessitano energie e
professionalità nuove, e mettere mano alle
croniche carenze che caratterizzano molte
sedi diplomatiche ubicate nei Paesi origine
dei flussi migratori, carenze che si traducono spesso in forti ritardi nella gestione
delle pratiche di concessioni dei visti d’ingresso, per motivi di lavoro o di ricongiungimento familiare ed a volte in una
negazione di fatto dei diritti della persona.
(2-00722)
« Venier, Sgobio ».
*
*
*
AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanze urgenti
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, per sapere – premesso che:
da diversi anni il caso Piediluco entra
regolarmente nelle cronache locali dei
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giornali e della televisione per gli effetti
prodotti dall’eutrofizzazione che, come
noto, costituisce un fenomeno di degenerazione delle acque;
il Lago di Piediluco, è per estensione
(1.7 km2), il secondo specchio lacustre di
origine naturale del territorio regionale;
ciò che allarma opinione pubblica e
amministrazioni è la progressiva perdita di
naturalità delle acque che ha comportato e
comporta danni ambientali ed economici;
la non balneabilità, la riduzione delle
risorse ittiche, i divieti di pesca provocano
disagi e soprattutto una compromissione
dell’economia locale;
le cause di questa situazione sono da
ricercare nella gestione del lago che è
monopolizzato dalla produzione di energia
elettrica, ma anche nel complesso delle
attività antropiche che caratterizzano l’intero bacino;
in questo ultimo caso l’accelerazione
e la gravità del degrado delle acque sono
riconducibili all’ampliamento del bacino
idrografico che ha determinato l’adduzione nel lago degli apporti inquinanti
dell’intero bacino idrografigo del Fiume
Velino e della porzione del bacino del
Fiume Nera sottesa dalla derivazione del,
medio Nera (Triponzo) –:
quali provvedimenti il Ministro interpellato intenda porre in essere al fine di
individuare, seppur in modo graduale, in
maniera concreta le risorse per tutti gli
interventi previsti dal piano stralcio, approvato nel 2006, che potranno contribuire in
termini significativi al miglioramento della
situazione complessiva del lago di Piediluco
e del sistema di cui lo stesso è parte integrante anche in considerazione del fatto
che il bacino costituisce un bene di estrema
rilevanza e interesse nazionale sotto il profilo ambientale e turistico e la disponibilità
dei finanziamenti, che sono fuori dalle potenzialità degli enti locali, costituisce atto
dovuto a seguito dell’approvazione del
piano stralcio stesso.
(2-00725)
« Capotosti, Fabris ».
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I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, il Ministro delle
infrastrutture, il Ministro della salute, il
Ministro dell’interno, per sapere – premesso che:
Provincia autonoma dl Bolzano ha determinato, in particolare, l’esclusione della
zona del fandovalle venostano nella quale,
oltre a terreni coltivati e paesi, si trovano
anche diversi biotipi e aree, naturalistiche
di fama internazionale;
sotto i binari della linea ferroviaria
veloce, all’altezza dei cantieri di Caivano e
Afragola, ed anche in alcune discariche
abusive alle porte di Napoli sono stati
trovati ingenti quantità di rifiuti tossici
provenienti dai cantieri per l’ampliamento
dell’aeroporto di Capodichino (Il Mattino
– 12 settembre 2007);
a quanto risulta agli interpellanti la
Giunte provinciale di Bolzano ha adempiuto soltanto in parte agli obblighi di
tutela delle aree protette escluse del Parco
Nazionale dello Stelvio;
questa situazione è venuta alla luce
attraverso un’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli che è culminata con 9
ordinanze cautelari con l’accusa di associazione finalizzata al traffico illegale dei
rifiuti;
sono trenta le società coinvolte nella
vicenda e diciotto i nomi iscritti nel registro degli indagati –:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se non ritengano necessario attivarsi
affinché venga avviata un’indagine approfondita sui suddetti traffici illegali e sui
rischi sanitari che questa grave situazione
comporta;
se non ritengano necessario attivarsi
affinché venga avviato un permanente monitoraggio per verificare se le suddette pratiche illegali siano in corso anche all’interno di altri cantieri Tav o di analoghi
cantieri delle grandi opere pubbliche, scongiurando per questa via il possibile diffondersi in futuro delle medesime pratiche.
(2-00727) « Migliore, Iacomino, De Cristofaro ».
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, per sapere – premesso che:
la nuova riperimetrazione del Parco
Nazionale dello Stelvio nel territorio della
la legge provinciale n. 19 del 1993,
sulla costituzione del Consorzio per la
gestione del Parco Nazionale dello Stelvio, all’articolo 19, comma 3, (concernente la nuova riperimetrazione del Parco),
prevede quanto segue: « Agli obblighi di
tutela derivanti dalla legge statale sulle
aree protette 6 dicembre 1991, n. 394,
nonché dalla direttiva 79/409/CEE del
Consiglio del 2 aprile 1979, e dalla direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21
maggio 1992, si adempie mediante l’applicazione delle leggi provinciali già in
vigore in materia di tutela della natura,
caccia e pesca. Ulteriori misure di tutela
possono essere definite nei piani paesaggistici che, verranno estesi alle aree
escluse dal parco nazionale »;
tali obblighi, secondo gli interpellanti,
non sono stati rispettati in modo adeguato
dalle delibere della Provincia autonoma di
Bolzano, giacché sono state, di fatto, disattese le proposte formulate dalla I Commissione per la tutela dell’ambiente ed il
parere dell’IBA (Important Bird Area),
determinando, dunque, condizioni critiche
e di non sufficiente tutela per aree che
sono di notevole interesse ecologico quali:
a) area del delta fluviale dei rio
Salda, detto « Prader Sand », sita nel Comune di Prato allo Stelvio, il più vasto
delta nella Provincia autonoma di Bolzano, tuttora allo stato naturale e habitat
di numerose specie animali e vegetali minacciate dall’estinzione. In tale area di
interesse ecologico, che adempie e tutti i
criteri di « territorio Natura 2000 » e ora
ridotta a soli trenta ettari rispetto ai
cinquanta originari, trovano il loro habitat
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ideale oltre centoventi specie di uccelli, tra
le quali alcune a rischio di estinzione;
b) l’area delle paludi di « Schgums », sita nel Comune di Lasa, la cui
Importanza naturalistica è stata documentata da numerosi studiosi ed esperti in
quanto ricca di ontaneti: degli otto ettari
originari soltanto due sono stati inclusi nel
Piano paesaggistico. Si tratta di aree che
non sono solo di proprietà private, ma
sono anche patrimonio pubblico, che si
intende adibire a zone artigianali, agricole,
e ad altre attività;
tali delibere della Provincia autonoma di Bolzano sono state annullate dal
TAR di Bolzano per mancanza di motivazione e, dopo tale pronunciamento, la
Provincia autonoma di Bolzano non ha
provveduto ad una nuova deliberazione
per il rispetto degli obblighi sopra citati –:
quale giudizio dia il Governo sui fatti
sopra esposti, anche nel quadro più generale di rilancio della politica di tutela e
valorizzazione delle aree naturali protette,
a cui il Ministro interpellato si è ripetutamente richiamato in questi mesi nelle
sedi parlamentari;
quali iniziative nell’ambito delle proprie competenze, il Ministro intenda, in
particolare, assumere, affinché siano rispettati gli obblighi di tutela, citati in
premessa, derivanti dalla legge statale 6
dicembre 1991, n. 394.
(2-00728) « Boato, Bonelli, Balducci, Cassola, De Zulueta, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti,
Trepiccione, Zanella ».
Interrogazione a risposta in Commissione:
FOTI. — Al Ministro dell’ambiente e
della tutela del territorio e del mare. — Per
sapere – premesso che:
l’articolo 13 della legge n. 349 del
1986 e successive modificazioni prevede
che le associazioni di protezione ambientale a carattere nazionale e quelle presenti
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in almeno cinque regioni siano individuate
con decreto del Ministro dell’ambiente
sulla base delle finalità programmatiche e
dell’ordinamento interno democratico previsti dallo statuto, nonché della continuità
dell’azione e della sua rilevanza esterna;
in attuazione di tale normativa risultano riconosciute dal Ministero dell’Ambiente (vedi www.minambiente.it, link associazioni di Protezione ambientale Riconosciute) 72 associazioni di protezione
ambientale che operano, a vario titolo, su
scala nazionale;
non esiste, al di fuori delle disposizioni contenute nella citata legge, una
normativa specifica che regolamenti i criteri a cui deve ispirarsi l’attività posta in
essere da tali associazioni, né tanto meno
che indichi i requisiti soggettivi ed oggettivi
per accedere a qualsiasi forma di finanziamento statale;
ai sensi dell’articolo 1, comma 40,
della legge n. 549 del 1995, spetta al
Ministero competente indicare la ripartizione delle risorse finanziarie da erogare
ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed
altri organismi, tra i quali dovrebbero
rientrare, per l’appunto, anche le associazioni che qui interessano;
l’erogazione di risorse finanziarie da
parte del Ministero dell’ambiente e della
tutela del territorio alle associazioni ambientaliste riconosciute e non, deve configurarsi non come l’assegnazione di contributi, ma come controprestazioni a titolo
oneroso a fronte di prestazioni di servizi
previste da convenzioni o accordi di programma;
appare opportuno, per ragioni di
massima trasparenza, che il Parlamento
conosca l’entità dei fondi statali riconosciuti alle associazioni ambientaliste –:
a quanto corrisponda l’ammontare
complessivo delle somme assegnate alle
predette associazioni nell’anno 2006 da
parte del Ministero dell’ambiente e della
tutela del territorio;
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quali siano le somme corrisposte dal
Ministero alle singole associazioni ambientaliste riconosciute nell’anno 2006;
se e quali siano le associazioni ambientaliste non riconosciute che hanno
ricevuto fondi statali nell’anno 2006;
quale sia l’ammontare dei finanziamenti ricevuti nell’anno 2006 dalle associazioni ambientaliste riconosciute per la
partecipazione ad iniziative poste in essere
dal Ministero dell’ambiente e della tutela
del territorio, con particolare riferimento
alle iniziative di comunicazione ambientale e di tutela e salvaguardia dell’ambiente;
se vi sia stata, nel corso dell’anno
2006, la partecipazione finanziaria del Ministero dell’ambiente e della tutela del
territorio ad iniziative in campo ambientale poste in essere dalle citate associazioni di protezione ambientale riconosciute ai sensi della legge in premessa
evocata.
(5-01461)
*
*
*
COMUNICAZIONI
Interrogazione a risposta immediata:
CRAPOLICCHIO. — Al Ministro delle
comunicazioni. — Per sapere – premesso
che:
il 26 maggio 2006 si è avuta in Italia la
prima condanna contro lesioni alla reputazione via web (cosiddetta « diffamazione
on-line ») inflitta dal tribunale di Aosta ai
danni del giornalista aostano Roberto Mancini, ex vice presidente dell’ordine dei giornalisti, che dovrà pagare 3000 euro più le
spese processuali e legali oltre ad una previsionale di 1500 euro per ognuna delle tre
parti che si sono costituite, perché considerato colpevole di aver leso « con più atti
esecutivi del medesimo disegno criminoso
con gli articoli pubblicati sul sito web
www.ilbolscevicostanco.com, l’onore dei ricorrenti »;
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i giudici aostani hanno riconosciuto
nell’attività del blogger « il totale controllo
di quanto viene postato » e che, « allo
stesso modo di un direttore responsabile »,
egli ha il dovere di eliminare i contenuti
offensivi;
la sentenza ha avuto immediato clamore perché per la prima volta in Italia
un blog – sorta di diario telematico in cui
ognuno è libero di mandare commenti e
annotazioni – viene disciplinato dalla
legge sulla stampa, precedente che può
costituire un vero problema per quanti
oramai usualmente sono abituati a scambiare informazioni, ad esprimere pareri,
ad utilizzare gli strumenti della democrazia digitale;
a parere degli interroganti, ciò che
preoccupa sono le parole del testo della
sentenza, laddove si dichiara testualmente:
« va subito rilevato – scrive il giudice –
che, essendosi provato ut supra che Mancini era il soggetto che aveva in disponibilità la gestione del blog, egli risponde ex
articolo 596 bis del codice penale, essendo
la sua posizione identica a quella di un
direttore responsabile. O meglio – sottolinea ancora il giudice – colui che gestisce
il blog altro non è che il direttore responsabile dello stesso »;
nell’ambito della stampa periodica, il
direttore svolge una funzione di garanzia
nella misura in cui gli è attribuito lo
specifico compito di analizzare tutto ciò
che viene pubblicato sul periodico che
dirige con un’assunzione di responsabilità
nel caso che autorizzi coscientemente o
meno una certa pubblicazione ritenuta
lesiva;
è noto agli interroganti che lo stesso
Ministro interrogato, interpellato sulla
censura, ha avuto modo di dichiarare:
« capisco l’allarme sociale creato dalla presenza nella rete di contenuti violenti, illegali, pericolosi per i minori, ma non capisco come questo allarme possa tradursi
nella tentazione di « controllare » o « filtrare » la rete. Non è possibile imporre
blocchi o filtri centralizzati: sarebbe politicamente sbagliato, oltre ad essere tecni-
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camente assai poco praticabile, né equiparare i gestori dei blog ai responsabili
delle testate giornalistiche e quindi applicare nei confronti dei blogger le responsabilità previste dalla legge sulla stampa
del 1948 »;
sempre a parere degli interroganti, la
sentenza fissa un principio allarmante che
rischia di avere applicazione futura in
altre decisioni, ovvero se il titolare di un
blog possa essere parificato giuridicamente
ad un direttore responsabile di una testata
giornalistica e se, pertanto, debba rispondere anche per il fatto altrui;
invero, anche se, nel prosieguo della
sentenza, si precisa che è ritenuto direttore responsabile colui che ha il controllo
su post e commenti, potendo-dovendo rimuoverli se illeciti, ciò non può comportare, di per sé, una formale condanna in
applicazione dell’articolo 596-bis del codice penale, che si riferisce chiaramente al
direttore, al vicedirettore ed all’editore e
non agli autori;
dunque il problema sollevato dalla
sentenza è quello se alla diffusione di
notizie e informazioni attraverso sistemi
telematici possano applicarsi le disposizioni civili, penali e amministrative previste per la stampa;
i « reati di stampa » e quelli « a
mezzo stampa » prevedono come elemento
oggettivo caratterizzante la fattispecie, ordinaria o aggravata, della « stampa », della
quale l’articolo 1 della legge n. 47 del 1948
fornisce una definizione incompatibile con
la nozione di comunicazione telematica.
Infatti, se per « telematica » si intende la
trasmissione/ricezione di messaggi in
forma elettronica da un soggetto ad un
altro soggetto o ad altri soggetti determinati o indeterminati attraverso una rete di
telecomunicazioni, essa è assolutamente
diversa da quella riportata dal citato articolo, che recita testualmente: « sono considerate stampe o stampati, ai fini di
questa legge, tutte le riproduzioni tipografiche o comunque ottenute con mezzi
meccanici o fisico-chimici, in qualsiasi
modo destinate alla pubblicazione »;
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altro problema è quello con riguardo
alla posizione del direttore responsabile del
momento della diffusione telematica, la cui
funzione di controllo va esercitata – anche
a norma di contratto – sull’attività corrente
e non sugli archivi della testata. Cosı̀ lo
stesso discorso dovrebbe valere nell’ipotesi
in cui nel volgere di un breve spazio di
tempo si avvicendino più direttori responsabili, i quali ovviamente potranno essere
chiamati a rispondere, penalmente, ma anche civilmente, solo per quanto pubblicato
sotto la loro gerenza. Tali argomentazioni
rafforzano il giudizio negativo degli interroganti sull’applicabilità ai « giornali telematici » della responsabilità del direttore ex
articolo 3 della legge n. 47 del 1948 e di
tutti i suoi corollari;
in Italia con il decreto legislativo
n. 70 del 2003 è stata attuata la direttiva
2000/31/Ce, che ha introdotto, tra le altre
cose, il codice del commercio elettronico,
il quale, all’articolo 17, non fissa un obbligo generale di sorveglianza a carico del
« prestatore » dei servizi telematici sulle
informazioni trasmesse o memorizzate, né
tanto meno « un obbligo generale di ricercare attivamente fatti o circostanze che
indichino la presenza di attività illecite »;
ogni cittadino ha diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con
la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione, come sancito dall’articolo 21
della Costituzione italiana;
nei disclaimer di alcuni blog ci sono
delle precisazioni di tale tenore: « non
assume responsabilità alcuna per la veridicità, accuratezza e qualità del contenuto
o per le opinioni ivi espresse, di cui
rimangono responsabili i titolari dei suddetti blog o gli autori dei testi », con
l’esplicito intento di voler preventivamente
rifiutare qualsiasi addebito di responsabilità da parte di che li gestisce. O ancora:
« Questo blog non rappresenta una testata
giornalistica, in quanto viene aggiornato
senza nessuna periodicità. Non può, pertanto, considerarsi prodotto editoriale, ai
sensi della legge n. 62 del 2001 »;
è innegabile che i piccoli spazi virtuali costituiti dai blog stanno assumendo
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pian piano l’aspetto di vere e proprie
testate giornalistiche;
per tutti i rilievi fin qui sollevati la
produzione di informazione, regolata dalla
legge n. 47 del 1948, necessita di un aggiornamento anche sulla base dell’introduzione dei nuovi strumenti informatici e
telematici –:
se non ritenga urgente intraprendere
iniziative legislative che colmino il vuoto
normativo presente nel sistema giuridico,
onde disciplinare l’operatività dei moderni mezzi di diffusione di massa, trovando, ove necessario, un punto di equilibrio fra il diritto di ciascuno ad esprimere il proprio pensiero e la necessità di
punire chi utilizza quella libertà per
offendere altri.
(3-01228)
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ministrazione finanziaria sarebbe stato
possibile registrare le giocate in tempo
reale, assicurando il gettito fiscale;
di detto collegamento telematico sono
responsabili società concessionarie nei cui
consigli di amministrazione figurano esponenti di vari partiti politici e che sono
state finanziate da gruppi bancari come la
Unipol, coinvolta in diversi gravi scandali
finanziari che – anch’essi – vedono coinvolti a vario titolo esponenti di partito e
membri del Governo;
nella gestione e nella proprietà di
sale bingo sono apparsi, spariti e riapparsi
i nomi di esponenti di vari partiti politici
e personaggi coinvolti negli stessi scandali
finanziari dell’Unipol, che ha anche sostenuto finanziariamente lo sviluppo del
mondo del bingo;
Interrogazioni a risposta immediata:
sulla sicurezza, affidabilità e preferibilità di tali apparecchi l’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha speso il
proprio impegno e la propria credibilità fino
a varare una larga campagna pubblicitaria a
favore del cosiddetto « gioco sicuro »;
BUONTEMPO. — Al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere –
premesso che:
al gioco telematico e al gioco sicuro
sono connesse una serie di sanzioni per
l’uso improprio, la mancata connessione e
l’uso di apparecchiature non conformi;
ECONOMIA E FINANZE
il Governo si è appoggiato pesantemente sul cosiddetto gioco legale per puntellare il bilancio dello Stato e tra le politiche messe in campo c’è la larga diffusione
delle cosiddette slot machine – gli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro – giungendo a prevedere l’installazione di migliaia di slot machine in tutto il
Paese, anche nelle sale bingo;
il gioco nelle sale bingo è stato autorizzato, cambiando la norma del 2000
che riservava al solo gioco del bingo questi
locali, con il motivo che cosı̀ il gioco
d’azzardo sarebbe stato più « controllabile » nei confronti di ludopatie e gioco di
minorenni;
secondo i loro sostenitori, le slot
machine erano da favorire poiché attraverso il collegamento telematico con l’am-
il lavoro della Guardia di finanza e
della magistratura ha messo in evidenza
una lunga serie di illeciti nel settore del
gioco con slot machine e del bingo;
vi è un inchiesta giudiziaria, nell’anno 2004, della procura di Torino, in
merito al rilascio delle concessioni per la
gestione funzionale ed economica delle
sale bingo in cambio di tangenti-inchiesta
che vede tra gli indagati l’allora direttore
generale dell’amministrazione autonoma
dei monopoli di Stato;
vi è un’inchiesta giudiziaria, nell’anno
2005, della procura di Biella, che ha
evidenziato un danno all’erario di circa 5,5
miliardi di euro, e l’imputazione a carico
degli arrestati di « associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica ai
danni dell’amministrazione autonoma dei
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monopoli di Stato ed all’alterazione del
contenuto di comunicazioni informatiche,
di truffa aggravata, gioco d’azzardo e di
aver modificato la contabilità delle apparecchiature da gioco » le slot machine
venivano modificate a livello informatico
per non segnalare la partita per il prelievo
erariale e per effettuare gioco illegale dal
punto di vista della vincita, puntata e
durata della partita;
vi è un inchiesta della procura di
Potenza, nell’anno 2006, sul gioco d’azzardo che vede tra le persone coinvolte il
direttore generale dell’amministrazione
autonoma dei monopoli di Stato, proprio
riguardo alla concessione di omologazioni
per apparecchi da intrattenimento;
vi è un’inchiesta giudiziaria, nell’anno
2007, della procura di Venezia che ha
emesso un decreto di sequestro preventivo
di 110.000 apparecchi elettronici da gioco,
motivata dal fatto che gli apparecchi, ancorché regolarmente collegati e omologati
– da « gioco sicuro » – in realtà non sono
conformi alla legge;
all’estero, le slot machine e le sale
bingo sono state protagoniste di scandali,
clamorose azioni della grande criminalità
e inchieste ufficiali che hanno portato alla
luce gli interessi delle maggiori organizzazioni criminali internazionali – la commissione parlamentare d’inchiesta del Senato brasiliano sul bingo, istituita dopo il
« waldogate », parla a chiare lettere di
coinvolgimento della mafia italiana nella
rete del bingo brasiliano dove sono coinvolte le stesse multinazionali aggiudicatarie d’appalto in Italia di concessioni governative (Codere, Franco Recreativos);
le società concessionarie (Codere,
Cirsa, Gtech, Atalntis World e Franco
Recreativos) sono comunque le stesse che
si sono rese responsabili dei mancati collegamenti in rete delle slot machines;
presso le procure della Repubblica di
Roma e Milano sono state presentate,
come esposto, negli anni 2004 e 2005 le
suddette documentazioni e le indagini,
sono state affidate alla direzione investi-
Camera dei Deputati
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2007
gativa antimafia, su eventuali interessi
della criminalità organizzata nel settore in
argomento;
si può dunque dire che il gioco con
slot machine è assai poco sicuro per le
casse dello Stato e che le malversazioni nel
settore portano ad un grave danno alle
famiglie, da una parte, di cui diverse
rovinate dal gioco di un congiunto, e per
le casse dell’amministrazione dall’altra, e
quindi per il bilancio dello Stato, sulla cui
salvaguardia il Governo è cosı̀ impegnato;
la relazione finale della commissione
d’inchiesta, presieduta dal Sottosegretario
Grandi, ha evidenziato alla data del 31 dicembre 2006 un ammanco totale pari a 370
milioni di euro, in relazione all’omesso pagamento delle imposte da parte dei 10 concessionari per la gestione della rete;
per la mancata connessione con la
rete che fa capo alla Sogei di migliaia e
migliaia di slot machine, verificatasi per
mesi, la somma delle sanzioni e dei danni
subiti dall’erario ammonta a circa 98 miliardi di euro, somma evidenziata dal
gruppo anticrimine tecnologico della
Guardia di finanza, rilevata a seguito di
indagini richieste dalla Corte dei conti del
Lazio e vi è la contestuale richiesta, da
parte della medesima Corte, di risarcimento del danno erariale a carico delle 10
concessionarie;
contro l’applicazione delle sanzioni di
legge e contro i sequestri ordinati dalla
magistratura si sono pronunciati sia detti
concessionari che i gestori delle slot machine, questi ultimi sostenendo che le
macchine, pur illegali, erano omologate
dall’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, tutti sostenendo che le sanzioni provocherebbero il fallimento delle
società sanzionate;
il fallimento dei concessionari – causato da sanzioni sacrosante motivate da
comportamenti illegali degli stessi – creerebbe un danno ai finanziatori, tra cui la
ricordata Unipol;
nel settore del gioco si ventila la
possibilità che chi è colpito da sanzioni
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
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AI RESOCONTI
stabilite per legge venga salvato dall’intervento di un decreto del Governo o con la
legge finanziaria – si parla di modificare
le norme con l’intervento del legislatore ed
esisterebbe un ampio accordo tra le forze
politiche coinvolte direttamente nel business delle sale bingo, slot machine e connessione telematica;
il « conflitto di interessi » tra quelli
della maggioranza che sostiene il Governo e
quelli pubblici delle casse dell’erario è evidente e di urgente soluzione, visto che l’ammontare delle sanzioni da contestare equivale a una corposa legge finanziaria –:
se il Governo sia intenzionato a riscuotere l’intero ammontare delle sanzioni
e dei risarcimenti di danni in parola e
quando.
(3-01221)
MARONI, COTA, DOZZO, GIBELLI,
ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN,
FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA,
GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI e
STUCCHI. — Al Ministro dell’economia e
delle finanze. — Per sapere – premesso
che:
l’aumento della pressione fiscale conseguente alle misure adottate con la legge
finanziaria per l’anno 2007 ha suscitato
reazioni negative da parte di tutte le
categorie dei contribuenti e non ha riscontrato nemmeno il favore dell’elettorato
dell’attuale maggioranza, a causa della
maggiore tassazione che ha colpito indistintamente anche i nuclei familiari;
accertate le maggiori entrate tributarie riscosse sia nel 2006 che nel 2007
(cosiddetto « tesoretto »), il Governo, pressato in particolare dai partiti della sinistra
più radicale e della Margherita, ha anticipato con varie dichiarazioni rilasciate
alla stampa di voler adottare nel disegno
di legge finanziaria per il 2008 misure per
la riduzione del carico fiscale, dando priorità alle fasce più deboli;
Camera dei Deputati
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2007
nel documento di programmazione
economico-finanziaria per gli anni 20082011, il Governo si è impegnato, già a
decorrere dal 2008, a rimodulare il profilo
dell’imposta e della tassazione sui redditi
personali per sostenere i redditi più bassi;
inoltre, il documento di programmazione economico-finanziaria prevede la restituzione delle detrazioni per i figli ai
contribuenti incapienti, con un miglioramento degli assegni familiari; in particolare, per quanto concerne l’Ici, si prevede
che sarà ridotta l’imposta sulla prima
casa, già a partire dal 2008;
la riduzione della pressione fiscale è
correlata anche alle risorse che il Governo
intende conseguire da una decisa politica
di riduzione permanente della spesa corrente pubblica;
la risoluzione presentata dall’attuale
maggioranza e approvata dall’Assemblea
della Camera dei deputati contiene fra gli
impegni, al punto n. B 3, quello di « finalizzare le eventuali maggiori entrate
derivanti dalla politica di contrasto dell’evasione fiscale, qualora permanenti, a
riduzioni della pressione fiscale prioritariamente per le fasce più deboli, nell’ambito di un programma di generale riduzione del prelievo fiscale su famiglie ed
imprese, già a partire dalla legge finanziaria per il 2008 »;
nella trasmissione di Porta a porta,
andata in onda la sera del 17 settembre
2007, il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha dichiarato che non
ci sarà alcuna riduzione della pressione
fiscale per i cittadini nel disegno di legge
finanziaria per il 2008, a causa della
mancanza di risorse finanziarie –:
se gli impegni assunti in sede di
risoluzione sul documento di programmazione economico-finanziaria 2008-2011 in
materia di riduzione della pressione fiscale, sia sulle persone fisiche che sulle
persone giuridiche, ricorrentemente confermati da dichiarazioni politiche degli
esponenti dei partiti della maggioranza
sugli organi di stampa, abbiano ancora
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
B
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AI RESOCONTI
validità e dunque se il Governo intenda
mantenerli.
(3-01222)
LEONE e DELLA VEDOVA. — Al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per
sapere – premesso che:
nel corso dell’esame alla Camera dei
deputati del decreto legge n. 7 del 2007
(cosiddetto « decreto Bersani »), poi convertito in legge, il Governo ha recepito due
ordini del giorno, presentati dall’onorevole
Della Vedova e dall’onorevole Andrea Lulli
– con i quali si impegna ad adottare
iniziative normative volte all’eliminazione
della tassa di concessione governativa gravante sui contratti di abbonamento di
telefonia mobile, « anche – si legge nel
deliberato di uno degli ordini del giorno –
in occasione della prossima manovra di
finanza pubblica »;
la tassa di concessione governativa
sugli abbonamenti di telefonia mobile –
introdotta all’inizio degli anni novanta,
quando il telefono cellulare era considerato un bene di lusso – ha assunto oggi
caratteristiche regressive, che penalizzano,
in particolare, i percettori di redditi medio-bassi e i piccoli lavoratori autonomi;
il permanere di questa imposta ha
causato la polarizzazione dell’utenza verso
il servizio prepagato, creando le condizioni
perché le compagnie telefoniche potessero
prevedere il contributo di ricarica, senza
incorrere in cali di domanda: come accertato da una indagine congiunta dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
e dell’Autorità garante della concorrenza e
del mercato del novembre 2006, la tassa di
concessione governativa provocava per
l’utente medio un aggravio superiore alla
spesa di ricarica, tale da rendere quest’ultima comunque preferibile;
la mancata abrogazione della tassa di
concessione governativa sugli abbonamenti
ha reso poco efficace l’abolizione del contributo di ricarica disposto dal « decreto
Bersani »: poche settimane dopo l’entrata
in vigore del provvedimento, le compagnie
telefoniche hanno reagito al rischio di un
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
calo di redditività rivedendo le tariffe, con
aumenti stimati tra il 10 e il 25 per cento;
quanto appena detto era ampiamente
prevedibile, tanto che, in sede di dibattito,
il Sottosegretario Mario Lettieri aveva dichiarato che « l’abolizione dei costi di
ricarica non determinerà diminuzione del
fatturato del settore per il concomitante
effetto della ristrutturazione delle tariffe »;
l’abbattimento dell’imposizione sui
contratti di abbonamento di telefonia mobile garantirebbe una maggiore apertura
del mercato, eliminerebbe l’effetto di polarizzazione dell’utenza verso il sistema prepagato, favorendo l’effettiva riduzione dei
prezzi del servizio a beneficio degli utenti;
la copertura finanziaria del provvedimento, pari a circa 750 milioni di euro,
appare assolutamente compatibile con lo
stato delle finanze pubbliche –:
se il Governo non intenda inserire nel
disegno di legge finanziaria l’abolizione della
tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento di telefonia mobile,
come da impegno assunto nei confronti della
Camera dei deputati, e, in caso contrario,
quali siano le motivazioni di questa omissione, tanto più grave se si considera che essa
deriva da uno specifico atto di indirizzo della
Camera dei deputati.
(3-01233)
Interrogazioni a risposta immediata in
Commissione:
VI Commissione:
SALERNO. — Al Ministro dell’economia
e delle finanze. — Per sapere – premesso
che:
nelle recenti settimane, la Procura di
Venezia ha emesso un provvedimento di
sequestro di circa 110 mila apparecchi da
intrattenimento che risulterebbero, tuttavia, in possesso delle regolari autorizzazioni previste, rilasciate dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato,
sulla base delle procedure di omologazione
e certificazione disposte e regolamentate
dall’AAMS stessa;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
tale sequestro sembra in procinto di
essere attuato, e, se ciò fosse, abbatterebbe
di oltre il 50 l’intero settore attualmente
operativo sul territorio nazionale, con una
perdita netta per l’Erario di circa 1 miliardo di euro;
oltre al danno per l’Erario, si determinerebbe una catastrofica « distruzione »
di posti di lavoro, di chiusura di imprese
e l’inevitabile perdita di credibilità dell’AAMS stessa, che vedrebbe vanificata
tutta l’operazione « legalità », che in questi
anni ha visto operatori, imprese ed esercenti adempiere con serietà a tutte le
obbligazioni previste dalle nuove normative di settore;
appare del tutto inspiegabile un provvedimento che, cosı̀ motivato, ipotizzerebbe violazioni non a carico di privati o
imprese, bensı̀ a carico di un Ente dello
Stato stesso e cioè l’AAMS, dal momento
che gli apparecchi vengono omologati dai
Monopoli di Stato e ciò in base ad una
legge dello Stato;
occorre rilevare l’infondatezza del
provvedimento, nonché la gravità del
danno che verrebbe cagionato all’intera
economia nazionale ed ai conti pubblici –:
se abbia piena ed effettiva conoscenza della situazione descritta, soprattutto sul piano delle gravissime conseguenze per le aziende colpite nonché per
il bilancio dello Stato derivanti dal crollo
del settore;
se non ritenga necessario assumere
provvedimenti d’urgenza diretti a ripristinare certezza sul piano normativo ed operativo, ad evitare il crollo del mercato legale
dell’intrattenimento e la conseguente perdita di gettito per l’erario.
(5-01448)
TOLOTTI e MOTTA. — Al Ministro
dell’economia e delle finanze. — Per sapere
– premesso che:
la Banca d’Italia, istituto di diritto
pubblico, ha avviato un progetto di riorganizzazione che prevede la riduzione del
numero delle sedi presenti sul territorio,
Camera dei Deputati
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2007
con l’obiettivo di concentrare l’attuale articolazione periferica sul livello regionale;
la Banca d’Italia svolge le funzioni di
Tesoreria provinciale e centrale dello Stato
sulla base di apposita concessione, la cui
durata – in base al tacito rinnovo prodottosi – assicura l’espletamento di detti
servizi sino al 31 dicembre 2031;
all’interno di questo piano di razionalizzazione delle strutture territoriali, la
Regione Emilia-Romagna sembrerebbe tra
le più penalizzate, con la chiusura di
quattro filiali (Parma, Modena, Ferrara e
Ravenna), tra cui quella di Parma, indicata
come la più imminente;
la presenza a Parma della Banca
d’Italia (realtà che opera in Parma da 115
anni) è da sempre una componente fondamentale per lo sviluppo di tutto il territorio provinciale;
la progressiva internazionalizzazione
del sistema economico parmense, con la
presenza di importanti istituzioni europee,
grandi gruppi industriali e bancari, ha
fatto di Parma un punto di riferimento a
livello nazionale ed internazionale, di cui
le attività ed i servizi della Banca d’Italia
sono parte essenziale;
la domanda di credito da parte di
imprenditori e famiglie parmensi è in
continuo aumento, ed è di circa 7 punti in
percentuale superiore alla media regionale;
queste le ragioni che hanno spinto il
Sindaco e il Presidente della Provincia di
Parma ad inviare, nel mese di aprile 2007,
al Governatore della Banca d’Italia una
nota di forte preoccupazione per la ventilata chiusura della filiale di Parma che
avrebbe un impatto negativo sull’intero
territorio provinciale;
l’articolo 21 della legge n. 262 del
2005 (cosiddetta legge sulla riforma del
risparmio), nel definire un riassetto del
sistema dei controlli basato sulla specializzazione per funzioni, ha rimarcato il
principio della sussidiarietà e della reciproca collaborazione tra autorità, in con-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
siderazione anche del fatto che nessuna di
esse, all’infuori della Banca d’Italia, è
dotata di una articolazione territoriale
capillare, essenziale per un efficace espletamento dei compiti di vigilanza finanziaria e creditizia;
è in previsione, a completamento del
riordino delle Authorities, il conferimento
per legge di nuove funzioni alla Banca
d’Italia, che troveranno ulteriore sviluppo e
motivi di presenza diffusa sul territorio –:
se il Governo, anche in ragione della
richiamata concessione, e ferma restando
l’autonomia dell’Istituto nelle sue scelte,
sia a conoscenza di tale progetto, che ha
evidenti riflessi di interesse generale e
per le collettività locali, e se, pur nel
rispetto di un ragionevole processo di
riorganizzazione e di maggior economicità dell’Istituto, il Governo non ritenga
che tale progetto possa essere riesaminato, valorizzando maggiormente un effettivo decentramento operativo delle funzioni istituzionali, con una particolare
attenzione al contesto socio-economico
delle realtà locali.
(5-01449)
GIANFRANCO CONTE. — Al Ministro
dell’economia e delle finanze. — Per sapere
– premesso che:
quello dei ritardi nella corresponsione da parte dell’Erario dei rimborsi
d’imposta ai contribuenti che ne hanno
diritto costituisce un problema assai grave
ed annoso, che rischia tuttavia di divenire
ancora più grave, a causa del complessivo
inasprimento nell’imposizione fiscale determinato dalla politica economica del
Governo di centro-sinistra;
nonostante le ottimistiche dichiarazioni rilasciate da esponenti delle agenzie
fiscali, secondo cui sarebbe stato incrementato l’ammontare dei rimborsi effettuato, molte associazioni di tutela dei
consumatori e dei contribuenti hanno lamentato come sussista tuttora un notevole
stock di crediti d’imposta, relativi ad annualità antecedenti al 2005, per i quali
non si è ancora proceduto al rimborso;
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
appare fondamentale chiarire tale
delicato aspetto, al fine di assicurare la
massima correttezza e trasparenza nei
rapporti tra Fisco e contribuenti, in ossequio ai principi sanciti, ma sempre più
spesso disattesi, dello Statuto dei diritti del
contribuente –:
quale sia l’ammontare complessivo
dei rimborsi d’imposta ancora dovuti dell’Erario nei confronti dei contribuenti,
suddiviso per ciascuno degli anni in cui
sono maturati i relativi crediti, e quali
iniziative intenda assumere al fine di colmare quanto prima il ritardo nell’effettuazione dei rimborsi stessi.
(5-01450)
LEO. — Al Ministro dell’economia e
delle finanze. — Per sapere – premesso
che:
l’articolo 30 della legge 23 dicembre
2000, n. 388, al comma 5, dispone « per le
cessioni dei veicoli per i quali l’imposta sul
valore aggiunto è stata detratta dal cedente solo in parte a norma del comma 4,
la base imponibile è assunta per il 15 per
cento ovvero per il 50 per cento del
relativo ammontare nel caso di veicoli con
propulsioni non a combustione interna »;
il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate dispone (par. 4) che
« per le cessioni dei veicoli per i quali la
base imponibile è stata assunta in misura
ridotta ai sensi dell’articolo 30, comma 5
della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e
successive modificazioni, i contribuenti
che presentano istanza di rimborso ai
sensi dei punti 1 e 2 del presente provvedimento, devono operare la variazione
in aumento di cui all’articolo 26, primo
comma del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, senza
applicazione di sanzioni e di interessi,
assumendo come base imponibile l’intero
corrispettivo pattuito »;
operando le predette variazioni il
cedente di norma rimane inciso dalla
maggiore Iva che ne deriva con una con-
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
seguente duplicazione della imposizione
sul medesimo bene e sul medesimo soggetto –:
se non sia possibile ritenere che la
citata previsione contenuta nel provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate del 22 febbraio 2007 sia applicabile
unicamente agli acquisti effettuati fino al
13 settembre 2006 (vale a dire fino al
giorno precedente la sentenza della Corte
di Giustizia UE C-228/05, con la quale è
stato dichiarato contrario alla VI direttiva
comunitaria il regime di cui all’articolo
19-bis 1, lettere c) e d) che limitava il
diritto a detrarre l’Iva sugli acquisti di
veicoli aziendali in modo da applicare, alle
cessioni di veicoli acquistati a decorrere
dal 14 settembre 2006, il principio generale valevole in ambito Iva secondo cui se
un soggetto passivo acquista un bene destinato per una parte ad un consumo
privato e per un’altra parte all’attività di
impresa o di lavoro autonomo, la rivendita
di tale bene va assoggettata ad imposta
limitatamente a tale ultima parte (destinazione ad uso professionale/imprenditoriale) differentemente, per la restante
parte, la cessione rimane esclusa da Iva (il
soggetto passivo, infatti, in tal caso, opera
alla stregua di un privato consumatore).
Ne deriva che, nel caso di specie, l’operazione di rivendita dovrebbe essere assoggettata a Iva limitatamente al 40 per cento
del corrispettivo percepito.
(5-01451)
*
*
*
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
FRIAS, GIANNI FARINA e COGODI. —
Al Ministro della giustizia, al Ministro della
solidarietà sociale. — Per sapere – premesso che:
sono morti carbonizzati quattro
bambini a causa dell’incendio divampato
nelle baracche in cui abitavano in località
Piandi Rota (comune di Livorno), nella
notte tra il 10 e l’11 agosto;
Camera dei Deputati
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2007
i sopravvissuti al drammatico incendio, assieme ai loro parenti arrivati da
Pisa, sono stati trovati dalle forze dell’ordine alla Stazione Ferroviaria di Livorno,
poco dopo l’accaduto, e sono stati trattenuti in Questura per una intera notte e
per gran parte del giorno successivo;
a seguito degli interrogatori, è stata
contestata ai genitori l’accusa di omicidio
colposo e di abbandono di minore; il
Pubblico Ministero Antonio Giaconi ha
dichiarato alla stampa « con gli elementi
che abbiamo a disposizione propendiamo
per l’ipotesi dell’incidente, con la conseguente gravissima negligenza dei genitori
di aver lasciato soli i bambini » (come si
legge nell’articolo « Nella baraccopoli sotto
il viadotto muoiono i bambini », in L’Unità,
cronaca regionale toscana, 12 agosto
2007);
a seguito dell’udienza di convalida
del fermo, il Giudice per le Indagini Preliminari ha ritenuto infondata l’accusa di
incendio colposo, suggerendo agli inquirenti indagini più accurate sull’ipotesi di
incendio doloso e aggressione (come si
evince dalle cronache del 17 agosto, ed in
particolare dall’articolo « Bimbi morti nel
rogo, i genitori restano in carcere », pubblicato su La Nazione);
il 23 agosto 2007, la Procura, la
Questura e i Vigili del Fuoco di Livorno,
pur affermando di continuare gli accertamenti « senza escludere apriori nessuna
ipotesi », dichiaravano improbabile la tesi
dell’aggressione, avvalorata solo pochi
giorni prima dal GIP (si veda in particolare « Arresti domiciliari, strada in salita »
e « L’aggressione esclusa dai Vigili del
Fuoco », in Il Tirreno, cronaca di Livorno,
23 agosto 2007);
le informazioni riportate all’interpellante dai volontari dell’Associazione Africa
Insieme, riguardanti le condizioni abitative
e lo stato di salute delle persone sopra
citate, sono state oggetto di due reportage
giornalistici: uno del Corriere della Sera
(« ”La nostra fuga da quella baracca in
fiamme”; mamma e figlia ora vivono sotto
un altro ponte », 13 agosto 2007) e uno de
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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La Repubblica (« Pronto ad ospitarli ma
non in una casa », cronaca regionale toscana, 17 agosto 2007); non risulta all’interpellante che le amministrazioni locali di
Pisa o di Livorno abbiano mai smentito
quanto riportato in questi due articoli;
all’indomani del tragico incendio, il
Comune di Livorno si era impegnato a
garantire una sistemazione abitativa provvisoria ai familiari delle vittime, in modo
da consentire, fra l’altro, l’accesso all’istituto degli arresti domiciliari per le persone
attualmente detenute in attesa di giudizio
(si veda per esempio « Arresti domiciliari,
pronta la richiesta », Il Tirreno, cronaca di
Livorno, 21 agosto 2007);
secondo il quotidiano Il Tirreno, il
Sindaco avrebbe confermato la sua disponibilità a fornire un alloggio per gli arresti
domiciliari (« Accoglieremo i quattro rom:
Cosimi conferma l’impegno, ma non sarà
una casa », Il Tirreno, cronaca locale di
Livorno, 5 settembre 2007);
secondo quanto risulta all’interpellante, né il Comune di Livorno né altra
istituzione avrebbero compiuto passi formali per la concessione di un alloggio –:
quali siano, nell’ambito della vigente
normativa, le condizioni in base alle quali
nel caso di specie possano essere disposti
gli arresti domiciliari e quali iniziative,
anche normative, intendano assumere, secondo le rispettive competenze, per agevolare la concessione degli arresti domiciliari in circostanze analoghe a quelle
descritte in premessa.
(3-01235)
Camera dei Deputati
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emersa l’effettuazione di intercettazioni
telefoniche, in seguito pubblicate anche
sulla cronaca toscana del quotidiano La
Repubblica;
in base a quanto riportato, sembrerebbe che nel contenuto delle intercettazioni sia contenuto un riferimento diretto
al Ministro della giustizia, concernente in
particolare la necessità di contattarlo per
« risolvere la vicenda »;
la frase riportata sembra essere riferita alla necessità di un intervento diretto del Ministro sulla Procura senese,
accusata tra l’altro in altre intercettazioni
di disconoscere « altre situazioni ben più
gravi » –:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno disporre una ispezione
ministeriale presso la procura di Siena finalizzata alla verifica del corretto funzionamento degli uffici giudiziari. (5-01446)
*
*
*
INFRASTRUTTURE
Interpellanze urgenti
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro delle infrastrutture, il Ministro
della difesa, per sapere – premesso che:
LUSSANA e ALESSANDRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l’area che il Comune di Bologna ha
intenzione di concedere, in permuta, alla
comunità islamica per costruire la nuova
moschea è attraversata da un oleodotto
della Nato che rifornisce le basi militari
internazionali attive in Italia;
come si apprende da una agenzia di
stampa della settimana scorsa, sembra che
nel corso delle indagini condotte dalla
Magistratura di Siena riguardanti un incendio verificatosi nell’archivio della Curia
di Siena nel mese di aprile 2006, sia
si tratta dell’oleodotto interrato Pol
(Petrolium Oil Lubricant) dell’Alleanza atlantica che si sviluppa in tutta Europa su
una rete di 11 mila chilometri, dal porto
di La Spezia fino in Germania e serve in
Italia le basi Nato di Ghedi (Brescia),
Interrogazione a risposta in Commissione:
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
Villafranca (Verona), Istrana (Treviso),
Aviano (Pordenone), Rivolto (Udine) e
Cervia;
il tenente colonnello dell’aeronautica
militare Alberto Bianchi, comandante
della rete Pol Nato in Italia ha accertato
che « l’area è molto vicina all’oleodotto
interrato »;
l’Aeronautica miliare di Parma non
sa nulla del progetto comunale e sul
terreno grava una servitù militare, per cui
ogni alterazione dello stato del terreno,
richiede l’autorizzazione preventiva del
Ministero della difesa e della Nato, cosa
che il Comune non ha fatto;
non si tratta di un problema legato al
terrorismo, ma alla sicurezza nazionale e
a quella dei cittadini di Bologna in particolare –:
se non ritengano necessario sospendere l’iter dell’eventuale costruzione della
moschea, alla luce di quanto suesposto e
non ritenga acquisire dall’UTE la valutazione corretta del citato terreno.
(2-00724)
« Galletti, Barbieri, Volontè ».
Il sottoscritto chiede di interpellare il
Ministro delle infrastrutture, per sapere –
premesso che:
in data 9 luglio 2007, sulla testata
giornalistica il Gazzettino del Nord Est è
apparso il seguente articolo « Autostrade,
un consigliere ogni 10 chilometri. Il record
spetta alla Venezia-Padova dove 15 amministratori gestiscono 1.500 metri a testa.
Più virtuosa Autovie Venete »;
secondo quanto riportato dal citato
articolo i consigli di amministrazione di
quattro società autostradali partecipate
per la quasi totalità da enti pubblici e che
gestiscono nel Veneto e nel Friuli Venezia
Giulia ben 6.987 chilometri di strade conterebbero un totale di 68 posti nei consigli
di amministrazione e quindi una media di
10 chilometri per ciascun consigliere;
Camera dei Deputati
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2007
le società autostradali in questione
corrispondono alla Venezia-Padova S.p.A.,
Autovie Venete, Autobrennero e infine la
Brescia-Padova S.p.A.;
nell’arco dell’ultimo anno sono cambiati alcuni presidenti di società e, per due
delle quattro società considerate, sono aumentati i Consigli di amministrazione
come nel caso della Brescia-Padova S.p.A.,
(dove si è passati da 13 a 15 consiglieri) e
dell’Autobrennero S.p.A., (dove si è passati
da 25 a 29 consiglieri);
in particolare nel testo del summenzionato articolo si legge: « ...Ricapitoliamo?
A detenere il record, a distanza di un
anno, è ancora la Venezia-Padova: nel
consiglio di amministrazione della spa
presieduta... da Vittorio Casarin siedono
sempre in quindici per gestire 23 chilometri di autostrada. Significa poco più di
un chilometro e mezzo a testa. La Società
delle Autostrade di Venezia e Padova è la
più piccola società d’Italia nel settore:
costituita nel 1928, inaugurata nel 1933,
un fatturato che nel 2005 ha superato i 55
milioni di euro e circa 240 dipendenti,
questa S.p.A. ha come soci le due Province
di Venezia e di Padova, i Comuni di
Venezia e di Padova, le Camere di Commercio di Venezia e di Padova, Investimenti spa (partecipata al 100 per cento
dall’Autorità portuale di Venezia), Archimede srl (partecipata al 100 per cento
dalla Save, la spa che gestisce l’aeroporto
Marco Polo), Autovie Venete spa e l’Autostrada Brescia, Verona, Vicenza, Padova
spa. La Venezia-Padova gestisce il tratto di
autostrada che va dal casello di Padova
Est fino a Mestre: in tutto sono 23,3
chilometri. Come si diceva, poco più di un
chilometro e mezzo per ciascuno dei 15
consiglieri di amministrazione. Autovie
Venete spa batte ancora il record opposto,
visto che delle quattro spa ha il consiglio
di amministrazione più esiguo e il numero
più alto di chilometri per consiglieri. Nel
dettaglio: 9 consiglieri di amministrazione
per un totale di 180 chilometri di autostrada da gestire da Mestre a Trieste, di
cui 73 in territorio Veneto e il resto in
Friuli, comprese le diramazioni in dire-
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zione Palmanova-Udine e Portogruaro-Conegliano. Fatta anche qui una divisione,
sono appunto 20 chilometri per ciascun
componente del consiglio di amministrazione. Tra parentesi: lo scorso ottobre è
cambiato il vertice, il nuovo presidente di
Autovie (i cui soci sono Friulia Spa con il 52
per cento delle quote, Regione Friuli 34,5
per cento Regione Veneto 4,8 per cento,
Autostrade per l’Italia 4,2 per cento è Giorgio Santuz. Che ha ritenuto di non aumentare i 9 componenti del consiglio di amministrazione. Veniamo all’Autobrennero, 313
chilometri totali (di cui 60,6 in territorio
veneto): dallo scorso aprile a presiedere la
spa non è più l’altoatesino Ferdinand Willeit, ma Silvano Grisenti, l’assessore provinciale di Trento che ha avuto l’appoggio anche del Veneto. Con la gestione Grisenti il
consiglio di amministrazione dell’Autobrennero è passato da 25 a 29 componenti,
di cui quattro vicepresidenti, il presidente
stesso, e 24 consiglieri »;
in particolare con specifico riferimento alla società Brescia Padova SPA nel
testo dell’articolo si legge « Infine, quarta
società autostradale che opera nel Veneto,
la Brescia-Padova spa: contando il tratto
dell’A4 che collega Brescia, Verona, Vicenza, Padova (146 chilometri) e il tratto
dell’A31 della Valdastico che va da Vicenza fino a Piovene Rocchette (36,4 chilometri), fanno 182,4 chilometri, di cui 145
nel Veneto. L’anno scorso i consiglieri di
amministrazione erano 13 e il calcolo dava
14 chilometri di asfalto a testa, poco più
di 11 in terra veneta. Ma il consiglio di
amministrazione della Brescia-Padova
adesso è cambiato: è arrivata una nuova
presidente – la leghista Manuela Dal Lago,
ex presidente della Provincia di Vicenza –
è stato rinnovato il consiglio di amministrazione e in consiglio adesso siedono in
15. Ri-calcolo: ora alla Brescia-Padova
ogni consigliere « ha » 12 chilometri di
asfalto a testa. 9 in terra veneta »;
i fatti descritti dal citato articolo di
stampa appaiono di eccezionale gravità a
fronte degli sforzi che questa maggioranza
sta compiendo per ridurre i costi della politica improntati ad una maggiore raziona-
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lizzazione delle risorse impiegate in tutti i
settori della pubblica amministrazione;
inoltre, come sollevato in data 12
luglio 2007 dalla stampa nazionale, segnatamente dal Gazzettino la società Brescia
Padova S.p.A., di natura pubblica, vanta
partecipazioni in società estere in Paesi
detti « paradisi fiscali » e come noto, il
ricorso a società estere mal si concilia con
il principio di trasparenza;
già in data 26 luglio 2006 l’interpellante sollevava attraverso la presentazione
dell’atto di sindacato ispettivo n. 3-00168,
segnatamente una interrogazione a risposta orale rivolta al Ministro delle infrastrutture cui non è mai stata data risposta
sino ad oggi, tutta una serie di problematiche inerenti la gestione della rete autostradale nella Regione Veneto con particolare riguardo agli emolumenti assegnati
dalla Società Serenissima Spa (che gestisce
la società Brescia Padova S.p.A.) agli amministratori che ha nominato nelle molteplici società da essa gestite –:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato alla luce di
quanto descritto dalla presente interrogazione al fine di garantire un uso razionale
e trasparente delle risorse finanziarie gestite dalle società autostradali, i che operano in concessione pubblica citate dalla
presente interrogazione;
come sia possibile che a fronte di
tutti gli impegni assunti dalla attuale maggioranza di Governo ci si sia ritrovati nella
deprecabile condizione di aumentare i costi della politica proprio nell’ambito di
quei settori dell’amministrazione pubblica
dove sarebbe stato possibile razionalizzare
con maggiore facilità e prontezza determinate spese;
come e perché si sia giunti alla situazione sopradescritta;
quali siano i motivi per i quali non
sia stata data ancora risposta all’interrogazione a risposta orale presentata dall’interpellante il 26 luglio dello scorso anno;
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se risulti in base a quali criteri la
società Serenissima Spa (che gestisce come
detto la società Brescia Padova Spa) attribuisca emolumenti agli amministratori
delle società da essi gestiti;
se non si ritenga opportuno porre in
essere ogni atto di competenza del Ministero interpellato mirante ad acclarare il
flusso, la gestione e la specifica assegnazione di tutte le risorse finanziarie che
transitano attualmente per le società autostradali a partecipazione pubblica del nostro Paese, al fine di rispondere in modo
adeguato a quella esigenza di trasparenza e
di moralità che spesso si invoca nei confronti di chi esercita pubbliche funzioni, ma
che di fatto non trova riscontro;
se non consideri che attività come
quelle poste a fondamento della costituzione
di società all’estero siano in contrasto con la
natura di concessionario di un servizio pubblico come quello autostradale, che si svolge
unicamente sul territorio nazionale;
se non ritenga del tutto in contraddizione con il principio di trasparenza che
una società, segnatamente la Brscia-Padova S.p.A., di natura sostanzialmente
pubblica si possa avvalere di sigle estere in
paesi che, come è noto, rappresentano
cosiddetti « paradisi fiscali »;
quali iniziative intenda assumere al
fine di evitare che dietro queste attività
possa nascondersi dell’altro, poiché esse
non trovano alcuna giustificazione che
porti a violare elementari regole di trasparenza nella gestione di fondi pubblici;
quali iniziative urgenti si intendano
assumere per acclarare tale situazione.
(2-00730)
« Fabris ».
Interrogazione a risposta in Commissione:
Camera dei Deputati
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dei morti sulle strade italiane, numero
impressionante se si pensa che le stime
ufficiali dell’Istat parlano di 5.426 vittime,
cifra sottostimata per lo stesso Istituto di
Statistica di almeno il 30 per cento, mentre stime non ufficiali quantificano fino a
8 o 9 mila morti l’anno;
circa 3.000 di questi decessi riguardano motociclisti, con un impressionante
aumento pari al 32 per cento dal 2000 ad
oggi, secondo rilevazioni dell’Unione Europea;
le normative vigenti che regolano la
progettazione dei guard-rail non considerano le particolari problematiche connesse
agli utenti su due ruote che sono i più
esposti in caso di caduta non avendo
alcuna cellula protettiva a loro difesa;
le moto rappresentano una quota
compresa tra il 10 e il 20 per cento di tutti
i veicoli circolanti in Europa e che a parità
di chilometri percorsi il rischio di incidente mortale è per un motociclista di
10-15 volte superiore a quello di un automobilista;
i guard-rail presenti sulle strade italiane non prevedono crash-test per il motociclista che in caso di scivolata può
infilarsi sotto la struttura con alta probabilità di amputazione o frattura delle vertebre cervicali per l’impatto coi pali che
sostengono la struttura;
cadendo a 60 km orari contro le
barriere installate lungo le strade italiane
l’Hic (Head Iniury Criteria) raggiunge il
valore di rischio di 1000 e che già a quota
400-500 le lesioni sono considerate compatibili con la perdita della vita;
esistono nuovi guard-rail innovativi
nelle geometrie costruttive e nei materiali
che nei testi hanno dimostrato di ridurre
a un decimo il danno da impatto del
motociclista e che l’Hic rilevato testando
tali barriere non supera il valore di 200;
ADENTI e FABRIS. — Al Ministro delle
infrastrutture. — Per sapere – premesso
che:
in altri paesi europei sono state condotte significative sperimentazioni in tal
senso con costi non proibitivi –:
con sempre maggiore attenzione il
Governo opera al fine di ridurre il numero
se il Governo intenda intervenire al
fine di contenere le morti su strada provo-
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cate dagli urti di motociclisti contro i
guard-rail mediante l’introduzione a livello
normativo di provvedimenti volti a considerare nell’ambito della progettazione di queste barriere le particolari problematiche
connesse ai motociclisti e favorendo una
progressiva sostituzione o modifica dei
guard-rail attualmente installati lungo la
rete stradale e autostradale italiana con
dispositivi che in virtù di migliori geometrie
costruttive e materiali siano in grado di
ridurre i danni provocati dall’impatto sugli
stessi dei motociclisti, anche al fine di rispettare gli impegni assunti in sede europea
in merito alla riduzione delle vittime a
causa di incidenti stradali.
(5-01445)
Interrogazioni a risposta scritta:
REALACCI. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
nella risposta alla precedente interrogazione n. 5-01170 lo stesso Ministero indicava l’apertura al traffico della SGC Firenze-Pisa-Livorno entro la fine di luglio 2007;
a metà settembre 2007 ancora non
risulterebbe essere stato effettuato il collaudo del tratto finale nonostante i lavori
sembrerebbero essere stati terminati;
nella stessa risposta si indica come
periodo necessario al completamento dei
lavori 500 giorni, un impegno assunto dal
Ministero delle infrastrutture, necessari a
completare le opere di viabilità che renderanno scorrevole il nodo tra Aurelia,
SGC e autostrada zona Navicelli-Aeroporto ma senza che sia chiara la data di
avvio dei lavori –:
quale sia la data del collaudo del
nuovo tratto SGC;
quale sia la data del conseguente
rilascio delle autorizzazioni a SALT al fine
di procedere all’esecuzione delle opere di
raccordo;
quale sia la data in cui partiranno i
lavori (stimati in 500 giorni) per il completamento delle opere e della viabilità di
raccordo.
(4-04827)
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FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture.
— Per sapere – premesso che:
notizie di stampa (Libertà di venerdı̀
8 giugno 2007 Provincia) riferiscono di
una lettera inviata dal Ministro Di Pietro
al presidente della Comunità montana di
Valtrebbia Mauro Guarnieri nella quale –
in merito al cantiere chiuso oramai da
dieci anni sulla strada statale 45 di Val
Trebbia, in provincia di Piacenza – testualmente si legge: « Per quanto riguarda
il tratto Perino-Cernusca ho provveduto ad
interessare l’Anas la quale ha confermato
la redazione del progetto definitivo per il
completamento funzionale della struttura
e la relativa pubblicazione del bando di
appalto in data 24 marzo 2006. L’intervento ”in stallo” per indisponibilità di
risorse finanziarie risulta ora compreso
nel redigendo programma 2007-2011 per
un importo pari a 18 milioni 742 mila 320
euro con ”priorità alta”. L’approvazione di
tale programma prevista entro l’estate
consentirà l’aggiudicazione dei lavori » –:
volgendo ormai al termine l’estate se
e quando i lavori in questione saranno
aggiudicati e quando sia possibile ipotizzarne l’avvio.
(4-04831)
CONTENTO. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
durante la precedente legislatura,
l’Esecutivo aveva reperito uno speciale
fondo, pari a circa tre milioni e mezzo di
euro, da destinare all’esecuzione del secondo lotto dei lavori di allargamento e di
conseguente messa in sicurezza della
Strada Statale n. 552, in provincia di Pordenone;
al momento, sulla strada in parola è
in corso il completamento del primo lotto
dell’intervento di sistemazione viaria;
durante un recente vertice tecnico
svoltosi in Val Tramontina, è emerso che
per l’ultimazione del primo lotto mancherebbero all’appello circa 300 mila euro,
con il relativo rischio di uno slittamento
nella consegna dei lavori;
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nella stessa occasione, le amministrazioni comunali della vallata hanno
espresso la loro preoccupazione per la
sorte del fondo individuato anni fa dal
precedente Esecutivo e diretto alla realizzazione del secondo lotto;
evidenza un elevato numero di vittime
della mobilità a due ruote a motore: nel
triennio 2003-2005, si sono registrati, infatti, 4.334 morti (25,2 per cento del
totale) e 261.944 feriti (27,2 per cento), per
un costo sociale di 25.321 milioni di euro;
nello specifico, si teme che l’inflazione e l’aumento del costo dei materiali
riduca le possibilità di spesa per l’ente
attuatore del progetto, cosı̀ come si paventa l’eventualità di uno storno del finanziamento su altre opere già cantierizzabili –:
l’Italia passa al terzo posto (19 per
cento) del 1994 al primo posto del 2003 e
del 2004 (rispettivamente 24 per cento e
26 per cento) per quota di morti a carico
delle due ruote a motori, muoversi su
scooter e motociclette, in Italia, significa
rischiare fino a 7,2 volte di più di incorrere in incidenti rispetto agli altri mezzi di
locomozione;
se corrisponda al vero la notizia
secondo la quale per l’ultimazione del
primo lotto dei lavori di sistemazione della
Strada Statale n. 552 della Val Tramontina (Pordenone) sarebbero venuti a mancare circa 300 mila euro;
in caso di risposta affermativa al
quesito di cui sopra, quali iniziative intenda adottare per scongiurare il rischio di
ulteriori ritardi nel completamento dell’opera, stante che l’intervento in parola
viene atteso da almeno dieci anni dalla
popolazione locale;
se condivida i timori delle amministrazioni comunali della Val Tramontina
circa la graduale riduzione della capacità di
spesa del precedente finanziamento, pari a
tre milioni e mezzo di euro e destinato alla
realizzazione del secondo lotto della Strada
Statale n. 552.
(4-04834)
*
*
*
INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’interno, il Ministro delle infrastrutture, il Ministro dei trasporti, per
sapere – premesso che:
i dati che emergono dall’indagine
della Consulta nazionale per la sicurezza
stradale del Cnel sull’analisi di rischio
delle due ruote a motore mettono in
i costi sociali del fenomeno sono
inaccettabili, basti pensare che nel 2005 il
costo sociale delle morti è stato superiore
ai 30 milioni di euro e che la fascia di età
maggiormente colpita è quella compresa
tra i 25 e i 44 anni;
il 90 per cento dei decessi avviene in
ambito urbano, per colpa di un traffico
caotico, di strade in pessimo stato, di
trasporti pubblici inefficienti che spingono
all’utilizzo delle due ruote come obbligo e
non come scelta, dei mancati controlli sui
comportamenti indisciplinati e pericolosi
dei guidatori delle due e delle quattro
ruote;
a livello europeo, la quota di morti a
carico delle ruote a motore cresce nel
tempo più o meno per tutti i Paesi, il
rischio specifico della mobilità su due
ruote a motore è da 5,8 a 7,2 volte più
elevato della media;
la sicurezza delle due ruote a motore,
necessita di studi specifici sulle principali
cause di rischio e di attenti monitoraggi
degli interventi e dell’evoluzione della sicurezza;
nel periodo estivo si assiste ad una
vera e propria mattanza che aumenta
anche di più nei fine settimana –:
quali siano i provvedimenti urgenti
previsti e quali le iniziative per potenziare
l’informazione e la sicurezza stradale dal
momento che in Italia, la quota di spo-
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stamenti con ciclomotori e motocicli rappresenta il 5 per cento del totale, con un
dato medio nelle grandi aree urbane del
10 per cento.
(2-00723) « Romano, Ruvolo, Barbieri,
Tassone, Volontè ».
Interrogazioni a risposta immediata:
MORRONE. — Al Ministro dell’interno.
— Per sapere – premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco
soffre da anni di gravi carenze nell’organico, stimate dallo stesso ministero dell’interno in alcune migliaia di unità, elevabili ulteriormente, tenendo conto dei
prossimi pensionamenti;
tali carenze rischiano di compromettere l’efficienza del servizio, minando alla
base le esigenze di tutela dell’incolumità
pubblica, della sicurezza e della difesa del
patrimonio boschivo;
le vicende dei mesi estivi appena
trascorsi, relative alla drammatica situazione degli incendi che hanno devastato le
regioni del Sud e del Centro Italia, hanno
tragicamente messo in risalto le gravissime
problematiche connesse alla carenza di
personale;
i vigili del fuoco discontinui hanno
svolto negli ultimi anni un ruolo sempre
più decisivo nell’organizzazione del servizio, sopperendo alle deficienze di organico
e acquisendo una preparazione sempre
più specifica e professionale;
il ministero dell’interno, con decreto
del capo dipartimento dei vigili del fuoco
del soccorso pubblico e della difesa civile,
pubblicato nella Gazzetta ufficiale – 4a
serie speciale – n. 72 dell’11 settembre
2007, ha bandito una procedura selettiva
per la copertura di posti nei vigili del
fuoco, stabilendo come requisito per la
partecipazione alla procedura medesima
l’età non superiore ai 37 anni, alla data del
1o gennaio 2007, impedendo, di fatto, a
migliaia di padri di famiglia, che prestano
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da tempo servizio nei vigili del fuoco come
precari, di consolidare la propria posizione lavorativa;
tale requisito è in netto contrasto con
il decreto del Presidente della Repubblica
6 febbraio 2004, n. 76, che, all’articolo 6,
comma 1, lettera d), stabilisce il reclutamento tra i vigili del fuoco discontinui di
età non inferiore a diciotto anni e non
superiore a quarantacinque anni –:
quali iniziative il Ministro interrogato
voglia intraprendere, alla luce di quanto
descritto in premessa, affinché sia elevato,
in conformità al decreto del Presidente
della Repubblica n. 76 del 2004, il limite
di età per la partecipazione alla procedura indetta dal ministero dell’interno,
con decreto del capo dipartimento dei
vigili del fuoco del soccorso pubblico e
della difesa civile, pubblicato nella Gazzetta ufficiale – 4a serie speciale – n. 72
dell’11 settembre 2007, oppure sia stabilizzata la posizione di quanti da anni
lavorano con solerzia a difesa dell’incolumità dello Stato, assicurando quel diritto al lavoro che è alla base di ogni
Stato civile e democratico.
(3-01230)
DURANTI, MIGLIORE e FRIAS. — Al
Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
nel pomeriggio del 30 luglio 2007,
dopo aver appreso dagli organi di stampa
che, nella serata di domenica 29 luglio
2007, un gruppo di cittadini stranieri trattenuti all’interno del centro di permanenza temporanea di Bari S. Paolo avevano tentato la fuga, il primo firmatario
del presente atto di sindacato ispettivo si
è recata in visita presso il centro stesso e,
successivamente, presso l’ospedale di S.
Paolo e gli uffici della questura di Bari;
alla richiesta del primo firmatario del
presente atto di sindacato ispettivo di
autorizzare l’ingresso di alcuni operatori
della stampa televisiva locale, le autorità
hanno opposto il rifiuto, nonostante il
decreto del Presidente della Repubblica 31
agosto 1999, n. 394, articolo 21, comma 7;
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dalle notizie ricevute direttamente e
dalla verifica effettuata risulta, come per
altro precedentemente riportato dagli organi di stampa, che durante tale tentativo
di fuga ci sono stati feriti sia tra i trattenuti che fra i poliziotti in servizio presso
il centro. Tra i trattenuti feriti, in tutto
otto, successivamente ricoverati in due
diversi ospedali cittadini, alcuni, che in un
primo momento erano riusciti a fuggire, si
sono consegnati al vicino centro di Bari
Palese, evidentemente aperto nonostante
fosse stato in precedenza chiuso per disposizione del Ministro interrogato;
uno degli otto feriti, fra i ricoverati
presso l’ospedale di San Paolo, è minorenne non accompagnato, come risulta sia
dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso
che dall’elenco fornito al primo firmatario
del presente atto di sindacato ispettivo dai
funzionari del centro, nonostante il decreto del Presidente della Repubblica 16
settembre 2004, n. 303, articolo 2, comma
5, regolamento relativo alle procedure per
il riconoscimento di status di rifugiato, e la
direttiva ai sensi del decreto del Presidente
della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394,
articolo 22, comma 1 (protocollo n. 3435/
50 del 30 agosto 2000) prevedano che un
minorenne non accompagnato non possa
essere trattenuto all’interno di un centro
di permanenza temporanea –:
se il Ministro interrogato sia al corrente del fatto che all’interno dei centri di
permanenza temporanea sono trattenuti
minorenni non accompagnati e quali provvedimenti intenda assumere al fine di far
rispettare il decreto del Presidente della
Repubblica 16 settembre 2004, n. 303,
articolo 2, comma 5 (regolamento relativo
alle procedure per il riconoscimento di
status di rifugiato), e la direttiva ai sensi
del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, articolo 22,
comma 1 (protocollo n. 3435/50 del 30
agosto 2000).
(3-01231)
VOLONTÈ, D’ALIA, RONCONI, GIOVANARDI, D’AGRÒ, DRAGO, LUCCHESE,
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FORMISANO, PERETTI, MEREU e COMPAGNON. — Al Ministro dell’interno. —
Per sapere – premesso che:
la percezione della sicurezza da parte
dei nostri concittadini è scesa a livelli
storici mai toccati in precedenza;
gli ultimi sondaggi indicano nella
mancanza di sicurezza una delle emergenze nazionali e si chiede finalmente la
tolleranza zero nei confronti della microcriminalità, anche sulla scorta di alcune
decisioni prese questa estate da amministratori locali, che hanno raccolto il plauso
dei cittadini, senza distinzione di colori e
appartenenza politica;
non si hanno, invece, ancora notizie
circa l’individuazione dei mandanti e degli
esecutori delle continue minacce alle gerarchie ecclesiastiche;
a pochi giorni dall’anniversario dell’attentato alle Torri gemelle di New York
è forte e reale tra l’opinione pubblica la
preoccupazione per nuovi attentati da
parte di cellule di Al Qaeda, anche a
seguito delle recenti scoperte di nuove
cellule fondamentaliste in Italia, come
quella di Ponte Felcino vicino Perugia;
a distanza di alcuni mesi non ci sono
giunte notizie circa le indagini condotte
dalla procura di Torino a seguito delle
prediche contro l’Occidente e gli « infedeli
ebrei e cristiani », fatte dagli imam delle
moschee di Torino e di Saluzzo, senza
dimenticare che l’Ucoii pubblicò impunemente un anno fa a pagamento una pagina
in cui paragonava Israele al nazismo;
in più di una occasione il Ministro
interrogato ha manifestato ed esternato un
maggior impegno sul tema della sicurezza
interna ed internazionale, non ultimo
quello contenuto nelle annunciate linee
guida del disegno di legge, non ancora
presentato, con il quale il Governo vuole
tentare un giro di vite contro la criminalità e contro cui si sono già scagliati molti
settori della sinistra radicale ed alcuni
Ministri, tra cui il Ministro Ferrero;
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Camera dei Deputati
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nei giorni scorsi, ospite della camera
del lavoro di Milano, lo stesso Ministro
Ferrero ha dichiarato che « è ora che gli
immigrati facciano sentire la loro voce e
diano vita ad una manifestazione per
spiegare fortemente le loro ragioni »;
colpisce la circostanza che il marocchino era già stato protagonista di episodi
di violenza che avevano condotto a ben
due arresti nei primi mesi del 2007, anche
se in seguito l’immigrato era stato scarcerato;
tali dichiarazioni possono costituire,
ad avviso degli interroganti, ulteriori fattori di tensioni, visto che un Ministro è
pronto a scendere in piazza per manifestare insieme agli immigrati, mentre cresce
la voglia di scurezza da parte dei cittadini
italiani che vedono nell’immigrazione
clandestina la principale fonte di microcriminalità;
nel nostro Paese l’aumento esponenziale degli immigrati sta avendo ripercussioni allarmanti, dato che a fronte della
presenza di un numero cospicuo di immigrati regolari perfettamente integrati nel
nostro Paese e rispettosi delle leggi, esiste
un numero consistente di immigrati, perlopiù irregolari o clandestini, che già da
diversi anni mette a repentaglio la pubblica sicurezza essendo protagonisti delle
più orribili fattispecie delittuose messe in
atto –:
anche il presidente della Confindustria, Montezemolo, ha sollecitato il Ministro interrogato a garantire « il bisogno
di più Stato perché la sicurezza deve
essere assicurata con iniziative, mezzi e
capacità » –:
se le linee guida annunciate in tema
di sicurezza siano approvate dall’intero
Governo e se ad oltre un anno dal suo
insediamento ci sarà qualche fatto concreto, oltre alle buone intenzioni più volte
manifestate dal Ministro interrogato.
(3-01232)
Interrogazioni a risposta scritta:
ALESSANDRI. — Al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia. — Per
sapere – premesso che:
la cronaca riporta come nel corso
degli ultimi mesi nella città di Bologna si
siano verificati con sempre maggiore frequenza fatti di violenza sessuale compiuti
da extracomunitari ai danni di cittadine
del nostro paese;
in particolare nel mese di luglio in
via Valdonica si è consumato l’ennesimo
episodio di violenza sessuale messo in atto
da un immigrato marocchino di 28 anni,
fermato dalla polizia per aver violentato
una ragazza bolognese nella notte tra il 13
e 14 luglio grazie alle riprese di una
telecamera collocata nella zona;
quali iniziative concrete i Ministri
interrogati intendano mettere in atto per
contrastare efficacemente l’aumento esponenziale di criminalità da parte degli immigrati che produce allarme ed insicurezza tra i cittadini e per arrestare un
fenomeno degenerativo sul piano sociale e
soprattutto sul piano criminale. (4-04830)
CONTENTO. — Al Ministro dell’interno,
al Ministro delle comunicazioni. — Per
sapere – premesso che:
da vario tempo lungo la Strada Statale n. 251 della Valcellina (Pordenone) e
in quella veneta « del Fadalto » si registra
un aumento esponenziale di sinistri che
vedono coinvolte motociclette;
il fenomeno, che assume contorni
preoccupanti soprattutto nei week-end,
pare dovuto al sempre crescente numero
di motociclisti che decide di mettere alla
prova la propria abilità alla guida lungo i
tornanti dei due assi viari di montagna;
ciò che preoccupa di più è che, anche
secondo la stampa locale, in zona si consumerebbero delle autentiche gare di velocità non autorizzate, alcune delle quali
sul filo dei 180 km/h;
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vi sarebbero dei siti internet nei quali
queste gare clandestine verrebbero pubblicizzate, se non addirittura organizzate;
alcuni amministratori delle due aree
interessate al fenomeno hanno chiesto alle
forze dell’ordine maggiori controlli preventivi e repressivi, nell’ottica di evitare
altre tragedie della strada che ledono
gravemente anche il buon nome turistico
delle zone interessate;
si rende, pertanto, necessaria quanto
urgente un’azione di questo Governo volta
a chiarire i reali contorni del fenomeno,
anche mediante l’oscuramento di eventuali
siti internet che pubblicizzino o promuovano simili iniziative –:
quali dati abbiano a propria disposizione circa l’effettiva entità e gravità del
fenomeno denunciato in narrativa e consistente nell’aumento di incidenti stradali
che coinvolgono motociclisti lungo la
Strada Statale n. 251 della Valcellina (Pordenone) e in quella veneta « del Fadalto »;
se sia possibile ipotizzare che, dietro
un tal numero di sinistri, si nasconda
effettivamente anche lo spettro di gare
clandestine;
se siano a conoscenza dell’effettiva
esistenza di siti internet nei quali le gare
clandestine di moto in Valcellina e nel
Fadalto vengano in qualsiasi modo agevolate o incentivate;
se e quali interventi intendano concordare con le forze dell’ordine e, in
particolare, con la Polizia stradale e con la
Polizia postale, per sradicare il fenomeno
in parola, le cui conseguenze, anche in
termini di costi sociali e di vite umane
perdute, sono sotto gli occhi di tutti.
(4-04832)
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comunali e provinciali è vietato ricoprire
incarichi e assumere consulenze presso
enti ed istituzioni dipendenti o comunque
sottoposti al controllo ed alla vigilanza dei
relativi comuni e province »;
sembra che in alcuni enti locali della
provincia di Reggio Emila tale norma
risulterebbe violata –:
quanti e quali casi di doppi incarichi
esistano in merito e quali azioni di intendano intraprendere per ripristinare la legalità, laddove gli stessi costituiscano una
grave o ripetuta violazione di legge.
(4-04837)
*
*
*
LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazione a risposta immediata:
CAMILLO PIAZZA. — Al Ministro del
lavoro e della previdenza sociale. — Per
sapere – premesso che:
a Milano e provincia si preannuncia
un autunno caldo per i trasporti pubblici:
infatti, il 13 settembre 2007 si è svolto un
nuovo sciopero di 24 ore da parte di tutti
i lavoratori Atm, che comunque hanno
garantito il servizio durante l’intero orario
di sciopero, in seguito alla scadenza il 5
luglio 2007 del contratto di categoria;
ALESSANDRI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
a proclamarlo sono stati gli autonomi
di Cobas, Cub trasporti, Sama faisa confail
e Fildiai-cildi per contrastare la cessione
di lavoratori e linee, contratto aziendale,
gare d’appalto e mansioni aggiuntive.
L’agitazione ha coinvolto, tra l’altro, il
personale di guida delle metropolitane e
dei mezzi di superficie, ma anche gli
agenti di stazione, gli addetti ai parcheggi
e del servizio di collegamento tra l’ospedale San Raffaele e la stazione Cascina
Gobba M2;
il comma 5 dell’articolo 78 del decreto legislativo 267 del 2000 recita: « Al
sindaco ed al presidente della provincia,
nonché agli assessori ed ai consiglieri
il coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie ha varato a fine
luglio 2007 una piattaforma, dove sono
elencati una serie di problematiche da
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discutere con Atm ed istituzioni, ma non i
paletti fondamentali che una vera piattaforma deve avere come capisaldi in una
situazione di destrutturazione, privatizzazione e liberalizzazione in cui si trova
l’intero trasporto pubblico locale;
ad oggi sia per chi rimane, sia per chi
va non esistono garanzie di nessun genere,
se non quelle di legge che sono talmente
marginali da non permettere alcuna tranquillità per il futuro dei tranvieri e delle
loro famiglie;
ad esempio, se è vero che per i
lavoratori di Trezzo e Salmini non è
cambiato nulla (almeno per il momento),
non sarà cosı̀ per i lavoratori Atm di
Monza. Infatti, la gara d’appalto istituita
dalla provincia di Milano e Atm ha perso
tutti i servizi del deposito di Monza, ma si
è aggiudicata altri servizi, a nord-est della
provincia, che fino ad ora erano gestiti da
Agi. Questo comporterebbe un interscambio di lavoratori tra Atm e Agi;
le aziende, quindi, stanno procedendo ad accordi per mantenere ognuna il
proprio personale. Ai rispettivi lavoratori è
stato chiesto di esprimere il desiderio di
rimanere in azienda oppure no, ma ciò
che non è stato chiarito è che, diversamente dai lavoratori di Trezzo e Salmini,
è che in ogni caso non c’è posto per tutti.
Infatti, mentre Atm dovrebbe trasferire ad
Agi 130 lavoratori circa, Agi ne dovrebbe
trasferire ad Atm circa 25. È facile dedurre
che solo 25 lavoratori di Monza su 130
avranno l’opportunità di rimanere, per
tutti gli altri si apre la strada della cessione. Non si conosce ancora il criterio
con il quale verranno scelti i lavoratori
che rimarranno, né a quali condizioni;
moltissimi lavoratori di Monza non
hanno espresso il desiderio di rimanere
in azienda e lo hanno fatto forse consapevoli che le garanzie di mantenimento dei
livelli contrattuali e retributivi dovranno
riconquistarseli con l’unità e la lotta, sia
che rimangano in Atm sia che vengano
trasferiti;
il 2008 sarà l’anno della liberalizzazione di tutto il trasporto pubblico (cosid-
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detto « decreto Lanzillotta »), che prevede
forti investimenti per l’acquisto di tram e
bus, per il rinnovo delle reti e la creazione
di percorsi preferenziali, che sono l’unico
modo per rispondere concretamente all’abbassamento degli inquinanti atmosferici, in particolare anidride carbonica e
polveri sottili, che ogni giorno creano problemi enormi ambientali, sanitari e anche
economici nelle aree metropolitane;
ma per il 2008 nulla è previsto per i
salari dei lavoratori, se non l’aumento
della loro produttività e del loro orario di
lavoro;
la condizione obbligatoria per le
aziende è che queste privatizzino attraverso le gare d’appalto –:
quali risposte il Governo intenda
dare alle rivendicazioni dei lavoratori del
settore del trasporto pubblico di Milano e
provincia, che chiedono per il 2008 il
rinnovo del contratto e di rilanciare una
piattaforma di confronto con le istituzioni,
che affronti anche le problematiche che
riguardano i lavoratori, come i diritti, il
giusto salario e la dignità.
(3-01229)
Interrogazioni a risposta immediata in
Commissione:
XI Commissione:
MOTTA e DELBONO. — Al Ministro del
lavoro e della previdenza sociale. — Per
sapere – premesso che:
ai sensi dell’articolo 1, comma 1, del
decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374,
« sono considerati lavori particolarmente
usuranti quelli per il cui svolgimento è
richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere
prevenuti con misure idonee »;
non sono stati inclusi espressamente
nella Tabella A allegata al decreto legislativo n. 374 del 1993, che individua le
attività particolarmente usuranti, i lavoratori addetti ad attività di perforazione
petrolifera che, tuttavia, date le modalità
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di svolgimento del lavoro, potevano farsi
rientrare nella tipologia del « lavoro notturno continuativo » di cui alla citata Tabella;
i lavoratori in Italia valgono gli stessi orari
e le stesse condizioni di lavoro per 14
giorni consecutivi di cui 7 diurni e 7
notturni;
il riconoscimento dei benefici previdenziali per i lavori usuranti presupponeva peraltro l’individuazione, ai sensi
dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 374
del 1993, delle mansioni particolarmente
usuranti all’interno delle categorie di lavori usuranti di cui alla Tabella A, nonché
delle modalità di copertura dei relativi
oneri;
la situazione ambientale in cui operano tali lavoratori è spesso critica, poiché
il lavoro si svolge all’aperto, a prescindere
dalle condizioni meteorologiche, e in spazi
ristretti ed angusti, in ambienti spesso con
elevato grado di rumorosità e vibrazioni,
con conseguente stress dovuto anche allo
scarso riposo di cui si usufruisce nello
stesso ambiente di lavoro;
successivamente l’articolo 59, comma
11, della legge 27 dicembre 1997, n. 449,
ai fini dell’attuazione di quanto previsto in
materia di lavoro usurante nella legge 8
agosto 1995, n. 335, di riforma del sistema
previdenziale, affidava ad un decreto del
Ministro del lavoro e delle politiche sociali
l’identificazione dei criteri per l’individuazione delle mansioni usuranti;
tali lavoratori sono soggetti a rischi di
malattie (quali per esempio la malaria e
l’ameba), ad altri rischi per la propria
salute derivanti dall’utilizzazione di prodotti tossici, nocivi e talvolta persino cancerogeni, e a rischi per la propria sicurezza con particolare riferimento ai rischi
di esplosione ed incendi;
nel decreto ministeriale 19 maggio
1999, emanato in attuazione di tale previsione, la tipologia del lavoro notturno
non risultava più essere menzionata ai fini
dell’individuazione delle mansioni particolarmente usuranti, escludendo in tal modo
i lavoratori addetti ad attività di perforazione petrolifera dalla possibilità di usufruire dei relativi benefici previdenziali;
nonostante tale quadro normativo,
l’attività svolta dai lavoratori addetti alla
perforazione petrolifera presenta caratteristiche di particolare gravità dell’usura, in
considerazione dell’impegno psicofisico
particolarmente intenso e continuativo e
dell’esposizione ad un rischio professionale di particolare intensità;
l’attività di perforazione petrolifera,
che si svolge sia sulla terraferma sia in
mare, in Italia e all’estero, presenta caratteristiche tali da poter inquadrare i
lavoratori che la svolgono tra i lavoratori
notturni, poiché gli orari di lavoro, per i
lavoratori all’estero, sono di 12 ore consecutive al giorno per 35 giorni, di cui 17
turni notturni dalle ore 20 alle ore 8, e 18
turni dalle ore 8 alle ore 20, mentre per
nell’ambito del « Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l’equità e
la crescita sostenibile » presentato dal Governo alle parti sociali il 23 luglio 2007, è
riportata una elencazione dei lavoratori
che possono usufruire dei benefici previdenziali relativi ai lavori usuranti, consistenti nella riduzione del requisito dell’età
anagrafica ai fini pensionistici, cioè nella
possibilità di conseguire, su domanda, il
diritto al trattamento pensionistico con
requisito anagrafico ridotto di tre anni
rispetto a quello previsto dalla normativa
vigente (ma comunque con il requisito
minimo di 57 anni di età);
tale elencazione (che sembrerebbe
tassativa) include, oltre ai lavoratori impegnati nelle attività di cui al decreto
ministeriale 19 maggio 1999, ai lavoratori
addetti a linea/catena di montaggio e ai
conducenti di mezzi pubblici pesanti, anche i lavoratori considerati notturni secondo i criteri definiti dal decreto legislativo n. 66 del 2003 in materia di orario di
lavoro;
il citato « Protocollo », individuando,
per quanto riguarda i benefici previdenziali per i lavori usuranti, risorse massime
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disponibili su base annua pari in media a
252 milioni di euro, che potranno riguardare circa 5.000 lavoratori all’anno, rimette tuttavia ad una Commissione appositamente costituita da Governo e parti
sociali (che dovrebbe concludere i propri
lavori entro il mese di settembre 2007) la
definizione delle ipotesi tecniche per usufruire dei suddetti benefici previdenziali in
modo da individuare in maniera più dettagliata la platea dei beneficiari, sulla base
comunque della rigorosa osservanza degli
indicati tetti numerici e di risorse finanziarie –:
se, ai fini dell’attribuzione dei benefici previdenziali per i lavori usuranti ai
sensi del citato « Protocollo », i lavoratori
addetti ad attività di perforazione petrolifera, in considerazione delle modalità di
svolgimento del lavoro con turni in orario
notturno, siano effettivamente ricompresi
nella tipologia dei lavoratori considerati
notturni secondo i criteri definiti dal decreto legislativo n. 66 del 2003 e, in caso
affermativo, se il Governo non ritenga di
dover riservare una specifica ed espressa
previsione, nei successivi atti normativi
che daranno attuazione al citato « Protocollo », ai fini della individuazione più
dettagliata della platea dei beneficiari
della disciplina dei lavori usuranti in osservanza dei menzionati vincoli numerici e
finanziari, ai lavoratori addetti ad attività
di perforazione petrolifera, in ragione
della particolare gravità dell’usura connessa alla propria attività lavorativa in
termini di stress psicofisico e di rischio
professionale.
(5-01457)
BURGIO e ROCCHI. — Al Ministro del
lavoro e della previdenza sociale. — Per
sapere – premesso che:
in via Gonars a Udine è presente un
impianto di trattamento dei rifiuti di proprietà della Net S.p.A., azienda municipalizzata del capoluogo friulano;
fino al 31 dicembre 2006 l’impianto è
stato affidato in gestione, tramite appalto,
alla Daneco S.p.A;
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la gestione dell’impianto udinese è
stata prorogata alla Danec S.p.A. (azienda
che tuttora gestisce il secondo impianto di
trattamento dei, rifiuti esistente nel territorio provinciale di Udine, duello di San
Giorgio di Nogaro) fino al 31 maggio 2007
per l’espletamento della gara d’appalto;
dal 1o giugno 2007 la conduzione è
passata alla Ladurner S.p.A., che ha vinto
la gara d’appalto bandita dalla Net;
prima del passaggio di gestione l’impianto impiegava 19 lavoratori a cui veniva
applicato il Contratto Collettivo Nazionale
di Lavoro « Imprese e Società esercenti
servizi di igiene ambientale » del 30 aprile
2003;
tale Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro applicato ai dipendenti delle Imprese appartenenti al Settore dell’Igiene
Ambientale prevede espressamente, all’articolo 6, il passaggio diretto ed immediato
di tutti i lavoratori addetti allo specifico
appalto, riconoscendo loro il trattamento
economico e normativo contrattuale già
corrisposto dall’impresa cessante, ogni
qualvolta si verifichi un cambio di gestione
di appalto a seguito di scadenza o cessazione dello stesso;
nel « Capitolato speciale di appalto
per la conduzione dell’impianto di trattamento rifiuti urbani ed assimilati sito in
via Gonars » è previsto, all’articolo 28, che
« l’appaltatore dovrà garantire l’osservanza
di tutte le condizioni stabilite dal vigente
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro
per gli operai e gli impiegati delle aziende
del settore »;
la vittoria dell’appalto conseguita
dalla Laduxner è stata ottenuta grazie alla
presentazione di un minor costo (rispetto
alle altre aziende partecipanti alla gara) di
trattamento per tonnellata di rifiuti conferiti nell’impianto;
dal punto di vista contrattuale l’impresa bolzanese non ha assicurato, in fase
di presentazione della domanda di partecipazione, l’applicazione al personale dell’Impianto di Udine del Contratto Collet-
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tivo Nazionale di settore (quello dell’Igiene
Ambientale) bensı̀ quello di un altro settore;
Collettivo Nazionale di Lavoro tra le Organizzazioni Sindacali e le Associazioni
Datoriali di categoria;
a seguito del passaggio di gestione,
sono infatti transitati in forza alla Ditta
Ladurner 17 lavoratori cui è stato applicato il Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro « Metalmeccanici Confapi » integrato da altre voci retributive che dovrebbero garantire la corrispondenza economica con il Contratto Collettivo Nazionale
di Lavoro « Igiene Ambientale »;
a giudizio dell’interrogante si rischierebbe una situazione per la quale le gare
di appalto, lasciate libere le imprese concorrenti di applicare qualsivoglia con atto
collettivo, senza il vincolo di assunzione
del personale già utilizzato, verrebbero
vinte soltanto dalle aziende che adottano il
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro
in quel momento meno oneroso, dando il
via a meccanismi di dumping contrattuale;
permangono tuttavia delle differenze
negative in quanto le indennità varie tra i
due contratti nazionali sono diverse;
l’articolo 202 del decreto legislativo
152 del 2006 (il « Codice dell’Ambiente »)
prevede, in caso di affidamento di servizi
comunali per la gestione dei rifiuti, il
passaggio diretta dei dipendenti « con la
salvaguardia delle condizioni contrattuali,
collettive ed individuali, in atto »;
la ditta cessante Daneco ha presentato ricorso presso il TAR (la cui decisione
deve essere ancora pronunciata), sostenendo di essere rimasta vittima di una
concorrenza sleale a seguito dell’applicazione di un Contratto Collettivo Nazionale
di Lavoro più vantaggioso da parte della
società vincitrice;
nel mese di luglio 2007 diverse forze
sociali e politiche della città hanno richiesto la creazione di una speciale Commissione d’inchiesta per chiarire le modalità
con cui si e proceduto alla gara d’appalto;
situazioni analoghe a quella venutasi
a creare a Udine sono a venute e stanno
avvenendo in altre regioni del nostro
Paese, come il Veneto, la Sardegna e il
Lazio;
a giudizio dell’interrogante se tale
situazione dovesse trovare conferma ed
applicazione futura in altre gare di appalto del settore, si andrebbe incontro ad
un irreversibile scenario di demolizione
dei diritti – tanto dei lavoratori quanto
delle ditte del settore – concordati a livello
nazionale in sede di stipula dei Contratto
l’applicazione di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro diverso che non
preveda, come nel caso del settore dell’igiene ambientale, il vincolo di futura
assunzione, presso la nuova ditta vincitrice
di appalto determinerebbe inoltre, di fatto
una insicurezza occupazionale che riteniamo non tollerabile –:
quali iniziative urgenti il Ministro
interrogato intenda attuare per salvaguardare il diritto alla continuità contrattuale
dei lavoratori dell’impianto di rifiuti di
Udine sancita dal decreto legislativo 152
del 2006 e dall’articolo 6 del Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro Fise –
Ambiente.
(5-01458)
BALDELLI e FABBRI. — Al Ministro
del lavoro e della previdenza sociale. — Per
sapere – premesso che:
il 23 luglio 2007, Governo e sindacati
hanno sottoscritto un protocollo in materia di welfare –:
quali siano i tempi e le modalità che
il Governo intende adottare per la trasformazione del protocollo sul welfare in iniziative legislative.
(5-01459)
COMPAGNON e D’AGRÒ. — Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. —
Per sapere – premesso che:
risulterebbe allo scrivente che, ad
oggi, il Ministero del lavoro non abbia
ancora provveduto, contrariamente a
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quanto previsto dalla legge n. 152 del 2001
(Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale) e della normativa correlata, al versamento delle
somme spettanti in favore dei patronati
quale saldo dell’attività 2004;
le somme in questione risulterebbero
già da tempo concretamente disponibili
sull’apposito capitolo di spesa del Ministero del lavoro;
in base a quanto disposto all’articolo
13, comma 1, della citata legge n. 152 del
2001 le somme stesse non possono avere
destinazione diversa da quella indicata;
l’immotivato ritardo nell’erogazione
di tali somme, riferite a un esercizio –
quello del 2004 – ormai consolidato, pregiudica il regolare funzionamento dei patronati e delle attività da essi svolte –:
quali iniziative il Ministro interrogato
intenda adottare al fine di garantire l’erogazione di cui sopra in tempi rapidi.
(5-01460)
Interrogazione a risposta scritta:
FOTI. — Al Ministro del lavoro e della
previdenza sociale. — Per sapere – premesso che:
sono pendenti presso gli organi di
giustizia amministrativa alcuni ricorsi con
cui, da parte di alcuni concorrenti, viene
richiesto l’annullamento del bando pubblicato sull’apposita sezione della Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana del 27
luglio 2004, n. 59, indetto dall’Inail, per la
copertura di n. 164 posti su tutto il territorio nazionale, relativamente all’area C,
posizione economica C1, profilo delle attività parasanitarie con funzioni di infermiere professionale;
la richiesta di annullamento degli atti
riguarda anche la determinazione del 1o
settembre 2004 della Commissione centrale costituita presso la direzione centrale
Inail con la quale si stabiliva di far precedere le prove scritte da prove preselet-
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tive anche per i candidati che già ricoprivano le funzioni di infermiere professionale a tempo determinato;
le decisioni degli organi di giustizia
amministrativa che fino ad oggi si sono
pronunciati in ordine alle censure prospettate dai concorrenti non sono concordanti –:
se intenda acquisire dall’Inail opportune informazioni sulla questione prospettata, evidenziando nel contempo all’ente
l’opportunità di evitare il protrarsi di
diversi contenziosi in più regioni e presso
più organi di giustizia amministrativa; a
tal fine l’Inail potrebbe prevedere, in sede
di autotutela, l’assunzione a tempo indeterminato dei concorrenti che già ricoprivano le funzioni di infermiere professionale a tempo determinato risultati esclusi
a seguito dei risultati conseguiti nelle
prove preselettive ma utilmente classificatisi nelle graduatorie (avendo sostenuto le
altre prove a cui erano stati ammessi per
decisione del giudice amministrativo) atteso che l’istituto necessita, comunque, di
detto personale che, oltretutto, ha maturato una notevole esperienza. (4-04829)
*
*
*
POLITICHE PER LA FAMIGLIA
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro per le politiche per la famiglia,
per sapere – premesso che:
in data primo settembre 2007 i Carabinieri del Comando provinciale di Forlı̀
hanno arrestato un uomo di trentacinque
anni, single, con l’accusa di violenza sessuale ai danni di minore. La vittima è un
bambino di cinque anni assegnato in affido temporaneo all’uomo dai servizi sociali del comune di Forlı̀;
da quanto trapela dalle indiscrezioni
sulle indagini condotte dalle Forze dell’ordine, pubblicate dagli organi di stampa,
l’uomo al quale era stato affidato temporaneamente il minore era affetto da gravi
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turbe psichiche e parafilie ed era già stato
segnalato ai carabinieri per molestia sessuale ai danni di un giovane disabile;
dalle notizie riportate dagli organi di
stampa si deduce chiaramente che le indagini sono volte anche ad accertare eventuali responsabilità dei servizi sociali incaricati dall’amministrazione comunale di
gestire le procedure nell’assegnazione degli
affidi temporanei;
da un primo esame investigativo condotto dall’arma dei carabinieri, dopo la
perquisizione degli uffici comunali e della
sede dei servizi sociali, sita in via Corbelli
(Forlı̀), sono emerse le prime certezze che
hanno messo in evidenza come il sistema
degli affidi temporanei fosse condotto con
una incomprensibile superficialità. Nel
caso in questione l’uomo, arrestato per
reato di pedofilia, era riuscito ad ottenere
l’affido temporaneo compilando un semplice questionario;
le indagini hanno portato alla luce
ulteriori inquietanti falle nelle procedure
di assegnazione di affido temporaneo da
parte dell’amministrazione comunale. Infatti, nel comune di Forlı̀, il regime di
affido temporaneo non riguardava in teoria un ristretto target di famiglie ma si
trattava nella sostanza di una specie di
baby-sitteraggio con soldi pubblici che il
Comune attraverso le cooperative sociali
appaltatrici, offriva a madri e padri con
impegni di lavoro e senza la possibilità di
seguire i figli nel periodo estivo;
l’istituto dell’affido temporaneo dei
minori disciplinato dalla legge 184 del
1983 modificata dalla legge n. 149 del 28
marzo 2001 « Diritto del minore ad una
famiglia » ha come funzione quella di
assicurare al minore temporaneamente
privo di un ambiente familiare idoneo , un
altro ambiente che gli possa assicurare con
modalità familiari, il mantenimento,
l’istruzione e l’educazione;
la caratteristica essenziale di questo
istituto, come espressamente sottolinea
l’articolo 2 della legge n. 149 del 2001, è
dunque la temporaneità al fine di « age-
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volare i rapporti tra il minore e i genitori
e favorirne l’inserimento nella famiglia di
origine ». L’ordinamento giuridico non
esplicita il concetto di temporaneità non
fissando l’entità di tempo cui bisogna far
riferimento. È ovvio che un interpretazione ragionevole della norma fa presupporre che le motivazioni per l’affido debbono riguardare esclusivamente casi di
straordinaria necessità;
i servizi sociali, prima di procedere
all’assegnazione dell’affido temporaneo,
devono individuare la sussistenza di una
situazione di estrema difficoltà che legittima e rende necessario il trasferimento
del minore in un altro ambiente familiare;
l’articolo 2 della legge sul diritto del
minore ad una famiglia fa un elenco
secondo un evidente ordine di preferenza
dei soggetti che possono essere utilizzati
nell’affido familiare. Il soggetto privilegiato
è la famiglia con preferenza per quelle con
figli minori stante una più facile prospettiva di socializzazione e di inserimento fra
coetanei per il fanciullo che proviene da
una famiglia in difficoltà. Vengono, poi, le
famiglie senza figli minori, successivamente e secondo l’ordine di preferenza,
una persona singola;
il contenuto del provvedimento disposto dal servizio locale: deve essere
motivato (deve cioè esplicitare le ragioni
che rendono necessario tale riferimento
tenendo presente la situazione del minore
e della sua famiglia di origine, nonché le
caratteristiche dell’affidatario prescelto);
l’affidamento familiare è, dunque, al
tempo stesso un affidamento sia alla famiglia affidataria, sia ai servizi che operano attivamente al fine di riuscire a
realizzare un compiuto recupero della famiglia di origine. L’obiettivo fondamentale
di questo istituto è infatti quello di preparare e realizzare il reinserimento del
minore nella sua famiglia di origine –:
se il ministro, sia a conoscenza dei
fatti esposti in premessa e quali provvedimenti intenda adottare per monitorare
la gestione dell’istituto dell’affido tempo-
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raneo da parte delle amministrazioni comunali al fine di evidenziarne tempestivamente distorsioni e anomalie e garantire, conseguentemente, il diligente rispetto
delle disposizioni di legge vigenti.
(2-00726)
« Pini, Maroni ».
*
*
*
PUBBLICA ISTRUZIONE
Interrogazioni a risposta immediata:
BARANI. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
il 31 agosto 2007 i docenti dell’istituto agrario « Fantoni » di Soliera Apuana
e i genitori degli alunni della classe 3a A si
sono autoconvocati in assemblea per discutere in merito alla decisione unilaterale
del dirigente scolastico, professore Francesco Di Costanzo, di accorpare le seconde
e le terze classi dell’anno scolastico in
corso;
a seguito del predetto incontro docenti e genitori hanno espresso grave
preoccupazione e sconcerto per la politica
scolastica perseguita dal dirigente scolastico sottoscrivendo due rispettivi comunicati (uno per la componente genitori e
l’altro per la componente docenti) di forte
contestazione;
tale disappunto nasce da due decreti
che accorpano una seconda classe con 23
alunni iscritti con la presenza di 3 portatori
di handicap e un secondo che prevede anche l’accorpamento delle classi terze con 24
alunni di cui 3 portatori di handicap con
programmazione differenziata;
in base alle valutazioni dell’interrogante il decreto è palesemente illegittimo
sulla base del decreto ministeriale 331/98,
del decreto ministeriale 141/99 e anche
sulla base del provvedimento previsto
dalla circolare numero 19 del 2007 del
ministero della pubblica istruzione;
in particolare l’articolo 10.2 del decreto ministeriale 141/99 recita: « la presenza di più di un alunno in situazione di
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handicap nella stessa classe può essere
prevista in ipotesi residuale ed in presenza
di handicap lievi. Le classi iniziali che
ospitano più di un alunno in situazione di
handicap sono costituite da non più di 20
iscritti: per le classi intermedie il rispetto
di tale limite deve essere rapportato all’esigenza di garantire la continuità didattica nelle stesse classi »;
anche l’articolo 10.3, sempre del decreto ministeriale 141/99, conferma il limite di 20 alunni spingendosi a 25 dove la
valutazione della gravità dell’handicap non
sia di ostacolo alle « situazioni oggettive
degli alunni interessati »;
anche la circolare numero 19/2007,
pur elevando il numero degli alunni a 21 con
la presenza di più di un disabile, non fa che
confermare le ragioni dei docenti e dei genitori sull’improvviso accorpamento delle
classi. Infatti, sia nella seconda che nella
terza classe rispettivamente di 23 e 24 alunni
la presenza di 3 ragazzi portatori di handicap sicuramente non favorisce un processo
scolastico positivo soprattutto per i ragazzi
più svantaggiati che affrontando, peraltro,
una programmazione differenziata hanno
bisogno di spazi fisici e di attenzioni psicologiche e logistiche particolari;
le composizioni di classi cosı̀ numerose con la presenza di 3 alunni svantaggiati non può consentire esercitazioni pratiche e di laboratorio produttive che facilitino l’apprendimento per la mancanza di
spazi fisici adeguati;
né si può pensare che l’utenza di una
scuola professionale situata in una zona
montana, con servizi pubblici inadeguati
per gli alunni, con un forte carico di ore
scolastiche ed un eccessivo tempo di trasferimento verso casa, possa confrontarsi
ed assimilarsi all’utenza di scuole dove la
selezione per profitto e per comportamento avviene a monte;
tutti sanno che questi istituti professionali svolgono, oltre ad un ruolo di
istruzione e di qualificazione professionale, anche un ruolo di formazione sociale
che non ha eguali in altri tipi di scuola, a
volte sensibilizzando dei giovani che pro-
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vengono da condizioni familiari, economiche e culturali di forte disagio;
per queste importanti ragioni non si
deve consentire la formazione di classi eccessivamente numerose soprattutto quando
sono presenti alunni svantaggiati che sarebbero i primi ad essere penalizzati da provvedimenti di accorpamento in classi dove
anche lo spazio fisico diventa insufficiente;
i decreti di accorpamento del dirigente scolastico, professor Francesco Di Costanzo, sono atti che, a giudizio dell’interrogante, vanno contro la ragione, contro la
didattica, contro i ragazzi, soprattutto
quelli più svantaggiati e contro gli insegnanti che credono ancora in una funzione
educativa e di istruzione della scuola –:
quali iniziative il Ministro interrogato
intenda avviare al fine di ristabilire un
certo equilibrio didattico presso l’istituto
agrario « Fantoni », secondo la normativa
vigente, e in casi come quello sopra descritto per fare in modo che la scuola
torni ad essere il motore trainante e
indispensabile della società e non venga
inteso come luogo di parcheggio per ragazzi indisciplinati e disadattati senza possibilità di recupero.
(3-01223)
SASSO, DI SALVO, SPINI, PETTINARI,
ATTILI, AURISICCHIO, BANDOLI, BARATELLA, BUFFO, D’ANTONA, FUMAGALLI, GRILLINI, LEONI, LOMAGLIO,
MADERLONI,
NICCHI,
ROTONDO,
SCOTTO, TRUPIA e ZANOTTI. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per
sapere – premesso che:
la legge n. 62 del 2000 non ha introdotto nel nostro ordinamento alcun
finanziamento della scuola paritaria, come
già dimostrato nell’interrogazione 3/00797
presentata in data 11 aprile 2007, nella
seduta n. 142 e sollecitata il 30 maggio
2007, il cui iter è tuttora in corso;
con la legge n. 27 del 2006 sono state
soppresse le scuole elementari parificate e
dell’infanzia non statali convenzionate. La
regolamentazione delle convenzioni che
Camera dei Deputati
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regolano i requisiti per l’erogazione dei
contributi (articolo 1-bis, comma 6, della
legge 3 febbraio 2006, n. 27) è stata prevista, per le scuole primarie paritarie, con
la stesura di un regolamento secondo
quanto già stabilito dall’articolo 345 del
testo unico per le scuole dell’infanzia paritarie (già convenzionate), secondo quanto
precettivamente disposto dall’articolo 339
del medesimo testo unico;
il direttore generale della direzione
dello studente nella sua circolare ai direttori generali del 27 giugno 2007, prot.
n. 3205/P7, ha affermato che « nelle more
dell’emanazione, ai sensi della legge 3 febbraio 2007, n. 27, delle norme regolamentari concernenti le modalità di stipula delle
nuove convenzioni con le scuole paritarie
primarie », fra l’altro non dovessero esser
accoglibili nuove convenzioni di parifica e
che quelle ancora esistenti dovevano intendersi « risolte di diritto al termine dell’anno
scolastico in corso alla data di entrata in
vigore delle norme regolamentari previste
dalla legge n. 27 del 2006 »;
il decreto ministeriale a firma del
Ministro interrogato, inviato alla Corte dei
conti il 21 maggio 2007, da questa registrato il 2 luglio 2007, e comunicato ai
direttori generali l’8 agosto 2007, ignora
l’esistenza delle sopra richiamate finalità
regolamentari previste, per l’erogazione
dei contributi alle scuole primarie, dalla
legge n. 27 del 2006, cosı̀ come ignora la
vigenza, per le scuole dell’infanzia destinatarie di contributi convenzionati, dell’articolo 339 del testo unico del 1994 –:
per quali motivi non abbia ritenuto
di tener conto nella stesura del decreto
richiamato in premessa delle sopra citate
finalità regolamentari previste dalla legge
n. 27 del 2006 cosı̀ come dell’articolo 339
del testo unico del 1994.
(3-01224)
RAZZI. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
nel sistema scolastico italiano sono
state introdotte importanti innovazioni
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concernenti l’obbligo scolastico, la riforma
degli esami di Stato e le disposizioni sui
programmi didattici;
tali innovazioni consentono una formazione della personalità dei nostri giovani fondata su regole e valori sani e
duraturi;
al contempo garantiscono quella presenza dello Stato nell’armonizzazione dei
percorsi educativi, cosı̀ come contemplato
dal dettato costituzionale;
sarebbe opinabile che anche all’estero possano essere visibili e praticati i
benefici di dette riforme e che i modelli
educativi per i cittadini italiani all’estero
siano uniformati a quelli in Italia anche
per favorire la continuità dei sistemi per
coloro che maturino l’intenzione di rientrate nel nostro Paese –:
se il Ministro interrogato non reputi
opportuno e necessario adottare iniziative
per estendere le innovazioni di cui sopra
anche al sistema italiano scolastico all’estero.
(3-01225)
FRONER, GHIZZONI, RUSCONI, SERENI,
BRESSA,
QUARTIANI,
GIACHETTI, BENZONI, CHIAROMONTE, COLASIO, DE BIASI, GIULIETTI, LATTERI,
TESSITORE, TOCCI, VILLARI e VOLPINI.
— Al Ministro della pubblica istruzione. —
Per sapere – premesso che:
come ogni anno, con l’avvio delle
attività scolastiche si riaccendono preoccupazioni, aspettative e progetti per milioni di alunni, di famiglie e di lavoratori
del comparto;
dopo anni in cui il sistema scolastico
italiano ha visto fortemente compromessa
la sua credibilità, con interventi normativi
che hanno disorientato alunni e insegnanti
circa le finalità e la serietà dei criteri
formativi, si registra una significativa inversione di tendenza;
con il decreto legge n. 147 del 2007,
varato dal Consiglio dei ministri del 5 settembre, volto ad « assicurare l’ordinato av-
Camera dei Deputati
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vio dell’anno scolastico 2007-2008 », che
anticipa alcune delle principali disposizioni
di un apposito disegno di legge all’esame
della Camera dei deputati, si è provveduto a
rendere immediatamente operative le
norme molto importanti come, ad esempio,
la reintroduzione del tempo pieno;
il ministero della pubblica istruzione
ha provveduto a definire le nuove indicazioni per il curriculum della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione: le
indicazioni sono proposte culturali per le
quali le singole discipline, pur nella loro
specificità, sono incluse all’interno di tre
grandi aree del sapere, al fine di proporre
un insegnamento non frammentato, in
grado di far cogliere agli alunni le connessioni tra gli ambiti di studio e da avviarli ad
una visione unitaria della conoscenza;
inoltre, per contrastare il fenomeno
della dispersione scolastica, che vede un
20,6 per cento dei ragazzi uscire dal
sistema di istruzione e formazione senza
né diploma né qualifica professionale, in
attuazione di quanto previsto dalla legge
finanziaria per il 2007 si è dato corso, alle
misure per l’adempimento dell’obbligo di
istruzione fino a 16 anni, con il decreto
ministeriale del 22 agosto 2007, n. 139;
in particolare, con il richiamato decreto, si individua un nuovo profilo educativo che combina otto competenze
chiave (imparare ad imparare, progettare,
comunicare, collaborare, agire in modo
autonomo e responsabile, risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire e interpretare le informazioni) con quattro assi culturali – del
linguaggio, della matematica, delle materie
scientifico-tecnologiche e di quelle storicosociali; in tal modo si è scelto di non
riscrivere gli ordinamenti, ma si sono
indicati gli obiettivi da conseguire in uscita
dalla scolarità obbligatoria –:
quali misure si intenda adottare per
assicurare una completa e puntuale attuazione su tutto il territorio nazionale dei
provvedimenti richiamati, ed in particolare
in quelle aree in cui è più accentuato il
fenomeno della dispersione scolastica, e
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Camera dei Deputati
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per predisporre anche un puntuale monitoraggio dei risultati conseguiti. (3-01226)
mere i corsi ad indirizzo musicale nella
Provincia di Potenza non sia in contrasto
con i parametri previsti dalla normativa
vigente in materia;
Interrogazioni a risposta scritta:
se il Ministro non ritenga urgente
convocare le parti interessate ad un incontro specifico per affrontare le controversie in atto al fine giungere ad un utile
accordo affinché non venga compromesso
il diritto allo studio, nonché le legittime
aspettative del personale precario.
(4-04828)
SGOBIO. — Al Ministro della pubblica
istruzione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. — Per sapere –
premesso che:
da segnalazione di alcune organizzazioni sindacali territoriali si apprende che,
nella provincia di Potenza risultano essere
in atto tagli di organico in relazione ai
corsi ad indirizzo musicale, con la conseguente riduzione di cattedre e posti orario
(classe di concorso A077);
i corsi a indirizzo musicale per l’anno
scolastico 2008-2009 sarebbero stati già
autorizzati per intero (o a 16 ore) in
organico di diritto alla provincia di Potenza, ma al contempo il Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la
Basilicata ha disposto la soppressione di
tutti i costituendi corsi a indirizzo musicale, con relativa trasformazione delle cattedre in spezzoni di 12 ore per singolo
strumento, con la sola eccezione delle
cattedre già coperte con personale docente
di ruolo;
a parere dell’interrogante la decisione
presa appare negativa poiché: 1) riduce
fortemente l’offerta formativa dello strumento su tutto il territorio, 2) scompagina
all’interno della scuola l’insegnamento
dello strumento musicale, 3) rischia di
vanificare tutto il lavoro svolto negli ultimi
anni da insegnanti e alunni;
tale decisione, inoltre, sembra abbia
disatteso la stessa informativa fornita dalla
Direzione scolastica regionale alle organizzazioni sindacali sull’organico di fatto,
dove si prevedeva un rinvio al 2008-2009
per la programmazione e attuazione dei
corsi a indirizzo musicale, con il consolidamento dei corsi già attivati –:
se il Ministro non intenda verificare
se quanto premesso corrisponda al vero, e
se eventualmente tale decisione di soppri-
FOTI. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
in data 20 luglio 2005 alcuni studenti
della classe V B del Liceo Scientifico
Lorenzo Respighi di Piacenza indirizzano
al Ministro dell’Istruzione, all’ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna e
al centro servizi amministrativi di Piacenza, un esposto relativamente alle modalità di svolgimento delle prove dell’esame di Stato dagli stessi sostenuto.
Detto esposto è integrato con una nota
aggiuntiva in data 25 luglio 2007;
successivamente il dirigente del centro servizi amministrativi di Piacenza delega ad un ispettore tecnico gli opportuni
e dovuti accertamenti che quest’ultimo
svolge rassegnando, in data 4 agosto 2005,
all’ufficio scolastico regionale per l’EmiliaRomagna e al centro servizi amministrativi di Piacenza (prot. riser. 197) una
dettagliata relazione;
nella stessa si legge che « il consiglio
di classe non si è fatto minimamente
carico delle difficoltà degli studenti, scaricando ogni responsabilità sulla classe,
definita dal profilo piuttosto mediocre,
sprovvista di punte d’eccellenza ». Inoltre,
con specifico riferimento all’attività di valutazione della commissione d’esame, la
relazione evidenzia « una grande differenza tra la scala di valutazione utilizzata
durante l’anno scolastico e quella utilizzata in sede d’esame ». Non solo, ma
l’ispettore tecnico incaricato, come detto,
dal dirigente del centro servizi ammini-
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strativi di Piacenza, annota come « è evidente che con la stessa motivazione vengono assegnati punteggi diversi con assoluta mancanza di trasparenza »;
nel mese di settembre 2005, da parte
di chi vanta nella questione un interesse
legittimo, viene adito il giudice amministrativo, segnatamente il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia,
sezione di Brescia, che con ordinanza
1541/05 del 6 dicembre 2005 – dopo aver
testualmente affermato che « le circostanze attestanti la regolarità delle procedure affermate dal Presidente della Commissione d’esame nella nota depositata in
giudizio il 21 ottobre 2005, appaiono contraddette dalla relazione svolta dall’Ispettore ministeriale, il quale ha rilevato incongruità nell’assegnazione dei punteggi
relativamente alla seconda prova scritta e,
più in generale, l’attribuzione di stessi
punteggi con motivazioni diverse e valutazioni in contrasto con le norme deliberate dal Consiglio dei docenti e dal Consiglio di classe » – accoglie l’istanza cautelare disposta dal ricorrente e, per l’effetto, dispone che la commissione d’esame
disponga una nuova valutazione degli elaborati scritti del ricorrente per i quali ha
conseguito un voto insufficiente, alla presenza di un ispettore ministeriale;
la detta ordinanza accoglie in quella
data altresı̀ l’istanza di regolamento di
competenza presentata dall’Avvocatura
dello Stato, disponendo l’immediata trasmissione degli atti al Consiglio di Stato
che con decisione della Sezione Sesta
assunta il 28 febbraio 2006, dichiara la
competenza del Tribunale Amministrativo
Regionale dell’Emilia-Romagna, presso cui
il ricorso in questione viene riassunto in
data 13 ottobre 2006;
in relazione ai verbali descrittivi delle
attività in essere dalle attività poste in
essere dalla Commissione d’esame, segnatamente ai verbali contraddistinti dai numeri 12 e 18, viene presentato in data 5
settembre 2006 un esposto alla Procura
della Repubblica di Piacenza con il quale
viene chiesto che siano svolte tutte le
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opportune indagini per accertare la veridicità dei verbali indicati, nonché di tutta
la documentazione relativa alla maturità
scientifica 2005 presso il Liceo « Lorenzo
Respighi ». In ordine al detto esposto è
pendente l’opposizione alla richiesta di
archiviazione formulata dal Pubblico Ministero –:
se e quali provvedimenti siano stati
assunti dalle competenti autorità scolastiche, anche in sede di autotutela, a fronte
della relazione resa in data 4 agosto 2008
dall’ispettore scolastico all’uopo delegato,
relazione di cui si chiede di conoscere
l’integrale contenuto (non mutilato –
perciò – da omissis);
se risponda al vero la notizia che
prima ancora del sorgere del contenzioso
in sede amministrativa risulta richiesta la
convocazione della commissione d’esame
– poi disposta con ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale, come sopra visto – nel qual caso si chiede di
conoscere i motivi del mancato accoglimento della predetta richiesta e chi abbia
disposto in tal senso;
se non ritenga infine che i fatti esposti, per la gravità degli stessi, indipendentemente dal tempo trascorso (che non
preclude, nel caso di favorevole accoglimento in sede amministrativa delle censure ad oggi solo ipotizzate, la richiesta di
risarcimento in sede civile) meritino un
approfondito esame da parte degli organi
scolastici, se non altro per addivenire ad
una chiara definizione delle singole responsabilità.
(4-04833)
TURCO. — Al Ministro della pubblica
istruzione. — Per sapere – premesso che:
sul sito del Ministero della pubblica
istruzione è reperibile l’intervento che il
Ministro ha tenuto il 5 marzo 2007 « ai
responsabili della CEI-Servizio Nazionale
per l’Insegnamento della Religione Cattolica – La formazione in servizio per
una professionalità competente » (http://
www.pubblica.istruzione.it/ministro/interventi/2007/050307.pdf);
Atti Parlamentari
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a pagina 11 di detto intervento è
possibile leggere « Fermo restando che gli
insegnanti di religione sono destinatari,
come qualsiasi altro insegnante, di tutte le
iniziative promosse dall’Amministrazione
e dei soggetti qualificati, per essi è prevista
una formazione aggiuntiva sulle tematiche
attinenti la religione cattolica. Tale attività,
come sapete, è disciplinata dal decreto del
Presidente della Repubblica 16 dicembre
1985, n. 751, che al punto 4.3 recita
testualmente: ”per l’aggiornamento professionale degli insegnanti di religione in
servizio, la conferenza episcopale italiana
e il Ministero della pubblica istruzione
attuano le necessarie forme di collaborazione nell’ambito delle rispettive competenze e disponibilità, fatta salva la competenza delle Regioni e degli enti locali a
realizzare per gli insegnanti da essi dipendenti analoghe forme di collaborazione
rispettivamente con le conferenze episcopali regionali o con gli ordinari diocesani”.
I fondi (nel 2006 sono stati assegnati
400.000,00 euro – dato riservato) vengono
utilizzati per l’organizzazione di corsi di
formazione sia nazionali (CEI) sia locali
(ordinario diocesano) »;
per quanto riguarda « Gli impegni
per il futuro », al punto 7 dell’intervento,
è possibile leggere: « Oltre alla formazione
i punti di forza per la costruzione di una
nuova professionalità docente su cui il
Ministero intende investire sono i seguenti:
7.1 – Assicurare i fondi, almeno
nella stessa misura dello scorso anno (ma
vedremo di incrementarli) per la formazione specifica degli insegnanti di religione
realizzata sia dalla CEI a livello nazionale
sia dalle Diocesi a livello locale. Il mio
auspicio è che ne sia fatto buon uso;
7.2 – Potenziare lo stato giuridico
degli insegnanti di religione. Ad un insegnamento cui si riconosce una forte valenza culturale, educativa ed esistenziale
deve corrispondere un docente organicamente inserito nei ruoli della scuola e non
più, come già ho avuto occasione di dire,
soggetto ai caroselli degli incarichi annuali. Sono stato informato che nel tavolo
Camera dei Deputati
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paritetico state discutendo come assicurare la mobilità (trasferimento) degli insegnanti di ruolo da una Diocesi all’altra e
come superare il rilascio di una « nuova
idoneità » da parte dell’Ordinario diocesano accogliente. Faremo il possibile per
estendere agli insegnanti di religione tutti
i diritti-doveri degli altri insegnanti sempre in un’azione condivisa con la CEI;
7.3 – Come preannunciato dalla
direttiva sull’azione amministrativa del 25
luglio scorso, stiamo predisponendo l’immissione in ruolo del 3o contingente degli
Idr vincitori di concorso (3.060) in modo
da pervenire ad una stabilità del ruolo;
7.4 – Stiamo studiando l’opportunità di un secondo concorso nelle regioni
in cui non si raggiunge la prevista quota
del 70 per cento degli insegnanti di ruolo;
7.5 – Un ulteriore impegno comune è da profondere per la revisione
dell’Intesa riguardo i titoli di accesso all’insegnamento a seguito della riforma dei
corsi universitari;
7.6 – La questione della valutazione. È noto che l’articolo 309 del testo
unificato richiede che la valutazione per
gli alunni che si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica sia fatta in
una “speciale nota” da consegnare alla
famiglia distinta dalla scheda. Il Ministero
con circolare ministeriale n. 84 del 2005
aveva consentito l’inserimento della disciplina nella scheda di valutazione. Il TAR,
come a tutti è noto, su questa questione ha
dato la sospensiva. Con la circolare del 12
giugno sono stato costretto a riportare
chiarezza nelle scuole chiedendo l’applicazione dell’articolo 309 citato. Su questa
questione non è facile trovare le condizioni giuridiche e, soprattutto la condivisione politica, tuttavia vi posso assicurare
che vi è grande attenzione da parte mia e
dei miei collaboratori. So anche che nell’ultimo incontro del Tavolo paritetico
avete affrontato la questione di come l’insegnamento della religione, seguito da un
alunno con profitto, possa essere un elemento da tenere in considerazione per
l’attribuzione del credito scolastico agli
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
studenti delle superiori. Se non è possibile
inserire questa norma nel Regolamento
vedremo di inserirla nella prossima ordinanza sugli scrutini ed esami. Sono queste
le riflessioni che come ministro mi sento
di fare sull’insegnamento della religione
cattolica nella scuola e sull’importanza
della formazione in servizio dei docenti di
religione, sono disponibile a raccogliere
anche nel futuro le vostre proposte e i
vostri suggerimenti tramite gli organismi
della CEI e mi auguro si possa costruire
un rapporto di collaborazione costruttiva
per donare maggiore qualità al nostro
sistema educativo di istruzione e formazione dei giovani » –:
quali siano le ragioni per le quali il
dato di 400.000 euro è riservato e a chi;
quale sia il dettaglio delle iniziative
svolte nel 2006 (luogo, partecipanti, percettori del fondo);
se sia a conoscenza di iniziative analoghe da parte di regioni ed enti locali;
se e di quanto sia riuscito ad incrementare i fondi, ovvero quanto sia stato
assegnato nel 2007 e quale sia il dettaglio
delle iniziative svolte (luogo, partecipanti,
percettori del fondo).
(4-04835)
*
*
*
RIFORME E INNOVAZIONI
NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta immediata:
LA RUSSA, LEO, MENIA, LAMORTE,
PROIETTI COSIMI, CONTENTO, RONCHI, CONSOLO, ANTONIO PEPE, FILIPPONIO TATARELLA, MIGLIORI, PEDRIZZI, SILIQUINI, MOFFA, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, DE CORATO e BOCCHINO. — Al Ministro per le
riforme e le innovazioni nella pubblica
amministrazione. — Per sapere – premesso
che:
nei giorni scorsi i maggiori quotidiani
italiani hanno riportato la notizia secondo
Camera dei Deputati
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cui il Governo si accingerebbe ad approvare un disegno di legge di delega finalizzato all’adozione, in sede di emanazione
dei relativi decreti legislativi di attuazione,
di disposizioni integrative e correttive del
decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,
e successive modificazioni;
in particolare, l’obiettivo del Governo
sarebbe quello di riformare il settore della
dirigenza statale attraverso, soprattutto, la
previsione di un nuovo regime giuridico in
materia di conferimento degli incarichi
dirigenziali di prima e seconda fascia;
la disciplina della dirigenza è uno
snodo essenziale per la costruzione di un
sistema amministrativo, che sia, al tempo
stesso, davvero imparziale ed efficiente;
fin dall’inizio della XV legislatura,
l’attività legislativa e di sindacato politicoispettivo del gruppo parlamentare di Alleanza nazionale si è indirizzata verso le
seguenti linee guida di riforma dell’ordinamento della dirigenza statale:
a) rivitalizzazione dell’istituto del
pubblico concorso quale argine da contrapporre ai metodi alternativi di selezione
della classe dirigente;
b) ripubblicizzazione dello status e
delle funzioni del dirigente dello Stato e
conseguente autentica distinzione tra funzioni di indirizzo politico-amministrativo
esercitate dagli organi di Governo e compiti e responsabilità di direzione delle
amministrazioni pubbliche;
c) rafforzamento dei poteri gestionali
dei dirigenti attraverso l’eliminazione dei
residui strumenti di intervento degli organi
di Governo sugli atti di competenza degli
stessi dirigenti;
d) abrogazione immediata dell’articolo 19, comma 6, del decreto legislativo
n. 165 del 2001 e conseguente impossibilità di conferire incarichi dirigenziali di
prima e seconda fascia a soggetti estranei
alla pubblica amministrazione;
e) rotazione degli incarichi dirigenziali di maggiore rilevanza;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
f) agevolazione delle forme di mobilità del personale dirigenziale, cosı̀ da
favorire l’incontro fra la domanda delle
amministrazioni con carenza di personale
e l’offerta dei lavoratori interessati, e garanzie di tipo economico in caso di collocamento in posizione di fuori ruolo o di
comando del personale di ruolo con qualifica dirigenziale;
g) revisione della normativa sui sistemi di controllo interno, privi di qualsiasi effettività, ai fini di una più chiara
individuazione delle diverse ipotesi di responsabilità dirigenziale;
Camera dei Deputati
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con l’esigenza di salvaguardare i principi
costituzionali dell’imparzialità e del buon
andamento dei pubblici uffici. (3-01234)
Interrogazione a risposta scritta:
HOLZMANN. — Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso
che:
da anni la sede Inps di Bolzano
utilizza personale precario con incarichi
semestrali;
h) riduzione drastica del numero
delle consulenze esterne in presenza di
professionalità dirigenziali interne;
detto personale, spesso laureato,
viene continuamente richiamato in servizio e quindi la precarietà diviene regola;
i) ridimensionamento del ruolo della
contrattazione collettiva nella definizione
di materie ed istituti che attengono all’esercizio delle funzioni dirigenziali e conseguente riaffermazione del primato della
legge;
non sussistono ragioni per non assumere a tempo indeterminato i precari di
cui sopra, che ammontano a una ventina
di persone, visto che alla sede Inps, su un
organico di 290 dipendenti, ne mancano
circa 90;
l) revisione, in senso restrittivo, della
normativa che consente l’affidamento degli
incarichi di segretario generale e di capo
dipartimento dei ministeri a soggetti che
non appartengono ai ruoli dirigenziali
delle amministrazioni interessate;
la lunga precarietà, in alcuni casi si
parla di cinque o sei anni, costituisce per
l’interrogante un aggiramento delle regole
sul pubblico impiego, il che non è giustificabile per un ente pubblico –:
il gruppo parlamentare di Alleanza
nazionale ha in varie occasioni richiesto di
abrogare la normativa vigente in materia
di conferimento di incarichi dirigenziali di
prima e seconda fascia a soggetti estranei
alla pubblica amministrazione;
la revisione legislativa di una materia
cosı̀ delicata, qual è quella che attiene alla
dirigenza dello Stato, richiede, in un’ottica
bipartisan, il concorso di tutte le forze
parlamentari di maggioranza ed opposizione –:
quali delle misure sopra esposte il
Governo intenda urgentemente fare proprie, al fine di rilanciare il sistema della
pubblica amministrazione, che non tollera
più la tendenza, affermatasi da tempo, ad
introdurre fattori di precarizzazione delle
posizioni dirigenziali, che mal si conciliano
se è intenzione del Governo procedere
in tempi rapidi all’assunzione di detto personale, considerato che il previsto blocco
delle assunzioni potrebbe comportare l’impossibilità di sanare tale situazione.
(4-04825)
*
*
*
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
PORETTI. — Al Ministro della salute, al
Ministro dello sviluppo economico. — Per
sapere – premesso che:
il 24 luglio 2007 su segnalazione
dell’Aduc la sottoscritta interrogante ha
presentato un’interrogazione (5-01340) per
chiedere se alla luce di uno studio del-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi che rilevava la presenza di
bicromato di potassio (un composto allergizzante) nel 57 per cento dei manufatti in
pelle presenti sul mercato, il ministero
della salute avesse effettuato come in Germania degli studi adeguati su questa sostanza e, nel caso negativo, se ritenesse di
condurli;
l’Aduc riguardo questa notizia aveva
consigliato di non comprare prodotti in
pelle da venditori ambulanti contro i quali
non può essere avviata nessuna forma di
rivalsa;
l’Unione nazionale industria conciaria (UNIC), ritenendosi screditata, ha minacciato di querela l’Aduc e come reso
noto dalla stessa associazione di consumatori, l’Unic, tramite il proprio studio di
avvocati, in data 4 agosto ha fatto pervenire presso l’associazione una ricerca della
Stazione sperimentale per l’industria delle
pelli (SSIP);
sul sito dell’Unione nazionale industria conciaria (UNIC) si legge che questa
« persegue lo scopo di studiare, patrocinare, promuovere iniziative in campo economico, tecnico, scientifico, nell’interesse
dell’industria conciaria italiana, attivandosi verso istituzioni politiche, organizzazioni economiche, sociali, culturali, nazionali ed internazionali »;
sul sito della Stazione sperimentale
per l’industria delle pelli (SSIP) si legge
che l’Istituto ha « personalità giuridica,
autonomia amministrativa e facoltà impositiva ed è sottoposta alla vigilanza del
Ministero dello sviluppo economico »;
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
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citata indagine su tutti i prodotti in pelle
presenti sul mercato, cioè quelli a disposizione dei consumatori;
per l’Associazione dei consumatori,
dato che la quota coperta dalle importazioni made in China, relativa al settore
calzaturiero nel 2006, comprese le riesportazioni, è del 98 per cento, che a fronte di
consumi interni per 188 milioni di paia di
scarpe, 184 milioni (in parte riesportati),
provengono dalla Cina e che è indispensabile considerare anche il mercato illegale
dei prodotti in pelle, ormai ampiamente
diffuso, risulta evidente che i dati riportati
dall’SSIP non sono rappresentativi riguardo quanto denunciato dall’Aduc a
proposito del mercato conciario;
la ricerca dell’SSIP fatta pervenire
all’Aduc dai rappresentanti legali dell’UNIC, risulta indirizzata in data 3 agosto
2007 al Ministro della salute –:
secondo quale procedura un documento di un Ente Pubblico (SSIP) indirizzato al Ministero della salute sia stato
acquisito dai legali dell’UNIC e inoltrato
all’Aduc;
se il Ministro della salute, considerato che i dati riportati riguardo l’allarme
denunciato dall’Aduc, descrivono solo una
piccola fetta del mercato conciario (quella
relativa ai produttori italiani), non ritenga
necessario e urgente svolgere un’indagine
più approfondita;
alla luce dei dati della ricerca dell’SSIP che hanno rilevato la presenza nel
5,1 per cento dei prodotti esaminati di
bicromato (cromo esavalente), se il Ministero non ritenga necessario informarsi su
quali e quante aziende siano incluse in
quel 5,1 per cento.
(5-01447)
come si evince dal comunicato dell’Aduc del 12 settembre, la ricerca condotta dall’SSIP sui prodotti delle concerie
italiane riporta che nel 5,1 per cento dei
prodotti esaminati è stato trovato il bicromato (cromo esavalente) senza specificare
quali e quante aziende siano incluse in
quel 5,1 per cento;
LONGHI. — Al Ministro della salute. —
Per sapere – premesso che:
l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi ha effettuato la sua
su L’Espresso del 13 settembre 2007
l’interrogante ha letto vari servizi sulla
Interrogazione a risposta scritta:
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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AI RESOCONTI
sanità e sulle truffe perpetrate da cliniche
private accreditate ai danni del Servizio
sanitario nazionale;
la Regione Lombardia ha pagato prestazioni di chirurgia estetica su transessuali affetti da HIV spacciate per interventi legati alle patologie indotte dal virus,
presunte operazioni chirurgiche complesse
addebitate per 50 mila euro, ma di fatto
semplici interventi in day hospital, eccetera;
sempre su L’Espresso si citano i dati
sui costi dei ricoveri forniti dal Ministero
della salute: un ricovero costa all’erario in
media 3.021 euro in ospedale e 2.870,48 in
clinica accreditata, la media nasconde che
gli interventi più costosi (dai trapianti alla
chirurgia oncologica alla neurologia di
punta) si eseguono in larga parte nelle
strutture pubbliche;
ogni ricoverato in Lombardia costa
3.100 euro in ospedale e 3.200 in clinica;
in Sicilia: 2.750 contro 2.872;
con sommo stupore l’interrogante ha
appreso che in Liguria, la sua regione, un
ricoverato in ospedale costa ben 3.338
euro, quindi ben al di sopra della media
nazionale, di quanto costa in Lombardia e
di quanto costa in Sicilia;
con ancor più stupore ha appreso che
il ricovero in una clinica accreditata della
Liguria costa alle casse regionali ben 6.743
euro, ben più del doppio della media
nazionale, di quanto si paga nella Lombardia dove indaga la Procura della Repubblica e della Sicilia dove nel recente
passato sono state poste sotto sequestro
cliniche per infiltrazioni mafiose;
il Ministro della salute, per legge,
deve garantire che tutti i cittadini siano
uguali di fronte alla malattia;
la giunta regionale ligure ha tagliato
e vuol continuare a tagliare posti letto
nella zona compresa tra il Ponente genovese, la Valpolcevera e la Valle Scrivia che
ha una popolazione pari a 340.599 residenti che è pari al 38,2 per cento della
popolazione della Provincia di Genova e
Camera dei Deputati
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SETTEMBRE
2007
un numero di posti letto ben inferiori al
3,5 per mille previsti a livello nazionale ed
al 3,78 per mille concesso, in deroga, alla
Liguria;
la Giunta regionale intende altresı̀
ridurre gli orari di apertura del pronto
soccorso dell’ospedale Padre Antero di
Sestri Ponente o declassarlo in punto di
primo intervento –:
se non ritenga che cosı̀ operando non
vengano più garantiti i livelli essenziali di
assistenza ad una popolazione che supera
di gran lunga la popolazione di città come
Bologna, Firenze, Ancona, Venezia, eccetera;
se non ritenga che sarebbe più giusto
e intelligente che la Regione Liguria intervenisse più sul costo dei posti letto che
sul numero dei posti letto;
se intenda inviare degli ispettori ministeriali per verificare perché il costo di
un posto letto negli ospedali liguri sia cosı̀
elevato e perché si paghino cifre da capogiro per i posti letto delle cliniche
accreditate;
se non ritenga debba intervenire il
Ministero e la politica e non la magistratura come è successo in altre regioni
d’Italia.
(4-04826)
*
*
*
SOLIDARIETÀ SOCIALE
Interrogazione a risposta immediata:
PORETTI. — Al Ministro della solidarietà sociale. — Per sapere – premesso che:
fin dal suo insediamento il Ministro
interrogato ha dichiarato di voler intervenire sulla questione delle tossicodipendenze con una riforma della attuale legge,
la cosiddetta « Fini-Giovanardi »;
il 31 ottobre 2006, in occasione della
conferenza sulla tossicodipendenza svoltasi presso l’Istituto superiore di sanità, il
Ministro interrogato dichiarò: « si sta la-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
vorando, di concerto con più ministeri, per
varare in tempi brevi un disegno di legge
che superi l’attuale legislazione sulle tossicodipendenze ». Tra gli esperti del settore
iniziò anche a circolare una bozza di testo
elaborato dal ministero;
il 25 gennaio 2007, rispondendo ad
un’interrogazione a risposta immediata
dell’interrogante in Commissione affari sociali, tra l’altro, confermò « l’intenzione del
Governo di procedere a una revisione della
normativa vigente in materia di tossicodipendenze » e « che il disegno di legge in
materia non è stato ancora presentato
perché all’interno della maggioranza sono
presenti sensibilità diverse e non è opportuno che il disegno di legge sia presentato
prima che intorno ad esso si sia raccolto
il necessario consenso »;
pochi giorni dopo, a febbraio 2007, il
Ministro interrogato, illustrando le linee
guida a proposito della modifica della legge
sulle tossicodipendenze in Commissione sanità al Senato della Repubblica, disse che per
arrivare da quei principi a un testo compiuto
di riforma della legge « Fini-Giovanardi »
sulle droghe « non ci vorrà un anno ma alcune settimane’ »; tesi ribadita in occasione
di un’audizione in Commissione affari sociali della Camera dei deputati;
il 26 giugno 2007, in occasione della
Giornata mondiale contro la droga, il
Ministro interrogato annunciò con interviste a quotidiani che il suo disegno di
legge sulla droga era pronto, che era stato
inviato ai colleghi competenti e che sarebbe stato posto all’attenzione nel successivo pre-Consiglio dei ministri;
dall’inizio della XV legislatura, è stata
sempre rinviata la calendarizzazione delle
proposte di legge di riforma della « FiniGiovanardi », in attesa del preannunciato
disegno di legge del Governo, e tali annunci hanno di fatto bloccato l’iniziativa
parlamentare;
il 26 giugno 2007 è stato finalmente
deciso di calendarizzare le proposte di
legge sulla droga che sarebbero dovute
Camera dei Deputati
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essere i primi provvedimenti in discussione a settembre 2007 nelle Commissioni
riunite affari sociali e giustizia –:
se e come il Governo intenda intervenire nel dibattito parlamentare in materia.
(3-01227)
*
*
*
TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata in
Commissione:
IX Commissione:
GIBELLI, GRIMOLDI, GARAVAGLIA,
MONTANI, ALESSANDRI, BRICOLO e
CAPARINI. — Al Ministro dei trasporti. —
Per sapere – premesso che:
ormai quotidianamente articoli di
stampa riportano e denunciano aggressioni di ogni genere a cui sono sottoposti
i viaggiatori di Trenitalia S.p.a.;
l’ultimo episodio riportato dalle cronache di giovedı̀ 2 agosto riguarda l’aggressione subita da una signora sulla tratta
notturna Bari-Milano;
l’episodio descritto con dovizia di
particolari crea un notevole allarme sociale, posto che la sicurezza dei viaggiatori
è quotidianamente messa a repentaglio da
delinquenti di ogni genere che impunemente irrompono nelle cabine dei viaggiatori rapinandoli e usando loro minaccia e
violenza;
nonostante le ripetute denunce nulla
è mai stato fatto per contrastare il grave
fenomeno;
molto spesso i responsabili della sorveglianza delle carrozze vengono a loro
volta minacciati e messi nell’impossibilità
di intervenire;
le cabine dei viaggiatori non risultano
dotate di alcun accorgimento atto ad impedire effrazioni ed irruzioni –:
quali azioni si intendano porre in
essere al fine di stroncare tale fenomeno
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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criminale e se non intendano dotare i
convogli maggiormente a rischio di agenti
di polizia ferroviaria o di vigilantes che
possano efficacemente prevenire e neutralizzare questi episodi di criminalità o, in
alternativa, sopprimere i convogli a rischio
atteso che né il Governo, né Trenitalia
S.p.a. sono in grado di garantire la sicurezza dei cittadini utenti.
(5-01452)
MOFFA e CATANOSO. — Al Ministro
dei trasporti. — Per sapere – premesso
che:
come riferiscono le organizzazioni
sindacali dei lavoratori dell’Enav di Catania, contrariamente a quanto pianificato
nelle scorse settimane, la prevista ed indispensabile implementazione del servizio
Apron presso l’aeroporto « Filippo Eredia »
è stata rimandata a data da destinarsi,
perdendo con ciò l’ulteriore occasione per
risolvere definitivamente l’annoso problema della movimentazione sui piazzali
aeroportuali, problema che si acuisce fortemente nella stagione a maggior richiesta
di traffico aereo, e in barba alla legge
n. 265 del 9 novembre 2004 emanata in
materia di Apron Service, legge che stabilisce compiti, funzioni e responsabilità
degli attori aeroportuali che concorrono
alla fornitura del servizio medesimo;
il colpevole, a giudizio dell’interpellante, ritardo non è imputabile al management di Enav spa ma agli amministratori
della società di gestione aeroportuale dello
scalo etneo, Sac spa;
la gravità dell’accaduto è da fare
ricadere sulla Sac spa in quanto dalla
stessa società di gestione derivano le forti
limitazioni tecnologiche e strutturali, vedi
limitazione della capacità aeroportuale, la
disordinata movimentazione sui piazzali
con la relativa scarsa sicurezza per uomini
e mezzi che in esso operano;
all’Enav si potrebbe imputare il fatto
che subisce in relativo silenzio le inefficienze della Sac anziché svolgere un ruolo
di impulso e traino attivo utilizzando i
Camera dei Deputati
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propri mezzi ed il proprio personale, anziché farsi continuamente schiacciare da
altri soggetti istituzionali;
all’Enac si potrebbe imputare, a giudizio dell’interrogante, la mancata attività
di controllo e di indirizzo e ancora non si
comprendono le ragioni dell’affidamento
della concessione quarantennale e della
gestione totale dello scalo etneo;
la mancata implementazione del servizio Apron causerà sicuramente numerosi
inconvenienti aeronautici, come dimostra
quanto avvenuto nel mese di luglio del
2006 quando, per citare soltanto gli ultimi
e più pericolosi inconvenienti aeronautici,
nell’aerea di manovra due aeromobili effettuassero il push-back contemporaneamente e soltanto il tempestivo intervento
del controllore di volo ha evitato che i due
aeromobili, uno di Meridiana e l’altro di
Alpieagles, si scontrassero tra loro;
sempre nello stesso mese, una autovettura della Windjet, attraversava ad alta
velocità da sinistra verso destra il raccordo
« C » del piazzale nello stesso istante in cui
un aeromobile stava effettuando il rullaggio per posizionarsi sulla testata pista in
attesa di decollare;
il 1o ottobre, un interpista tagliava la
strada sul raccordo « C » ad un aeromobile
in fase di rullaggio, proveniente dalla linea
« B » verso i parcheggi 20/21: e altri inconvenienti più o meno gravi che qui non
sono rappresentati ma pienamente documentati nei registri operativi di Enav;
tutti questi inconvenienti potevano
essere evitati con l’implementazione del
servizio Apron ma, a giudizio dell’interrogante, il management della Sac spa si
occupa in primo luogo di altro anziché
dedicarsi alla sicurezza aeroportuale (vedi
costruzione torre servizi che limita la
visuale della torre di controllo su una
importante porzione di spazio aereo) –:
se il ministro interrogato voglia accertare quanto indicato in premessa e se
intende attivare i propri uffici nei confronti dell’Enac affinché avvii una seria,
profonda ed ultimativa indagine nei con-
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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fronti della gestione operativa della Sac
spa senza escludere a priori la possibilità,
una volta accertate le responsabilità, di
procedere alla revoca della concessione.
(5-01453)
MARIO RICCI, OLIVIERI e LOCATELLI. — Al Ministro dei trasporti. — Per
sapere – premesso che:
nonostante i vari interventi ministeriali, Rete Ferroviaria Italiana continua
nel programma di disimpegno del servizio
pubblico di traghettamento nello Stretto di
Messina, coinvolgendo in un’inarrestabile
emorragia occupazionale i ferrovieri marittimi e i lavoratori occupati nell’indotto;
nell’arco di un decennio si è passati
dai circa 2.000 occupati nel settore agli
odierni 550;
Rfi – Direzione Navigazione – ha
indetto le gare d’appalto per un nuovo
affidamento della gestione dei bar e della
pulizia sulle navi traghetto della flotta
pubblica;
la Società Cooperativa Garibaldi, attuale gestore del servizio, non ha potuto
partecipare alle gare d’appalto per la mancanza di requisiti richiesti da Rfi già nella
fase di preselezione;
il 31 agosto e il 30 settembre prossimo venturo andranno a scadere le proroghe già concesse alla Cooperativa Garibaldi per la gestione della pulizia e dei bar
e si determineranno i licenziamenti per
esubero dei 45 lavoratori attualmente impiegati nel servizio;
i predetti bandi di gara sono stati
contestati dalle organizzazioni sindacali
che ne hanno chiesto l’annullamento per il
mancato rispetto dei Contratto Collettivo
Nazionale del Lavoro di categoria (ccnl
Turismo);
nel dettaglio:
assenza di garanzie per i dipendenti in caso di cambio gestione, cosı̀ come
specificato nel settore pubblici esercizi e
nella consolidata normativa di legge;
Camera dei Deputati
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esigua durata dell’appalto che alimenta la precarietà e non contribuisce alla
qualità del servizio;
possibilità di subappalto che creerebbe ulteriore frantumazione delle attività e possibili forme di turbativa; sistema
di aggiudicazione al maggior ribasso che
esclude ogni possibile valutazione sulla
qualità del servizio da rendere;
impraticabilità del servizio di pulizia da effettuare unicamente nelle brevissime soste delle navi in porto –:
se il Ministero dei trasporti non valuti opportuno intervenire presso Rfi –
Direzione Navigazione – per chiedere l’annullamento dei bandi di gara e quali
iniziative s’intendano intraprendere a tutela dei 45 lavoratori a rischio di licenziamento e in garanzia di un servizio
dignitoso dal punto di vista igienico sanitario.
(5-01454)
BARBI e MANTINI. — Al Ministro dei
trasporti. — Per sapere – premesso che:
il collegamento marittimo con le Isole
Eolie, come già più volte segnalato, risulta
da anni inadeguato rispetto alle reali necessità dell’arcipelago, determinando seri
danni alle popolazioni residenti sia nel
periodo invernale, sia nel periodo estivo,
colpendo negativamente i flussi turistici,
fonte economica primaria per tutte le
comunità del territorio;
l’arcipelago delle Eolie, riconosciuto
dall’Unesco « Patrimonio Mondiale dell’Umanità » grazie alla ricchezza di specificità territoriali di interesse storico, artistico, culturale, ambientale e naturalistico
uniche in tutto il Paese e negli ultimi anni
destinatario di un flusso sempre crescente
di turisti nazionali e internazionali, rischia
di subire un serio danno a causa della
mancanza di opportuni servizi di comunicazione marittima e questo soprattutto
nella prospettiva della destagionalizzazione, ossia di allungare le possibilità turistiche e culturali di fruizione del territorio oltre lo stretto ambito estivo;
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
i già scarsi collegamenti tra l’arcipelago oliano e la terraferma rischiano ora
di essere del tutto interrotti, con gravissimo danno non solo delle popolazioni
residenti ma dell’intero Paese, a causa
dell’annunciata sospensione del servizio di
trasporto marittimo tra Napoli e le Isole
Eolie attualmente svolto dalla società concessionaria Siremar con frequenza almeno
settimanale;
la ventilata soppressione del collegamento navale costituirebbe una irragionevole e gravissima lesione dei sacrosanti
diritti dei residenti, dell’interesse pubblico
e della natura stessa di servizio pubblico
svolto con concessione, obbligando il Governo concedente alla totale revisione della
stessa –:
quali misure intenda assumere per
scongiurare, anche stimolando lo svolgimento di un ruolo responsabile da parte
della Regione Sicilia, l’assoluta interruzione dei servizi di collegamento navale
tra le Isole Eolie e Napoli, come annunciato dalla società concessionaria Siremar,
nonché quali altre misure intenda assumere per potenziare le forme di trasporto,
non solo marittimo, in un periodo più
esteso dei soli mesi di luglio ed agosto.
(5-01455)
PEDRINI. — Al Ministro dei trasporti. —
Per sapere – premesso che:
il sistema di trasporto ferroviario
intermodale nel nostro Paese non riesce a
trovare adeguata affermazione;
Camera dei Deputati
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zione più equilibrata delle risorse finanziarie tra trasporto ferroviario e trasporto
stradale;
il trasporto stradale delle merci pericolose implica seri rischi per la nostra
popolazione,
quotidianamente
esposta
sulle strade italiane;
l’articolo 38 della legge n. 166 del
2002 ha previsto lo stanziamento di incentivi, per il trasporto ferroviario intermodale e delle merci pericolose, e di
contributi per la costruzione dei mezzi
necessari all’espletamento di tali attività
(container, carri ferroviari per merci pericolose, eccetera);
in applicazione della suddetta legge,
sono stati regolarmente erogati i finanziamenti maturati per l’anno 2004, mentre
l’erogazione prevista per il successivo
biennio 2005-2006 è stata interrotta, in
osservanza di quanto previsto dai commi
511 e 512 dell’articolo 1 della legge n. 296
del 2006 (Legge Finanziaria 2007);
tali commi, modificando la disciplina
dei contributi pluriennali da parte dello
Stato, hanno demandato, nel caso di specie, al Ministro dell’Economia ed al Ministro dei Trasporti, in quanto competenti,
l’emanazione di decreti interministeriali
ad hoc per l’erogazione dei contributi
pluriennali residui;
gli organi competenti dell’Unione Europea hanno più volte espresso parere
positivo sul testo della legge n. 166 del
2002;
il trasporto terrestre in Italia, infatti,
viene effettuato solamente nella misura
dell’8 per cento attraverso trasporto ferroviario e nel restante 92 per cento attraverso trasporto stradale;
gli operatori del settore interessati al
percepire i contributi stanziati in favore
del trasporto ferroviario intermodale (circa 170 aziende), a conclusione dell’iter
previsto per la percezione dei contributi in
argomento, hanno già ottenuto da parte
del Ministero il riconoscimento dei diritti
a ricevere tali finanziamenti;
il Governo ha posto tra le proprie
priorità un forte impegno per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente e per un
riequilibrio modale nel sistema dei trasporti in Italia, ripensando ad una alloca-
in forza del predetto riconoscimento,
le aziende interessate hanno anticipato,
per le spese conseguenti allo svolgimento
della propria attività, la quasi totalità dei
contributi stanziati e si trovano a dover
Atti Parlamentari
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XV LEGISLATURA
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ALLEGATO
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ancora percepire per il triennio 2004-2006
complessivamente 150 milioni di euro;
gli operatori hanno pieno diritto a
ricevere tali importi, avendo anche superato con esito positivo i controlli ministeriali effettuati per la verifica del compimento di tutte le condizioni richieste dalla
legge;
la mancata applicazione di quanto
stabilito dalla legge n. 166 del 2002 comporterà l’incremento del trasporto stradale
di merci, anche pericolose, in Italia, con
rischi serissimi per la salvaguardia ambientale e per la salute dei cittadini –:
se, di concerto con il Ministro dell’Economia, il Ministro dei Trasporti abbia
già disposto l’emanazione dei decreti ministeriali stabiliti dalla legge 296/2006 per
la prossima finestra di pagamenti e non
ritenga altresı̀ opportuno prevedere ulteriori stanziamenti, per il triennio successivo a quello previsto, nella prossima
Legge Finanziaria 2008.
(5-01456)
*
*
*
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro dell’università e della ricerca, per
sapere quali provvedimenti intenda assumere per:
dissipare il clima di sospetto e di
sfiducia che si va ormai diffondendo anche
nei media vedi il manifesto del 13 settembre 2007 che definisce l’Università come
« ostaggio di gruppi di potere e vittima di
vere e proprie dinamiche feudali ») nei
confronti dell’università italiana la quale
versa in uno stato di grave crisi punteggiata da quotidiani scandali che rivelano,
oltre ad una assoluta incapacità organizzativa e gestionale, anche sempre più frequenti segnali di una diffusa corruzione;
Camera dei Deputati
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modificare radicalmente le norme
concernenti l’accesso alla carriera accademica con il superamento della infausta
logica dei concorsi universitari su cui si
sono ripetutamente accesi i riflettori con
numerosissime inchieste giudiziarie la cui
risonanza è stata amplificata dalla legittima attenzione dei media. A tale proposito
si sono potuti documentare casi eclatanti
di gambizzazioni a scopo intimidatorio,
casi di accanito nepotismo, in importanti
atenei statali inquisiti da decine di inchieste giudiziarie relative a corsi pilotati,
nonché casi in cui si sono addirittura
disattese specifiche sentenze del giudice
amministrativo. Si può citare per tutti il
caso del giudizio favorevole del Consiglio
di Stato (n. 2364 del 2004) nei confronti di
un candidato ingiustamente reputato non
idoneo e poi illegittimamente disatteso
dalla commissione concorsuale (Italia
Oggi, 20 marzo 2007);
individuare adeguate modalità di reclutamento dei docenti universitari rinunciando a mantenere sostanzialmente immutata l’attuale logica mascherata dalla
creazione di una « casta » di valutatori
cosiddetti « anonimi » e aggravata dal ricorso, del tutto umiliante da parte di un
paese non coloniale, a valutatori stranieri
come per certificare che l’Italia non possiede competenze e cervelli in grado di
selezionare il suo personale;
rinunciare alle annunciate modificazioni dello stato giuridico del personale
docente dell’Università con la definizione
di un doppio e differente stato giuridico:
uno per i docenti chiamati dalle università
statali e un altro per i docenti chiamati da
atenei non statali, secondo un provvedimento che presenterebbe, come è già stato
autorevolmente sottolineato, « molteplici
profili di irragionevolezza e discriminazione tali da porre seri dubbi di illegittimità costituzionale »;
provvedere a porre termine allo scandalo dei test di ammissione alla immatricolazione, secondo una prassi ormai non
più limitata solo alle Facoltà di medicina,
di odontoiatria, di architettura, ed estesa a
Atti Parlamentari
XV LEGISLATURA
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AI RESOCONTI
quasi tutte le facoltà di diverse università
italiane. Ciò evidentemente rivela l’esistenza di un florido mercato caratterizzato
da corruzione diffusa e dalle ormai consuete violazioni di regole fondamentali
della funzione docente un tempo ritenute
inviolabili, fenomeno conosciuto e consolidato come confermano le indagini della
magistratura sulle modalità di redazione e
di somministrazione dei test di ammissione, sulle responsabilità a tutti i livelli
del Ministero e del CINECA, che redige,
eroga e distribuisce i test e del personale
amministrativo e docente delle università
statali e dei vertici stessi di tali Atenei;
valutare l’utilità dei test a riposta
multipla di cultura generale per l’ingresso
in Facoltà specializzate;
provvedere a sanzionare in ogni
modo i consulenti ministeriali incaricati di
predisporre le prove, che hanno per di più
sbagliato la compilazione dei test commettendo grossolani errori e gettando nel caos
l’intero meccanismo universitario con conseguenze potenzialmente dirompenti per
la generalizzazione di un legittimo ricorso
ai TAR da parte di migliaia di studenti
ingiustamente colpiti dalle conseguenze di
un disservizio in grado di provocare la
paralisi del sistema;
porre rimedio alle conseguenze derivanti dalla riforma di cui al decreto ministeriale n. 509 del 1999 che, soprattutto
con l’introduzione del cosiddetto « tre +
due », e dei crediti formativi universitari, è
stata responsabile di una gigantesca dequalificazione dell’intero sistema universitario attraverso l’imposizione di dinamiche
che portano ad abbassare progressivamente gli standard qualitativi per aumentare in modo surrettizio il numero degli
studenti al fine di incrementare la quota
di finanziamento pubblico destinato alle
università statali, con cui attivare nuovi
corsi di laurea del tutto inutili, e distribuire cattedre con i sistemi tristemente
noti;
adottare le iniziative di sua competenza al fine di porre finalmente rimedio
allo scandalo della vendita degli esami e
Camera dei Deputati
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conseguentemente dei diplomi di laurea da
parte di numerosi atenei statali come
testimoniato da numerose inchieste giudiziarie che hanno portato anche all’emissione di pesanti provvedimenti cautelari;
far cessare quello che secondo gli
interpellanti è lo scandalo di alcuni atenei
non statali direttamente nati dalla iniziativa di centri di preparazione di esami
universitari e collegati con contratti di
franchising con scuole private su tutto il
territorio nazionale dato che la trasformazione in Ateneo di tali Centri di preparazione agli esami universitari mediante
l’accreditamento ministeriale, ha liberato i
centri stessi dal disagio di ricercare complicità interne agli atenei per la promozione degli studenti iscritti ai propri corsi
di preparazione ed attraverso il franchising (concessione in uso dei vari Corsi di
laurea alla singola scuola privata in cambio di quote di pagamento prefissate) si
viene a configurare una estensione delle
modalità operative utilizzate nei vari centri di preparazione degli esami universitari
alle scuole di recupero sparse sul territorio nazionale che si incaricano di reclutare
studenti svogliati in grado di corrispondere
ricchissime rette annuali;
valorizzare l’importante contributo
fornito dal modello di Università telematica, presente in tutto il mondo da numerosi decenni, in termini di solidarietà sociale nei confronti di soggetti meno abbienti e di equità nel diritto all’istruzione
superiore a prescindere dalle condizioni
economiche e fisiche, salvaguardando al
tempo stesso l’alto livello culturale e
la capacità di produrre importanti risultati
nell’attività di ricerca scientifica. A tale
fine si richiede di applicare le previsioni del decreto-legge del 17 aprile 2003
in tema di controllo ispettivo di qualità
delle strutture e del funzionamento di tali
Atenei;
intervenire
autorevolmente
sulla
scandalosa prassi riguardante la diffusione
di imponenti campagne pubblicitarie promosse da Centri di preparazione universitaria che attirano clienti promettendo
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risultati straordinari con il minimo sforzo,
cosı̀ da configurare casi clamorosi di pubblicità ingannevole;
stroncare il sempre più diffuso conflitto di interessi che viene a creare in
molti atenei statali relativamente alle prestazioni dei docenti con riferimento alla
sempre più diffusa prassi da parte di molti
docenti di concedere lezioni private a
pagamento agli studenti della propria Facoltà con modalità incrociate con altri
docenti della stessa Facoltà, e cioè con lo
scambio degli studenti da una cattedra
all’altra.
(2-00729) « Marinello, Giuseppe Fini, Azzolini, Angelino Alfano, Zorzato, Romele, Germanà, Licastro Scardino, Mario Pepe,
Gioacchino Alfano, Gregorio
Fontana, Floresta, Testoni, Caligiuri, Misuraca, Paoletti Tangheroni, Della Vedova, Aprea,
Santelli,
Pescante,
Tondo,
Verro, Simeoni, Alfredo Vito,
Romagnoli, Fedele, Bernardo,
Fasolino, Moroni, Picchi, Luciano Rossi, Cossiga, Fallica,
Giudice,
Sanza,
Bertolini,
Brancher, Craxi, Armosino,
Marras, Cicu, Stradella, Crimi,
Costa ».
Apposizione di una firma
ad una mozione.
La mozione Barbi e altri n. 1-00219,
pubblicata nell’allegato B ai resoconti della
seduta del 17 settembre 2007, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato
Fiano.
Apposizione di una firma
ad una interpellanza.
L’interpellanza Boato n. 2-00721, pubblicata nell’allegato B ai resoconti della
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
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SETTEMBRE
2007
seduta del 17 settembre 2007, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato
Buemi.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della
mozione Barbi n. 1-00219, già pubblicata
nell’allegato B ai resoconti della seduta
n. 205 del 17 settembre 2007:
La Camera,
premesso che:
la grave crisi gestionale e finanziaria in cui versa da troppi anni la compagnia aerea Alitalia ha portato alla definizione di un nuovo piano industriale per il
triennio 2008-2010 realisticamente denominato « piano di sopravvivenza/transizione », volto a conseguire le condizioni per la
prosecuzione delle attività in vista del
completamento del processo di cessione
della quota di controllo pubblico;
i rischi di chiusura di una società
che riveste un ruolo strategico per l’intera
economia nazionale – basti pensare alla
forte attrazione turistica rivestita dal nostro Paese o alle ricadute in settori caratterizzati da elevati investimenti in tecnologia –, con la conseguente forte contrazione di forza lavoro che seguirebbe al
fallimento della compagnia e la marginalizzazione del maggiore vettore nazionale
nel mercato interno ed in quello internazionale, risultano ancora più ravvicinati a
seguito della conclusione senza esito del
primo bando di gara che prevedeva la
cessione di una quota non inferiore al 30
per cento;
per Alitalia uno dei punti rilevanti
del piano industriale è il rapporto del
vettore con il sistema aeroportuale italiano;
nel nuovo piano sembra profilarsi
una specializzazione nell’utilizzo dello
scalo lombardo da parte del vettore di
bandiera attraverso lo sviluppo di voli
Atti Parlamentari
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ALLEGATO
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cargo, servizi low cost e voli punto-punto,
al contempo concentrando i voli intercontinentali sullo scalo di Fiumicino;
occorrerà garantire comunque la
possibilità di acquisire nuovi flussi di traffico da parte dello scalo di Malpensa ed il
conseguente completamento degli investimenti già previsti negli atti di concessione;
la sussistenza di un sistema aeroportuale del Nord Italia, con almeno otto
scali di medie dimensioni per traffico
passeggeri, può trovare nello scalo di Malpensa il suo punto di riferimento nell’ambito di specializzazione dei singoli scali,
anche in considerazione del suo pieno
inserimento nel sistema infrastrutturale
del corridoio 5,
impegna il Governo:
a completare le procedure di privatizzazione dell’Alitalia, auspicando un futuro della compagnia inserito in un contesto di alleanze con vettori nazionali e
internazionali;
Camera dei Deputati
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a ribadire l’esistenza di un interesse
del Paese a preservare le caratteristiche e
la vocazione dell’aeroporto di Malpensa e
ad affrontare la questione del sistema
aeroportuale del Nord e del ruolo nazionale di Malpensa nell’ambito del « tavolo
per Milano » promosso dal Governo con gli
enti territoriali lombardi, allo scopo di
fornire le necessarie risposta per lo sviluppo del sistema infrastruturale, per le
politiche di compensazione territoriali, per
il completamento dello scalo e della sua
accessibilità e per le prospettive occupazionali degli addetti nei nuovi scenari;
ad adottare interventi adeguati per
affrontare e superare il problema della
precarietà del lavoro nel settore del trasporto aereo;
a realizzare la valutazione ambientale strategica relativa agli interventi sugli
aeroporti finalizzata alla riduzione dell’inquinamento e all’attenzione dell’impatto
sul territorio;
b) la costruzione di un polo manutentivo di eccellenza in grado di vendere
i propri servizi anche a terzi;
ad avviare una politica organica e
complessiva sul sistema del trasporto aereo italiano che riguardi tutti gli attori del
sistema e che sia capace di intervenire,
anche a livello legislativo, sulle questioni e
sulle criticità tuttora presenti, promuovendo, sulla base del già citato piano degli
aeroporti, la ricerca di un nuovo equilibrio
e la piena valorizzazione delle varie aree
del Paese.
c) il recupero di relazioni industriali e criteri di gestione del personale
che motivino i lavoratori a produrre uno
sforzo eccezionale per salvare l’azienda;
(1-00219) (Nuova formulazione) « Barbi, Attili, Quartiani, Nicco, Widmann, Fabris, Picano, Beltrandi, Angelo Piazza, Fiano ».
ad attivare tutti le azioni ed i provvedimenti necessari per un razionale sviluppo di tutto il sistema aeroportuale
italiano attraverso la tempestiva definizione e presentazione al Parlamento dell’annunciato piano degli aeroporti, rafforzando le condizioni, anche attraverso il
completamento degli interventi infrastrutturali già programmati, per lo sviluppo
delle potenzialità dell’aeroporto di Malpensa, indipendentemente dalle strategie
della compagnia di bandiera;
(17 settembre 2007)
a sollecitare il management a conseguire:
a) un modello aziendale più agile e
più efficiente;
Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati
dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Mario Ricci n. 5-01380 del 30 luglio
2007;
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Camera dei Deputati
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interrogazione a risposta orale Duranti n. 3-01173 del 1o agosto 2007:
interpellanza
urgente
Alessandri
n. 2-00707 del 12 settembre 2007;
interpellanza Romano n. 2-00706 del
12 settembre 2007;
interrogazione a risposta orale Buontempo n. 3-01207 del 13 settembre 2007.
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