Il cielo luminescente su Florianópolis
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Il cielo luminescente su Florianópolis
architettura Il cielo luminescente su Florianópolis di Carlo Pozzi © Roberto Rocco Nuova vita per le favelas dell’isola brasiliana, prima luoghi di emarginazione, grazie a un progetto di riqualifica che le apra a un turismo internazionale attirato dalle bellezze naturali a prima sensazione, arrivando nell’isola di Florianópolis (stato di Santa Catarina, Brasile meridionale), è di stare sotto a un cielo più luminoso del nostro: sarà la mancanza di inquinamento e forse il fatto che la cornice del mare contribuisce a riflettere la luce, creando uno specchio territoriale che tutto avvolge. La seconda sensazione è di una città con doppia immagine: il carattere turistico e ludico celebrato dalle sue spiagge (Canasvieiras, Ingleses, Daníela), dalle dune, dalle scuole di surf, da un lato, e la presenza di favelas ormai “storicizzate” che si arrampicano sulle pendici del Massiccio Centrale, dall’altro. Una doppia immagine che si presenta come un’opposizione tra il godimento naturalistico e la sofferenza urbana di un disagio sociale che ha caratterizzato il Brasile per come lo conosciamo e che oggi comincia a essere affrontato grazie alle nuove possibilità economiche della nazione o – meglio – al tentativo di una diversa distribuzione della ricchezza, che ha già creato una classe media, solo vent’anni fa inesistente. Una ricomposizione di questa scissione tra bellezza e povertà viene tentata nel lavoro inter-universitario in itinere applicato al sistema delle favelas di Florianópolis, in direzione di una nuova qualità urbana che possa renderle attrattive per i turisti, “catturabili” innanzitutto dallo sguardo privilegiato che possono offrire sul paesaggio. A Rio de Janeiro si può già parlare oggi di “Favelas con vista”: si assiste a un fenomeno imprevedibile fino a pochi anni fa, quando le favelas erano in mano al narcotraffico e spesso attraversate dall’interesse statale solo sotto forma di L Nella metropoli sudamericana agenzie specializzate organizzano visite guidate delle favelas, talvolta per stimolare il senso dell’esotico e dell’estremo 36 Art|App numero 11 intervento militare: nella metropoli sudamericana agenzie specializzate organizzano visite guidate delle favelas, talvolta per stimolare il senso dell’esotico e dell’estremo, a bordo di veicoli fuoristrada, quasi si tratti di un safari. Sono nate proposte per gusti e tasche differenti in tutta la città; dalla Vidigal Guesthouse, una pensione “con una vista mozzafiato”, sita nella favela che affaccia sulla spiaggia di Leblon e di Ipanema, da cui dista pochi minuti a piedi, al primo Favela Inn, che ha aperto i battenti nella favela Mangueira Chapéu: dispone di tre camere da letto in grado di ospitare sei persone e con balconi con vista sul mare, arredate con materiali riciclati. Eneida Maria Pires dos Santos, una giovane brasiliana laureata in gestione alberghiera, ha organizzato Favela receptiva, un’associazione turistica che si occupa di Bed & Breakfast, facendo una selezione degli immobili candidati dagli abitanti delle favelas, per garantire ai turisti comfort, igiene e sicurezza. I proprietari scelti per queste attività seguono regolarmente corsi d’inglese per migliorare la comunicazione con gli ospiti. Questa sfida politico-economica muove dalla considerazione che Rocinha, la più grande favela del Brasile, teatro di sanguinosi scontri tra fazioni di narcotrafficanti e polizia, ha ricevuto in questi ultimi anni la visita di circa duemila turisti al mese: i visitatori sono prevalentemente tedeschi, francesi e americani. Sono viaggiatori che evitano mete turistiche convenzionali e sono abituati a cercare posti remoti nel mondo. Il rischio evidente è che questa singolare forma di turismo, che costituisce una grande opportunità La qualità del parco si gioca tutta sulla capacità di far “uscire” dal ritmo roboante della città sull’isola e di offrire uno sguardo affascinante sul paesaggio economica per contesti così marginali, possa essere motivato da una sorta di voyeurismo dell’indigenza, distante dal reale riscatto sociale delle comunità attraversate. Per quanto riguarda il progetto per le favelas di Florianópolis, il turismo proposto non potrà mai sfociare in voyeurismo se la cartina di tornasole della riuscita dell’operazione sarà una costante verifica nella partecipazione comunitaria. Il progetto, che muove da una prima elaborazione in workshop italiani e paulisti, verrà presentato alla comunità coinvolta attraverso installazioni artistiche e artigianali, capaci di renderlo (condi)visibile, simulazioni con prototipi che possono diventare sistema: una tela che copre uno spazio pubblico, la vivace colorazione di una facciata con sovraimpresse le note della scuola di samba, un orto urbano semovente realizzato con cassette in legno. Il margine tra insediamento informale, che tende a infiltrarsi nella foresta che attraversa l’isola, può essere risolto con un sistema di orti urbani capace di definire il transito tra costruito e parco a scala urbana. La qualità del parco, che attualmente vede alcuni interventi della municipalità come percorsi brecciosi, punti di osservazione sul paesaggio, porte di ingresso in legno e piccole case per informazioni e accettazione turistica, si gioca tutta sulla capacità di far “uscire” dal ritmo roboante della città sull’isola e di offrire uno sguardo affascinante sul paesaggio, caratterizzato dalla sequenza delle spiagge e dalla presenza affascinante della duna. Luogo di indagine “speciale” è quindi la cresta del morro, che un tempo si segnalava per una croce luminosa posta alla sommità di una fervida risalita devozionale, un autentico landmark, sostituito dal pasticciato addensamento di antenne di quelle televisioni che orientano gusti e politica brasiliani e costituiscono davvero una sorta di quarto potere, in questo caso capace di connotare l’immagine della città. Si è poi aggiunto recentemente un insediamento dal carattere militare, una casermetta di polizia con a lato una piattaforma di atterraggio per elicotteri, a sua volta atterrata in malo modo, con i suoi sgraziati pilastri di cemento armato, sul rilievo roccioso della sommità della cordigliera che disegna la centralità dell’isola catarinense. L’ipotesi di infrastrutture di risalita meccanizzata, per esempio attraverso cabine su funicolare, verso punti di osservazione del paesaggio, attrezzati con ristoranti e spazi informativi per il turismo, deve proporre tracciati in grado di relazionarsi a questi punti particolari, modificandone l’identità e tracciando rotte di attraversamento delle favelas che si arrampicano sulle ripide pendici montuose (Mont Serrat, Penitenciaria, Morro d’Horacio, Serrinha). Il rilancio di percorsi turistici nel parco e sulla cresta collinare sono l’occasione infatti di un attraversamento degli insediamenti informali che si pongono in diretta continuità con il centro della città, già profondamente turisticizzato da mercati, spazi pubblici, offerte di trasporto verso le spiagge: questi vanno resi città, sia per un nuovo appeal formale, per esempio attraverso l’uso di colori sgargianti e interventi di artisti sulle facciate o sui muri di recinzione, che per una messa in sicurezza, per esempio rispetto al narcotraffico. All’interno della favela i turisti troveranno proposte legate all’autoproduzione della comunità che la abita: dai mercati che proporranno la vendita dei prodotti agricoli a chilometro zero, di provenienza dagli orti realizzati sui margini verso la foresta, all’apertura delle scuole di samba con la messa in mostra dei carri in preparazione per il Carnevale e la vendita di modellini in cartapesta, prodotti da un rianimato artigianato locale. Un luogo idoneo per assumere un carattere di nuova centralità mercantile è lo spazio di mattoni ed erba che sormonta il serbatoio storico che dava addirittura il nome alla località: prima di Mont Serrat era infatti Morro da Caixa de Agua. Il progetto dovrà partire dal restauro dei manufatti storici, prevedendo installazioni provvisorie per il mercato capaci di trasformarsi in determinate occasioni in strutture per spettacoli all’aperto e concerti. Il sistema delle strade, veicolari e pedonali, che innerva il sistema insediativo delle favelas, andrà reinterpretato come nuova relazione tra di loro, affrontando nel ridisegno complessivo la prioritaria questione delle acque che scendono in maniera torrentizia durante le rapide precipitazioni. Le nuove pavimentazioni dovranno avere un carattere di porosità, capace di rendere immediato il drenaggio delle acque sui ripidi pendii su cui sono state maldestramente realizzate. Questi tracciati favoriranno la realizzazione di una rete di piccoli spazi pubblici, ottenuti con demolizioni terapeutiche e ricostruzioni in loco senza significativi aumenti della densità: qui si collocheranno altri segmenti dell’offerta turistica, come bed and breakfast, bar, ristoranti, caratterizzati da spazi all’aperto ombreggiati da teloni posti aa su cavi tesi tra le case. ● numero 11 Art|App 37