Lombroso ottobre 2010

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Lombroso ottobre 2010
Il pregiudizio lombrosiano in Medicina.
Il caso dell'epilessia. Psicosi epilettica.
Enrico Granieri & Patrik Fazio
Scuola di Specializzazione in Neurologia
Dipartimento Discipline Medico-Chirurgiche della Comunicazione e
del Comportamento
Università di Ferrara
Convegno in occasione del Centenario
della morte di Cesare Lombroso
“GENIO E FOLLIA”
Biblioteca Ariostea, Sala Agnelli,
Via delle Scienze, Ferrara
Giovedì 4 Marzo 2010
Cesare Lombroso
(Ezechia Marco, detto Cesare)
1835-1909
L’opera di Lombroso è andata
incontro nel tempo ad una
esaltazione e ad una critica
pesante, in rapporto alla
filosofia dell’epoca.
Rivoluzionari e criminali politici
In rapporto alla cultura dell’800, la
figura di Lombroso è stata osannata,
esaltata, poi aspramente criticata.
Occorre avvicinarsi a questo
personaggio con serenità, senza
preconcetti e tenendo sempre ben
presente il tempo e la filosofia in cui
Lombroso operò.
Emilio Ramelli,
professore emerito
UNIFE
Principali temi trattati dal Lombroso:
Cretinismo.
Nosografia medica d’Italia.
Il metodo sperimentale nella
medicina legale delle alienazioni
mentali: il metodo antropologico
nello studio della delinquenza.
I mattoidi. Genio e Follia.
La Pellagra.
Occultismo e Spiritismo
Occultismo: Eusapia Palladino
Il metodo antropologico nello studio
della delinquenza.
L’Uomo Delinquente 1876-78-84-8996.
La Donna Delinquente, La Prostituta e
la Donna Normale, 1894.
Epilessia e Psicosi
• L'epilessia, secondo Lombroso,
non va ridotta all'accesso o alle
assenze,
• ma comprende piuttosto quel
vasto insieme di caratteri che
configura il tipo epilettico che
riunisce ed esagera "tutti i tratti
del pazzo morale e del
delinquente nato",
soprattutto per quanto concerne
• il profilo psicologico con i forti
automatismi distruttivi e
• con le frequenti amnesie che lo
caratterizzano.
Accessi di furore epilettico:
Caricature del Delitto
• Del resto gli accessi
di furore epilettico,
gli equivalenti
psichici
dell'epilessia,
riassumono,
concentrato ed
esagerato, quanto
l'epilettico fa
normalmente:
• sono caricature del
delitto.
Nascita scienze criminali
Contesto storico-scientifico
Le teorie lombrosiane inserite nell’ambito
della dottrina evoluzionistica di Charles
Darwin: teoria selezione naturale come
forza evolutiva affiancata da meccanismi
di trasmissione dei caratteri acquisiti.
Il genere umano possiede, come risultato del
processo evolutivo, un certo numero di istinti
brutali ed egoistici, risultato di ereditarietà di
impulsi animaleschi anacronistici spesso in
contrasto con le esigenze della vita sociale.
Dal Positivismo e Determinismo
all’Antropologia Criminale
•
•
•
•
Atavismo
Biodeterminismo
Degenerazione (Morel, 1860)
Evoluzionismo Darwiniano
• Influenze della Destra e Sinistra Storica post-hegeliana
• Unità d’Italia
• …………
Teoria Lombrosiana del criminale nato
Nel contesto scientifico –
influenzato anche dalla dottrina
del Positivismo e del
Determinismo di Augusto Comte –
si inserisce la teoria del “criminale
nato”,
rivivificazione dell’uomo primitivo
con caratteristiche biologiche
appartenute, fra gli altri, anche ai
Lemuri (teoria dell’atavismo).
(L’Uomo delinquente, 1876)
Criminali politici
Donne Delinquenti
L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA
secondo Lombroso
• Cesare Lombroso sostenne per tutta
la vita la necessità di studiare il
corpo dei criminali per trovare le
giuste risposte ai loro crimini.
• L’idea gli venne improvvisamente nel
1871 quando, nel corso dell’autopsia
del brigante calabrese Villella, scoprì
“una fossetta alla base del cranio e
sotto di essa un tratto dilatato del
midollo spinale” che gli ricordava
una tipica caratteristica di alcune
“razze inferiori” della Bolivia e del
Perù, ma anche “tipi inferiori di
scimmie, roditori e uccelli”.
Briganti al museo
di Torino
Studio sul brigante Villella
Giuseppe Villella era originario di Catanzaro.
Sospettato di brigantaggio e recidivo di furto
incendio,
Villella finì in carcere.
Lombroso lo scovò e lo sottopose a visita
medica.
Poi, quando il calabrese morì in carcere, nel 1872,
Lombroso volle fargli l’autopsia.
e
Nel cranio di Villella scoprì che dove avrebbe dovuto esserci la «cresta
occipitale», c’era invece una «fossetta occipitale mediana».
Quell’anomalia (in realtà frequente e priva di significato) poteva essere
la spiegazione che cercava, la fonte da cui sgorgava la «natura del
delinquente», il dettaglio fisico ricorrente che caratterizzava i
criminali.
Teoria del criminale nato
• Studio delle anomalie
del cranio del brigante
Villella:
• Le manifestazioni
anomale della condotta
umana sono originate
non da atti della volontà,
ma da “vizi” della
struttura organica,
riscontrabili nei pazzi e,
ancor di più nei
criminali.
Studi sulla morfologia cranio-cerebrale
• Alla morte di Lombroso, il prof. Pio Foà rese
pubblici i risultati dell’esame autoptico,
esprimendo peraltro la scarsa considerazione
che aveva nutrito per il collega.
• Impietoso, rivelò che il peso del cervello era
inferiore alla media, “Sembra che il cervello sia
piuttosto ricco di pieghe di passaggio”, elementi
che Lombroso e la sua scuola ritenevano
frequenti nell’alienato, nell’epilettico e nel
criminale.
Studio sul brigante Villella. Briganti nel Sud
Italia nel 19° Secolo: “Eroi o malfattori?”
Che triste fine per quegli insorti meridionali
che, fedeli ai Borbone e alla Chiesa cattolica,
misero a ferro e fuoco il sogno Piemontese di
una serena conquista del Sud.
E dire che fu proprio il cranio d’un
brigante, il Villella, a far scoccare
“l’illuminazione” in Cesare Lombroso.
L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA
secondo Lombroso
• Nelle prime due edizioni de
L’Uomo Delinquente, dichiarò che
tutti i delinquenti erano atavistici:
• trasmissione ereditaria di
caratteri fisici (le fattezze) e
psichici (gli istinti feroci)
dell’umanità primitiva e degli
animali inferiori - perchè “esiste
una singolare coincidenza tra
molte delle alterazioni riscontrate
nei criminali con quelle delle
razze colorate o inferiori”.
L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA
secondo Lombroso
• Ispirandosi ai postulati di Gall
• sulla frenologia:
i difetti fisici esteriori sono
il segno di una depravazione
interiore.
Lombroso porta ad esempio la
ferocia dei delinquenti che “era
comune nei popoli antichi e
selvaggi, ma rara e mostruosa
pei nostri”.
Il metodo sperimentale nella medicina
delle alienazioni mentali e l’invenzione
dell’antropologia criminale
“Sono solo le cifre e gli istrumenti di
precisione quelli che hanno fatto fare alla
scienza quei passi da gigante che noi tutti
ammiriamo, che ci hanno dato in mano sì
larga parte di dominio della natura.
E perché non si dovrebbe egli applicare questo
meraviglioso metodo anche alla scienza
psichiatrica, postochè l’alienato, oltre che di
spirito, è composto anche di corpo; e postoché
alle variazioni della forza psichica e quindi
dello spirito deve accompagnarsi anche quella
della forma?”
Teoria del criminale nato, ancorata
saldamente ai fattori biologici:
biodeterminismo
Goniometro
Craniometro
•
Le stigmate somatiche furono misurate e codificate attraverso gli strumenti di
obiettivazione offerti dall’antropologia e dall’antropometria di quegli anni.
Paul Broca nel 1875 sistematizzò gli strumenti:
• Goniometro per la misurazione dell’angolo facciale,
• Craniometro a compasso per lo spessore del cranio e della fronte
Giovanni Passanante
Il craniometro, inventato nel 1885
dallo psichiatra italiano I.Morselli.
La tipologia dell’ ”uomo
delinquente” è
riconoscibile attraverso
specifiche caratteristiche
somatiche.
Lo stesso tatuarsi si
manifesta nei
delinquenti e negli
epilettici che hanno
la stessa vanità
e la stessa
emulazione delle
genti primordiali.
Tatuaggi di criminali, da “L’uomo delinquente”
di C. Lombroso
Andature tipiche di
delinquenti messe a
confronto con quelle di
uomini normali
( da “L’uomo
delinquente” di C.
Lombroso)
Tipi di delinquenti,
(da
“L’uomo criminale”
di
C. Lombroso).
Teoria lombrosiana:
Cinque tipologie di delinquente
nelle cinque edizioni de:
L’UOMO DELINQUENTE
1) delinquente pazzo: monomania
impulsiva : delinquente alcolista;
delinquente isterico; delinquente mattoide;
2) pazzo morale: forza irresistibile; delinquente nato;
3) delinquente epilettico: epilessia criminale; epilessia
larvata e psichica; pazzi morali con accessi epilettici
restati ignoti;
4) delinquenti d’impeto e di passione: forza irresistibile;
5) delinquente d’occasione: pseudo-criminali;
criminaloidi; rei d’abitudine; rei latenti,
L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA
secondo Lombroso
Nella terza edizione del famoso
trattato (1884) Lombroso ammise
però che l’atavismo era un concetto
inadeguato,
che non spiegava tutte le anomalie dei
delinquenti abituali o delinquentinati.
Perciò associò al concetto atavistico il
concetto di degenerazione di Morel:
alcolismo,
malattie veneree,
tubercolosi,
epilessia
e malnutrizione
come principali cause di
degenerazione fisica e morale.
“Le degenerazioni sono deviazioni patologiche della tipologia
umana normale, sono trasmissibili in via ereditaria e si
sviluppano in maniera progressiva fino a provocare la
scomparsa di chi ne è affetto” (Morel).
•
•
•
•
•
•
•
1. avvelenamento,
2. l’ambiente sociale;
3. un temperamento patologico;
4. una malattia morale;
5. danni innati oppure acquisiti e
6. l’ereditarietà.
La degenerazione obbediva alla cosiddetta legge della
“pregressività”, ovvero
se per esempio la prima generazione di malati era affetta solo
da comune nervosismo,
la seconda sarà affetta da nevrosi,
la terza da psicosi più gravi fino alla completa cancellazione
della stirpe malata
Crisi e confutazione della teoria della degenerazione
• Verso la fine dell’Ottocento l’idea della degenerazione
cominciò a perdere credito tra gli psichiatri.
• Fu Konrad Rieger il primo a combatterla apertamente,
• i lavori comparati di Diem e Jenny Koller screditarono le teorie
in base alle quali si consideravano malattie ereditarie anche
alcune patologie come la paralisi progressiva.
• Fu la stessa esperienza a screditare questa teoria in quanto
non si riscontrarono le stesse malattie ereditarie a livello di
generazioni successive sulla popolazione.
• Le scoperte di Mendel segnarono dal punto di vista scientifico
la fine dei polimorfi concetti sull’ereditarierà dei teorici della
degenerazione.
• Tuttavia la teoria evoluzionistica di Darwin non aveva reso
popolare solo la teoria della degenerazione.
Epilessia e J.H. Jackson
Sotto il suo influsso il neurologo inglese
John Hughlings Jackson aveva formulato
una teoria evoluzionistica del sistema
nervoso distinto nei tre livelli:
- basso (Midollo spinale e allungato),
- medio (Gangli della Base) e
-alto Corteccia Cerebrale,
spiegando l’epilessia come un venir meno del controllo
perpetuato dal livello superiore su quello inferiore.
La teoria di Jackson ebbe uno straordinario influsso positivo sulla
neurologia e sulla neurofisiologia, rappresentando in effetti la più
riuscita applicazione del concetto evoluzionistico in medicina.
L’UOMO DELINQUENTE e L’EPILESSIA
secondo Lombroso
Lombroso si convinse anche che le
malformazioni fisiche e psicologiche ,
epilessia compresa, derivavano da
malattie del feto anziché da una
“debolezza ereditaria”.
Abbracciò la teoria biogenetica di Haeckel
che indicava nelle malattie
precedentemente citate l’impedimento
al feto di ricapitolare tutti gli stadi
dell’evoluzione umana.
Bloccato il suo sviluppo nel ventre
materno, il bambino poteva nascere con
una predisposizione al crimine.
I PAZZI MORALI
• “Molti sintomi degenerativi del
delinquente sono più mentali che
fisici” nuova categoria di
delinquenti-nati: i pazzi morali:
• persone dotate di intelligenza e
fisico apparentemente normale,
ma incapaci di distinguere il
comportamento buono da quello
cattivo e presentavano “una
ottusità tattile compatibile con la
loro vacuità morale”.
• Vennero classificati dal
Lombroso identici ai delinquenti
atavistici nell’impulso di fare del
male agli altri e per la mancanza
totale di rimorso.
I delinquenti ed il
fattore epilettico
Da queste convinzioni deriva
la teoria che gli accessi
degli affetti da epilessia
sarebbero paragonabili a
quelli dei pazzi morali.
La molteplicità ed
indipendenza dei centri
corticali motivava la varietà
delle epilessie, legate alla
diminuita azione direttrice
dei centri superiori ed
all'aumento dell'eccitabilità
dei centri sottoposti.
Delinquente occasionale e influenze
biologiche e politico-sociali
Con il passaggio dalla delinquenza atavica al
reato d'occasione attraverso le forme
intermedie consumate dal delinquente
epilettico ed alienato, l'interesse di Lombroso
si sposta dalla valorizzazione delle cogenze
biologiche all'attenzione per le molteplici
occasioni sociali che spingono alla
trasgressione, senza trascurare la possibile
influenza della patologia epilettica,
tipicamente neurologica e di quella
psicopatologica che caratterizza le malattie
mentali.
Delinquenza
Studi statistici
• L'interesse per il mondo
sociale, in ogni caso, pone
Lombroso innanzi alla
complessità delle nuove
forme della criminalità
organizzata, e di quella
politica in particolare.
• La questione politica è
affrontata in molteplici
monografie.
I delinquenti ed il fattore epilettico
• Già in tempi relativamente precedenti alle elaborazioni del
Lombroso, studiosi quali il Maudsley asserivano che la
criminalità è una varietà di neurosi e che i delinquenti
fossero degenerati ereditari.
• Le cause della degenerazione potevano essere “ricondotte
in primo luogo all'alcool ed alla pellagra, ma anche
elementi quali industrie, professioni, miserie, non
andrebbero scartati”.
Un epilettico (Uomo Delinquente, Vol 1, p 436).
"IO SONO UN DISGRAZIATO, IL MIO
DESTINO E' DI MORIR IN PRIGIONE
STRANGOLATO".
Lombroso spiega, citando il disegno:
" Un condannato, G., epilettico, già
grassatore, incide in tal modo sopra un
vaso il proposito di suicidarsi".
Di fronte un militare minaccioso sta a
guardare. "Questa frequenza del suicidio
fra i delinquenti, nelle prime epoche della
reclusione, anche prima della condanna o
per leggere condanne, dipende da una
tendenza speciale; e prima di tutto, da
quella insensibilità, da quella mancanza
dell'istinto di conservazione, di cui...
addussimo tante prove"
Caratteri patologici nei rei e negli epilettici
Caratteri patologici nei rei
Caratteri patologici nei rei e
negli epilettici
Caratteri patologici nei rei e
negli epilettici
La Donna Delinquente
I delinquenti ed il fattore epilettico
• Il Lombroso proseguì sulla strada
già intrapresa dall’Antonini, che
sosteneva che tutte le
degenerazioni sarebbero
osservabili per alterazioni fisiche,
intellettuali e/o etiche.
• Nella formulazione più
propriamente definitiva dell'uomo
delinquente mancavano però
ancora due elementi; vale a dire il
fattore epilettico e la varietà
politica.
I delinquenti ed
il fattore epilettico
Il fattore epilettico, primo di questi due
elementi, testimonia evidentemente
l'affievolirsi dell'elemento storico ed
il sopravvento della visione
strutturalistica tipica dell'ultima fase
del Positivismo, elemento suggerito
a Lombroso da due suoi casi.
Il primo era quello di un nobile, le cui
'stranezze sadiche' furono
considerate dal Lombroso come
equivalenti all‘accesso epilettico.
Il secondo elemento, la varietà politica,
era quello della strage compiuta tra i
commilitoni dal soldato calabrese
Misdea:
Il caso Misdea
• Lombroso descrive il celebre caso Misdea:
un soldato, oriundo di Girifalco, in un impulso
uccide 7 commilitoni e ne ferisce 13 dopo un banale
diverbio fra nord e sud, fra "Alta Italia" e "Terre arsicce".
- Al risveglio dopo il fatto delittuoso, il soldato non mostra
• - né completa incoscienza (come i malati di epilessia),
- né alcun rimorso (comportandosi dunque come i delinquenti
nati).
L'epilessia psichica può manifestarsi con atti criminosi ma
soprattutto in chi, ricco di caratteri degenerativi, è
congenitamente predisposto.
• "L'impulso criminoso" altro non è che "una scarica dei centri
psichici più elevati".
il comportamento di Misdea non poteva essere spiegato all’atavismo, ma vi
erano invece “caratteristiche morbose comuni con l’epilessia”:
Misdea è un epilettico, un uomo malato, la malattia aveva esasperato in lui i
sintomi della follia morale.
• Lombroso cercò allora di identificare altri fattori
causali al crimine: molti elementi somatici e
comportamentali dei delinquenti non potevano
essere spiegati dall’idea di regressione.
• Quando Lombroso parla di epilessia descrive
una modificazione di coscienza, dove, al posto
della crisi tonico clonica vi è l’esplosione di
rabbia e violenza. “a volte gli attacchi si
manifestano solo con parossismi di rabbia o con
impulsi primitivi”.
il comportamento di Misdea non poteva essere spiegato all’atavismo, ma vi
erano invece “caratteristiche morbose comuni con l’epilessia”:
Misdea è un epilettico, un uomo malato, la malattia aveva esasperato in lui i
sintomi della follia morale.
• Formulò il concetto di epilessia psichica che può
manifestarsi con atti criminosi, soprattutto in chi è
congenitamente predisposto perché ricco di
caratteri degenerativi. "L'impulso criminoso" altro
non è che "una scarica dei centri psichici più
elevati".
• Già dal decennio precedente l'epilessia appariva a
molti studiosi come la spiegazione sia dell'arresto
di sviluppo riscontrabile nei delinquenti sia della
pazzia morale nel suo scatenarsi accessuale (Assael
BM, Avanzini G., 1997).
I delinquenti ed il fattore epilettico
Le discussioni riguardo l'influenza del fattore epilettico sul
gesto delinquenziale fervevano già dal decennio precedente
a questi due casi, quando l'analisi più propriamente scientifica
del fenomeno dell’epilessia aveva condotto ad innovative
quanto inquietanti scoperte, sia per l'immensità dell'orizzonte
medico e patologico, sia per gli opinabili metodi di
• L'epilessia appariva
sperimentazione.
agli studiosi come la
spiegazione
dell'arresto di sviluppo
riscontrabile nei
delinquenti e della
pazzia morale nel suo
scatenarsi accessuale.
I delinquenti ed il fattore epilettico
• L'attenzione era concentrata su:
• Anomalie Ataviche,
• Sclerosi Cronica,
• Submicrocefalia,
• Asimmetrie,
• Strabismo,
• Omodontia
ed inoltre
• sull'eccessiva agilità,
• su Ottusità Sensoriale e
• Ristrettezza del campo visivo.
I delinquenti ed il
fattore epilettico
• Secondo quanto si credeva allora
l'epilessia (nella sua forma di
attacco convulsivo, improvviso,
reiterato, accompagnato da
incoscienza) era provocata da
irritazione del midollo spinale o
dei lobi laterali dell’encefalo.
La delinquenza era paragonata ad una
trasformazione dell'epilessia, classificando
così la delinquenza stessa tra le forme di
epilessia, provocata dall'eccitazione dei lobi
frontali della zona motoria. Essendo questa
un’affezione congenita della corteccia
cerebrale, il compimento di certi delitti
coincideva col manifestarsi di certi altri tipi di
epilessia, anche con caratteristiche diverse tra
loro.
Delinquenti e
fattore epilettico
• Quin etiam subito vi morbi saepe
coactus ante oculos aliquis nostros,
ut fulminis ictu, concidit et spumas
agit, ingemit et tremit artus, desipit,
extentat nervos, torquetur, anhelat
inconstanter, et in iactando membra
fatigat: nimirum quia vi morbi
distracta per artus turbat agens
anima spumas, “ut” in aequore salso
ventorum validis fervescunt viribus
undae. Exprimitur porro gemitus, qui
membra dolore adficiuntur, et omnino
quod semina vocis eiciuntur, et ore
foras glomerata feruntur qua quasi
consuuuerunt et sunt munita viai.
Desipienta fit, quia vis animi atque
animai conturbatur, et, ut docui, divisa
seorsum disiectatur eodem illo
distracta veneno. Inde ubi iam morbi
reflexit causa, reditque in latebras acer
corrupti corporis umor, tum quasi
vacillans primum consurgit et omnis
paulatim redit in sensus, animamque
receptat.
• Tito Lucrezio Caro (98- 55 a: C.)
“De rerum natura”, III, 486-508
•
D’un tratto, a volte, qualcuno, anzi, a
un attacco del male, stramazza sotto i
nostri occhi come percosso dal
fulmine, e con la schiuma alla bocca
rantola e trema negli arti, parla
sconnesso, si torce, si irrigidisce,
respira con grande affanno, ed a furia
di dimenare le membra resta spossato
per terra. Certo, perché lo sconvolge la
violenza del male diffuso per
l’organismo, ed agitandone l’anima,
spumeggia come nel salso mare
ribollono l’onde al forte assalto dei
venti. E certo i gemiti erompono
perché doloran le membra, e perché gli
atomi della voce che vengono espulsi
si incalzano agglomerandosi lì,
nell’uscir dalla bocca, donde essi
passan di solito e trovan pronta la via.
E si vaneggia perché la facoltà della
mente è perturbata, è divisa, è fatta a
pezzi, è dispersa da quello stesso
veleno, come ho mostrato. Poi, quando
cade l’accesso del male, e si ritira
l’acerbo umore sin nei recessi del
corpo infermo, il meschino si leva su
barcollando, riprende i sensi via via, e
riacquista lo spirito.
Epilessia e Uomo Delinquente
• Così, dopo lunghi anni di studio sulla criminalità e al
termine della carriera, Lombroso poté dichiarare che
l’epilessia era la sottostruttura universale di tutto il
comportamento criminale includendo in essa sia la
pazzia morale che l’atavismo.
• L’epilessia era diventata “la base della
criminalità nata”.
Delinquente epilettico
Sulla fascetta: "N° della serie dei delinquenti
95/Antropologia criminale prof.
L. Tenchini / OMICIDA / Uomo di anni 26 di
Ofena Provincia di Aquila / Statura
m.1,75 Peso dell'encefalo gr.1300 Indice
cefalico 79,65."
Sul retro:"Delinquente n.141 /
Grandi Desenzio di fu Giuseppe e Della Sala
Domenica, d'anni 41, nato a Ciano di Zocca
(Modena), domiciliato a Campiglio
di Vignola, ammogliato con prole colla Damiani
Emilia, condannato a 3 anni
di reclusione per eccitamento alla corruzione
come da sentenza 17 dicembre
1886 delle Assise di Modena. Liberato dalla
casa di Pena di Parma il 16
dicembre 1889 e tradotto allo Spedale Civile
perché malato. Non recidivo".
I delinquenti
e il fattore epilettico
Le forme più oscure di delinquenza andavano
allora ricondotte ad un'epilessia psichica, a
una psicosi epilettica.
Si diceva: prolungando l'accesso psichico
all'infinito si ottiene il pazzo morale, il
delitto diventa per lui un ‘bisogno'.
A tale proposito l’allievo di Lombroso, Luigi
Roncoroni, trovò un'anomalia istologica
dello strato granulare profondo, inversione
degli strati piramidali e delle piccole cellule.
Conclusione logica: il delinquente non è che
un malato. Lombroso studiò la fisionomia
di 410 epilettici: in 1/4 dei casi convivenza
dei caratteri degenerativi attribuiti ai
delinquenti.
Courtesy of Dr R. Zimmerman, Philadelphia
Focal cortical Dysplasia o displasia di Taylor.
ispessimento corticale nel lobo frontale destro.
Lombroso e il suo allievo Luigi Roncoroni descrissero lesioni dello sviluppo nella
corteccia Frontale di pazienti con epilessia, che corrispondono oggi a quanto è definito
displasia di Taylor. Utilizzarono le loro osservazioni per dare supporto alla loro
opinione su correlazione tra criminalità, epilessia e genio
Anomalie dell’organizzazione corticale
Displasia corticale focale :
perdita della laminazione
corticale con neuroni dismorfici
e di grandi dimensioni.
• Tipo I: non ci sono neuroni
dismorfici, tipo 1 senza “balloon
cells”
• Tipo II: presenza di neuroni
abnormi (“balloon cells”).
Sofia 4 anni; esame obiettivo
neurologico normale;
epilessia farmacologicamente
controllata
CT scans at age 13 (a) and 24 (b) years demonstrate a small calcification in the
subcortical white matter of the left frontal lobe. (c, d) An axial FLAIR MRI shows focal
cortical thickening, blurring of the gray–white matter junction, and subcortical
hyperintensity in the left frontal lobe. It is estimated that the calcified lesion is
located at the lower part of the subcortical hyperintensity area
a) A surface anatomy scan image. The white box indicates the extent of the craniotomy. (b) An operative
photograph, shown in an orientation that matches with (a), demonstrates the position and number of the
subdural and grid electrodes. Electrode numbers 36–39 are located on the interhemispheric surface of the
frontal lobe. The arrows indicate the pachygyric cortex. (c) ECoG reveals that ictal discharges begin at the
electrode on the interhemispheric surface just medial to the pachygyric cortex (arrow; electrode number 36)
and spread to the lateral and posterior frontal lobe (electrode numbers 23, 27, and 31)
(a) Lower magnification of the
surgical specimen shows the
topographical relationship
between FCD and calcification
(Ca). H & E, ×2. There is disruption
of cortical lamination and
dysmorphic neurons and balloon
cells in the cortex and subcortical
white matter (Palmini type IIB). A
focal calcified lesion is observed
in the subcortical white matter.
Arrows indicate the cortical
surface. (b) Higher magnification
of the black box in (a) shows that
the boundary between FCD and
Ca is blurred. ×10
Kazuhiro Samura, Takato Morioka
Epilessia e Donna Delinquente
Caratteristica principale: meno femminile
delle donne normali: spesso la prostituta ha
caratteri e comportamento maschili come il
tono della voce,….
La prostituta di Lombroso è caratterizzata da
mandibola molto sviluppata e
prognatismo, zigomi molto
sviluppati, naso “eredo-sifilitico” a
sella, arti superiori corti.
“la mancanza del senso morale, la stessa
durezza di cuore, la stessa indifferenza al
biasimo sociale .. La stessa mancanza di
prevedere le conseguenze dei loro atti, la stessa
mobilità e pigrizia e la ricerca dei piaceri facili,
per le orge, per l’alcool e la stessa vanità ...
psicologicamente la prostituta è un criminale, e
non commette crimini per la sua debolezza
fisica” (Lombroso e Ferraro,1903).
OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E
EPILESSIA
• Du parallelisme entre
l'homosexualité et la criminalité
innée.
• equivalenza tra criminalità e
omosessualità, “..come esistono dei
criminali pazzi, esistono degli omosessuali pazzi, paralitici, paranoici, e
come esistono i criminali-nati, ci sono
infine i veri invertiti-nati, che fin dai
primi anni, e senza una causa
speciale, hanno mostrato
un'attenzione eccessiva, carnale, per
le persone dello stesso sesso”.
OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E
EPILESSIA
• in un discreto numero di omosessuali, come
nei criminali, si possono identificare
caratteristiche fisionomiche speciali tipiche
dell'altro sesso: “fisionomia effeminata,
mancanza di barba e peli, bacino largo,
ipertrofia delle mammelle, persino
secrezione di latte, asimmetria facciale,
mongolismo, macrocefalia”.
• “la psicologia degli omosessuali è del tutto
amorale e molte volte criminale, e
soprattutto strana”.
“come tra i criminali anche tra gli omosessuali c'è una propensione per l'orgia, la
vendetta, la zoofilia, l'amore del male per il
male, l'uso del gergo e del tatuaggio, dei
geroglifici, ciò che li riporta chiaramente
all'atavismo più spinto”.
OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E
EPILESSIA
• che “entrambi, omo-sessuali e
criminali nati, hanno una eziologia
analoga se non identica.
Discendono entrambi da
epilettici, da nevrotici, da
nevropatici, da genitori eccentrici o
vecchi, sebbene tra i criminali-nati
ci sia un maggior numero di
genitori alcolizzati.
• L'età nella quale il crimine fa il
maggior numero di devastazioni è
la stessa per entrambi, dai 15 ai 25
anni.
OMOSESSUALITA’, DELINQUENZA E
EPILESSIA
• Criminali ed omo-sessuali hanno un
nucleo nevropatico e morboso, sebbene
per i secondi l'isterismo sia più
frequente, e negli altri l'epilessia; ma
tuttavia l'impulsività eccessiva, la
precocità, la simulazione di follia,
l'impossibilità di inibizione danno ad
entrambi una colorazione
essenzialmente epilettica.
la propensione
criminale o l'inversione
può essere l'equivalente
di un accesso epilettico, e
• Ed in entrambi
sembrare quasi ritornare a periodi”.
discussione medica ottocentesca,
sull'omosessualità
• Lombroso espresse il suo parere positivo
circa la non-responsabilità penale, cardine di
tutta la discussione medica ottocentesca,
sull'omosessualità.
• Nel suo articolo sostenne che “è strano che
gli avversari non vogliano riconoscere che
criminali si nasce, quando poi accettano che
l'omosessualità, che è una forma di
criminalità, sia tale per nascita”.
Epilessia e Uomo Delinquente
• Nella IV edizione, osservando
che sin dalla nascita il
delinquente e l’epilettico si
rassomigliavano perché
entrambi avevano segni
fisionomici simili a stigmate
degenerative e tratti
psicologici comuni, Lombroso
enunciò l’ultima
sottocategoria del
delinquente-nato: l’epilettico.
Epilessia e Uomo Delinquente
• Condividendo le teorie diffuse
ai suoi tempi per cui gli
epilettici, durante l’attacco
convulsivo, potevano
commettere ogni sorta di delitti
e reati,
Lombroso propose la teoria
dell’epilessia larvata che poteva
dar luogo ad atti devianti anche
in assenza di traumi fisici.
Biglietto da visita di fine secolo
di travestito argentino.
Epilessia e Uomo Delinquente
• Nella V e ultima edizione (1897)
Lombroso concluse che la differenza
tra la delinquenza-nata, la pazzia
morale e l’epilessia era soprattutto
di ordine quantitativo:
• “ Come il pazzo morale si fonde col
delinquente congenito solo
differendone in ciò che è
un’esagerazione dei suoi caratteri,
così il delinquente epilettico offre
l’esagerazione della pazzia morale;
e siccome due cose uguali ad una
terza sono uguali tra di loro, così è
certo che la delinquenza nata e la
pazzia morale non sono che
varianti dell’epilessia”
Epilessia in “GENIO E FOLLIA”
(quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) .
Il genio era la conseguenza di
condizioni patologiche del corpo,
una specie di degenerazione
dovuta all’epilessia.
La creatività, sosteneva Lombroso,
era “una forma di psicosi
degenerativa appartenente alla
famiglia di una affezione
epilettica”.
Deliri, allucinazioni, depressioni, stati
maniacali e libidine erano tutte
caratteristiche di uomini il cui
aspetto esteriore già denotava sia
il genio che la degenerazione.
Epilessia in “GENIO E FOLLIA”
(quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) .
• Le prime enunciazioni sulla teoria
del rapporto genio-follia risalgono
a quando Lombroso, all’età di 20
anni, pubblicò il saggio “Su la
pazzia di Girolamo Cardano”,
matematico, medico e astrologo
di Pavia, famoso inventore del
giunto cardanico, la cui vita nel
XVI secolo, particolarmente
travagliata e molto avventurosa,
indusse lo stesso Lombroso a
dichiarare che le radici della sua
teoria su follia e genio nacquero
da quella "simpatia che ci fa care
le sventure altrui".
Epilessia in “GENIO E FOLLIA”
(quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) .
• Secondo Lombroso il genio e l’epilettico avevano molte
cose in comune:
• la malattia ereditaria,
• l’inclinazione alla criminalità,
• la frequenza al suicidio,
• la religiosità,
• il vagabondaggio e
• la perdita del senso morale.
• La frequenza dell’epilessia nei grandi uomini della
storia lo aiutò a definire la natura epilettoide del genio.
Epilessia in “GENIO E FOLLIA”
(quattro edizioni tra il 1864 e il 1882) .
• Lombroso credette di trovare conferma teoria
analizzando la vita e le gesta dei più famosi
Geni dell’umanità che furono epilettici:
Napoleone,
Swift,
Molière,
Richelieu,
Giulio Cesare,
Carlo V,
Petrarca,
Flaubert,
Pietro il Grande,
Dostoevskij ,
Maometto,
San Paolo,
Haendel,
altri.
incontro tra Tolstoj e
Lombroso,
1897
L’incontro non fu felice:
Lombroso cercava di approfittare dell’occasione per cogliere
nello scrittore russo le peculiarità patognomoniche della
genialità che non erano tanto qualità positive intrinseche,
quanto piuttosto un preludio dell’inevitabile sregolatezza e
degenerazione.
Tolstoj dal canto suo conosceva le idee lombrosiane e
rigettava l’idea del delinquente nato e della moralità delle
pene; assertore dell’origine sociale della devianza, Tolstoj
difendeva le tesi di non resistenza al male in una visione del
mondo di una santità laica, tenacemente perseguita nelle
sue opere.
Tolstoj e Lombroso,
1897
Nessuno dei due modificò il proprio giudizio sull’altro.
Lombroso dipingerà Tolstoj come un individuo con evidenti sintomi di
follia. L’aspetto rivelava vigoria, ma nell’insieme “è cretinoso e
degenerato”.
Comportamenti anormali abbondavano nei suoi ascendenti e lo
scrittore stesso risultava affetto da “degenerazione psichica
epilettica”. Stabilì un altro esempio della contemporanea presenza di
genio e follia, quasi due facce di una stessa medaglia.
Ma anche Tolstoj formulò un suo giudizio sull’ospite, annotando nel
diario: “…. è venuto Lombroso. Vecchietto ingenuo e limitato”.
Epilessia e Influenza delle Meteore
Relazione tra le età ed i punti lunari e gli accessi delle
alterazioni mentali e delle epilessie.
• Cesare Lombroso s’interessò alle antiche
credenze che mettevano in relazione i
corpi celesti, la Luna in particolare, col
cervello umano.
• “Le modificazioni singolari che subisce il
cervello malato sotto le meteore
confermano sempre più come
l’alienazione sia una malattia del corpo,
ed essere il pensiero soggetto come tutto
il corpo alla esterne influenze“.
• Precisò che il nome lunatico, che veniva
dato ai pazzi ed agli epilettici, aveva un
preciso riferimento alla Luna come è
evidenziato nei vari detti popolari: patir la
luna, aver le lune, mal della luna, ancora
oggi presenti nel nostro lessico.
Epilessia e Influenza delle Meteore
Relazione tra le età ed i punti lunari e gli accessi delle alterazioni
mentali e delle epilessie.
• Rilevò che gli alienati e gli epilettici sarebbero più soggetti a
crisi e avrebbero una minore capacità mentale durante la fase
di luna calante, mentre il plenilunio sarebbe il periodo più
adatto per opere di grande capacità intellettuale.
“l’azione lunare, benché ancora sia assai discutibile, pure
comincia ad intravedersi, con un aumento degli accessi a
luna calante specie nei dementi, epilettici e maniaci;
ma questa azione se pure è sicura, si risolverebbe in una
influenza delicatissima, coincidendo colla prevalenza dei
tempi nuvolosi e burrascosi”.
Epilessia e Influenza delle Meteore
Nello studio delle influenze meteorologiche e stagionali sull’alienazione e sull’epilessia rilevò
che nelle rapide variazioni barometriche le crisi epilettiche erano più frequenti.
Ma anche l’influenza delle stagioni era importante perché gli accessi epilettici dipendevano dal
corso solare:
scarsi nei primi freddi,
più frequenti nei primaverili,
ancor più nei mesi estivi,
per ritornare ad essere scarsi in autunno.
Lombroso suggeriva ai dementi incurabili e agli epilettici di soggiornare nella stagione
calda in siti freschi e dove si risentono meno le variazioni della pressione
atmosferica.
Nella pratica queste osservazioni parvero utili per le cure profilattiche e terapeutiche
dell’alienazione e dell’epilessia, e per servire di norma alla “fondazione dei
manicomi, il supremo fra i soccorsi psichiatrici” .
Leonardo Bianchi – neuropsichiatra, ministro del Regno, istituirà i Manicomi alla fine
dell’800
Museo di Lombroso a Torino
Maschere
mortuarie di
delinquenti morti
nelle carceri.
Nella sistemazione
originaria erano
ordinatamente
accompagnate dal
teschio e sovente
dal cervello.
Valutazioni sul caso di Epilessia
del brigante Musolino
Cesare Lombroso, al culmine della sua carriera,
esaminò, alla luce delle proprie teorie, una delle
ultime figure del brigantaggio calabrese:
il
leggendario Musolino.
Molto popolare nelle campagne calabresi, quasi
venerato tra coloro che vivevano in quelle remote
vallate dove
“la vendetta è considerata come un
diritto e anzi un dovere” soprattutto se andava a
colpire i ricchi e i potenti.
Per anni Musolino riuscì a sfuggire alla cattura
malgrado pendesse sul suo capo una grossa taglia,
fossero stati mobilitati più di mille tra soldati e
carabinieri e adottati espedienti vari come ricatti,
agguati, interventi di “donne ammaliatrici” fino al
ricorso di droghe (oppio).
Il suo arresto fu opera di tradimento o meglio di un
banale scambio con un altro malvivente.
Valutazioni sul caso di Epilessia del
brigante Musolino
• Intorno alla sue gesta nacquero
leggende tanto da far dire a
Lombroso che “l’Italia fu tutta
inondata di romanzi, fiabe e canti in
suo onore, e che era gli di schermo
e protezione contro l’intiera polizia
italiana, più che non avrebbe potuto
una grande schiera di armati” .
• Nel 1902 sul periodico “Nuova
Antologia” Lombroso pubblicò un
articolo dove elencava i risultati
delle sue analisi sul leggendario
brigante.
• Come spesso accadeva Lombroso formulò la
diagnosi senza vedere il paziente
affidandosi alle fotografie ed alle
osservazioni di altri insigni antropologi
criminali.
Valutazioni sul caso di Epilessia del
brigante Musolino: Criminale-nato.
Lombroso spiegava che alla radice del
comportamento di Musolino c’era l’epilessia.
Infatti a partire dai 12 anni di età ebbe le prime
crisi di epilessia motoria (epilessia del lobo
temporale) e da allora divenne incorreggibile,
crudele ed attaccabrighe.
Dell’epilessia aveva “l’eccessiva impulsività e il
carattere contraddittorio, ora eccessivamente
agitato e verboso, ora muto e istupidito come
un idiota, ora sospettoso, diffidente, ora
fanciullescamente ingenuo, e l’intermittente
bestiale ferocia sanguinaria alternante con una
certa bonarietà”.
(ultima edizione dell’Uomo delinquente, 1893).
Valutazioni sul caso di Epilessia del
brigante Musolino: Criminale-nato.
Inoltre lo zio di Musolino e tre cugini materni
erano criminali, nonno e zio materni erano
apoplettici, la figlia della zia era epilettica, il
nonno paterno alcolista, dusuo padre aveva le
vertigini “che costituiscono la forma embrionale
dell’epilessia”, e sorelle soffrirono in carcere di
crisi epilettiche e la terza sorella era affetta da
gravi problemi di origine nervosa.
Lombroso, in prima istanza, concluse che
Musolino era un criminale-nato per ereditarietà
ma soprattutto perché era soggetto a crisi
epilettiche “malattia che è, come ho
dimostrato, la base della criminalità-nata”
(ultima edizione dell’Uomo delinquente, 1893).
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Degenerazione fisico-psichica.
Musolino presentava tracce di degenerazione fisica
come il delinquente-nato:
“fronte sfuggente,
esagerazione delle arcate sopraccigliari e
asimmetria facciale, importante, perché si somma
all’asimmetria del tronco e degli arti, così frequenti negli epilettici”.
Ma ancora più gravi erano le anomalie psicologiche.
Mostrava “istinto di feritore e vendicatore” anche nei confronti del padre – solo nei
confronti della madre e della zia mostrava un po’ di affetto - e più completa incoscienza
nel compiere i reati;
la marcata megalomania lo spinse a chiedere al prefetto, prima di essere accompagnato in
carcere, il permesso di uccidere due nemici;
non mostrava segni di “rimorso” malgrado ventiquattro tentativi di omicidio di cui alcuni
riusciti;
Uccise anche alcune donne perché si mostravano gentili coi suoi nemici;
Manifestò, in alcune occasioni, episodi di grande barbarie immergendo le mani nelle
viscere sanguinanti dei nemici.
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Degenerazione fisico-psichica.,
Musolino era dominato da una fortissima
“vanità morbosa”.
Smanioso di “apparire” sulla stampa del
tempo, si atteggiava a personaggio di
grande importanza, pensava di farsi
eleggere nel Parlamento italiano, voleva
parlare direttamente col Re, salutava la
folla che lo applaudiva con dignità regale;
Si paragonava al conte di Montecristo.
Musolino però non faceva il male per il
male, come era palese nei delinquentinati, ma per spirito di vendetta;
Amministrava la giustizia tra i suoi uomini
con proporzionalità di pene e
mostrava Intelligenza e Genialità.
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Intelligenza e Genialità.
L’intelligenza straordinaria e la
genialità permisero a Musolino di
- diventare in breve tempo il capo
della criminalità organizzata locale,
- di sottrarsi per tanti anni alla
cattura,
- di esser capace di comporre poesie
meglio di “altri poetastri d’Italia” e
- di rifiutarsi ad abbassarsi a piccoli
crimini come il furto.
Ma, secondo Lombroso, in questa
intelligenza così acuta esisteva una
falla: l’ossessione della vendetta.
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Intelligenza e Genialità.
Dopo l’apparizione in carcere di
San Giuseppe, con la
promessa del suo santo aiuto,
nacque in Musolino un vero
delirio vendicativo verso tutti
coloro che al processo
avevano deposto contro.
Si persuase che la condanna a
vent’anni di carcere per
tentato omicidio era stata
sproporzionata ed ingiusta e
che quindi doveva cancellarla
nel sangue.
Amedeo Nazzari,
Silvana Mangano,
Il Lupo della Sila, anni
‘50
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Ambiente sociale e razza.
Secondo Lombroso, poi, la natura
delinquenziale di Musolino era stata
modellata anche da altri due fattori:
- l’ambiente sociale e
- la razza a cui apparteneva.
In Calabria, sottolineava Lombroso, l’estrema
povertà e l’analfabetismo della popolazione
erano la causa prima degli alti tassi di
criminalità e della simpatia per i fuorilegge;
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Ambiente sociale e razza.
Dal punto di vista razziale Musolino aveva i tratti tipici della
regione natia:
cranio allungato e mascella prominente: caratteristiche che
rientravano nelle fattezze normali “del tipo di questa
regione”, comunque inferiori al “tipo fisico nordico”.
Inoltre, il brigante uccideva con facilità perché in quella regione
“l’omicidio non è considerato reato così grave come negli altri paesi”
e la vendetta è creduta un dovere da assolvere a tutti i costi.
Valutazioni sul caso di Epilessia del brigante
Musolino: Ambiente sociale e razza.
Nonostante lo “stadio inferiore di senso morale”,
Lombroso attribuiva ai Calabresi un’intelligenza
vivacissima, come dimostrava lo stesso Musolino,
dovuta alle origini razziali in cui era mescolato il
sangue degli antichi romani, greci e fenici che
erano “superiori” agli arabi, agli albanesi, agli
africani e a quasi tutti gli altri popoli meridionali.
Musolino
Briganti nel Sud Italia nel Diciannovesimo
Secolo: “Eroi o malfattori?”
Conclusione. Quest’ultima riserva (intelligenza vivacissima) e la scarsità di ulteriori
caratteri criminali indussero Lombroso ad ammettere che forse il brigante Musolino non
era “il completo tipo di criminale” ma si trovava a mezza strada tra il criminaloide ed il
criminale-nato.
Il taglio della testa
dei Briganti, poi
ricomposta alla
meglio per la "foto
ricordo",
fu opera del Prof.
Cesare Lombroso?
CRITICHE E CENSURE
ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA
• La dottrina su analogia tra epilessia, e dell’epilessia larvata in
particolare, e pazzia e delinquenza venne subito criticata dal
mondo della psichiatria e della neurologia contemporaneo allo
stesso Lombroso:
– non evidenze scientifiche obiettive,
– ampliamento abusivo dei confini assegnabili all’epilessia,
– interpretazione assolutamente unilaterale della delinquenza,
idealizzazione affatto mistica del genio.
• La critica agli inizi del Novecento:
– la genesi di tante varietà umane non era un acquisito
scientificamente provabile, così non esisteva una questione
del genio e tanto meno una teoria.
– Né sostenibile la concezione catastrofica che equiparava il
genio all’epilessia.
CRITICHE E CENSURE
ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA
• La delinquenza: quasi sempre il prodotto delle condizioni sociali e
culturali, ovvero di cause esterne e non ataviche, ereditate.
• Nei criminali non dimostrabile la degenerazione: proverebbe in prima
istanza la significativa prevalenza della criminalità maschile su quella
femminile.
• Il delitto è quasi sempre la reazione a un’ingiustizia, a un’anomalia
culturale o un pregiudizio sociale, il sesso maschile, più esposto nella
lotta per la vita e per il benessere, delinque assai più spesso del sesso
femminile.
• La donna meno esposta ai pericoli e alle tentazioni criminose.
• L’epidemiologia dell’epilessia invece indicava anche allora che non vi è
alcun divario fra i due sessi.
• Se la delinquenza fosse una varietà dell’epilessia, la prevalenza della
delinquenza dovrebbe essere parimenti ripartita tra i due sessi.
• Nel tempo sono stati distinti i casi in cui il delitto può derivare da cause
psichiatriche che nulla hanno a che fare con l’epilessia:
• paranoia, raptus melanconico, mania, demenza, alcolismo,..
• La grandissima maggioranza dei reati è effetto delle
condizioni sociali.
CRITICHE E CENSURE
ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA
• Le neuroscienze cominciarono a
• valorizzare, le nuove acquisizioni fisiopatologiche
• stigmatizzare in maniera sempre più decisa luoghi comuni e
pregiudizi sull’epilessia
• discostarne l’identità nosografica dal concetto psichiatrico e
criminologico sostenuto da Lombroso e altri contemporanei.
• Ricerche cliniche e sperimentali di
• William R. Gowers (1891) definiva il concetto di “aura”, mutuando il termine da
Galeno.
• Karl F. Burdach (1889) dimostrava l’aspecificità eziologica delle lesioni anatomiche
che procuravano le crisi cerebrali. Le diverse modalità di stimolazione elettrica
delle strutture cerebrali corticali e sottocorticali per simulare sperimentalmente
l’epilessia dimostravano come i meccanismi interessati fossero molto diversi e
come fosse difficile stabilire un quadro unico e sperimentalmente riproducibile.
CRITICHE E CENSURE
ALLE TEORIE SULL’EPILESSIA
• John H. Jackson (1873), rompendo con la vecchia concezione
secondo la quale le funzioni corticali sono indifferenziate,
dimostrò nel cervello l’esistenza di focolai specifici in grado di
indurre – quando stimolati – convulsioni distrettualizzate. Da qui
l’ipotesi, poi confermata, che attacchi diversi possono originare
da aree cerebrali diverse.
• Infine nei decenni successivi le ricerche procedettero
velocemente e stabilirono punti fermi nell’eterogeneità delle
malattie convulsive, fissarono criteri diagnostici precisi, e
distinsero le forme di epilessia generalizzata da quelle focali,
separando definitivamente l’epilessia da alienazione mentale.
Conclusione
• I progressi scientifici e culturali nel Ventesimo
secolo hanno rimosso concezioni.
• Sul piano dell’impostazione scientifica il grave
limite nelle teorie di Lombroso deriva dai numerosi
errori o forzature o facilonerie metodologiche:
– seri errori nella raccolta, selezione e campionatura di
casi e controlli, per non parlare poi del razionale
biologico che ispirò gli studi.
– dati raccolti da altri, in epoche e paesi diversi,
disomogenei, criteri e metodi non sovrapponibili,
accomunati in quadri unitari.
– campioni esigui. Bias di selezione: popolazione normale
spesso costituita da soldati, tra i soldati c’erano gli
“onesti” e quelli che non lo erano, i “delinquenti”.
– statistica: semplici medie aritmetiche.
Conclusione
• La dottrina del criminologo subì in Italia un rapido
declino, coincidendo con la morte di Lombroso nel
1909.
• Negli ultimi anni di vita Lombroso si rese conto di ciò
che sarebbe avvenuto circa il suo pensiero. In vita
osannato come un gigante nazionale, il più grande
scienziato italiano, comparabile con Charcot in
Francia.
• Troppo a lungo avevano giocato a favore il fascino
personale del Maestro, la venerazione dell’ambiente
che lo circondava e l’interesse del pubblico:
– morto Lombroso, la dottrina dell’atavismo, concepita in
una prospettiva materialistica totale secondo concezioni
esclusivamente biologiche della natura e dell’uomo, si
estinse con lui.
Conclusione
• In Italia le censure sul piano scientifico e medico e
soprattutto culturale e filosofico, rilevando la stortura del
pensiero lombrosiano che estendeva i principi del
materialismo scientifico dell’antropologia e della
criminologia a piani che non gli erano propri.
• Nel Novecento Lombroso definito servo venduto della
borghesia, visionario scientificato, semplificatore privo di
metodo, affrettato nell'etichettatura e arbitrario nella
costruzione scientifica (padre Gemelli,1911).
• Valutazioni coincidenti con risultati delle ricerche in
campo clinico e neurofisiologico e psichiatrico e
consentirono l’abbandono delle teorie su epilessia, follia
e criminalità.
Conclusione
• Tra i tanti Filippo Turati, fondatore del Partito Socialista, manifestò
idee diverse, essendo persuaso che l’impostazione socio-politica
nelle teorie e nella scienza criminologica non fosse di utilità nel
riscatto sociale del popolo. Pur riconoscendo che la Scuola Positiva
rappresentava “una vera evoluzione scientifica”, il direttore
dell’Avanti sosteneva che ciò che era necessario approfondire con la
ricerca era il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli con la
riduzione delle differenze sociali.
• Sul piano speculativo fondamentali considerazioni e riserve mosse
da Benedetto Croce. Nella Storia d’Italia Croce sottolineò i benefici
contributi dell’opera di Lombroso sulla pellagra, ma considerò
stravaganza l’idea che il genio fosse espressione di malattia ed
alienazione mentale. Il giudizio di Croce su Lombroso sarà radicale.
Affermò: “siamo giunti all’estremo limite che separa l’errore
decoroso da quello grossolano, che si chiama sproposito”.
Conclusione
• Anche all’estero gran parte delle teorie di Lombroso
tramontarono con lui, e nel tempo la sua opera
continuò ad andare incontro a esaltazione e a critica
pesante, in rapporto alla filosofia dell’epoca.
• Ma – in definitiva – nel mondo le sue teorie hanno
mantenuto nell’immaginario collettivo uno strisciante
potere nel generare pregiudizi, alimentando nel
campo specialistico metodi di intervento in alcune
psicopatologie individuali e sociali.
Lombroso figlio del suo tempo
• Ultimi 30 anni: si comincia a considerare Lombroso
figlio del suo tempo ,testimone aggiornato e capace di
una cultura, da non valutare soltanto con gli occhi di
oggi, forti dell'esperienza di un secolo in più; Lombroso è
stato, in altre parole, “contestualizzato”.
• La critica storica più recente gli sta restituendo giustizia .
Alcuni meriti indiscutibili.
• Contribuì a spostare gli interessi della scienza da una
concezione che considerava il delitto come violazione
della legge morale per focalizzarli sulla personalità del
reo e sull’analisi della natura.
• Aprì la strada a orientamenti giuridici e giudiziari che
volessero comprendere prima di punire, con la finalità di
sottrarre ai rigori delle sanzioni gli irresponsabili e i
malati.
Lombroso figlio del suo tempo
• I suoi studi provarono che nei criminali si potevano riscontrare diverse
anomalie anatomo-funzionali e che la tendenza criminale è determinata
da un’abnorme reattività antisociale.
• Pur con le numerose aperture di ordine speculativo, le ricerche di
Lombroso sui caratteri fisici hanno avuto anche importanza nello sviluppo
delle tecniche di identificazione personale che hanno dato l’avvio
all’istituzione di settori specialistici di polizia scientifica in tutto il
mondo.
• Peraltro, tracce della sua impostazione teorica, fortemente ideologica,
sono rimasti nelle “scienze grafologiche”.
• In campo medico della sua dottrina ancora oggi se ne riconosce
indirettamente l’influenza quando si valuta il rischio di interpretazioni
unilaterali della realtà a sostegno di visioni rigidamente biologiche e
neuropsicofarmacologiche, o al contrario, puramente psicodinamiche
della psichiatria, se non esclusivamente psicosociali.
Conclusioni
Infine, se è vero che le teorie di Lombroso sull’equivalenza
tra epilessia, psicosi e criminalità sono state rigettate e
appartengono ormai alla storia della medicina,
certamente anche per l’epilessia vale l’attribuzione del
merito al criminologo italiano di aver posto
l’attenzione in una visione filantropica su motivazioni
e cause che portano al crimine, talora determinate
dalle malattie, e dall’epilessia in particolare,
• anche allo scopo di ridurre la pena dei
malati che hanno commesso reati o atti di
violenza e aggressività, ai quali non va
applicata l’obbligatorietà del giudizio
penale così come ai sani.
•
CERVELLO, AGGRESSIVITA’ E EPILESSIA
DOPO LOMBROSO
EPILESSIA E AGGRESSIVITA’ OGGI
Granieri&Fazio
• ……. A San Servolo
Grazie per l’attenzione
Stanis Dessy. Nascita
della figlia
Dedica a mia moglie