Girolamo Savonarola

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Girolamo Savonarola
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Girolamo Savonarola
Breve Biografia
Nacque il 21 settembre 1452, a Ferrara, da una famiglia illustre del ducato, terzo di sette figli.
Invece di seguire la carriera medica, come voleva il padre, entrò in un convento domenicano a Bologna nel
1475, per poi trasferirsi, sei anni dopo, nel convento di San Marco a Firenze.
● Nel 1486, dopo aver terminato gli studi classici (Aristotele, Tommaso d’Aquino e la filosofia medievale), si
trasferì in Lombardia, dove abbandonò l’omiletica teorica per dedicarsi a una predicazione diretta, semplice e
appassionata dell’amore e dell’ira di Dio. Conobbe grande popolarità come messaggero della volontà divina per
la chiesa, lo stato e il singolo individuo.
● Nel luglio 1491 divenne priore del convento di San Marco. Denunciò la vanità dell’umanesimo e la
depravazione del clero, arrivando a rifiutare l’assoluzione a Lorenzo de’ Medici.
● Dopo la caduta della casa Medicea (1494), governò, di fatto, Firenze, promulgando un governo democratico ma
severamente puritano che rivendicava alla città un ruolo di guida cristiana come punto di partenza per la riforma
di tutta l’Italia e della chiesa.
● Sostenne Carlo VIII di Francia che invase l’Italia nel 1494, incursione che Savonarola aveva predetto.
● Proclamò Firenze come repubblica il 10 giugno 1495. Fra i molti provvedimenti, abrogò la tassazione arbitraria
introducendo un’imposta del 10% sulla proprietà immobiliare. Perseguì la sodomia come reato capitale e non
più punibile con una semplice ammenda;
● Gli si opposero gli “Arrabbiati”, sostenitori dei Medici, supportati dal papa Alessandro VI, che mal tollerava le
sue “strane” interpretazioni della Bibbia e i suoi pronunciamenti profetici.
● Lo stesso pontefice lo scomunicò nel 1497 per aver contravvenuto all’ordine di non predicare più.
● Imprigionato, torturato e costretto a confessare crimini mai commessi, fu processato, condannato per eresia,
impiccato e poi arso al rogo il 23 maggio 1498 in Piazza delle Signorie a Firenze.
● Nel 1559 le sue opere furono inserite nell'Indice dei libri proibiti.
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Nonostante la grande popolarità di cui ha goduto nel tempo, e le continue richieste di canonizzazione, il Vaticano
non ha mai voluto riabilitarlo completamente pur essendo stato uno fra i più grandi predicatori che la Chiesa abbia
mai conosciuto, anche se, forse, a parziale postumo riconoscimento, il 30 maggio 1997 l’arcidiocesi di Firenze ha
inoltrato a suo carico una richiesta di beatificazione.
Girolamo Savonarola (1452-1498)
Girolamo Savonarola, frate domenicano di Firenze, fu un personaggio alquanto scomodo. Si scontrò con il
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contemporaneo Papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), uno dei papi più corrotti di tutti i tempi, le cui ricchezze,
complice il sostegno degli Sforza, lo resero famoso in tutto il mondo (vedi nota).
Cattolico devoto, condusse un’esistenza di preghiera alla ricerca di una vita quanto più corrispondente alla purezza
del suo Salvatore. Preparò la strada alla Riforma Protestante al punto di ispirare Martin Lutero ed essere da lui
definito “martire protestante”. Fra i suoi seguaci e amici, troviamo anche Amerigo Vespucci, cambiavalute del banco
mediceo.
Nel periodo 1496-98, Firenze fu toccata da un forte risveglio spirituale e lo strumento che Dio usò maggiormente fu
proprio il Savonarola. Da giovane passeggiava per Firenze invocando Dio perché intervenisse contro il peccato, le
ingiustizie e la povertà del popolo. Molte furono le lacrime versate a causa della lussuria, della crudeltà della classe
governante e della chiesa, della miseria in cui versava il popolo in una delle città più ricche del mondo. Base di ogni
sua predicazione fu la Bibbia, il suo pane quotidiano e per questo non volle mai parlare a nome proprio, bensì in
quello di Dio.
Vista l’importanza che le Sacre Scritture rivestivano nella sua vita, così di lui fu scritto: “La Bibbia era stata la guida
più sicura della sua infanzia, la sua consolazione in momenti di afflizione, era il pedagogo che più di qualsiasi uomo,
aveva formato alla sua mente. Non c’era versetto che non conoscesse a memoria, nessuna pagina che non avesse
commentato e dalla quale non avesse tratto qualche spunto per la predicazione. Non era più un semplice libro: era
un mondo vivo e infinito in cui gli venivano rivelati il passato, il presente e il futuro. Non riusciva ad aprire le Sacre
Scritture senza essere stupito dal fatto che stava leggendo la Parola di Dio, e in Essa discerneva il microcosmo che
parlava dell’universo intero, l’allegoria di tutta la storia della razza umana” (Villari, La vita e i tempi di Girolamo
Savonarola, pp. 117-118).
Il grande riformatore, appassionato degli scritti dell’apostolo Paolo, conobbe anche quello che fu il frutto della
predicazione dell’Apostolo fra gli efesini, i quali diedero alle fiamme tutti i testi e le effigi sacre che glorificavano la
dea Diana: “Fra quanti avevano esercitato le arti magiche molti portarono i loro libri, e li bruciarono in presenza di
tutti; e, calcolatone il prezzo, trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento” (Atti 19:19).
Savonarola incoraggiò la popolazione di Firenze a fare altrettanto e migliaia di testi pagani, immagini sconce, libri di
perversione, dadi e carte da gioco, bruciarono su quelli che furono denominati: “I roghi delle vanità”.
Grazie all’autorevolezza della sua predicazione, la città di Firenze conobbe un periodo di rigenerazione spirituale in
cui furono chiusi tutti i bordelli e i teatri che rappresentavano spettacoli immorali; le corse e il gioco d’azzardo furono
proibiti e la repubblica divenne, per il breve periodo in cui la amministrò, un governo di tipo teocratico che qualcuno
definì: “Il Cielo sulla terra”.
La sua predicazione fu rivolta a ogni ceto e condizione sociale apportando un cambiamento enorme nella vita della
città. La corruzione sparì, ladri e briganti non “esercitavano più” e i ricchi restituivano il maltolto ai bisognosi. Fu così
che la città conobbe un tempo di vero benessere materiale, morale e spirituale.
Preconizzò la rovina della chiesa corrotta profetizzando la morte, in un solo anno, del governatore della città, del
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papa Innocente VIII e del re di Napoli.
Tutto questo fomento, ovviamente, disturbò non poco le autorità politiche e religiose, a tal punto che, spinti dall’ira
per i cambiamenti radicali che erano apportati in ogni settore della vita pubblica, dalla gelosia per la sua popolarità e
dalla paura della sempre maggiore influenza che esercitava sulla gente, cercarono di metterlo a morte. Lo
sottoposero a una settimana ininterrotta di torture facendogli confessare delitti mai commessi e, con pelosa cortesia,
gli salvarono la funzionalità di un braccio e di una mano affinché potesse scrivere le sue “ultime volontà”,
naturalmente sotto rigorosa dettatura. Fu portato, infine, al patibolo e davanti a una folla di migliaia di persone,
innalzò ancora il nome di Dio: “Non devo morire volentieri per Colui che ha sofferto tanto per me?”
Con queste ultime parole sulla bocca fu impiccato assieme ad altri due frati e arso sul rogo. Le sue ceneri furono
sparse “in Arno”.
Girolamo Savonarola " disse"
Tu vorresti roba: vivi secondo Dio e parcamente e non volere le pompe, e le vanità, ed a questo modo, risparmierai
ed avrai più roba. (da Prediche italiane ai Fiorentini)
Guardati adunque, o uomo di Dio, di conversare con i peccatori di modo che tu faccia amicizia con loro; perché sarà
più facil cosa che tu declini dalla retta via, che essi ritornino alla giustizia.
I santi cercarono sempre di stare nascosti e di non apparire santi, e non hanno potuto perché quanto più si
nascondevano e quanto più occultavano l'opere loro, tanto più Iddio le manifestava agli altri.
Se una nuvola che non sia molto oscura fia opposta al sole, potremo veder il corpo del sole, per rispetto della nuvola
che tempera lo splendore de’ raggi. Così ancora il Signore Dio, cioè il Verbo Eterno del Padre, si ha opposta la
nuvola non molto oscura, acciocché potessimo conoscere la sua divinità.
(Girolamo Savonarola, Sermoni e prediche, Guasti, 1846, tratto da Wikiquotes)
Ecco alcune laconiche ma sagaci citazioni desunte dalle opere del Savonarola:
* Riferendosi alla legge scrive: “Non è un male più cattivo dell’uomo senza legge” (Trattato circa il reggimento e
il governo della città di Firenze).
* Parlando del sapere esclama: “Tanto sa ciascuno, quanto opera!” (Prediche).
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* Sul timor di Dio lamenta: “Omè omè omè! Timor de Dio non c’è!” (Laudi).
* Sull’inimicizia rimarca: “Il tenere inimicizia non v’è utile a nessuno e non ne cavate bene alcuno, ma più
presto male” (Prediche italiane ai Fiorentini).
Ecco un suo aforisma senza tempo:
* Il padre della orazione è lo silenzio e la sua madre è la solitudine (Opere spirituali).
Nota su: papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia)
Secondo “La storia dei papi” di Seppelt-Schaiger, “… già nei precedenti secoli avevano dato papi indegni ... imposti
dalla dispotica ingerenza delle famiglie aristocratiche romane. Ma ora il supremo senato della chiesa stessa, il
collegio cardinalizio, che innalza al supremo Capo della chiesa una personalità che più indegno non può essere
immaginata”.
Corrotto, arrogante, privo di scrupoli, immorale e licenzioso. I romani lo definirono: “… il più carnal uomo che si sia
mai visto”.
La sua condotta fu pubblicamente attaccata dal frate Gerolamo Savonarola che si scagliò contro l’umanesimo
paganeggiante, il dispotismo signorile e la corruzione del papato. Alessandro VI cercò, con vani tentativi, di
ammansire il frate ma non riuscendovi lo scomunicò. Il Savonarola rigettò la scomunica ritenendola non valida
perché emanata da un papa non degno. La risposta fu la condanna a morte: il “ profeta disarmato” fu arso vivo a
Firenze il 23 maggio del 1498 e le sue ceneri sparse nel fiume Arno. Si dice che, nelle acque del fiume, sia stato
disperso fin l’ultimo pezzetto di carbone rimasto dal rogo, al fine di cancellare ogni memoria.
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