Fino all`ultimo stadio
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Fino all`ultimo stadio
MARZO 2008 questo giornale è contro il sistema della regione anno 3 numero 13 Fino all’ultimo stadio In cima alla classifica dei pericoli pubblici, i gruppi ultras costituiscono però una delle poche forme di aggregazione all’interno di quartieri desertificati. Un mondo a parte, con le sue regole, battaglie e valori. Uno sguardo oltre gli stereotipi M i hanno dato quella possibilità di emergere, di non sentirmi più né un napoletano pulcinella né un napoletano mariuolo e teppista, che viene dalla periferia dove chi va allo stadio lo fa con la mentalità di continuare a essere quello che è nella settimana: se non tieni costanza nel tuo quartiere, con i tuoi amici, nella vita, a non chiedere favori o stare al servizio di qualcuno non ce l’hai neppure per stare in un gruppo ultras che ha mentalità. Cioè è autonomo”. Rosario tenta di ripercorrere il suo trascorso ultras, fatto di una decina d’anni di militanza tra la serie C e la serie A. Intanto chiude una canna di buona erba e me la offre da accendere. “Avevo quattordiciquindici anni quando iniziammo, io ed i miei amici del mio quartiere, Secondigliano. In tutto raggiungevamo una decina. Ci mettevamo in curva B, all’inizio nella zona del Commando Ultrà, ma quando capimmo che questi avevano biglietti gratis, liste di ingresso allo stadio, autobus che arrivavano in trasferta scortati, mentre gli altri gruppi si tiravano le dio delle mazzate, allora capimmo che la nostra attitudine era un’altra, era contro questo sporco che c’è nel mondo ultras”. Ora si anima di più. Fa lunghi tiri all’erba. Rosario gesticola come se rimettere le mani su questi ricordi gli facesse salire ancor più la rabbia per quella Pag. 4 La legge 194 in città Pag. 2-3 Le piogge di marzo Pag. 6-7 Vite da Ultras Pag. 10 Il campo rom a Secondigliano scena vista a Bergamo. “Eravamo sull’autobus ed era già da un po’ che ci stavano scortando. La polizia. Quasi dalla partenza da Napoli. Li avevano avvisati loro, quelli del commando ultrà, quelle merde. Sotto lo stadio vedevo i ragazzi dei gruppi caricare un plotone di celerini che si dissolveva. E noi volevamo scendere. Da quella volta decisi che dovevamo spostarci, metterci nella zona dei gruppi ultras, quelli di mentalità. Ci spostammo dalla domenica successiva nella zona dei Fedayn. Loro sì, sono un gruppo. Il movimento ultras a Napoli. Qui hanno fatto la storia della mentalità ultras. In curva, loro spiegano, fanno formazione durante la partita. Dicono le ragioni del perché bisogna odiare i veronesi e i laziali. Perché c’è il gemellaggio con il Genoa. Perché non bisogna più usare le lame negli scontri, tranne che con i romani ed i veronesi… perché loro le usano. Con i Fedayn, io ed i miei amici andavamo alle trasferte. (continua a pag 6 e 7) Pag. 8 I cartoneros di Buenos Aires Pag. 9 La manifattura di Gianturco Pag. 11 Le fabbriche di Torre Annunziata