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LA COSA NERA
altrestorie, mercoledì 27 febbraio 2008 - 12:38:26
A Roma i "camerati" sfondano nelle elezioni nei licei e nelle università. Al Nord si alleano con gli ultras da stadio e i reduci
dell´estremismo anni ´70: viaggio alla scoperta delle mille facce dell´ultradestra.
I balilla che governano la "Cosa nera", parlamento delle scuole romane, non si riconoscono dalla divisa: non ce l´hanno. Nemmeno
quella diffusa sui giornali da foto d´archivio: ray-ban a goccia specchiati e bomber di pelle, capelli cortissimi. Non si usa più: sono i
più grandi semmai a bardarsi ancora così, gli ultra ventenni e Cesare Previti quando si veste da giovane, la domenica mattina. I
ragazzini di 15-17 anni eletti in liste di destra che gestiscono gli 80mila euro della Consulta provinciale studentesca insieme alla gloria
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di aver defenestrato la sinistra da sempre al potere sono indistinguibili da migliaia di loro simili. Andrea Moi, 17, presidente della
Consulta, è un adolescente con la voce ancora sottile, secondo di tre figli cresciuto in mezzo a due sorelle, vive a Roma Sud - Colli
Albani - e va a scuola al Terzo istituto d´arte, fermata della Metro Giulio Agricola. Milita in Azione giovani da quando aveva 13 anni,
è in consulta da quando ne aveva 14. Dice che «un tempo a scuola in assemblea si parlava solo di temi difficili e lontani dagli
interessi dei ragazzi tipo l´Europa, gli anni Settanta. Ora finalmente di discute di cose che interessano a loro: il caro cd, il caro
libri». Va così e attenzione a sottovalutare o liquidare con spallucce la portata dell´onda.
A Roma i "camerati" sfondano nelle elezioni nei licei e nelle università. Al Nord si alleano con gli ultras da stadio e i reduci
dell´estremismo anni ´70: viaggio alla scoperta delle mille facce dell´ultradestra. Braccia tese e scritte antisemite, ma anche
convegni sulle foibe e volantini sul "caro cd". Tra nuovi slogan e vecchi ideali, identikit del "balilla" del 2008
Le battaglie sono per utilizzare l´aula di informatica, mettere i pannelli solari sul tetto, fare più ore di educazione fisica e più gite
«a contatto con la natura», possibilmente senza telefonino perché «lo spirito se ne giova». Per avere libri di testo non
obbligatori, insomma non studiare la storia solo sul Villari, ma almeno affiancarlo, dice Moi, a «un libro che mi dica che la
Rivoluzione francese è stata anche una carneficina e che non liquidi in tre righe la rivolta di Vandea». A Roma otto anni fa gli
studenti di destra eletti nel Parlamento dei ragazzi erano 20 su 400. Oggi sono la maggioranza assoluta, più di 200. Decuplicati.
Marco Perissa, 25 anni, responsabile scuola per Roma di An: c´era allora e c´è adesso. Nel 99 era uno dei consiglieri della
Consulta, «facemmo il libro bianco sull´edilizia scolastica». Dice: «Ha vinto la destra perché ha perso la sinistra. Ci siamo
inseriti nell´antipolitica e abbiamo rubato voti alla sinistra ideologica. Le abbiamo opposto una destra pragmatica: non tutti gli
studenti che ci votano sono di destra, anzi. Ci votano perché facciamo le cose. Perché gli anni Settanta sono lontani e non si
può restare lì, perché pensiamo all´oggi».
Dunque vediamo, oggi. Oggi al Tufello, periferia romana, c´è qualche centinaio di studenti di sinistra che sfila in mezzo ad una
impressionante saracinesca di polizia: ricordano Valerio Verbano, studente dell´Archimede ucciso dai fascisti nell´80, sua madre
apre il corteo. Esprimono solidarietà a Simone, ex studente dell´Aristofane di Vigne Nuove picchiato qualche giorno fa da una
spedizione punitiva del Blocco studentesco, falange scolastica della Fiamma. Il Blocco - sede principale a Casa Pound, centro
sociale di destra - ha conquistato quest´anno 55 rappresentanti alla Consulta. Uno di loro è Giorgio Evangelisti, 17 anni, studente
del Convitto nazionale fin da quando era in terza elementare. Il Convitto è la scuola della classe dirigente, fama di rigore estremo.
Giorgio dice che «è l´ora di finirla con questa storia che siamo violenti e razzisti. Al corteo per le foibe c´erano quattro ragazzi di
colore, uno di loro è attivista nella sezione di Roma Nord. Picchiare ci si picchia, ogni tanto, succede da sempre. Però quando noi
abbiamo fatto volantinaggio davanti al Tasso due mesi fa sono venuti a menarci con caschi e bastoni, una cosa organizzata, non dico
bugie, e non ne ha parlato nessuno. Fa notizia, la violenza, solo quando fa comodo a sinistra». Non è proprio così, questa è
una versione di Giorgio, parte in causa.
Dice anche che è una bugia che la destra cresca solo in periferia e la sinistra mantenga le roccaforti del centro storico. Vediamo la
mappa delle scuole, come è cambiata. Fortino del Blocco è il Farnesina, scientifico di Vigna Clara: è lì che è cominciata la
prima occupazione della Destra «perché non se ne poteva più di far lezione nei container, ci pioveva dentro». Due del Blocco
sono eletti al liceo classico Visconti, piazza del Collegio romano, la sede del processo a Galilei. Al Righi, lo scientifico più rinomato
della città, il rappresentante di istituto è di Azione studentesca, braccio nella scuola di Azione giovani. Il Giulio Cesare, un tempo
classico di destra, ha oggi un esponente di sinistra e uno cattolico. Restano "rossi" il Mamiani, il Virgilio, il Tasso. La destra va
fortissimo allo scientifico dei Parioli, l´Azzarita, dove il Blocco raccoglie firme per far intitolare l´aula magna a Nanni De Angelis.
«Sa chi è? - domanda Evangelisti - un ragazzo degli anni Settanta». Due consiglieri di destra sono stati eletti al classico
Nomentano, uno allo scientifico Benedetto da Norcia, due al tecnico Armellini di San Paolo fuori le mura. Non si parla solo di Ostia,
dunque. Andrea Moi cita il coraggio del giovane eletto con As al Machiavelli di via de´ Volsci, quartiere San Lorenzo, roccaforte
storica della sinistra radicale, Radio popolare e controcultura militante. «Però non lo nomini per favore perché magari a scuola
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non lo sanno che è di destra». Ecco, magari non lo sanno.
La novità è che il 65 per cento degli studenti romani ha votato a destra ma magari, una parte almeno, non lo sa. Azione
studentesca ha uno slogan che dice "Contro lezioni tristi e grigi professori, per una scuola capace di divertire e unire": un programma
capace di raccogliere l´unanimità dei consensi. Quando il Blocco chiede «più ore di ginnastica» non lo fa esponendo un
manifesto di prestanza fisica neomussoliniana, sui manifesti delle elezioni scolastiche ci sono gli eroi del film western e Bart Simpson
quello dei cartoni animati, e poi fare più ginnastica vuol sempre dire fare meno greco e estimo. Per arrivare allo scacco del due a
uno (la Cosa nera vede 15 consiglieri alla destra, 10 alla sinistra) le due liste romane di destra, fra i quattordicenni, hanno fatto
"propaganda sulle cose". Aule più belle, libri e cd meno cari, più ginnastica e più gite. L´anticomunismo un sottile sottofondo,
scenario per ora marginale. Intanto stare meglio, divertirsi di più. Poi è alle manifestazioni politiche che tornano fuori i simboli, le
croci runiche e le aquile. Arrivano i venti e anche trentenni, lì. Sono loro che menano la danza. L´8 febbraio era previsto un
convegno della Consulta al teatro Brancaccio. Tema: "Istria, Slovenia, Dalmazia: anche le pietre parlano italiano". Dopo tanti
convegni sulla Resistenza, dicono i balilla, ora che il vento è cambiato finalmente uno sulle foibe. Perissa, il responsabile scuola:
«Purtoppo 15 attivisti del collettivo del Virgilio hanno tirato un fumogeno nel teatro, Costanzo ha ritirato la disponibilità della sala,
duemila studenti pacifici sono rimasti per strada. La riprova questo che non è un paese libero». Le cronache di quel giorno
raccontano una storia diversa. Scontri violenti in via Nomentana fra adulti neofascisti e studenti delle scuole del centro. Nel blog di
Casa Pound però c´è scritto che non bisogna leggerli i giornali. La verità è nella "forza dell´azione". La rivoluzione è la nostra:
"Sveglia bastardi, la ricreazione è finita". Marx, ha stancato: "Dopo Marx, aprile". Una nuova primavera invisibile, per alcuni
inconsapevole. Ma si sa che la coscienza politica si forgia con costanza: a tredici anni voti per la gita in Abruzzo, a sedici per i
computer nuovi in aula d´informatica. Le foibe dopo, c´è tempo.
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"Vai a dare un´occhiata su YouTube... ," mi suggerisce Franco come
fosse un´avvertenza per l´uso. I link da caricare, quelli a cui tiene di più, sono: "Manifestazione ultras Inter per Gabriele Sandri"
(12 novembre 2007) e "Prodi contestato in Cattolica" (18 gennaio 2007, con fischi, saluti romani e croci celtiche). «Se guardi bene
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mi vedi, là, in mezzo al casino». Quel 18 gennaio 2007 è una data di nascita: Cuib, Cattolica. Letteralmente "Comitato
universitario iniziative di base". Meno letteralmente, e tolta la vernice, la stessa sigla di uno dei nidi da cui era sorta la "Guardia di
Ferro" filonazista di Cornelius Codreanu.
A Milano e in Lombardia, una vita dopo i sanbabilini, c´è un "Cuore nero" che pulsa. Visto dall´esterno può apparire come una
ristretta enclave di nostalgici. In realtà, sotto c´è di più. Cose che le nuove leve, forse, persino ignorano. Sponde istituzionali.
Contatti con terroristi ex Nar. Intrecci con le famiglie della ndrangheta calabrese e della mafia siciliana trapiantate a Milano. Il tutto
condito con una massiccia opera di proselitismo tra i giovani. Fianco a fianco, nelle sacche nere della grande metropoli,
s´ingrossano le fila di naziskin, nostalgici della Rsi e ultrà di Inter e Milan. La fotografia scattata dall´Osservatorio democratico
(curato da Saverio Ferrari) trova riscontri nelle indagini della magistratura. Ce n´è una che Repubblica ha già raccontato. Quella
sui rigurgiti di neo nazismo che hanno come alveo la provincia di Varese (pm Maurizio Grigo e Luca Petrucci). Nelle pieghe
dell´inchiesta (ancora in corso, sin qui 50 indagati e due arrestati) sono saltati fuori nuovi collegamenti e sta venendo alla luce una
struttura a cerchi concentrici. Che sconfina oltre la provincia varesotta, abbraccia Milano e la sua vasta cintura, e scende fino a
Roma.
Alcuni dei personaggi che si muovono su questo asse sono riconducibili a "Cuore Nero", il centro sociale che doveva nascere in viale
Certosa a Milano ma che è stato bruciato l´11 aprile scorso prima che venisse inaugurato. La sede era un negozio di lapidi
mortuarie di fronte al cimitero Musocco, a due passi dunque dal mitico Campo Dieci dove riposano alcuni soldati delle SS. Ma chi
sono i fondatori di Cuore Nero? Roberto Jonghi Lavarini, ex presidente di Zona 3, già dirigente di An (terzo dei non eletti a palazzo
Marino) e Alessandro Todisco, leader degli "Irriducibili" dell´Inter e proprietario della linea di abbigliamento "Calci&pugni", già
Azione Skinheads, condannato a un anno e un mese per istigazione all´odio razziale e partecipazione a struttura clandestina.
Le mani che tessono la paziente tela della Cosa Nera appartengono a personaggi noti dell´estremismo meneghino. Quelli che si
riconoscono nella firma "I camerati", alias del Comitato per Sergio Ramelli (lo studente di destra ucciso il 13 marzo 1975 da militanti
di Avanguardia Operaia). Presidente del comitato, dopo la morte del militante di Ordine Nuovo Nico Azzi (al suo funerale nella chiesa
di Sant´Ambrogio, c´era anche il vicepresidente di An Ignazio La Russa), è Luca Cassani detto "Kassa", inquisito nel 97 per
l´accoltellamento di un consigliere comunale del Prc (poi successivamente prosciolto) e oggi tra i leader dei Guerrieri ultras, il
gruppo egemone del tifo milanista. Suo compagno di tifo è Alessandro Pozzoli detto "Peso", ex assessore di Opera e responsabile
locale dell´associazione culturale Area, indagato per le guerre intestine - pestaggi e pistolettate - nella curva rossonera.
I modelli di riferimento sono nomi "di richiamo": Remo Casagrande, picchiatore missino degli anni 70, Cesare Ferri, accusato e
poi assolto per la strage di piazza della Loggia a Brescia, e Maurizio Murelli, condannato per aver ucciso nel 1973 un poliziotto a
Milano. L´orbita nera milanese, a caccia di territori prima inesplorati, è sempre in bilico tra una miriade di gruppi, Alleanza
Nazionale, e persino ambienti della malavita organizzata. A Quarto Oggiaro, periferia Nord-Ovest, alle ultime elezioni amministrative
le influenti famiglie Carvelli, Di Giovine e Crisafulli non hanno fatto mancare il loro appoggio ad alcuni candidati di An. Ci sono foto
che ritraggono assieme Jonghi Lavarini (in corsa per An) e Salvatore Di Giovine detto "Zio Salva", della nota famiglia calabrese da
sempre implicata nel traffico e nello spaccio di droga nella zona. In altre foto, altri politici sono immortalati accanto a Ciccio Crisafulli,
nipote ed erede del boss Biagio "Dentino" Crisafulli. Intrecci arditi. Favori concessi per tornaconto o in nome di vecchie amicizie.
Come il posto di lavoro fittizio che Lino Guaglianone, un tempo tesoriere dei Nar, oggi ricco imprenditore già candidato alle ultime
politiche con l´Azione sociale di Alessandra Mussolini, trovò nella sua palestra di Novate Milanese a Gilberto Cavallini,
plurimomicida ergastolano ex Nar. Di Guaglianone è anche la palestra Doria di via Mascagni. Tra i ragazzi la Doria è considerata la
palestra "vera", non "fighetta". Quella che è anche un po´ palestra di vita. Pugni, tifo ultrà, "azioni" universitarie e militanza
politica. Perché il cuore nero «fa brutto».
da Repubblica del 25/2/08
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"Voglio sparare in faccia agli sbirri"
di CARLO BONINI da repubblcia.it
ROMA - Se alla violenza togli un progetto che non hai o non hai mai avuto, resta solo l'odio. Un odio liquido. "Er Talpa" e
"Fabbrizzietto", "er Nano" e "Vampiro", "Ovo" e "er Bulgaro", "er Capitano" e "Danielone", "er Ditta", "lo Sciacallo" e "er Cinese"
odiavano sette giorni la settimana. Non solo la domenica, quando si ritrovavano in curva o in trasferta con qualche lama, qualche
mazza o qualche ascia. Odiavano le "guardie infami", "quegli zingari dei romeni", "i napoletani", "le "zecche" dei centri sociali", "i
pennivendoli che si s'azzardeno l'aspettamo sotto le redazioni", il vicino di casa che si era permesso di guardare un cane ringhioso
portato a pisciare senza guinzaglio.
"Fomentavano i 'pischelli'", ragazzini raccattati allo stadio per essere spinti come una mandria al pascolo davanti a un deposito
dell'Atac da occupare, sul ciglio di una discarica in cui "fare a pizze" con gli sbirri tra cumuli di "monnezza" o ai lugubri anniversari di
una Destra neo-nazista (Forza Nuova) di cui indossavano la maschera, replicavano le parole d'ordine, frequentavano i luoghi: piazza
Vescovio, "il Presidio" (nel parco di Villa Ada), il pub "Excalibur". E, alla fine, avevano deciso di sporcare di sangue anche le
domeniche di festa del rugby.
Per otto mesi (dal giugno del 2007 alla scorsa settimana), tirando con pazienza e metodo il filo di un'aggressione consumata nel
parco di villa Ada, il pubblico ministero Pietro Saviotti, la sezione anticrimine del Ros dei carabinieri, la Digos, sono rimasti affacciati
su un abisso di collera di cui hanno registrato ogni voce, ogni smottamento, ogni esplosione. L'11 novembre, giorno in cui Gabriele
Sandri, "Gabbo", veniva ucciso sull'Autosole, hanno ascoltato gli amici del dj che lo piangevano di fronte alle telecamere, gridando la
propria innocenza, pianificarne la vendetta in una notte in cui "Roma brucerà". Ne hanno rubato le voci eccitate durante l'assalto alle
caserme.
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"I romeni? Je famo strippà er culo"
In principio furono i romeni. Il 30 ottobre 2007, Giovanna Reggiani viene massacrata a Tor di Quinto alle spalle di una baraccopoli. Il
suo assassino è un clandestino arrivato da Bucarest. Il 2 novembre, a Torre Gaia, quattro romeni vengono bastonati a sangue nel
parcheggio di un centro commerciale da una prima spedizione punitiva. "Er Vampiro" (Alessandro Petrella) ne è ammirato ed
eccitato. Ne parla al telefono con Alessio Abballe - "Qualcuno comincia ad accenne le micce" - e con "Er Talpa" (Fabrizio Ferrari): "A
ragà, non è che se stamo a parlà. Vedemose e annamo ad assaltà un centro sociale o annamo a pijà i napoletani sull'autostrada
o pijamo dù rumeni (...) Dovemo fà na cosa da fà strippare il culo e far pensare chi ti governa dall'alto: che è successo? (...)
Bisogna creà un focolaio de persone che nun c'entrano un cazzo con la politica e lo stadio. Ragà, questa è una cosa dei cittadini,
una cosa sociale, d'appartenenza de una città e de un Paese. Qui, destra e sinistra e ultras da stadio nun c'entrano un cazzo".
Chi lo ascolta non sa esattamente dove "er Vampiro" abbia intenzione di colpire. Forse dietro casa sua, nel campo nomadi di via
Walter Procaccino, dove già una volta ha tirato una molotov. Sa soltanto che sono cominciate le ricognizioni, che l'assalto sarà in
pieno giorno, che "er Vampiro" ne parla in questi termini a Matteo Nozzetti: "Se succede na cosa come a Torre Gaia, nun c'hai più
un cazzo de risonanza. Perché sai il mondo come gira. Dopo due settimane te fanno un trafiletto ed è già finita. Famo quarcosa
de serio. Pe na volta nella nostra vita deve uscì la perfezione. Je devi mette pepe ar culo. Che quelli pensano: cazzo, ma se questi
hanno fatto una cosa del genere, me se presentano sotto al Parlamento e me danno la caccia".
In macchina con "Gabbo"
Dei romeni non se ne fa nulla. Domenica 11 novembre 2007, Gabriele Sandri, "Gabbo", viene ucciso da un colpo di pistola esploso
sull'A1 da un agente della stradale che risucchia ogni goccia di odio disponibile, convogliandola altrove. Sulla macchina in cui viaggia
Sandri ci sono "Ovo" (Marco Turchetti), "Maverick" (Francesco Giacca), "er Messicano" (Federico Negri), "Simone" (Simone Putzulu),
il pantheon di "In Basso a destra" e degli "Irriducibili", le sigle che ospitano i mazzieri della curva nord laziale. Ad Arezzo, Turchetti
"Ovo" - un tipo che in questura hanno già fermato una volta su un furgone carico di martelli, coltelli e spranghe - piange l'amico
morto e mobilita la risposta. "Er Nano" (Francesco Ceci) sale su una macchina per raggiungere Arezzo, ma intanto dà disposizioni a
chi resta. "Er Nano" è un leader riconosciuto e temuto. E' pappa e ciccia con Fabrizio Ferrari, "er Talpa", romanista dei "Bisl" (basta
Infami solo lame"), un tipo che l'ultima coltellata l'ha data il 18 febbraio, prima di Roma-Real Madrid.
"Er Nano" dà ordini a uno come Fabrizio Toffolo (capo storico degli "Irriducibili" che alterna il suo tempo tra galera e domiciliari) e,
neppure due mesi prima, se l'è promessa al telefono con un tale "Carlo", ultras napoletano, convenendo che "alla prossima, i
machete dei laziali" si incroceranno con "le mannaie dei napoletani". "Er Nano" parla col "Bulgaro" (Andrea Attilia), che di Gabbo è
amico fraterno, perché senta i romanisti. Perché si mobilitino "er Vampiro" e "quel matto di Pierluigi", Pierluigi Mattei, capobastone
laziale di "In Basso a destra". Il "Vampiro" ha problemi. Gli è morta la nonna nella notte, ma mentre in casa si piange, lui si aggiusta
per la serata: "Vojo brucià tutto. Stasera vojo brucià tutto".
Pierluigi Mattei impazzisce. Alla madre che lo chiama mentre sta andando allo stadio, grida: "A Ma', lasciame perde... Che devo fa,
eh? Sarebbe da sparaje in faccia alle guardie. Che te credi che non m'andrebbe de ammazzalla na guardia? C'hanno paura degli
scontri sti coniji delle guardie. Devono avè paura". Alla fidanzata, racconta che ha brandito un coltello tra gli occhi a un autista
dell'Atac che rompeva e come ha conciato il vicino, che ha incontrato mentre portava a pisciare il cane: "Jo detto: A brutta faccia de
cazzo. Che c'hai da guardà? Lo vedi sto guinzajo? Te lo metto ar collo e t'ammazzo. Nun me devi rompe li cojoni. Quando passo
abbassa lo sguardo". Con la fidanzata si vanta di aver commesso due omicidi (polizia e carabinieri non sono ancora riusciti a
verificare se millanti o meno): "De rumeni n'ho mandati due al creatore e ne ho feriti gravemente altri due. Perciò, se vengono da me
trovano la morte". E quando la fidanzata gli chiede cosa farebbe lui a due rumeni se li vedesse fare a lei quel che lei gli ha visto fare
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ad un'estranea (palpeggiarla), dice: "Io c'avevo la macchinetta che dà le scosse. Ma quelle merde della polizia me l'hanno tolta.
Perciò ne ammazzerei dieci".
Sporchiamo il rugby
Com'è andata la notte dell'11 novembre è noto. Ma avevano deciso che all'odio non dovesse rimanere estranea la festa del rugby.
Già il 13 ottobre del 2007, "Er Nano" si informa sull'arrivo dei tifosi del Livorno Rugby, impegnati in una partita con la "Futura Park".
"Mò fomento un po' de gente. Famme sapè l'orario". Poi, il 10 febbraio scorso, allo stadio Flaminio, si gioca Italia-Inghilterra, partita
del sei Nazioni. Fuori dallo stadio, la polizia ferma Simone De Castro, cugino di Gabriele Sandri. E' un diffidato. Non può avvicinarsi
a nessun impianto sportivo del Paese. E si accompagna a un altro diffidato, Ruggero Isca. Vengono alle mani con la Polizia e il
gruppo che è con loro se la squaglia. "Er Talpa" annuncia a Isca la vendetta per i conigli: "Hanno toccato mio fratello. Stavolta li
ammazzo. Li faccio inginocchiare, Ruggiero".