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L’ultima beffa del Termoli jet: dopo gli
annunci saltano anche i viaggi dell’estate
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Nuovo capitolo della saga della "nave dell’amore" costata 8 milioni di euro di fondi
pubblici: nonostante gli annunci di nuovi viaggi e pacchetti anche per Medjugorje, dopo
che la Regione ha anticipato altri 370mila euro dal pozzo senza fondo dell’articolo 15, la
nave è ferma nel porto a estate iniziata ed è in forse la sua partenza anche nei prossimi
mesi, per l’avaria a un motore riparata il 10 maggio. Intanto, a seguito della gara andata
deserta lo scorso luglio, per individuare un socio privato per affiancare l’Ltm, solo il 6
giugno è stato emanato un nuovo avviso, un invito a manifestare l’interesse ad acquisire
la quota del 51 per cento del capitale sociale.
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Termoli. Il solstizio ha appena segnato l’inizio di
orario fs
una nuova estate, esattamente l’ottava per il
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Termoli Jet, la famigerata nave dell’amore
che è sempre a “mollo”, vicino ai Cantieri
navali. Il catamarano continua a non muoversi
di una virgola, nonostante i fantasmagorici
annunci di una stagione meravigliosa, con una
programmazione che sarebbe dovuta partire già
da giugno grazie a pacchetti turistici che
prevedevano anche viaggi per Medjugorje dove si
celebra il trentennale dell’apparizione della
Vergine, oltre che per le mete della Croazia e
delle isole. E quel che sconcerta e sconforta è che la nave potrebbe rimanere
ancorata al molo anche per tutta la stagione.
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L’unica certezza – altro che ponte turistico con l’altra sponda dell’Adriatico – è
che la Giunta regionale già lo scorso marzo ha ancora una volta anticipato ben
370mila euro, prelevati sempre dai fondi del “celebre” articolo 15, per «sistemare la
situazione debitoria e garantire la piena operatività». Insomma, altri fondi provenienti
direttamente dalle tasche dei cittadini che fanno lievitare gli otto milioni di euro con i quali
la Regione ha fatto uno dei tanti “regali” ai molisani, in nome della “Ripresa produttiva
dopo le calamità”. Un miraggio che ha dell’incredibile, tra sprechi, sperperi e paradossi,
un film con una trama tragicomica, a tratti anche degna di un giallo e con risvolti sempre
più amari.
L’esecutivo guidato dal governatore Michele Iorio ha così “scucito” dal pozzo senza fondo
dell’articolo 15 altre centinaia di migliaia euro, col presupposto di “risanare il deficit
accumulato e far ripartire la nave”, dopo il tentativo della società Ltm, interamente a
carico della Regione a seguito della fuoriuscita del partner Larivera, di rilanciare le sorti
del catamarano, sfumato per un’avaria a uno dei motori, che lo scorso agosto ha costretto
a rivedere tutti i piani e ad anticipare la chiusura della già “risicata” stagione 2010.
Con il guasto tecnico si è aggiunto un altro capitolo paradossale alla saga del
Termoli Jet, in quanto la riparazione è avvenuta con “spaventosi ritardi”. Tanto che la
società Ltm avrebbe anche avviato un’azione legale nei confronti della società che ha
riconsegnato il propulsore solo lo scorso 10 maggio. «Il problema al motore che è stato
risolto così tardi ha fatto perdere i contatti con i tour operator e ha reso impossibile fissare
anche i nuovi viaggi – commenta l’amministratore unico della Ltm Mario Di Pasquale –
sono davvero amareggiato, e per il momento non ci sono certezze, se la nave ripartirà in
qualche modo dipenderà anche dalle prove che saranno effettuate, non è esluso che
attiveremo dei collegamenti».
E intanto passa un’altra estate e dal 2003, anno del debutto del catamarano, i
viaggi arrivano a coprire qualche settimana. Come se fosse un libro già scritto, la
Regione ha continuato imperterrita a compiere una serie di incomprensibili “passi
falsi”, dando il là a sprechi e paradossi, tanto che l’ “operazione Termoli jet” si è rivelata
una beffa dal conto salatissimo, al primo posto della lunga lista di fallimenti legati
all’articolo 15, una nuova disfatta per un territorio già alla canna del gas per il buco
milionario nella sanità, e messo con le spalle al muro dal governo nazionale.
Sono infatti diverse le mosse compiute in questi anni che sollevano dubbi e lasciano
pensare a una “débacle cercata intenzionalmente”, viste le tante, troppe stranezze
accumulatesi fin qui. Una su tutte, il bando che la Regione è riuscita a pubblicare
dopo ben due anni dall’uscita di scena di Larivera, con il quale avrebbe dovuto
attirare l’attenzione di un papabile partner privato. Un gara d’appalto per «un socio
impossibile», come aveva già pronosticato Primonumero.it (e com’era facilmente
pronosticabile da qualsiasi persona di buon senso) considerando le palesi incongruenze e
la cifra spropositata richiesta all’eventuale socio privato per acquistare il 51 per cento
delle quote ora tutte in mano alla Regione: 4 milioni e 335mila euro.
Un investimento da nababbi e per giunta in cambio di niente visto l’impegno richiesto dal
bando al teorico “nuovo socio” di farsi carico di un altro mezzo per il trasporto merci
e auto, uno dei servizi del collegamento da sempre disatteso anche se previsto
negli obiettivi dell’articolo 15. Contraddizioni talmente lampanti, che non sarebbero
sfuggite neanche al bambino più ingenuo, figuriamoci alle scafate società operanti nella
nautica a livello internazionale.
La gara ovviamente è andata deserta, nessuno si è
fatto avanti. E la Regione continua ad avere sul
groppone la nave e a spendere i soldi di tutti per tenerla
all’ormeggio nel porto termolese.
Ma le “trovate” non finiscono qui. Dopo il verdetto
negativo sulla gara d’appalto, ufficializzato a luglio del
2010, per quasi un anno non è stato mosso un
dito. E solo a quasi un anno di distanza sul sito
istituzionale del governo Iorio è spuntato, lo scorso 6
giugno – dunque ancora in colpevole ritardo e a ridosso
dell’ennesima estate con il catamarano sempre fermo in
porto - un altro avviso. Questa volta cambia la
formula: si passa infatti dalla procedura aperta a quella negoziata, un «invito a
manifestare l’interesse ad acquisire la quota del 51 per cento del capitale
sociale della Ltm Spa». L’ “appello” è rivolto a non meglio precisate «persone fisiche,
italiane o estere, o soggetti, italiani o esteri, muniti di personalità giuridica secondo la
legislazione del paese di appartenenza, siano essi singoli o raggruppati, mediante forme di
associazione», che entro mezzogiorno del 27 giugno potranno inviare «una breve
descrizione delle attività svolte e i motivi alla base dell’interesse». Poi, se arriveranno
delle proposte, si dovrebbe passare alla trattativa sulla base dell’offerta più vantaggiosa.
La chance che qualcuno si prenda a cuore il Termoli jet sembra sempre più una chimera, e
nel frattempo tanti altri interrogativi non trovano ancora risposta. Tra questi
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l’inchiesta sugli sprechi legati alla nave, avviata anni fa dalla Procura di Larino,
e poi passata per competenza al palazzo di giustizia del capoluogo che aveva iscritto 18
persone nel registro degli indagati, tra politici e tecnici, prima che venisse richiesta
una proroga. «Che fine ha fatto quella indagine?», se lo chiedono in molti. «Uno dei casi
giudiziari del Molise caduti nell’oblio» annoverato dall’Osservatorio molisano sulla
legalità in un’accorata lettera inviata lo scorso aprile al procuratore generale della Corte
d’appello di Campobasso Silvano Mazzetti, che si conclude con un appello quanto mai
calzante: «Al bando i porti delle nebbie».
(Pubblicato il 23/06/2011)
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