PROFILI BIOGRAFICI Tanino De Chellis

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PROFILI BIOGRAFICI Tanino De Chellis
a cura di Giovanni De Fanis
PROFILI BIOGRAFICI
Tanino De Chellis
È considerato il migliore prodotto in assoluto del pugilato di Termoli, dove nasce il 15/11/1927,
ultimo di 6 figli e unico maschio. Gaetano De Chellis, per tutti Tanino, inizia la sua straordinaria
carriera come peso Gallo, poi passa ai Piuma, infine Leggero e Welter. Agile e veloce, non usa fare
molta scherma, piuttosto incalzare senza tregua e spesso con eccessivo ardore l’avversario. È questa
la sua caratteristica principale e arma decisiva, insieme col suo poderoso sinistro.
Lo ammette anche lui: «Ho fatto il pugilato perché mi piaceva e perché volevo avere successo, ma
il mio primo allenatore (Carlo Viotti, ndr) mi diceva che non avrei mai imparato perché ero troppo
irruento. Sul ring mi lascivo trasportare dalla foga agonistica e non ragionavo prima di attaccare.
Aveva ragione lui, ma c’è voluto del tempo perché imparassi».
De Chellis ha inoltre una qualità rara che lo distingue da tutti gli altri: il fair play. Infatti, non
provoca l’avversario prima o durante il combattimento, si arresta quando lo vede in difficoltà, lo
abbraccia e lo saluta all’inizio e alla fine del match. Da vero gentleman in guantoni lo rispetta, pur
essendo quasi sempre il più forte.
Quando, nel 1948, il primo allenatore Carlo Viotti lascia
Termoli, è Tanino De Chellis che lo sostituisce, pur continuando
a combattere. Nelle classifiche nazionali del 1949 della
Federazione Pugilistica Italiana Tanino è già un pugile di I serie,
collocato tra i primi dieci in Italia della sua categoria. Nella
nostra regione e in quella abruzzese è indiscutibilmente il
numero uno.
Inizia a pugilare come peso gallo, nel 1948 diventa campione
abruzzese molisano dilettanti dei piuma e riconfermato l’anno
dopo. Il titolo di campione d’Italia è alla sua portata e pieno di
speranza affronta le relative selezioni in Toscana. Non ha fatto
però i conti con i trucchi e gli imbrogli.
Lo ricorda ancora adesso quasi con le lacrime agli occhi: «Nel 1948 ho partecipato ai campionati
italiani a Firenze. In semifinale stavo vincendo largamente ai punti col campione uscente quando
fui squalificato dall’arbitro per avere colpito sotto la cintura. Non era vero proprio per niente, ma
allora così succedeva ai piccoli, anche se bravi, come eravamo noi».
Nel 1950, come riconoscimento del suo talento è
convocato da Steve Klaus agli allenamenti
collegiali della nazionale dilettanti in vista delle
Olimpiadi di Helsinki di due anni dopo. Gli
allenamenti si svolgono a Portorecanati e lì Tanino
ha modo di farsi ancora apprezzare.
Fino a quel momento De Chellis può vantare una
carriera dilettantistica invidiabile: 47 incontri, 43
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vittorie, 3 sconfitte (sulle quali c’è molto da dire), 1 pareggio. Detentore di titoli importanti e
sicuro componente della squadra da inviare alle Olimpiadi. Ormai è più che maturo per passare al
professionismo. Ed è questa la scelta che finisce col fare nel corso di quello stesso anno 1950.
In tale veste fa pochi incontri in Italia, poi la necessità di un lavoro più sicuro ha in lui il
sopravvento. Così a 25 anni, prende la valigia ed emigra in Inghilterra, dove già si trova una sorella.
Da quel momento nella società pugilistica locale si apre un vuoto che non sarà mai più colmato, per
quanti generosi sforzi faccia chi rimane.
Nel Regno Unito Tanino continua a combattere da professionista col nuovo nome (impostogli) di
Tony Chellis, facendo una carriera strepitosa: 23 vittorie, tra cui quella con il campione britannico,
1 pareggio e sole 3 sconfitte, tanto da essere definito da un
giornale londinese «uno dei più popolari pesi welter di Londra».
Quando è all’apice del successo e della popolarità la grave
rottura della spalla sinistra durante un incontro vittorioso lo
costringe ad abbandonare definitivamente la boxe.
Trova lavoro in ferrovia, ma non sa stare lontano dalla palestra.
A 46 anni vi ritorna ma per fare culturismo. Eccelle anche in
questa pratica, conquistando il titolo di “Mister London” per 3
anni consecutivi (1981-82-83). “Mister Sud Britannia” (198283) e infine “Mister Gran Britannia” 1983.
Nel 1992 va in pensione e nel 2005 ritorna definitivamente a
Termoli con l’amatissima moglie gallese June, sposata giovanissima e che gli ha regalato tre figli,
una femmina e due maschi.
* * *
Rocco Glave
Nasce a Termoli il 02/7/1929, ultimo di 7 fratelli. Come De Chellis, Glave, detto “Ròcche da
bidèlle”, è tra i primi a iscriversi alla Pugilistica Viotti. È un bel ragazzo, fisicamente ben piantato,
un peso superiore alla maggior parte degli altri suoi compagni. Combatterà, infatti, prima come
Welter leggero e poi come Medio. Quanto alle sue doti pugilistiche a descriverle meglio di tutti è il
giornalista, Pasqualino Tisi, quasi un suo biografo:
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«…coraggio, l’esuberanza di energia, la gran dose di ricupero che lo ha portato più volte a
capovolgere le sorti di un incontro incerto. Glave non ha le qualità di un tecnico puro (anzi è
ancora grezzo), neppure mantiene l’incontro su dettami classici o sulla falsariga di un manuale da
studio. Ma è forte come una roccia ed ha una potenza di tiro da “bombardiere”». Insomma è un
rude “picchiatore”.
Glave, prima di approdare alla finale del campionato italiano dei pesi Medi 1952, combatte una
quarantina di incontri, tutti in sede locale e molti dei quali vinti. Quello che, però, lo impone
all’attenzione nazionale è il match di semifinale al campionato nazionali dilettanti di Bologna del
1951.
Glave affronta il forte lombardo Di Lernia che al
primo round lo mette al tappeto per 8 secondi. «Ma
nella ripresa susseguente - annota il famoso critico
Emilio Duranti - sfoggiando in gran dosi doti di
recupero e spirito aggressivo, Glave con una
poderosa scarica, mise al tappeto Di Lernia per 8
secondi, costringendolo poi ad abbandonare per
non correre guai peggiori».
Da quell’incontro, dice il giornalista-biografo Tisi,
«cominciò l’ascesa pugilistica di Glave; il pubblico
bolognese riconoscendo i suoi meriti l’acclamò; il
fiuto di Steve Klaus e l’intuito del prof.
Montefredine videro in lui il futuro campione».
Glave non può però disputare la finale con il
toscano Luciano Raddi per un infortunio al polso
sinistro. Quell’anno è militare, quando si congeda
partecipa agli allenamenti della nazionale azzurra,
chiamato da Klaus. A marzo del 1952 si presenta a Trieste per disputare il campionato
nazionale. E vince.
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Eliminato in semifinale l’ostacolo più forte, il veneto De Gasperi, batte ai punti il finale il ligure
Capogrossi, conquistando il titolo sfuggitogli l’anno prima. Per qualche tempo è lui la celebrità
locale. Il fratello Nino ricorda che al ritorno vittorioso dalla città giuliana «il Comune e gli sportivi
gli riservarono entusiastiche accoglienze. Ci fu un grande pranzo e gli regalarono persino un
orologio di valore».
La sua foto, con accanto la medaglia conquistata, per giorni fa bella figura in una vetrina del Corso.
Alvio Viotti, che insieme al prof. Antonio Ragni lo ha accompagnato nella vittoriosa trasferta
friulana, ricorda ancora le parole esatte con le quali il “Guerin Sportivo” lo definisce nell’occasione:
«la roccia molisana».
Sorprendentemente, però, la carriera di Rocco si arresta lì. Combatte ancora qualche volta in
Abruzzo e nelle Marche, ormai davanti a sé ha la prospettiva di passare al professionismo, ma la
strada nella sua categoria è sbarrata da pugili fortissimi. Vi rinuncia e nello stesso tempo s’interroga
sul da farsi. Finisce con l’emigrare all’estero, nel Nord dell’Inghilterra. Qui trova lavoro e sposa un
inglese che gli darà due figli. Muore nel 1991.
* * *
Michele Pretorino
Nasce a Termoli il 21/01/1949. Il primo a inculcargli l’interesse
e l’amore per la boxe è suo padre Lorenzo. I primi cazzotti li
dà a 6-7 anni a un cuscino che, appunto il padre, gli regge a mò
di sacco.
A 13 anni comincia a frequentare una palestra di via F.lli
Brigida, successivamente quella della scuola Media, dove
Antonio Flocco cerca di mantenere accesa la fiammella della
boxe termolese dopo la partenza dei Viotti.
Si iscrive alla “Società “Pugilistica Molisana-Termoli”. Altri
suoi compagni di palestra in quegli anni (1962-1963) sono:
Peppino Tilli, Michele De Filippis, Giuseppe Papponetti, Bruno
Lanzone, Mario Dalla Corte.
Disputa il primo incontro nel 1964 alle “Treciminiere”,
frazione di Atri, vincendolo ai punti. L’anno successivo
conquista il titolo interregionale Abruzzo e Molise. Non
disputa il campionato nazionale perché fuori peso.
Nel 1965 fa l’en plain: campione interregionale Novizi e
campione nazionale dei pesi piuma dilettanti. Le sue qualità
pugilistiche sono essenzialmente quelle di un abile schermitore,
ma anche un discreto colpitore.
Del resto a parlare per lui è lo score: 43 incontri, di cui 41 vinti,
1 pareggio e una sola sconfitta. Steve Klaus lo tiene
costantemente d’occhio ritenendolo una sicura promessa del
pugilato italiano.
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Non è però quello che lui sogna. Dopo avere continuato a boxare ancora per qualche tempo con la
Libertas di Torino e la Moto Benelli di Pesaro, smette del tutto all’inizio degli anni Settanta. Nel
1974 acquisisce il patentino di insegnante di boxe (allenatore). La sua attività professionale è quella
dell’imprenditore edile.
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