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fernandel60 25-03-2007 13:52 Pagina 28 reminder michele barbolini È successo a tutti almeno una volta di trovarsi davanti a un commesso in libreria che, distolti gli occhi da un monitor, con sguardo dispiaciuto ci annuncia che il libro che stiamo cercando è “fuori catalogo”. Le reazioni possono essere varie: disappunto, sconforto, diffidenza, incredulità. Nei casi peggiori (nei quali devo ammettere di rientrare a pieno titolo), ci sentiamo paralizzati, presi da vero e proprio panico. Di solito, di fronte a facce da funerale, lo spiacente commesso ci invita a cercare il libro nelle librerie dell’usato, quelle dei remainders, dove le grandi case editrici lasciano le giacenze prima di mandarle al macero. È a questo punto che hanno inizio ricerche per mercatini, antiquari e bancarelle, nella speranza che il libro dei desideri ci capiti tra le mani. Quello che a prima vista potrà sembrare un problema marginale, circoscritto a qualche bibliomane patologico come il sottoscritto, si rivela sempre più un fatto all’ordine del giorno. Perché se è abbastanza logico non trovare in libreria una copia autografa della Commedia dantesca, o la plaquette di poesie postume di un poeta minore del ’700, capita sempre più di frequente di scoprire che libri pubblicati solo pochi anni addietro, anche da grandi editori, sono ormai irreperibili. Bizzarrie di un mercato editoriale perennemente in crisi (ma dove ogni anno nascono decine di case editrici) e la costante ricerca del prodotto nuovo e fresco, da esporre sullo scaffale nemmeno fosse una burrata a pronta scadenza, fanno sì che libri di tutto rispetto rimangano sconosciuti ai più e mai ripubblicati. Internet ha sicuramente aumentato le possibilità di circolazione di alcuni testi introvabili, così come la bella rubrica di Fahrenheit Caccia al libro e altre iniziative analoghe. 28 Da parte nostra quello che ci proponiamo in questa sede è di segnalare alcuni di questi testi inspiegabilmente irreperibili, con la speranza di salvare dagli antri polverosi delle biblioteche quella parte del nostro patrimonio letterario che, nonostante il valore artistico, è passato sotto silenzio. Come punto di partenza niente di meglio che il libro di un noto scrittore dei nostri tempi, celebre e affermato, studiato, tradotto, antologizzato. Parliamo di Sebastiano Vassalli e del suo bellissimo eppure introvabile L’alcova elettrica, edito da Einaudi nel 1986. Nato dalle stesse ricerche che appena due anni prima aveva portato alla pubblicazione de La notte della cometa, narrazione romanzata della vita di Dino Campana, nell’Alcova elettrica Vassalli traccia un diver tente affresco della Firenze a cavallo tra 1913 e 1914. In questa città ancora alle soglie della modernizzazione passeggiano bizzarri personaggi che nel volgere di pochi anni domineranno la scena culturale italiana. Papini, Soffici, Prezzolini, Campana, Tavolato, Vallecchi, ma anche Tozzi, Marinetti, Boccioni e Carrà. Il libro si concentra sulla ricostruzione di un processo per oltraggio al pudore ai danni di Italo Tavolato, semisconosciuto e giovanissimo intellettuale, reo di aver pubblicato sulle pagine della neonata rivista “Lacerba” un Elogio della prostituzione. Partendo da quest’avvenimento Vassalli, col piglio diver tito che ben traspare dalla sua prosa ironica, tratteggia un’élite culturale che a suon di proclami, polemiche, invettive, paste alla crema al caffè delle Giubbe Rosse e motti di spirito, cerca di mascherare la propria meschina mediocrità. Con sguardo impietoso l’autore illustra come, all’ombra di strillate convinzioni letterarie e ideologiche, le reali motivazioni che presiedono il nascere di una 25-03-2007 13:52 Pagina 29 Illustrazione di Brunella Baldi fernandel60 rivista o la pubblicazione di un articolo si riducano spesso all’eterno motto tipicamente italiano del “tengo famiglia”. Tuttavia Vassalli mostrandoci le contraddizioni, le puerili meschinità di personaggi che sulla carta stampata se la prendono con i pretacci e i borghesi – salvo poi, in odor di processo, entrare a capo chino in vescovato a baciare la mano del prelato – ci rivela anche il clima culturale che prepara l’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale e poco più tardi nella dittatura fascista. E spunta infatti, sullo sfondo, il Mussolini socialista, giovane direttore dell’“Avanti!”, antifuturista, disattento e polemico recensore. Ai lettori d’oggi non sorprenderà, una volta di più, come con una classe intellettuale così compromessa e paesana (perché questa era l’Italia del tempo, nel bene e nel male, una paese con la p minuscola) gli esiti politici e culturali non potessero promettere molto di meglio di quel che è stato. Ma tra i tavolini del caffè delle Giubbe Rosse e i bordelli di via dell’Amorino si aggirava anche Dino Campana, il matto, lo scemo di Marradi, che scendeva a piedi a Firenze per chiedere conto a Papini delle poesie che gli aveva consegnato – unica copia esistente – in vista di una pubblicazione. Papini, tutto preso dal tentativo di diventare la nuova guida spirituale dell’Italia, quel libro non lo lesse nemmeno, anzi lo perse. I Canti Orfici rischiarono così di diventare un vero e proprio libro introvabile. Ma i pazzi sono testardi, e Campana, a memoria, riscrisse tutte le poesie, così come oggi possiamo ancora leggerle. n Per segnalare altri libri introvabili, ossessioni libresche e quant’altro, scrivi a m i c h el e b a r b o li n i @ y a h oo . it 29