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LA DOMENICA DI CULTURA E SPETTACOLI
ALTO ADIGE
DOMENICA 13 MARZO 2011
Lo storico meranese dell’Università di Trento
partecipa al progetto coordinato da Umberto Eco
STORIA
‘‘
‘‘
Il rito
del giuramento
viene formalizzato:
gesti di subordinazione
e un bacio
in bocca o sulla spada
Più che
una piramide
si trattava di una rete
e infatti si poteva
giurare fedeltà
anche a più signori
ubblichiamo parte del
saggio «Il Feudalesimo»
scritto dal meranese Giuseppe Albertoni, professore all’Università di Trento, per il
volume «Il Medioevo» curato
da Umberto Eco e pubblicato
da Encyclomedia.
P
Vassalli in conflitto
Negli anni Trenta del secolo XI a Milano scoppia un duro conflitto tra i vassalli maggiori (capitanei) del vescovo
Ariberto d’Intimiano (975 ca.
- 1045) - nei fatti il vero signore della città - e i vassalli minori, i cosiddetti valvassori o
milites secundi, costituiti per
lo più da cavalieri che con la
loro fedeltà militare nei confronti dei vassalli maggiori
erano riusciti a migliorare o
consolidare la loro posizione
sociale. Una vittoria dei vassalli vescovili rafforzerebbe
il potere del vescovo sulla
città, mettendo in ulteriore
discussione la sovranità imperiale, già debole e intermittente non solo in Lombardia,
ma in tutto il Regno italico.
Per porre un freno a questo
processo l’imperatore Corrado II (990 ca. - 1039) decide di
intervenire a fianco dei valvassori, difendendone diritti
e prerogative. È in questo
contesto che nel 1037 emette
l’Edictum de beneficiis o Constitutio de feudis, col quale riconosce l’ereditarietà dei feudi dei milites secundi e regolamenta la confisca di feudi
tratti da beni fiscali («demanio» regio) o ecclesiastici, sottraendola all’arbitrio dei vassalli maggiori.
Un vassallaggio da regolamentare
L’ Edictum de beneficiis (...)
è importante soprattutto per
vari aspetti che ci permettono di comprendere il ruolo
assunto dal vassallaggio a
partire dal secolo XI nelle dinamiche del potere e nell’organizzazione sociale. L’editto testimonia in primo luogo
il tentativo imperiale di assumere una funzione di coordinamento delle clientele militari che fanno capo a vescovi
o a «ufficiali» regi e di riaffermare il ruolo di «supremo arbitro» dell’imperatore. In secondo luogo attesta la diffusione dei legami vassallatici
anche tra i ceti eminenti dei
nascenti comuni; in terzo luogo ci fa comprendere come
nei primi decenni del secolo
XI si senta la necessità di de-
‘‘
Quando a Milano
scoppia il conflitto
tra vassalli e valvassori
l’imperatore
si schiera coi secondi
e ne riconosce i diritti
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Signori e vassalli
Così dopo l’anno Mille
si regolava la società
Giuseppe Albertoni racconta il feudalesimo medievale
«Con l’affermazione dei poteri locali esplose la violenza»
L’AUTORE
iuseppe Albertoni è nato nel 1961 a Merano, dove ancora vive. Dopo essere stato ricercatore dal 2000 (all’Università di
Bologna e poi di Trento), dal 2007 è professore associato di Storia medievale e insegna all’Università di Trento. Si occupa in particolare di storia delle istituzioni e identità politiche medievali e di storia economica medievale nelle Alpi. Ha pubblicato numerosi articoli (tra cui tre per il primo volume sul Medioevo curato da Eco e due per l’Enciclopedia
Garzanti del Medioevo, oltre a molti interventi in riviste specialistiche) e monografie,
tra le quali una scritta con Luigi Provero proprio su «Il feudalesimo in Italia» (edizioni Carocci). È tra i fondatori di «Storia e Regione».
G
Giuseppe
Albertoni
storico
medievista
finire da un punto di vista
normativo i rapporti tra signori e vassalli.
Vassalli, poteri locali,
violenza
Nel corso del secolo X l’indebolimento dei poteri pubblici, iniziato già in età carolingia, aveva permesso l’affermazione e la proliferazione di poteri locali sorti per lo
più illegittimamente a opera
di signori che avevano esteso il loro controllo su persone e cose ben al di fuori delle
loro proprietà, esercitando
una giurisdizione illegittima
dal punto di vista della sovranità regia (signoria territoriale). L’affermazione di questi signori territoriali è accompagnata da un’esplosione di disordine e violenza e
dà luogo a una sorta di «militarizzazione» della società,
basata su varie forme di fedeltà e subordinazione personale. In questo contesto anche la fedeltà vassallatica assume sempre più connotati
militari. Ciò vale in particolare per i vassalli di signori locali, laici o ecclesiastici, e
per i loro seguiti, per i quali,
non a caso, le fonti coeve usano come sinonimi termini
quali vassus (vassallo) e miles (soldato, guerriero). Il
«servizio militare» è richiesto non raramente anche ai
vassalli regi, costituiti da
esponenti delle famiglie eminenti. In questo caso, però,
gli obblighi vassallatici si so-
vrappongono a quelli determinati dalle cariche esercitate su delega regia, spesso rese ereditarie e percepite come un bene proprio dagli «ufficiali» pubblici, oppure concesse in feudo per enfatizzare la subordinazione al re
del loro detentore o per riconoscere poteri in realtà già
detenuti da esponenti delle
grandi dinastie.
Parole, gesti, riti
Accanto ai primi tentativi
di regolamentare normativa-
In alto
un arazzo
dell’XI
secolo;
a destra
tomba
di crociato
del XII sec.
(concessione
Encyclomedia)
mente i legami vassallatici,
nel corso del secolo XI si avvia anche una riflessione sul
vassallaggio e sugli obblighi
reciproci da esso determinato. Si pensi, per esempio, a
una famosa lettera del vescovo Fulberto di Chartres (960
ca. - 1028) al duca Guglielmo
V d’Aquitania (960 ca. - 1030),
nella quale si ricorda come
un «fedele» debba innanzitutto non arrecare del male al
suo signore e fargli del bene,
prestandogli consiglio e aiu-
Il libro: saggi su politica, arte e filosofia
per capire le radici dell’Europa d’oggi
l feudalesimo e le grandi
cattedrali romaniche. Le
crociate e la rinascita della filosofia occidentale. Le
corti e i Comuni. Gli arabi e i
normanni. I primi tre secoli
dopo l’anno Mille sono decisivi per lo sviluppo della civiltà europea, e comprenderli aiuta a capire come siamo
diventati ciò che siamo. A
questo periodo è dedicato il
secondo volume della collana «Il Medioevo» (672 pagine, illustrazioni, 42 euro) curata da Umberto e pubblicata da Encyclomedia. Il libro
è intitolato «Cattedrali, Cavalieri, Città» e ospita decine di
saggi scritti da specialisti di
I
La copertina del libro
diversi settori: la società, la
politica, la filosofia, le arti,
la scienza... L’opera, un unicum a livello europeo, è prevista in quattro volumi.
to (consilium et auxilium),
mentre il signore ha l’obbligo di contraccambiare il suo
fedele per i suoi servizi. Grosso modo nei medesimi anni
si formalizza anche il rito
d’ingresso nel vassallaggio
che sviluppa la cerimonia
dell’accomandazione già attestata per l’età carolingia. Esso prevedeva in genere tre
momenti: l’omaggio, durante
il quale il vassallo poneva le
proprie mani tra quelle del signore (immixtio manuum),
secondo un antico gesto di subordinazione, e pronunciava
una dichiarazione di volontà
(volo), importante in quanto
il vassallaggio si distingue
da altre forme di subordinazione per essere sempre volontario; il giuramento di fedeltà prestato sulle sacre
scritture o su reliquie; il bacio (osculum), per lo più sulla bocca o sulla spada del signore, che rafforza visivamente e simbolicamente il
giuramento (...).
Lessico e diritto feudale
Parole, gesti e riti che determinano i rapporti vassallatici dal secolo XI iniziano
gradualmente a essere estesi
ad altre forme di fedeltà, subordinazione o cessione di
beni. Per esempio può capitare che dei vassalli in possesso di un certo «potere contrattuale» possano ottenere
un feudo attraverso una registrazione scritta - non prevista dal «contratto vassallati-
co» - redatta secondo l’uso
dei contratti agrari diffusi in
determinate aree. Di pari
passo si sviluppano forme di
vassallaggio che non esigono
un servizio militare, tanto
che nel basso Medioevo soprattutto in realtà cittadine
si perde la stessa nozione di
«servizio» collegata al vassallaggio, esteso a borghesi o a
donne. Lo stesso feudo assume forme molto diverse, sino
a designare concessioni di
terre o persone che vengono
svolte al di fuori di un rapporto vassallatico. La pluralità di significati assunti dai
termini «vassallo» e «feudo»
e l’esistenza di forme sempre
più diversificate di «contratto vassallatico» sono testimoniati dai testi giuridici che
dal XII secolo in poi iniziano
a essere dedicati al «diritto
feudale». Si pensi (...) allo Sachsenspiegel (Specchio sassone) una raccolta del diritto
consuetudinario sassone redatta tra il 1221 e il 1224 dal
cavaliere Eike von Repgow.
Rete, non piramide
In una sezione dello Specchio sassone è riportata una
gerarchia di vassalli: «I gradi
feudali sono stati stabiliti allo stesso modo [delle sei età
del mondo]. Il re è al primo
grado; i vescovi, gli abati e le
badesse al secondo; i principi laici al terzo; [...] i signori
liberi al quarto; gli uomini
che possono diventare scabini e i vassalli dei signori liberi al quinto; i loro vassalli al
sesto» (...). Giuristi d’età moderna hanno interpretato erroneamente questa gerarchia come una sorta di «piramide». Lo Specchio sassone
testimonia la presenza, anche nel pieno Medioevo, di
vassalli dal profilo sociale diverso, per i quali stabilisce
le clientele vassallatiche accessibili. Esso, dunque, non
descrive una «piramide feudale», ma una «gerarchia sociale» (...). Anche dopo il Mille il contratto vassallatico riguarda sempre e solo i due
contraenti, non comporta ulteriori gerarchie e può essere rotto solo in caso di inadempienza del vassallo o del
signore. Nel corso dei secoli
centrali del Medioevo diviene, però, sempre più frequente l’uso di giurare fedeltà vassallatica a più signori, fermo
restando che uno aveva la
preminenza
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Gradualmente
si sviluppano
soprattutto nelle città
forme di vassallaggio
esteso ai borghesi
o anche alle donne