Cinema – Apertura

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Cinema – Apertura
IL RICCIO (Le hérisson)
Genere: Commedia
Regia: Mona Achache
Interpreti: Josiane Balasko (Renée Michel), Garance Le Guillermic (Paloma Josse), Togo Igawa (Kakuro Ozu), Anne
Brochet (Solange Josse), Ariane Ascaride (Manuela Lopez), Wladimir Yordanoff (Paul Josse), Sarah Le Picard
(Colombe Josse), Jean Luc Porraz (Jean Pierre), Gisele Casadesus (madame de Broglie, Mona Heftre (madame
Meurisse).
Nazionalità: Francia /Italia
Distribuzione: Eagle Pictures
Anno di uscita: 2010
Origine: Francia/Italia (2009)
Soggetto: tratto dal romanzo "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery
Sceneggiatura: Mona Achace
Fotografia(Scope/a colori): Patrick Blossier
Musica: Gabriel Yared
Montaggio: Julia Gregory
Durata: 100'
Produzione: Anne Dominique Toussaint.
Giudizio: Consigliabile/problematico * *
Tematiche: Adolescenza; Famiglia - genitori figli; Letteratura; Rapporto tra culture; Solidarietà-Amore;
Soggetto: A Parigi la dodicenne Paloma si lascia andare a riflessioni esistenziali che prevedono la possibilità del
suicidio; ma intanto gira per casa con unanvadente telecamera che disturba gemitori e sorella più grande. Renée, 55
enne portiera dell'elegante condominio in cui tutto avviene, è una donna all'apparenza trascurata e solitaria, tuttavia
dedita, quasi di nascosto, a coltivare letteratura e arte. Quando nel palazzo arriva il giapponese Ozu, signore elegante e
gentile, molto sembra rimettersi in discussione. Ozu corteggia con discrezione Renée, la invita al ristorante e poi a casa
sua a vedere un film. La donna si sente incoraggiata ad aprirsi ed ad esprimersi. Anche Paloma si sente più positiva. Il
destino però è in agguato.
Valutazione Pastorale: Quando si traduce un romanzo in immagini, se il romanzo è di successo e l'autore è vivente,
qualche polemica è inevitabile, in parte sincera in parte strumentale per alzare il livello di attenzione. Capita anche per
questo "Il riccio", tratto da "L'eleganza del riccio", che ha venduto quasi un milione di copie in Francia e 300mila in
Italia. L'autrice Muriel Barbery ha protestato per l'assenza, nella versione italiana, della dicitura "liberamente tratto".
Chi lo ha letto, deciderà sull'utilità o meno di alcuni cambiamenti. Certo il film, diretto da una giovane esordiente,
poggia su una robusta incisività narrativa, ha forza di suggestione e solidità di contenuti. Attraverso il confronto a
distanza tra la piccola Paloma e la matura Renée, si parla di di timidezza e sfrontatezza, dell'arte che riscatta, della
piacevolezza di incontrarsi, parlare, instaurare reciproca fiducia. Uno spartito di emozioni e sentimenti che svaria nelle
tonalità e passa dall'alto al basso dell'amaro finale. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile,
e certo problematico.
MAR NERO (/////)
Genere: Drammatico
Regia: Federico Bondi
Interpreti: Ilaria Occhini (Gemma Pratesi), Dorotheea Petre (Angela), Corso Salani (Enrico Pratesi), Vlad Ivanov
(Adrian), Maia Morgenstern (Madalina), Theodor Danetti (Nicolae), Vicenzo Versari (Lupi), Giuliana Colzi (Milena),
Marius Silagiy (Nelu).
Nazionalità: Italia/Francia/Romania
Distribuzione: Kairos Film
Anno di uscita: 2009
Origine: Italia/Francia/Romania (2008)
Soggetto: Federico Bondi, Cosimo Calamini
Sceneggiatura: Ugo Chiti, Federico Bondi
Fotografia(Panoramica/a colori): Gigi Martinucci
Musica: Enzo Casucci, Guy Klucevsek
Montaggio: Ilaria Fraioli
Durata: 95'
Produzione: Francesco Pamphili per Kairos Film.
Giudizio: Consigliabile/problematico/dibattiti *
Tematiche: Anziani; Donna; Famiglia - genitori figli; Rapporto tra culture; Solidarietà-Amore;
Soggetto: Vicino a Firenze, l'anziana Gemma, da poco vedova, prende in casa come badante Angela, ragazza rumena. Il
rapporto tra le due, all'inizio difficile, a poco a poco si apre alla comprensione e alla disponibilità. Un giorno Angela,
viene a sapere che suo marito, rimasto in Romania, è scomparso. Quando la ragazza decide di partire per capire di
persona cosa è successo, Gemma si rende conto di non voler rimanere sola a casa. Insieme intraprendono il viaggio
verso il Paese dell'Est che sta per entrare nella Comunità Europea.
Valutazione Pastorale: Dice Federico Bondi: "C'è uno spunto autobiografico. Mi sono ispirato al rapporto speciale che
si era instaurato tra mia nonna e la sua badante. Lei prima era una donna dura, a volte acida. Poi, grazie alla pazienza di
quella ragazza, si è sciolta tantissimo". Se gli spunti realistici non mancano, (la cornice ambientale di un piccolo centro
alle porte di Firenze; la comunità rumena colta nel momento in cui i cittadini stanno per diventare 'comunitari'; la
trasferta nella Romania ancora rurale...), a prevalere è tuttavia un tono malinconico, che la recitazione asciutta e diretta
di Ilaria Occhini nel ruolo di Gemma mantiene autentico e concreto. Anche il personaggio di Angela non si lascia
andare ad isterismi o urla varie: una ragazza che offre e chiede rispetto, dignità, semplicità. Ne esce un'opera prima
decisamente apprezzabile per l'intimismo equilibrato che la contraddistingue, più attento al dato affettivo e interiore che
non a quello della denuncia. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto
per dibattiti.
THE MILLIONAIRE (Slumdog Millionaire)
Genere: Drammatico
Regia: Danny Boyle
Interpreti: Dev Patel (Jamal), Anil Kapoor (Prem), Freida Pinto (Latika), Madhur Mittal (Salim), Irrfan Khan
(ispettore).
Nazionalità: Gran Bretagna
Distribuzione: Lucky Red Distribuzione
Anno di uscita: 2008
Origine: Gran Bretagna (2008)
Soggetto: ispirato al romanzo "Le dodici domande" di Vikas Swarup
Sceneggiatura: Simon Beaufoy
Fotografia(Scope/a colori): Anthony Dod Mantle
Musica: A R Rahman
Montaggio: Christopher Dickens
Durata: 120'
Produzione: Christian Colson.
Giudizio: Raccomandabile/problematico/dibattiti * * *
Tematiche: Bambini; Famiglia - fratelli sorelle; Giovani; Mass-media; Politica-Società; Povertà-Emarginazione;
Solidarietà-Amore;
Soggetto: Negli studi televisivi dell'edizione indiana del programma "Chi vuol essere milionario?" è arrivato il
momento della verità. Davanti ad un pubblico entusiasta, il diciottenne Jamal Malik, che viene dai quartieri poveri di
Mumbay, affronta l'ultima domanda, quella che potrebbe fargli vincere la somma di 20 milioni di rupie. Prem Mukar,
conduttore dello show, non ha molta simpatia per lui, non gradisce di dover dividere con un altro la ribalta dello
spettacolo; così lo fa arrestare sotto l'accusa di aver fatto ricorso a qualche imbroglio. In questura Jamal viene messo
sotto torchio dall'ispettore e dal suo assistente. Il giovane però comincia a spiegare perché ha dato risposte precise ad
ogni domanda: sono emerse naturali come conseguenza di singoli, travagliati episodi della sua vita, ancora breve eppure
segnata da momenti di forte drammaticità. Jamal li ricorda, li rivive, e sempre il motivo che lo ha spinto a resistere, a
farsi coraggio e a guardare avanti è stato la voglia di ritrovare Latika, conosciuta da bambina e rivista dopo come donna
di uno spietato boss. Convinto dal resoconto, l'ispettore libera Jamal e lo fa riaccompagnare allo studio televisivo per
riprendere il gioco. Sull'ultima domanda Jamal chiede l'aiuto telefonico del fratello. E così, senza volerlo, ascolta la
voce di Latika, con la quale più tardi si incontra, e finalmente i due si abbracciano felici.
Valutazione Pastorale: All'origine c'è un romanzo, "Le dodici domande", dello scrittore indiano Vikas Swarup. Sul
testo lo sceneggiatore Simone Beaufoy ha lavorato molto, per ridurre le parti di contorno e concentrarsi su un'unica
vicenda. "E' una favola -dichiara- e come tutte le favole che si rispettino, contiene momenti di forte inquietudine e di
orrore. C'è una grande mescolanza di cose in grado di farti ridere o piangere o spaventare (...)". Nel tradurre in
immagini il copione, Danny Boyle ha ritrovato lo slancio e la grinta che ultimamente aveva smarrito. Se l'idea centrale è
quanto mai originale, altrettanto va detto del montaggio sul quale si articola il materiale. Si comincia infatti dalla fine
(con Jamal quasi torturato dall'ispettore) e a poco a poco siamo invitati a vedere e a capire tutto quello che il giovane ha
passato e subito: la mamma uccisa negli scontri tra i fanatici religiosi; il contrasto con il fratello; la caduta nelle grinfie
di delinquenti e malavitosi della peggiore specie. Un'infanzia violentata, un'adolescenza disturbata, e la forza per non
lasciarsi vincere dalle avversità, avendo il sogno di ritrovare la bella Latika. Momenti separati, ma che alla fine
compongono il puzzle di un Paese, l'India, immenso e incontrollabile, attraversato da crescita economica vertiginosa e
disordinata, ricchezze enormi e infinite povertà, megalopoli inabitabili e deserti di polvere. Jamal diventa il simbolo di
una gioventù che non vuole arrendersi al peggio e chiede di costruire il proprio futuro. Il fratello, sentitosi colpevole, si
lascia uccidere dopo aver chiesto perdono del male compiuto. Il tutto è originato da una trasmissione televisiva, un
format, come si chiama in gergo, presente in tutto il mondo (anche in Italia) a ricordare come il livellamento dei gusti si
scontri più che mai con le caratteristiche di ogni Paese. Tanti temi, dunque, che la regia di Boyle conduce con esemplare
equilibrio sul filo del riso, del pianto, della commozione, della riflessione. Finendo con un balletto, nello stile del
musical molto caro allo spettatore indiano. Un film intenso, meditato, aggressivo e di molta sostanza che, dal punto di
vista pastorale, è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON (The Curious Case of Benjamin Button)
Genere: Drammatico
Regia: David Fincher
Interpreti: Brad Pitt (Benjamin Button), Cate Blanchett (Daisy), Tilda Swinton (Elizabeth Abbott), Julia Ormond
(Caroline), Taraji P. Henson (Queenie), Jason Flemyng (Thomas Button), Elias Koteas (Gateau), Faune A. Chambers
(Dorothy Baker), Josh Stewart (Curtis), Ted Manson (Daws), Mahershalalhashbaz Ali (Tizzy).
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: Warner Bros Pictures Italia
Anno di uscita: 2009
Origine: Stati Uniti (2008)
Soggetto: Eric Roth, Robin Swicord dal racconto di Francis Scott Fitzgerald
Sceneggiatura: Eric Roth
Fotografia(Scope/a colori): Claudio Miranda
Musica: Alexander Desplat
Montaggio: Kirk Baxter, Angus Wall
Durata: 163'
Produzione: Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Cean Chaffin.
Giudizio: Raccomandabile/poetico * * *
Tematiche: Letteratura; Libertà; Politica-Società; Solidarietà-Amore; Storia;
Soggetto: Benjamin Button nasce a New Orleans nel 1919, all'indomani della prima guerra mondiale. Ha le fattezze di
un uomo anziano e il padre, spaventato, lo abbandona sugli scalini di un palazzo. Accolto da Queenie, Benjamin cresce
in una casa ospizio dove il tempo scorre con tranquillità. Passano gli anni e il ragazzo procede nel suo incredibile
percorso inverso: a poco a poco ringiovanisce, si innamora di Daisy e vive con lei una grande storia quando i due sono
quasi coetanei e nel pieno vigore. Ben partecipa alla seconda guerra mondiale, conosce donne e luoghi, ma poi torna
alla casa dove c'è la sua "mamma". Più avanti anche il padre, quello vero, si rifà vedere, chiede scusa, gli lascia in
eredità la fabbrica di bottoni Button. Daisy lo informa di aspettare un figlio. Quando nasce, la bambina Carioline gode
di ottima salute, ma Ben capisce di non poter mai essere un padre possibile, e parte. Torna anni dopo, vede Diasy, la
figlia già grandicella, mentre lui ora sta tornando bambino. Quando ridiventa neonato, Daisy lo stringe teneramente a se.
Tutta la storia è stata letta in ospedale oggi da Caroline grande, mentre assiste la mamma ormai in fin di vita.
Valutazione Pastorale: C'è, alla lontana, il richiamo ad un testo di Francis Scott Fitzgerald, mediato dai suoi
riferimenti a Mark Twain. Forse i protagonisti, dietro a Benjamin e a Daisy, sono il Tempo e l'America. Il Tempo come
unità di misura della crescita e dell'orgoglio di una Nazione, dove spesso qualcosa va storto e sembra far tornare
indietro lo sviluppo ma che invece guarda avanti, accetta le sconfitte, reagisce, riparte. Con un copione denso di varie
suggestioni e dilatato in maniera eccessiva ma sempre controllata (163'), Fincher ha buon gioco nel comporre i pezzi di
un grande affresco, rinunciando alla logica e procedendo per aggiunte successive. Il tono fantastico così si aggiunge e si
sovrappone a quello storico-realistico per dettare gli sbalzi sentimentali e affettivi di un forte melodramma: tra passioni,
rimorsi, dolori, rinunce e la malinconia dei ricordi. Impreziosito da ambientazioni di eccezionale vigore e rafforzato da
slanci di umanitarismo, dove altruimo e sacrificio si coniugano con il rispetto per la libertà dell'altro, il copione batte i
rintocchi di un lirismo senza età. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come
raccomandabile, e nell'insieme poetico.