Il Curioso Caso di BENJAMIN BUTTON

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Il Curioso Caso di BENJAMIN BUTTON
Movie Forum - Analisi e discussioni sul mondo del cinema
Il Curioso Caso di BENJAMIN BUTTON
Inviato da Alfredo Venanzi
martedì 10 febbraio 2009
Ultimo aggiornamento giovedì 17 settembre 2009
Il Curioso Caso di BENJAMIN BUTTON (USA 2008, colore, 159’)
Regia: David Fincher
Interpreti: Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Julia Ormond, Jason Flemyng, Taraji P. Henson, Lance E. Nichols,
Elias Koteas, Faune A. Chambers
Distribuzione: Warner Bros Italia
La vita di Benjamin Button scorre al contrario, come le lancette del grande orologio della stazione di New Orleans,
scrupolosamente costruito dal Sig. Torta (Mr. Gateaux)...
Sicuramente originale, ma nemmeno troppo, il settimo film di David Fincher, tratto da un breve racconto di Francis Scott
Fitzgerald (1921), ripercorre la storia di un uomo nato già vecchio. Con il passare del tempo, da acciaccato ottantenne,
Benjamin Button, recupera curiosamente energia e vigore, fino a tornare bambino, quasi a voler dar voce ai ragionamenti
di Mark Twain, secondo cui sarebbe preferibile godere della giovinezza con l’esperienza di chi ha già vissuto.
Apprezzato dal pubblico americano e candidato a ben 13 premi Oscar, il film sarà i programmazione nelle sale italiane a
partire da venerdì 13 febbraio, distribuito da Warner Bros Italia. In effetti il film sembra avere tutti gli ingredienti per
assicurarsi l’assegnazione della celebre statuetta. Una favola drammatica, ironica e perfino grottesca, che commuove e fà
sorridere.
Un vecchio alle prese con le prime lallazioni e che muove i primi passi incerti, poi un bambino che disimpara a parlare...
Tanti gli spunti di riflessione, non sempre però approfonditi. Primo tra tutti, il tema della diversità, dell’accettazione di chi è
altro da noi (non a caso a prendersi cura di Benjamin Button è una signora di colore di New Orleans nel periodo a cavallo
tra le due guerre). Poi la forza di volontà, come la determinazione della prima sessantenne ad attraversare a nuoto lo
stretto della Manica, efficacemente resa sullo schermo da Tilda Swinton nei panni di algida amante. L’uomo è il principale
responsabile delle proprie sconfitte e dei propri successi; il destino conta, ma l’uomo decide. E poi ancora il ciclo della
vita… arrivi e partenze che si compensano tra loro, gioie e dolori che inevitabilmente si alternano.
Purtroppo anche qualche luogo comune, memorabilia, citazioni dal passato già viste in altre pellicole, la durata (quasi tre
ore)...
Verrebbe da pensare… il curioso caso di Benjamin Button o di Forrest Gump?
Bravi gli interpreti. Brad Pitt, irriconoscibile nella prima parte del film, qui capace di recitare anche solo con gli occhi.
Altrettanto capace Cate Blanchett e altrettanto irriconoscibile nel ruolo di narratrice della storia. Dal letto di un ospedale,
con la voce ormai flebile, racconta alla figlia giunta al suo capezzale la storia a lungo custodita nel suo diario. Attraverso
flash-back tornano alla memoria avvenimenti lontani, ricordi e piacevoli e dolorosi al tempo stesso. La pioggia
incessante che batte sul vetro della stanza d’ospedale e il vento impazzito a tratti interrompono il racconto e riconducono
alla realtà con l’imminente arrivo dell’uragano Katrina del 2005.
Le parole dell’ormai anziana Daisy si alternano a quelle del protagonista che danno l’avvio al racconto: “Mi chiamo
Benjamin Button e sono nato in circostanze abbastanza insolite. Mentre tutti diventavano più grandi, io diventavo più
piccolo…”
Curatissima la sceneggiatura, abilmente scritta da Eric Roth, già apprezzato tra i tanti lavori per “Rapsodia in agosto” di
Akira Kurosawa, “Forrest Gump”, “L’uomo che sussurrava ai cavalli” di Robert Redford, “The Insider-Dietro la verità” di Michael
Mann con Al Pacino e Russell Crowe, “ALì” con Will Smith e l’ultimo “Munich”, diretto da Steven Spielberg.
D'effetto la fotografia di Claudio Miranda che illumina le scene come se fossero polverose fotografie da sfogliare. La luce,
a volte aiutata dalla tecnica digitale, si evolve non solo nell'alternarsi tra interni ed esterni, ma anche secondo gli sviluppi
del progresso.
Anche il resto è visivamente perfetto (forse troppo). Minuziose le ricostruzioni degli ambienti, con cura per gli arredi e i
dettagli; personalizzati i costumi nel rispetto dello stile del tempo e ogni attore sembra vestito sempre in relazione al
carattere assegnato al proprio personaggio.
Fondamentale l’uso del trucco (non solo quello "artigianale" del make-up, ma anche quello artificiale creato dal computer)
che enfatizza sui volti degli interpreti i segni del passare del tempo e permette, ad esempio, a Brad Pitt di essere in
scena anche quando sembrerebbe impossibile. Tutto acquista un senso di forte realismo, lavorando quasi a
compensazione della trama dai toni spesso inevitabilmente favolistici.
Tutto è ben coordinato nel rispetto della cifra stilistica di Fincher che, aiutato dal digitale, ancora una volta mostra di
saper cambiare genere, arrivando ad un risultato finale inedito dopo l'esordio con "Alien 3", i due precedenti film girati
sempre con Brad Pitt, “Seven” e “Fight Club”, i meno fortunati "the Game" con Michael Douglas e “Panic Room” con Jodie
Foster, ed il recentemente acclamato “Zodiac” del 2007.
Alfredo Venanzi
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Generata: 30 September, 2016, 00:56