quatuor pour la fin du temps
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quatuor pour la fin du temps
MERCOLEDÌ 9 LUGLIO ORE 21.30 Ensemble strumentale “Domenico Cimarosa” “QUATUOR POUR LA FIN DU TEMPS” di Olivier Messiaen Carlo Lapegna, pianoforte Mario Dell’Angelo, violino Antonio Napolitano, clarinetto Antonio Colonna, violoncello Antonella Forino, voce recitante ideazioni immagini Giuseppe Finizio scrittura drammaturgica e regia Giacomo Vitale I. "Liturgie de cristal", quartetto II. "Vocalise, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps", quartetto III. "Abîme des oiseaux", clarinetto solo IV. "Intermède", violino, cello, e clarinetto V. "Louange à l'Éternité de Jésus" , cello e piano VI. "Danse de la fureur, pour les sept trompettes", quartetto VII. "Fouillis d'arcs-en-ciel, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps" , quartetto VIII. "Louange à l'immortalité de Jésus", violino e piano Note di Regia Il progetto di drammatizzazione del Quartetto “Pour la fin du temps” di Olivier Messian, vuole essere essenzialmente una guida all’ascolto del brano. Cercando il più possibile di salvaguardare il ritmo formale della composizione, il percorso narrativo intende evocare, attraverso testi ed immagini, il contesto storico e le istanze interiori da cui l’opera trae forma ed ispirazione. I testi, in particolare, sviluppano un tema centrale della musica di Messian: il rapporto tra la contingenza storica e il trascendente, nel caso del quartetto, tra l’apocalisse terrena (la guerra, i campi di prigionia, etc..) e l’Apocalisse Celeste. Le immagini riverberano i contenuti dei testi giocando sulla dicotomia ombra luce, Tempo - Eternità; al centro, la Natura: per Messian, ponte tra il visibile e l’invisibile. I testi Antico Testamento Estratti dall’Ecclesiaste e dall’Apocalisse di S. Giovanni O. Messian Note introduttive al quartetto “Pour la fin du Temps” Primo Levi “Se questo è un uomo” Le immagini A. Kurosawa, “Rapsodia in Agosto”, “Sogni” I.Bergman, “Il settimo sigillo” J. Ivens, “Io e il vento” R. Benigni, “La vita è bella” "E vidi un angelo forte scendere dal cielo ravvolto in una nuvola e un arcobaleno era sul suo capo. Il suo viso era come il cielo; i piedi come delle colonne di fuoco. Posò il suo piede destro sul mare, e quello sinistro sulla terra, e tenendosi in piedi levò la mano verso il Cielo e così giurò per l'Eterno Vivente: "Non vi sarà più Tempo; ma il giorno della tromba del settimo angelo, il Mistero di Dio si compirà". Queste parole d'inizio dei versetti dell'Apocalisse di S. Giovanni (cap. X) vengono riportate da Olivier Messiaen nella premessa al suo Quatuor pour la fin du Temps, quale fonte ispiratrice della composizione, fra le più celebri del musicista di Avignone. Siamo nell’inverno del 1941, uno dei periodi più terribili che la storia dell’umanità registra in assoluto. Nel campo di prigionia di Gorlitz un gruppo di artisti, nonostante tutto, cerca ancora di far musica. Dintorno è guerra, morte, distruzione, prigionia, desolazione. Nondimeno, nel più totale abbrutimento, il bagliore del genio creatore testimonia che la vita è ancora possibile; una specie di dna ritrova coagulo: l’uomo, spirito e carne, è ancora vivo. Un manifesto di fede cattolica, ma soprattutto un manifesto di fede. ‘Lo Stalag era sepolto sotto la neve, con un freddo atroce.’ racconta l’autore – ‘I quattro strumentisti suonavano su strumenti rotti: il violoncello aveva solo tre corde, i tasti del mio pianoforte si abbassavano e non si risollevavano più. I nostri vestiti erano inverosimili: mi avevano infagottato in una veste verde ridotta a brandelli e portavo degli zoccoli di legno». Il Quatuor vuole essere dunque un inno alla speranza. E nel contempo è anche una diversa chiave di lettura del testo sacro. L’Apocalisse, infatti, ‘non contiene soltanto mostri e cataclismi’ spiegherà più tardi lo stesso compositore, ma ‘vi si trovano anche silenzi di adorazione e meravigliose visioni di pace’. Il ‘tempo’ diviene l’oggetto della trasfigurazione poetica, e trova nella musica, l’arte ‘temporale’ per eccellenza, il suo veicolo ottimale. In termini musicali, la "cessazione del tempo" si manifesta con l'abbandono da parte dell'autore delle regole ritmiche tradizionali, artificio che Messiaen adopera in buona parte del suo linguaggio. Alle tradizionali nozioni di "misura" e di "tempo" si sostituiscono procedimenti ritmici nuovi: il tempo talora non viene scritto e le battute sono quantitativamente diverse tra loro. Gli otto movimenti dell’opera rivivono esplicitamente, in una personalissima ma conseguente chiave narrativa, i sei giorni della creazione, più il settimo di riposo e l’ultimo dell’eternità, con il superamento della dimensione umana. L'organico di cui Messiaen disponeva nel campo di Görlitz era di un clarinetto, un violino, un violoncello e un pianoforte, strumenti che raramente in questo quartetto appaiono tutti insieme. Un insieme tutt’altro che omogeneo e che tuttavia, memore forse dell’esperienza stravinskiana dell’Histoire du soldat, sa trovare all’occorrenza unità timbrica e coerenza di accenti. Ai quattro strumenti, dunque, variamente combinati o talvolta ‘soli’, Messiaen affida il suo monito severo all’umanità, ma anche il messaggio di speranza. Alfredo Tarallo Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org