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Politiques de genere i espai local II Jornades ADAGIO (Agents d’Assessoramnet en Genere i Igualtat d’Oportunitats) Barcelona, 25 e 26 de juny de 2002 “Esplora la città con i tuoi occhi” un esercizio di cittadinanza per la sicurezza delle donne nello spazio pubblico Lorenza Maluccelli Nel breve spazio di questo intervento, vorrei ripercorrere con voi una riflessione sulle politiche locali di sicurezza, a partire da una esperienza realizzata a Bologna che a coinvolto gruppi di abitanti in tre quartieri periferici della città 1 . “Esplora la città con i tuoi occhi” è un progetto di analisi dell'organizzazione fisica e sociale della città e di azione dal punto di vista delle donne, che presta particolare attenzione all'impatto sulla sicurezza e allo sviluppo di città vitali ed amichevoli. Il primo punto qualificante di tale esperienza è stato l’adozione, da parte del gruppo di ricerca , di “una prospettiva di genere”, sia rispetto ai riferimenti teorici utilizzati, sia rispetto alle pratiche sociali che abbiamo inteso innescare. Tale scelta ha implicato un duplice sforzo: da un lato, quello di valorizzare al meglio le acquisizio ni scientifiche prodotte dagli studi di genere in questi ultimi decenni in svariati campi - sociologico, criminologico, urbanistico -, dall’altro, quello di tradurre tale patrimonio teorico in strumenti e in prassi operative, possibilmente trasferibili in diversi contesti locali. 2 1. Prospettiva di genere: nuove tematizzazioni sulla qualità della vita urbana e sul bene pubblico della sicurezza Il rapporto donne e città è stato esplorato ormai da molti punti di vista e molteplici sono le teorie, le esperienze sociali e le politiche pubbliche cui si potrebbe fare riferimento, soprattutto se guardiamo a livello europeo ed internazionale, ma qui ci accontenteremo di brevi accenni. Il progetto Esplora la città si muove in un’ampia cornice di politiche femministe, innovatrici rispetto alla città, basate su criteri di accessibilità, inclusione e sostenibilità, che comprende: dalle politiche time-oriented, a quelle di riorganizzazione dei servizi pubblici e privati in una prospettiva women’s friendly volta a creare istituzioni più credibili ed affidabili, servizi sociali e assistenziali fisicamente accoglienti, meno burocratici, amichevoli, aperti; alle politiche di conciliazione della vita 1 Il progetto Esplora la città con i tuoi occhi è stato promosso da EnAIP Emilia -Romagna, con la partnership del Comune di Bologna e dei quartieri Borgo Panigale, Reno e Navile e dell’associazione “umbrella” Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza nella città ed è stato finanziato dalla Regione Emilia -Romagna con il contributo del Fondo Sociale Europeo. 2 Il gruppo di ricerca che ha condotto il progetto (Gruppo WWE – With Women’s Eyes) è composto da: Lorenza Maluccelli, esperta di politiche di genere e di sicurezza urbana (coordinatrice), Rossella Selmini, criminologa, Carmela Riccardi, architetta e urbanista, Catya Casasola, antropologa e documentarista, Alessandra Teatini, critica letteraria e giornalista. 1 familiare e professionale 3 , fino alla pianificazione territoriale, al disegn urbano e ai sistemi di mobilità attenti ai “modelli di genere” nell’uso della città. E la lista potrebbe continuare con sempre maggiore dettaglio. Per interrogare il problema/diritto sociale della sicurezza urbana in chiave “differenzialista”, abbiamo fatto nostro, inoltre, il tema della violenza di genere e delle diverse fenomenologie ad esso ricondotte, la cui affermazione come problema sociale è l’esito di un processo di negoziazione dei rapporti tra uomini e donne in società ancora per lo più patriarcali4 . L’emergere della domanda di integrità psico-fisica come diritto, cioè la domanda delle donne a difesa di una propria identità sociale e di propri interessi, ci orienta a cercare risposte non tanto nella tutela di un gruppo sociale vittimizzato, bensì nella costruzione attraverso politiche pubblic he, delle condizioni materiali e simboliche per l’affermazione del soggetto femminile come individuo autonomo. In tal senso, la prospettiva di genere sulla sicurezza urbana, ci ha portato a pensare che questo importante “bene pubblico” possa essere garantito per lo più da politiche “indirette” (come quelle velocemente richiamate come politiche femministe), cioè politiche produttrici di fiducia e di libertà femminile. Come indica Tamar Pitch, autrice insieme a Carmine Ventimiglia, della prima indagine italiana sulla sicurezza e le differenze di genere, per produrre sicurezza occorrono “politiche tese sia a creare contesti di socialità e familiarità, sia ad incrementare risorse per l’autonomia di ciascuna(o), piuttosto che le politiche repressive e di tutela che, viceversa, possono dare luogo a conseguenze perverse rispetto agli obiettivi, incrementando allarme, spingendo all’autocensura, svuotando le piazze e le strade, aumentando la dipendenza”5 . La maggiore insicurezza delle donne, rispetto agli uomini, nel vivere lo spazio urbano (di giorno e soprattutto di notte), è un dato di fatto che va attentamente decostruito per comprendere i fattori che producono quella che viene chiamata la “rinuncia delle opportunità”, una strategia di evitamento dei pericoli che costituisce, spesso, per le donne una vittimizzazione di secondo ordine e una seria limitazione all’esercizio del diritto di cittadinanza. Dalla nascita stessa della cultura urbana, la città ha assunto significati diversi per uomini e donne: di “libertà e rischio” per i primi e di “divieto e pericolo” per le seconde. I cambiamenti avvenuti nel secolo scorso, che potremo chiamare il secolo “dell’autodeterminazione delle donne” e la ricca produzione politica, teorica e pratica, femminista, ci consentono di proporre oggi una iniziativa che intende sviluppare e valorizzare le competenze sociali delle donne sui problemi quotidiani del vivere la città. In particolare, quei problemi che sembrano avere un forte impatto sulle comunità locali e sulla percezione generale di sicurezza nelle aeree urbane: quelli legati all’uso (sempre conflittuale) degli spazi pubblic i, ma anche quelli relativi alla comunicazione e alle relazioni sociali, sia tra le diverse polarità rintracciabili tra gli e le abitanti stesse (giovani-anziani, cittadini-immigrati, disoccupateoccupate-pensionate), sia tra cittadini e istituzioni, a partire dall’amministrazione locale più vicina, il quartiere. Con il progetto di ricerca-azione e con gli strumenti e le metodologie da esso adottati, si è voluto rafforzare un processo di produzione culturale in relazione all’agio o all’insicurezza con cui le 3 vedi in particolare per la Spagna l’analisi sui ruoli di genere di J. Lopez Lopez “Famiglia e condivisione dei ruoli in Spagna” in Lavoro e Diritto, anno XV, n. 1, inv. 2001, pp. 163-186. 4 Basti solo pensare che in Italia il raggiungimento di una piena cittadinanza del corpo sessuato femminile è datata 1996, anno dell’approvazione della nuova legge sulla violenza sessuale che la pone tra i reati contro la persona. Sono pochi anni che alle donne è riconosciuta una soggettività propria con il diritto di veder rispettata la propria sfera sessuale in quanto persone. 5 T. Pitch e C. Ventimiglia, Che genere di sicurezza. Donne e uomini in città, ed. F. Angeli, Milano, 2001, p.51 2 donne vivono le relazioni sociali e gli spazi pubblici e analizzare i fattori che ostacolano, ovvero favoriscono una presenza autonoma e più plurale possibile delle donne nella città. L’approccio che abbiamo proposto, sperimentato con diverse modalità anche a livello europeo e oltreoceano6 , intende favorire la partecipazione delle donne, delle cittadine, alla definizione delle politiche urbane, attrezzando con strumenti di indagine verificabili e riproducibili, la loro esperienza e il loro vissuto quotidiano nella città. 2. Modello di ricerca-intervento: indicatori di genere sulla qualità di vita in città Nella fase di elaborazione del modello, i principali problemi con i quali il gruppo di ricerca si è dovuto confrontare, sono stati quelli relativi alla condivisione delle conoscenze sui diversi modi di “leggere” lo spazio pubblico e alla comprensione delle complesse relazioni tra un attore sociale, le donne, e le strutture materiali e simboliche della città. Partendo dalla domanda su come le donne usufruiscono della città concretamente, abbiamo inteso esplorare la loro percezione di sicurezza, focalizzando l’attenzione sugli elementi culturali di genere e su quelli dell’ambiente sociale e urbano che influenzano la qualità e libertà della vita sociale delle donne. In base allo scambio di informazioni, approcci ed idee tra le esperte provenienti da diverse esperienze e ambiti disciplinari dalla sociologia, alla criminologia, all’urbanistica, alla storia sociale e artistica, all’antropologia visuale, agli studi sulla violenza di genere, è stata elaborata una “lista di indicatori” con cui guidare la osservazione e l’esplorazione delle aeree urbane, la cui efficacia è stata successivamente valutata attraverso i vissuti e le competenze delle donne partecipanti al progetto nei tre quartieri di Bologna. Gli indicatori di genere elaborati relativamente a 4 aeree tematiche devono mettere in luce le molteplici e complesse interdipendenze del rapporto donne e sicurezza in città: 1) Stili di vita quotidiana: i profili socio-culturali delle partecipanti (le differenze tra le donne, le generazioni, le classi, le etnie, ecc), le loro pratiche d’uso a partire dal raggio degli spostamenti e dalle attività quotidiane, sia quelle obbligate (lavoro retribuito, studio e lavoro di cura), sia quelle ludiche e del tempo per sé, sia quelle partecipative, ecc.; 2) Sentimenti d’in/sicurezza: le percezioni di insicurezza delle donne, paura o semplice disagio, oppure fiducia e familiarità, in relazione ai percorsi e agli spostamenti quotidiani (percezione della vulnerabilità e integrità fisica; episodi successi o narrati; le strategie messe in atto; il grado di controllo sulle situazioni e sul territorio, le relazioni con soggetti ‘altri’ e con il vicinato); 3) Territorialità e memoria: l’identificazione delle donne con i luoghi dove vivono o lavorano, cioè i sentimenti che ci legano a un luogo, a una città o a un pezzo di essa, alla collettività che ci abita (territorialità) e la memoria relativa ai luoghi e alle persone che formano il paesaggio quotidiano; 6 a titolo di esempio: Grant Ali M. Developing a Safe Urban Environment for Women, METRAC, Toronto, 1991; METRAC, Women’s Safety Audit Guide, Toronto, 1992; FESU, Secu-cities Women, Italia, Germania, Portogallo, Francia, Regno Unito, Spagna, 1999; FOPA, Carta di Berlino, Germania, 1991. 3 4) Vitalità e qualità ambientale: le caratteristiche del contesto in cui le donne abitano e vivono, gli elementi di criticità, oppure di qualità, dell’ambiente fisico e sociale (la vitalità e la sicurezza degli spazi pubblici, lo stato dell’ambiente, il livello di inquinamento, la mobilità e il traffico, la manutenzione e la cura dei luoghi, la presenza/assenza di elementi di degrado fisico e di disordine sociale). Come esito dell’attività di ricerca si è inteso elaborare una lista di indicatori che, a partire dell’ascolto di “ciò che le donne possono o non possono fare” e “di ciò che possono o non possono essere”7 nell’ambiente pubblico e nella vita sociale, indichi le basi sociali che vanno garantite per la libertà e l’autonomia delle donne e lo sviluppo della loro partecipazione sociale. In altre parole, la lista raggrupperà i risultati emersi nella sperimentazione sul tipo e il grado di accettabilità dei rischi sociali da parte delle donne. 3. Sperimentazione e trasferibilità: strumenti per una pratica locale Dopo l’immersione nel mondo delle ricerche teoriche ed empiriche, che avevano rafforzato nel gruppo l’interesse per alcune ipotesi e suscitato molte domande, ci siamo addentrate nel mondo di vita delle abitanti nei loro ambienti urbani. I due strumenti fondamentali utilizzati per favorire l’interazione sono stati i gruppi di discussione con le abitanti e le camminate esplorative nei quartieri. Le due metodologie sono state prescelte soprattutto per le loro potenzialità : a) entrambe assicurano un “set” di ricerca che facilita lo scambio di ruoli tra “esperte” e “abitanti”, il gruppo di ricerca si predispone ad apprendere dall’esperienza e dalla prospettiva delle partecipanti considerate le “vere esperte” del territorio in cui vivono; b) entrambe permettono, in quanto metodologie di ricerca qualitativa, di ascoltare le singolarità, di valorizzare la soggettività dei vissuti offrendo connessioni tra il “particolare” e “il generale”; c) entrambe consentono di esercitare le capacità di “cittadinanza attiva” e “riappropriazione del territorio” delle abitanti nel farsi della ricerca stessa, capacità ritenute fondamentali per produrre ambienti urbani più familiari e sicuri. In ogni quartiere partner del progetto sono stati organizzati due incontri di discussione di gruppo; complessivamente una trentina di donne si sono candidate volontariamente a fare parte della sperimentazione. Il coinvolgimento delle comunità locali è avvenuto attraverso la sensibilizzazione e la mobilitazione delle associazioni di donne partner del progetto, e mediante la collaborazione delle amministrazioni di quartiere. I. i gruppi di discussione (focus group): è una “tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un gruppo di persone. La finalità principale del focus group è quella di studiare un fenomeno o di indagare uno specifico argomento in profondità, utilizzando come base per la rilevazione l’interazione che si realizza tra i componenti del gruppo.”14 L’uso dei focus group enfatizza la capacità di imparare dalla esperienza e dalla prospettiva delle persone che vi partecipano,15 in relazione all’argomento prescelto: il modo di vivere i luoghi, i tempi e le situazioni ricorrenti nello spazio urbano dove le donne coinvolte abitano o lavorano. La composizione dei gruppi, in media di 10 persone, ha visto coinvolte donne diverse per età, professione, stile di vita, ma 14 15 Sclavi et al., op. cit., p. 215. D.L. Morgan, Focus Group as Qualitative Research, Sage publication, 1988, p. 25. 4 con un background comune e confrontabile rispetto ai temi trattati e all’area o zona della città che si intendeva osservare. II. le camminate esplorative : una metodologia di “osservazione partecipante” finalizzata alla raccolta delle informazioni sui fattori positivi e negativi che caratterizzano il rapporto delle partecipanti con i luoghi e le situazioni sociali incontrate lungo gli itinerari prescelti. “La camminata di quartiere è un momento fondamentale di un approccio partecipativo di ascolto attivo del territorio. La camminata di quartiere presuppone, e afferma nella pratica, un rapporto di reciprocità tra professionisti ed abitanti, che esclude relazioni di dominanza-dipendenza sia da una parte sia da ll’altra, che riconosce piuttosto un’intelligenza reciproca, una possibilità di apprendimento da entrambi le parti. Il progettista deve essere garante di questo gioco di ascolto interattivo, di cui fa parte a pieno titolo.”16 La “cassetta degli attrezzi” è stata arricchita ulteriormente durante la fase di sperimentazione grazie alla scelta di adottare ed integrare una moltitudine di linguaggi e strumenti di rappresentazione : III. le cartografie , le mappe e i simboli; per sostenere il processo di apprendimento collettivo avviato attraverso la ricerca-azione sul rapporto tra donne e territorio, le mappe degli itinerari urbani osservati e il sistema di scrittura degli indicatori negativi e positivi da segnalare (i percorsi amati e i percorsi non amati) , sono sicuramente tra gli strumenti più innovativi utilizzati. Se la rappresentazione grafica dei “piani regolatori” per le città ha segnato storicamente il processo di astrazione e intellettualizzazione della complessità urbana, interrompendo la comunicazione tra artisti/tecnici e gli abitanti, il gruppo di ricerca ha inteso colmare questo gap associando agli obiettivi del progetto lo sviluppo delle capacità di orientarsi nel disordine urbano, di individuare e collocare in queste mappe la propria casa, i propri spostamenti e i propri riferimenti, come abilità indispensabili per riuscire a inquadrare i problemi e per risolverli IV. studio visuale, foto e film documentario: dall’astratto delle cartografie e dalla descrizione verbale appuntata sui taccuini, che hanno accompagnato le discussioni e le passeggiate, il gruppo di lavoro ha sperimentato la realizzazione di uno studio visuale con l’ausilio dell’osservazione filmica e fotografica.17 La produzione della documentazione visuale ha avuto il duplice scopo di integrare i dati raccolti attraverso le altre metodologie, permettendo così una serie indefinita di osservazioni differite, e, contemporaneamente, di fornire i materiali visivi da utilizzare per la strategia comunicativa mirata alla trasferibilità del progetto. Il film documentario è entrato, quindi, nel vivo della metodologia di ricerca, così come si è svolta nei tre quartieri, facendo emergere in primo piano le donne partecipanti: le loro esperienze, mediate dalla telecamera, ci vengono comunicate con forza e immediatezza. Sono loro le vere protagoniste e la strategia comunicativa del documentario è giocata proprio sull’ascolto attivo dei loro vissuti. 4) Riflessioni conclusive “Esplora la città - WWE” si inserisce pienamente nella fase attuale delle politiche di genere principalmente sotto tre aspetti, teorico-politico, metodologico e strategico: A. l’ approccio culturale attento alle differenze e alle disuguaglia nze che ancora oggi si strutturano attorno al criterio di genere, necessita di una riorganizzazione delle conoscenze che consenta di svelare fenomeni sociali sommersi (attraverso, ad esempio, la raccolta di dati differenziati e di nuovi indicatori, nuove ipotesi, nuove parole, ecc.), ma anche di processi di partecipazione e 16 Sclavi et al., op. cit. p. 205 Ad ogni gruppo di partecipanti è stata consegnata una macchina fotografica “usa e getta” per invitarle a fermare lo sguardo sui luoghi del quartiere di cui ci avevano parlato nei gruppi di discussione. Le foto di cui vedrete qualche esempio stampato in questo manuale, sono state considerate come strumento-stimolo all’attività di osservazione, registrazione e rappresentazione delle abitanti sul territorio circostante. 17 5 comunicazione delle donne nello spazio pubblico per influire sui luoghi e processi di decisione. Da un lato, il progetto è stato uno spazio di elaborazione e verifica della rilevanza di indicatori di genere e, dall’altro, un’occasione di partecipazione e di condivisione tra il settore pubblico, privato e “comunitario” e in particolare, tra le donne e le loro organizzazioni di base e l’istituzione “più vic ina” ai cittadini: il quartiere; B. l’accento posto sulla necessità di offrire agli obiettivi di pari opportunità (nel nostro caso, di rendere fruibili, esercitabili, reali, i diritti e le capacità sociali delle donne); strumenti, metodologie e tecniche indispensabili a mettere in opera polit iche sperimentali, dunque rivedibili e perfezionabili; C. la doppia strategia che abbiamo prescelto caratterizza le attuali politiche attive di pari opportunità. Un punto di riferimento questo cambiamento di prospettiva politica è stata la conferenza internazionale delle donne di Beijing del 1995, dove venne individuato nel mainstreaming di genere lo strumento più adeguato a superare la settorialità e la marginalità delle politiche “sulle donne” e a riconoscere l’utilità dell’approccio genere in ogni ambito di policy, ma si ammise anche la stringente attualità di politiche rivolte alle donne, il cui nuovo obiettivo politico è piuttosto lo sviluppo di capacità (empowerment) e autonomia femminile, che il sostegno in forme di tutela e protezione. Nel caso di With Women’s Eyes questa doppia strategia è evidente: un’azione positiva rivolta alle donne (le partecipanti al progetto, nonché l’equipe di ricerca e il management sono tutte donne) e contemporaneamente un’azione di sistema e di mainstreaming di gener. L’ottica olistica della ricercaintervento sulla città e suoi problemi apre, infatti, al confronto con le politiche urbane comprendendo molte politiche settoriali (sicurezza, politiche sociali e servizi territoriali, politiche per l’armonizzazione dei tempi de lla città, mobilità, pianificazione urbana, ecc.), ma contemporaneamente le sottopone al test più severo e rigoroso delle politiche pubbliche, quello fatto Con Gli Occhi Delle Donne. 5. Riferimenti bibliografici AA.VV., “Differenza di genere e politiche di sicurezza nelle città europee”, Quaderni di città sicure, n. 17, Regione Emilia -Romagna, 1999 Adami C., Basaglia A., Bimbi F., Tola V.; Libertà femminile e violenza sulle donne, Franco Angeli, 2000 Balbo L. (a cura di) Tempi di vita studi e proposte per cambiarli, Feltrinelli, 1991 Cardia C., “Un progetto sicurezza per la zona 17 a Milano”, in Urbanistica, Quaderni, n. 12, 1997, ed. 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