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NOTA STAMPA
Scompenso cardiaco:
con il sostegno di Sanofi al via una grande iniziativa
culturale per la salute del cuore in rosa
Ipertensione e diabete minacciano il cuore delle donne, sempre più a rischio di
scompenso cardiaco. Per questa patologia, che in Italia interessa circa un milione di
persone, esiste ancora una pesante differenza di genere. Le donne sottovalutano
maggiormente i sintomi, vengono curate meno dei maschi nelle fasi acute, subiscono di
più l’impatto della patologia sulla qualità di vita.
La Federazione Italiana di Cardiologia ha recentemente dedicato un supplemento della
rivista scientifica “Giornale Italiano di Cardiologia” alla malattia nelle donne. L’iniziativa,
che raccoglie i contributi di alcuni dei massimi esperti italiani, è sostenuta da Sanofi, da
sempre attenta allo sviluppo della cultura scientifica e al miglioramento dell’assistenza, a
fianco degli specialisti e delle Istituzioni.
Milano, 7 novembre 2012 - Solo una donna ogni quattro uomini riceve un defibrillatore o un
pacemaker, anche se potrebbe trarre un beneficio ancor maggiore rispetto agli uomini da questi
trattamenti. In caso di ricovero per scompenso acuto, le donne vengono sottoposte meno spesso ad
accertamenti mirati, come coronarografie o esami specifici quali il cateterismo del cuore destro. Eppure
le cifre dicono che su circa un milione di persone che in Italia soffrono di scompenso cardiaco, la
metà è donna.
Nasce da queste evidenze, oltre che dalla coscienza che nelle donne questa patologia ha un impatto
socio-sanitario ben più pesante in termini di prognosi e qualità di vita, l’iniziativa editoriale della
Federazione Italiana di Cardiologia. “Il Giornale Italiano di Cardiologia”, organo ufficiale di questa
prestigiosa realtà scientifica, ha infatti realizzato nel 2012, con il contributo di Sanofi, un
supplemento interamente dedicato allo scompenso cardiaco nella donna, al fine di creare maggior
cultura su una patologia che assume caratteristiche diverse nei due sessi, anche se nella donna si
manifesta mediamente più tardi.
“Le malattie cardiovascolari rappresentano, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, la
prima causa di morte nelle donne ancor più che negli uomini e mietono ogni anno più vittime dei tumori
della mammella e dell’utero,” spiega Renata De Maria, dell’Istituto Fisiologia Clinica del CNR,
Dipartimento Cardiologico, Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda. “Per motivi legati al ciclo
ormonale delle donne, la presentazione clinica delle cardiopatie legate alla malattia delle coronarie è più
tardiva di circa dieci anni rispetto agli uomini. Lo scompenso cardiaco rappresenta la fase avanzata in
cui sfociano diverse malattie cardiache. Il cuore, danneggiato da fattori come l’ipertensione arteriosa, il
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diabete, il malfunzionamento di una o più valvole, l’ostruzione delle coronarie, diviene incapace di
pompare sangue in misura adeguata alle esigenze degli altri organi, provocando sintomi come
mancanza di respiro durante esercizio fisico, stanchezza o facile affaticamento, gonfiore degli arti
inferiori.”
Nella donna, in particolare, a far paura sono soprattutto ipertensione e diabete che determinano un
particolare quadro clinico: il cuore rimane piccolo ma diventa più rigido e meno distensibile e sotto
stress di diversa natura riesce a pompare nei vasi una minore quantità di sangue. Questo può spiegare
la maggior gravità dei sintomi e della limitazione della capacità di esercizio osservata nelle donne
con scompenso. “Purtroppo le donne affette da scompenso cardiaco presentano rispetto agli uomini
una peggiore qualità di vita e una più lunga degenza ospedaliera,” precisa Renata De Maria. “La
sopravvivenza nel tempo è migliore nelle donne rispetto agli uomini se lo scompenso cardiaco è dovuto
a cardiopatia non coronarica, ma la differenza di mortalità si riduce molto e tende ad annullarsi quando
la malattia coronarica è presente. D’altronde la disparità fra i due sessi è evidente fin dalle fasi precoci di
malattia. Prendiamo ad esempio il diabete: le donne diabetiche sono trattate in modo meno intensivo per
i diversi fattori di rischio, perché gli operatori sanitari percepiscono il rischio cardiovascolare come
inferiore nelle donne con diabete rispetto agli uomini. Questa sottovalutazione è condivisa dalle stesse
pazienti che hanno una minore consapevolezza di malattia e una più bassa percezione del rischio
correlato al diabete. L’adeguato controllo della glicemia, il controllo della pressione e del colesterolo
sono simili nei due sessi all’esordio della malattia, ma poi nel tempo divengono peggiori nelle donne.”
Purtroppo anche nelle fasi più gravi dello scompenso cardiaco sono presenti importanti disparità fra i
due sessi. Le donne rappresentano solo un quinto dei trapiantati di cuore, non solo per effetto
dello sfasamento di età di circa 10 anni nella presentazione della malattia, ma anche perché tendono a
rifiutare a lungo l’intervento, al quale finiscono per arrivare con un quadro clinico più grave.
Anche se i risultati del trapianto sono simili tra i due sessi, le donne riferiscono una peggiore qualità di
vita percepita.
“La malattia impatta in modo estremamente pesante nella donna,” conclude Renata De Maria.
“Depressione, minor disponibilità economica e isolamento sociale, nonché lo stress associato
all’impossibilità di svolgere la propria funzione di assistenza, tuttora centrale per la donna all’interno della
famiglia, si manifestano più frequentemente nel sesso femminile e si associano ad una più alta mortalità
e ricoveri ospedalieri. Inoltre la donna tende più facilmente a non rispettare le raccomandazioni
terapeutiche e a richiedere in ritardo aiuto sanitario, con conseguenti trattamenti più tardivi e maggior
incidenza di complicanze.”
Nonostante questi dati oggettivi, le basi scientifiche su cui si fondano le raccomandazioni
terapeutiche derivano da studi effettuati in gran parte su soggetti di sesso maschile: sebbene vi
siano specifiche raccomandazioni sia europee sia statunitensi, dei pazienti inseriti nelle
sperimentazioni di nuovi trattamenti, anche in studi recenti, su solo uno su tre è donna.
Fondamentale, quindi, è che si crei una maggior cultura sulla patologia nel mondo scientifico per poi far
aumentare la percezione dell’importanza dello scompenso cardiaco anche nella popolazione.
Proprio a questo scopo nasce la collaborazione di Sanofi con la Federazione Italiana di Cardiologia che
portato alla pubblicazione del supplemento interamente dedicato allo scompenso cardiaco nella donna.
L’azienda, infatti, oltre a ricercare, produrre e commercializzare soluzioni che possano offrire risposte ai
bisogni non soddisfatti dei pazienti, è da sempre particolarmente attenta allo sviluppo di una maggior
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cultura sulla medicina di genere, in particolare in cardiologia. Il sostegno a questa importante iniziativa
della Federazione Italiana di Cardiologia nasce dalla consapevolezza e dalla volontà di Sanofi di essere
un’azienda responsabile, attenta alla diffusione della cultura scientifica e al miglioramento dell’approccio
diagnostico e terapeutico in patologie come lo scompenso cardiaco, che ha un pesante impatto per il
singolo e per il sistema sanitario.
Sanofi
Sanofi, leader diversificato della salute a livello globale, ricerca, sviluppa e distribuisce soluzioni terapeutiche focalizzate sui bisogni dei pazienti.
Sanofi ha un nucleo consolidato di competenze nel settore della salute con sette piattaforme di crescita: diabete, vaccini, farmaci innovativi,
consumer healthcare, mercati emergenti, salute animale e la nuova Genzyme. Sanofi è quotata alle Borse di Parigi (EURONEXT: SAN) e New
York (NYSE: SNY).
Sanofi in Italia
Sanofi in Italia è la prima realtà industriale farmaceutica a livello nazionale, con oltre 3.000 collaboratori, di cui 1.400 negli stabilimenti con sede
ad Origgio (VA), Garessio (CN), Anagni (FR), Scoppito (AQ) e Brindisi, dove vengono confezionati farmaci destinati ai mercati internazionali, nei
5 continenti, cui si aggiunge lo stabilimento produttivo Merial (Divisione Salute Animale del Gruppo Sanofi) situato a Noventa Padovana (PD).
La Ricerca&Sviluppo Sanofi è presente in Italia con un’attività articolata, che va dallo sviluppo clinico della molecola fino alla ricerca
biotecnologica svolta nei laboratori di Brindisi.
A Milano ha sede il quartier generale Sanofi Italia.
Per informazioni e contatti:
Ufficio stampa – Agenzia Burson-Marsteller
Rossella Carrara, Cell. 349 7668005 - [email protected]
Simona Valentini, Cell. 340 6994602 - [email protected]
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