Gloria Cattabriga

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Gloria Cattabriga
Gloria Cattabriga 5I, 28 novembre 2011, Pagina 1 di 8
Puntinismo &
Divisionismo
SILVESTRO LEGA
Nasce nel 1862 a Modigliana, nei pressi di Forlì. A 17 anni si trasferisce a Firenze per studiare
all’Accademia di Belle Arti dove frequenta i corsi di Bezzuoli. Frequentò anche la scuola privata del
purista Mussini. Si arruolò volontario nella guerra contro l’Austria nel 1848 e prese parte alla terza guerra
d’Indipendenza (1859). Tornato dalle battaglie iniziò a dipingere quadri all’aperto, nella campagna di
Piagentina, lungo le rive dell’Affrico, vicino a Firenze, mentre era ospite della famiglia Batelli durante.
Esordì con quadri storici che seguivano per lo più i canoni dell’Accademia, ma è nel 1861 che avvenne la
sua definitiva conversione al realismo di “macchia”, distinguendosi dagli altri macchiaioli per una poetica
di sereni sentimenti quotidiani, per la sua adesione alla semplicità e agli affetti della borghesia di
provincia. Lascerà Piacentina nel 1870, vivendo costantemente in grandi ristrettezze economiche e
soggiornando presso amici e conoscenti. In questi anni continuerà comunque a dipingere soprattutto
soggetti del quotidiano, che rispecchiano la realtà della società piccolo-borghese della fine dell’Ottocento.
Tra il 1892 e il 1893, oltre al disturbo agli occhi sviluppatosi in lui precedentemente a causa della morte
per tubercolosi di Virginia Batelli, si aggiunge un tumore allo stomaco che lo porterà nel 1895 alla morte.
In generale, il contenuto dei suoi quadri tende ad esaltare la semplicità delicata e gli affetti puri che
caratterizzano la piccola borghesia italiana di quegli anni. Nelle sue opere vi è sempre un po’ di
commozione nostalgica per questo piccolo mondo vissuto in piccoli centri urbani e attraverso le piccole
cose di tutti i giorni, Lega ci mostra la complessità sociale dell’epoca.
Il Pergolato:
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 94x74
Locazione: Pinacoteca
Brera
Data: 1866
di
L’opera è un tipico esempio
di vita quotidiana a cui
Lega si dedica dagli anni 60
del’800. Il pergolato,
presenta una scena
ambientata in campagna
nella quale sono presenti le
sorelle Batelli (figlie
dell’uomo che ospitava il
pittore in quel periodo),
ritratte mentre aspettano il
caffè che la domestica sta
portando. Le figure sono
avvolte nella calura pomeridiana e il cielo è offuscato dall’umidità esalata dalla campagna. Sullo
sfondo è presente una vegetazione rigogliosa che circonda il pergolato raffigurato. L’artista si
sofferma sulla delicatezza dei rapporti tonali e sul gioco delle ombre che si allungano sul pavimento
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del pergolato, e sulla luminosità calda e diffusa. L’attenzione del pittore però, è concentrata sui colori:
tutti i paesaggi che ritrae sono caratterizzati da una cromia calda e delicata che conferisce alle opere
un senso di malinconia. I colori, quindi, sono freschi, nitidi studiati nei rapporti reciproci e nelle
variazioni coloristiche, sono realistici soprattutto nella descrizione del paesaggio, nella ricchezza delle
tonalità della vegetazione, nelle piccole macchie che rappresentano i fiori, nella resa delle zone
soleggiate, con quei toni rossastri, caldi, che invadono il terreno al di là dell'ombra creata dal
pergolato.
“ITALIANI DI PARIGI”
Nel corso dell’Ottocento, la Francia si trovò a guidare il cammino dell’arte contemporanea e a costituire
per molti paesi (e anche per l’Italia) un modello di civiltà. I pittori italiani furono indotti ad un continuo
confronto con l’arte di quella Nazione grazie soprattutto alle Esposizioni Universali che si svolgevano
periodicamente e promuovevano l’immagine a livello internazionale. E’ noto infatti, che il movimento dei
Macchiaioli trae origine dal confronto con la pittura di Corot, dai paesaggisti di Barbizon e dal Realismo
di Courbet.
In quegli anni Parigi non era avara con gli artisti: per arricchirsi bastava avere una solida tecnica, e
dall’Italia partirono in tanti, in cerca di fortuna e di novità artistiche. Tra i primi a emigrare il pugliese
Giuseppe de Nittis (1846-1884), giunto in città nel 1867, unico italiano invitato a partecipare alla prima
mostra degli Impressionisti nello studio di Nadar nel 1874. In questo stesso anno arrivava nella Ville
Lumiére il veneziano e garibaldino Federico Zandomeneghi, già vicino ai macchiaioli Signorini, Fattori e
Lega, come anche il suo collega De Nittis. Nella capitale francese incontrarono i maggiori esponenti della
corrente dell’Impressionismo, come Degas e Manet, i più vicini alla loro poetica artistica, e si
interessarono alla tecnica di pittura en plein aire. Stabilitisi in Francia e trovatisi a loro agio nel paese,
decisero di non tornare più in patria.
GIUSEPPE DE NITTIS
Nacque a Barletta, in provincia di Bari, nel 1846 e rimase orfano sin dall'infanzia. Dopo il suo
apprendistato presso il pittore della sua città natale Giovanni Battista Calò, si iscrisse nel 1860
all'Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Mancinelli e Smargiassi, ma si mostrò
disinteressato alle nozioni ed esercitazioni accademiche. De Nittis si dedicò allo studio dal vero che lo
portò a girovagare per la campagna meridionale tra Napoli e Barletta. In quel periodo fondò la Scuola di
Resìna, quattro anni più tardi, corrente italiana sul tema del realismo. Successivamente giunse a Firenze
dove, preceduto dall'eco dei suoi successi, venne accolto con grande entusiasmo dal gruppo dei
Macchiaioli. De Nittis, in quegli anni, lavorò intensamente dipingendo numerosi quadri che espose a
Firenze e a Roma. Successivamente si trasferì a Parigi, città nella quale conobbe Ernest Meissonier e
Jean-Léon Gérôme e sposò due anni più tardi Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le
sue scelte sociali ed artistiche. Toccò il culmine della sua fama all'Esposizione Universale di Parigi del
1874 dove espose undici delle sue tele. Morì nel 1884 a Saint-Germain-en-Laye, colpito da un fulminante
ictus cerebrale. La raccolta delle opere pittoriche dell’artista, che oggi costituiscono la Piancoteca a lui
intestata, è giuntanella città natale del pittore nel 1914, in seguito alle volontà testamentarie della vedova
De Nittis.
Colazione in giardino:
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Tecnica: olio su tela
Dimensioni:117x81
Locazione: Pinacoteca De
Nittis, Barletta (BA)
Data: 1884
Si tratta di una delle ultime
dipinte dal pittore, ed in
essa si possono notare
evidenti richiami
soprattutto alla “Colazione
sull’erba” di Manet e
“Colazione dei canottieri”
di Renoir.
I soggetti di questo
capolavoro sono la moglie
Léontine e il figlio Jaqcues,
entrambi ritratti al tavolo
della colazione, in una
tranquilla mattina d’estate, nel giardino di casa, con il terzo posto, quello dell’artista, lasciato vuoto come
accadrebbe a chi, volendo fare una foto ricordo, si allontana momentaneamente dal gruppo per poi
ritornarvi al più presto. La moglie è l’espressione curata della donna del tempo curata, elegante, alla
moda, ed è la pittura di De Nittis, dalla pennellata tradotta in puro movimento, che alimenta la palpabile
percezione del fruscio dei vestiti. La donna appare completamente in ombra, mentre rivolge uno sguardo
tenero al figlio, ritratto invece nell’azione di offrire qualche briciola agli uccelli. L’artista mette in risalto i
gesti semplici dei soggetti con pennellate veloci, definendo i riverberi di luce sulle posate, bicchieri e
tazzine presenti sul tavolo, che rendono il senso di immediatezza espressiva del ritratto di famiglia.
Nell’insieme la scena rimanda a un tranquillo immaginario di vita piccolo borghese, lontano da passioni e
dalla vita moderna, a cui tanto il pittore si dedicò durante la sua carriera.
FEDERICO ZANDOMENEGHI
Federico Zandomeneghi nasce a Venezia nel 1841 e apprende i primi rudimenti artistici dal padre Pietro e
dal nonno Luigi, entrambi buoni scultori della scuola canoviana. Tuttavia, Federico si scosta ben presto
dalla scultura ritenendola una forma artistica troppo legata al passato e, dal 1856, si iscrive all’Accademia
delle Belle Arti. Nemmeno l’ambiente accademico riesce a soddisfare le sue necessità artistiche e
preferisce marinare le lezioni per andare in giro per Venezia a schizzare dal vero.
Si sente invece, molto legato al movimento dei macchiaioli e prende anche parte alla discussioni che
avvengono al caffè Michelangelo, che frequenta a Firenze dal 1862 al 1867. Tuttavia Zandomeneghi è
un’anima inquieta e molto interessata a quello che avviene all’estero: nel 1874 si reca a Parigi per visitare
il primo Salon degli Impressionisti. Il periodo parigino è considerato quello di maggior sviluppo dell’arte
di questo pittore e vi rimarrà fino agli ultimi giorni della sua vita. Diviene amico di Degas, Pissarro,
Toulouse Lautrec, sperimentando tecnica e temi impressionisti, senza tralasciare mai gli insegnamenti
italiani. Gli anni di Parigi sono molto ricchi dal punto di vista produttivo, ma Federico conduce una vita
solitaria che gli procura una vena malinconica che caratterizza l’ultima parte della sua produzione. Muore
a Parigi nel 1917. L'Italia dell'epoca non conosce l'artista ma è molto apprezzato in Francia; verrà
riconosciuto dalla critica italiana soltanto dopo la sua morte.
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Place d’Anvers:
Tecnica: olio su tela
Dimensioni:100x135
Locazione: Galleria Ricci Oddi,
Piacenza
Data: 1880
Concepito secondo un meditatissimo
impianto prospettico, definito in
profondità dalla doppia fila di alberi,
il dipinto descrive una situazione
quotidiana di piccola borghesia e
offre una visione serena della vita
popolare nel quartiere di
MontMartre: durante un pomeriggio
primaverile, mamme e bambinaie
portano a spasso bambini e neonati,
nel giardino urbano da poco
impiantato. Lo scorcio prospettico ricorda le composizioni fotografiche, è simile a quello di Degas. Lo
stile pittorico di Zandomenighi è basato sull’accostamento di piccole macchie di colore, similmente alla
nuova tecnica nata in Francia del Puntinismo. Il quadro fu esposto alla VI mostra degli impressionisti nel
1881, ma non ottenne il favore della critica, che giudicò banale il soggetto, e irrisolta la forma.
IL PUNTINISMO E DIVISIONISMO
Il puntinismo
Questa corrente artistica nasce in Francia verso il 1885 ed è la risposta pittorica alle ormai note teorie sul
colore e sulla luce pubblicate in quel paese qualche decennio prima: può essere considerata quindi, come
l’evoluzione del movimento impressionista, ma accostava nella tela, attraverso puntini e non pennellate,
colori puri senza mischiarli.. Esso si fonda sulla mescolanza ottica dei colori: l'innovazione di tale tecnica
pittorica è data dalla scoperta scientifica del cromatismo o accostamento dei colori, che da una certa
distanza conferisce alla retina una perfetta fusione tra loro, e per ottenere tale scopo il pittore applica tanti
"puntini" (da cui il termine "puntilismo") di colore puro. La tecnica del pointillisme, infatti, consentiva di
ottenere la massima luminosità accostando i colori complementari ma rivelava anche un interesse
scientifico. Infatti, con questa tecnica l'artista si prefiggeva di ottenere la scomposizione del colore a
livello retinico. Secondo tale principio, sarà la retina dell'osservatore a dover ricomporre tonalità e sfumature
derivate dalla pittura "per punti" . Gli artisti puntinisti applicano le teorie sul colore in modo molto
scientifico, quasi ossessivo e scrupoloso, utilizzando piccoli punti anche per realizzare opere di grandi
dimensioni.
Il difetto di questa tecnica però sta nel fatto che il “punto” per sua
definizione è statico, quindi l’opera risulterà statica, anche se si riprodurrà una scena di movimento.
maggiori esponenti sono: George Seurat e Paul Signac
Il divisionismo
In Italia, verso il 1890, gli artisti italiani sposano le teorie del colore su cui si
basa la pittura puntinista, ma qui la loro applicazione non è molto ortodossa, o
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non così scrupolosa come in Francia. La sostanziale diversità culturale tra i due paesi non consente di
applicarle quelle regole
in egual modo. I moti risorgimentali, le correnti letterarie che spingono gli intellettuali a riflessioni
intimiste fanno si che in Italia le nuove teorie sul colore siano utilizzate per esprimere un tipo di
rapporto più intimo con la natura, quasi spirituale
. L'atto ufficiale che sancisce la nascita del divisionismo è alla Triennale di Milano dove, nel 1891 viene
esposto il quadro "Le due madri" di Giovanni Segantini.
L'interesse scientifico rivolto al colore ed alla sua percezione prese relativamente meno forza nel
divisionismo rispetto al pointillisme. Nel primo, infatti, i puntini diventano filamenti frastagliati che
invece di accostarsi spesso si sovrappongono e la tecnica pittorica è caratterizzata da contorni sfumati,
colore spumoso, forte contrasto chiaroscurale. Inoltre, si differenzia dal Puntinismo per l'acuta
sensibilità e l'intimismo dell'interpretazione privilegiando il ritratto di introspezione psichica o
sentimentale comune anche al Realismo. Il Divisionismo quindi, a differenza del Puntilismo, mette in
evidenza soprattutto il carattere simbolico, ma anche etico-politico dell'arte pittorica, e inoltre dà
corpo maggiormente alla coscienza politico-sociale della gente (consapevolezza del proletariato come
classe) avvicinandosi alla pittura realista (che dipingeva la realtà dell'epoca).
il divisionismo, inoltre, pur adottando l'uso "diviso" dei colori complementari, utilizza tanto anche gli
effetti di luce e, soprattutto, sposta l'attenzione anche sui meccanismi "psicologici" della visione della
realtà: in altre parole, tende ad essere più "realista" raffigurando il vero e cercando di rappresentare anche
le istanze sociali di quell'epoca storica (cosa, invece, estranea al "puntilismo", che mira solo all'arte come
ricerca).
I temi privilegiati dai pittori Divisionisti sono quelli contadini e popolari, temi cari anche perché sono
quelli ricorrenti nelle lotte risorgimentali, moti a cui partecipano attivamente molti dei maggiori
esponenti Divisionisti Italiani.
GEORGES SEURAT
Nasce a Parigi nel 1859 da un’agiata famiglia che asseconda le inclinazioni del giovane. Così Seurat può
dedicarsi interamente agli studi artistici. Inizialmente il giovane compì i suoi studi in una scuola d’arte, e
successivamente all’Ecole des Beaux-Arts. Le opere della fine degli anni '70 sono ancora acerbe, ma
gradatamente cominciano ad affiorarvi nuovi interessi: i problemi legati alla percezione visiva, le teorie
cromo-luministiche del tempo. L'attenzione del giovane Seurat spazia dal cromatismo di Delacroix, allo
studio di vari testi teorico-scientifici. Nel 1879 parte militare. Distaccato a Brest, disegna marine e
paesaggi. Nel 1883 partecipa per la prima volta al Salon. L'anno dopo non viene ammesso. Tornato a
Parigi, Seurat lascia la scuola. si dedicò per anni allo studio del disegno in bianco e nero, e delle proprietà
fisiche della luce. Infine, si alleò ad altri artisti indipendenti, fondando la "Società degli Artisti
Indipendenti", dove divenne amico di SIGNAC, col quale condivise le sue nuove idee sul "puntilismo",
ed il quale poi dipingerà solo con questa tecnica.
Nel 1880 apre uno studio col pittore Edmond-François Aman-Jean. I suoi inizi furono dapprima
impressionistici, ma già nel 1866 creò il suo capolavoro con la tecnica del puntinismo. L’artista ebbe il
compito di conferire alla pittura impressionista una maggiore dignità scientifica e sistematicità.
Fu il maggior esponente del Puntinismo e, sebbene la sua vita artistica fu molo breve a causa della morte
precoce, le sue opere sono conosciute in tutto il mondo.
Morì molto
giovane, a soli trentadue anni, nel 1891 nella sua città natale.
Un Bagno a Asnieres
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Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 201 x 154.5
Locazione: National Gallery, Londra
Data: 1883 - 1884
Il quadro fu rifiutato al Salon, pertanto Seurat decide di esporlo al Salòn degli artisti indipendenti. Esso
raffigura un momento di riposo degli operai parigini, che si svagano sulle rive della Senna, facendo il
bagno o semplicemente lasciandosi accarezzare dal sole. Nel fiume sono presenti alcune barche a vela e
sullo sfondo è dipinto un grande complesso industriale della periferia parigina. Il tema e la tecnica
impiegata per definire prati, alberi, cielo e acqua sono impressionisti, ma il pittore non dipinse en plein
aire a causa della grandezza della tela: dovette eseguire molte sedute sul posto (riva della Senna), per
carpire tutti i particolari che il paesaggio gli offriva.
Queste figure, diversamente da quelle impressioniste, sono statiche e innaturalmente immobili. Tra esse
vige la geometria compositiva: Seurat, ritraendo i soggetti della vita contemporanea parigina, ridusse
ogni elemento a una forma geometrica. Il dipinto è molto luminoso, grazie al forte contrasto dei colori
puri (come il bianco e il marrone).
I tocchi, come le pennellate, sono molto rapidi e decisi, risultando spesso intrecciati (come si può notare
dal manto erboso, L’artista, nell’opera, è molto attento al disegno e all’equilibrio compositivo
appartenente all’arte classica e rinascimentale.
Una domenica pomeriggio
all’isola della Grande Jatte
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 207.6x 308
Locazione: Art Insitute,
Chicago
Data: 1883 - 1885
L’opera viene proposta per la
prima volta nel 1886 al Salon
des Indépendants a Parigi
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destando molto scalpore, differentemente dalla critica attuale che finalmente ne riconosce l’importanza,
infatti oggi è considerata tra le più note del movimento pittorico del puntinismo.
Seurat dipinge un luogo molto popolare ai suoi tempi, sulla Senna, a nord-ovest di Parigi. Per sei mesi
andò ogni giorno all'isola a fare schizzi del paesaggio e delle molte figure che lo animano nella stessa ora
del giorno e con la stessa luce, prima di dipingere, nel suo studio, il quadro completo. Il suo intento era
rendere l'atmosfera serena e luminosa del lungo Senna, con la luce del sole diffusa dalla superficie del
fiume e dalle chiome degli alberi.
L’artista decide di ritrarre una folla che si diverte sull’isola, una domenica pomeriggio. Sono presenti
persone che passeggiano a coppie o si riposano sotto l’ombra delle fronde di un albero, ammirando il
passaggio delle barche lungo il fiume, o si riparano con ombrelli dai caldi raggi del sole.
I puntini che caratterizzano l’opera sono infiniti, ognuno di essi è stato deposto sulla tela seguendo un
grande rigorismo e scientificità, tenendo in considerazione la teoria dl contrasto tra colori
complementari e puri per ottenere la massima luminosità. Su tutta la scena dominano un’assoluta calme e
un’innaturale immobilità, caratteristiche dei dipinti di Seurat. La composizione segue schemi geometrici
ben precisi tracciati dall’artista: nel centro del quadro la donna con l’ombrello segna l’asse centrale che
divide la tela in due parti uguali, ed è l’unica figura che guarda verso l’osservatore e costituisce il perno
su cui ruota tutta la scena. Le figure attorno, immobili e fissate nelle loro diverse attitudini, sono ridotte a
figure geometriche, modulate sul cilindro e sul cono. Il risultato di tutto questo rigorismo è una
composizione formata da un intreccio di figure orizzontali e verticali; per spezzare quest’ortogonalità
sono state introdotte linee oblique.
GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO
Giuseppe Pellizza nasce a Volpedo, in provincia di Alessandria, il 28 luglio del 1868, da una coppia di
piccoli proprietari terrieri, dediti soprattutto alla viticoltura.
Grazie alle conoscenze ottenute con la commercializzazione dei loro prodotti, i Pellizza entrarono in
contatto con Alberto Grubicy, il quale era venuto a conoscenza dell'attitudine al disegno del giovane, che
era infatti solito copiare le illustrazioni delle riviste. Pochi anni dopo si iscrisse all’all'Accademia di Belle
Arti di Brera dove fu allievo di Francesco Hayez e di Giuseppe Bertini. Contemporaneamente seguiva
lezioni private dal pittore Giuseppe Puricelli e successivamente di Pio Sanquirico. Nel 1885 espose per la
prima volta a Brera. Nel 1887 in cui si trasferisce a Roma, città per lui importante perché vi poté visitare i
Musei Vaticani e studiare dal vero le opere di Raffaello, di Michelangelo e di altri grandi artisti del
passato. Abbandonò però la capitale prima del previsto per recarsi a Firenze, a frequentare l'Accademia di
Belle Arti con Giovanni Fattori come maestro.
Alla fine dell'anno accademico, lasciò Firenze per tornare a Volpedo, pronto ormai, secondo il giudizio
dello stesso Fattori, ad affrontare la pittura dal vero attraverso lo studio della natura.
Non ancora soddisfatto della propria preparazione, si recò a Bergamo, per seguire i corsi privati di Cesare
Tallone all'Accademia Carrara.
Con gli amici bergamaschi, nel 1889, Pellizza intraprende il suo primo viaggio a Parigi in occasione
dell'Esposizione Universale
Ritornato in Italia frequenta l'Accademia Ligustica a Genova. Al termine di quest’ultimo tirocinio,
ritornato al paese natale si sposa con Teresa Bidone, compagna insostituibile musa ispiratrice, oltre che
sua modella in molte tele
Nel 1895 aveva aderito al socialismo e sviluppato soggetti sociali nelle sue opere.
In questi anni Pellizza, abbandonando la semplice ripresa dal vero, cominciava ad orientarsi verso un'arte
di tipo simbolista.
Nel 1907, Provato dall'assiduo lavoro, dalle premature perdite dell'ultimogenito e della moglie, in
conseguenza di un parto sfortunato, si toglie la vita, impiccandosi nel suo studio. Era il 14 giugno e non
era ancora quarantenne.
Il quarto stato
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Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 293x545
Locazione: Mueso del
Novecento, Milano
Data: 1896 – 1902
Inizialmente il titolo
dell’opera doveva essere “il
cammino dei lavoratori”,
ispirato dagli scioperi e dalle
manifestazioni contadine. Il
dipinto è considerato il
manifesto dell'impegno sociale e umanitario del pittore, convinto che nella società del tempo l'artista
avesse il compito di educare la popolazione, elevandola spiritualmente e culturalmente tramite l'arte. E’ il
simbolo dell’avanzata di una nuova classe sociale, il proletariato o quarto stato, che intende affermare i
propri diritti (supportata dai principi d’uguaglianza diffusi anche dal socialismo di Turati) sulla classe
dominante nella società industriale, la borghesia.
Rappresenta una folla di contadini e lavoratori che avanza verso l'osservatore, emergendo dallo sfondo di
un paesaggio indefinito dominato da tonalità cupe. In primo piano, dove si concentra una luce piena e
calda, troviamo tre figure, due uomini e una donna (Teresa, moglie del pittore) con un bambino in braccio
(simbolo di rinascita), che guidano il corteo. La scena è ambientata probabilmente nella piazza Malaspina
di Volpedo e i protagonisti del suo dipinto sono gli stessi abitanti che fungono da modello per l'artista.
I contadini sullo sfondo formano una specie di quinta teatrale, poichè sono disposti per la maggior parte
sul piano frontale, ma ai lati sono leggermente avanzati; tutti i soggetti discutono tra di loro e e compiono
gesti molto naturali, come proteggersi gli occhi dal sole, portare un bambino in braccio, o
semplicemente volgere avanti lo sguardo: tutto ciò sta a dimostrare il grande studio dal vero che ha
compiuto l'autore prima di realizzare quest'opera. Egli dipinse a piccole pennellate (seguendo la tecnica
divisionista) a forte dominazione di verde, marrone e rosso, che riflettono il colore degli alberi. Le ombre,
invece, sono rosso-bluastre per garantire una luminosità diffusa.
Sia la grandezza del quadro, che la tecnica, obbligano a una visione della tela a distanza.
IL PUNTINISMO E IL DIVISIONIMO
DIVISIONISMO
I maggiori esponenti sono Gaetano Previati, Giovanni Fattori e Pelizza da Volpedo.
L’opera più importante e riconosciuta relativa a questo periodo è “Quarto stato” di Pellizza da
Volpedo. L’opera del 1901 un0opera storica per importanza e significato. Oltre a rappresentare
in0azione di protesta da parte di contadini, vi trova spazio e pari dignità anche una donna che
procede in testa alla massa con in braccio un bambino. E’ il preludio dei primi movimenti contadini
e dei braccianti agricoli del primo 900. L’opera realizzata con la tecnica divisionista è stata
preceduta da una serie di studi, ed il risultato finale è che si ha davvero l’impressione di una massa
di persone che avanzano uniti e decisi sotto il sole d’estate.
PUNTINISMO:
2) DIVISIONISMO:
, distinguendosi anche per la graduale presa di coscienza di classe, l'impegno sociale e umanitario: l'esempio
più esplicito è dato dalle tele di MORBELLI, e dal quadro intitolato "Quarto stato" (1901) di GIUSEPPE
PELLIZZA DA VOLPEDO. La ricerca cromatica di PELLIZZA DA VOLPEDO nel "Quarto Stato" questo quadro,
infatti, ritrae, in piano frontale, un gruppo di operai in marcia, in un'atmosfera quasi rurale, che evoca le origini
dell'industrializzazione, che poggiano principalmente sull'urbanizzazione (esodo della forza-lavoro, e relative
famiglie, dalle campagne alle città). Tale quadro risente anche delle influenze della pittura realista più
canonica.