relazione Piero Terracina

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relazione Piero Terracina
Piero Terracina
L’orrore di Auschwitz
Auschwitz era l'orrore, tutto era orrore , era violenza, abbrutimento dove ogni momento era il
momento per morire. Dove il prigioniero veniva sradicato dal mondo e proiettato in un mondo
inimmaginabile, e privato di ogni diritto. Dove una fila interminabile di uomini, donne, bambini
veniva avviata ogni giorno verso quegli orrendi stabilimenti dove i prigionieri venivano assassinati
senza pietà e ridotti in fumo e cenere. Dove dalle ciminiere usciva fumo e fiamme che si alzavano
alte, si scontravano e ricadevano in miriadi di scintille che si spegnevano come tante stelle
cadenti. Ma quelle scintille erano i nostri morti, era un popolo che bruciava. Dove tutto era
finalizzato allo sterminio dei prigionieri ma anche alla loro tortura, alla loro umiliazione, alla loro
disumanizzazione. Non poteva avere una famiglia, non poteva avere ricordi - anche il ricordo delle
persone care che erano state assassinate si affievoliva per la necessità per sopravvivere di pensare
soltanto al presente - cosa che poi non sono mai riuscito a perdonarmi e che ancora mi angoscia . Il
prigioniero ridotto in stato di schiavitù non poteva protestare, non aveva più il nome - l'identità
era quella del numero tatuato sull'avambraccio sinistro -. I prigionieri all'appello venivano contati
come "stucke" ovvero pezzi e così finivano per perdere anche la loro umanità . Erano alla mercè
non solo delle SS ma anche dei famigerati kapòs, prigionieri anch'essi, per la gran parte ergastolani
che erano stati fatti uscire dalle galere e venivano premiati se avessero svolto bene il loro compito
di mantenere l'ordine e la disciplina nel lager e che potevano disporre della vita e della morte dei
prigionieri.
Questo era Auschwitz, questo e tanto altro. La realtà di quel luogo di morte va ben oltre quello che
avete ascoltato. Ritengo che nessuno di noi sopravvissuti abbia mai racconto tutto, tutto fino in
fondo, perché certi fatti si pongono, per chi non li ha vissuti, oltre il comprensibile e allora
è meglio porsi un limite. Nel raccontare Auschwitz ho cercato di evitare di entrare nei particolari
dell'orrore. Non credo di esserci riuscito pienamente perché in quel luogo tutto era orrore. I motivi
per cui cerco di non entrare nei particolari sono tanti: raccontare i particolari potrebbe
creare raccapriccio e quasi certamente il conseguente rifiuto, e poi perché gli esecutori materiali
dell'immane delitto erano uomini, come cerco di spiegare nelle considerazioni che seguono in
chiusura del mio intervento.
L'incontro di oggi avrà un significato tanto più forte quanto più riuscirà a richiamare la vostra
attenzione e a sollecitare la vostra riflessione, sui meccanismi che hanno reso possibili i campi di
sterminio e se riusciremo a rispondere all'interrogativo di come le aberrazioni di cui sono stato
testimone e vittima si siano potute verificare in un epoca civilizzata, o ritenuta tale, con la
partecipazione diretta di un numero enorme di cittadini, non solo nella Germania nazista, con il
consenso di gran parte della popolazione e non soltanto in Germania, per cui lo sterminio di
milioni di esseri umani era diventato soltanto un problema di organizzazione, e come tanta gente,
che pure sapeva, sia potuta restare indifferente.
Non dobbiamo mai dimenticare che quello che è accaduto si può ripresentare perché gli esecutori
del massacro erano persone del tutto normali, spesso colte e intelligenti; non erano pazzi, non
appartenevano ad un popolo barbaro, non erano inferociti da mortificanti condizioni di vita.
Appartenevano alla nazione che era stata la più civile e progredita d'Europa, che amavano le arti, la
musica, la letteratura. Erano persone ben educate che mai avrebbero gettato un pezzo di carta in
strada. La loro educazione imponeva loro di non farlo e non lo facevano Che rientrando nelle loro
case baciavano i figli e, suppongo, li addormentavano amorevolmente facendo loro recitare le
preghiere.. Se erano persone così normali, cosa rese possibili questi eventi incredibili? Perché tanto
odio? L'interrogativo non può avere risposta; non può esistere un "perché". Se rispondessimo a un
perché - lo ha detto Primo Levi - daremmo implicitamente una giustificazione. Quello che
dobbiamo chiederci allora è "come è potuto accadere".
Credo che la memoria della Shoà debba essere tramandata per servire il presente ed il futuro. E'
importante che ciascuno di noi rifletta per concludere che gli esseri umani sono tutti uguali a
qualsiasi etnia, religione, colore della pelle appartengano e tutti abbiamo diritto al rispetto, alla
dignità, alla solidarietà e alla libertà. Questi valori non sono un dono di Dio ma sono un prodotto
degli uomini e la difesa di essi è un compito che spetta a tutti ma in particolare a voi giovani che
rappresentate il futuro. Soltanto con l'impegno di tutti sarà possibile proclamare la vittoria del diritto
sulla sopraffazione cioè la vittoria della civiltà sulla barbarie. Mi rivolgo a voi giovani:
impegnatevi. Fatelo per voi e per gli altri; fatelo per i vostri figli che verranno.