ANNO A - SCHEDA 3 - 16-19

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ANNO A - SCHEDA 3 - 16-19
LABORATORI
DELLA
FEDE
Giovani in cammino
verso Cristo
Diocesi di Forlì-Bertinoro
Centro di Pastorale Giovanile
ANNO A
scheda 3 - 16/19 anni
APPROFONDIMENTI
CHIAMATI Alla chiesa
“Voi siete corpo di Cristo e sue membra”
iMMAGINI E MUSICA
LARS E UNA RAGAZZA TUTTA SUA
Genere: Metafora Regia: Craig Gillespie
Interpreti: Ryan Gosling (Lars Lindstrom), Emily Mortimer (Karin), Paul Schneider (Gus), Patricia Clarkson (dott.
ssa Dagmar), Kelli Garner (Margo), R.D. Reid (rev.do Bock), Nancy Beatty (sig.ra Gruner), Joe Bostick (sig. Shaw),
Karen Robinson (Cindy), Billy Parrott (Erik), Angela Vint (Sandy).
Nazionalità: Stati Uniti Anno di uscita: 2008 Soggetto: Nancy Oliver Durata: 106’
Tematiche: Famiglia; Metafore del nostro tempo; Psicologia; Solidarietà-Amore;
Soggetto: Nord degli Stati Uniti. Il giovane Lars è così timido da non riuscire mai ad accettare l’invito a cena del
fratello Gus e della moglie Karen che abitano vicino a lui. Una sera, in modo del tutto inatteso, si presenta alla porta,
dicendo di voler presentare loro un’amica conosciuta attraverso internet. La gioia dei parenti diventa amara sorpresa
quando scoprono che Bianca é una bambola di dimensioni umane con cui lui si relaziona come se fosse vera. Di fronte ai modi sempre più
concreti di Lars, Gus comincia a trattare Bianca alla stessa maniera del fratello. Coasì fa Karin e così fanno, a poco a poco, i vicini e altri
abitanti della cittadina. Tutto così procede (anche su consiglio della dottoressa Dagmar) fino ad una sorta di naturale evoluzione. Accade che
Bianca accusi un forte malore, che Lars decida di farla ricoverare in ospedale e che lei, la bambola, non si riprenda più. Il funerale di Bianca
è vissuto con grande partecipazione. Dopo, Lars chiede a Margo, una collega di ufficio, se le va di camminare un po’....
Valutazione Pastorale: Spiazza per originalità e imprevedibilità questo copione incentrato sul rapporto tra un ragazzo introverso e la sua
‘bambola’, acquistata su internet solo per superare alcuni, difficili problemi di rapporti ‘esterni’. Lascia perplessi all’inizio il progressivo
adattarsi della piccola comunità alle esigenze di questa imprevista ospite. Ma lentamente coinvolge e conquista il ritratto di un povero indifeso, una sorta di ‘matto’ chiuso in proprio mondo e invece desideroso di parlare, di confidarsi, soprattutto di dare e ricevere amore. E’
veramente esemplare la delicatezza con cui il racconto dà spazio alla timidezza di Lars come paura di andare incontro a delusioni troppo forti.
Paura che lentamente si scioglie e che, quando lui sente arrivato il momento, richiede la scomparsa della bambola da sostituire finalmente
con una donna vera. Bella la dedizione della comunità che accompagna la ‘pazzia’ di Lars fino alla guarigione, belli il cammino di crescita
esistenziale, la voglia di maturare, la necessità dell’aiuto degli altri in un orizzonte di solidarietà che non fa domande. Delicato, capace di dire
con forza la necessità di non lasciare mai emarginato chi sembra isolato, azzeccato nella contrapposizione tra il freddo dell’ambiente e il caldo
del cuore che batte all’unisono, il film si offre come una favola, ma con tanti, stimolanti agganci alla realtà.
PENELOPE di Jovanotti
Le navi partono per mare ma il cuore resta qua, gli dei ci truccano le carte per confondere la verita’
C’e’ scritto nella bibbia che il Signore si servi’ di una puttana per entrare a Gerico - e Venere era strabica Beehtoven era sordo ed era bassa e mora
Marylin Monroe - e Superman si veste in giacca e cravatta per nascondere ai terrestri la sua vera identita’ - il diavolo ha una fabbrica di pentole ma
per quanto possa insistere i coperchi non li fa. Colombo navigo’ fino ai Caraibi ma poi non ballo’ la salsa con la gente che incontro’. Mosè guido’ il
suo popolo alle porte di Israele ma mori’ la’ sulla soglia e non entro’
E tutti quanti ballano sul ritmo giusto .... e intanto Penelope tesse la sua tela... nell’ora di punta
Cenerentola si e’ presa una sbandata pero’ sa che a mezzanotte tutto quanto finira’ allora si organizza perche’ dopo mezzanotte qualche cosa
resti mentre tutto scorre e se ne va e Giuda non si e’ mai capito bene se quel bacio fu un tradimento o la piu’ grande fedelta’ e Chiara era una
ricca signorina che divenne ancor più ricca quando amo’ la poverta’
Le navi partono per mare ma il cuore resta qua, gli dei ci truccano le carte per confondere la verita’
e intanto Penelope tesse la sua tela nell’ora di punta.... E tutti quanti ballano sul ritmo giusto nell’ora di punta....
Se io mangio due polli e tu nessuno statisticamente noi ne abbiam mangiato uno per uno... e intanto Penelope....
Leonardo seziono’ diversa gente per scoprire che la mente non si vede ma ce l’hai e Nobel invento’ la dinamite ed il premio per la pace per chi
non la usasse mai e Dante identifico’ l’amore nel profilo di Beatrice pero’ un’altra lui sposo’ e Marley era figlio di una nera e di un marinaio
bianco ed il mondo conquisto’ Mercurio c’ha le ali alle caviglie e i messaggi li consegna anche se uno non li aspetta e Fred scopri’ che quando
il ritmo e’ giusto non ha niente a che vedere con quello della lancetta
Adamo mori’ e venne seppellito con un seme nella bocca e quel seme germoglio’ divenne un grande albero ci fecero una croce e su quella
croce Gesu Cristo sanguino’
METTITI IN GIOCO!
don lorenzo milani: A “SCUOLA DI APPARTENENZA”
DON LORENZO MILANI nacque a Firenze il 27 Maggio 1923 in una colta famiglia borghese. Nel 1943 decise che avrebbe fatto il sacerdote, ricevette la Cresima ed entrò nel seminario di Firenze. Nel ’47 fu ordinato
sacerdote e mandato nella parrocchia di San Donato di Calenzano, come cappellano. Qui fondò una scuola
popolare frequentata da operai e contadini, mettendo le basi per quell’ impegno che gli avrebbe fatto scrivere
“Esperienze pastorali”. Nel ’54 fu nominato priore di Sant’ Andrea di Barbiana e dove l’anno successivo aprì,
per i figli dei montanari di quel luogo, quella che sarebbe diventata famosa come la “Scuola di Barbiana”. Agli
inizi degli anni sessanta, Lorenzo Milani fu colpito dai primi sintomi del male che l’avrebbe portato alla morte.
Nel 1965 uscì “L’ obbedienza non è più una virtù”, con i documenti sul processo nato in seguito ad una vivace
polemica giornalistica sull’ obiezione di coscienza. Nel 1967 uscirono le prime copie di “Lettera a una professoressa”; il 26 Giugno 1967 don Milani moriva nella casa della madre a Firenze e veniva successivamente sepolto nel piccolo cimitero di Barbiana.
LE CONSIDERAZIONI DI DON MILANI SULLA CHIESA
“ Se la scoperta del male deve prendere tanto posto nella nostra vita (di preti) da non saper più guardare con un sorriso divertito e affettuoso
tutte le cose buone che pur esistono nel mondo e nella Chiesa, allora meritava non scoprirlo. Rovistiamo dunque negli errori di casa nostra
solo quel tanto che basta per non ripeterli noi, quel tanto che basta per contribuire anche noi senza falsa umiltà all’ educazione e istruzione
dei nostri confratelli e superiori compresi i Vescovi e il Papa (che hanno bisogno come tutti e forse più di tutti).”
“Non potrei vivere nella Chiesa neanche un minuto se dovessi viverci in questo atteggiamento difensivo e disperato (…).Se dicessi che credo
in Dio direi troppo poco perchè gli voglio bene. E capirai che voler bene a uno è qualcosa di più che credere nella sua esistenza !!! E così è
di tutto il resto della dottrina. Ecco perché la mia scuola è assolutamente aconfessionale come quella di un liberalaccio miscredente. Non ho
nessuna fretta di portare i giovani alla Chiesa perché so che cascheranno da sé nelle sue braccia appena si saranno accorti di essere delle
povere creaturine ignare del futuro e di tutto (…) E io dovrei abbassarmi a tirare faticosamente la gente verso una Chiesa di cui la gente non
ha voglia quando so che prima o dopo il velo cadrà da sé e sarà la gente stessa a correre verso di lei “Come la cerva alla fonte così desidera
l’anima mia te Dio fonte di acqua viva. Ha sete di te la mia anima…” (Salmo 41)
( Cf. a cura di M. Gesualdi, Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana)
la chiesa come corpo: TUTTI PER UNO ... OGNUNO PER TUTTI!
Pensiamo alla nostra comunità parrocchiale e proviamo a paragonarla al corpo umano aiutati dallo schema che trovate qui di seguito:
CERVELLO: è l’organo in grado di coordinare e influenzare tutte le attività di tutti gli organi. Riceve i segnali da tutto il corpo,
li elabora ed invia delle risposte.
IL CERVELLO DELLA MIA COMUNITA’ PARROCCHIALE è ________________________ perchè______________....
CUORE: è una specie di pompa capace di far circolare il sangue lungo i vasi sanguigni. Tramite il torrente circolatorio ossigeno e principi nutritivi raggiungono ogni più piccola parte del nostro corpo mentre anidride carbonica e sostanze “di scarto”
vengono portate via.
IL CUORE DELLA MIA COMUNITA’ PARROCCHIALE è _____________________________perché _____________....
SCHELETRO: è la struttura ossea che sorregge organi, muscoli, ecc. Ha anche importanti funzioni di difesa nei confronti organi molto delicati come il cervello o il midollo spinale. Inoltre all’ interno di alcune ossa vi è il midollo osseo che ha il compito
di produrre le cellule del sangue (globuli rossi, piastrine, ecc). ma senza i muscoli come riuscirebbe a farci stare in piedi?
LO SCHELETRO E I MUSCOLI DELLA MIA COMUNITA’ PARROCCHIALE SONO ___________perchè__________...
Gli esempi possono continuare … pensiamo all’ importanza dei piedi, delle mani, ecc…
Quale posto occupo io? Sono consapevole di avere un “compito” importantissimo e insostituibile?
la debolezza...: “QUELLE MEMBRA DEL CORPO CHE SEMBRANO PIU DEBOLI SONO PIU NECESSARIE” (1 COR 12, 22)
Dopo aver individuato chi sono i “deboli”, provare ad interrogarsi:
Perché hai scelto quelle persone come “membra deboli”? Quale idea di debolezza sta alla base della tua scelta? Cos’è per te la
debolezza? Cosa significa essere deboli? Ti è mai capitato di sentirti tale? Quando? Perché? Nei momenti in cui hai sperimentato la tua debolezza ti sei sentito di essere “necessario” a qualcuno? Alla comunità di cui fai parte?
Si può poi approfondire la parola di Dio (1 cor 12, 12-26) guidati dalla lettura che ne fa don Oreste Benzi,
fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII:
“Ma san Paolo aggiunge che verso le membra più deboli si deve avere maggiore rispetto poiché le membra
che sono già onorate non ne hanno bisogno. Qual è il fine di questa predilezione per le membra deboli? Il fine
è togliere la divisione del corpo. E’ dunque l’unità del corpo mistico della Chiesa. La vocazione della nostra
comunità consiste quindi nel togliere, attraverso la CONDIVISIONE, la disunione fra le membra del corpo. Mettendo la nostra vita assieme a quella degli ultimi, costoro vengono riunificati nel corpo della Chiesa. Se alcune
membra sono disprezzate, buttate via(si pensi solo allo scandalo dei minori negli istituti che sono il dito di Dio puntato contro di noi)
significa che nel corpo non c’è unità. Attraverso la condivisione, invece, si riduce il corpo di Cristo che altrimenti è come straziato.
La nostra vita è assieme agli ultimi e quando la loro emarginazione diventa un problema sociale, un’ ingiustizia evidente, noi non
possiamo essere assenti, non possiamo tirarci indietro. La condivisione alla quale noi siamo chiamati per vocazione, richiede l’ APPARTENENZA. E se io appartengo a chi viene emarginato, io sono emarginato in lui, io patisco la fame in lui, sono disprezzato in
lui. Allora sono totalmente con lui e insieme non si lotta per rivendicare qualcosa, ma perché lui sia riconosciuto come qualcuno che
ha un COMPITO storico dentro il popolo di Dio. Allora io devo esserci sempre. Di fronte a qualsiasi atto di ingiustizia la Comunità
deve essere presente(…)Il servizio tanto praticato nella Chiesa di oggi, è una cosa buona. Anche solo un bicchiere d’ acqua donato
in mio nome è come fosse dato a me, ha detto Gesù. Però il servizio con difficoltà suscita la fede. Solo la condivisione la suscita (…)
la chiesa deve accrescere la vita della sua identità che è la condivisione.”
(Tratto dal libro “Con questa tonaca lisa” di don Oreste Benzi pp. 158-160)