Modelli di Leadership Innovativa per un`Economia Globale e
Transcript
Modelli di Leadership Innovativa per un`Economia Globale e
Lettera ASFOR N. 1-2/2010 Modelli di Leadership Innovativa per un’Economia Globale e Sostenibile Atti e contributi di riflessione tratti dalla VIII Giornata della Formazione Manageriale ASFOR in ricordo di Claudio Dematté (Host: SDA Bocconi - Università Luigi Bocconi - Aula Magna - Milano, 17 giugno 2010) SOMMARIO EDITORIALE di Vladimir Nanut, Presidente ASFOR TORIALE RICORDO DI LUIGI PIERACCIONI • ASFOR: Il lascito di Luigi Pieraccioni Vladimir Nanut, Presidente ASFOR • “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività” L’ultimo contributo di Luigi Pieraccioni al Paese Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR • I edizione Premio ASFOR in Memoria di Luigi Pieraccioni “Le migliori tesi di laurea specialistica e di dottorato di ricerca sul tema del Management per uno Sviluppo Territoriale Sostenibile” in collaborazione con Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne 5 6 8 SEZIONE 1 – ATTI DEL CONVEGNO ASFOR Atti e contributi di riflessione tratti dalla VIII Giornata della Formazione Manageriale ASFOR in ricordo di Claudio Dematté Modelli di Leadership Innovativa per un’Economia Globale e Sostenibile (Host: SDA Bocconi - Università Luigi Bocconi - Aula Magna - Milano, 17 giugno 2010) • Apertura lavori Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Vittorio Paravia, Vice Presidente ASFOR • Saluti di benvenuto Vincenzo Perrone, Prorettore per la Ricerca Università Luigi Bocconi Alberto Grando, Dean SDA Bocconi School of Management 9 10 12 PRIMA SESSIONE IL RUOLO DELLA FORMAZIONE PER UN’ECONOMIA GLOBALE SOSTENIBILE • Apertura Sessione Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) • Discussant Franco Bruni, Professore Ordinario di teoria e politica monetaria internazionale Università Luigi Bocconi Nadio Delai, Presidente Ermeneia e Coordinatore Scientifico rapporto sulla Classe Dirigente 13 13 16 SECONDA SESSIONE MODELLI DI LEADERSHIP E INNOVAZIONE PER LO SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE • Apertura Sessione Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) 19 • V Osservatorio Learning “La Formazione Manageriale: oltre la crisi” Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR con delega Ricerche, Salvatore Garbellano, Senior Researcher e Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR 19 • Rapporto ASFOR 2010 - L’offerta formativa dei Soci “Lo scenario della Formazione Manageriale in Italia - VIII edizione” 23 Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR con delega Ricerche, Manuela Brusoni, Senior Researcher e Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR • IV Ricerca ASFOR “Trend Evolutivi della Formazione Manageriale” Marco Vergeat, Consigliere ASFOR con delega Corporate Learning e Giulia Venini, Ricercatrice • Osservatorio imprenditorialità PMI Giuseppe Perrone, Delegato ASFOR Area PMI sviluppo d’impresa • Tavola Rotonda “Modelli di Leadership e Innovazione per lo sviluppo delle Risorse Umane” Coordinatore: Marella Caramazza, Consigliere ASFOR con delega Diversity Management Discussant Roberta Bonomi, Managing Director Enel University Ilaria D’Aquila, Direttore Risorse Umane Adecco Italia Oscar Di Montigny, Amministratore Delegato Mediolanum Corporate University 28 31 33 TERZA SESSIONE LEADERSHIP ED INNOVAZIONE: LA SFIDA DEL FARE • Relazione introduttiva Andrea Sianesi, Consigliere ASFOR con delega Innovazione • Discussant Pina Amarelli, Presidente Amarelli Fabbrica di Liquirizia di Fortunato Amarelli & C. S.a.s. Pietro Guindani, Presidente Vodafone Italia Alberto Meomartini, Presidente GNL Italia (Snam Rete Gas) e Assolombarda 38 39 40 41 PREMIO ASFOR ALLA CARRIERA Assegnazione del “Premio ASFOR alla Carriera 2010 edizione speciale nel ricordo di Claudio Dematté” a: Diana Bracco, Presidente e Amministratore Delegato Gruppo Bracco e Presidente Sodalitas e Luigi Ciotti, Presidente Gruppo Abele e Libera • Apertura Sessione Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) • Saluto in ricordo di Claudio Dematté Mario Monti, Presidente Università Luigi Bocconi • Conferimento del “Premio ASFOR alla Carriera 2010” Vittorio Paravia, Vice Presidente ASFOR • Intervista ai Premiati a cura di Gianfranco Fabi, Direttore di Radio24 de “Il Sole 24ORE” 44 45 • Chiusura lavori Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) 49 43 43 SEZIONE 2 – RICERCHE ASFOR • BOOK PA 2010 “L’attività di formazione dei Soci ASFOR per le Pubbliche Amministrazioni” 51 Ricerca pubblicata all’interno del “XIII Rapporto annuale sulla formazione nella Pubblica Amministrazione” realizzato a cura dell’Osservatorio sui bisogni formativi nella PA della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Presidenza del Consiglio dei Ministeri SEZIONE 3 – NOTIZIE • V edizione del Bando ASFOR “e-Talenti dell’e-Learning” • I edizione Premio ASFOR in Memoria di Claudio Dematté “Il miglior paper sul tema dell’Innovazione Manageriale e della Leadership” in collaborazione con SDA Bocconi ed Emerald Group Publishing 59 61 ASFOR • Il nuovo Statuto di ASFOR Associazione Italiana per la Formazione Manageriale (approvato dall’Assemblea Straordinaria dei Soci ASFOR del 26 Novembre 2010) 62 • Gli Organi Istituzionali 69 • Gli Associati 70 • Gli Associati: aree/settori di intervento 72 Editoriale di Vladimir Nanut P er l’ottavo anno consecutivo, ASFOR ha inteso organizzare una giornata nazionale dedicata ad analisi ed approfondimenti sulle tematiche di maggior rilievo nel campo della formazione manageriale. Si tratta di un’iniziativa perfettamente coerente con la mission stessa di ASFOR, ovvero con la finalità istituzionale di promuovere la cultura manageriale e i relativi processi formativi ed operativi nell’ambito del sistema economico e sociale del nostro Paese. In questo senso, tali eventi si configurano come qualificate occasioni d’incontro e confronto tra i membri dell’Associazione, studiosi ed esperti, manager e responsabili aziendali, rappresentanti delle istituzioni ed altri soggetti interessati allo sviluppo della business education e alla valorizzazione del capitale umano nelle organizzazioni. È noto del resto che su questo terreno l’Italia ha un sensibile ritardo rispetto ai Paesi più evoluti, ovvero alle realtà con cui deve competere, e ciò a causa di molteplici fattori strutturali legati alle caratteristiche del nostro sistema imprenditoriale, ma anche alla scarsa presenza di una consolidata cultura manageriale. Per la VIII edizione 2010 della Giornata della Formazione Manageriale è stato scelto il tema “Modelli di Leadership innovativa per un’economia globale e sostenibile”, proprio per sottolineare come solo una leadership con una forte carica di creatività e di capacità innovativa possa consentire di conciliare le esigenze di sviluppo con il rispetto delle fondamentali condizioni di equilibrio ambientale e sociale. In virtù di un accordo tra ASFOR e SDA Bocconi, entrambe realtà in cui ha svolto ruoli di grande rilievo, l’evento è stato dedicato alla memoria di Claudio Dematté, figura di eminente studioso di management e autentico protagonista a livello delle attività aziendali e dei processi formativi. In questo numero di lettera ASFOR, come da tradizione, sono riportate le relazioni e gli interventi che hanno caratterizzato i lavori della VIII Giornata della Formazione Manageriale ASFOR. Alla realizzazione della Giornata, il Presidente Luigi Pieraccioni ha dedicato, con la consueta passione e generosità, un rilevante impegno, in particolare nella definizione del Manifesto ASFOR 2010 “La Formazione Manageriale, leva strategica per la competitività”, e nella scelta dei soggetti cui attribuire il Premio ASFOR alla Carriera, rispettivamente Diana Bracco, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Bracco, e Luigi Ciotti, Presidente del gruppo Abele e Libera. Purtroppo, a pochi giorni dall’evento, i primi segnali di peggioramento delle sue condizioni di salute, che da lì ad un mese avrebbero portato alla sua scomparsa, hanno impedito al Presidente Pieraccioni di partecipare ai lavori della Giornata. Allo scrivente, a cui è toccata la responsabilità di raccoglierne il testimone, a tutti i membri del Consiglio Direttivo, ai Soci e a tutti gli altri stakeholder di ASFOR, compete ora l’onere di continuare l’opera intrapresa, ovvero di consolidare e rafforzare il ruolo dell’Associazione nel contesto economico ed istituzionale del nostro Paese. Proprio in sintonia con i temi dibattuti nella VIII Giornata della Formazione Manageriale, sono infatti personalmente convinto che ASFOR possa e debba svolgere un ruolo di leadership nella promozione e diffusione dei modelli più avanzati ed innovativi concernenti i processi formativi nel campo del management, modelli che siano funzionali alla crescita del capitale umano e allo sviluppo delle organizzazioni produttive, nel rispetto delle fondamentali esigenze sul piano sociale. 3 E DITORIALE Ed è proprio muovendosi in tale prospettiva che gli organi dell’Associazione hanno provveduto negli ultimi mesi a realizzare un significativo aggiornamento dello Statuto. È stata in particolare ampliata e qualificata la mission, cioè le finalità dell’Associazione stessa, inserendo le attività di ricerca sui temi strategici dello sviluppo della formazione manageriale, il sostegno alle sistema dell’offerta favorendo le esperienze innovative, la promozione dei processi di internazionalizzazione degli associati ed in genere delle istituzioni nazionali. Sono state inoltre riviste le diverse tipologie dei soci, con l’obiettivo di valorizzarne meglio il ruolo, anche in previsione di un ulteriore sviluppo associativo, soprattutto con riferimento all’area Corporate. In estrema sintesi possiamo affermare che sono state gettate le basi per far sì che ASFOR possa rappresentare sempre più una risorsa strategica per la crescita professionale e la qualificazione del Capitale Umano nel nostro Paese. 4 R ICORDO DI L UIGI P IERACCIONI ASFOR: IL LASCITO DI LUIGI PIERACCIONI* spinta a sviluppare come associazione una solida e consistente attività di ricerca nei due settori, capace di favorire momenti di scambio e di comune crescita. Nel corso del suo mandato di Presidente ASFOR egli ha promosso la costituzione dell’Osservatorio Learning sui trend evolutivi della formazione manageriale, organismo che si è consolidato sia attraverso momenti di ricerca e di analisi sia nel confronto, anche con periodici incontri, tra i soggetti operanti nel sistema delle imprese e quelli impegnati nelle varie branche della pubblica amministrazione. Non si può infine non considerare, particolarmente nel periodo della sua presidenza, il rilevante contributo dato alla predisposizione del primo Manifesto ASFOR (2007) per il rilancio della formazione manageriale ed il rafforzamento delle istituzioni di alta formazione, che ha individuato le linee guida e i processi per realizzare nel nostro Paese efficaci percorsi e modelli formativi capaci di accrescere e valorizzare il capitale umano. Tale processo ha consentito di arrivare nel maggio di quest’anno alla stesura del nuovo “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività” documento che sollecita le istituzioni pubbliche e private, in una fase di ancora forte turbolenza dei mercati, delle economie e delle società ad investire nelle risorse umane attraverso processi formativi di qualità e quindi creare le condizioni per una maggiore competitività del nostro sistema, in una prospettiva di sviluppo non solo sostenibile ma socialmente compatibile, cioè nel rispetto di sani e rigorosi principi etici. Ed è proprio partendo dagli elementi indicati, che in questi anni ho condiviso con il Presidente Pieraccioni in un comune impegno ed in una comune responsabilità in ASFOR, elementi che rappresentano il suo prezioso lascito all’Associazione, che voglio sottolineare come, in una logica di continuità ideale, tra gli obiettivi prioritari della mia presidenza, oltre alla promozione del ruolo e dell’importanza della formazione manageriale quale leva per lo sviluppo economico del Paese, vi sarà certamente il massimo sforzo per il rafforzamento a tutti i livelli della qualità della formazione stessa, secondo i più accreditati standard internazionali, puntando a far sì che ASFOR rappresenti sempre di più un riferimento fondamentale per tutte le realtà che intendano muoversi in una prospettiva di eccellenza. Si tratta di obiettivi affatto scontati o facili in un contesto come quello italiano in cui, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi evoluti, si tende frequentemente a sottovalutare l’importanza strategica degli investimenti immateriali in conoscenze e competenze, ovvero nella crescita del capitale umano. Non vi è dubbio, tuttavia, che essi costituiscano un passaggio obbligato per recuperare efficienza e competitività delle nostre imprese e del nostro stesso sistema economico. di Vladimir Nanut, Presidente ASFOR Tracciare un pur sintetico quadro dell’opera di Luigi Pieraccioni in ASFOR – ma non solo – rappresenta un compito impegnativo, data la molteplicità e la ricchezza degli aspetti professionali ed umani che hanno caratterizzato la sua figura e il suo ruolo. Da valente studioso dell’economia e della statistica – allievo di Guglielmo Tagliacarne – Pieraccioni è stato tra i fondatori dell’Istituto omonimo che ne ha sviluppato le ricerche, sapendo ricavare dall’analisi dei dati rilevati un grande valore interpretativo dell’evoluzione dei fenomeni economici e sociali considerati. In particolare egli ha saputo cogliere con efficacia i cambiamenti che hanno caratterizzato l’evoluzione del sistema paese e delle sue istituzioni: le sue numerose pubblicazioni in tema di politiche di sviluppo territoriale, economia dell’impresa, marketing e ricerche di mercato e formazione manageriale, con una costante attenzione al tema della competitività della Pubblica Amministrazione, sono la migliore testimonianza delle sue capacità e del suo talento. In questo contesto si colloca certamente anche il suo impegno in ASFOR, sin da quando nel 1993 è stato eletto membro del Consiglio Direttivo e, soprattutto , dal 2006 quando ha assunto la carica di Presidente. Elementi caratterizzanti di tale impegno, oltre alle doti personali di grande signorilità, umanità e simpatia, sono stati la spiccata autorevolezza e competenza professionale, nonchè un fortissimo spirito di servizio, che gli faceva privilegiare sempre l’interesse dell’istituzione rispetto a qualsivoglia altra esigenza. Nell’ambito di una sua profonda convinzione circa la centralità del sistema dell’alta formazione manageriale per lo sviluppo economico e sociale del Paese, Pieraccioni ha sempre spinto il sistema ASFOR a sforzarsi di leggere ed interpretare i fabbisogni espressi dai diversi soggetti istituzionali ed operativi per essere in grado di fornire agli stessi risposte concrete ed efficaci, ponendosi come agente di cambiamento e di innovazione rispetto ai processi evolutivi in atto. In virtù anche del suo specifico vissuto professionale, Pieraccioni ha dedicato un rilevante impegno alle tematiche della Pubblica Amministrazione, cercando in particolare di rendere compatibili e veramente sinergici anche nelle attività formative i sistemi del pubblico con i sistemi del privato. Egli ha sempre evidenziato come la strada di una positiva “contaminazione”, attraverso lo scambio delle buone pratiche ed il confronto delle migliori risorse umane dei due sistemi, fosse la via obbligata per generare cambiamento e creare competitività, che in tutte le economie evolute si basa su due pilastri il Pubblico ed il Privato, i quali devono saper dialogare ed insieme trovare le soluzioni più efficaci. Forte è stata la sua * Articolo pubblicato nel n. 10, ottobre 2010, de «L’Impresa, Rivista Italiana di Management» 5 R ICORDO DI L UIGI P IERACCIONI “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività”. L’ultimo contributo di Luigi Pieraccioni al Paese comportamenti eticamente corretti, e proprio in occasione della VIII Giornata ASFOR – che dedichiamo alla memoria di Claudio Demattè – avrò l’onore di presentare la prima proposta ed il primo progetto di legge sul tema della “detraibilità degli investimenti in formazione”. Proposta che invieremo al Governo, al Parlamento e alle Forze Sociali per favorire in modo diretto chi investe nello sviluppo delle persone e delle organizzazioni attraverso la leva formativa. Ovviamente il nuovo Manifesto ASFOR -che riprende alcuni temi già ben evidenziati dal precedente del 2007- vuole essere una riflessione dell’Associazione aperta ad integrazioni e a suggerimenti, con l’obiettivo di dare forza al ruolo strategico che la Formazione Manageriale, ed il Sistema ASFOR, può avere per le importanti sfide nazionali ed internazionali che il nostro Paese deve affrontare. Un contributo progettuale per dare speranza in particolare ai Giovani e a chi è stato momentaneamente posto fuori dal processo attivo del mercato del lavoro, si pensi anche ai dirigenti colpiti dalle riorganizzazioni e dalla crisi, per lo sviluppo di una politica di Welfare attiva ed efficace. Attraverso il Manifesto, ASFOR vuole sviluppare una progettualità capace di generare futuro in questa delicata e strategica fase di passaggio da un periodo di crisi ad una ripresa – che non si presenta sicuramente lineare, facile e rapida – ma che ci fa capire come dovremo adattarci all’economia della turbolenza”. Per chi ha avuto modo di conoscere Luigi Pieraccioni -attraverso le sue opere, le sue azioni e la sua umanità- potrà ben collegare questa ultima riflessione alla sua continua ricerca di un più equilibrato ed efficace rapporto fra la dimensione del pubblico e del privato e al ruolo strategico che la formazione manageriale svolge, con una sempre forte attenzione alla valorizzazione delle Persone e al tema dell’innovazione. Per tutti il Manifesto ASFOR 2010, da Lui fortemente voluto, può ben rappresentare il Suo pensiero e l’attenzione a cogliere gli aspetti più innovativi. di Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR Nel mese di giugno il Presidente Luigi Pieraccioni scrisse per L’IMPRESA un articolo di presentazione della VIII Giornata della Formazione Manageriale, “Modelli di Leadership Innovativa per un’Economia Globale e Sostenibile”, che si è tenuta il 17 giugno a Milano (hosted SDA Bocconi) - di cui riportiamo gli atti nella pubblicazione- ponendo al centro una Sua breve riflessione sul nuovo “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività”, che rappresenta il suo ultimo importante contributo per il rafforzamento del Sistema della Management Education italiana e per la competitività del nostro Paese. Per Luigi Pieraccioni il Manifesto ASFOR 2010 ha rappresentato un’importante occasione per sviluppare e dare forza alle idee che Lui, i Consiglieri e i Soci ASFOR hanno maturato in questa fase di grande cambiamento sociale ed economico. Per queste ragioni abbiamo deciso di introdurre il “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività” riportando le Sue riflessioni. Scriveva Luigi Pieraccioni: “L’VIII Giornata della Formazione Manageriale ASFOR del 17 giugno, sarà per l’Associazione un’importante occasione per illustrare il “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività”, che con il contributo dei Consiglieri e di tutti i Soci abbiamo sviluppato proprio per rispondere al rinnovato bisogno di investire sul Capitale Umano. Scelta strategica che la parte migliore del nostro Sistema pubblico e privato considera indispensabile per vincere la sfida di una globalizzazione socio-economica che sempre più collega la competitività dei sistemi evoluti alla qualità delle Risorse Umane che i singoli Stati possono mettere in campo. Il Manifesto ASFOR 2010 vuole caratterizzarsi per essere uno strumento operativo e non solo un mero richiamo a principi e “Manifesto ASFOR 2010: la Formazione Manageriale leva strategica per la competitività” Le ragioni del Manifesto tavano con una punta di preveggenza il tema del bisogno dello sviluppo non solo quantitativo, ma qualitativo della componente manageriale delle imprese e della pubblica amministrazione, e sollecitavano la centralità del Capitale Umano per creare le condizioni per una maggiore competitività dei Sistemi istituzionali ed Economici, che si ispirasse ad un’Etica di sviluppo non solo sostenibile ma socialmente compatibile. Sottolineando l’importanza della coerenza dei singoli comportamenti, verso un’Etica praticata e non solo dichiarata. Oggi non si può pensare di avviare una solida ripresa economica e una nuova dimensione sociale, se il nostro Paese non L’ASFOR, Associazione Italiana per la Formazione Manageriale, in quanto organismo che associa gran parte delle più importanti e qualificate School of Management, Corporate University e Istituzioni formative, sia del settore privato sia del settore pubblico, presentò nel 2007 il proprio manifesto per il rilancio della Formazione Manageriale ed il rafforzamento delle istituzioni di qualità a sostegno del Paese, quale contributo per lo sviluppo del Sistema Italia. La situazione economica nazionale e internazionale era radicalmente diversa. Ma già allora le proposte di ASFOR affron6 R ICORDO pone al centro della propria strategia istituzionale ed economica il valore dell’Investire in Capitale Umano, anche con modalità e contenuti diversi dal passato. L’Italia deve -attraverso una rinnovata attenzione sul contributo prioritario che può fornire un Sistema Formativo eccellente- ricostruire una nuova progettualità che unisca in un’unica squadra il Sistema delle imprese, la Pubblica Amministrazione e le Istituzioni formative, che ASFOR rappresenta, in larga misura, per quanto riguarda la Formazione Manageriale. Lavorare insieme per costruire un Progetto capace di rispondere alla sfida della Conoscenza, della Competitività e dell’Innovazione, che dovrà essere strutturato su più livelli ma che dovrà vedere al centro il rafforzamento delle competenze e delle capacità delle persone. In questa delicata fase dell’economia nazionale e globale la nostra Associazione - che per l’attività di formazione dei suoi Soci, si è già data una rigorosa autodisciplina sulla qualità, l’efficacia, il monitoraggio dei benefici- ritiene di richiamare con forza la inderogabilità che lo Stato e Regioni pongano in essere coordinate azioni per incentivare, con opportuni provvedimenti, una corretta domanda di formazione (Sistema delle Istituzioni, Imprese e Individui) finalizzata a portare valore nel lavoro e le modalità della sua corretta e produttiva soddisfazione. Occorre creare un circuito virtuoso, che tenga conto dell’innovazione richiesta dalle modifiche insite nel mutamento di contesto, che consenta al Sistema della Domanda (privata, pubblica e dei singoli fruitori) di raccordarsi con efficacia e immediatezza con il Sistema della Offerta di formazione, in una logica di comune ricerca della ripresa e dello sviluppo. DI L UIGI P IERACCIONI fessionali per la Formazione Continua raccordandoli ancor di più coi bisogni espressi dal sistema della Imprese e dei Dirigenti e di tutte le Persone coinvolte nel processo economico, semplificandone i meccanismi di utilizzo. • Sia valorizzata da parte delle Istituzioni Pubbliche l’attività svolta da qualificati organismi nell’Alta Formazione, universitari e non, che operano da anni nel sistema della Formazione Manageriale, garantendo alti standard di qualità verificati con rigorosi processi di certificazione e accreditamento che valorizzano la formazione realizzata in azienda e l’esito occupazionale come requisiti di qualità. • Sia consentito ai soggetti che operano da anni nel Sistema della Formazione Manageriale, di: a) accedere a pieno titolo ai Finanziamenti comunitari, nazionali e regionali per la Formazione post laurea e per la formazione continua; b) avvalersi degli strumenti normativi che disciplinano le attività di ricerca (contributi per sviluppare programmi e scambi internazionali e per favorire la mobilità internazionale di giovani docenti di management); c) partecipare alla gestione dell’offerta di formazione prevista dalla normativa che disciplina le politiche attive di superamento della crisi e pone le basi di un sistema formativo leva per lo sviluppo del lavoro (stage, percorsi di Alta Formazione in apprendistato, alternanza attività lavorativa, percorsi di formazione manageriali, processi di riqualificazione e reinserimento dei manager, ecc.). • Sia perseguito l’obiettivo del consolidamento e dello sviluppo di Istituzioni ed Enti di Formazione Manageriale d’eccellenza, in particolare nel Mezzogiorno nella logica della politica di coesione. • Sia realizzato, attraverso l’azione delle Istituzioni pubbliche, in primis del Governo, del Parlamento e delle Regioni una nuova strategia/politica di promozione della formazione manageriale italiana all’estero, come fondamentale strumento per rafforzare l’azione del Sistema Italia, delle istituzioni e delle nostre imprese a livello internazionale. • Siano adottati specifici provvedimenti legislativi di semplificazione e di carattere fiscale, finalizzati al rafforzamento della Domanda e dell’Offerta di Formazione Manageriale quale strumento di incentivazione di una variabile strategica per l’impresa. ASFOR, con riferimento a quanto sopra evidenziato, sottoporrà al Governo e al Parlamento e alla Conferenza delle Regioni e a tutte le Istituzioni coinvolte le proprie proposte. Le proposte ASFOR ASFOR offre, per la sua storia ed esperienza, la più ampia collaborazione al Governo, al Parlamento e alla Conferenza delle Regioni e a tutte le Istituzioni pubbliche e private coinvolte, auspicando l’avvio di un confronto diretto fra i diversi attori sul tema dello sviluppo del Capitale Umano come leva strategica per costruire una nuova competitività economica e sociale per il nostro Paese. Per favorire un reale orientamento verso questi importanti obiettivi, ASFOR ritiene sia necessario realizzare alcune condizioni primarie: • sia riconosciuto dalle Istituzioni Pubbliche (Governo, Parlamento e Regioni) nelle forme che si riterranno più idonee, il ruolo strategico della Formazione Manageriale , valorizzando maggiormente il sistema dei Fondi Interpro- 7 R ICORDO DI L UIGI P IERACCIONI I edizione Premio ASFOR in Memoria di Luigi Pieraccioni “Le migliori tesi di laurea specialistica e di dottorato di ricerca sul tema del Management per uno Sviluppo Territoriale Sostenibile” in collaborazione con Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne Per onorare la memoria dello scomparso Presidente Luigi Pieraccioni, ASFOR, in collaborazione con Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne, indice un Premio per le migliori Tesi di Laurea Specialistica e di Dottorato di Ricerca sul tema del Management per uno Sviluppo Territoriale Sostenibile. Le opere presentate verranno valutate in base ai seguenti criteri: – Rigore metodologico e dell’impianto teorico; – Innovazione e originalità; – Chiarezza espositiva. A ciascun vincitore verrà assegnato un premio di 1.500 euro. È possibile presentare Tesi in forma tradizionale e multimediale. Le Tesi Tradizionali – che dovranno essere inviate tramite supporto informatico – dovranno includere il testo completo e le eventuali appendici/allegati o dati a supporto degli stessi. Le Tesi Multimediali dovranno includere tutti i media utilizzati in qualsiasi formato (video, ipertesto, testo). I lavori, in lingua italiana o inglese, dovranno essere inviati in sede ASFOR, con consegna diretta o tramite posta all’indirizzo ASFOR, Viale Beatrice d’Este n.10, 20122 Milano o via e-mail all’indirizzo [email protected], entro e non oltre il 2 maggio 2011 (ore 24:00). L’assegnazione del Premio è prevista per il mese di giugno 2011 in occasione della IX Giornata della Formazione Manageriale ASFOR. Il Presidente ASFOR Prof. Vladimir Nanut Verranno prese in considerazione le Tesi di Laurea Specialistica e di Dottorato di Ricerca discusse nelle sessioni comprese tra il 1 gennaio 2009 e il 31 marzo 2011. 8 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR SEZIONE 1 Atti e contributi di riflessione tratti dalla VIII GIORNATA DELLA FORMAZIONE MANAGERIALE ASFOR in memoria di Claudio Dematté MODELLI DI LEADERSHIP INNOVATIVA PER UN’ECONOMIA GLOBALE E SOSTENIBILE Host: SDA Bocconi – Università Luigi Bocconi (Aula Magna) Milano, 17 giugno 2010 Apertura lavori tetizzava nei seguenti termini: di fronte ad un problema complesso è necessario suddividerlo in parti più semplici, entrare in profondità in ognuna delle parti senza mai dimenticare le relazioni che uniscono le une alle altre. Detto in altri termini, suggeriva di avere prima quella che lui definiva una helicopter view per poter avere una visione globale per poi zoomare sui singoli aspetti. Al contrario di altri, Claudio Dematté non solo teorizzava questo approccio, ma lo applicava quotidianamente e quindi sapeva “guardare l’albero senza perdere la visione della foresta”, come usano dire noti economisti. Nella Sua ricerca della continua innovazione, Claudio Dematté, a partire dalla metà degli anni Settanta, mi chiese di occuparmi di management pubblico, che per i tempi era qualcosa di molto strano e per certi aspetti anche incomprensibile da coloro che vivevano nelle amministrazioni pubbliche, quando non esplicitamente ostacolato da chi considerava il settore pubblico terreno solo per studiosi di politologia, sociologia, diritto costituzionale e diritto amministrativo. Quando, alla fine degli anni Settanta, riuscii a proporre alcuni programmi che avevano una certa consistenza, Claudio Dematté ne divenne un convinto sostenitore e mi permise di realizzarli vincendo lo scetticismo di quasi tutti i docenti che in quel periodo avevano peso decisionale in Bocconi. Appoggiò la costituzione di un’Area Amministrazioni Pubbliche e poi di una Divisione che nel tempo ha assunto dimensioni significative. Avendo due personalità abbastanza spiccate (per quel che mi riguarda è un peccato di scarsa modestia, mentre per Claudio è un doveroso riconoscimento da parte mia), ci siamo spesso trovati su posizioni diverse, anche su temi per i quali condividevamo in genere la visione di fondo. Si può dire che in genere avevamo gli stessi obiettivi, ma perseguivamo due diverse vie per raggiungerli. Tuttavia, poiché ci siamo sempre rispettati a vicenda sia sul piano umano che personale e abbiamo sempre creduto che la trasparenza dovesse essere alla base di qualsiasi rapporto, siamo riusciti a governare la SDA per sei anni, io come Direttore e Lui come Presidente, in un periodo che per me è stato irripetibile e pieno di grandi soddisfazioni. Molti colleghi avevano previsto nel 1997 una difficile convivenza di quella “strana coppia”, ma a posteriori hanno dovuto riconoscere alla fine del 2002 che eravamo riusciti a proseguire ed accelerare lo sviluppo della SDA, inserendola nel processo di accreditamento EQUIS, che ne ha fatto definitivamente una scuola di livello europeo ed internazionale. Non posso dimenticare in questo mio ricordo che è stato proprio Claudio Demattè a chiedermi di sostituirlo agli inizi degli anni Novanta nel Consiglio ASFOR, sulla base di un gentlemen agreement: “fino a quando resterai in quella posizione, devi promettermi di impegnarti fino in fondo poiché la forza di Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Spetta a me, quale componente del Consiglio Direttivo e Coordinatore Area Ricerca, su delega del Presidente Luigi Pieraccioni, che per motivi di salute non può essere presente, aprire i lavori dando a tutti Voi il benvenuto all’VIII Giornata della Formazione Manageriale ASFOR, che quest’anno abbiamo voluto dedicare alla memoria di Claudio Dematté, che alcuni dei presenti ricordano come uno dei fondatori di ASFOR nell’ormai lontano 1971 e come fondatore della SDA all’interno dell’Università Bocconi alla fine degli anni Sessanta, in un periodo non facile dal punto di vista sociale. Anche i più giovani e coloro che non hanno conosciuto direttamente Claudio Dematté ma che operano nel mondo della formazione manageriale ne avranno sentito parlare o avranno letto i Suoi scritti, poiché Claudio è una di quelle persone che non passano inosservate. Posso dire di essere della stessa generazione, pur avendo pochi anni meno di lui, ed ho vissuto una stagione piena di entusiasmo, di passioni e di speranze. Ricordo quando nel febbraio 1969 la Bocconi fu teatro di una lunga occupazione e Claudio si trovò da un lato a difendere animatamente e non senza momenti di tensione la funzione sociale della SDA (la Business School come appariva da un grande manifesto appeso all’entrata della prima sede di via Sarfatti 25) contro le critiche del movimento studentesco e dall’altro dimostrò una grande autonomia di pensiero rispetto al potere costituito, poiché fece lezione in pensionato per gli studenti, pur essendo assistente del Professor Dell’Amore, Rettore dell’Università. Questi due tratti del Suo carattere lo hanno accompagnato per tutta la vita sul piano personale e professionale: grande capacità di vivere i problemi concreti e di ascoltare i propri sentimenti e ciò che proveniva dalla società e capacità di entrare nei “luoghi del potere” senza mai entrare nei “giochi del potere”. Claudio Dematté ha ricoperto incarichi di notevole prestigio con lo spirito del “visionario”, nel senso da lui stesso richiamato, ossia di colui che ha una visione (è inutile scomodare il termine inglese di vision) sul futuro e su ciò che la società richiede oggi per preparare un futuro migliore. Il Suo impegno in università, nella SDA, nelle banche, nelle Ferrovie dello Stato, in RAI e in tanti altri ambiti è stato guidato da un’idea: come poter cambiare queste realtà per migliorarle e per renderle più adeguate alle esigenze delle persone. Sul piano scientifico e didattico, Claudio Dematté suggeriva un metodo molto efficace che sin9 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR formazione: come ASFOR abbiamo elaborato e avremo modo di presentare alcune proposte per dare concretezza a questa indicazione. In secondo luogo, la sottolineatura del ruolo della formazione a sostegno dello sviluppo, con particolare riferimento alle Regioni meridionali, che si inserisce nella riflessione sul 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. Senza il superamento del divario economico e sociale tra diverse aree, l’Unità del Paese non potrà dirsi realizzata in modo completo e sostanziale. Il terzo aspetto riguarda il riconoscimento del fatto che il Paese è dotato di grandi energie che spetta a noi, ai leader innovativi e innovatori, sprigionare e tradurre in condizioni favorevoli al recupero della produttività e competitività nella società globale. Cedo ora la parola al Prof. Vincenzo Perrone che nella Sua veste di Prorettore alla Ricerca dell’Università Bocconi porta i saluti del Rettore Prof. Guido Tabellini. Molti dei presenti conoscono il collega Perrone come profondo studioso di management e sono quindi sicuro che il suo intervento non rappresenterà un semplice saluto, ma sarà l’occasione per sottoporre all’attenzione di tutti alcune considerazioni di merito sul tema che abbiamo posto al centro della VIII Giornata sulla Formazione Manageriale. Al suo intervento farà seguito quello del Dean della SDA, Prof. Alberto Grando, che, a sua volta, potrà presentarci sinteticamente il punto di vista di chi, in questo difficile momento dell’economia, ha la responsabilità di guidare una delle più grandi e – mi sarà perdonato un po’ di orgoglio di appartenenza – più prestigiose realtà della post graduate ed executive education del nostro Paese e a livello internazionale. un’associazione diventa la forza di ogni associato”. Questo ho cercato di fare, spetta ai colleghi con i quali ho condiviso 20 anni di esperienza nel Consiglio Direttivo e a tutti i soci dell’ASFOR dire se ho mantenuto questa promessa. Prima di entrare nel vivo dei nostri lavori chiedo al Vice Presidente Dott. Vittorio Paravia di leggere i messaggi pervenuti dal Presidente della Repubblica e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Vittorio Paravia, Vice Presidente ASFOR Prima di leggervi il messaggio del Capo dello Stato desidero innanzitutto rivolgere un pensiero al nostro Presidente Luigi Pieraccioni per una pronta guarigione ed un ringraziamento all’amico Elio Borgonovi per aver accettato, dalla presidenza ASFOR, di presiedere questa giornata particolarmente importante per la nostra Associazione. Vi do lettura del messaggio del Capo dello Stato che è pervenuto tramite il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica: «In occasione dell’ottava Giornata di studio “Modelli di leadership innovativa per un’economica globale e sostenibile”, il Presidente della Repubblica desidera esprimere i sensi del suo vivo apprezzamento all’ASFOR per l’appassionato impegno profuso, in quarant’anni di prestigiosa attività, nel campo dell’alta formazione aziendale e per la costante e responsabile attenzione rivolta alle vicende generali del Paese e alla crescita del Mezzogiorno. Sin dalla sua costituzione nel 1971 il sodalizio ha stimolato e favorito la qualificazione di una classe manageriale colta, sempre più consapevole della funzione sociale del lavoro e del ruolo trainante che il mondo produttivo può avere nell’affermazione di un modello di sviluppo foriero di un reale progresso culturale e civile e di un benessere diffuso. Tale missione associativa assume un rilievo particolarmente significativo nell’attuale, difficile congiuntura economica: il sistema Paese deve essere in grado, infatti, di mettere a frutto strategicamente il patrimonio di esperienza e di energia imprenditoriale di cui è ricco e deve poter coltivare e valorizzare al meglio i suoi talenti più promettenti, continuando ad investire nella preparazione professionale e nell’innovazione scientifica e tecnologica. In questo spirito, il Capo dello Stato rivolge a Lei, gentile dottore, agli illustri relatori e a tutti i convenuti fervidi auguri di buon lavoro, ai quali unisco i miei saluti più cordiali. Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica». A questo si aggiunge il messaggio del Presidente del Consiglio dei Ministri che, «nell’augurare ogni successo all’iniziativa», ci comunica di aver concesso, anche quest’anno, il Patrocinio alla VIII Giornata della Formazione Manageriale. Dichiaro aperti i lavori e passo la parola al Consigliere ASFOR Elio Borgonovi chairman della nostra giornata. Buon lavoro. Saluti di benvenuto Vincenzo Perrone, Prorettore per la Ricerca Università Luigi Bocconi Buongiorno a tutti. Innanzitutto i saluti che vi porgo sono anche a nome del Rettore Prof. Guido Tabellini, che vi saluta. Effettivamente l’occasione è anche quella di prendersi cinque minuti per riflettere sul tema che avete scelto per il convegno. Io ho diretto l’area Organizzazione Personale della SDA per diverso tempo e mi occupo quindi di problematiche manageriali e a noi spettano soprattutto i programmi di sviluppo della leadership. Tutti voi avrete probabilmente organizzato corsi su questo tema e varrebbe la pena fare una riflessione. Ricordo quando mi toccava andare a discutere con le aziende che tipi di programmi volevano fare in questo ambito. A volte ci si trovava a discutere di pretese abbastanza strane, del tipo: “guardi, noi abbiamo un’azienda dove i nostri manager sono un po’ seduti, tradizionali, li vediamo resistenti al cambiamento. Abbiamo pensato di fare un’iniziativa di formazione ma la vorremmo veramente valida, capace di trasformarli. Abbiamo già il titolo pronto: da manager a leader. Un paio di giorni, fuori sede, magari facciamo anche un po’ di outdoor”. E in queste situazioni chi, come penso tutti voi, ha un minimo di esperienza, un minimo di sensibilità sui processi di cambiamento delle persone adulte, pensa che solo con l’imposizione delle mani sulla testa dei partecipanti, in due giorni…con le tecniche normali, uno prende un manager, resistente, di 50 anni e lo trasforma in un leader… e se poi non ci si fermava, doveva essere anche carismatico, perché poi questa era la parola magi- Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Mi sembra che nel messaggio del Presidente della Repubblica vengano sottolineati almeno tre aspetti che sono al centro di questa giornata. Innanzitutto, l’importanza e il ruolo dell’alta 10 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR un palazzo bello, prendiamo i migliori docenti, andiamo a vedere nelle altre scuole i migliori programmi, tutto questo ha un costo. La formazione se ha un rendimento - e noi dobbiamo essere capaci di dimostrare che questo ritorno sull’investimento c’è - merita di essere pagata per quello che vale. Infine ci sono altri due aspetti che mi piace ricordare. Ci sono delle ricerche che dicono che fondamentalmente un leader credibile è un leader che sa prendere su di se dei pesi, dei carichi, che ha una disponibilità a sacrificarsi per il bene comune, questo lo rende credibile agli occhi dei followers, delle persone che lo dovrebbero accompagnare e seguire. L’integrità morale – e qui voi avete le parole “globale” e “sostenibile” - l’integrità morale è un altro ingrediente fondamentale perché si eserciti la leadership. E anche la crisi, con tutti gli scandali che l’hanno accompagnata, dovrebbe far suonare un campanello d’allarme su un tema rilevante per noi: come si fa a promuovere leader integri, dal punto di vista anche dei principi morali ed etici sui quali fondano la loro azione? Tema difficilissimo, ma è importante che ci si confronti e penso che una assise come questa possa discutere e pensare. L’altra cosa rilevante è che Claudio era di una energia pazzesca: riusciva a sostenere, forse perché era trentino, con quella sua fibra da alpino, una quantità di lavoro eccezionale. Anche qui le ricerche che abbiamo sui leader sottolineano la dimensione della stamina, cioè della capacità di resistenza anche fisica, da un lato e dall’altro lato ci stanno facendo sempre più vedere come quei ruoli siano i ruoli più fragili dal punto di vista dello stress e quindi dalla salute. E forse la fine improvvisa poi della vita di Claudio dovrebbe farci riflettere su quali siano i prezzi che le organizzazioni fanno pagare alle persone che se ne assumono la responsabilità. Ed è importante che si parli, e questo lo dice Pfeffer un noto professore americano in un articolo recente, che dice ”mi fa piacere che si parli di sostenibilità ambientale e che ci si commuova per il cormorano pregno di gasolio della baia del Golfo del Messico e quant’altro, ma non è che dovremmo anche parlare di organizzazioni che promuovono la sostenibilità umana? Non è che ci dovrebbe essere la stessa sensibilità di fronte al fatto che ci sono i suicidi in France Telecom, o che ci sono conseguenze dei licenziamenti?”. Lui fa anche dei calcoli sul rapporto che c’è tra caduta delle protezioni del welfare dal punto di vista sanitario e previdenziale, costi per il sistema pubblico dell’aggravarsi delle condizioni di salute delle persone esposte a condizioni di lavoro precarie e dice: come mai questo costo non interessa nessuno, mentre il costo di un’emissione di CO2 è diventata una cosa che appassiona tutti quanti? Voi che vi occupate di persone dovreste affermare che le organizzazioni dovrebbero essere sostenibili in primo luogo per le persone che vi lavorano. La centralità dei produttori di valore (da distinguere bene dagli improduttivi) dovrebbe tornare, senza incrostazioni ideologiche, di assoluta attualità. Un’altra cosa, Claudio era in grado di sviluppare attorno a se giovani. Io non sono più giovane ma sono un esempio delle persone che sono state aiutate a crescere da un mentore come lui. La capacità di mentoring dei leader è un’altra questione fondamentale: richiede la capacità di superare l’egoismo e il senso di immortalità che suggerisce la grande o piccola dose di narcisismo che tutti abbiamo dentro, ma fa la differenza fra le persone che lasciano dietro di se un’eredità importante come il gruppo dirigente che poi ha saputo tenere la SDA ai livelli in ca. Rapporto mezzi, fini. Pensate a quanto ci vuole per cambiare, alla nostra età, un comportamento, degli atteggiamenti, rendere una persona che tende ad accentrare capace di coinvolgere gli altri. Ma di leadership c’è molto bisogno, in particolare la stessa crisi che stiamo vivendo ci pone davanti modelli di leadership diversi: una leadership che è mancata prima, una leadership che viene invocata adesso che dovrebbe essere capace di risolvere tutti i problemi, non solo a livello aziendale ma a livello nazionale. Un tema, quindi, delicatissimo, soprattutto in rapporto al contributo che la formazione può dare per sviluppare leader. Quando sono stato invitato a salutarvi questa mattina ovviamente ho collegato il tema al fatto che questo è un convegno in memoria di Claudio Dematté. Ho iniziato a lavorare con Claudio a stretto contatto nel 1988, perché facevamo parte insieme del gruppo che ha fondato la rivista “Economia & Management”. Le tre/quattro cose che vorrei dire sulla leadership, prima di salutarvi, ricalcano il ricordo che ho di Claudio. La prima cosa è sottolineare il legame che avete posto anche nel titolo tra leadership e innovazione. Non è cosi scontato. E’ come voler sottolineare nel leader una componente più di tipo imprenditoriale, non è solo la persona che sa gestire bene gli altri, che sa tirarseli dietro in rapporto ad un progetto che è già stato definito, agli obiettivi che sono dati. È qualcuno che guarda là dove stanno guardando tutti, ma che riesce a vedere qualcosa che ancora gli altri non hanno visto. Questa capacità di anticipare e di inventarsi qualcosa di nuovo era la capacità di Claudio. Poi darò la parola all’amico Alberto Grando che dirige la SDA. La SDA è il risultato di una capacità imprenditoriale innovativa soprattutto di Claudio Dematté ed è il segno di quello che ci si aspetta oggi, penso, dai leader. Non solo portarsi dietro, ispirare, motivare le persone che lavorano con loro, ma riuscire ad inventarsi spazi, idee, occasioni di crescita importanti. E questo è fondamentale in un Paese come il nostro, nell’Europa nella quale ci troviamo dove il tema di rimettere in moto la crescita, di trovare cose nuove è fondamentale. Allora, per noi che ci occupiamo di formazione la questione è: riusciamo a selezionare e sviluppare persone che hanno anche questa capacità? Riusciamo a creare organizzazioni che sanno far crescere questa capacità, che la rispettano? La Bocconi di tanti anni fa, ad esempio, fu capace di dare ad un giovane Dematté l’opportunità di creare dal nulla, insieme ad altri colleghi, una cosa importante come è stata ed è la SDA Bocconi. L’altra intuizione fondamentale di Claudio che dovrebbe consolare oggi, visti i tempi di crisi - immagino ciascuno di voi alle prese con i tagli di budget sulla formazione e discorsi che si fanno anche a livello pubblico di tagli alla spesa - fu che per una buona educazione si deve pagare un buon prezzo. Un mio amico americano dice “If you believe education is expensive, try ignorance”, se pensate che l’educazione sia costosa, provate l’ignoranza. Questa è stata l’intuizione di Claudio: un MBA deve costare anche in Italia, anche in Europa, per quello che da, per il fatto di essere un meccanismo di promozione delle abilità dell’individuo, che gli consente di raggiungere posizioni e opportunità di lavoro migliori. E tutto questo, se deve essere offerto alle condizioni migliori, con i migliori docenti, nelle migliori strutture – anche questo era un suo punto di attenzione costante, il fatto di creare attorno a se un ambiente bello. La passione per l’arte, che poi avete visto testimoniata anche nel foyer di questa nuova Aula Magna, era la passione di Claudio - costruiamo 11 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR che occasioni di lavorare con Claudio proprio perché mi occupavo di temi differenti. Ma per due volte, nei primi 3 anni della mia carriera, sono stato convocato nel suo ufficio e, tutte e due le volte, è stato per dirmi che cosa avevo sbagliato. Sin dal primo incontro sono rimasto molto colpito dalla sua capacità di dare un feedback negativo con serenità, guardandoti negli occhi e cercando di farti capire il percorso di miglioramento. Tuttora ricordo con molto piacere e gratitudine questi due incontri da giovane ricercatore, chiamato dal Direttore della Scuola, con la D maiuscola, non per ricevere dei complimenti questo lo faceva nei corridoi se era il caso - ma sostanzialmente per farmi notare che stavo compiendo alcuni passi sbagliati; consigli molto utili che negli anni ho compreso sempre di più. Claudio è stato l’artefice al tempo stesso della costruzione della Scuola e, all’interno della Bocconi, di un nuovo modo di affrontare il tema della formazione. E’ stato uno dei più grandi sostenitori della nascita di ASFOR, che ha sempre supportato con forza e dedizione. Una cosa che tutti riconoscevamo a Claudio era proprio la sua visione più acuta della media delle persone con cui lavorava, la capacità di indicare in anticipo determinati fenomeni. Andando a vedere i suoi scritti, si riconoscono veramente indicazioni illuminate che non sempre, purtroppo, siamo stati poi in grado di perseguire come lui avrebbe voluto. Era un docente apprezzato dagli studenti, dai colleghi, molto attento all’Economia Reale. Proprio su questo vorrei sottolineare un aspetto perché so che Claudio lo avrebbe fatto. A volte le imprese nel rapporto con le università hanno la sensazione che si faccia ricerca avulsa, fine a se stessa. Io sono certo che nella nostra Scuola, ma anche in Università Bocconi, questo è un rischio che non corriamo in quanto lavoriamo quotidianamente con le aziende. Claudio ci ha insegnato a lavorare “sporcandoci le mani”, se così si può dire, avendo sempre ben presente quello che era il servizio che dobbiamo rendere alla collettività. Lui stesso si è anche molto impegnato, prima della sua prematura scomparsa, come Civil Servant in RAI, in Ferrovie dello Stato e in molte altre aziende, portando la freschezza delle sue idee. Chiudo con due sue frasi che mi piace sempre ricordare. Nel 2003, poco prima che Claudio ci lasciasse, in chiusura della II Giornata della Formazione Manageriale ASFOR, Claudio metteva in evidenza “la Formazione è un bene pubblico perché è un bene che serve a tutta la collettività”. Questo deve essere ricordato sempre, lo deve ricordare chi assume decisioni in merito al futuro della formazione e dell’istruzione nel nostro Paese, come in altri Paesi. E poi ancora un’altra frase molto sintetica, che secondo me è illuminante:“La formazione è la risorsa delle risorse”. Questo può essere interpretato in due sensi: la risorsa della risorsa fondamentale, che sono le persone, il capitale intellettuale; quindi la formazione è il propellente che fa funzionare la crescita, lo sviluppo delle persone e, attraverso le persone, delle aziende, delle istituzioni e dei Paesi. Ma può anche essere visto come “la formazione è la risorsa delle risorse” nel senso assoluto del termine, cioè fra tutte le risorse che qualsiasi istituzione o azienda consumi per produrre valore, la formazione è probabilmente quella più ad alto valore. Quindi sta proprio a noi valorizzarla e sono certo che durante questa giornata, coniugando il tema della formazione con i concetti di leadership, innovazione e sostenibilità, avrete sicuramente modo di darci utili suggerimenti. cui era ed aiutarla a migliorare nel tempo, e persone che fanno morire le iniziative che hanno creato, insieme a loro. Claudio era anche una persona che sapeva sorridere. Di gusto e col cuore e a tutti. Anche qui ci sono fior di ricerche che dicono che il senso dell’humour è una dote fondamentale che fa la differenza fra l’essere un buon leader e il non esserlo affatto. L’ultima cosa che voglio ricordare con noi è all’apparenza di poco conto: negli ultimi anni della sua vita, Claudio aveva deciso di non mettere più la cravatta. E’ per questo che oggi mi vedete scravattato, qui sul palco: è anche questo un modo per ricordarlo. Lui aveva deciso di adottare dei dolcevita, che non mi son azzardato a mettere sia per il caldo di oggi che per questioni di gusto personale. Ma mi piace ricordare questo fatto: perché anche l’idea di rompere qualche schema ad un certo punto - lui aveva già una certa età - ed il presentarsi alle riunioni della Bocconi con un segno in più di indipendenza di pensiero e di azione, è quello che ha fatto di Claudio un leader che ci manca moltissimo anche adesso. Io vi ringrazio, la solita frase che dico nei casi come questo in cui porgo i saluti è che mi piacerebbe molto stare con voi tutto il giorno ma abbiamo un impegno che ci aspetta, mi spiace davvero non poter discutere di queste cose con voi. Grazie. Alberto Grando, Dean SDA Bocconi School of Management Sul tema “Modelli di Leadership Innovativa per un’Economia Globale e Sostenibile” vorrei sottolineare alcuni aspetti su quelle che sono le caratteristiche che un leader dovrebbe avere e sull’importanza di collegare la leadership al cambiamento e all’innovazione. Dalle ricerche che noi conduciamo su questo tema emergono determinate caratteristiche per un Leader: la capacità di assumere responsabilità in senso pieno e fare mentoring sul proprio team, il lavoro di gruppo, operare assumendo decisioni in condizione di incertezza, assumersi dei rischi. Uno dei grandi pericoli che io vedo in molte organizzazioni, a fronte della volatilità del mondo esterno, è il meccanismo “analisi/paralisi” cioè continuare a voler analizzare un fenomeno che cambia e rimanere paralizzati dall’incapacità di assumere delle decisioni. Oggi il compito più difficile è invece proprio quello di prendere delle decisioni coraggiose, quasi visionarie in un momento tough, duro, in cui spesso le decisioni coincidono con scelte sofferte. Un orientamento al risultato, dove per risultato non intendiamo solamente quello aziendale ma quello complessivo della collettività, che è ciò che ogni leader credo debba servire. Quello che stiamo vivendo è un momento obbiettivamente non facile, tutto noi lo sappiamo, lo viviamo sulla nostra pelle, soprattutto chi lavora in azienda o chi come noi fa attività di ricerca e formazione per le aziende e con le aziende, ma non dobbiamo mai dimenticare che la vera risorsa di un Paese sono i Giovani su cui è importante investire, cosa che per l’appunto Claudio Dematté ha sempre fatto. Non bisogna quindi abdicare al ruolo intellettuale e di stimolo per la collettività. Noi dobbiamo assumerci l’impegno di alzare la testa, vedere lontano e aiutare le aziende e le istituzioni a guardare oltre. In questa giornata a lui dedicata, per me e’ un grande onore ricordare Claudio Dematté. Sono entrato a lavorare in SDA Bocconi nel 1983 e nei primi tempi ho avuto po12 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Prima Sessione Il ruolo della Formazione per un’economia globale sostenibile ve, quale ad esempio la defiscalizzazione dei costi per la formazione che non deve essere intesa come un trattamento privilegiato, ma come il riconoscimento e un sostegno ad investimenti con elevato ritorno per chi li compie e per l’intera società. In questa mia introduzione non vorrei soffermarmi sulle singole proposte concrete, che rimando ad una lettura puntuale del Manifesto e che, evidentemente, si modificano in relazione alle differenti situazioni dell’economia e della società. Spetterà al Consiglio Direttivo rivedere e ridefinire tali proposte in rapporto all’evoluzione del contesto normativo ed economico. Vorrei invece mettere in evidenza che con l’adesione al Manifesto per una formazione di qualità e l’adesione al Codice di comportamento i Soci ASFOR si pongono in prima linea nell’impegno di assumere “comportamenti virtuosi” secondo i quali deve esistere un “value for money” della formazione. Ossia una qualità che deve essere conforme alle reali esigenze degli utenti di programmi e servizi formativi, siano essi individui o imprese o istituzioni pubbliche. Per i Soci ASFOR non vale la logica spesso recepita da altri sistemi secondo cui “alti prezzi sono indicatori immediati di alta qualità”, ma al contrario vale il principio secondo cui una “formazione di alta qualità preceduta da puntuale analisi dei fabbisogni e seguita dal monitoraggio e verifica dell’apprendimento e dell’impatto organizzativo, richiede adeguati livelli di prezzi e non consente sconti al ribasso”. La speranza è che questo disegno sia condiviso e possa essere un valore per i Soci ASFOR, e più in generale per il Sistema Formativo, e una leva di competitività per il Paese. Passiamo ora a sviluppare direttamente, attraverso i nostri relatori, i temi della prima sessione: il ruolo della formazione nel contesto dell’economia globale ed il contributo che essa può dare al superamento della crisi per uno sviluppo sostenibile. Abbiamo chiesto a Franco Bruni di affrontare il tema sottolineando maggiormente l’aspetto economico e a Nando Delai di mettere in evidenza le relazioni tra la dimensione economica e quella sociale. Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Nell’introdurre i lavori della prima sessione vorrei ricordare che ASFOR fin dalla sua costituzione è orientata ad un processo di continuo miglioramento dell’offerta formativa, azione che nel 2007 si è tradotta nell’elaborazione di un Manifesto per la Formazione Manageriale, documento che è stato aggiornato nel 2010 per adeguarlo alle mutate condizioni dell’economia e della società. Esso è stato approvato dai Soci in un periodo, il 2007, nel quale non si erano ancora manifestati in pieno gli effetti negativi della crisi finanziaria e dell’economia reale, anche se erano presenti i primi sintomi della stessa. Per questo possiamo dire che è stato anticiclico rispetto alla cultura dominante. Nella versione del Manifesto 2010 “Formazione Manageriale leva strategica per la competitività” appare ancora più evidente il concetto di formazione come “investimento nelle persone”, nel cosiddetto “capitale intangibile” o “relazionale”, che può aiutare il Paese ad uscire dalla crisi con un modello di economia più sostenibile e solidale. ASFOR non vuole essere un’Associazione di tipo sindacale e quindi il Manifesto non ha lo scopo di rivendicare un mero aumento quantitativo della formazione, ma intende sottolineare l’esigenza che il Paese e le singole Regioni si dotino di politiche di sostegno per la formazione di qualità che favorisce una maggiore produttività delle imprese, delle amministrazioni pubbliche e di altre istituzioni pubbliche o private e rafforza la competitività del Sistema Paese. Tramite il Manifesto, ASFOR ha inteso proporre alcune linee di intervento e dare la propria disponibilità alle istituzioni pubbliche, ai regolatori, ai ministeri e assessorati regionali, per predisporre organiche politiche per la formazione. L’idea di fondo è quella di dotare il Paese di un grande Progetto di Formazione Manageriale, che partendo da una rigorosa e realistica analisi dei trend della domanda consenta di specificare le caratteristiche dei programmi formativi e coinvolga direttamente ASFOR e le Istituzioni di Alta formazione. Progetto che, seguendo una logica bottom up, sia in grado di raccogliere attorno ad un tavolo tutti gli operatori che esprimono la domanda (le imprese della cosiddetta economia reale, le imprese dell’economia finanziaria, le istituzioni pubbliche, il non profit e gli altri corpi sociali) e l’offerta (scuole di management universitarie e non, società di consulenza, corporate university). ASFOR offre le proprie competenze, peraltro ben conscia del fatto che non tutte le competenze del Paese stanno al proprio interno, ma altrettanto sicura che quarantanni d’esperienza e oltre settanta associati costituiscono un patrimonio da cui è difficile prescindere. Per ASFOR collaborazione con altri soggetti significa dare e ricevere, ascoltare e proporre, avere una chiara visione sulle professionalità emergenti in un’economia e società globalizzata, da cui far discendere contenuti e modalità didattiche e di apprendimento efficaci e di qualità. Nel Manifesto ASFOR sono elencate alcune proposte operati- Franco Bruni, Professore Ordinario di teoria e politica monetaria internazionale Università Luigi Bocconi Sono stato molto colpito dalle parole di Perrone e di Grando su Claudio Dematté che mi hanno improvvisamente suscitato dei ricordi. Io ho conosciuto Claudio come professore al terzo anno di università, quando ho sostenuto l’esame di tecnica bancaria. Un esame su una materia molto tradizionale e l’esame era ancora più tradizionale ed io non avevo particolare attrazione per la materia, mi interessavo più di politica economica, e non ero preparatissimo. Sono finito per caso nel tavolino d’angolo della stanza dove si tenevano gli esami, dove era seduto Claudio che era un po’ un outsider, giovane, diverso dagli altri assistenti, e ho finito per fare l’esame con lui. E’ stato un piacere eccezionale, siamo stati insieme per più di mezzora, 13 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR ha saputo tirare fuori tutto quello che sapevo e che aveva una qualche relazione con la materia, mi ha fatto sentire che si trattava di cose che andavano ben al di là di quegli schemi barbosi che c’erano nel libro di testo. L’altro ricordo molto forte che ho di lui è quando come direttore della SDA mi ha guidato nella creazione del Master in International Economics and Management che abbiamo costituito come un prodotto molto nuovo perché è stato il primo master internazionale in inglese, interdisciplinare, dove si mescolavano gli aspetti aziendali e gli aspetti più macroeconomici e politici. Questi due ricordi sono pieni di questi suoi occhi brucianti che quando ti guardavano ti caricavano e nello stesso tempo ti fulminavano e della sua capacità di generare situazioni innovative e di tirar fuori il meglio dalle persone che lo circondavano. A me è stato affidato un intervento che faccia un po’ da saldo tra la situazione critica che vive l’economia internazionale e i problemi della formazione. Noi sappiamo che le cause della crisi sono tante, in larga parte risiedono in politiche economiche inadeguate, ci sono state politiche monetarie e creditizie troppo espansive, da tanto prima della crisi, che hanno creato troppo credito e hanno fatto in modo che questo credito fosse utilizzato male anche perché era troppo a buon mercato. Politiche monetarie molto attente a non lasciare cadere i prezzi di borse, a non lasciare scoppiare i prezzi delle case e molto meno attente a creare un clima di stabilità nel lungo periodo. Inoltre, politiche di regolamentazione e di vigilanza finanziaria disattente, male organizzate, catturate dagli interessi degli operatori di mercato e non raramente dagli interessi dei politici, che proteggevano le grandi banche o addirittura sospingevano il sistema creditizio verso operazioni rischiose ma che erano politicamente ripaganti. Come è successo negli Stati Uniti con il fortissimo incitamento politico al credito immobiliare che rispondeva a incentivi di natura politica, come è successo in forma diversa in Germania con le landesbank locali e politicizzate, come è successo in Spagna e adesso purtroppo il conto spagnolo sta per arrivare sul tavolo internazionale, con le piccole casse locali molto influenzate dalla politiche e catturate dagli interessi locali. Stiamo attenti noi con l’amore per le banche locali che sta stranamente sviluppandosi nel Paese. Naturalmente ci sono stati anche comportamenti individuali degli operatori sui mercati finanziari che sono responsabili della crisi: vista corta, quella che in inglese si chiama greed cioè avidità, herding cioè il comportamento tipo gregge in cui tutti fanno la stessa cosa perché così nessuno può criticare, cattiva governance con scarsa valorizzazione del risk management nelle banche, scarso ruolo degli amministratori indipendenti, conflitti di interesse, vere proprie truffe, incompetenza grandissima di molti operatori finanziari nella valutazione dei rischi. Personalmente però per il mio tipo di mentalità e di impostazione o anche per distorsione professionale, io preferisco guardare ai comportamenti individuali e privati come i risultati degli incentivi che sono posti dalle politiche pubbliche e preferisco guardare a queste politiche come quelle su cui incidere per migliorare le cose, non mi piace affidarmi alla buona volontà degli individui. Per esempio in una situazione dove il costo della liquidità con cui finanziare le posizioni di rischio e le speculazioni è molto basso, e dove le aspettative di salvataggi pubblici di chi falli- sce sono molto alte, l’eccesso di rischio e i comportamenti da gregge sono inevitabili. La concorrenza fra i gestori di portafogli in queste situazioni tende a nascondere ai gestiti i rischi estremi e sono proprio quelli che poi quando capitano fanno danni. Un altro esempio in una situazione in cui le autorità in Paesi diversi, magari nella stessa area monetaria come l’Euro, regolano e vigilano i mercati in modo diverso e non vogliono accentrare le informazioni di vigilanza a livello sovranazionale, diventano un incentivo inevitabile, irresistibile per i banchieri a farsi regolare da chi è più tollerante e anche una difficoltà da parte loro a capire la situazione d’insieme della congiuntura internazionale. Quindi per evitare le crisi credo che sia soprattutto importante cambiare i comportamenti delle autorità. Qui se volete c’è un primo insegnamento della crisi per la formazione, cioè il bisogno di formare e riqualificare chi opera nelle autorità monetarie di regolamentazione e di vigilanza, per limitarsi a queste perché sono quelle di cui ho parlato. Si tratta di una formazione di stampo internazionale della quale c’è un grande bisogno, una grande domanda, che si svolge bene insieme a quella del personale che poi lavora invece negli operatori di mercato, perché le conoscenze spesso sono le stesse anche se poi alcuni dei migliori possono andare a lavorare nelle istituzioni di regolamentazione anziché nelle istituzioni regolate. Io credo che ci possa essere un effetto importante nell’accelerare e nel sviluppare questo tipo di formazione, anche perché si tratta di ridurre i differenziali di remunerazione che ci sono oggi tra chi lavora nei regolati e chi lavora nei regolatori. Chi lavora nei regolatori oggi non riesce ad essere pagato abbastanza e quindi la qualità dei regolatori dal punto di vista tecnico è inferiore alla qualità dei regolati. Le scuole di formazione e le università potrebbero fare molto per aumentare il numero delle persone capaci e quindi aumentando la quantità di persone capaci automaticamente questo differenziale si ridurrebbe e sarebbe possibile anche per le autorità pubbliche procurarsi le persone giuste per far fronte alle capacità tecniche dei regolati. Oltretutto con un servizio di placement abbastanza responsabile e una sua strategia si può anche forse interferire in quel brutto fenomeno che è il revolving doors, cioè quella situazione in cui chi lavora nei regolati poi va a lavorare nei regolatori e viceversa, il che va molto bene ma ci vuole qualcuno che professionalmente garantisca la correttezza di questi passaggi e magari li faccia diventare più virtuosi e meno viziosi. Vorrei aggiungere ancora qualche osservazione sui contenuti della formazione che credo siano sollecitati dalla crisi finanziaria. Senza parlare di un argomento che conosco molto poco ma che so essere importantissimo: il problema della financial literacy. Cioè della formazione minima di base che è necessario dare in tutto il mondo perché è un problema comune a tutti i Paesi, alla cittadinanza tutta con una formazione capillare, distribuita che parta dalle scuole perché la gente abbia un pochino più consapevolezza delle logiche finanziarie, ma è già troppo chiamarle così, elementari, in quanto dalle ricerche e questionari ormai abbondanti in letteratura, questa capacità di fare anche ragionamenti minimi di carattere economico-finanziario è insufficiente nella cittadinanza comune e quindi mette la gente alla mercé dell’imbroglio continuo. Qui c’è un grosso problema di organizzazione e di formazione a cui sono chiamate anche per senso civico, le università, le scuole di formazione e gli 14 S EZIONE 1 – A TTI dinare tutto questo, per chi di voi fosse interessato c’è nel sito della Banca d’Italia un bellissimo discorso riassuntivo di Ignazio Visco che spiega il problema in Italia e la strategia della Banca d’Italia. Io invece vorrei accennare a qualche altro contributo meno elementare. Anche se ho già detto di ritenere prioritario il miglioramento del comportamento delle autorità rispetto all’etica dei privati, perché penso che il comportamento dei privati sia determinato molto dagli incentivi e dai controlli che vengono dall’alto, qualcosa da insegnare sul fronte dell’etica c’è senz’altro. Per essere efficace bisogna sempre sottolineare senza moralismi che l’etica degli affari non è contraria all’interesse perché aiuta la sostenibilità dei profitti. Questo è un concetto che va sempre ricordato in modo spietato, pagando il costo di non voler apparire come persone disinteressate quando non è il caso di apparire. Purtroppo c’è qualcuno che in giro cerca di fare l’uomo d’affari che non pensa ai suoi affari, io credo che di solito quelli che dicono di curare soprattutto l’interesse pubblico, sono quelli che in realtà sotto sotto fanno di più i loro pasticci per questioni private. Sull’etica credo che ci siano tre aspetti, fra i tanti, che le scuole di management in generale potrebbero sviluppare e enfatizzare con varie iniziative e mi vengono in mente cose abbastanza vicine al mondo della finanza e ai problemi sollevati dalla crisi. Il primo aspetto riguarda l’attenzione al lungo termine, che non è una faccenda semplice, anche tecnicamente, attenzione che va prestata nella valutazione dei progetti, delle strategie, dei rischi. La capacità di dirigere un’impresa, un’iniziativa, un’organizzazione guardando credibilmente ai risultati di lungo termine, la capacità di comunicare agli stakeholders gli avanzamenti che si fanno verso questo risultato di lungo termine, in modo da convincere questi stakeholders a non avere delle pretese miopi, cioè concentrate nel breve, ma però rimanendo esigenti, cioè non bisogna cercare scuse per i comportamenti di breve ma bisogna tenere l’attenzione fissa sul lungo e mostrare come gradualmente ci si avvicina ai risultati di lungo periodo. Questo lavoro è difficile da fare sia dal lato di chi insegna sia dal lato di chi impara. Secondo argomento etico, che può essere sviluppato nella formazione, io penso riguardi la correlazione tra i rischi e i rendimenti attesi delle iniziative in generale, delle iniziative di affari che vanno da quelle strettamente finanziarie a quelle più imprenditoriali più generali. Io credo che non sia etico guardare solo al rendimento atteso di una gestione quale essa sia, senza impegnarsi con le dovute tecniche e con assoluta trasparenza a comprendere i rischi che si devono correre per perseguire questo rendimento e senza comprendere come volendo correre rischi maggiori o minori, si può cambiare la profittabilità attesa. Ma non è nemmeno etico far finta di non poter correre rischi o di volere correre rischi nulli, cioè far finta che l’impresa non sia soprattutto, e in qualche misura per tutti i suoi stakeholder compresi i lavoratori dipendenti, un’attività di assunzione sperabilmente redditizia di rischi, questo è fare impresa. Le reti di mutuo soccorso e le forme di socializzazione dei rischi vanno scelte e organizzate con cura per evitare che si diffonda questa errata impressione che il rischio possa essere annullato o gestito. Io penso che il risk management e la sua comunicazione credibile a tutti gli stakeholder deve smettere di essere, anche come titolo, una sorta di materia separata molto tecnica e complicata solo per specialisti, magari finanziari, ma deve diventare il DEL C ONVEGNO ASFOR cuore del general management nel mondo moderno. Il risk management è quello che va al cuore del general management. Il terzo argomento che voglio chiamare etico su cui lavorare molto in tante sedi con la formazione, è la corporate governance. Non ho qui il tempo di soffermarmi sull’argomento che come sapete è immenso, ma consentitemi di dire che la cattiva governance delle imprese finanziarie e non, private e non, è stata una delle cause della crisi. Per contro io trovo un generale cinismo in moltissimi ambienti, o almeno una forte sfiducia circa il fatto che si possa ottenere una governance disegnata meglio e che non sia solo un fatto costoso e formale, ma che ci possa essere un miglioramento sostanziale del modo con cui le imprese raggiungono i propri obiettivi con vantaggio di tutti gli stakeholders. Un cinismo e una sfiducia nella capacità di riorganizzare la governance, che credo abbiano anche una radice nell’ignoranza e fare formazione nel campo della corporate governance è un’impresa complicata ma su cui va raddoppiato il lavoro. E’ un’impresa interdisciplinare dove bisogna mettere insieme i giuristi, i più bravi, gli economisti, gli esperti di management, un po’ di sociologi, qualche psicologo, gli scienziati politici. Bisogna che la gente abbia consapevolezza della complessità del problema del governo di un’impresa, soprattutto quando si tratta di medie e grandi aziende e dei meccanismi di formazione delle decisioni da cui derivano poi i destini di interi settori. Di questo ce n’è molto bisogno sia in Italia che all’estero. Vorrei concludere questi brevi appunti con un flash su un altro contenuto specifico della formazione ispirato dalla crisi, che è molto più vicino alle discipline accademiche delle quali mi occupo. Una delle radici concettuali, passatemi l’espressione, della crisi che ha indebolito la posizione delle autorità, degli operatori e anche la capacità di capire in tempo le debolezze del sistema da parte degli analisti economici, sta nella disgiunzione tra analisi macroeconomica, analisi del sistema economico nel suo complesso e finanza. Questo ormai è un risultato che dopo un po’ di riflessioni abbiamo incamerato e cerchiamo di utilizzare nel riprogrammare anche la nostra attività di ricerca e di docenza. I macroeconomisti si disinteressavano del funzionamento delle banche, dei mercati, dei titoli e gli esperti di finanza ignoravano i connotati macroeconomici del sistema, tutto questo sia nei modelli teorici che nei lavori più empirici o nell’applicazione pratica di policy e di management. Stiamo correndo ai ripari ma è difficile. Ma molto prima che i rimedi vengano trovati ai livelli alti della ricerca, occorre rimediare nella formazione più pratica. Intanto occorre insegnare un po’ più di macro e di finanza a tutti, ogni manager deve capire qualcosa di più e non lasciarsi ingannare da analisi e previsioni superficiali, da un giornalismo che non riesce ad andare al cuore delle cose, da pettegolezzi di ogni tipo o da strumentalizzazioni politiche, su problemi di cui bisogna saper cogliere per lo meno la complessità. Ma poi cerchiamo di fare in modo di insegnare, quando lo facciamo, le due cose molto più congiuntamente, spiegare come funziona il sistema macroeconomico mettendo bene in luce lo snodo del comportamento delle banche e del mercato finanziario che è cruciale e spiegare la finanza, la borsa, la gestione di portafoglio, la gestione finanziaria di impresa, collegandosi bene con lo scenario macroeconomico di insieme. Se teniamo le due cose separate, la crisi ci ha insegnato, perdiamo di vista il nocciolo delle situazioni. Vi ringrazio per l’attenzione. 15 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Elio Borgonovi, Nadio Delai, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Presidente Ermeneia e Coordinatore Scientifico rapporto sulla Classe Dirigente Grazie Franco, ho colto dalle tue considerazioni il seguente messaggio: la formazione manageriale deve collegare differenti ambiti di conoscenza. Hai iniziato sottolineando che la formazione di chi è chiamato a definire le regole del sistema economico e sociale deve consentire ad essi di conoscere le logiche, i principi e i criteri secondo cui agiscono le imprese, gli enti e le persone che devono applicare e rispettare le regole. A loro volta, questi ultimi devono conoscere le logiche, i principi e gli obiettivi che si pongono i soggetti giuridici e le persone che definiscono le regole. Ti sei soffermato in particolare sui regolatori che devono conoscere i comportamenti dei regolati, sottolineando l’esigenza di una formazione per coloro che definiscono le regole nell’ambito della finanza e dell’economia reale e delle loro relazioni. Hai proseguito dicendo che la formazione deve riguardare sia gli aspetti di razionalità economica sia gli aspetti etici (che non sono in contrapposizione) e come nell’ambito della formazione le due dimensioni debbano essere trattate in modo integrato. In seguito hai evidenziato la relazione tra formazione per coloro che governano e dirigono imprese ed enti pubblici e privati e formazione sulle logiche economiche per gli investitori e le famiglie. Hai sottolineato che oggi in Italia i mercati finanziari funzionano male, non solo perché vi sono fenomeni speculativi, ma anche perché vi è una bassa cultura economica dei risparmiatori e degli investitori, che non riescono a valutare adeguatamente il livello di rischio dei loro investimenti. Definirei questa cultura economica di base come livello essenziale di conoscenze che, per analogia, richiama i livelli essenziali di assistenza nella sanità o i livelli essenziali di servizi in altri settori di intervento pubblico. Qui si può parlare di un livello essenziale di conoscenze sulle dinamiche delle istituzioni finanziarie e sulle dinamiche macroeconomiche che deve essere diffuso nel Paese. Un Paese che ha una scarsa conoscenza del funzionamento delle borse è un Paese che poi segue modelli di investimento che diventano non sostenibili. L’ultimo elemento del tuo intervento che intendo sottolineare è proprio questo aspetto del collegamento tra conoscenze sul funzionamento di sistemi di carattere macroeconomico e conoscenze sul comportamento di chi prende decisioni finanziarie, che oggi hanno una rilevanza molto più accentuata rispetto al passato. Mi ricordo che quando ho frequentato il corso di Microeconomia il docente affermava che la moneta (e più in generale la finanza) dovrebbe essere come il velo di Salomé, che lascia vedere le forme dell’economia reale, e non deve diventare uno spesso tendone (allora era di moda il brand Moretti) che impedisce di osservare e quindi di guidare correttamente l’economia reale. Ti ringraziamo per le tue considerazioni che, come ASFOR, ci saranno molto utili per ridisegnare i contenuti della formazione e anche per individuare nuovi mercati o nuovi destinatari dei nostri programmi. Cedo la parola a Nadio Delai. 1. Il richiamo all’economia reale e il ritorno del sociale La lunga stagione del “pensiero unico economico”, basato su un’accentuazione dei comportamenti di mercato, del liberismo spinto e della globalizzazione ha gradualmente delegittimato nel tempo il sociale. La centralità è stata infatti riservata (nei comportamenti, ma anche nei pensieri) ad una sorta di mercatismo dalla visione corta, alla competizione pronunciata e globale ad ogni livello, all’individualismo estremo: tutto ciò ha contribuito a mettere da parte il valore della coesione sociale, disconosciuta non solo come esigenza etica, ma anche come risorsa per lo sviluppo quale essa è (e tale è sempre stata e sarà anche in futuro). In altre parole lo sgonfiamento progressivo delle tante “bolle” (quella finanziaria innanzitutto, quella immobiliare, quella del petrolio e delle materie prime, quella dei prodotti agricoli, ecc.) ci ha riportato con i piedi per terra, favorendo il ritorno al centro dell’economia reale, ma anche della società reale (con tutti i problemi di connessione virtuosa tra l’una e l’altra). E a proposito di leadership va detto che quando la curva dello sviluppo che abbiamo conosciuto nei passati quindici anni si interrompe bruscamente con lo sgonfiamento delle bolle appena richiamate, le classi dirigenti restano mute, attonite, sorprese e disorientate davanti al cambiamento di segno generato dalla sin troppe volte ricordata “tempesta perfetta”. Ma la cosa che più stupisce e preoccupa è che oggi tali classi dirigenti riprendono la parola e i comportamenti nuovamente all’unisono, ma in senso contrario: infatti quanto prima si sono fatte propugnatrici indiscusse della rincorsa dell’economia virtuale, tanto oggi diventano promotrici di una improvvisa e violenta retromarcia all’insegna della statualità e del risanamento severo dei conti pubblici. La cosa che stupisce è la prociclicità culturale delle classi dirigenti: prima estremamente ciarliere, a sostegno indiscusso delle bolle che via via crescevano, poi improvvisamente afasiche di fronte allo sgonfiamento delle medesime ed oggi, nuovamente all’unisono, ciarliere per sostenere politiche di rientro incisive nei confronti dei conti pubblici che sono diventati particolarmente squilibrati proprio a seguito del trasferimento dei debiti privati all’interno dei debiti sovrani. E la prociclicità risulta pericolosa sul piano dei mercati come pure sul piano della gestione dei fatti collettivi: essa è pericolosa cioè quando tutti decidono contemporaneamente di vendere o di comprare come pure quando tutti ripetono gli stessi provvedimenti e gli stessi discorsi … Ma quello che conta osservare, agli effetti della riflessione odierna, è che il sociale – in un modo o nell’altro – torna ad avere cittadinanza. Il che vuol dire che la coesione ridiventa importante, che le persone ridiventano importanti, che la motivazione delle medesime sul piano non solo economico ridiventa importante e che la leadership capace di incorporare il cambiamento di segno del ciclo ridiventa importante (a patto che essa sappia superare i meccanismi di verticalizzazione e di personalizzazione onnipotente, per diventare più orizzontale e partecipata, se si vuole sviluppare coesione sociale come risorsa dello sviluppo). Peraltro anche il linguaggio segnala il cambiamento in corso. Basti ricordare come la frase fatidica (che era diventata quasi un 16 S EZIONE 1 – A TTI mantra) del “creare valore per gli azionisti” oggi appaia povera e scaduta, peraltro come è sempre stata perché riduceva la dimensione dell’impresa alla sola valenza proprietaria (ed implicitamente agli interessi del top-management). Oggi si comincia a pensare e ad affermare che è necessario creare valore per una catena più lunga di soggetti che comprende certamente gli shareholders, ma che si estende anche ai diversi stakeholders (dipendenti, fornitori, clienti, territorio e così via). Ed anzi si comincia a rendersi conto che bisogna saper addirittura “creare valore con i valori”, perché questo rappresenta una componente fondamentale di una leadership che sa produrre risultati buoni sul piano economico e contemporaneamente generare coesione sociale, all’interno come pure all’esterno dell’impresa. Tutto ciò consente di affermare che il brusco rientro nell’economia reale segna anche il “rientro” a pieno titolo del sociale nell’economia, da cui era stato inopinatamente espulso. DEL C ONVEGNO ASFOR può e non si deve passare alla dimensione pura e semplice dello schiacciamento delle attese stesse, anche perché tale approccio risulterebbe particolarmente difficile (e persino autolesionista) dal punto di vista delle classi dirigenti. Mentre serve trovare una modalità di rilancio dello sviluppo possibile: non basta, in altre parole, ribadire che siamo all’interno di un tunnel lungo e di difficile uscita, mentre al contrario bisogna saper individuare quest’ultima, non al ribasso ma al rialzo e cioè in grado di aprire nuove attese e nuove speranze (pur sapendo che va pagato il prezzo necessario anche sul piano del riequilibrio dei conti pubblici). Insomma bisogna saper pagare un tributo significativo alla crescita e non solo al risanamento, se si vuol essere classe dirigente adeguata ai tempi attuali. Il secondo esempio riguarda lo sgonfiamento della bolla soggettuale. È fuori discussione che negli ultimi trent’anni abbiamo alimentato una crescita esasperata della soggettualità delle persone (oltre che delle organizzazioni e delle istituzioni), con la conseguenza di creare una rappresentazione del sociale, basata: – su un individualismo estremo e tale da cancellare spesso qualsiasi aspetto di coesione sociale (a questo proposito si ricordi che fu la Thatcher a ribadire peraltro in tempi di necessario riequilibrio della cultura collettiva che “la società non esiste, ma esiste solo l’individuo”); – su un principio meritocratico troppo “facile” e legato ai risultati a breve, che privilegiava i risultati raggiunti sul piano privato-individuale, non tenendo sufficientemente conto degli effetti che tali risultati potevano produrre in negativo, sulla stessa azienda nei tempi lunghi e sugli stakeholder interni ed esterni all’impresa; – su un livello di competizione anche all’interno delle organizzazioni, che può diventare ed è diventato spesso di tipo distruttivo di ogni aspetto di coesione sociale, senza il quale l’azienda si indebolisce e si disgrega (per non parlare della proiezione sociale esterna di questa tendenza e dei relativi effetti negativi). Ma se si vuole operare un “rimbalzo in alto” rispetto all’eccesso di soggettualità non bisogna certo schiacciare quest’ultima, visto che essa costituisce l’energia vitale per la persona e per la collettività. Al contrario serve promuovere e incanalare tale soggettualità all’interno di un sistema di relazioni virtuose tra gli individui, per ricreare il tessuto sociale che oggi manca (trasformando così una parte di soggettualità in nuova relazionalità). Il terzo esempio riguarda lo sgonfiamento del modello di sviluppo precedente, basato sui servizi, sulla finanza e sul debito. Oggi – va da sé – non si può banalmente “replicare il modello”, anche se tale tentazione, specie da parte dei grandi soggetti finanziari, è del tutto presente ed influenza pesantemente i tentativi di riforma, a partire da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti proprio in questi tempi. Se si è davanti ad un ritorno dell’economia e della società reale bisogna perciò ritrovare una nuova “onda lunga”, in vista di uno sviluppo di medio-lungo periodo, in cui non si può che procedere a un necessario riequilibrio tra ciò che è economia reale e ciò che è economia virtuale: la finanza resta e resterà certo fondamentale, ma a patto che recuperi, in quota significativa, una sua dimensione maggiormente “ancillare” rispetto all’economia reale o comunque che provi a farlo. Serve, in altre parole, sempre di più avere a disposizione una buona “finanza reale” per 2. Il pericolo di una gestione “al ribasso” del sociale Va peraltro detto che il rientro del sociale all’interno dell’economico non si risolve recuperando semplicemente (e stancamente) gli aspetti giustapposti che già venivano affermati e praticati, almeno sul piano formale, nel ciclo che si è chiuso. Voglio affermare a questo proposito: – che non basta continuare con la ripetizione dell’esercizio giustappositivo tra Corporate Social Responsibility da un lato e profitto dall’altro, anche perché abbiamo finito spesso col costruire una sorta di “bolla della responsabilità sociale”, senza riuscire realmente ad incidere sui comportamenti dell’impresa, che andavano invece in senso contrario; – che non basta la moltiplicazione delle tante etiche e soprattutto la loro continua recitazione pubblica, anche perché quando si nomina troppe volte l’etica significa che si pecca molto …; senza contare che anche in questo senso si è finito col creare un’apposita bolla, per l’appunto la “bolla delle tante (troppe) etiche”; – e che soprattutto non basta adottare un atteggiamento pendolare rispetto al ciclo precedente, in cui vincevano le promesse praticamente infinite della bolla finanziaria e delle tante altre ad essa connesse (con la corrispondente espulsione di qualsiasi dimensione sociale); ma non basta nemmeno assumere l’atteggiamento opposto e cioè quello “punitivo”, basato sui tagli della spesa pubblica, motivati dal fatto che “siamo vissuti al di sopra dei nostri mezzi”: con ciò recuperando sì il sociale, ma in funzione di una “colpevolizzazione” indistinta di tutti, troppo poco selettiva rispetto a chi ben oltre i propri mezzi è riuscito a vivere (il tema dei bonus fuori misura è sin troppo esplicativo a questo proposito …). Quello che serve al contrario è compiere un’operazione culturale di qualità da vera classe dirigente, che garantisca un efficace “rimbalzo in alto” e non un’operazione di mutamento brusco di segno, basato alla fin fine su un’idea povera della realtà e ancora una volta ingenuamente prociclica. Tanto per essere chiari ecco tre esempi1. Il primo riguarda la gestione dello sgonfiamento della bolla delle attese sociali. È fuori discussione che nel ciclo precedente si erano create attese più ampie delle stesse possibilità di perseguirle (in termini di reddito, di attività professionale, di mobilità sociale, di successo individuale). Oggi tuttavia non si 1 Cfr. a questo proposito l’Introduzione dell’autore al volume “Quarto Rapporto Generare classe dirigente – Un capitale di fiducia per le élite europee”, promosso da Associazione Management Club, LUISS University Press, Roma 2010. 17 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR sgonfiare la bolla della “finanza virtuale”, evitando così nuove e pericolose bolle (anche a costo di diminuire i risultati che la finanza ha apportato al PIL in questi anni). Il rientro del sociale nell’economico ci trova dunque abbastanza impreparati a gestire tale processo nel quadro di una visione equilibrata che consenta di creare un nuovo ciclo di sviluppo che non sia pura ripetizione del passato e che non sia contemporaneamente negazione di quello che di buono e di utile la finanza può creare. Ma tutto ciò assume le dimensioni di una vera e propria “mutazione di sistema” che è ben diversa dal tradizionale adattamento verso cui siamo normalmente portati quando si tratta di lasciare le sponde sicure e già conosciute per andare verso dimensioni ignote o quanto meno incerte: sia che si tratti di gestire un’impresa sia che si tratti di gestire uno Stato sia che si tratti di gestire – come classe dirigente – i nuovi equilibri globali. cooperazione e per la cultura della competizione, le quali devono essere applicate contemporaneamente all’interno, ma anche all’esterno dell’azienda, stante la necessità di sviluppare tessuto sociale tra i collaboratori e forme di aggregazione e di alleanza più estese tra le imprese; c) oggi serve un manager che non gestisca un “modello replicante” dello sviluppo, bensì un “modello mutante” dello sviluppo, tenendo presente che ciò vale sempre: – sia per la gestione dell’impresa; – sia per la gestione dei rapporti dell’impresa sull’esterno. Il che implica che il manager sappia fare interpretazione costante di quello che succede, privilegiando l’esigenza di stare continuamente nei processi, per rivedere punti di vista, strategie e gestione. La conclusione di quanto sin qui ricordato è che un modello di leadership innovativa per un’economia globale e sostenibile deve saper “immaginare il dopo”, al di là di quanto la crisi presente genera oggi, sapendo che la sua funzione-chiave è quella di creare continuamente una “sintonia al rialzo” nei confronti dei propri collaboratori e del proprio ambiente: ciò significa esercitare una funzione di leverage positivo che, basandosi sulle condizioni attuali, si rifiuti di ritornare al passato, e sappia individuare i modelli di crescita che incorporino il sociale che era stato espulso e ne facciano una vera e propria leva per lo sviluppo ulteriore. 3. L’esigenza di disporre di una leadership di leverage positivo Se si vuol reinterpretare la situazione attuale, proiettata sul medio periodo, serve operare un rimbalzo in alto anche per quanto riguarda il profilo del manager e la relativa preparazione. Alla luce di quanto appena ricordato si può ben affermare che: a) oggi serve un manager che gestisca “in alto” (cioè in chiave di sviluppo ulteriore) la bolla delle attese che inevitabilmente si sgonfiano: – sia all’interno dell’impresa, considerando le inevitabili politiche di taglio dei costi, del taglio del personale, del taglio delle risorse; – sia all’esterno dell’impresa, con tutto ciò che sta succedendo e che ancora succederà rispetto ad un riaggiustamento competitivo che tenga conto delle opportunità presenti nel mondo, le quali finiranno per indurre nuovo outsourcing e nuova delocalizzazione (il caso Fiat è abbastanza illuminante a tale proposito), con la conseguenza di dover ragionare non solo sulla globalizzazione economica ma anche sulla globalizzazione della coesione sociale che non può restare limitata solo ad alcune aree del pianeta; b) oggi serve un manager che gestisca “in alto” lo sgonfiamento della bolla soggettuale, senza distruggerne la potenza intrinseca, attraverso: – la promozione di una maggiore equità e quindi di minori divaricazioni retributive tra vertici aziendali e addetti dell’impresa (non bisogna dimenticare che l’azienda è una microsocietà che ha bisogno ad un tempo della competizione esterna ed interna, ma unite alla capacità di produrre coesione sociale); – la coltivazione effettiva del merito, che deve assumere caratteristiche non più e non solo di virtù privato-individuale, bensì deve arricchirsi di dimensioni anche più larghe (merito come virtù pubblica, in quanto non può far bene all’individuo e far male all’azienda o alla società); – una maggiore valorizzazione delle diversità presenti dentro l’impresa, a partire dalla componente femminile, ma allargandosi alle tante culture che si affacciano in azienda e che vanno trattate in una logica di collaborazione sempre più estesa, tenuto conto che gli immigrati che sono arrivati e quelli che arriveranno tenderanno ancora a crescere e ad occupare col tempo anche posizioni medie e medio-alte; – un’attenzione pronunciata e parallela per la cultura della Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Grazie Nadio per questo contributo, soprattutto per l’entusiasmo e il coinvolgimento che ci hai messo. Anche in questo caso mi permetto di richiamare alcuni concetti che mi hanno particolarmente colpito. Innanzitutto il recupero del “rapporto tra dimensione sociale e quella economica” che ci dovrebbe aiutare a riflettere sul dibattito oggi in corso sull’art. 41 della Costituzione, in quanto alcuni sostengono che l’avere inserito la formula che “i mercati e la concorrenza devono essere orientati a fini sociali” potrebbe avere indebolito la cultura economica. Tu invece hai sottolineato che tale formulazione di per sé non giustifica la scarsa cultura del mercato e della concorrenza, poiché secondo la tua analisi i comportamenti reali delle persone, delle imprese e delle istituzioni sono più importanti rispetto ai contenuti formali delle leggi. Hai poi recuperato il concetto di “soggettività” riferita ad un determinato periodo di tempo rispetto a quello dell’“oggettività” di una razionalità economica fuori dalla storia e dal tempo. Hai sottolineato come da un periodo in cui tutto era “sociale” – ma tale termine diventava vago, generico e costituiva ostacolo al cambiamento – si è passati oggi ad un recupero di un concetto di “sociale” collegato a nuove e dinamiche relazioni di soggetti che vivono in un determinato contesto territoriale ed economico. In passato le tutele sociali erano interpretate soprattutto come difesa dello status quo, come ostacoli al cambiamento, mentre oggi è sempre più chiaro che le tutele sociali sono collegate all’accettazione della sfida del cambiamento e dell’innovazione nell’economia globale. Nell’innovazione si traduce la funzione anticiclica della formazione sul piano culturale non semplicemente tecnico di cui devono tener conto i formatori, ed in particolare i Soci ASFOR, nel ripensare e riprogettare i contenuti dei propri programmi e dei metodi didattici di apprendimento. 18 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Seconda Sessione Modelli di Leadership e Innovazione per lo sviluppo delle Risorse Umane Apertura Sessione Garbellano, i risultati dei “Focus group trend evolutivi della formazione manageriale” sono presentati da Marco Vergeat, mentre considerazioni sulle specificità dei fabbisogni formativi delle piccole e medie imprese e la nuova attività di ricerca ASFOR sono presentati da Giuseppe Perrone. Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Aprendo la seconda sessione voglio richiamare l’attenzione su due concetti. Il primo attiene alla seguente relazione: persone (docenti e ricercatori) dotati di solide conoscenze, competenze e professionalità, rendono forti le istituzioni formative che a loro volta sostengono l’intero sistema della formazione che è condizione per uno sviluppo economico e sociale duraturo, equilibrato e sostenibile. E’ tuttavia necessario che questa relazione sia circolare nel senso che a livello di sistema economico-sociale e politico-istituzionale vengano definite delle regole idonee a motivare e incentivare i ricercatori ad agire non come singoli professionisti ma come componenti di istituzioni formative sempre più competitive a livello nazionale e, soprattutto, internazionale. Una seconda considerazione riguarda il rapporto tra regole, istituzioni e comportamenti. Ogni istituzione è guidata da regole esterne e deve darsi regole interne che influenzano i comportamenti dei singoli e dei gruppi sociali e professionali, poiché stabiliscono ciò che si può fare e ciò che non si può fare, quanto è lecito e quanto non lo è, quello che è accettabile o non accettabile. Tuttavia, ognuno di noi riscontra nella sua esperienza quotidiana che di fronte alle stesse regole giuridiche, del mercato, delle consuetudini di una comunità (regole sociali) si hanno comportamenti concreti molto diversi. Se si fa riferimento a quanto hanno presentato in modo egregio i colleghi Bruni e Delai, rispettivamente con riferimento alle regole di governo delle variabili macroeconomiche (politiche economiche) e di quelle istituzionali (governance di sistema), si può osservare che esse sono cambiate numerose volte negli ultimi anni, ma spesso non sono cambiati i comportamenti degli individui, dei gruppi sociali e/o di interesse, della classe dirigente imprenditoriale, professionale, manageriale e politica. Con queste premesse introduco brevemente i risultati della ricerca svolta anche quest’anno da ASFOR. Da alcuni anni, infatti, l’annuale “Giornata della Formazione Manageriale” non è solo l’occasione per un confronto di idee e di proposte, ma è diventata un momento in cui sono presentati i risultati di ricerche empiriche, prima sulle dinamiche dell’attività svolta dagli associati e in seguito sulle dinamiche della domanda da parte delle imprese e degli enti utilizzatori di programmi e di servizi di formazione, rilevata in termini quantitativi tramite questionari (Osservatorio learning) e in termini qualitativi tramite focus group. Quest’anno ASFOR ha ottenuto risposta da ben 92 imprese ed enti di grandi dimensioni e quindi molto rilevanti per il Sistema economico italiano e ha realizzato sette “Focus group” ai quali hanno partecipato complessivamente oltre 50 responsabili della formazione e delle risorse del personale. I risultati sull’evoluzione delle attività degli associati sono presentati da Manuela Brusoni, quelli quantitativi relativi al questionario “Osservatorio learning” sono presentati da Salvatore V Osservatorio Learning* “La Formazione Manageriale: oltre la crisi” Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR con delega Ricerche Salvatore Garbellano, Senior Researcher Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR Premessa La V Indagine “Osservatorio Learning” costituisce parte integrante delle ricerche e degli studi promossi da ASFOR (l’Associazione Italiana per la Formazione Manageriale) “Rapporto Formazione Manageriale ASFOR 2010” per monitorare l’evoluzione della formazione manageriale nel sistema economico nazionale e per fornire strumenti di benchmarking utili a migliorare la qualità complessiva dell’offerta. L’Indagine intende costituire un punto di riferimento costante per l’intera comunità professionale che opera e ha reponsabilità nell’ambito della formazione manageriale al fine di individuare scenari, trend e idee emergenti nella formazione manageriale in Italia. L’Osservatorio privilegia l’analisi delle organizzazioni di dimensioni grandi e medie e che abbiano, al loro interno, figure e professionalità specifiche dedicate alla formazione manageriale. Quest’anno la ricerca si è svolta nel periodo settembre 2009-giugno 2010 e si è focalizzata sulle azioni che il sistema della formazione manageriale sta attuando per aiutare le imprese a superare la crisi economica. Per la prima volta, l’Indagine è stata realizzata attraverso un questionario on line strutturato su 36 domande che hanno ad oggetto aspetti sia quantitativi sia qualitativi, in particolare, per quelli caratterizzati da maggiore valenza strategica. Il campione Alla ricerca hanno partecipato capi del personale, responsabili della formazione e di Corporate University di 92 aziende e organizzazioni della Pubblica Amministrazione. Rispetto al 2009, la partecipazione ha registrato un aumento pari al 67%. In particolare, hanno risposto le prime 5 aziende in Italia per fatturato; le principali banche italiane; le Corporate University più importanti e alcune tra le più note aziende del Made in Italy. Il numero medio di dipendenti è di 14.638,91 unità, mentre la metà del campione (50%) dichiara di avere un’alta diversifica- * Di seguito la trascrizione integrale del Report della Ricerca coordinata dal Consigliere delegato Elio Borgonovi. 19 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR I budget per la formazione manageriale zione del business. Per quanto riguarda il livello di internazionalizzazione, il 35% dei rispondenti sono organizzazioni o imprese nazionali, il 37% sono multinazionali con sede centrale in Italia e il 28% sono multinazionali con sede in Italia (Fig. 1). Nel 2009, l’Indagine rilevava una diffusa tendenza a riduzioni ampie, spesso drastiche, delle risorse finanziarie dedicate agli investimenti in formazione manageriale. Quest’anno l’“Osservatorio Learning” mostra che i cali generalizzati dei budget sono cessati e non mancano segnali positivi. Le organizzazioni partecipanti all’Indagine segnalano, infatti, la sostanziale tenuta delle risorse finanziarie destinate alla formazione manageriale. Il 42% degli interpellati dichiara, che i budget sono invariati rispetto al 2009, mentre il 29% del campione afferma che sono in diminuzione e il restante 28% evidenzia un aumento. Ad un’analisi disaggregata per tipologia di aziende si delinea una realtà “a macchie di leopardo”. Pur in un quadro di sostanziale stabilità dei budget, sono le aziende e le organizzazioni nazionali a far segnare i più marcati livelli di diminuzione: 39,4%, contro il 30,8% delle multinazionali con sede in Italia e soltanto il 20.6% delle multinazionali con sede all’estero. Sono gli enti della Pubblica Amministrazione e alcune imprese di grandi dimensioni impegnate in processi di ristrutturazione a contribuire, in modo rilevante, alla contrazione dei budget. Il 30,8% delle imprese multinazionali con sede centrale in Italia dichiara una tendenza in aumento sullo scorso anno, mentre le imprese multinazionali con sede centrale all’estero che prevedono di aumentare le risorse destinate alla formazione sono il 35.3% (Fig. 2). Settore di appartenenza Livello di internazionalizzazione Il modello organizzativo della formazione Figura 1 - Il campione Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR In modo coerente alle aspettative, hanno partecipato all’Indagine le organizzazioni che, da tempo, utilizzano la formazione manageriale per implementare le strategie e raggiungere gli obiettivi aziendali. Molte di queste imprese ed enti sono “trendsetter”: le loro strategie di apprendimento diventano presto essenziali punti di riferimento per l’intero sistema formativo italiano. Queste organizzazioni, infatti, introducono per prime innovazioni (ad esempio, modelli, metodologie, strumenti) che trovano poi ampia diffusione nella comunità professionale composta dai responsabili del personale e della formazione di molte organizzazioni. La parte più consistente del campione (64%) dichara di svolgere in prevalenza le attività di formazione attraverso un’unità organizzativa dedicata alla formazione, il 20% mediante una corporate university o un’academy mentre il restante 16% delle organizzazioni ha unità organizzative che sono allocate presso le diverse linee di business, settore o territorio. Come nello scorso anno, una parte rilevante dei rispondenti (il 21,7%) eroga formazione non soltanto per i propri dipendenti, ma anche per i propri partner (reti di vendita, fornitori, clienti, ecc..). Una minoranza delle organizzazioni (10,9%) vende formazione anche per il mercato esterno. Figura 2 - Il budget della formazione per tipologie di imprese Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Questi dati mostrano un fenomeno che occorrerà monitorare anche nei prossimi anni: l’utilizzo della formazione manageriale cresce con l’aumentare della competizione internazionale. Per il 2011, le organizzazioni segnalano una sostanziale stabilità delle risorse allocate nella formazione manageriale: il 58,4% delle organizzazioni prevede che i budget rimarranno invariati, mentre il 32,6% del campione ritiene che saranno in aumento. Soltanto il 9,0% prevede una riduzione. Azioni e strategie per contrastare la crisi Il secondo, consecutivo anno di difficoltà nel reperimento di risorse da dedicare alla formazione induce le organizzazioni che hanno partecipato all’Indagine a fare maggiore affidamento sulle fonti di finanziamento. Quasi il 90% delle organizzazioni interpellate (contro il 66% nel 2009) ha, infatti, manifestato l’intenzione di ricorrere alle attività di formazione finanziate. I Fondi interprofessionali (in primo luogo, Fondimpresa, Fondirigenti, Fondir) sono le opzioni preferite ma non mancano in- 20 S EZIONE 1 – A TTI dicazioni sull’utilizzo di altre possibilità, quali i Fondi europei, statali e regionali e quelli istituiti sulla base di specifici accordi contrattuali. Diverse imprese subordinano l’avvio dei corsi al finanziamento. Alla luce di questi dati, è, quindi, opportuno intervenire sia con una strategia globale a sostegno della formazione finanziata sia rendendo snelli e veloci gli iter burocratici. Si conferma, infine, la necessità che i Fondi pongano maggiore attenzione verso la formazione manageriale di qualità. A fronte di budget tendenzialmente stabili, i responsabili della formazione manageriale hanno mostrato una buona reattività: molte organizzazioni non si sono limitate a ridurre i costi, ma, hanno riorientato i programmi di formazione per contribuire alla ripresa di competitività delle organizzazioni. Continua a rimanere alta l’attenzione verso l’efficienza. Questa attenzione è diventata fisiologica nel nuovo modo di fare formazione nelle organizzazioni. Il 47,3% del campione (contro il 59,6% del 2009), infatti, pone grande attenzione ai costi nella scelta dei fornitori e delle metodologie didattiche oltre a ridurre le spese di viaggio e soggiorno dei partecipanti. La riduzione dei costi ha interessato anche chi gestisce la formazione: il 20,6% delle aziende (nel 2009 erano il 25%) ha, infatti, riorganizzato le strutture dedicate alla formazione e il 10,9% (contro il 9,8% nel precedente anno) ha effettuato una riduzione degli organici dedicati alla formazione. Questi dati segnalano la presenza di processi di cambiamento più ampi che si stanno realizzando nelle Funzioni Risorse Umane di molte organizzazioni che hanno partecipato all’Indagine. La ricerca dell’efficienza e di assetti organizzativi più snelli interessa, infatti, la globalità delle attività svolte dalla Funzione che presiede alla gestione e allo sviluppo delle persone. Come nello scorso anno, l’“Osservatorio Learning” rileva: la tendenza alla focalizzazione delle attività di formazione: il 60,2% del campione ha concentrato le attività su contenuti considerati strategici, mentre il 51,8% delle organizzazioni ha concentrato le risorse formative su partecipanti che svolgono ruoli chiave (ad esempio, capi progetto, change agent); l’esigenza di personalizzare gli interventi formativi e in particolare di “tagliarli su misura” del cambiamento che l’organizzazione sta affrontando. Il 48,9% delle organizzazioni ha accentuato la personalizzazione delle attività di formazione e il 51,6% del campione ha introdotto nuovi programmi coerenti con le nuove priorità aziendali, tra le quali spicca, oltre alla riduzione dei costi e il sostegno alle vendite, la gestione dei cambiamenti organizzativi e lo sviluppo della leadership. Quest’anno nessuna organizzazione che ha partecipato all’Indagine ha ridotto le attività di sviluppo della leadership e di change management. L’80% del campione indica un aumento dei budget su questi temi, mentre soltanto il 20% le ha lasciate invariate. Questo trend trova conferma anche nelle indagini realizzate a livello internazionale: lo sviluppo della leadership costituisce uno dei pochi segmenti di mercati in crescita. L’incremento dell’importanza del “fattore leadership” costituisce un’indicazione rilevante per l’intera comunità professionale. Per uscire dalla crisi molte imprese non si limitano a ridurre i costi, ma investono sulla capacità delle persone chiave a guidare e gestire i cambiamenti resi necessari dai nuovi contesti di business. In modo coerente a questo scenario, le organizzazioni segnalano che le metodologie di sviluppo della leadership fanno segnare un impiego crescente: in primo luogo, coaching e mentoring, e poi, di seguito, il training on the job e l’action lear- DEL C ONVEGNO ASFOR ning. In calo, invece, l’outdoor, considerato costoso e non consono all’attuale clima di contenimento costi. La crisi non ha penalizzato l’innovazione nelle metodologie: il 23,1% del campione ha, infatti, sperimentato l’utilizzazione dei social network nei programmi di formazione. I giudizi sui social network sono, in genere, buoni, ma non entusiastici. Il successo di questi programmi dipende non soltanto da un elevato committment dei vertici aziendali, ma richiede un impiego di risorse (professionali, tempo, energia) sia quantitativo che qualitativo maggiore di quello preventivato in fase di progettazione. E’ probabile, poi, che le aziende stiano ancora in una fase di sperimentazione: l’introduzione di tecnologie così innovative richiede processi lunghi in quanto si mettono in discussione non soltanto i modi consolidati di apprendere, ma anche di organizzare il lavoro e il know how aziendale. Il coinvolgimento dei manager nelle attività di formazione Un costante punto di forza della formazione manageriale messo in evidenza da tutte le Indagini dell’Osservatorio Learning è l’integrazione con i responsabili di business. Oggi questa integrazione è in evoluzione. Per lungo tempo, i manager hanno agito in qualità di committenti/clienti; a volte, come co-progettisti dei programmi di formazione, altre volte intervenendo come “testimoni” al termine o durante le lezioni. Oggi, in molte organizzazioni, i manager svolgono in prima persona attività di docenza e, a volte, anche di coaching. Per la prima volta, quest’anno, l’Osservatorio Learning ha monitorato questo fenomeno. L’87% delle organizzazioni coinvolge i manager nello svolgimento dei programmi di formazione. Nel 15% delle organizzazioni del campione, i manager svolgono oltre la metà del totale dei programmi formativi. Una quota maggiore di enti e aziende (il 23,%) ha un processo formalizzato per l’individuazione dei manager docenti, mentre una percentuale ancora più alta (il 34,5%) svolge una significativa attività di formazione per questi manager e ha creato un proprio elenco (“albo”). Il coinvolgimento dei manager è maggiore nelle organizzazioni nazionali. Nel 25,9% di esse, i manager svolgono oltre la metà del totale dei programmi formativi, contro il 6,7% appena nelle imprese multinazionali con sede all’estero (Fig. 3). La crescente rilevanza dei manager interni come docenti trova conferma anche in un altro aspetto. Le organizzazioni che hanno partecipato all’indagine prevedono che i manager interni, nel prossimo futuro, costituiranno i fornitori di formazione più importanti, seguiti dai manager e docenti scelti individualmente (Fig. 4). Figura 3 - Il coinvolgimento dei manager Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 21 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR hanno partecipato all’Indagine pone in connessione nuovi modelli di leadership con il cambiamento della cultura aziendale: valori, etica, social responsibility, nuova identità aziendale, gestione dell’incertezza, complessità, engagement diventano così temi chiave nei processi di formazione del management. L’obiettivo di creare valore aggiunto a costi contenuti permane per gran parte del campione, ma, in molte tra esse, si tende a realizzarlo nell’ottica dei cambiamenti che le organizzazioni stanno attuando per far fronte alla “nuova normalità”. Questo indirizzo si riscontra anche nella formazione manageriale. Le organizzazioni eccellenti ricercano soluzioni di apprendimento che siano efficienti e, al tempo stesso, integrate (“embedded”) nell’attività delle persone. Questa flessibilità consente di ottenere approcci ad personam e non soltanto di massa. Conclusioni Il 2009 è stato un anno difficile per la formazione manageriale: per alcuni operatori è stato un anno “horribilis”. L’anno in corso si caratterizza per la tendenziale stabilità dei budget, ma con segnali positivi, in particolare, provenienti dalle aziende impegnate nella competizione internazionale. L’innovazione nelle metodologie didattiche e soprattutto la crescente attenzione verso la leadership connessa alla gestione del cambiamento costituiscono indicazioni di un sistema economico che inizia a guardare oltre la crisi. La fase acuta della recessione appare superata, ma oggi occorre elevare e migliorare il livello quantitativo e qualitativo della domanda di formazione manageriale per far fronte alle sfide che il sistema Paese è chiamato a raccogliere. I primi segnali positivi che si stanno manifestando devono essere ampliati e consolidati: formazione manageriale, innovazione e leadership sono aspetti che non possono essere disgiunti. Il contributo che la buona formazione manageriale può fornire agli incrementi di produttività è, infatti, rilevante, ma oggi non sono sufficienti le risorse sia dal lato della domanda che dell’offerta manageriale. E’ necessario un grande sforzo comune perché si affermino le buone prassi della formazione e più in generale nella gestione del capitale umano. In questa direzione si indirizza la proposta di legge promossa da ASFOR per sostenere la formazione manageriale di qualità finalizzata a sostenere la competitività delle imprese e delle organizzazioni. Infine, un’ultima, ma non meno rilvevante considerazione. La crisi ha evidenziato che lo sviluppo sostenibile si fonda sulle organizzazioni che pongono al centro delle loro azioni la dignità, la valorizzazione e la crescita delle persone mediante i processi di apprendimento. Su questi principi ASFOR è nata, si è sviluppata e continua a ispirarsi. Figura 4 - I fornitori di formazione: importanza Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Seppure le differenze percentuali sono esigue, occorre evidenziare che le scuole di management devono compiere un ulteriore, consistente sforzo per soddisfare i bisogni emergenti delle organizzazioni. E’, pertanto, di fondamentale rilevanza che il sistema della formazione manageriale si raccordi ancora meglio con le imprese per parlare il medesimo “linguaggio”, diventare più flessibili e mettere a disposizione delle organizzazioni il know how specifico, necessario per competere e innovare con successo. Occorre rilevare che l’attuale congiuntura spinge le aziende a cercare soluzioni di apprendimento meno costose e, a volte, a utilizzare risorse professionali interne non pienamente utilizzate. L’utilizzo dei manager docenti deve essere inserito in strategie di formazione che siano caratterizzate dalla presenza di una pluralità di soggetti (Scuole, Università, consulenza, ecc..) al fine di fornire la ricchezza di visioni e esperienze in grado di ridurre il rischio di autoreferenzialità. In particolare, le Scuole di management possono evolvere da fornitori di contenuti a partner privilegiati delle organizzazioni per definire le loro strategie di apprendimento, individuare i detentori di know how - interni e esterni all’impresa - e costituire la rete di soggetti da coinvolgere nelle attività di formazione. Elenco delle aziende che hanno collaborato all’Indagine: Le sfide della formazione manageriale 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Nel 2009 la formazione manageriale è stata chiamata a dare il proprio contributo per sostenere le performance e la ricerca dell’efficienza. Nel 2010 a questi fattori si aggiunge una nuova sfida: sviluppare la leadership delle persone chiave dell’organizzazione. E’ una leadership necessaria per attuare le strategie aziendali e guidare i cambiamenti organizzativi. E’ una leadership che non soltanto tende a valorizzare i talenti, ma anche le competenze delle persone attraverso la cura delle famiglie professionali, la gestione dei mestieri chiave, la maggiore attenzione al training on the job. Una parte minoritaria, ma significativa di organizzazioni che 22 A.O.U. SAN MARTINO A2A ABB SPA ADECCO ITALIA AIR LIQUIDE SPA ALLIANCE MEDICAL ALLIANZ SPA AMARELLI SAS ANSALDO ENERGIA S.P.A. ASTRAZENECA ATM SPA AUCHAN BANCA POPOLARE DI VICENZA BERNER SPA S EZIONE 1 – A TTI 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 DEL C ONVEGNO ASFOR Rapporto ASFOR 2010 L’offerta formativa dei Soci* “Lo scenario della Formazione Manageriale in Italia - VIII edizione” BOLTON SERVICES BP ITALIA S.P.A. BREMBO BTICINO CASSA DI RISPARMIO DI PARMA E PIACENZA SPA CESARE FIORUCCI SPA CHIESI FARMACEUTICI S.P.A. CHLORIDE ACADEMY/CHLORIDE CO.MAC SRL COCA-COLA ITALIA, SRL COLOMER ITALY SPA CONSIP CSI PIEMONTE CULLIGAN DALLARA AUTOMOBILI SPA DELTAS SOC.CONS.P.A. - GRUPPO CREVAL ELECTROLUX EMIL BANCA ENEL ENI ERNST & YOUNG BUSINESS SCHOOL S.R.L. FERRERO INDUSTRIAL SERVICES GEIE FERROVIE DELLO STATO S.P.A. FIAT GROUP TRAINING FINMECCANICA FIREMA FONDERIE MARIO MAZZUCCONI SPA FUTURE DRIVE G.D SPA GOODYEAR DUNLOP TIRES ITALIA HENKEL ITALIA SPA HP IBM ITALIA SPA IDEAL STANDARD INTERNATIONAL INTESA SANPAOLO INTESA VITA S.P.A. ISTAT ISTITUTO SUPERIORE DI SM INTERFORZE ITALCEMENTI ITALTEL KRAFT EUROPE MALAGUTI SPA MANPOWER MARTINI & ROSSI S.P.A. MCDONALD’S ITALIA MECAER AVIATION GROUP S.P.A. MEDIOLANUM CORPORATE UNIVERSITY MEDTRONIC ITALIA SPA MICHELE LETIZIA SPA ORACLE ITALIA SRL PARMALAT S.P.A. PAVIMENTAL SPA PIAGGIO & C. S.P.A. PIRELLI TYRE POSTE ITALIANE SPA QBR ENGINEERING RIELLO SPA RIMINI FIERA SPA ROCHE PHARMA SAGAT SPA SANTADER CONSUMER BANK SCHERING-PLOUGH SEAT PAGINE GIALLE SEWS-CABIND SIDI SNAM RETE GAS SPA STAPLES ITALIA STMICROELECTRONICS SRL TECHNOGYM SPA TELECOM ITALIA UNICREDIT GROUP UNIPOL GRUPPO FINANZIARIO S.P.A. VALVITALIA SPA VIMAR VITROCISET SPA VODAFONE WEBASTO XEROX SPA Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR con delega Ricerche Manuela Brusoni, Senior Researcher Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR Introduzione L’ottava edizione del rapporto ASFOR sull’attività dei Soci s’inserisce in un contesto socio-economico ancora segnato dall’incertezza, nonostante i primi segnali incoraggianti di ripresa. I governi che nel 2009 avevano reagito con aumenti massicci di spesa per far fronte al calo della domanda privata, scontano sempre di più i dubbi dei mercati sull’effettiva sostenibilità dei propri bilanci e i timori di default di alcuni paesi e la fragilità delle istituzioni creditizie sembrano gettare nuove ombre sulla ripresa economica. In questo contesto il rapporto ASFOR, analizzando come i Soci ASFOR abbiano affrontato un periodo difficile e quali risultati abbiano conseguito nel 2009, ha voluto anche verificare come essi siano preparati ad affrontare le nuove sfide del 2010 e che cosa si aspettino da quest’anno. Il questionario su cui si basa il rapporto, rispetto agli anni precedenti, ha cercato di rendere più dirette e puntuali alcune domande, pur lasciando invariato il contenuto e la struttura delle stesse al fine di poter effettuare una comparazione con gli anni precedenti. È cambiato anche il metodo di somministrazione che quest’anno ha visto l’impiego di un questionario online. Il Rapporto 2010 è formato da tre parti: nella prima vengono presentate le caratteristiche dei Soci ASFOR che hanno partecipato all’indagine, nella seconda si mettono in luce alcuni aspetti salienti della loro attività e in un’ultima sezione si analizzano gli impatti e le risposte che i Soci hanno dato alla crisi e quali attese nutrano per il futuro. Le caratteristiche dei Soci ASFOR che hanno partecipato all’indagine Il Rapporto 2010 ha avuto una risposta consistente da parte dei Soci ASFOR: ha partecipato, infatti, l’87% dei Soci che erogano formazione, un dato in netta crescita rispetto all’edizione precedente a cui aveva preso parte il 70% dei Soci. Il 20% dei rispondenti ha sede al Sud, il 28% al Centro, il 52% al nord (vedi figura 1). Nel complesso i rispondenti impiegano stabilmente più di 3000 persone, tra personale amministrativo, personale impegnato in attività di progettazione e gestione dell’attività didattica, a cui si aggiungono circa 4000 docenti1. Il numero media* Di seguito la trascrizione integrale del Report della Ricerca coordinata dal Consigliere delegato Elio Borgonovi 1 Si fa riferimento a docenti stabili, ovverosia presenti nell’albo consulenti dell’Ente da più di 3 anni e con impegno aula, più consulenza - giornate/anno, superiore a 20. 23 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Figura 1 - Provenienza geografica Soci ASFOR che hanno partecipato all’indagine Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Figura 2 - Attività del corpo docente soci ASFOR 2009 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR no di docenti occupati per ente è di 35, dato che tuttavia mostra una grande variabilità con valori estremi molto lontani: tra un minimo di 2 e un massimo di 621. Un dato significativo è costituito dalla composizione di genere del corpo docente, per il 33% rappresentato da donne. Il dato è in linea con le rilevazioni passate, così come stabile è la composizione della faculty relativamente al livello di esperienza del corpo docente. La maggioranza – il 63% - dei docenti stabili sono infatti senior (con più di 10 anni di esperienza), il 30% docenti middle (da 4 a 10 anni) e il 7% junior (sotto i 4 anni). La quota di visiting professor appare in crescita e ha raggiunto il 20% del corpo docente rispetto al 5% osservato nel 2007. L’82% del personale docente è esterno. Per quel che concerne l’attività del corpo docente, come si evince dalla figura 2, la maggioranza dei Soci ASFOR che hanno risposto afferma che essa è dedicata per oltre il 70% del carico di lavoro ad attività di didattica. I docenti sono coinvolti anche in attività di sviluppo dei mercati e dei prodotti, attività che tuttavia rimangono ancora contenute, così come le attività di coordinamento e ricerca. Una sezione del questionario, anche in questa edizione, è stata dedicata all’esame degli accreditamenti, internazionali, nazionali e regionali e alle certificazioni di qualità. I dati che emergono sono in linea con le passate rilevazioni: i Soci ASFOR continuano a focalizzare la propria attenzione sul mercato domestico (trend confermato anche dal dato riferito ai corsi impartiti in lingua inglese che appare addirittura in calo rispetto allo scorso anno), salvo alcuni casi isolati di espansione anche all’estero. Questo dato deve far riflettere ASFOR sulla propria funzione di antenna in grado di riportare ai soci i trend a livello internazionale. Questo ruolo viene svolto da ASFOR attraverso l’Osservatorio Learning, la presenza stabile in EQUAL e EFMD ed in qualità di partner di altre associazioni europee, tra cui CEEMAN2, RABE3 e la sudamericana CLADEA4. Con riferimento alla dimensione dei Soci ASFOR sono state identificate alcune classi di fatturato distribuite come in figura 3. Dal grafico appare evidente come la classe più numerosa sia quella che va da 500mila a 1,5 milioni di euro, che raccoglie un terzo del campione. Figura 3 - Classi di fatturato degli enti Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Il mercato della formazione, secondo quanto emerge dalle risposte al questionario ASFOR, è discretamente concentrato in quanto il 60% del fatturato è riferibile al 20% delle istituzioni (vedi figura 4) così come per i partecipanti, per cui il 20% delle istituzioni raccoglie il 70% dei partecipanti. Per quanto riguarda l’evoluzione del fatturato 2009 rispetto al 2008 si assiste a un’evoluzione polarizzata del fatturato (vedi figura 5): i gruppi più consistenti di risposte sono infatti rappresentati dagli estremi (diminuzione oltre il 5%, aumento oltre il 5%). La somma dei Soci che hanno subito una contrazione del fatturato e di chi ha registrato un aumento è praticamente identica: 39% nel primo caso, 37% nel secondo. Il restante 24% ha mantenuto un fatturato stabile. L’attività dei Soci ASFOR nel 2009 Anche per il 2009 la composizione del mix di attività dei Soci ASFOR si mantiene in linea con le indagini precedenti: la formazione resta, infatti, l’attività principale (rappresentando il 72% in media del fatturato) seguita per importanza dalla consulenza (18% del fatturato) e dalla ricerca (10% del fatturato). La modalità principale di acquisizione della formazione è il catalogo, che per il 52% dei rispondenti rappresenta più del 50% del proprio fatturato, e per un 28% addirittura oltre il 70% del fatturato, seguito dall’attività su commessa (37% del totale dei rispondenti), anche in questo caso per quasi un quarto dei rispondenti (il 22%) copre più del 70% del fatturato. La partecipazione a gare tramite bandi è rilevante per il 29% degli Associati; tuttavia solo il 6% dei rispondenti trae fonte oltre il 70% del fatturato. 2 Central and East European Management Development Association 3 Russian Association of Business Education 4 Latin American Council of Management Schools 24 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Figura 6 - Ripartizione territoriale per corsi e partecipanti ai Master organizzati dai Soci ASFOR Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Figura 4 - Concentrazione di fatturato e partecipanti 2009 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Figura 5 - Evoluzione del fatturato 2009 rispetto al 2008 dei Soci ASFOR Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Nel 2009 i Soci ASFOR hanno organizzato 9.671 corsi che hanno coinvolto complessivamente 188.386 partecipanti. I master (pre-experience, post-experience, tra cui gli MBA, ed executive) sono stati 371 e hanno visto coinvolti 6.746 partecipanti ripartiti in egual misura tra le tre tipologie. A livello territoriale emergono differenze nella composizione del mix di offerta dei master: al Sud prevalgono i master pre-experience, al nord i master post experience mentre al centro i master executive. Questa ripartizione trova conferma sia per numero di corsi offerti sia per partecipanti (vedi figura 6). La ripartizione del Target group dei corsi e dei partecipanti è riportata in figura 7: come si vede i corsi rivolti alle imprese rappresentano la maggioranza (53%). Per quel che concerne i partecipanti è interessante notare che, sebbene i corsi rivolti al “cliente interno” rappresentino il 15% del totale, essi coinvolgono un quarto del totale dei partecipanti. Per le imprese è vero il contrario: una quota del 53% dei corsi corrisponde al 39% dei partecipanti. Per le AA.PP. e banche e assicurazioni sembra esserci una quasi totale corrispondenza tra quota percentuale di corsi e/o partecipanti. Questa situazione sembra trovar conferma anche calcolando per ogni target group il rapporto del numero medio di partecipanti per corso (vedi tabella 1). Figura 7 -Corsi e partecipanti 2009 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Partecipanti per corso AA.PP. Imprese Corporate (cliente interno) Banche, Assicurazioni e Istituzioni Finanziarie Non profit/Terzo Settore Tabella 1 - Partecipanti per corso 2009-2008 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 25 2009 19 14 34 26 23 2008 22 28 13 22 20 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Come si osserva in tabella 1 il numero medio di partecipanti ai corsi rivolti alle imprese nel 2009 è stato di 14, mentre ai corsi rivolti a un cliente interno di 34. Se si confronta il dato rispetto al 2008 si vede come questo rapporto si sia capovolto. È probabile che, dal lato domanda, le corporate university abbiano scelto di fare meno corsi, di farli soprattutto all’interno e di aumentare la dimensione delle classi, dal lato offerta si registra una possibile inerzia nel ridurre i corsi di fronte a una contrazione rapida della domanda. Queste considerazioni sembrano confermare il trend che vede le corporate university ridurre l’acquisto di corsi esterni e ricorrere maggiormente all’impiego di una faculty interna, come si è messo in evidenza anche nella ricerca parallela condotta dall’Osservatorio Learning. Concentrando l’analisi su un campione omogeneo di rispondenti nei due anni (corrispondente al 52% dei rispondenti 2010 e al 69% del 2009) si è analizzato l’andamento di corsi e partecipanti. I risultati di quest’analisi sono rappresentati nella figura 8. Figura 9 - I temi prioritari del 2009 per i Soci ASFOR Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR denti ha indicato il ricorso a questa modalità per più del 60% del totale dell’attività di formazione, il 48% per più del 70%), mentre e-learning, coaching e training on the job assumono una funzione di supporto. I Soci ASFOR che sono accreditati e/o lavorano attraverso i fondi interprofessionali sono in aumento rispetto al passato e rappresentano quasi il 60% dei rispondenti. Tuttavia, benché il ricorso ai Fondi sia in crescita, il loro impatto sul fatturato resta limitato (vedi figura 10) per la maggior parte dei Soci. Un’eccezione è costituita delle Corporate University che invece ne fanno un uso più esteso. Non è chiaro se il motivo di questa diversità sia da ricondurre a un interesse debole degli enti oppure a qualche difficoltà oggettiva e/o procedurale di accesso. Figura 8 -Analisi andamento corsi e partecipanti anni 2009-2008 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Dal grafico si evince che la maggioranza dei Soci ASFOR che hanno partecipato all’indagine ha registrato una contrazione in termini di corsi e partecipanti. Un quarto del campione ha fatto registrare, tuttavia, un aumento di entrambe le dimensioni. Nel 13% del campione si è verificata una diminuzione dei corsi a fronte di un aumento dei partecipanti. Ai Soci è stato chiesto di indicare i tre principali target group del 20095 in termini di fatturato. Gli associati che hanno risposto hanno indicato, in ordine d’importanza, imprese, giovani neolaureati e AA.PP. Ai partecipanti all’indagine è stato chiesto, inoltre, di indicare i tre temi prioritari per il 2009 (vedi figura 9). Al primo posto compaiono le skills manageriali, seguite in modo paritario da amministrazione controllo e finanza, organizzazione e risorse umane, marketing e comunicazione. La Corporate Social Responsibility e la sostenibilità, nonostante il grande spazio mediatico e politico a loro riservato (basti pensare all’importanza attribuita alla green economy per la ripresa economica) non sembrano ancora trovare uguale spazio nella formazione manageriale. E’ possibile ipotizzare che, in un contesto segnato dalla ricerca di contenimento delle spese da parte delle aziende, questi temi vengano sacrificati rispetto ad altri che possono avere un impatto più diretto sui risultati di business. Dal punto di vista delle metodologie della formazione l’aula continua a rivestire un ruolo preponderante (l’85% dei rispon- Figura 10 - Impatto dei fondi sul fatturato dei Soci Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR I fondi maggiormente utilizzati sono Fondimpresa e Fondirigenti. Non emerge una chiara prevalenza a favore di finanziamenti attraverso voucher per programmi a catalogo o per la realizzazione di programmi ad hoc. L’impatto della crisi e le risposte dei Soci ASFOR L’ultima sezione del questionario aveva lo scopo di valutare quale impatto la crisi ha avuto sugli Associati e proiettare delle risposte per il futuro. Dalla lettura della tabella 2 emerge come la crisi abbia spinto le scuole a confrontarsi ancora di più con il mercato, cercando di leggere meglio i segnali provenienti dalla domanda di formazione e di adattare di conseguenza l’offerta, di lavorare sempre più a contatto con il cliente per venire incontro alle sue aspettative. Si può rilevare una tendenza dei Soci ASFOR a concen- 5 Si potevano indicare tre preferenze tra imprese, giovani neolaureati, PA, banche e assicurazioni, corporate non-profit/terzo settore. 26 S EZIONE 1 – A TTI trarsi su uno stile di offerta, meno generalista, più specifica e più riconoscibile, benché non emerga un chiaro orientamento a focalizzare l’innovazione su corsi brevi o su programmi lunghi. I corsi brevi di maggior successo affrontano gli “hot topics” del momento (Innovazione, Lean organization, Riforma Brunetta e federalismo…), mentre i corsi lunghi tendono a trattare temi “evergreen” (project e process management, comunicazione, marketing, HR management, change management…). Come si è già avuto modo di sottolineare nel paragrafo precedente le imprese, nel tentativo di contenere i costi e di cercare la migliore aderenza della formazione alle proprie esigenze di business, tendono a costruire i programmi in house facendo leva su una faculty interna che riproduce il know-how aziendale. Ai provider esterni chiedono invece programmi su misura che affrontino temi interfunzionali quali leadership, innovazione e comunicazione. Per rispondere a questo scenario, nonostante la crisi la quasi totalità dei rispondenti afferma aver mantenuto un grado accettabile d’innovazione. Innovazione che ha riguardato per lo più i programmi (63% delle risposte) e si è focalizzata sull’offerta a catalogo (45% delle risposte); il 33% dei rispondenti invece ha sviluppato innovazioni nell’attività a commessa. Infine, come si è già avuto modo di vedere in precedenza, la crisi sta portando sempre più enti a lavorare attraverso i fondi interprofessionali6. Secondo i dati del Rapporto 2009 sulla Formazione Continua ISFOL7 emerge come nel 2008 i fondi specificatamente rivolti alla formazione dei Dirigenti8 siano stati pari a circa 25 milioni di euro. Introduzione di nuovi programmi coerenti con le nuove priorità del mercato Focalizzazione delle attività su contenuti ritenuti strategici Introduzione di temi specifici richiesti dai committenti o dai partecipanti nei questionari di valutazione Migliore selezione dei fornitori di formazione (corporate) Maggiore ricorso ai corsi finanziati dai Fondi interprofessionali Incremento nell’utilizzo di metodologie didattiche innovative Volume del fatturato Maggiore attenzione alla valutazione dell’apprendimento Riduzione del numero dei programmi Riduzione della durata media dei programmi Aumento delle richiesta di formazione in e-learning DEL C ONVEGNO ASFOR sale all’82%, +8% in un anno. Questa diminuzione indica da un lato la ricerca di maggiore flessibilità dei rapporti e la riduzione dei costi fissi, dall’altro la tendenza a concentrare l’attività della scuola su una core faculty più dedicata. Analizzando, infine, le aspettative dei soci per l’andamento del fatturato si possono fare due considerazioni. La prima sul fatto che gli ottimisti (coloro che hanno espresso un’aspettativa di crescita del fatturato) sono aumentati rispetto all’anno precedente, passando dal 34% del totale al 51%, la maggioranza delle risposte. La seconda si basa sulla comparazione tra le risposte date da ogni Socio relative al consuntivo 2009 e la previsione 2010, per vedere come la condizione di partenza influenzi le aspettative. Come si evince dalla figura 11, la casistica più rilevante è rappresentata dai Soci ASFOR che hanno registrato un aumento di fatturato nel 2009 e prevedono altrettanto nel 2010 (il 75% di chi ha avuto un buon 2009 rimane ottimista), il secondo gruppo in termini assoluti è rappresentato dai Soci che, pur avendo registrato una contrazione nel 2009, prevedono un miglioramento nel 2010. Lievemente più pessimista è la posizione di chi ha visto il proprio fatturato mantenersi stabile nel 2009, in questo caso la quota di chi prevede una contrazione nel 2010 supera chi prevede un aumento. 68% 67% 45% 43% 37% 35% 29% 28% 20% 19% 16% Figura 11 - Confronto tra andamento consuntivo 2009 fatturato e previsione 2010 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Segmentando l’analisi per area geografica vediamo come sia stato il Sud a risentire maggiormente della crisi, ma come allo stesso tempo sia quest’area ad essere la più ottimista sulla ripresa del 2010. Nord e Centro complessivamente hanno “retto” alla crisi, la percentuale dei Soci che hanno registrato un aumento del fatturato risulta essere pari a quelli che hanno registrato una diminuzione. La previsione per il 2010, tuttavia, sembra essere più conservativa rispetto al Sud (Fig. 12). Tabella 2 - L’impatto della crisi Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR La crisi non sembra aver comportato modifiche di rilievo negli assetti istituzionali e/o organizzativi, salvo per una modifica del mix della faculty con cui si è confrontato il 30% dei Soci ASFOR che hanno risposto. Il numero di docenti stabilmente impiegati dai Soci nel 2009, tuttavia, segna una diminuzione rispetto al 2008: comparando un campione uniforme nei due anni (pari al 63% dei rispondenti 2010 e all’81% del 2009) la contrazione risulta pari al 25%, 4% medio per ente; parallelamente cresce il numero di docenti esterni (non dipendenti) che 6 Le risorse finanziarie trasferite dall’INPS ai Fondi paritetici interprofessio- nali sono ammontate nel 2009 a 431 milioni di euro (287 milioni di euro fino a settembre 2009), 1,8 miliardi di euro nel quinquennio 2004 – 2009 mentre gli stanziamenti, sempre nello stesso periodo, sono stati di 1,151 miliardi di euro. 7 Istituto per la Formazione dei Lavoratori 8 Fondirigenti, Fondir e Fondo Dirigenti PMI Figura 12 - Segmentazione geografica su andamento consuntivo 2009 e previsione 2010 del fatturato Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 27 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Considerazioni finali Nella fase di avvio dei Focus Group sono stati erogati circa 40 questionari individuali qualitativi a conferma, verifica e arricchimento della fase di rilevazione collettiva. I Focus Group sono stati complessivamente 8 e si sono svolti nelle città di Milano (2), Torino, Vicenza, Bologna, Trieste, Roma, Lecce. Per ciascun Focus Group è stata realizzata un matrice di raccolta di tutte le verbalizzazioni attinenti le varie aree di contenuto (oggetto di confronto) e a partire dalle matrici la ricerca si è basata sul metodo dell’analisi del contenuto. Il quadro delineato mostra segnali complessivi di tenuta, nonostante il periodo difficile. Gli interventi di razionalizzazione infatti sembra non abbiano frenato l’innovazione, essenziale per preparare il rilancio in fase di superamento della crisi. Si potrebbe pensare che questo periodo di discontinuità potrebbe avere addirittura accelerato il processo innovativo. Una perplessità emerge sulle reali prospettive da parte del sistema della formazione manageriale italiana di costituire una forza proattiva/di traino per il mondo produttivo. Ciò è legato ad un’impressione di limitata volontà o possibilità di confrontarsi a livello internazionale con i trend evolutivi della domanda e con gli standard e gli investimenti necessari per gli accreditamenti internazionali. A fronte di ciò è importante riconoscere una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale, pur con qualche eccezione, dei soci, che sono in grado di presidiare e diffondere il ruolo della formazione manageriale a supporto della produttività e competitività del sistema Italia. E’ tuttavia importante mantenere un attento presidio dei trend internazionali e non abbandonare, soprattutto in periodi difficili, una prospettiva globale: la discontinuità del 2009 richiede approcci, strumenti e soprattutto persone in grado non di riprodurre schemi consueti, ma di ripensare modalità flessibili e concrete di utilizzo della formazione manageriale in sintonia con le esigenze della domanda. Come si sottolinea anche in un recente rapporto9 dell’ente di accreditamento statunitense AACSB10, ”Innovation happens only when the technological and managerial aspects work together, which is itself a significant management challenge”. Sostenere l’innovazione del mondo produttivo richiede di conseguenza una responsabilità più ampia ed incisiva da parte degli enti di formazione manageriale, ma richiede anche un rilancio di investimenti e di energie per far comprendere quanto l’apprendimento e l’esercizio di logiche e strumenti di management siano cruciali in questo momento e per il futuro. Campione Il campione della ricerca ha visto coinvolte 46 aziende segmentate come segue: 29 aziende industriali, 8 public utilities, 9 aziende di servizi. Le aziende coinvolte sono prevalentemente aziende di medio-grande e grande dimensione, dotate di Corporate Universities o Academy interne o funzioni dedicate alla formazione. Figura 1 - Trend Evolutivi della Formazione Manageriale - Ricerca ASFOR 2009 Obiettivi della Ricerca IV Ricerca ASFOR “Trend Evolutivi della Formazione Manageriale”* Gli obiettivi della ricerca erano i seguenti: – Approfondire aree di indagine già affrontate nelle edizioni precedenti per assicurare la confrontabilità dei risultati sia rispetto all’impostazione longitudinale della ricerca sia rispetto alla ricerca Osservatorio Learning; – Monitorare l’influenza della situazione economica sulle politiche e sulle scelte di formazione manageriale; – Approfondire la rilevanza del tema Leadership per le aziende; Identificare le principali tendenze emergenti relative a contenuti e metodi. Marco Vergeat, Consigliere ASFOR con delega Corporate Learning Giulia Venini, Ricercatrice Quest’anno è stata realizzata la IV edizione della Ricerca sui Trend Evolutivi della Formazione Manageriale. L’interesse crescente verso la partecipazione ai Focus Group e verso i risultati della ricerca hanno determinato numeroso e ricco il campione di aziende, quest’anno esteso su gran parte del territorio nazionale, e hanno reso ancora più articolati e interessanti i risultati. Risultati: Impatto della crisi La situazione economica appare ancora incerta e per alcuni versi critica e continua ad avere notevole influenza nelle scelte aziendali di formazione. La maggioranza delle aziende ha mantenuto il budget della formazione stabile rispetto al 2009. Una minoranza delle aziende dichiara invece che verranno operate ulteriori, seppur contenute, riduzioni del budget di formazione (comprese tra il 10% e il 30%). Questa segmentazione deve essere interpretata facendo riferimento al 2009, anno in cui le riduzioni alla spesa di formazione sono state più consistenti ed hanno oscillato tra il 30% e il 70%. Metodo di lavoro La ricerca è stata realizzata tramite Focus Group della durata di circa 3 ore ciascuno. 9 “Business Schools on an Innovation Mission”- Report of the AACSB International Task Force on Business Schools- 2010 10 www.aacsb.edu * Di seguito la trascrizione integrale del Report della Ricerca coordinata dal Consigliere delegato Marco Vergeat 28 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Trend relativi ai contenuti Permane il calo d’interesse già rilevato nel 2008 e nel 2009 verso soluzioni formative standardizzate: corsi esterni a catalogo e programmi interaziendali. Numerose aziende, in particolare le aziende multinazionali, dispongono di cosiddetti cataloghi interni: corsi, “mandatari” o “on-demand” progettati in coerenza con i sistemi di valutazione e sviluppo interni e coerenti con il modello manageriale e la cultura dell’azienda. La partecipazione a programmi interaziendali viene spesso sfruttata per cogliere opportunità innovative e di interesse per la formazione in azienda. Ciò che emerge dalle interviste è comunque un interesse crescente per soluzioni formative a progetto, costruite su misura, fortemente contestualizzate. Gli investimenti maggiori si concentrano verso programmi che supportano il cambiamento strategico ed organizzativo e che servono a rinforzare le competenze delle famiglie professionali “core” dell’azienda. Significativi investimenti in una parte del campione intervistato si concentrano anche sullo sviluppo della Leadership individuale e collettiva di persone considerate di elevato potenziale. Figura 2 - Trend Evolutivi della Formazione Manageriale - Ricerca ASFOR 2009 Questi dati descrivono un panorama nel quale gli investimenti di quest’anno non sono stati sufficienti a recuperare ciò che è stato ridotto lo scorso anno. Tutte le aziende del campione (ad eccezione di pochissimi casi) impiegano sistematicamente i fondi di finanziamento di FondImpresa e FonDirigenti per sostenere ed in alcuni casi garantire l’attività formativa. Ciò che emerge in maniera trasversale e condivisa è che la crisi ha segnato un cambiamento nel ruolo che l’attività formativa riveste per l’azienda e nelle modalità in cui essa si declina. Il campione intervistato è concorde nel ritenere che questo cambiamento ha consolidato nuove prassi. La formazione viene ri-orientata verso logiche di efficienza sia nella gestione sia nei contenuti. Quindi da un lato si osservano: maggior selezione dei target di popolazione, focalizzazione su obiettivi ed attività core, riduzione della “durata” dei programmi, forte contenimento dei costi di logistica, maggiore ricorso a docenza interna; dall’altro si interviene prioritariamente e con particolare attenzione su quei contenuti che sono considerati rilevanti per il business: supportare cambiamenti organizzativi, abilitare nuovi ruoli e processi, diffondere saperi e comportamenti indispensabili per l’azienda. Questa trasformazione nelle modalità di gestione e nella scelta dei contenuti dell’attività formativa sembra rappresentare il paradigma post-crisi della formazione manageriale in Italia. Figura 3 - Trend Evolutivi della Formazione Manageriale - Ricerca ASFOR 2009 Rilevanza della Leadership Circa il 30% delle aziende intervistate ha identificato un modello di Leadership ed ha provveduto a formalizzarlo, cioè a renderlo esplicito e comunicabile. Una parte del campione (circa il 20%) sta lavorando per giungere a definirne uno attraverso interviste, incontri e workshop con il management. La restante parte degli intervistati (circa il 50%) si limita a considerarlo un tema, importante ma non di assoluta priorità in questa fase. Quando il modello di Leadership è formalizzato e comunicato è anche un riferimento significativo nei processi di selezione e valutazione delle persone, mentre sono ancora molto rari i casi di utilizzo delle valutazioni di Leadership per l’erogazione della retribuzione variabile. Gli approcci alla Leadership sono molto differenziati: alcuni modelli di Leadership sono basati sui comportamenti organizzativi altri su più complesse tassonomie di valori e competenze. In alcuni casi (pochi ma significativi per la rilevanza che questi casi aziendali hanno nel panorama economico nazionale) al concetto di Leadership viene sostituito quello di modello Manageriale perché i vertici dell’azienda non ritengono opportuno “parlare di Leadership”. Per la maggioranza delle aziende comunque la Leadership non sembra essere ancora un riferimento forte per la formazione del management ai diversi livelli. Lo si evince dalla Il commitment dei vertici II commitment dei vertici aziendali verso la formazione manageriale viene definito dalla maggioranza dei partecipanti ai Focus Group generalmente elevato ed anzi in crescita rispetto al recente passato. Tale commitment si manifesta attraverso l’approvazione diretta dei piani formativi considerati prioritari, l’appoggio e la sponsorizzazione di academy di famiglia professionale, l’azione di docenza o di testimonianza diretta nei programmi. Il commitment dei vertici continua però ad essere forte (era emerso anche lo scorso anno ) verso i programmi considerati rilevanti per il business nel breve-medio periodo: per accompagnare cambiamenti ritenuti necessari e strategici, per abilitare processi e ruoli chiave, accrescere la capacità innovativa, rinforzare le competenze e la leadership di popolazioni aziendali molto critiche etc. Pur essendo una minoranza non mancano, tra le aziende coinvolte nella ricerca, quelle che invece lamentano un commitment scarso da parte dei vertici, un’eccessiva loro “distanza” dai programmi e dalle iniziative della formazione unita a scetticismo per l’utilità e i risultati. 29 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Faculty interne Continua a crescere l’interesse delle aziende verso lo sviluppo di faculty e learning network interni. Reti selezionate e certificate, ove possibile, di docenti part-time manager e specialisti, di testimonial, di diffusori, di trainer “on the job”, di coach, etc. La scelta di sviluppare questo tipo di reti non è motivata, in linea di massima e nella maggioranza dei casi, da obiettivi di efficienza e riduzione dei costi diretti della formazione, ma dalla volontà sia di mantenere aggiornate e diffondere la conoscenze aziendali che sono molto specifiche, integrate e vicine al business sia di “testimoniare” e diffondere modelli manageriali, valori e comportamenti in modo credibile e coerente con la cultura dell’azienda. Rimangono molte poche le aziende che hanno sviluppato policies e processi stabili e organizzati per queste attività. scarsa presenza di Leadership Curriculum (percorsi di sviluppo della Leadership collegati ai sistemi gestionali) sia per la scarsa presenza di approcci/metodi organici e strutturati per lo sviluppo della Leadership. La riflessione delle aziende sulla Leadership si concentra intorno ad alcuni temi ritenuti di grande attualità: la gestione della complessità, la credibilità e la necessaria flessibilità del leader in un contesto di rapidi e incessanti cambiamenti, la necessità oggi di guidare il business sfruttando appieno la connettività, le relazioni, il networking. Inoltre la riflessione in tema di Leadership si rivolge verso le nuove generazioni di manager. Questi ultimi sono chiamati a prendere decisioni importanti e rapide avendo però poca esperienza e spesso uno stile di Leadership direttivo, poco coinvolgente e motivante. Valutazione della formazione Si registra un rinnovato interesse verso il tema della valutazione dei risultati dei programmi formativi. Mentre la valutazione del “gradimento” tramite questionari è una prassi generalizzata ed i risultati di apprendimento, ove possibile, si provano a valutare e a documentare con varie modalità (anche se nella formazione manageriale per una percentuale non elevata di casi), vengono dichiarate grandi difficoltà nel valutare l’impatto della formazione sull’organizzazione, sulle performance dell’azienda ed il ritorno a breve-medio termine sugli investimenti fatti (ROI della formazione). Il tema della valutazione della formazione e del ROI ritorna, da molti anni (venti o trenta) ciclicamente a conquistare l’attenzione del management, a maggior ragione quando ci sono poche risorse da investire sia finanziarie che di tempo delle persone. La difficoltà a dare risposte rigorose su questo tema è sempre stato un problema, e continua ad esserlo, per la “credibilità” della formazione manageriale. Si constata la carenza di processi e metodologie collaudate/condivise, di strumenti attendibili per la misurazione e la valutazione di queste variabili. Si sottolinea la necessità di riprendere il lavoro di ricerca e di approfondimento su questo tema per elaborare modelli e soluzioni applicabili e credibili. Figura 4 - Trend Evolutivi della Formazione Manageriale - Ricerca ASFOR 2009 Trend relativi ai metodi L’attenzione ai metodi è strettamente collegata alla preoccupazione per i risultati. Si preferiscono metodi orientati ad una forte contestualizzazione dell’attività e dell’apprendimento e allo stesso tempo adatti a coinvolgere in modo non generico e a rendere protagonista l’azione, lo scambio, la collaborazione tra i partecipanti. • Il coaching è sempre più diffuso. La sua adozione viene integrata spesso con altre modalità formative ed è orientata a migliorare i comportamenti organizzativi, la qualità delle competenze manageriali, la leadership, le performance di business. • Si amplia la frequenza ed il campo di applicazione dell’action learning (problemi e progetti reali). Si vuole così coniugare lo sviluppo dell’innovazione, il supporto al cambiamento con l’integrazione, il ricorso alla collaborazione e alla capacità di lavorare in team. • Si conferma una certa diffusione delle soluzioni di experiential learning (ad es. utilizzo di metafore e simulazioni) a patto che siano molto calate nella realtà aziendale specifica e funzionali a raggiungere gli obiettivi. • Si conferma un calo di interesse generalizzato per le soluzioni di outdoor training. Il fenomeno è riconducibile a due principali motivi: il costo troppo elevato e la difficoltà a produrre comprovati risultati di apprendimento trasferibili nei contesti di lavoro. Formazione manageriale 2010: i trend in sintesi • Focus prevalente della formazione manageriale sul business (strategie di breve e medio periodo), le performance, il cambiamento, la leadership delle persone e dell’azienda; • Sostenuto il commitment dei vertici a fronte però di una concentrazione della formazione manageriale sulle priorità riconosciute; • Elevata attenzione all’efficienza dei processi e dei programmi formativi oltre che forte ricorso ai finanziamenti; • Maggiore selettività dei target di popolazione e interesse a realizzare soluzioni che raggiungano anche il singolo individuo; • Orientamento a prediligere metodi che facilitano la contestualizzazione dell’apprendimento, il coinvolgimento reale dei partecipanti e rinforzino concretamente i comportamenti organizzativi e le performance; • Rinnovato e significativo interesse per la valutazione dei risultati della formazione e del ROI. 30 S EZIONE 1 – A TTI Osservatorio imprenditorialità PMI DEL C ONVEGNO ASFOR za delle scuole del sistema ASFOR e dalle ricerche che altre istituzioni hanno fatto, siamo riusciti a trarre qualche informazione importante che vi propongo. All’interno di queste organizzazioni opera una figura carismatica, l’imprenditore, colui che, parlando di formazione usa dire: “chi sa, fa e chi non sa, insegna”. E quando a lui si prospetta un progetto di consulenza-formazione, aggiunge: “e se non sa neanche insegnare, allora fa il consulente”. A costoro dobbiamo dimostrare il valore della nostra azione propositiva. Per individuare le caratteristiche principali che ritroviamo in questi imprenditori in Italia, mi avvalgo delle informazioni divulgate da Eurobarometer 2009. Giuseppe Perrone, Delegato ASFOR Area PMI sviluppo d’Impresa Ho cercato di sintetizzare il fenomeno delle PMI in Italia, prendendo i dati dalla ricerca che l’Istituto Tagliacarne effettua annualmente sulle Piccole e Medie Imprese. Sono circa 5 milioni queste imprese in Italia e quelle che possiamo chiamare “medie” sono veramente poche, perché ben il 94,6% delle imprese hanno meno di 10 dipendenti. Se poi guardiamo ai nostri competitori più vicini, Francia, Inghilterra e Germania, dobbiamo prendere atto che in Italia abbiamo un numero di imprese pari a quante ce ne hanno, insieme, Germania e Francia e il numero delle imprese piccole e medie in Italia è il doppio di quelle inglesi. Figura 3 - ASFOR “Osservatorio Imprenditorialità PMI” In Italia c’è un’attitudine ambivalente all’ imprenditorialità: c’è una grande preferenza per il lavoro autonomo, ma i “lacci e laccioli” burocratici creano le immense difficoltà che frenano chi vuole iniziare una nuova impresa. Ci sono difficoltà ulteriori per le persone a bassa scolarità e per le donne, (abbiamo la più bassa percentuale di donne imprenditrici in Europa), però in Italia c’è la più alta probabilità a diventare imprenditori di successo per le persone con skill elevate. E per ultimo faccio rilevare un fatto un po’ equivoco: in Italia si assiste ad un’elevata mobilità nel business transfer, rispetto al resto dell’Europa, che però convive con una bassa percentuale di fallimenti delle piccole imprese. Interpreto che questo fatto sia dovuto alla capacità dell’imprenditore di sopravvivere e di essere dinamico e attivo. All’interno di queste organizzazioni tutti auspicano vedere anche altre figure di vertice, i manager professionali. I manager di PMI hanno caratteristiche particolari rispetto a chi opera nelle grandi organizzazioni, di cui abbiamo sentito discutere nelle relazioni precedenti. Un manager della piccola e media impresa ha un ruolo praticamente di “alter ego” dell’imprenditore, cioè abile a prendersi le responsabilità di tutte le decisioni con una capacità, quasi sovrumana, di esercitare le varie competenze manageriali, dalla produzione alla vendita, alla strategia, alla gestione del personale e così via. Il tutto, con un’alta duttilità, flessibilità e capacità di prendere decisioni, assumendosene il rischio. E’ questo il mondo che ASFOR, da un paio di anni, cerca di capire, un mondo in cui operano milioni di imprese con le caratteristiche descritte, guidate da imprenditori con la loro innata e tradizionale riottosità alla leva formativa e con manager, quando esistono, che devono far progredire le organizzazioni in un contesto complesso. Facendo riferimento alle esperienze dirette dei propri associati, il gruppo ASFOR per le PMI, ha attivato ricerche e labora- Figura 1 - ASFOR “Osservatorio Imprenditorialità PMI” In realtà, dobbiamo essere grati a queste PMI, che, nonostante la crisi, contribuiscono a creare il 74% circa del valore aggiunto dell’ industria manifatturiera: sono 25 mila le imprese che hanno un numero di dipendenti compreso tra i 50 e i 250, e tra queste troviamo le cosiddette “corazzate tascabili” che sono in grado di varcare i mari e vincere la competizione internazionale. Figura 2 - ASFOR “Osservatorio Imprenditorialità PMI” Indagare questo mondo numeroso e variegato non è facile, specialmente se l’intento è valutare ruolo, valore e peso della formazione manageriale. Ed è facile capire che non è nemmeno facile da individuare un campione significativo di questo universo che ci aiuti a schematizzare, ad orientare comportamenti e strategie efficaci. Facendoci soccorrere dall’esperien31 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR tori per identificare le opportunità di sviluppo di una cultura manageriale professionale all’interno di un mondo in cui è dominante la cultura imprenditoriale. I tempi recenti ci dimostrano come la cultura dell’imprenditore inteso come “homo economicus” abile nel cogliere le opportunità debba evolvere per superare le difficoltà descritte dall’intervento di Delai, questa mattina. In questo quadro, il ruolo delle scuole ASFOR verso le piccole e medie imprese ha un obiettivo più ampio e di tipo più generale volto a sviluppare le consapevolezza di incrementare le capacità manageriali, in colui che ha sempre gestito l’organizzazione solo con il “fiuto” dell’imprenditore. Vi elenco alcuni risultati qualitativi delle ricerche svolte. Figura 5 - ASFOR “Osservatorio Imprenditorialità PMI” come abilità di propensione al cambiamento, al lancio di nuove iniziative, alla competizione, al rischio. Sono disponibili risultati di indagini che allertano sulla tendenza a chiudersi in consorterie, a chiedere barriere doganali o a rivedere il welfare sociale per sopravvivere alla crisi. Vorremmo vedere se c’è abilità ad esprimere un progetto strategico indipendente da parte di queste persone che non seguono la moda, il pendolo di cui parlava stamattina Delai. Qual è la loro autonomia, la proattività, l’innovazione che la formazione manageriale ha aiutato a sviluppare. La ricerca verrà condotta attraverso un panel di imprenditori e manager che abbiano avuto nel passato una formazione non occasionale o episodica, ma che possiamo chiamare “lunga e strutturata”. Il panel sarà composto da persone che le scuole del sistema ASFOR renderanno disponibili ai ricercatori. Contemporaneamente, avremo un panel di controllo formato da coloro che non hanno fatto “formazione lunga”. Analizzeremo le imprese che loro guidano e, attraverso focus group, cercheremo di trovare qualche trend e qualche valida indicazione. Concludo con l’esortazione di contattare ASFOR per rendersi disponibili a partecipare a questa ricerca e do a tutti gli interessati appuntamento a fine autunno 2011 per discutere insieme qualche risultato. Grazie per l’attenzione. Figura 4 - ASFOR “Osservatorio Imprenditorialità PMI” Il primo warning è a non replicare modelli e metodologie che vanno bene per le grandi organizzazioni. La formazione manageriale per le piccole e medie imprese deve essere specifica e i contenuti devono riferirsi proprio a competenze multidisciplinari, avendo come riferimento quella persona, l’imprenditoremanager, che fa di tutto e al meglio. L’approccio delle scuole è percepito dalle piccole e medie imprese come difficile e, qualche volta, una proposta che impone reverenza e fa stare a distanza. Questo non vuol dire che non bisogna portare le migliori prassi, le migliori abilità, ma bisogna avere la consapevolezza che si ha a che fare con interlocutori poco sensibili agli “anglicismi” ad allo “slang” tipico di un linguaggio un po’ sofisticato e non adatto. Questi imprenditori sanno che le migliori scuole godono di un’ottima reputazione, quando operano, se non per loro, almeno per i loro figli. Il nostro compito è dimostrare il valore della nostra proposta anche per loro, i genitori. Il focus di questa ricerca, che abbiamo già presentato in un rapporto, verrà aggiornato ed approfondito, anche se dobbiamo superare le difficoltà che derivano dalla massa di individui e organizzazioni. Quest’anno, su suggerimento del Prof. Paolo Gubitta, ASFOR lancia una nuova ricerca. Vogliamo dare qualche risposta alla domanda: “La formazione a cui si è sottoposto l’imprenditore o il vertice decisionale della PMI aiuta ad elevare le performance dell’azienda?” Più che valutare il ritorno economico dell’investimento vorremmo valutare la perfomance generali dell’impresa, intesa Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Le Ricerche ASFOR offrono molti spunti che saranno approfonditi nei prossimi mesi coinvolgendo le imprese e le istituzioni che hanno concorso alla realizzazione dei rapporti. Un grazie a tutti i colleghi che hanno accettato di condividere con ASFOR questa importante attività di ricerca, fornendo stimolanti indicazioni sull’evoluzione della formazione manageriale in Italia attraverso i questionari e partecipando ai focus group. Lascio ora la parola alla collega Marella Caramazza che coordinerà la tavola rotonda. 32 S EZIONE 1 – A TTI Tavola Rotonda DEL C ONVEGNO ASFOR la priorità numero uno è la gestione di questa acquisizione e il fatto di avere cambiato scala da tutti i punti di vista, compreso quello dell’internazionalità. L’Enel è dal 2004 che lavora attivamente sull’internazionale e oggi è presente in 23 Paesi; ci sono 83.000 dipendenti di cui meno della metà lavorano in Italia. Quindi per noi la crisi è un elemento fondamentale di contesto, ma la nostra priorità chiuso il deal è estrarre tutto il valore possibile da questa acquisizione; peraltro, oltre che dal punto di vista del business, consideriamo questa operazione come una grande opportunità anche dal punto di vista dello sviluppo manageriale e organizzativo. La trasformazione internazionale dell’azienda ci ha infatti portati sin dal 2007 a investire fortemente sul tema della leadership, sotto la guida del Vertice stesso, che ritiene fondamentale lo sviluppo del capitale umano per il successo della nostra azienda in questo particolare momento della sua storia. E’ stato anzitutto definito un modello di leadership con comportamenti declinati per le varie popolazioni aziendali, e a partire da quello sono stati sviluppati tutti gli altri processi e strumenti di HR in estrema coerenza. Per noi questo ultimo aspetto è fondamentale: chiunque può fare un modello di leadership e appenderlo negli uffici, ma è molto più complesso essere sempre coerenti e conseguenti. Abbiamo deciso quindi di avviare molte delle iniziative citate nella ricerca dell’Osservatorio ASFOR. Anzitutto, il modello di leadership ha dei comportamenti il più possibile oggettivi e non dei valori, per poter parlare a tutte le persone dell’azienda, che sono sempre un po’ perplesse quando devono affrontare temi soft quali i valori, la mission,…. Invece se si parla di comportamenti le persone sanno che cosa sono, riescono ad osservarli e lo sforzo da fare semmai è quello di definire dei comportamenti che siano realmente osservabili, che non abbiano degli elementi di vaghezza al loro interno. Al di là di scegliere con attenzione i comportamenti e di farlo direttamente con le persone dell’azienda, credo che la cosa che ci è stata più a cuore come detto è stato di allineare tutto il resto dei sistemi HR al modello di leadership. Siamo tra quelli che hanno deciso di allineare la performance review al modello di leadership e di definire parte della compensation variabile in base ai risultati che si ottengono sulla valutazione rispetto ai comportamenti del modello di leadership che, nei casi più senior, è fatta con una valutazione a 360 gradi. Sul versante della formazione abbiamo quindi definito il nostro leadership curriculum, strutturato per i vari livelli di seniority e legato ai processi aziendali (valutazione della performance, passaggi di inquadramento, promozioni, identificazioni dei talenti). L’abbiamo fatto non per gusto accademico, ma semplicemente perché ci sembrava che la coerenza fosse l’unico modo di dare credibilità a questi processi agli occhi delle persone in azienda, che secondo me su questi temi hanno visto molte cose negli anni e magari in alcuni casi hanno perso la fiducia o il senso. Per questo per noi era importante la coerenza, l’allineamento e ripetere a volte anche fino all’ossessione alcuni temi: certi messaggi sono difficili da passare, quindi conviene ripeterli e non temere di essere “ossessionanti”. Per quanto riguarda invece il come ci stiamo attrezzando, per noi credo che il tema molto importante sia la scelta dei contenuti. Due settimane fa abbiamo fatto un corso per i top 35 dell’azienda in partnership con Harvard Business School e la scelta è stata quella di trattare temi, come è stato detto questa mattina, di macro economia. Tutti i partecipanti, di seniority come detto altissima, sono venuti preparati e hanno analizzato “Modelli di Leadership e Innovazione per lo sviluppo delle Risorse Umane” Apertura dei lavori a cura del Coordinatore Marella Caramazza, Consigliere ASFOR con delega Diversity Management Ringrazio i nostri ospiti per aver accettato l’invito a partecipare a questa tavola rotonda. Abbiamo con noi oggi Roberta Bonomi che è Managing Director di Enel University, abbiamo Ilaria D’Aquila che è il Direttore Risorse Umane di Adecco Italia e Oscar Di Montigny che è l’Amministratore Delegato di Mediolanum Corporate University. Il titolo della nostra Giornata di oggi è “Modelli di Leadership Innovativa per un’Economia Globale e Sostenibile”. Citando un blog della Harvard Business School del 7 giugno, Rosabeth Moss Kanter spiegava la colossale catastrofe della BP nel Golfo del Messico con una crisi di Leadership, riferendosi al comportamento del CEO Tony Hayward, alla sua incapacità di prevedere e gestire il rischio, alla mancanza di trasparenza delle sue risposte, alla mancanza di gestione della complessità e a una relativamente bassa credibilità delle risposte che stava dando. Questo è il giudizio di questa autorevole studiosa di Harvard che osserva il comportamento di questo top management alle prese con una crisi senza precedenti. Ora abbiamo anche sentito dai risultati della ricerca ASFOR che ci sono stati presentati, come le aziende oggi stiano affrontando delle sfide legate all’efficienza, legate alla necessità di gestire il cambiamento, di gestire i talenti e tutto questo con una lettura che gli stessi manager del personale danno del proprio ruolo: sicuramente riconosciuto ma ancora non considerato del tutto strategico. Allora io chiedo ai rappresentanti di queste tre grandi realtà internazionali che operano in tre settori altamente sensibili a queste tematiche: energia, capitale umano e finanza, tre mondi dai quali credo dobbiamo imparare, chiedo a loro come stanno rispondendo alla sfide che questo contesto, questo clima complessivo sta creando e come si stanno attrezzando per fare sì che la formazione diventi più strategica all’interno delle loro aziende. Cedo la parola a Roberta Bonomi per cominciare questo primo giro di tavolo. Roberta Bonomi, Managing Director Enel University Buongiorno a tutti. Questa mattinata è stata veramente ricca di spunti ed è difficile riportare tutte le considerazioni emerse in un unico intervento. Anzitutto, emerge che il caso di Enel è un po’ particolare se raffrontato ai risultati delle ricerche illustrati. Per noi la crisi ha coinciso con l’acquisizione di una grandissima azienda che è Endesa, azienda che è quasi pari alla nostra dal punto di vista della capacità installata, delle competenze e anche del margine. E quindi per noi la crisi è sicuramente un elemento di sfondo importantissimo, ma l’azienda si trova in un momento dove 33 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR lavorare su settori diversi non abbiamo mai sentito la specificità dei singoli settori. Mentre l’anno scorso si è bloccato tutto. La risposta è stata semplice: cambiamo, cambiamo il nostro modello, cambiamo il nostro modello operativo e organizzativo e, ovviamente, il cambiamento paradigmatico è stato quello dei ruoli manageriali. Abbiamo scoperto di non volere più un manager gestore a cui fornire un valigetta con tutti i tools, ma persone che sapessero muoversi in maniera efficace, veloce, in contesti mutevoli, incerti, che orientassero il ruolo verso quello che è un atteggiamento di autonomia professionale, di responsabilità verso i risultati, comprendendo quanto potessero importare sul successo del business. Sostanzialmente qual era la sfida? Era riuscire a creare dei percorsi di formazione in cui integrare delle prerogative che sono tipiche dell’imprenditore, e parlo di percorsi perché sono svolti nel tempo e non la classica due giorni di cui sentivo parlare prima il prorettore Perrone che diceva: ci chiedevano due corsi pensando che imponendo le mani tutto cambiasse. Quello che noi vogliamo è che i nostri manager assumano delle iniziative, quindi la responsabilità, lo spirito all’iniziativa e l’imprenditorialità. Una cosa non semplice. Alla base di tutto questo tessuto ci sta la leadership. Anche noi abbiamo sviluppato un curriculum. Fino a 5 anni c’era un percorso di general management che inglobava la leadership al suo interno, oggi la scelta dell’azienda è diversa e questo a livello internazionale, tocca quindi tutti i Paesi che compongono Adecco nel mondo. Il curriculum si focalizza su tre assunti di base che si sintetizzano su tre I, lo abbiamo chiamato Adecco I3 e questo perché la I vuol dire I Inspire and Impact cioè io sono il soggetto attraverso il quale può incominciare il cambiamento e attraverso il mio modo di comportarmi, il mio modo di mettere in atto i miei sistemi e schemi valoriali riesco a ispirare anche le persone e attraverso questo l’aspettativa è che ci sia un impatto positivo. Questo è il primo punto. Il cambiamento è fortemente connotato dalla resistenza, soprattutto quando il cambiamento deve essere portato avanti da coloro che sono loro stessi impattati dal cambiamento e devono esserne anche gli animatori, abbiamo scoperto che il cambiamento passa attraverso il coinvolgimento. Quindi abbiamo pensato ad un altro percorso formativo sui nostri manager che in quanto leader devono essere persone che hanno dei follower, un percorso attraverso il quale abbiamo lavorato su dei development center, cioè abbiamo fatto insieme a loro una riflessione su quello che era l’empowerment personale sul ruolo, abbiamo definito insieme quali erano i percorsi tipici per andare a colmare i gap e soprattutto ognuno di loro ha avuto modo di lavorare sui propri talenti. Quindi la condivisione, quello che è percorso di crescita su alcune competenze che devono essere settate in un certo modo, è passato attraverso la condivisione, è una cosa abbastanza nuova. a fondo i casi assegnati. Questo è un fatto non sempre scontato, soprattutto nella cultura italiana, o comunque nella cultura mediterranea, il top manager che ha un certo successo alle spalle non sempre si prepara o studia casi anche di 100 pagine. Il timore che i temi macroeconomici potessero essere percepiti come “accademici” era totalmente infondato, anzi. Hanno tutti apprezzato il fatto di poter affrontare in maniera strutturata temi di cui si legge ogni giorno sulla stampa internazionale. Nel corso abbiamo inserito poi il tema della gestione degli stakeholder e della leadership. Il tema della performance non dico che venga dato per scontato, ma è un argomento su cui tutti sono focalizzati ogni giorno. L’esperienza ripeto è stata molto positiva e devo dire che durante questi corsi cerchiamo di portare queste persone a mettersi in discussione, a mostrare il contesto più ampio e il loro legame con quest’ultimo. Per fare un esempio, parlando di macroeconomia, abbiamo affrontato il caso della Spagna, ed è emerso quanto la crisi in alcuni Paesi sia legata al fatto che la produttività non aumenta. La responsabilità di un’azienda di 80.000 persone con una presenza così forte in Europa è anche quella di portare un contributo significativo all’aumento della produttività. Quindi il tentativo era quello di far vedere a questi manager quello che c’è oltre la missione di garantire la redditività dell’azienda. Marella Caramazza Mi sembra che da questo primo intervento venga fuori un punto: il ruolo del top management nella formazione, che vediamo essere spesso committente assente della formazione, in questo caso è addirittura il partecipante che si prepara al corso di formazione. In questa esperienza il tema dell’apertura degli orizzonti e del confronto con altri mondi è la chiave del successo. Enel è una multinazionale italiana, mentre abbiamo con noi ora Ilaria D’Aquila che è Direttore delle risorse umane di Adecco Italia che dunque nella sua azienda rappresenta la domanda di formazione, non solo l’offerta come le Corporate University, quindi traduce la domanda che proviene dalle linee operative verso chi opera nella formazione. Quali sono oggi le cose su cui vi state maggiormente concentrando? Ilaria D’Aquila, Direttore Risorse Umane Adecco Italia Io penso che per rispondere correttamente alla domanda sulle sfide che dobbiamo affrontare, per chi diventa partner in ambito formativo, la prima cosa da sapere è che cosa hanno scoperto le aziende nel corso della crisi. Questa secondo me è stata una grande opportunità, ci ha permesso di fermarci, di ripensarci e soprattutto pensare a quello che avremmo voluto essere nella ripresa e quindi alle persone che nella ripresa avremmo voluto avere. E’ stato come se stessimo percorrendo una strada di cui conoscevamo la destinazione e ad un certo momento ci fossimo trovati di fronte a un bivio. Il bivio era: mantenere fermi gli stessi modelli culturali e comportamentali che certamente erano conosciuti, gestiti e forse anche vincenti se eravamo arrivati fin lì oppure volgersi verso l’incognita del cambiamento, dell’innovazione con tutti i rischi e le opportunità connesse. In particolare per Adecco è stato facile scegliere perché la crisi ha toccato tutti i settori. Nel passato avendo la possibilità di Marella Caramazza Oscar di Montigny, lei rappresenta una banca, una banca italiana, una banca che opera anche in alcuni Paesi stranieri: come formate le vostre persone, su cosa state concentrando i vostri sforzi? Che ruolo avete oggi come Corporate University nello sviluppo della vostra azienda? 34 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Mediolanum ha investito 34 milioni di euro in un sistema educativo/formativo, che si chiama Mediolanum Corporate University. Un investimento anche di natura immobiliare perché c’è un palazzo, un albergo, un campus, un’azienda di moltissime persone creata due anni fa, quindi proprio in un momento di grandissima crisi! Non stiamo parlando semplicemente di consulenza o progettazione, ma di un ambizioso investimento in educazione, formazione, addestramento e comunicazione, investendo soprattutto sulle persone. La nostra Corporate University opera intervenendo sulle risorse umane in maniera economica, globale e sostenibile. Eroghiamo contenuti formativi ai leader, ai manager, ai family banker, ai collaboratori dipendenti, al personale operativo, ai neo assunti; l’educazione finanziaria, e non solo, è infatti un sistema più complesso di quello puramente formativo; è globale ed olistico, orientato allo sviluppo dell’individuo. Per cui la nostra offerta formativa non è orientata solo allo sviluppo di competenze professionali o all’acquisizione di conoscenze operative o alla conoscenza dei valori, della cultura e della storia della nostra azienda, ma ci preoccupiamo dello sviluppo individuale nella sua globalità, con un work in progress che integra la formazione professionale con contenuti di natura sociologica e psicologica, attingendo alle neuroscienze, le scienze più evolute perché permettono di far capire alle persone non tanto cosa devono fare o come devono farla ma, ad esempio, cosa sta dietro alle scelte che un individuo compie. Oggi la neuroscienza ci sta anche spiegando, infatti, come tantissime scelte di natura economico- finanziaria, apparentemente tali, siano in realtà scelte di natura emotiva, quindi non sempre ben prese per le conseguenze che possono implicare. Oscar Di Montigny, Amministratore Delegato Mediolanum Corporate University Io non conosco il sig. Tony Hayward, CEO della BP, ma il fatto che tutti ne parlino come se fosse l’origine della più grande catastrofe ambientale degli ultimi anni penso sia quanto meno un po’ riduttivo. La questione legata alla Leadership è a mio avviso molto più ampia. Quel signore della British Petroleum quando ha (metaforicamente) schiacciato quel bottone, consentendo che continuassero ad operare sapendo i rischi che correvano, da cosa è stato mosso in termini di responsabilità e vantaggio personale e/o aziendale? La questione sulla quale dovremmo riflettere tutti è quella di una leadership costantemente focalizzata, in equilibrio con mente cuore e azioni, su tutto ciò che è economico, globale, sostenibile. Ma per perseguire obiettivi di economicità, di globalità e di sostenibilità oggi più di ieri è necessario e utile tenere conto dell’insieme che contiene ognuno di noi, sia all’interno che all’esterno delle nostre imprese. Anche la Corporate University di una banca italiana e internazionale come Banca Mediolanum, azienda in cui lavoro, può avere un ruolo di leadership anche quando si preoccupa di fare educazione finanziaria in modo focalizzato proprio in una logica di economicità, globalità, sostenibilità. Quando si parla di “crisi”, per esempio, la questione va vista da diverse prospettive: la crisi attuale è un fenomeno reale di cambiamento, che può trasformarsi in una grandissima opportunità. La nostra Banca, infatti, sta facendo raccolta positiva sui clienti, scalando le classifiche rispetto alla concorrenza. Nella nostra organizzazione è fortemente centrale l’essere umano, l’individuo; la stessa poltrona rossa delle nostre campagne pubblicitarie è un simbolo della centralità dell’uomo che, fuori e dentro la nostra organizzazione, rappresenta il cliente, il vero terminale della nostra relazione con il mercato, colui che è al centro di tutto. Di recente, mi ha colpito una copertina di Panaroma Economy nella quale si dava notizia dei risultati di una ricerca sulla preparazione basilare degli italiani in materia di economia e finanza. Il titolo era “Zero in Economia” e l’immagine raffigurava un cappello a punta (tipo Pinocchio) rivestito di simboli dell’euro e due belle orecchie d’asino. Insomma …Pinocchio nel paese dei balocchi. Anche da un recente incontro in Banca d’Italia, ho appreso che mediamente un bambino delle scuole elementari italiano sa gestire il proprio patrimonio finanziario (qualche euro) meglio di quanto sappia fare un cittadino italiano medio adulto: abbastanza preoccupante! I Paesi più evoluti in termini di educazione finanziaria sono i Paesi di origine anglosassone: Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti, Inghilterra, e il Giappone; l’Italia è all’ultimo posto e, come spesso accade, si spartisce la maglia nera con Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda. L’Inghilterra, che è tra i Paesi più evoluti, ha investito negli ultimi due anni per formare i suoi cittadini 22,5 milioni di sterline. Chiaramente la formazione dei nostri professionisti è l’unica soluzione possibile per soddisfare i nostri clienti. E’ per noi una grande opportunità perché arriviamo praticamente sempre preparati ad affrontare queste situazioni. Le difficoltà competitive, nel nostro settore, non sono più solo relative ai prodotti o servizi ma il confronto si sposta soprattutto sul livello professionale di chi propone tali prodotti e servizi e di come sa rappresentarne il reale vantaggio per il cliente. Marella Caramazza Quest’ultimo intervento, come ha detto Oscar stesso, è un po’ provocatorio anche perché per quanto si dica che oggi le imprese stanno investendo in formazione sulla sostenibilità, sulla centralità dell’individuo, sull’etica e quant’altro, alcune ricerche ci dicono che in realtà di fatto al momento in cui l’azienda si trova di fronte a un trade off preferisce comunque tornare ad operare in una modalità in qualche modo più orientata all’efficienza, al profitto perché c’è la presunzione che queste iniziative siano più un costo che un investimento. Allora, Roberta ed Ilaria, nelle vostre aziende, che sono anche dei benchmark nei vostri rispettivi settori, qual è la vostra reazione alle provocazioni che ci ha portato Oscar? Come conciliate queste dimensioni che a volte, almeno nel sentire comune, sono considerate in antagonismo fra di loro? Roberta Bonomi Anzitutto, riprendendo il tema della coerenza e in parte dell’anticiclicità, a mio parere su certi temi non bisogna continuare a cambiare strada, ma piuttosto continuare a insistere anche in momenti in cui magari ci sono urgenze diverse. Quest’anno abbiamo aumentato il budget della formazione, perché ci sembrava che, in un momento in cui la leadership è importante e lo sviluppo delle persone è importante il budget della formazione andasse aumentato; ridurlo come abbiamo ridotto molti altri budget avrebbe avuto un significato di assoluta incoerenza rispetto al messaggio che si cercava di dare. 35 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Rispetto invece al tema del trade off e del discorso fatto stamattina su classe gerente e classe dirigente, vorrei citare il fatto che alcune ricerche dimostrano come le aziende e i manager fanno “overmanagement” e “underleading” proprio perché sono stati di successo nel passato. La gestione del breve periodo, la gestione della compliance, la gestione del sistema, della burocrazia, del controllo diventano una cosa fondamentale perché quando cresci devi gestire una macchina sempre più complessa e quindi il tempo speso nel management rispetto alla leadership diventa quasi inevitabilmente più grande. Ai manager a volte viene chiesto di indicare dove si trovino nel trade off tra management e leadership. Molto difficilmente chi fa questo esercizio si trova nel posto dove vorrebbe o ritiene di dover essere, quindi secondo me già il fatto di porsi la domanda è un punto molto importante. Per cui anche qui torniamo al discorso di voler far comprendere ai manager come alla fine da loro ci si aspetti questo; mentre nei corsi di base cerchiamo di far loro comprendere il contesto sempre molto complesso, più si va avanti più si cerca di insegnare alle persone che sono loro che possono influenzare questo contesto. Stamattina riflettendo sui vari temi trattati mi è venuto in mente un aneddoto personale: per tantissimi anni, fin da bambina, ho desiderato fare il medico, perché vedevo chiaramente la missione di questa professione. Poi invece ho deciso di lavorare in azienda, e a volte ho avuto il dubbio di avere barattato una nobile missione per una più prosaica, meramente economica. Questa mattina si parlava del fatto che la managerialità è una proprietà, neanche tanto intangibile alla fine, è un enorme privilegio. Devo dire che col passare del tempo e grazie all’aiuto di alcune persone, io oggi sempre di più vedo nella managerialità una missione molto forte; e grazie all’affascinante fenomeno della leva, cioè attraverso la leva che un manager ha grazie alle risorse che gli vengono messe a disposizione dall’azienda, oggi mi sento anche più soddisfatta di quanto lo sarei stata se avessi fatto il medico. Questo è quello che noi cerchiamo di passare, cosa che è molto difficile perché dirlo solamente non serve a niente, la cosa che cerchiamo di fare è di portare dei testimoni in aula che con il loro esempio facciano capire che può essere così. Quindi utilizziamo molto i manager interni, ma non certo per risparmiare soldi e non certo in maniera indiscriminata, noi scegliamo i manager che mandiamo in aula e li scegliamo molto attentamente perché vogliamo che con il loro esempio portino le persone a credere che un modello diverso può essere possibile. Perché il problema oggi è che il modello dominante forse è un po’ diverso, e per questo cerchiamo di dimostrare alle nostre persone con dei “role model” che un modello diverso può esistere e che, se probabilmente non cambieranno il mondo, potranno per lo meno fare la loro parte e cambiare almeno il loro contesto. all’eLearning, l’eLearning sembrava essere la scoperta del momento fino a qualche anno fa, poi è caduto nel dimenticatoio ora sembra tornare in auge. Questo tipo di comportamenti secondo me, al di là del fatto che le aziende dicano che non stanno investendo sull’eLearning per ridurre i costi può essere anche un’affermazione di principio, ma nella realtà di fatto sappiamo e pensiamo che l’eLearning sia un modo meraviglioso per risparmiare. L’eLearning si può fare settando bene quelli che sono i contenuti che devono passare attraverso quel tipo di tool. Faccio un esempio: da alcune ricerche emerge che spesso l’eLearning è utilizzato per passare contenuti di compliance, giusto o sbagliato non lo so, per quanto ci riguarda non passiamo contenuti di compliance, almeno che non siano di procedure, tramite eLearning perché ci sono dei valori dietro per cui è importante essere in presenza e utilizzare delle persone che parlano del perché è importante essere compliant o non essere compliant. E di qui l’utilizzo spesso di manager interni di un certo tipo, come diceva Roberta, che ci aiutano nel creare dei modelli, nel replicare i modelli che poi rappresentano i valori, valori di cui parlava anche Oscar. Per la nostra azienda che ha la complessità di dover raggiungere persone sparse sul territorio e che quindi difficilmente si sentono parte di un’unità organizzativa, di una multinazionale, ma pensano di essere loro cellule, atomi su 400 filiali a rappresentare la multinazionale, la nostra sfida è far sentire queste persone tutti i giorni non sole ma parte di un gruppo più grande che ha un modello di comportamento e un modello di delivery di un certo tipo. Oscar Di Montigny Oggi, tutto il team di Mediolanum Corporate University, che oggi qui rappresento, sta facendo un’esperienza di grandissimo interesse: stiamo cercando, e ci stiamo riuscendo (almeno stando ai risultati fino ad oggi raggiunti), di trasformare tutto lo sforzo fin qui affrontato, prevalentemente di natura educativa, anche in uno strumento con valenza commerciale e quindi soprattutto utile alla rete di vendita. Riconosciamo l’importante investimento fatto dal punto di vista logistico: un istituto di oltre 4000 mq su tre piani con 17 aule e un seminterrato, una libreria aziendale, una videoteca aziendale, uno dei più grandi musei aziendali d’Italia, sale ristoro estremamente accoglienti e confortevoli, e l’asilo; tutto congruo rispetto l’ambizioso obiettivo di offrire grande benessere anche dal punto di vista dello “star bene in azienda” per chi ci lavora e per i clienti che ci fanno visita. Abbiamo però la consapevolezza di essere ancora percepiti, da una buona parte del mercato potenziale, come un’azienda virtuale; in realtà Banca Mediolanum è una realtà: un’azienda distribuita su otto palazzi ‘fatti di mattoni’, luoghi di operosità e luoghi di incontro con i clienti. Ma il nostro dovere verso i nostri clienti, e la ricerca sopra citata ne sottolinea la necessità urgente, è anche quella di fare educazione finanziaria alle persone. Non a caso alcune istituzioni, tra cui Banca d’Italia, in passato ci hanno chiesto una collaborazione per fare anche dei programmi nelle scuole. Vi assicuro che divenire strumento di connessione tra un’azienda, che ovviamente ha uno scopo commerciale, e le persone, che in genere anche per via della crisi si trovano costrette a fronteggiare situazioni per loro anomale, è determinante e impegnativo. Quando il mare è calmo, si naviga anche Ilaria D’Aquila Io vado di seguito a quello che diceva Oscar, nel senso che credo che al di là dei settori diversi in cui operiamo abbiamo un fattore comune, cioè essere un’azienda rete, quindi con tematiche che sono abbastanza simili. Per quanto riguarda i trade off credo che vadano gestiti in maniera intelligente, e la maniera intelligente che noi abbiamo trovato sta non tanto nel selezionare i target perché comunque crediamo che la formazione in quanto percorso di crescita vada offerta sempre a tutti. E’ selezionare gli strumenti con cui andiamo a differenziare sui diversi target. Penso 36 S EZIONE 1 – A TTI se non si è dei buoni naviganti, ma quando il mare è mosso o addirittura in burrasca se non si è un abile navigante ci si comincia a fare delle domande. Oggi, per così dire, il mare è un po’ mosso e le persone in generale non hanno tutti gli strumenti per difendere i loro risparmi, informati solo dai media che fanno prevalentemente allarmismo. Oggi sarebbe per tutti importante conoscere qual è la ciclicità dei mercati da quando sono nati ad oggi, per rendersi conto che, pur essendoci stati dei grandissimi picchi negativi e positivi, in realtà il trend è in crescita; il che vuol dire che se riesci a stare calmo e a resistere, questo periodo finirà e se riesci a resistere alla crisi si riuscirà a produrre un vantaggio, un enorme vantaggio. Il nostro sistema educativo è diverso da quello anglosassone, che fin dalle scuole elementari trasmette principi di economia e finanza di base. Erogare contenuti di educazione finanziaria con un approccio olistico permette, quindi, non solo di far comprendere la differenza tra obbligazioni e azioni, ma anche i principi neuroscientifici che sottostanno alle paure che nascono quando si legge un giornale e, reagendo ad un impulso prevalentemente emotivo, si sbaglia un investimento uscendo dagli investimenti quando i mercati crollano ed entrando quando i mercati salgono, facendo esattamente l’opposto di quello che si dovrebbe fare. Banca Mediolanum acquisisce clienti, invita i suoi clienti a visitare la propria sede, li fa incontrare con il top management dell’azienda, il direttore della banca, il capo dei gestori, eroga contenuti di educazione finanziaria, li fa dormire nel suo albergo, li invita a pranzo presso la sua Università, li porta anche a svolgere un’attività di tipo ludico-educativo in un museo o ad una partita di calcio; con questo stile di relazione, genera grandissima soddisfazione e tutto ciò diventa leva anche per il family banker. La nostra esperienza si fonda su un’offerta formativa di oltre 200 corsi indoor/outdoor, on line ecc..., 11.000 persone che hanno frequentato i nostri corsi quest’anno, oltre 225.000 ore di formazione. Sarà capitato a tutti noi che ci venisse chiesto da qualcuno: questa cosa dove l’hai imparata, come l’hai acquisita? Che fosse una conoscenza o competenza o esperienza che manifestavamo magari anche durante una cena, il bello è poter rispondere “l’ho imparato in azienda” e non stiamo parlando del “come ho imparato a vendere” ma proprio parlo di conoscenze e competenze anche personali. Questo sì, genera veramente anche tantissima fedeltà del collaboratore nei confronti dell’azienda. Anche contenuti di Filosofia, Arte, Scienza ed Economia, che sono le quattro grandi aree nelle quali l’essere umano si è manifestato dal principio del mondo fino ad oggi, faranno parte a breve dell’offerta formativa di Mediolanum Corporate University, in linea con l’obiettivo dello sviluppo delle persone, all’interno dell’organizzazione aziendale. Una frase, che metto a sigillo del mio intervento, è di Dostoevskij: “la bellezza ci salverà”. DEL C ONVEGNO ASFOR nelle filiali tantissime persone che hanno perso il lavoro e non si parla solo di profili non tanto skillati, ma ci siamo trovati anche con persone che avevano acquisito competenze ed esperienze diversificate. Allora la nostra missione nello scorso anno è stata quella di trasferire alle persone che erano sul territorio del nostro staff la cultura dell’orientamento, la cultura del capire quali potevano essere le leve che avrebbero permesso a quelle persone di ricollocarsi sul mercato e abbiamo attivato un processo che si è chiamato candidate caring. Per cui tutte le persone che entravano nelle nostre filiali, capito quali erano le esigenze a venire delle aziende nostre clienti, sono state inserite in percorsi di formazione addirittura a volte attraverso la certificazione delle competenze acquisite perché potessero essere poi spendibili. Stiamo parlando di quello che è un diritto costituzionalmente sancito, il diritto al lavoro, per cui in realtà la responsabilità nostra come manager di un’azienda come Adecco sta nel trasferire questi valori alle persone e nel far si che in un momento critico come è stato e come tutt’oggi è perché i segnali ci sono ma purtroppo l’occupazione non sta decollando di pari passo, è quello di essere in grado di accogliere nelle nostre filiali le persone e di fornire loro delle alternative, orientandole e facendo anche una sorta di career counselling, questo verso l’esterno e tanto più al nostro interno. Marella Caramazza Un’ultimissima battuta prima di chiudere. Mi ricollego a quello che aveva detto Roberta Bonomi riguardo il modello dominante: qua abbiamo tre casi che nei racconti ci hanno dimostrato che un tentativo forte, un impegno verso la sostituzione graduale del modello dominante con un altro modello alternativo sta avvenendo. Allora visto che siamo all’ASFOR e che l’ASFOR è l’associazione delle scuole di management la domanda è: cosa si aspettano le vostre aziende dalle business school? Come si possono rapportare le business school alle vostre corporate university? Roberta Bonomi Nel mio caso quello che chiediamo credo sia la capacità di sapersi adattare a quello che ci serve. Poi io dico sempre che lavorare con noi è una delle cose più brutte che possa capitare a un fornitore, perché abbiamo la pretesa di entrare molto sui singoli elementi, perché vogliamo che tutto sia all’interno di un processo allineato e coerente con quello che abbiamo già fatto. Noi abbiamo scelto le business school con cui lavorare in base alla loro disponibilità ad adattare i programmi e i formati a quelle che noi ritenevamo essere le nostre esigenze, nel giusto o meno, e non tutti sono disposti a farlo. A volte come azienda quando ci rivolgiamo ad alcune istituzioni formative abbiamo un timore reverenziale, ma alla fine la formazione è della nostra azienda e quindi nonostante questo chiediamo e lavoriamo con quelle Istituzioni che ci vengono più incontro. Ilaria D’Aquila Mentre Oscar rifletteva e ci faceva riflettere sulle opportunità di trasformare quello che è il loro building, il loro setting di competenze, di cose che possono offrire in un’opportunità commerciale, pensavo che lo scorso anno, al di là del fatto che si dica che forse la crisi non c’è stata, nelle nostre filiali noi abbiamo sperimentato una cosa molto diversa. Nel senso che lo scorso anno è stato un anno in cui le persone dello staff Adecco hanno ricevuto Ilaria D’Aquila Secondo me vi sono due momenti: il pre percorso in cui credo che sia importante che chi è il nostro fornitore di formazione ci aiuti ad uscire dai preconcetti e dalle convinzioni che ci facciamo nel progettare dei corsi pensando di sapere tutto quello di 37 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR cui abbiamo bisogno, quindi cercare di essere un po’ provocatori nel progettare con noi i percorsi di formazione. Durante il corso quello che chiediamo è la capacità di andare oltre l’aula, se è vero che stiamo cercando di generare degli stimoli nei nostri manager, i nostri trainer, le persone che lavorano con noi devono diventare tutori e facilitatori e lavorare più su dimensioni come il mentoring piuttosto che passare termini nozionistici o puramente teorici. Il secondo è proporre dei modelli, prima si parlava di sostituire modelli, qui secondo me non si tratta di sostituire modelli ma di evolvere quello che già c’è. Spesso arrivo e mi sento proporre la scoperta dell’America o cose già viste semplicemente riconfenzionate, che non c’è nulla di male, ma ecco proporsi come facilitatori di un processo evolutivo di ciò che già è migliorandolo e non di un processo sostitutivo. In quanto spesso nelle grandi aziende non è semplice la proposizione in quanto può essere affascinante ma poi va ad innescarsi in un sistema organizzativo molto complesso che ha delle componenti di natura strutturale, funzionale ma anche psicologica perché in un organigramma vi sono delle persone con un profilo psicologico, intellettuale per cui se non si fa questo sforzo, rischiano di essere tutti interventi molto sterili. Ho visto tantissime belle esperienze formative fatte, ma che poi non si è riuscito ad evolvere perché non si sono innescate nel sistema. E se non c’è un ascolto attivo che cerca di capire qual è il sistema e poi si fa propositore di questo innesco la formazione rischia di essere un’esperienza non significativa. Oscar Di Montigny Io ho osservato che i grandi campi di miglioramento di molti dei fornitori dei cui servizi ci avvaliamo sono due: primo la capacità di ascoltare e non sto parlando chiaramente dell’ascolto nel chiedermi cosa abbiamo bisogno e di conseguenza fare l’offerta, c’è un ascolto attivo e un ascolto passivo. C’è chi arriva già con la valigetta carica delle sue offerte, ti ascolta e poi ti propone quello che ha, c’è chi invece fa uno sforzo, e per quanto banale accade raramente, almeno questa è la mia esperienza. Sarà che noi abbiamo una peculiarità di natura culturale, organizzativa molto specifica e capisco che non è semplice però potrebbe essere un’esperienza positiva anche per il fornitore sviluppare questa capacità. Quindi migliorare la capacità di ascoltare in maniera attiva. Marella Caramazza Grazie ai nostri ospiti e a tutti gli ascoltatori, ci ritroviamo qui dopo pranzo per la seconda parte della Giornata. Terza Sessione Leadership e Innovazione: la sfida del fare Relazione introduttiva Questa considerazione da sola spiega perché è cosi importante continuare a parlare di innovazione, continuare ad insistere su questo tema. Tutte le nostre aziende oggi vivono in un contesto in cui, indipendentemente dalla dimensione, piuttosto che non dal settore industriale, manifatturiero o dei servizi, sono presenti una serie di pressioni comuni: da un lato l’esplosione della gamma di prodotti o della gamma dei servizi offerti, dall’altro la contrazione del tempo, risorsa che diviene via, via sempre più scarsa. Questo fa sì che diventi sempre più difficile riuscire a coniugare i fabbisogni di efficacia (la qualità dei prodotti e dei servizi, il tempo, la gamma, ecc.) con la necessità di fare efficienza e quindi di comprimere i costi. Innovare significa uscire da questa spirale mortale. Nell’intervento di stamane di Vergeat è stato evidenziato come è presente un serio problema di complessità: a che cosa serve l’innovazione oggi? L’innovazione probabilmente ci può servire a sopravvivere a questa complessità. E la leadership che serve per riuscire a vincere questa sfida della complessità, è un leadership capace di gestire, di trovare soluzioni innovative che ci permettano di riuscire a sopravvivere a questa complessità. Analizzando quello che è successo recentemente dobbiamo convenire che le nostre imprese non hanno brillato particolarmente in termini di innovazione. Se facciamo un benchmark con quello che succede in altri Paesi europei abbiamo - tra le tante statistiche che si possono citare - una capacità di attrazione degli investimenti stranieri che è un terzo rispetto a quello della Francia piuttosto che di un quarto dell’Inghilterra. Vuol dire che noi non riusciamo ad avere un sistema che è capace di attrarre imprenditorialità straniera innovativa. Per contro, le nostre imprese sof- Andrea Sianesi, Consigliere ASFOR con delega Innovazione Mi fa molto piacere essere qui quest’oggi perché pur essendo un docente del MIP Politecnico di Milano in passato ho insegnato anche in Bocconi, quindi mi fa ovviamente piacere dare il mio contributo ad una giornata in memoria di Claudio Dematté. Il tema odierno è l’innovazione, tema su cui in questi anni recenti si è discusso non poco: è un termine usato ed abusato e probabilmente in qualcuno ormai sentire parlare “ancora” di innovazione genera repulsione, probabilmente perché il vero problema è riuscire a “fare innovazione”. Volendo porre domande provocatorie, ci si potrebbe chiedere quand’è che finalmente riusciremo ad innovare veramente, visto che è da tanti anni che se ne parla? L’innovazione quindi paradossalmente non è un concetto molto innovativo. Il titolo della sessione coniuga il “come si può fare a fare innovazione” con la parola “leadership”, che è una specie di sostantivo obbligato nel momento in cui noi ci poniamo il problema di come si può riuscire ad innovare. In questi momenti di crisi, molta attenzione è posta sulla riduzione dei costi ovviamente. Però val la pena riflettere per chiedersi se senza innovazione qualsiasi attività di riduzione di costo, sia essa la manovra finanziaria piuttosto che all’interno di una azienda, non sia alla fine un mero esercizio di ragioneria che non cambia la natura del problema. La natura del problema è la competitività del nostro Paese, delle nostre aziende, delle nostre imprese, delle nostre Business School. 38 S EZIONE 1 – A TTI frono una situazione di difficoltà dal punto di vista produttivo. Dall’introduzione dell’euro il reddito procapite è aumentato dell’8% in Italia e del 12% in Francia e Germania, però questa crescita in Italia è stata azzerata nell’ultima crisi, mentre in Francia e Germania hanno perso delle percentuali minori. Le nostre aziende oggi si trovano di fronte a questa sfida: trovare modalità per competere in un tessuto che probabilmente non aiuta, visto che non siamo particolarmente attrattivi in generale per le imprese innovative. Quali sono le modalità con le quali le nostre aziende rispondono a questo? Almeno quelle che innovano che cercano di cogliere questa sfida come gli esempi che abbiamo qui oggi. Penso abbiamo due grandi modalità di fare innovazione: da un lato quelli che perseguono una strategia dell’inseguimento al basso costo, la delocalizzazione e quant’altro e che vedono l’innovazione come un mezzo per fare efficienza: l’Information and Communication Technology, l’innovazione all’interno del supply chain management, la sofistificazione delle tecniche e degli strumenti gestionali che richiedono quindi approcci diversi sempre più innovativi, sono un supporto a questa strategia di accompagnamento della ricerca del basso costo. E poi c’è invece chi resiste in qualche modo: focalizzandosi sulla competitività interna e quindi sulla lean production, cioè l’innovazione di prodotto volta a massimizzare l’efficacia gestita contestualmente ad una innovazione di processo che permetta all’impresa il recupero di efficienza. In questo caso l’innovazione è una modalità per rendere più semplice il sistema logistico produttivo piuttosto che l’erogazione, la delivery dei servizi; l’innovazione ha quindi più connotazioni di tipo organizzativo, ed è quello che sta alla base del world-class Manufacturing che è citato tanto in questi ultimi giorni. Alla fine abbiamo tante vie per innovare: possiamo innovare i prodotti, le operations, possiamo innovare il target di clienti, la tipologia di bisogno dei clienti che vogliamo soddisfare, i canali con i quali vogliamo raggiungere i clienti, le modalità di business e quant’altro. Abbiamo diverse modalità di fare innovazione, chi persegue delle tattiche di innovazione incrementale chi invece riesce a portare avanti delle innovazioni di tipo radicale. E allora una domanda, una riflessione che dal mio punto di vista potremmo cercare di condividere quest’oggi: esiste un unico modello di leadership? Diverse tipologie, diverse vie di innovazione, richiedono lo stesso tipo di leader? O c’è un modello di leadership che va bene un po’ per tutte le stagioni? Abbiamo innovazioni che sono tirate dalla tecnologia, innovazione che sono tirate dal mercato in cui il cliente, il consumatore, è al centro di questo processo innovativo, innovazioni che sono tirate dal design, dove il significato stesso del prodotto per esempio che cambia. Allora anche qui esiste un’unica modalità di approccio per realizzare queste innovazioni? Io penso che più che magari discutere se sia meglio una innovazione technology push piuttosto che non market pull, quello che sia importante sia riflettere su come farla, come riuscire a portare avanti all’interno delle nostre aziende questa rivoluzione dell’innovazione. Noi abbiamo due grandi modi in cui possiamo probabilmente affrontare questo tema: due approcci di fondo, e qui sto già dando la mia risposta: non abbiamo un unico modello di leadership che vada bene per tutti. Negli approcci di closed innovation, la strategia dell’approccio è “prendo i migliori talenti”, gli attori dell’innovazione, “me li porto a casa” e in qualche modo “cerco di fare tutto da solo”, Nella open innovation: quindi non vado a caccia di talenti per DEL C ONVEGNO ASFOR farli crescere, per allevarli all’interno della mia azienda, ma “cerco di lavorare con questi talenti sia all’interno che all’esterno”, cerco di creare un ambiente, un eco-sistema che permetta di ottenere dei benefici mettendo in comune, in modalità aperta, aprendo le proprie porte, le porte della propria azienda a talenti esterni che possono contribuire e portare la loro esperienza. E poi ovviamente, come sempre, abbiamo tutti gli approcci misti, quindi qualcosa gestito con un approccio di tipo chiuso all’interno dell’azienda e qualcosa invece gestito con approccio molto più di tipo collaborativo. Oggi non abbiamo però tanto da interrogarci su quello che è il valore dell’innovazione all’interno delle nostre imprese, in quanto la sfida che abbiamo è la sfida del fare dobbiamo “rimboccarci le maniche”, capire quale può essere l’approccio più corretto per quella che è la nostra particolare realtà e questa ricerca dell’approccio corretto vale anche per la formazione manageriale che deve capire come configurarsi per poter accompagnare le imprese in questo percorso di incremento dell’innovazione. Su queste tematiche, ben sintetizzate dal titolo della sessione “Leadership e Innovazione: la sfida del fare”, abbiamo chiesto una riflessione a tre qualificati esponenti del mondo imprenditoriale ed economico italiano che ben rappresentano le specificità del nostro Paese. Pina Amarelli, Presidente Amarelli Fabbrica di Liquirizia di Fortunato Amarelli & C. S.a.s. Ringraziando del prestigioso invito e vista l’eccellenza dei partecipanti e del contesto, desidero immediatamente sottolineare la modestia della mia esperienza, che però è caratterizzata da alcune singolari peculiarità. La nostra azienda, ubicata nel Nord-Est della Calabria, ha piccole dimensioni ma lunga storia in quanto la Sua fondazione risale al 1731 e la proprietà è da allora della medesima famiglia, che continua a gestirla ancora oggi. In questo scenario si inserisce, circa quaranta anni fa, il mio ingresso nel mondo imprenditoriale, dove ho subito rappresentato un’eccezione, non certo per le mie capacità ma, piuttosto, per aver rotto con la tradizione: moglie di un erede dell’azienda familiare e non figlia, donna nella regione forse economicamente la più ultima del Sud, ho saputo creare paradossalmente, una leadership fondata su una serie di presupposti in apparenza “negativi” e ho concentrato i miei sforzi nella valorizzazione di un umile prodotto tipico della terra calabrese, la liquirizia portandola in tutto il mondo. Parola d’ordine: innovazione continua innestata nella tradizione. Se un’azienda vuole competere sui mercati globali innovando, non si può prescindere da figure professionali altamente qualificate. In particolare, per quanto riguarda lo specifico delle aziende familiari, è assolutamente necessario formare la next generation, affrontando l’inserimento sia al fine della futura successione sia per assicurare una “pacifica convivenza” tra le diverse generazioni che operano in azienda. La prima formazione è interna, attraverso l’educazione e la trasmissione di valori dei genitori ai figli, cercando di individuare e mettere in luce le differenti inclinazioni e “allenandoli” a governare l’impresa come una nave, soprattutto durante i periodi più tempestosi, costruendo giorno per giorno il necessario equilibrio -economico ma anche affettivo- tra azienda e famiglia. 39 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR La formazione più specifica, poi, va attuata seguendo specifici corsi post-universitari, focalizzati sulla peculiarità di questo tipo di impresa. Già da molti anni l’Associazione Italiana delle Aziende Familiari, del cui Consiglio Direttivo ho fatto parte sin dall’inizio, sostiene qui, presso la SDA Bocconi, una Cattedra AIDAF intestata ad Alberto Falck e della quale è titolare il Prof. Corbetta, diretta alla preparazione specifica dei propri figli e all’apprendimento di una corretta strategia di gestione delle aziende di famiglia. Particolare attenzione va rivolta, credo, alla discendenza femminile, spesso per natura dotata di spiccata intelligenza emotiva e forte capacità di flessibilità, doti molto utili nei momenti di crisi ma soprattutto importanti per l’individuazione di nuovi talenti e per farli emergere con abilità maieutica. Ma se l’erede non vuole proseguire nella tradizione familiare o, peggio, non è capace, la scelta deve cadere su manager esterni senza cedere a pericolosi sentimentalismi. La prima esperienza essenziale di formazione che oggi viene vissuta in tutte le aziende è quella della formazione continua, particolarmente delicata nei confronti dei “Seniores” familiari, e non, in conseguenza della costante e velocissima evoluzione tecnologica che, se trascurata, comporta pericolosi casi di “analfabetismo”! Infine un caso singolare di formazione che abbiamo affrontato e brillantemente risolto in proprio è quello riguardante il percorso intrapreso nel 2000 in vista dell’apertura del nostro Museo avvenuta nel 2001. Abbiamo “auto formato” secondo le nostre esigenze alcuni giovani laureati del territorio, creando la nuova figura dell’assistente museale. Oggi le nostre tre assistenti hanno consolidato in maniera egregia le rispettive posizioni, sia con la best practise sia con la partecipazione alle attività seminariali che Museimpresa, associazione presso Assolombarda alla quale apparteniamo, organizza in diverse realtà museali o archivistiche in tutta l’Italia, tanto da inserire alcuni importanti archivi, e anche il nostro, nel costituendo relativo portale presso il Ministero dei Beni Culturali. Una provocazione, per concludere , potrebbe riguardare il fare impresa da donna nel Sud ribaltando i fattori di svantaggio in fattori di successo e sapendo comunicare in maniera corretta ed efficace la propria realtà aziendale. tutti i giorni e tutti i giorni trasferiamo conoscenza. Vogliamo essere sempre un passo avanti, nel lancio di nuovi prodotti, servizi o soluzioni. Cerchiamo di guardare non soltanto ciò che occorre oggi, ma anche quello che può servire domani. E così il nostro orizzonte si amplia a tutto il sistema Italia. Vogliamo essere da traino al Sistema Italia, continuando a investire in servizi, tecnologia e persone, che possano aiutare il nostro paese a dotarsi di una infrastruttura che sia all’avanguardia che gli possa garantire un elemento di sviluppo per il futuro, come nel caso della banda larga. Sintetizziamo tutto questo valore che vogliamo generare sul mercato e sul nostro sistema di riferimento, con una parola, che quest’anno abbiamo messo alla base dei nostri valori aziendali: “ADMIRATION”. Vogliamo essere considerati come un’azienda da ammirare per le sue capacità di saper rispondere alle esigenze che il mercato ci richiede e di sapersi distinguere nel proprio modo di proporsi al mercato. • Figure professionali che sostengano strategie di Business volte all’innovazione Per sostenere il nostro business volto costantemente all’innovazione, abbiamo scelto una strada che pone le nostre persone al centro del modo di agire di Vodafone sul mercato. Sono le nostre persone che propongono tutti i giorni soluzioni e offerte innovative ai nostri clienti. Siamo convinti che sono le nostre persone che fanno davvero innovazione tutti i giorni. A questa nostra vision abbiamo dato un nome: “Power To You”. Intorno a questo concetto abbiamo costruito programmi di formazione e di sviluppo, in cui aiutiamo le persone a essere capaci di innovare tutti i giorni, a capire bene il mercato e il consumatore finale, a saper lavorare in team vincenti portando ogni giorno il proprio contributo e la propria leadership. Nei nostri percorsi di formazione la parola “innovazione” è presente come un filone dell’offerta formativa dedicata a capi e collaboratori, per sviluppare in primo luogo la creatività e la capacità di innovare di ciascuno, ma soprattutto per costruire un clima aziendale che permetta la generazione di nuove idee. Noi premiamo chi innova. I nostri dipendenti contribuiscono con idee innovative alla soluzione di problemi di business. Raccogliamo queste idee innovative che provengono dalle nostre persone, e proviamo a trasformarle in azioni concrete di business, in offerte e soluzioni per i nostri clienti. Pietro Guindani, Presidente Vodafone Italia L’esperienza di Vodafone Italia • Ma i Talenti si trovano? Per Vodafone cercare talenti significa sostanzialmente 2 cose, farli crescere internamente e cercarli sul mercato del lavoro, con particolare attenzione al mondo universitario. L’individuazione dei Talenti in azienda prende avvio dal nostro sistema di valutazione delle performance, che è già costruito per valutare la matrice Performance e Potenziale. Ciascun dipendente viene valutato non soltanto su quello che ha fatto, la Performance, ma su quello che potrà fare in futuro, il Potenziale. In seguito a questo primo passaggio, vengono individuate le persone di talento, quelle persone che possono ricoprire ruoli di responsabilità a livello nazionale e internazionale e investiamo su di loro, con programmi formativi mirati e con percorsi di “experience”, per esempio facendoli ricoprire per un certo periodo di tempo ruoli di responsabilità, monitorati da manager più esperti in qualità di tutor, o dandogli degli “assignements” nazionali e internazionali su progetti speciali. Vogliamo capire come i nostri • Contesto e Mercato, Leadership e Innovazione Da sempre Vodafone si è relazionata con il proprio settore di mercato facendo leva su delle caratteristiche che ci vengono riconosciute e che fanno parte del DNA della nostra azienda e delle nostre persone, che sono quelle dell’innovazione e della leadership. Cerchiamo sempre, anche in momenti di mercato più complicato, come è quello che stiamo attraversando, di non venire meno a un dialogo costante che abbiamo con i nostri clienti, la fonte prima del nostro successo. Li ascoltiamo attentamente, siamo sensibili alle loro istanze, cerchiamo di capire molto bene le loro esigenze e vogliamo rispondere adeguatamente proponendo soluzioni di valore, semplici, efficaci e innovative. E tutto questo lo facciamo con l’ambizione di voler essere leader di mercato, facendo crescere i clienti che si affidano a noi tutti i giorni e allo stesso tempo crescendo noi con loro. Noi impariamo 40 S EZIONE 1 – A TTI Talenti sono capaci di muoversi in ambienti diversi dal loro, spesso complessi. E quando si aprono posizioni manageriali, tendiamo a promuovere attingendo da questo bacino. E poi siamo attenti al mercato esterno, con particolare attenzione al mondo universitario. Siamo presenti nelle più prestigiose università italiane con programmi dedicati ai neo laureati, promuoviamo master e borse di studio, siamo spesso presenti come testimonial e abbiamo un programma di inserimento in azienda per i Neo Graduates, che li segue passo a passo, perchè vogliamo valorizzare il talento che ciascun neo assunto può portare in azienda. Abbiamo bisogno della freschezza che i giovani sono in grado di portare in azienda. DEL C ONVEGNO ASFOR messo a disposizione dei dipendenti un portale della formazione che ci permette di delegare la parte teorica in modalità Web 2.0, e concentrare l’aula piu’ su esercitazioni e simulazioni, facendo nascere così percorsi in modalità “Blended solution” . Lo stesso portale ci permette di fare attività di follow up, dando continuità ai corsi di formazione, con la possibilità di costruire “community di apprendimento”, dove al termine di un corso di formazione, i partecipanti hanno la possibilità di continuare a dialogare con i propri colleghi e docenti, attraverso blog e forum, e hanno anche la possibilità di scambiarsi documenti, mettere a disposizione approfondimenti, realizzare pillole formative video a beneficio di altri colleghi, sviluppando così una sorta di Co Creazione di contenuti formativi. E le convocazioni ai corsi avvengono spesso con un messaggio via sms o black berry, perchè spesso i nostri dipendenti non si trovano vicino al loro Pc e perchè il cellulare per noi è una modalità di lavoro costante. Cerchiamo di mettere a disposizione del nostro dipendente una pluralità di strumenti e metodologie didattiche che siano coerenti con gli obiettivi formativi che l’azienda si propone di ottenere. Ma alla base di tutto c’è che la formazione per noi è una risorsa fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di business in cui continuiamo costantemente a investire e a credere. • Talenti come attori del processo di innovazione Vodafone ha dei programmi di formazione dedicati ai talenti. In questi programmi noi lavoriamo su 2 dimensioni, da una parte li prepariamo, con corsi specifici per sviluppare meglio le loro competenze di leadership e di saper leggere e analizzare il mercato di riferimento, ma dall’altra parte li ingaggiamo con Project Work in cui chiediamo loro di proporre soluzioni all’azienda. I talenti sono per noi il modo di affrontare le sfide che ci attendono, proponendo modi nuovi, soluzioni differenti rispetto a quelle abitualmente percorse. Il mercato delle telecomunicazioni cambia a una velocità tale, che sia l’innovazione che il preparare i nostri nuovi leader a vivere in un contesto di cambiamento costante, è una condizione imprescindibile per il successo dell’azienda. Non solo noi abbiamo bisogno che i nostri talenti esprimano innovazione nel loro modo di stare in azienda, la ricerchiamo con forza. La curiosità e la capacità di sapere stare nel cambiamento sono 2 tra i più importanti elementi di valutazione di una persona di talento per Vodafone. E una volta individuati, rinforziamo queste capacità con attività di formazione e di project work. Cerchiamo il loro punto di vista su tutto, con focus group li ascoltiamo su offerte di business nuove, programmi di inserimento di Neo Graduates, valutazione dei risultati di Survey aziendali. Cerchiamo costantemente di farli sentire realmente importanti per l’azienda, perchè lo sono davvero. E cerchiamo di costruire un’azienda dove tutti, a tendere, devono sentire di poter esprimere ogni giorno il proprio talento e la propria capacità di innovare. Alberto Meomartini, Presidente GNL Italia (Snam Rete Gas) e Assolombarda Le migliori ricerche internazionali dimostrano come, in un contesto di concorrenza internazionale sempre più accesa e di affermazione del modello dell’economia fondata sulla conoscenza, lo sviluppo del capitale umano innalza la dinamica del PIL e fornisce una base più ampia alla crescita economica. Inoltre, il “tasso di conoscenza” presente a tutti i livelli dei cicli produttivi è destinato ad essere sempre più elevato: i valori immateriali sono più forti di quelli materiali. Le imprese, in altre parole, hanno successo se possiedono sapere e conoscenza e se sono capaci di utilizzare questi fattori in modo efficace, perché valorizzarli significa sviluppare la competitività. Gestire la conoscenza, tuttavia, è un compito molto delicato, tanto più in uno scenario, come quello attuale, sempre più complesso e mutevole in cui le imprese più vulnerabili sono quelle che compiono errori “di pensiero”, ovvero errori nell’elaborazione delle loro strategie. Al contrario, le imprese che rifuggono dall’omologazione di pensiero e usano la conoscenza in modo creativo - e a volte divergente - riescono a fronteggiare con maggiore successo i rischi e le sfide imposte dai mercati. Fare della conoscenza una leva di sviluppo dell’impresa significa far evolvere la cultura aziendale, accrescendone le capacità, di lettura critica del contesto esterno, di confronto con altre realtà, di visione prospettica. Questa sorta di “apertura mentale” dell’impresa al mondo è, oggi, fondamentale per motivare e stimolare coloro che vi operano - siano essi imprenditori, manager o altri professionisti - a condividere conoscenze ed esperienze e, soprattutto, per promuovere un’innovazione tecnologica e organizzativa che agevoli il processo di condivisione. La storia industriale dell’occidente industrializzato, soprattutto in tempi recenti, è piena di storie di clamorosi fallimenti dovuti a visioni strategiche miopi o autoreferenziali. Ma altrettanto frequenti, per fortuna, sono gli esempi di successo generati da idee audaci e da strategie di prodotto o di mercato non ortodosse, fondate su logi- • Esperienze eclatanti di innovazione in metodologie didattiche Vodafone da sempre propone metodologie didattiche innovative ai propri dipendenti, volte a fare vivere esperienze che possano lasciare il segno e provocare un cambiamento vero nei comportamenti. Noi utilizziamo costantemente nelle nostre attività di formazione metodologie di “Action Learning”, cioè un’aula, fisica o virtuale, totalmente dedicato a fare vivere esperienze dirette al nostro dipendente. Per esempio per rafforzare la customer experience, tutti i dipendenti vodafone, qualsiasi posizione ricoprano in azienda, devono passare 1gg in call center e 1 gg in negozio a servire realmente il cliente finale, ovviamente opportunamente preparati a farlo. E in fase di chiusura dell’esperienza cerchiamo di capire, attraverso un debrief, l’apprendimento appreso. Spesso utilizziamo metodologie in outdoor, in particolar modo su comportamenti manageriali e relazionali, come per sviluppare la leadership o la costruzione di relazioni di fiducia. Abbiamo 41 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR che cooperative e di networking: l’I-Phone di Apple e la sua straordinaria fortuna sono solo il più noto tra i casi recenti. In questo quadro, e in momenti storici caratterizzati da forti discontinuità come quello che viviamo oggi, la capacità di uscire da schemi e canoni precostituiti diventa una competenza-chiave per tutte le imprese che vogliono andare avanti e crescere. Prendiamo il caso della ricerca industriale, troppo spesso focalizzata sugli aspetti meramente quantitativi legati alle risorse economico-finanziarie destinate a questo tipo di attività. Ebbene, se analizziamo le prime 10 aziende mondiali più sofferenti per la crisi globale vediamo che, sorprendentemente, si tratta proprio delle realtà industriali che negli ultimi tre anni hanno investito più fondi nella ricerca. Questo dimostra che per fare innovazione non vi sono “ricette” standard, né formule precostituite. Semplicemente – si fa per dire - bisogna esserne capaci. Un esempio per tutti di quello che intendo è il caso di “InnoCentive”, nato da un’intuizione geniale della multinazionale Procter & Gamble. “InnoCentive” è una comunità online che consente a scienziati e ricercatori di vari settori di venire a conoscenza di una serie di problemi irrisolti sul fronte della Ricerca & Sviluppo da parte di grandi aziende che pongono su tale piattaforma le questioni di loro interesse. Le aziende possono, così, attingere ai talenti di una community globale di ricercatori scientifici senza doverli assumere tutti a tempo pieno, ma corrispondendo un premio prefissato a coloro che hanno partorito le idee ritenute vincenti. Semplificando al massimo potremmo dire che si tratta di una sorta di “E-bay” della ricerca! Se, dunque, le strategie di innovazione sono sempre meno codificabili e, in un certo senso, sempre più “creative”, non possiamo fare a meno di porci il problema della diffusione e della visibilità sociale della cultura scientifica e tecnologica. Viviamo oggi letteralmente circondati dalle tecnologie elettroniche e informatiche, eppure la cultura diffusa è generalmente ancora refrattaria alla scienza. Pensiamo, ad esempio, alla grave perdita di peso che ha subito negli ultimi vent’anni l’istruzione tecnica nell’ambito del sistema scolastico nazionale, così come al calo delle immatricolazioni ai corsi di studio universitari a indirizzo scientifico. Soprattutto, bisogna essere consapevoli che l’innovazione non nasce solo nelle imprese o solo nelle università; essa è, quasi sempre, frutto dell’incontro fra questi due mondi. Per questo la crescita e la qualificazione dei rapporti tra mondo imprenditoriale e sistema accademico diventa oggi un obiettivo irrinunciabile. Come presidente di una grande associazione industriale posso dire che uno dei compiti fondamentali del moderno associazionismo imprenditoriale è proprio quello di aiutare le imprese ad aprirsi al dialogo col sistema universitario e alle “fonti“ esterne di conoscenza, nell’obiettivo di incrementare la “catena di produzione” dell’innovazione. Ciò è possibile, soprattutto, dando vita a forme di relazione università-imprese che, pur integrando le specificità e le differenze reciproche, si fondino sulla collaborazione multidisciplinare, sulla mobilità di ricercatori e docenti, sulla capacità organizzativa delle università e delle imprese di far coesistere ricerca, formazione e sviluppo imprenditoriale. Allo stesso tempo, credo che se il Paese non si impone una volta per tutte il tema di un recupero della qualità complessiva del sistema formativo e della sua produttività come priorità strategica di “long-run”, si corre il rischio di delegare definitivamente ad altre nazioni e ad altri popoli la capacità di innovare. Le imprese più competitive sono quelle capaci di attrarre e conservare i migliori lavoratori della conoscenza e che, per questo, ripongono i maggiori investimenti nella formazione per preparare le nuove figure professionali da inserire come primo impiego, ma anche per aggiornare le professionalità di chi già lavora, adeguandole alle nuove esigenze indotte dal cambiamento. Il Sistema Confindustria si muove attivamente su entrambe queste direzioni e Assolombarda fa, da molti anni, la propria parte. Per quanto riguarda la formazione dei giovani, ad esempio, abbiamo svolto un’indagine in collaborazione con tutte le università milanesi per cercare di capire cosa le imprese richiedono – in termini di capacità e competenze - ai giovani che, dopo gli studi, si affacciano al mondo del lavoro. Da questa ricerca emerge che la gran parte dei giovani non difettano tanto in cultura e conoscenze, quanto piuttosto in competenze strategiche trasversali, come quelle di tipo socio-relazionale, o relative alla capacità di programmare e gestire le attività finalizzandole a un risultato o a un obiettivo. Partendo da questa premessa abbiamo avviato una serie molto articolata di progetti, iniziative e sperimentazioni in cui le scuole, le università e le imprese lavorano insieme nel comune obiettivo di migliorare la preparazione dei giovani diplomati e laureati e accrescere la loro competitività nel mercato del lavoro. Anche per quanto riguarda la formazione continua, stiamo lavorando attivamente per sviluppare nelle imprese, anche in quelle di minori dimensioni, la consapevolezza della redditività degli investimenti in formazione e aggiornamento del personale. Basti pensare allo straordinario impulso in questa direzione fornito dalla formazione finanziata, specie Fondimpresa e Fondirigenti: nel giro di due anni in Assolombarda abbiamo messo a disposizione del sistema delle imprese quasi 65milioni di Euro di attività formative, un importo superiore al bilancio dell’associazione stessa. Inoltre, il tema del networking e dell’apertura al confronto e alla collaborazione è fondamentale anche per la formazione continua, dove Assolombarda opera da tempo per valorizzare il know-how formativo di università e business-school, come dimostrano la cospicua offerta di formazione “a catalogo” progettata in raccordo col mondo accademico di riferimento. L’impegno di Assolombarda è solo un esempio, per quanto significativo, di quanto il sistema Confindustria sta realizzando sia a livello nazionale, sia locale per il tramite della rete delle associazioni territoriali in nome di un unico, fondamentale obiettivo: creare relazioni formative e linee di sviluppo basate non su “confini” ma su “alleanze”. Da questo punto di vista, credo che la crisi e le conseguenti mutazioni degli scenari competitivi non possono non ripercuotersi anche sul profilo e sulla mission della rappresentanza imprenditoriale, nella consapevolezza di quanto i processi di sviluppo economico siano legati a doppio filo al livello e alla qualità degli investimenti in conoscenza. Noi dobbiamo creare legami, creare reti, cercare di aprire per quanto possibile l’azienda a ciò che vi è al suo esterno; perché quello che è fuori dell’azienda è oggi più importante di quello che vi è dentro; e l’innovazione nasce quasi sempre da contatti con l’esterno. E’ questo che deve fare un moderno associazionismo imprenditoriale: leggere e interpretare in prospettiva le esigenze del tessuto produttivo al di là dei fabbisogni contingenti e aiutare le imprese a guardare in avanti e utilizzare la conoscenza in modo creativo come strategia per fronteggiare con successo i rischi e le sfide imposte da mercati sempre più imprevedibili. 42 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Premio ASFOR alla Carriera Assegnazione del “Premio ASFOR alla Carriera 2010 edizione speciale nel ricordo di Claudio Dematté” a: Diana Bracco Presidente e Amministratore Delegato Gruppo Bracco e Presidente Sodalitas Luigi Ciotti Presidente Gruppo Abele e Libera Ricordo in particolare, forse il primo momento, quando io ero giovane assistente del professor Innocenzo Gasparini, con il quale lo studente Claudio Dematté preparava la tesi di laurea. Le conversazioni avute per avviarlo a esperienze negli Stati Uniti. Poi ricordo parecchi anni più tardi la partecipazione intensa, erano riunioni quasi settimanali, nel comitato per la programmazione, che nella seconda metà degli anni ‘80, l’allora rettore, professor Guatri, aveva costituito per disegnare il futuro della Bocconi. Un piccolo comitato, nel quale l’entusiasmo e la capacità progettuale di Claudio Dematté hanno lasciato una traccia molto molto profonda. La Bocconi di oggi è anche in buona misura il risultato di quei lavori e del contributo di Claudio. La Bocconi è costituita da molte anime culturali, ed è un’istituzione italiana inserita nell’internazionalità. Da entrambi questi punti di vista, l’opera di Claudio Dematté, è stata molto caratteristica, molto incisiva, perchè per i suoi studi, per la sua attività scientifica, per la sua attività didattica, si è sempre mosso guadagnandosi nella stessa misura il rispetto degli aziendalisti, dei cultori di management, e il rispetto degli economisti. Così come ha sempre sentito molto i problemi dell’Italia, del contesto italiano, ma anche la necessità di un’ampia proiezione internazionale. Molto bocconiano sotto questi due aspetti di mix, e bocconiano veramente di grande, di grande livello, che ha reso molto onore a questa università. Un altro aspetto che mi ha sempre colpito, pensando alla frase di Leopoldo Sabatini, il primo presidente e rettore della nostra Università Bocconi, “la Bocconi è nata per ricondurre all’armonia, la scuola e la vita”, Claudio Dematté ha molto contribuito a questo, perchè è stato così intensamente impegnato sul piano degli studi e della costruzione di una scuola, la sua scuola, e ovviamente la Scuola di Direzione Aziendale, ma è sempre stato molto attratto dalla vita dell’economia e della società, e basta ricordare il suo generoso impegno su due dei fronti piu complicati della vita economica e pubblica italiana, la presidenza della Rai e delle Ferrovie dello Stato. Vorrei infine utilizzare una citazione dal libro “Li ho visti cosi” del professor Luigi Guatri, nella quale ricorda l’aspetto carattere, personalità, stile, modo di essere di Claudio Dematté. Cito: “Tutti coloro che lo hanno conosciuto, ne hanno amato i modi e il sorriso, la straordinaria preparazione e l’entusiasmo, il suo umorismo, i suoi modi diretti ma sempre gentili, la sua capacità di analisi immediata dei problemi, l’esperienza internazionale e quel senso di rispetto che dimostrava avere per tutti. Chi gli rivolgeva la parola ne riceveva in cambio un’occhiata forte, coinvolta, mai distratta. Uno sprone, un “bravo” o un rimprovero, mai un pensiero vago, sfuocato o di circostanza. La sua umiltà si sposava con la raffinatezza e l’ingegno. La Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) L’VIII Giornata e il Premio ASFOR alla Carriera 2010 si collegano idealmente all’opera del Prof. Claudio Dematté che ha ottenuto tale riconoscimento nel 2005. Claudio Dematté, infatti, è stato fondatore e presidente e per lunghi anni appassionato sostenitore dell’Associazione, nonché fondatore e ineguagliabile docente e ricercatore della SDA, che quest’anno ha ospitato il convegno. Il Consiglio Direttivo, nel dedicargli questa Giornata, ha ritenuto che il Presidente dell’Università Bocconi Prof. Mario Monti potesse ricordare la sua figura meglio di chiunque altro. Non potendo essere presente fisicamente ai nostri lavori, il Prof. Monti ha fatto pervenire un messaggio video registrato, al termine del quale il Vice Presidente Vittorio Paravia presiederà la cerimonia di consegna dei “Premi alla Carriera 2010 ” a Diana Bracco e Don Luigi Ciotti. Mario Monti, Presidente Università Luigi Bocconi Mi dispiace molto di non poter essere oggi a Milano e vi prego di scusarmi. Unisco il mio benvenuto cordiale a quello che vi è stato porto, questa mattina, da Alberto Grando e Vincenzo Perrone. Un saluto particolare al presidente di ASFOR, Luigi Pieraccioni. Siamo lieti e onorati, che questa “Ottava giornata della formazione manageriale ASFOR,” si sia svolta, si stia concludendo, alla Bocconi. Alla Bocconi e in memoria di Claudio Dematté. Quella di Claudio alla Bocconi è una memoria davvero vivente e vitale. Vive attraverso ciò che Claudio ha immaginato, progettato, realizzato, come la Scuola di Direzione Aziendale. E come in un certo modo l’ASFOR stessa, per la cui costituzione si è molto impegnato e speso sul piano dell’idee del progetto. Vive la memoria di Claudio Dematté attraverso i suoi allievi, che da lui hanno tratto guida intellettuale e scientifica. Ma anche quell’entusiasmo, quella capacità critica, sempre generosamente costruttiva, quell’insofferenza nei confronti di ciò che esiste, che si fa, che si pensa, solo perchè è sempre esistito, si è sempre fatto, si è sempre pensato. E questa caratteristica di istinto, guidato dalla ragione, ma sostenuto da un’energia straordinaria, di modificare ciò che esiste e di innovare, che ricordo come filo conduttore da infinite occasioni dì collaborazione, di colleganze, di amicizia con Claudio Dematté nel corso degli anni. 43 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR sua visione andava sempre oltre quel punto in cui gli altri si fermavano. Nessuno lo dimenticherà in Bocconi”. Desidero infine, scusandomi di nuovo per la mia assenza fisica da questa riunione, rallegrarmi molto vivamente con Diana Bracco e Luigi Ciotti, i due premiati con il premio ASFOR alla carriera. Due personalità così diverse, entrambe così eminenti, che hanno dato, stanno dando, e daranno contributi così significativi. Grazie per la vostra presenza in Bocconi e rallegramenti. Allora istituì una Commissione di esperti per definire i parametri minimi di un Master di qualità; questa operazione ebbe una sua conclusione dopo diversi anni di studio, nel 1989, quando furono approvate dall’Assemblea ASFOR sia le caratteristiche del Master Accreditato ASFOR che le procedure per l’ottenimento. Oggi in virtù di questo lavoro egregio iniziato da Claudio Dematté, abbiamo 32 Master di varie tipologie Accreditati ASFOR che danno garanzia ai giovani di un placement minimo dell’80% entro i 6 mesi dal termine del corso. Con molto piacere avrei dato la parola, approfittando del mio ruolo in questo momento, a due amici che desiderano ricordare il Prof. Dematté e che sono in prima fila il Prof. Gabriele Morello, cofondatore, primo Presidente ASFOR e grande amico di Dematté e a Claudio Poli anch’egli Past President ASFOR che ha conferito alla memoria il Premio alla Carriera 2005 al compianto amico Claudio Dematté, ma purtroppo mi dicono che non c’è più tempo. Ora in ricordo dell’amico e aggiungo maestro, Claudio Dematté, mi è stato dato incarico dal Consiglio Direttivo di leggere le motivazioni dei Premi alla Carriera che consegneremo quest’anno alla Dott.ssa Diana Bracco e a Don Luigi Ciotti. Vi leggo pertanto il profilo e le motivazioni dei due premiati: Conferimento del “Premio ASFOR alla Carriera 2010” Vittorio Paravia, Vice Presidente ASFOR Sto vivendo di nuovo quei momenti in cui, il 25 gennaio 2005 presso il CNEL a Roma, fui invitato dal Presidente ASFOR Claudio Poli a commemorare l’amico, professore e manager Claudio Dematté. Oggi, dopo aver ascoltato l’intervento del Prof. Mario Monti, le mie parole certamente diventano ripetitive in quanto tutto ciò che volevo dire è già stato detto dal Prof. Monti. Vorrei ricordare, però, la prima volta che incontrai Claudio Dematté in Bocconi nel lontano 1984, ahimé allora ero molto più giovane ed ero Vice Presidente Nazionale dei Giovani Industriali della Confindustria, avevo fondato nel 1971 il movimento a Salerno. A seguito del terremoto dell’Irpinia nel 1980, la Confindustria creò l’Agensud – Agenzia per lo sviluppo delle Regioni Campania e Basilicata – e, nella mia qualità di Amministratore Unico, mi incontrai a Milano con il Prof. Dematté per chiedergli di dare una mano ad un giovane imprenditore che credeva nell’importanza della formazione manageriale per lo sviluppo, aiutandolo a creare nel Mezzogiorno una scuola di formazione manageriale. Lui con il suo sorriso, il suo modo di fare e la sua grande umiltà e simpatia si riservò di darmi una risposta e successivamente mi telefonò per comunicarmi di essere disposto a collaborare. Nacque così il progetto SDOA - Scuola di Direzione e Organizzazione Aziendale della Fondazione Antonio Genovesi Salerno. Ricordo che, a conclusione del progetto, mi disse “come vedi ho aggiunto solo una O alla SDA”. Da quel momento ho avuto modo di incontrare il Prof. Dematté sempre più spesso e fino alla sua improvvisa scomparsa nel 2003. Dematté è stato nel Comitato Scientifico della SDOA e Presidente per i primi 6 anni, successivamente volle farsi da parte, rimanendo solo come Consigliere, per lasciare il ruolo di Presidente ad un altro amico anch’egli scomparso, il Prof. Antonio Ruberti, Ministro dell’Università e Ricerca Scientifica. Con le continue frequentazioni ho avuto modo di recepire le doti morali, i valori spirituali, l’umiltà ed un humor sottile, un uomo che quando diceva si era si, quando diceva no era no, un uomo che ha fatto tanto anche per la Bocconi e l’ASFOR. Durante la sua carica di Presidente ASFOR ha allargato la base associativa da 34 a 67 soci, ma soprattutto si è reso conto che nel sistema italiano della formazione ed in particolare quella manageriale erano presenti Istituzioni e pseudo Istituzioni che non garantivano una formazione qualificata utilizzando impropriamente la denominazione “Master” per i propri corsi. Dott.ssa Diana Bracco Profilo: Laureata in Chimica a Pavia. Laureata Honoris Causa in Farmacia dall’Università degli Studi di Pavia, in Medicina dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma Cavaliere del Lavoro Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Bracco Presidente e Amministratore Delegato del Centro Diagnostico Italiano Presidente Expo 2015 SpA Presidente Progetto Speciale “Ricerca e Innovazione” e “Expo 2015” di Confindustria Presidente Fondazione Mai di Confindustria Presidente Fondazione Sodalitas Presidente Fondazione Bracco Vice Presidente Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato di Milano Componente del Consiglio Direttivo di Confindustria, del Direttivo e della Giunta di Assolombarda, e del Comitato di Presidenza di Federchimica Consigliere di Amministrazione di: - Università Bocconi di Milano - Sole 24 Ore - Techosp - Filarmonica della Scala di Milano Membro dell’ Italian Council di INSEAD Ha ricoperto gli incarichi di: - Vicepresidente di Confindustria per l’Innovazione e lo Sviluppo Tecnologico - Presidente Responsible Care - Presidente di Federchimica - Presidente di Assolombarda Insignita dell’onorificenza al “merito della Repubblica” di Cavaliere di Gran Croce e della medaglia d’oro del Comune di Milano. 44 S EZIONE 1 – A TTI Motivazione: DEL C ONVEGNO ASFOR Oggi Libera coordina oltre 1.500 tra associazioni e gruppi che promuovono attività nelle scuole e università, curano strumenti d’informazione, si offrono come punto di riferimento per i famigliari delle vittime, operano e danno lavoro nei beni confiscati alle mafie attraverso le cooperative agricole del circuito “Libera terra”. Da quest’esperienza è nata Flare – Freedom, legality and rights in Europe, il cui impegno per i diritti e contro la criminalità organizzata è presente in 30 nazioni dell’Unione Europea, dei Balcani, del Caucaso e del bacino del Mediterraneo. La motivazione che ha indotto il Consiglio ASFOR a conferire alla dottoressa Diana Bracco il Premio ASFOR alla Carriera, in memoria di Claudio Demattè, è riconducibile al Suo impegno di imprenditrice per lo sviluppo e la globalizzazione del Gruppo Bracco e della omonima Fondazione e il significativo impegno in ambito Associativo in primis Confindustria e Assolombarda e nella Fondazione Sodalitas - ricordo anche il ruolo di Presidente di EXPO 2015 SPA - per valorizzare la centralità dell’investimento sul Capitale Umano e la creazione di “Reti” di conoscenza, competenza e solidarietà. Un’azione che vede la Dottoressa Diana Bracco sempre attenta a promuovere l’Innovazione e la Responsabilità Sociale dell’Impresa (CSR) e la sostenibilità dei processi di sviluppo, attraverso il rafforzamento delle competenze manageriali anche nelle organizzazioni non profit. Con una forte attenzione all’eccellenza dei Sistemi di Formazione e Innovazione, da realizzarsi attraverso un sempre più stretto collegamento fra Sistema educativo e Sistema economico produttivo. Un impegno che si può sintetizzare con “Costruire il Futuro attraverso una forte Leadership innovativa attenta alla Solidarietà”. Motivazione: La motivazione che ha indotto il Consiglio a conferire a Don Luigi Ciotti il Premio ASFOR alla Carriera 2010, in memoria di Claudio Demattè, è riconducibile al Suo impegno, in primis attraverso la costituzione del Gruppo Abele e successivamente di Libera, un’importante Associazione che combatte le mafie attraverso progetti di sviluppo anche economico dei territori maggiormente colpiti. In molteplici ambiti la Sua azione si è sviluppata attraverso una chiara strategia di valorizzazione delle Persone, del Capitale Umano, poste al centro dei diversi progetti, con una chiara visione della Solidarietà intesa come dimensione culturale e sociale ma anche con una capacità di generare valore economico per la Società e per i singoli. Il Consiglio Direttivo di ASFOR ha riconosciuto nell’azione di Don Luigi Ciotti una grande capacità manageriale, una forte e positiva leadership, una vision innovativa che l’ha portato alla creazione di “Reti” di conoscenza, competenza e solidarietà. Con una forte attenzione alla Formazione come strumento di crescita delle persone, per rafforzare competenze e capacità professionali, ma anche per dare strumenti ai comportamenti e alle azioni che devono essere sempre improntate all’eticità praticata. Un impegno che si può sintetizzare con “Educare alla Responsabilità”. Don Luigi Ciotti Profilo: Luigi Ciotti è nato nel 1945 a Pieve di Cadore (BL), nelle Dolomiti. Emigrato con la famiglia a Torino negli anni 50, ha fondato nel 1965 il Gruppo Abele, Associazione che promuove l’inclusione e la giustizia sociale attraverso un impegno che salda accoglienza e cultura, dimensione educativa e proposta politica. È stato ordinato sacerdote nel 1972 da Padre Michele Pellegrino, che gli ha assegnato come parrocchia “la strada”, luogo di povertà e di fragilità, di domande e provocazioni dalle quali imparare. Col Gruppo Abele, in 45 anni, ha costruito opportunità e progetti per le persone tossicodipendenti, per le ragazze prostituite, per gli ammalati di aids, per gli immigrati e tutte le persone segnate da povertà e fragilità esistenziali. A questo si è aggiunto un impegno di ricerca, informazione e formazione attraverso un centro studi, una casa editrice, due riviste e percorsi educativi rivolti a giovani, operatori e famiglie. L’attenzione di don Ciotti e del Gruppo Abele si è estesa negli anni a diversi ambiti, dalla mediazione dei conflitti allo studio delle nuove forme di dipendenza, dai progetti di cooperazione allo sviluppo, oggi concentrati in Africa, allo strumento delle cooperative sociali per dare dignità e lavoro a persone con storie difficili. Convinto dell’importanza del “noi”, don Ciotti ha contribuito a promuovere reti di impegno sociale. Fra queste il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (CNCA), che ha presieduto per oltre 10 anni, e la Lega italiana per la lotta all’Aids (LILA), della quale pure è stato presidente. Nel corso degli anni 90, il suo impegno si è allargato alla denuncia e al contrasto al potere mafioso, dando vita al mensile “Narcomafie” e nel 1995 a Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Al termine della cerimonia di consegna dei Premi ASFOR alla Carriera 2010 la Dottoressa Diana Bracco e Don Luigi Ciotti vengono intervistati da Gianfranco Fabi, Direttore di Radio 24 de “Il Sole 24Ore” Intervista ai Premiati a cura di Gianfranco Fabi, Direttore di Radio24 de “Il Sole 24Ore” Gianfranco Fabi: Buongiorno e innanzitutto mille grazie ad ASFOR, al Prof. Borgonovi e al Dott. Paravia che hanno introdotto questo dibattito e che hanno posto già su di una strada sicura e soprattutto costruttiva questa discussione. Le domande a questo punto sono quasi naturali e doverose date le premesse, le motivazioni del Premio ed il luogo in cui ci troviamo. Il punto centrale è come valorizzare le Risorse Umane, come dare sempre più spessore alla leadership, come valorizzare il ruolo e l’idea di società in un’ottica di equità e solidarietà. Allora la formazione al primo posto, per valorizzare la capacità delle persone di esprimere se stesse e di inserirsi nelle imprese. 45 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR trattare con il mercato, di trattare con l’estero, di trattare con il cliente. Dott.ssa Diana Bracco, come le imprese si sono trasformate e si stanno trasformando? E quale ruolo la formazione può svolgere in questa prospettiva? Gianfranco Fabi: Don Luigi Ciotti, parliamo di Risorse Umane, ma quando si parla di risorsa si possono avere due prospettive: la risorsa vista come qualcosa da sfruttare e la risorsa considerata invece come qualcosa che risorge, che riprende. La sua esperienza ha tutte le caratteristiche per avvicinarsi al secondo aspetto: la risorsa è una prospettiva che fa risorgere le persone, cerca di dare loro una completezza, si muove per fornire una conoscenza della propria potenzialità all’interno della società. In questo ci vuole umanità e ci vuole anche tecnica. Cosa vuol dire formazione nella sua esperienza? Diana Bracco: A fronte di un mercato sempre più glo- balizzato, un Paese come l’Italia, che ha una straordinaria tradizione produttiva e manifatturiera, deve puntare soprattutto su due fattori: ricerca e innovazione e sviluppo del capitale umano. Oggi più che mai dobbiamo innovare prodotti e processi, facendo diventare la cultura della qualità la nostra carta vincente. E’ questa l’unica vera exit strategy per superare la crisi internazionale. Per le imprese di tutte le dimensioni, il successo sui mercati globali passa per la Qualità. Ogni azienda deve trovare la propria nicchia di eccellenza, sfruttando il valore aggiunto del made in Italy e dello stile italiano che sono apprezzati in tutto il mondo. Per creare prodotti innovativi e di Qualità occorre essere un’impresa di Qualità, con risorse umane di eccellenza, dal top management alle funzioni più operative. Mi lasci aggiungere un ricordo personale. Mentre stavo arrivando pensavo alla mia esperienza aziendale, cioè io ho visto, attraverso mio padre - perché allora ero una bambina - creare un’industria dalla produzione, poi alla ricerca e alla fine sul mercato. Non era forse formalizzato, allora, lo sforzo in quella che noi ora chiamiamo formazione, sviluppo delle Risorse Umane. Però io ricordo la grandissima importanza della persona, la grandissima capacità di mio padre di motivare i collaboratori e il fatto che fu costruita una squadra eccezionale, davvero straordinaria di operai, di tecnici e di ricercatori. Questa è diventata poi la mia eredità, il mio mandato. Questo vuol dire che la formazione non è una cosa nuova, fare formazione è stato sempre il modo per fare un’azienda forte e capace di essere competitiva. Luigi Ciotti: Nel 1978 come Gruppo Abele abbiamo dato vita all’“Università della strada” per promuovere una formazione che nascesse dall’esperienza, dall’incontro con i vissuti e le fatiche delle persone. Dalla “strada”, appunto, perché anche la strada con tutti suoi problemi, le sue storie, le sue domande in continua evoluzione, ha qualcosa da insegnare agli operatori, agli educatori, agli psicologi, a tutti quelli che vogliono impegnarsi nel “sociale”. Poi certo servono anche lo studio, la ricerca, l’approfondimento. Sono dimensioni complementari: l’università ha bisogno della strada e la strada ha bisogno dell’università. Due saperi che dal 1978 la nostra “Università della strada” continua a fare incontrare. Proprio in questi giorni si svolge ad esempio al Gruppo Abele un seminario sul problema della “tratta” e della prostituzione a cui partecipano numerosi amministratori, esponenti delle forze di polizia, vigili urbani, operatori del pubblico e del privato sociale, per capire come affrontare insieme questo fenomeno conciliando legalità e diritti delle persone. Come sono stati tanti negli anni i percorsi di formazione proposti rispetto alle dipendenze, quelle legate a sostanze ma poi anche le nuove forme di dipendenza che incontriamo oggi e chiedono letture nuove. Quando è nato il Gruppo Abele, 45 anni fa, non avrei mai immaginato di incontrare un giorno dei giovani che ci avrebbero chiesto una mano per disintossicarsi dal “consumismo” – cioè dall’ansia continua di acquistare – o da internet. Comportamenti che rischiano di passare inosservati perché non creano “allarme sociale”, ma che possono trasformarsi in vere e proprie “patologie”. Ecco allora che formazione per noi significa costruire un sapere e strumenti culturali adatti alla realtà di oggi, ai bisogni che le persone esprimono oggi. E vorrei sottolineare che questa formazione, come tutti i percorsi del Gruppo Abele e di Libera, non si identifica con Luigi Ciotti: qui rappresento la storia di tante persone, e questo riconoscimento alla “carriera” non lo date a me – che pure vi sono grato – ma all’impegno di un “noi”. Ho sempre creduto in questo “noi”, nel mettere insieme le forze, le energie e le persone. Come ho sempre creduto che il grande strumento per restituire libertà e dignità alle persone è il lavoro. All’inizio della nostra storia di Gruppo avevamo aperto una pizzeria a Torino proprio per dare lavoro a chi usciva da storie difficili, e sempre per questo scopo erano nate le nostre prime botteghe e i laboratori, oggi diventati cooperative sociali riunite nel Consorzio Sociale Abele Lavoro. Si occupano fra l’altro di raccolta differenziata, di energie rinnovabili, di gestione di spazi verdi, di costruzione di arredi urbani e giochi per bambini, di trattamento di dati informatici: ci lavorano circa 800 persone, Gianfranco Fabi: Viviamo in tempi di grandi cambiamento. Dobbiamo interpretare la globalizzazione, dobbiamo affrontare la crisi economica più grave dopo il 1929, dobbiamo imparare a sfruttare al meglio la rivoluzione tecnologica, dobbiamo aprirci a nuovi mercati. In che prospettiva è allora importante la formazione? Diana Bracco: La formazione diventa fondamentale, fondamentale soprattutto per le imprese italiane multinazionali, anche se piccole o medio piccole. Come ricordavo un attimo fa, la risorsa umana ha acquistato una dimensione sempre più strategica per la produttività e la capacità di competere dell’impresa. Ecco perché è essenziale, per qualsiasi realtà aziendale, saper selezionare, formare, valutare, motivare e coinvolgere ogni collaboratore. Come raccomandava sempre Claudio Dematté, che ricordo con affetto e stima per il suo ruolo di grande innovatore nel campo della formazione manageriale, occorre investire in conoscenza e in formazione per dotare le risorse umane anche delle piccole imprese di un bagaglio di competenze solido e continuamente aggiornato. Solo così le aziende riescono a gestire l’incertezza efficacemente e a proprio favore, generando insieme valore e sviluppo sociale. L’impresa in questo momento ha questa sfida da correre, noi siamo tutti tesi su questo. Per questo prima sentivo parlare dello style della Bocconi, in cui ho l’onore di essere nel Consiglio di Amministrazione: servono giovani che abbiano competenza sui contenuti e poi capacità trasversali di 46 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR necessità di valorizzare una risorsa umana che è anche creatività, fantasia, che è anche intuizione? Tecnologia e umanità possono andare d’accordo Dott.ssa Bracco? molte di loro con percorsi duri alle spalle. Persone che attraverso il lavoro hanno avuto modo di ritrovare una dignità, una libertà e un senso alla propria vita. Percorsi simili oggi li costruiamo sui beni confiscati alle mafie. Nel 1996 abbiamo raccolto un milione di firme in Italia per chiedere al Parlamento una legge sulla confisca e l’uso sociale di quei beni. E adesso anche lì cerchiamo di aprire cooperative di lavoro per coniugare l’impegno per la legalità con la costruzione di giustizia sociale, dunque l’attenzione a chi fa più fatica. Anche in quei contesti è molto importante la formazione, l’accompagnamento di giovani che devono maturare una professionalità e delle competenze, ed è bello che per darci una mano si sia messa in gioco una rete fatta di tante realtà del mondo della cooperazione. Si chiama “Cooperare con Libera Terra” e vede impegnate varie agenzie con esperienza per esempio nell’ambito dell’agricoltura, dell’enologia, dell’industria agroalimentare. Grazie al loro sostegno quelle cooperative possono crescere e offrire sempre più opportunità. Anche se non è mai facile, perché i mafiosi certo non stanno lì ad “applaudirci”: non c’è bene confiscato che non abbiano in questi anni distrutto, vandalizzato, bruciato. Neanche di fronte a queste minacce, però, agli ostacoli e alle fatiche, si è mai fatto un passo indietro, invece ogni volta due passi avanti, insieme. E un segno molto tangibile di tutto questo sono le botteghe “dei Sapori e dei Saperi della legalità” che in molte città d’Italia vendono quei prodotti buoni, sani e giusti. Diana Bracco: Intanto, quando parliamo di ricerca che poi porta alla tecnologia e ai prodotti, parliamo sempre di più di un lavoro di squadra, c’è un discorso multifattoriale importantissimo: oramai la figura del ricercatore singolo non può portare ad alcun risultato, mentre invece il discorso di interazione tra le diverse competenze, quindi interdisciplinare porta al risultato. Inoltre innovazione significa anche meritocrazia. Come Confindustria, ad esempio, non ci stanchiamo di ripetere che è l’intero Paese che deve mettere al centro delle proprie politiche e delle riforme i valori del merito, della conoscenza, della concorrenza, dell’innovazione. Per modernizzare il Paese, per trasformare la nostra società, bloccata e corporativa, in una vera società aperta la sfida da vincere è di prima di tutto culturale. La meritocrazia è uno strumento contro i privilegi corporativi. La meritocrazia deve aiutarci a rendere più competitiva l’Italia nella sfida globale. In ogni caso l’innovazione è un fattore essenziale per la ripresa ed è ormai una discriminante fondamentale per affermarsi sui mercati. Ecco perché ogni tipo di azienda, dalla più grande alla più piccola, deve creare prodotti ad alto contenuto di innovazione e di qualità eccellente. Puntare su ricerca e innovazione è la chiave per il successo in ogni comparto produttivo. Per uscire definitivamente dalla crisi globale e per imboccare la strada di una ripresa che si autoalimenti e non sia soltanto trainata occorrono prodotti innovativi. Ricerca e innovazione devono essere la priorità per tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Paese. Solo chi innova, chi guarda al futuro, chi si reinventa può crescere e affermarsi sui mercati. Certo, ci sono anche i rischi legati ai cattivi usi delle nuove tecnologie. Sono d’accordo con Ciotti quando si riferiva alla dipendenza da internet, è molto importante vivere esperienze di incontro e di contatto perché dal dialogo vengono spunti, ci sono una serie di stimoli che nascono proprio dal contatto. Questo contatto è ancor più importante quando si parla di progetti di ricerca più complessi, per esempio noi come Confindustria stiamo cercando di fare dei progetti in modo da mettere a disposizione della capacità dei giovani, dei gruppi di ricerca, dei gruppi di università del Sud, la progettualità delle imprese del Nord. E’ l’innovativo Progetto Sud-Nord, che rappresenta un vero e proprio salto culturale per l’Italia, e che mira a definire grandi progetti di interesse nazionale che, partendo da proposte ed esigenze delle aziende, possano favorire la collaborazione tra imprese di regioni diverse e tra queste e il sistema pubblico della ricerca. Questo al fine di costruire un’architettura finanziaria in grado di mettere a sistema risorse pubbliche di diverse amministrazioni, del sistema finanziario privato e delle imprese, dando così una risposta concreta alla necessità di collegare i territori e di razionalizzare e massimizzare l’utilizzo delle risorse. Gianfranco Fabi: E’ in questo modo che avviene una moltiplicazione: il bene di quando una persona esce dalla criminalità, dalla droga e poi diventa formatore e porta la sua esperienza e riesce a coinvolgere sempre più persone, riesce ad essere una formatore che da un valore a quello che dice, a quello che propone. Luigi Ciotti: Non tutti forse, ma certamente molte delle persone coinvolte in questi progetti possono contribuire a moltiplicare la speranza, dimostrare che è possibile uscire da certe storie, costruire un percorso di lavoro vero che dà dignità e libertà. Senza dimenticare che il lavoro ha le sue regole, e chiede responsabilità e impegno. Il lavoro insomma comporta dei doveri, però anche dei diritti. Il lavoro stesso è un diritto sancito dalla Costituzione. Questi diritti non sempre vengono garantiti. Penso alle morti bianche, a quella sicurezza sul lavoro sempre invocata a parole ma non ancora pienamente realizzata nei fatti. E penso alle tante forme di precarietà che chiudono l’orizzonte del futuro e impediscono soprattutto ai più giovani di progettare con serenità la propria vita. Oggi c’è chi dice che, anche a causa della crisi economica, per avere il lavoro è necessario sacrificare i diritti, almeno alcuni. Senza capire che la crisi economica nasce proprio da una crisi dei diritti, dall’incapacità di conciliare diritti e profitti per trasformare lo sviluppo economico in progresso sociale. Gianfranco Fabi: Quindi rendere anche la persona pro- Gianfranco Fabi: Sentiamo sempre più parlare di tagonista all’interno dell’azienda. Le aziende sono soprattutto in questa fase sempre più tecnologiche; la tecnologia ha un ruolo molto forte ed assumono un ruolo fondamentale la ricerca e lo sviluppo. Come conciliare l’esigenza di tecnologia, l’esigenza forte di fare passi avanti sul fronte di una competenza tecnica, con la Sud e di Nord, ma quasi sempre sottolineando una frattura, una distanza, una divisione. Come è possibile cercare una strada per avvicinare queste realtà? Come fare in modo che il Sud possa finalmente essere visto come un’opportunità di crescita? 47 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR sabile migliora la propria reputazione e accresce la propria legittimazione nel contesto in cui opera, aggiunge credito alla percezione che la comunità ha del mondo imprenditoriale nel suo insieme, e concorre a valorizzare quel contesto ambientale e sociale che oggi è sempre più un fattore chiave di competizione e di attrattività. Insomma, oggi il modo più autentico di “fare impresa” è quello responsabile e sostenibile. L’unico che offre un futuro alle nuove generazioni, l’unico che può coniugare crescita economica, occupazione e benessere, l’unico che garantisce con l’innovazione tecnologica una sempre migliore salute delle persone e qualità della vita, l’unico in grado di competere con successo sui mercati di tutto il mondo conservando però un forte legame col territorio e con la comunità in cui si opera. Luigi Ciotti: Certo che lo è. La maggior parte delle cooperative sui beni confiscati sono state aperte al Sud. Alcuni giovani sono venuti al Nord per formarsi, per acquisire professionalità, e poi sono tornati nella loro terra. È un grande smacco per la mafie, questo. Perché per il mafioso vedere che le sue proprietà sono gestite in modo trasparente dai giovani del territorio significa perdere potere, controllo, prestigio. Non dimentichiamo però che altre cooperative le stiamo aprendo al Nord, perché anche lì ci sono tanti beni confiscati, 820 nella sola Lombardia (665 beni immobili e 165 aziende). È molto importante, come ha detto la dottoressa Bracco, creare forti sinergie. Faccio un esempio. Per la produzione del vino Cento Passi a marchio “Libera terra”, ci sono persone competenti nel settore vinicolo che si sono gratuitamente messe in gioco per dare una mano, per specializzare i ragazzi, per farli venire a imparare in azienda prima di tornare alle loro terre. Nell’arco di tutti questi anni si è creato uno scambio di grande positività tra Nord e Sud, che dimostra come il nostro Paese sia capace di lavorare insieme. Ma attenzione, non possiamo fermarci alla dimensione nazionale. Noi siamo presenti oggi come Libera in 30 nazioni europee, perché le mafie si globalizzano ed è necessario globalizzare l’impegno di chi contro le mafie si batte: università, scuole, associazioni, gruppi. Le mafie investono ormai ovunque nel mondo? Bene, noi ci siamo rivolti al Parlamento europeo per promuovere una legge che estenda la confisca e l’uso sociale dei loro beni a livello internazionale. Perché bisogna restituire tutto quello che è frutto di violenza e di abuso alla collettività e al lavoro, e noi ci muoviamo in questo senso. L’anno scorso sono stato in Messico, dove si sta vivendo una situazione drammatica legata alla lotta fra le mafie, i “cartelli” che gestiscono il narcotraffico. Sono all’ordine del giorno i sequestri di persona, le morti: circa 9mila nel solo 2009! È da lì la corruzione, la violenza, gli abusi che uccidono la speranza, che minano le basi di una fragile democrazia. Sono stato invitato dalla Conferenza Episcopale Messicana per raccontare l’esperienza italiana di Libera e riflettere su cosa si possa fare, anche in quel contesto, per combattere la violenza a partire da un impegno educativo, culturale, sociale. L’idea dell’investimento sui beni confiscati, di costruire percorsi di legalità “dal basso”, ha suscitato attenzione e coinvolgimento. Questo dimostra come le piccole cose, realizzate pur con tanti limiti, errori e fatiche, quando danno risultati concreti tracciano solchi importanti. Gianfranco Fabi: Anche in questa fase dove la finanza ha mostrato molti lati problematici, il richiamo all’etica, a comportamenti etici, a comportamenti che rispettano concreti valori anche all’interno dell’impresa, probabilmente è un richiamo che può aiutare la stessa impresa a funzionare meglio e a motivare di più le persone. Diana Bracco: Personalmente, arrivo ad affermare addi- rittura che la cultura d’impresa possa dirsi tale solo se tra i suoi valori c’è la responsabilità dell’imprenditore. Responsabilità verso le persone, verso l’ambiente, i consumatori e la comunità. Una responsabilità ancora più urgente e sentita oggi che siamo alle prese con una delle peggiori crisi economiche, nata lontano dall’Italia e figlia di una finanza irresponsabile. Tra l’altro, in questi anni i rapporti tra imprese e società si stanno modificando profondamente all’insegna di una crescente attenzione reciproca. Da un lato, la società civile, le istituzioni e l’opinione pubblica guardano con occhio nuovo alle imprese e alla loro cultura. Ne rivalutano la capacità d’iniziativa, ne apprezzano i risultati nella ricerca e nella tecnologia e, soprattutto, ne sollecitano l’intervento in ruoli diversi da quello di semplice produttore di ricchezza. In altre parole, chiamano il mondo delle imprese a essere “protagonista” della sfera sociale e si attendono da esso una partecipazione attiva allo sviluppo della comunità nazionale e di quelle locali. Dall’altro lato, sempre più imprese non restano indifferenti ai fenomeni di malessere e di emarginazione sociale, prendono atto dello slancio del non profit, e si impegnano in modo diretto per contribuire a creare benessere al proprio interno e nelle comunità in cui operano, consapevoli che non c’è antitesi tra visione economica e responsabilità sociale. Adesso, fra l’altro, l’Italia a seguito della direttiva europea, con il discorso della 231 della responsabilità amministrativa dell’impresa ha introdotto un sistema di controlli interni: è un grandissimo moto di miglioramento perché le persone vengono motivate a rispondere a un sistema che l’impresa si è scelta, questo è molto bello. In questa logica bisogna sempre migliorare e mai fermarsi. Gianfranco Fabi: Importante il fatto che di fronte al- l’illegalità che cresce, possa crescere anche in contrasto la legalità. Volevo soffermarmi sull’aiuto dal punto di vista imprenditoriale e tecnico che alcune imprese danno a queste iniziative che stanno nascendo. In questa prospettiva mi sembra che si muova anche Sodalitas. Lei Dott.ssa Bracco, è stata fondatrice, promotrice, ispiratrice di tante cose e tra queste anche di Sodalitas, la realtà forse più completa e più concreta di sostegno alla responsabilità sociale di impresa. Gianfranco Fabi: In questa prospettiva Don Ciotti, quali passi crede che si possano ancora fare per estendere un modello di impresa responsabile, e anche di non profit responsabile, nella società? Diana Bracco: E’ stato fatto un bel lavoro, sono 15 an- ni. Il numero delle imprese è salito a 70, quando abbiamo cominciato eravamo in pochi. In un mercato in cui i prodotti sono sempre più indifferenziati agli occhi dei consumatori, la differenza che il pubblico riconosce alle imprese capaci di trasmettere la cultura delle loro scelte solidali diventa un beneficio sempre più rilevante. Infatti, un’impresa socialmente respon- Luigi Ciotti: Ma che cos’è l’etica? L’etica è la ricerca dell’“autenticamente umano”, l’etica è la responsabilità o me48 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR Chiusura Lavori glio la corresponsabilità degli uni verso gli altri. Quindi l’imperativo etico che chiama in causa anche le imprese è costruire quella corresponsabilità. Ognuno certo ha il suo compito, il suo ruolo. Ma ci dev’essere sempre un’attenzione degli uni verso gli altri, quel prendersi cura della sicurezza degli ambienti di lavoro, della sfera personale dei dipendenti. Perché è importante anche la dimensione personale, dei rapporti umani, e se abbiamo la sensibilità di coltivarla l’organizzazione del lavoro diventa più efficace, forse anche più produttiva. Qualcuno potrebbe chiedersi perché io, che sono un prete, mi metto a parlare di certe questioni... Ma l’ho già detto: cerco, nei miei limiti, di dare un contributo, di mettere insieme tante forze, tante energie, tante persone. Poi credo comunque che «la Chiesa è per il mondo e non per se stessa», come diceva don Tonino Bello. Una Chiesa chiamata a saldare la terra con il cielo. Dentro Libera e nel Gruppo Abele c’è una trasversalità di storie e percorsi. Io sono un sacerdote, ma con me lavorano persone che hanno i riferimenti più diversi. Tutti però siamo convinti che la strada da seguire sia quella della libertà, perché il più grande dono che ci è stato fatto, insieme alla vita, è la libertà. Libertà che nello stesso tempo è l’impegno più grande che la vita ci affida, chiamandoci ad usarla per liberare chi ancora libero non è. Credo che questo sia l’impegno di tutti e in quest’impegno rientra anche il dare lavoro alle persone in difficoltà, per accompagnarle in percorsi di liberazione e di crescita. L’attenzione a quella dimensione etica della corresponsabilità è una delle strade oggi necessarie anche nella lotta alle mafie: vuol dire investire sull’educazione, sul lavoro, sui diritti, sulle politiche sociali, sul contrasto ad ogni forma d’illegalità e corruzione. Noi lavoriamo per esempio in 4.500 scuole in Italia, perché bisogna saldare la responsabilità dell’educare con l’educare e l’educarci alla responsabilità. Sembra un gioco di parole, ma vuol semplicemente dire che prima di educare alla legalità bisogna educare alla responsabilità, all’assumersi ciascuno la sua quota di impegno. E poi c’è l’importanza dell’impegno culturale. È la cultura che dà la sveglia alle coscienze! Libera ha firmato dei protocolli con il 70% delle facoltà universitarie italiane, perché crediamo sia importante portare certi saperi, e certe pratiche, dentro il mondo universitario. Pensate che solo per quest’estate si sono già prenotati oltre 3.500 giovani da tutta Italia per andare a lavorare durante le vacanze nei beni confiscati alle mafie. Al di là dell’incontro con quei territori e la loro cultura, con certe tradizioni e certi problemi, questa scelta permette loro di vivere un’esperienza di lavoro, di dignità e di concreta corresponsabilità che li – e ci – fa sentire davvero cittadini. Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR (Chairman della Giornata) Non avremmo potuto terminare meglio questa giornata in quanto l’ultima sessione ci ha dato questo messaggio: per essere formatori bisogna saper ascoltare e imparare continuamente, aggiornando le nostre conoscenze e competenze. Personalmente ho imparato molto. Innanzitutto che i leader, gli imprenditori, i manager (come persone) e le imprese, le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni non profit (come istituzioni della società moderna) non hanno un prototipo. In tutta la giornata abbiamo sentito persone che si sono definite imprenditori e manager anomali, invece si tratta di persone normalissime che esprimono una realtà fatta di situazioni tutte differenti le une dalle altre. Quindi per fare formazione è necessario riconoscere e dare spazio alle diversità, adattando di volta in volta gli schemi concettuali e le teorie di carattere generale. Ma per far questo occorre conoscere la concreta realtà di imprese, amministrazioni pubbliche, organizzazioni non profit, altre forme di organizzazione della vita sociale ed economica. In secondo luogo, il fil rouge della giornata può essere sintetizzato nei seguenti termini. Abbiamo iniziato questa mattina presentando i risultati dell’indagine ASFOR da cui è emerso che le imprese e gli enti pubblici chiedono al mondo della formazione programmi non standardizzati, i cui contenuti devono essere orientati alle esigenze di cambiamento. Abbiamo sentito responsabili del personale parlare di questa esigenza, abbiamo sentito imprenditori dire che per fare formazione le istituzioni di formazione devono prima conoscere. Lo abbiamo sentito dire dalla Presidente Diana Bracco, che ha sottolineato come la formazione manageriale sia trasversale rispetto a competenze specifiche; lo ha riconfermato Don Ciotti, sulla base di un’esperienza completamente diversa, quando ha parlato dell’università della strada: “Conoscere vuol dire anche conoscere la strada, conoscere la realtà di chi non è inserito nel normale circuito economico e sociale”. Un secondo messaggio che vorrei sottolineare può essere riassunto nella domanda: chi è il vero leader, il vero l’innovatore? Il vero leader è una persona che riesce a realizzare con concrete azioni questo percorso: io – noi – loro, io – noi – loro clienti, io – noi – loro cittadini, io – noi – loro le persone svantaggiate, io – noi – loro le mafie che vanno combattute. Loro devono essere le persone con le quali si fa insieme un percorso: i lavoratori di vario livello e i manager di un’impresa, i dipendenti e i manager di amministrazioni pubbliche, gli operatori e i volontari delle organizzazioni non profit, gli studenti e i docenti delle università e delle istituzioni di ricerca e formazione manageriale. Loro devono essere le persone con le quali si combattono le mafie, la finanza non etica, l’impresa non etica, la competizione scorretta. Il terzo elemento che mi preme portare alla vostra attenzione è il seguente: il leader è per definizione un innovatore. Gli innovatori sono persone che rischiano, che anticipano certi fenomeni, che li sanno cogliere prima di altri ma che non si fermano mai, sono sempre sulla frontiera dei nuovi problemi. Appena ne hanno risolto uno, si cimentano con uno più complesso. L’innovatore si pone sempre nella linea del miglioramento, della qualità della propria azione (produzione di beni e servizi, formulazione di leggi e di politiche pubbliche, organizzazione ed Gianfranco Fabi: In conclusione, un richiamo alla li- bertà, alla responsabilità ma anche alla concretezza del fare. Ringrazio la Dott.ssa Bracco e Don Ciotti che sono l’esempio di ciò che si può fare e che proprio per questo hanno meritato appieno questo premio. E li ringrazio per questo dialogo in cui abbiamo cercato di affrontare i temi di fondo mettendo al centro la persona. Una persona che, come risorsa, può comunque risorgere e la resurrezione - che è qualcosa in cui credere e che non è solo una resurrezione umana – può essere una resurrezione della creatività, nella convinzione profondamente umana che possiamo sempre migliorare. In tutto quello che facciamo. 49 S EZIONE 1 – A TTI DEL C ONVEGNO ASFOR erogazione di servizi pubblici, interventi a tutela dell’ambiente, di portatori di disabilità, di persone emarginate, ecc.), del coinvolgimento di comunità sempre più ampie (ricerca del consenso) nella prospettiva di generare ricchezza non solo in senso economico ma anche in senso relazionale e dei rapporti sociali. Ne deriva un messaggio chiaro e forte per le scuole e gli enti che operano nel settore della formazione manageriale: fare ricerca, progettare ed attuare programmi di formazione, ma ritagliarci anche un adeguato tempo per riflettere sulle dinamiche generali della società e dell’economia globale e sugli specifici contesti in cui operiamo e a cui ci rivolgiamo. Uno dei problemi della società moderna è, forse, quello dell’eccessiva velocità: facciamo tanto, corriamo, ci agitiamo, ma molte volte senza sapere il perché e per che cosa. Ad esempio, non riflettiamo a sufficienza sulla differenza che va sempre ricordata tra tecnologia e uso della tecnologia, di cui spesso diventiamo schiavi. Non bisogna teorizzare l’importanza dell’innovazione tecnologica fine a se stessa, ma dobbiamo formare persone capaci di utilizzare al meglio le tecnologie per evitare che vi sia abuso e che la tecnologia diventi un elemento che divide le persone, mentre dovrebbe unirle, consentendo a tutti di migliorare la propria qualità di vita. Ne traggo questo messaggio che condivido con tutti i colleghi impegnati in ASFOR, sicuro che essi sono d’accordo con me: molte volte pensiamo di formare parlando e usando tecnologie didattiche anche sofisticate, mentre per formare veramente dobbiamo essere persone che ritornano ad essere, non solo a sapere, persone che quando si rapportano con gli altri trasmettono non solo conoscenze, non solo questa voglia di innovare, ma anche il loro essere coinvolti nella vita degli altri. Voglio terminare con una proposta, che spero il mondo ASFOR voglia condividere, ma mi rivolgo soprattutto alla Presidente del CdA di Expo 2015 Diana Bracco e al Presidente di Assolombarda Alberto Meomartini: organizzare a Milano in occasione di Expo 2015 la conferenza annuale di EFMD – European Foundation for Management Development, di cui il Prof. Morello è stato uno dei fondatori e primo o comunque unico Presidente italiano. Ci piacerebbe poterne parlare e speriamo che questo nostro sogno si possa avverare.Grazie della Giornata e grazie a Voi di essere stati presenti. 50 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR SEZIONE 2 RICERCHE ASFOR L’attività di formazione dei Soci ASFOR per le Pubbliche Amministrazioni* Ricerca pubblicata all’interno del “XIII Rapporto annuale sulla formazione nella Pubblica Amministrazione” realizzato a cura dell’Osservatorio sui bisogni formativi nella PA della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione - Presidenza del Consiglio dei Ministri Presentazione Ricerca significativo sull’attività complessiva degli Enti. L’aumento della lunghezza media dei corsi e un riequilibrio a favore del catalogo e della commessa delle modalità di acquisizione della formazione sembrano indicare una trasformazione nel rapporto PA – Enti di formazione. Per il Sistema ASFOR si apre quindi una fase di grandi opportunità, ma anche di grande spinta verso l’innovazione. Dovremo saper costruire un nuovo e ancor più forte e solido collegamento con le pubbliche amministrazioni per dare insieme, attraverso la crescita professionale e manageriale dei dipendenti pubblici, una efficace risposta alla ritrovata centralità che il Sistema pubblico ha per il rilancio del nostro Paese, un passaggio decisivo per giudicarne la capacità di interpretare il ruolo di protagonisti dello sviluppo. Luigi Pieraccioni, Presidente ASFOR** L’indagine ASFOR che da 10 anni rileva l’offerta formativa dei propri associati nei confronti del settore pubblico costituisce ormai un punto di riferimento per l’analisi dell’offerta complessiva di formazione alla PA e offre spunti interessanti di riflessione sul rapporto PA – Enti di formazione anche alla luce delle sfide a cui devono confrontarsi entrambi, a fronte delle linee strategiche del Governo e della Riforma della Pubblica Amministrazione avviata dal Ministro Renato Brunetta. L’anno passato è stato sicuramente difficile per l’intero Paese e quello in corso presenta ancora notevoli incertezze. ASFOR ritiene perciò importante mettere a sistema le competenze che i suoi associati hanno sviluppato per sostenere il difficile percorso di riforma del settore pubblico perché esso fondi sempre di più la propria azione sulla professionalità e competenza delle persone che vi lavorano. La formazione manageriale deve rivestire in questo processo un ruolo centrale, ma perché ciò sia possibile le Scuole e le Istituzioni formative devono dimostrare capacità e mobilitare le proprie risorse professionali ad investire nel rapporto con la PA trasformando la propria rete di contatti in una rete di partner. Il rapporto ASFOR evidenzia, infatti, che offrire formazione manageriale alla PA richiede un impegno costante e dedicato di risorse di tempo, economiche e di competenze, alla ricerca di una sempre migliore qualità e aderenza ai fabbisogni e alle strategie delle Amministrazioni a cui la formazione è rivolta. La formazione deve essere altresì in grado di dimostrare di conseguire degli impatti concreti sulle attività dei destinatari: è necessario perciò che si prosegua, come si sta già facendo, nella misurazione degli outcome della formazione. Per la Dirigenza Pubblica la Formazione Manageriale dovrà costituire una delle leve centrali per rinnovare la PA ed è alla formazione della Dirigenza che i Soci dovranno sempre di più guardare. I segnali in questo senso sono incoraggianti: dai dati che emergono dall’indagine sembra che sia proprio questo segmento a registrare la crescita più significativa, seppur lieve, nei partecipanti. E’ altrettanto vero, tuttavia che la formazione ai dirigenti non è ancora in grado di incidere in modo Il contesto e la metodologia Il Rapporto ASFOR, Associazione Italiana per la Formazione Manageriale, giunto alla IX edizione, raccoglie l’attività degli Associati rivolta al Sistema delle Amministrazioni Pubbliche svolta nel 2009. Il questionario, rispetto all’anno precedente, ha subito diverse modifiche sulla base dell’esperienza consolidata nell’arco delle ultime edizioni: • si è cercato di approfondire maggiormente l’analisi strategica dell’attività degli Associati ASFOR inserendo una sezione dell’indagine sulle aspettative dei soci in merito all’evoluzione del mercato e della propria attività specifica; • alcune domande sono state modificate cercando di coniugare leggibilità e fruibilità con l’esaustività delle informazioni raccolte; • tutto ciò è stato raggiunto anche grazie all’adozione di un nuovo strumento informatico elaborato dal Centro di Ricerca ASFOR per la somministrazione e la raccolta dei questionari, anche al fine di avviare la costruzione di un database sull’attività degli Associati. È cambiato anche il campione sia per numero di rispondenti sia per la composizione dei Soci che hanno partecipato rispetto all’anno precedente. Si sono aggiunti nuovi soci mentre altri non hanno partecipato: alcuni, infatti, non svolgono più attività per la PA. Per valorizzare la nuova impostazione della ricerca, il Comitato Scientifico ha ritenuto appropriato svolgere l’analisi su due piani, una parte descrittiva dell’intero campione e una riferita a un campione ristretto di rispondenti, omogeneo nelle rilevazioni 2009-2010. Il rapporto 2010 fotografa la situazione del 2009 e si propone * Responsabile della Ricerca: Prof. Elio Borgonovi, Consigliere ASFOR delegato Area Ricerche. Coordinatori: Prof.ssa Manuela Brusoni, Comitato Scientifico Ricerche ASFOR e Dott. Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR. ** Il Prof. Luigi Pieraccioni è defunto in data 22 luglio 2010. L’attuale Presidente è il Prof. Vladimir Nanut. 51 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR di identificare alcuni trend che possano guidare l’azione futura degli Associati, quali significativi e principali referenti per le pubbliche amministrazioni sui temi della formazione per la dirigenza pubblica. Dopo un anno difficile caratterizzato dalla crisi economica, il 2010 si avvia in un contesto segnato dall’incertezza in cui i Governi, dopo gli interventi massicci a sostegno dell’economia che hanno portato a pesanti disavanzi, sono chiamati a delineare strategie di rientro dal debito. In un fase in cui la crescita economica resta debole, si prospettano tagli ulteriori alla spesa pubblica per far fronte alla diminuzione delle entrate, tagli che potrebbero incidere anche sulla formazione. Il nostro Paese, sebbene si trovi in una condizione di relativo vantaggio, avendo adottato una politica di bilancio conservativa che permette una correzione dei conti pubblici meno incisiva rispetto ad altri Stati Europei, deve affrontare quei fattori strutturali che ne bloccano la crescita da ormai un decennio, tra cui il settore pubblico, percepito come elemento frenante per il quale, in modo sempre più urgente, si propone una riforma sostanziale capace di intervenire strutturalmente sulle organizzazioni e sui processi, ma anche sulle persone che in esso operano. In questo senso la sfida/opportunità per le istituzioni e gli enti sarà quella di partecipare a questo processo di cambiamento in cui a parità di risorse (o addirittura con risorse decrescenti) è chiesto alle Pubbliche Amministrazioni di mantenere e migliorare i servizi offerti a imprese e cittadini. La formazione dovrà perciò essere percepita come un fattore che contribuisce all’aumento della produttività- peraltro previsto dal D.lgs 150/2009, il cosiddetto “decreto Brunetta”- e al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’ente attraverso lo sviluppo delle competenze delle persone. In tale scenario evolutivo sarà perciò sempre più importante cercare di misurare l’impatto della formazione sull’organizzazione e valutarne il rapporto costi/benefici. In un contesto di risorse scarse sarà richiesta una formazione sempre più qualificante legata a una dimensione operativa, identificata come driver per il raggiungimento degli obiettivi del committente pubblico. Figura 1 - Composizione Soci ASFOR (anni 2008 e 2009) Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR il 68% ha una specifica unità organizzativa dedicata, con oltre 2200 docenti coinvolti. I docenti sono per il 40% donne, dato superiore alla media generale dei soci, che si attesta al 33%. L’attività formativa è svolta per l’82% da docenti esterni. Ancora debole è la presenza di docenti stranieri che rappresentano circa il 2% del totale. L’86% dei partecipanti all’inchiesta dichiara che più del 50% (e nel 50% dei casi addirittura più del 70% del tempo) dell’attività dei docenti è dedicata alle attività di docenza, che comprendono l’insegnamento d’aula, il coaching e il mentoring, a cui segue in termini di importanza l’attività di coordinamento, che per metà del campione occupa tra il 10 e il 30% del tempo di un docente. L’attività di sviluppo prodotti è superiore a quella di sviluppo mercati che nel 66% dei casi occupa meno del 10% dell’attività di un docente. Il mercato della formazione per la PA, secondo la prospettiva offerta dall’indagine tra i Soci ASFOR, è molto concentrato: pochi grandi istituzioni formative detengono la maggioranza del mercato sia in termini di partecipanti alle attività di formazione sia in termini di fatturato. Come si può vedere nei grafici (figura 2) al 10% dei Soci è riferibile il 60% dei partecipanti e quasi il 70% del fatturato. Tuttavia se si passa a considerare i valori mediani, essi offrono una diversa prospettiva di lettura: il numero mediano dei docenti per ente nel 2009 è di 35, il 68% degli enti ha un fatturato uguale o inferiore ai cinquecentomila euro e il 50% eroga formazione a circa 1000 partecipanti. Da queste osservazioni si può inferire che esiste una rete di centri di formazione Associati ASFOR che operano sulla base di un interesse prevalentemente locale, creando un contatto diretto con gli enti territoriali di riferimento e mantenendo al contempo una rete di docenti affiliati che consentono una risposta efficace alla domanda delle diverse Amministrazioni Pubbliche. La quota mediana di entrate derivanti dal settore PA sul totale Le caratteristiche degli enti che hanno partecipato all’indagine I Soci ASFOR che hanno risposto all’indagine 2010 sono 26. Essi rappresentano il 78% del totale degli enti associati che erogano formazione alla PA e il 40% dei soci ASFOR che svolgono attività di formazione. Nell’indagine precedente avevano risposto 32 Soci (l’84% dei Soci che erogavano formazione alla PA e il 47% dei soci che svolgono attività di formazione). In figura 1 è riportata la composizione dei Soci ASFOR. Risulta importante sottolineare come la maggior parte di essi mantenga una precisa politica per il settore pubblico, dato che 0-10% 10-20% 20-30% 30-40% 40-50% 50-60% oltre 70% del tempo 47,62% 28,57% 23,81% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 4,35% 0,00% 8,70% 13,04% 26,09% 47,83% ricerca 76,47% 17,65% 0,00% 5,88% 0,00% 0,00% 0,00% sviluppo prodotti 44,44% 38,89% 11,11% 5,56% 0,00% 0,00% 0,00% sviluppo mercati 66,67% 22,22% 11,11% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% coordinamento docenza/ Tabella 1 - Impiego del tempo per attività del personale docente. Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 52 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR 1 2 3 4 5 4% 8% 16% 22% 50% Tabella 2 - Frequenza dell’analisi dei fabbisogni formativi ( 1=mai; 5=sempre) Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Figura 2 - Curve di concentrazione partecipanti e fatturato Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR dei ricavi dei soci è il 17%, e solo in tre casi la formazione verso la PA costituisce l’attività prevalente. Figura 4 - Aree tematiche affrontate per numero di corsi Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR L’offerta formativa Complessivamente nel 2009 sono stati rilevati 2389 corsi pari a 11755 giornate di insegnamento che hanno visto coinvolte più di 56000 persone. I corsi in maggioranza sono stati rivolti al personale delle Regioni (40% del totale) e delle Amministrazioni Centrali (25% del totale) assorbendo i tre quarti dei partecipanti (vedi figura 3). Agli Enti Locali è rivolto complessivamente il 24% dei corsi. Il 21% dei partecipanti già ricopriva posizioni dirigenziali e presumibilmente una par- un’analisi formalizzata del fabbisogno formativo (vedi tabella 2, la percentuale si riferisce alle risposte con valutazione 4 e 5). Va rilevato come il 12% del campione (somma delle risposte con valutazione 1 e 2) affermi di non attivare mai un processo formalizzato di rilevazione dei fabbisogni. Il fatto di non impiegare un processo formalizzato non implica necessariamente l’assenza di rilevazione dei fabbisogni formativi. L’ente di formazione potrebbe ricorrere a metodi informali, oppure scegliere espressamente di non applicare un modello standard, ma di valutare per ogni iniziativa le modalità di rilevazione più appropriate. Si potrebbe pensare, infine, ad una spiegazione legata più direttamente alla riduzione dei budget, dato che l’analisi dei fabbisogni potrebbe essere percepita dal committente come collaterale al processo formativo in senso stretto e quindi una componente sacrificabile senza comprometterne l’efficacia. La definizione dei fabbisogni avviene prevalentemente attraverso contatti con i vertici dell’amministrazione o con i responsabili del personale (vedi figura 5). Questo dato è in linea con quanto emerge dalla rilevazione ASFOR dell’Osservatorio Learning, che mappa le attività di formazione manageriale sviluppate dai principali gruppi industriali ed economici italiani. Il 44% del Figura 3 - I soggetti committenti Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR te significativa degli altri frequentanti occupava posizioni predirigenziali o era rappresentato da “alti potenziali”. Le principali aree tematiche affrontate in termini di numero di corsi attivati (vedi figura 4) sono state, in modo pressoché equivalente, la comunicazione e marketing (20%), l’area giuridico-normativa (19%), l’organizzazione e gestione del personale (18%), seguite dalle skill manageriali (17%). Dal punto di vista dei partecipanti l’area giuridico-normativa da sola ha visto coinvolto un terzo del partecipanti rilevati dall’indagine, mentre le tre altre aree di principale attenzione, comunicazione e marketing, skill manageriali e organizzazione e gestione del personale raccolgono complessivamente il 50% dei partecipanti. Per quanto riguarda il processo formativo ben il 72% del campione afferma di compiere sempre o per quasi tutte le iniziative Figura 5 - Metodi di analisi del fabbisogno formativo Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 53 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR campione afferma di ricorrere a tre dei cinque strumenti proposti, e il 24% a tutti e cinque. L’80% del campione afferma di ricorrere sempre a un processo formalizzato per la progettazione degli interventi. L’esplicitazione e la condivisione degli obiettivi del committente è considerata necessaria per un’adeguata progettazione nella quasi totalità dei casi (96% come somma delle risposte con valutazione 4 e 5), così come una verifica della coerenza tra le competenze possedute dall’ente e gli obiettivi specifici del progetto formativo (86% quale somma delle risposte con valutazione 4 e 5). Alla luce di queste risposte si potrebbe ipotizzare che i Soci ASFOR lavorino sempre di più secondo un approccio strettamente collegato ai processi di funzionamento degli enti committenti, in cui le fasi di rilevazione formale dei fabbisogni e di progettazione dell’intervento formativo sono parti integranti del servizio offerto e come tali fonti di valore aggiunto per il cliente. E’ importante l’approvazione esplicita da parte del committente del piano formativo di dettaglio. Meno percorsa come strumento di progettazione è l’identificazione del target group dei partecipanti. Una possibile motiva- zione sta nella scelta dei committenti di procedere direttamente all’identificazione delle caratteristiche dei partecipanti. Tutti i Soci che hanno partecipato all’indagine affermano di condurre sistematicamente verifiche/valutazioni programmate dell’attività svolta e del livello di qualità percepita dai destinatari. Anche la verifica dei risultati ottenuti è pratica comune sebbene in maniera meno uniforme (vedi tabella 3). Se la somministrazione di questionari di valutazione avviene nella quasi totalità dei casi e il confronto con i responsabili del personale sono piuttosto diffusi, gli incontri con i vertici delle organizzazioni o con i partecipanti per un debriefing non ricevono uguale attenzione. Una distribuzione simile si riscontra nella valutazione dell’apprendimento (vedi tabella 4): pratiche più consolidate, quali il superamento di un esame finale, trovano una maggiore diffusione (il 57% dei rispondenti afferma di effettuarla sempre o quasi sempre), mentre la valutazione dell’efficacia della formazione o un’analisi dei costi e dei benefici sono ancora poco diffuse. La figura 6 permette di valutare l’impiego delle diverse metodologie di formazione sia in termini assoluti (se la metodologia è adottata oppure no) sia in termini relativi (in caso di ado1 2 3 4 5 Una verifica con l’Istituzione/ente richiedente per esplicitare chiaramente e condividere gli obiettivi dell’intervento formativo 0% 0% 4% 23% 73% Un processo di ricerca, in accordo con l’Istituzione/Ente richiedente, al fine di identificare il target dei partecipanti, con specifica attenzione agli obiettivi dell’intervento 14% 0% 33% 33% 20% Un’analisi rispetto alla coerenza delle competenze e delle esperienze possedute dai propri docenti/professional (interni-esterni), in relazione agli obiettivi specifici del progetto formativo/consulenza richiesto dall’Istituzione/Ente 0% 4% 9% 27% 59% Una progettazione esecutiva che deve concludersi con un dettagliato piano formativo, esplicitamente verificato e approvato dal referente dell’Istituzione/Ente richiedente o dagli Organismi preposti in sede di bando di gara o di incarico diretto 4% 0% 18% 18% 59% Tabella 3 - Frequenza di utilizzo dei metodi di progettazione degli interventi formativi (1=mai, 5=sempre). Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Questionario di rilevazione Incontri con il/i Responsabile/i risorse umane, personale, formazione Incontri di valutazione con i “vertici” politici o manageriali Incontri di debriefing con i partecipanti 1 2 3 4 5 0% 4% 0% 16% 80% 4,50% 4,50% 21% 29% 41% 12,50% 12,50% 50% 16% 8% 12% 25% 42% 12% 8% Tabella 4 - Frequenza di utilizzo strumenti di verifica dei risultati di formazione. Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 1 2 3 4 5 Valutazione in ingresso (analisi dei prerequisiti) 5% 29% 33% 14% 19% Valutazione in itinere (test intermedi) 5% 19% 43% 19% 14% Valutazione finale (superamento esame) 5% 14% 23% 33% 24% Valutazione di efficacia e di impatto sull'organizzazione 35% 25% 20% 5% 15% Valutazione del rapporto benefici e costi 40% 25% 15% 15% 5% Tabella 5 - frequenza di utilizzo strumenti di valutazione dell’apprendimento . Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR 54 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR zione, con quale frequenza vi si ricorre). L’aula è certamente la modalità più utilizzata sia in senso assoluto sia in senso relativo, in quanto la maggioranza di chi vi ricorre lo fa per più del 70% delle iniziative. Abbastanza diffuso anche il training on the job, sebbene il suo impiego non sia sistematico. L’e-learning blended seppure non sia adottato da molti partecipanti all’indagine, è la metodologia di formazione che, al di sentativo del gruppo degli associati e utile a delineare linee di tendenza sullo sviluppo della formazione nelle PA. I dati analizzati riguardano la variazione del numero dei corsi, delle giornate, dei partecipanti e del fatturato. Si è inoltre scomposto il fatturato per le modalità di acquisizione della formazione e per la composizione dei partecipanti (dirigenti e altro personale). In figura 7 sono riportati i dati complessivi relativamente alle variazioni registrate. Come si può osservare, per il campione di riferimento, il numero totale dei partecipanti nel 2009 è in aumento rispetto al 2008. Aumenta anche il numero di giorna- Figura 6 - Le metodologie della formazione Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Figura 7 - Variazione 2008-2009 numero corsi,giornate,partecipanti e fatturato Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR fuori dell’aula, viene utilizzata più frequentemente da chi vi ricorre, l’unica che registra delle dichiarazioni di frequenza d’uso in più del 70% delle iniziative svolte. Il 20% del campione ricorre all’outdoor e al coaching, ma solo in misura marginale in quanto la frequenza d’uso dichiarata è per lo più inferiore al 5% delle iniziative svolte. Il questionario prevede una domanda aperta in cui si chiede ai soci di indicare le tre iniziative di maggior successo del 2009. In base alle risposte è possibile identificare due gruppi distinti. Il primo di corsi brevi e legati a “technicalities”, quali, ad esempio, analisi di bilancio, appalti pubblici, strumenti di comunicazione, strumenti finanziari a sostegno delle imprese e un secondo gruppo di programmi di durata più consistente, a partire da percorsi formativi che si sviluppano nell’arco di 30-40 giornate, quali, ad esempio, il project management, fino ad arrivare a master specialistici di maggiore durata, su temi quali, ad esempio, la ricerca e l’innovazione, il marketing e la comunicazione. Sembra quindi confermarsi la tendenza a un utilizzo sempre più mirato della formazione, da un lato come aggiornamento continuo delle competenze necessarie alle varie posizioni organizzative, a cui riservare interventi brevi e circoscritti, dall’altro ad investire in modo deciso sullo sviluppo di competenze manageriali, rilevanti in termini prospettici. te mentre si contraggono fatturato (meno 11%) e in misura superiore il numero dei corsi (meno 41%). La contrazione del numero dei corsi con l’aumento delle giornate ha portato a una durata media superiore: nel 2008 era pari infatti a 2,6 giornate mentre nel 2009 è salita a 4,9. Di fronte all’esigenza di contenere la spesa si è ridotta la dispersione degli interventi focalizzando meglio l’attività formativa sulle persone e sui temi chiave. Si consideri inoltre l’andamento nella composizione dei partecipanti: nel 2009 la quota di personale con incarichi dirigenziali che ha fruito della formazione offerta dai Soci ASFOR del campione analizzato ha rappresentato il 21% del totale, contro il 17% dell’anno precedente: una crescita di poco inferiore al 30% a fronte di una stabilità nel numero dei non dirigenti. Questo trend, tuttavia, non è stato omogeneo nel campione, ma è in parte collegabile ad alcune grandi commesse. La formazione rivolta ai dirigenti, data la sua dimensione, non è ancora in grado di avere un impatto significativo sull’andamento del fatturato. I ricavi legati al catalogo e alle commesse sono rimasti stabili o in leggero aumento per entrambe (vedi figura 8). La contrazione del fatturato è quindi riconducibile alla diminuzione dei ricavi legati ai bandi (vedi figura 8-9), che può essere ricondotta a tre fattori: • una riduzione del numero dei bandi e degli importi a base d’asta; • una diminuzione dei ricavi legata a una maggior competizione che ha portato a praticare offerte al ribasso più incisive; • un numero inferiore di aggiudicazioni da parte dei soci che compongono il campione. Passando a un’analisi di dettaglio è possibile verificare che non si tratta di un fenomeno generalizzato, bensì disomoge- L’evoluzione del mercato della formazione per la PA Le considerazioni presentate in questo paragrafo si fondano sull’analisi di un campione reso omogeneo per numero e identità dei rispondenti con riferimento ai dati relativi agli anni 2008 e 2009. Il campione è composto da 18 Soci e rappresenta il 70% del totale dei rispondenti all’indagine corrente. Si può quindi ragionevolmente affermare che il campione sia rappre- 55 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR fatturato globale/ fatturato catalogo stabilità diminuzione aumento 3 0 1 4 stabilità 0 0 1 1 diminuzione 3 1 2 6 6 1 4 11 fatturato globale/ fatturato bando Figura 8 - Composizione % dei ricavi 2008-2009 Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR aumento aumento stabilità diminuzione aumento 2 1 stabilità 1 1 diminuzione 3 fatturato globale/ aumento fatturato commessa aumento 8 2 1 6 7 3 11 17 stabilità diminuzione 6 1 7 1 1 2 1 2 6 9 7 3 8 18 stabilità diminuzione 5 Tabella 6 - Fatturato globale vs fatturato da catalogo, bando, commessa Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Figura 9 - Variazione % 2008-2009 ricavi per modalità di acquisizione della formazione Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR neo. Si è cercato quindi di valutare la correlazione tra andamento dei ricavi derivanti dalle singole voci (catalogo, bando e commessa) ed evoluzione del fatturato complessivo. Come si può vedere nella tabella 6, in cui si associano le due dimensioni, solo nel caso della Commessa si potrebbe parlare di una correlazione diretta1: nella maggior parte dei casi, infatti, a un aumento delle entrate derivanti da commessa corrisponde un aumento del fatturato globale e viceversa. Nel caso del bando la correlazione è molto più debole e assume addirittura segno negativo2: in 5 osservazioni, infatti, a un aumento delle entrate da bando corrisponde una diminuzione del fatturato globale. Nel caso del catalogo la correlazione non è significativa a causa del numero limitato di osservazioni. Sembra quindi di poter dedurre che in generale hanno presentato una maggiore stabilità di performance coloro i quali presentavano un mix più bilanciato nelle attività: una buona percentuale di attività legata alla commessa sembrerebbe garantire una migliore tenuta di fronte alla contrazione della domanda. Un’ulteriore prova di queste considerazioni è la tendenza espressa dai soci verso un riequilibrio delle attività puntando maggiormente sul catalogo e sulle commesse (vedi figura 10). L’indagine di quest’anno ha voluto approfondire anche in ter- Figura 10 - Modalità di acquisizione della formazione, valore mediano anni 2008- 2009-2010 previsione Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR mini qualitativi l’individuazione degli obiettivi sfidanti nello sviluppo dell’offerta formativa alla PA. Più dei due terzi delle risposte manifestano l’intenzione di intensificare l’offerta formativa verso la PA potenziandone sia la gamma dei prodotti, i contenuti, il formato, e anche ampliando le tipologie di destinatari e di profili. Poiché in alcune risposte si evidenzia la necessità di trovare un equilibrio tra la qualità della formazione e la previsione di budget più modesti a disposizione della PA, una direzione che si propone è quella di dare maggiore attenzione all’innovazione delle modalità formative, proponendo- o ri-proponendo in modo più personalizzatol’utilizzo delle tecnologie ICT. L’orientamento allo sviluppo dell’offerta verso la PA potrebbe far pensare ad una crescente e diffusa consapevolezza che, per 1 Il coefficiente di correlazione è pari a 0,421 (il coefficiente di correlazione può assumere valori compresi tra -1 e 1) 2 Il coefficiente di correlazione è pari a -0,0193 56 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR di digitalizzazione e di valutazione del personale che sono al centro di una nuova stagione di riforme. Come noto, le riforme possono essere stimolate da leggi (o dal taglio di leggi nel caso della semplificazione, deburocratizzazione ecc..), ma sono le persone, dirigenti e dipendenti pubblici che consentono la loro effettiva realizzazione. Alle amministrazioni pubbliche viene richiesta “più qualità” e “meno quantità”, una strategia che si realizza con adeguate politiche di assunzioni, di incentivazione (aumento della retribuzione collegata alla produttività e ai risultati), ma anche tramite la formazione mirata all’entrata o per persone che già occupano posizioni di responsabilità (executive education). Dall’indagine ASFOR emergono due dati: la quota complessiva di formazione rivolta ai dirigenti, sebbene in aumento, non sembra ancora dare un segnale netto di reale integrazione della formazione manageriale negli “essentials” di un dirigente pubblico, dall’altro lato l’aumento della durata media delle iniziative può essere considerato un indicatore indiretto di una formazione più solida. Le amministrazioni sono chiamate a diventare committenti più consapevoli e forti, in grado di specificare meglio il fabbisogno dei propri dipendenti quando ad essi è chiesto di partecipare sia a corsi sul mercato sia a quelli su commessa. I primi, servono a confrontarsi con esperienze di altri enti o altre organizzazioni economiche e a diffondere conoscenze nel sistema pubblico; i secondi, hanno la finalità di rafforzare all’interno dei singoli enti una cultura più omogenea che può aiutare nel dare servizi più soddisfacenti per i cittadini. Se le singole amministrazioni non hanno al proprio interno persone con competenze idonee a collegare contenuti e modalità della formazione ai propri obiettivi di cambiamento è utile che utilizzino parte delle risorse disponibili per una approfondita analisi dei bisogni e per formulare piani formativi di largo respiro, sia in termini temporali che di destinatari. L’indebolimento della domanda può e deve essere colta come occasione anche per realizzare una razionalizzazione del sistema di offerta. Nel 2009 le Istituzioni che dedicavano una parte non rilevante della propria formazione al settore pubblico sono uscite dal mercato. Quelle rimaste hanno ridotto in misura significativa il numero delle iniziative e si sono concentrate su quelle per le quali hanno competenze “distintive” o che considerano caratterizzate da più elevato valore aggiunto. Per il Paese è necessario che questa tendenza si rafforzi, spingendo le Università, i Soci ASFOR e le altre Istituzioni pubbliche e private che si rivolgono al settore pubblico ad investire nella ricerca applicata, ossia ricerca che sviluppa conoscenze e competenze trasferibili con immediatezza nelle iniziative formative o in processi di sviluppo organizzativo, quella che nel mondo anglosassone viene definita “actionable research”. Da tempo ASFOR sostiene che la formazione manageriale può essere efficace solo se è collegata ad una conoscenza specifica dei settori cui si rivolge. Solo le Istituzioni che investono nello sviluppo di conoscenze manageriali da utilizzare in un contesto istituzionale e politico che ha logiche decisionali e di valutazione dei risultati assai diverse da quelle del mercato, potranno uscire dalla crisi più forti di prima, ma soprattutto con programmi realmente utili a sostenere il cambiamento del settore pubblico. In particolare l’offerta formativa dovrà focalizzarsi su due tipi di formazione: 1. una collegata ai metodi e strumenti operativi necessari (o essere presenti in modo stabile in un mercato complesso ed articolato come il settore pubblico, sia necessario raggiungere un volume di attività significativo per capitalizzare le conoscenze e sviluppare un approccio dedicato, una sorta di break-even di specializzazione. In altre parole, poiché proporre formazione manageriale per il settore pubblico non è una semplice traslazione di metodi e strumenti validi nel settore privato, non può più essere un’attività collaterale alla formazione manageriale per le imprese, ma richiede la costruzione di un corpus di conoscenze specifico, a cui gli enti formativi devono dedicarsi per scelta strategica. Come anticipato sopra, l’intenzione di sviluppare l’offerta viene espresso sia in relazione alla tipologia di programmi, ad esempio con la proposta di Master e di corsi di media durata, sia in termini di contenuti, tra cui leadership, change management, comunicazione, appalti pubblici, etica e responsabilità, sia, ancora, in termini di nuove modalità didattiche, tra cui la rivisitazione della formazione a distanza. Un obiettivo ricorrente è l’esigenza di coinvolgere in modo maggiore il segmento dei dirigenti e di individuare le figure chiave su cui concentrare gli investimenti in formazione, che, di conseguenza, possono anche essere costituiti da percorsi lunghi e impegnativi, come i Master (cfr supra). Due ulteriori orientamenti che si possono dedurre dalle risposte sono l’esigenza di lavorare su progetti concreti in partnership con altre istituzioni, meglio se internazionali, per contribuire ad un processo di internazionalizzazione dei dirigenti della PA e la necessità di elaborare progetti formativi che abbiano un reale impatto sul cambiamento organizzativo e siano legati a obiettivi definiti. Dall’incrocio tra analisi quantitativa e qualitativa emerge come la quasi totalità del campione abbia una propria rete di relazioni, ma che queste (vedi figura 11) non si concretizzino ancora in solide partnership operative. Figura 11 - Rapporti di collaborazione consolidati nel 2009 (1= mai o per poche iniziative; 5=per tutti i tipi di iniziative) Fonte: dati 2009 forniti dai Soci ASFOR Considerazioni finali (elementi di riflessione) L’indagine ASFOR sull’offerta formativa dei Soci relativa al 2009 suggerisce una serie di riflessioni utili per trasformare una situazione di oggettiva difficoltà in opportunità. La crisi ha determinato una riduzione complessiva della domanda (numero di iniziative/corsi e fatturato), ma da qui occorre partire per realizzare un processo di riorganizzazione nel settore. Occorre evitare la riduzione “a pioggia” e “indifferenziata” delle iniziative di formazione a causa di vincoli di spesa, ma occorre che le amministrazioni attivino una selezione collegata ai processi di aumento della produttività, di semplificazione, 57 S EZIONE 2 – R ICERCHE ASFOR 5 6 7 8 utili) per attuare le riforme, formazione che ha una prospettiva di breve periodo. 2. L’altra orientata a dare specialmente ai dirigenti di medio alto livello schemi concettuali utili ad affrontare in termini positivi e propositivi le “discontinuità” e il contesto di grande incertezza che caratterizzeranno il settore pubblico e le sue relazioni con il settore privato profit e non profit nei prossimi anni. Tale formazione ha necessariamente prospettive di mediolungo periodo, può apparire meno direttamente trasformabile in azioni pratiche nell’immediato e quindi più difficile da fare accettare alle amministrazioni sottoposte alla pressione del contingente. Tuttavia si tratta di una componente ineliminabile per sostenere riforme strutturali. L’auspicio e l’obiettivo per cui ASFOR si impegnerà nei prossimi anni- anche tramite accordi di collaborazione con il Sistema pubblico ai vari livelli (centrali e regionali) e le scuole pubbliche di formazione- è quello di rafforzare il “circolo virtuoso” in base al quale una domanda più consapevole stimola la selezione di una offerta di qualità che a sua volta può dare un valore aggiunto più elevato rispetto al passato. 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 Elenco dei Soci che hanno partecipato alla Ricerca 1 2 3 4 Accademia Europea Bolzano - EURAC Adecco Formazione Alma Graduate School - Consorzio Alma Bergamo Formazione - Azienda Speciale della C.C.I.A.A. 58 Centro METID - Politecnico di Milano CERISDI Centro Ricerche e Studi Direzionali CTC Centro di Formazione e Management del Terziario Direzione Centrale Formazione e Sviluppo Competenze I.N.P.S. Ernst & Young Business School Fondazione CUOA Gestioni e Management I.F.O.A. Istituto Formazione Operatori Aziendale IPSOA Scuola di Formazione - Wolters Kluwer Isida - Istituto Superiore per Imprenditori e Dirigenti di Azienda Istituto Guglielmo Tagliacarne LUISS Business School - Divisione LUISS Guido Carli MIB School of Management MIP Politecnico di Milano Scuola Superiore Sant’Anna - Area Management SDA Bocconi Spegea - Scuola di Perfezionamento in Gestione Aziendale Stoà - Istituto Studi per la Direzione e Gestione di Impresa Studio Valletta Comunicazione Studiodelta Themis Scuola per la Pubblica Amministrazione Uni.Versus CSEI Consorzio Universitario per la Formazione e l’Innovazione S EZIONE 3 – N OTIZIE SEZIONE 3 NOTIZIE Diamo visibilità al talento dei giovani laureati italiani Torna il Bando ASFOR “e-Talenti dell’e-learning” Selezione delle migliori tesi Inoltre, per questa edizione Viadeo, nella sua veste di Social Media Partner del concorso, metterà a disposizione un premio speciale del valore di € 500,00 per la migliore tesi sul tema dei Social Network. A tutti e 9 i classificati sarà inoltre data l’opportunità di diffondere i propri elaborati ai media partner e portali coinvolti, oltre a quella di ricevere menzioni speciali e segnalazioni su riviste scientifiche. La Premiazione avverrà a ottobre 2011 nell’ambito di un Convegno ASFOR dedicato; in tale occasione i vincitori avranno inoltre l’opportunità di presentare i propri elaborati . La domanda di partecipazione al concorso di selezione dovrà pervenire entro il 31 luglio 2011 alla Segreteria ASFOR secondo le indicazioni previste dal Bando, scaricabile dal sito www.asfor.it Andrea Sianesi, Consigliere ASFOR con delega all’area Innovazione, sottolinea l’importanza del Bando per monitore l’evoluzione dei sistemi e-learning: “ASFOR, da sempre attenta agli aspetti di innovazione nelle metodologie didattiche per la formazione manageriale ha da numerosi anni un portafoglio di attività sui temi dell’e-learning. Le attività affrontano differenti prospettive di studio: dall’analisi della domanda, all’analisi dell’offerta, fino alla definizione delle caratteristiche delle soluzioni e delle metodologie formative. Questo ha permesso negli anni di seguire le trasformazioni che hanno caratterizzato queste tematiche che continuano a evolvere di pari passo con le innovazioni delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”. La 5a edizione del Bando ASFOR “e-Talenti dell’e-learning” sarà anche un’importante occasione per cogliere l’evoluzione in atto negli studi e nelle ricerche universitarie ed aziendali sulle applicazioni dell’e-learning, nelle organizzazioni pubbliche e private italiane, comparandole con le 430 tesi delle precedenti edizioni. Presentata in anteprima nell’ambito del VII Congresso Nazionale SIe-L lo scorso 22 ottobre, parte ora ufficialmente la 5a edizione del Bando ASFOR “e-Talenti dell’e-learning”. Il Concorso, a partecipazione gratuita, intende selezionare le migliori tesi universitarie che affrontano le tematiche dell’e-Learning e dei Social network ed è finalizzato a dar visibilità a quegli elaborati che apportano un importante contributo di conoscenza e una spinta innovativa, anche attraverso la realizzazione di progetti concreti, sul versante dei sistemi dell’e-Learning, quali, ad esempio, l’analisi dei profili professionali emergenti, le metodologie e tecnologie per l’apprendimento, le dinamiche informali emergenti e le relazioni diffuse peer to peer, la valutazione dei processi formativi e la certificazione di qualità della formazione, l’impatto sui processi organizzativi dell’e-Learning, dei Social Network e dei processi connessi all’evoluzione del Web 2.0, nonché alla loro relazione con il Knowledge management e lo sviluppo del Capitale Umano. L’iniziativa ha ottenuto il Patrocinio del Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, del Ministero dell’Università e Ricerca, di ISFOL e di SIe-L, con la collaborazione quale Supporter di Adecco. La 5a edizione del Bando vede altresì il sostegno, quale Media Partner, de “L’Impresa - Rivista Italiana di Management” e della Casa editrice Este, oltre che di importanti Web Partner quali: Almalaurea, Brain at Work, Guidamaster.it, Jetop, Job24.it, Jobadvisor, JobMeeting.it, Lavoro&Formazione.it e di Viadeo. Quanto ai riconoscimenti per i vincitori, ai primi classificati per ciascuna delle tre categorie (A. Laurea triennale o Master di I° livello; B. Laurea specialistica/magistrale o vecchio ordinamento; C. Alta formazione: Master di II° livello o dottorato) verranno conferiti premi economici del valore complessivo di € 500,00. 59 S EZIONE 3 – N OTIZIE 60 S EZIONE 3 – N OTIZIE I edizione Premio ASFOR in Memoria di Claudio Dematté “Il miglior paper sul tema dell’Innovazione Manageriale e della Leadership” in collaborazione con SDA Bocconi ed Emerald Group Publishing Per onorare la memoria di Claudio Dematté, già Presidente ASFOR e Direttore SDA Bocconi, ASFOR, in collaborazione con SDA Bocconi (Scuola di Direzione Aziendale) ed Emerald Group Publishing, indice un Premio per il miglior paper o articolo che sia stato pubblicato (o accettato ai fini della pubblicazione) su prestigiose riviste nazionali e/o internazionali. – Impatto sulle teorie e le pratiche di management e di leadership; – Rigore metodologico e dell’impianto teorico; – Innovazione e originalità; – Chiarezza espositiva. Verranno presi in considerazione i paper e gli articoli pubblicati o accettati negli anni 2009 e 2010. Le opere dovranno essere inviate in sede ASFOR, con consegna diretta o tramite posta all’indirizzo ASFOR, Viale Beatrice d’Este n.10, 20122 Milano o via e-mail all’indirizzo [email protected], entro e non oltre il 2 maggio 2011 (ore 24:00). L’assegnazione del Premio è prevista per il mese di giugno 2011 in occasione della IX Giornata della Formazione Manageriale ASFOR. Le opere presentate verranno valutate in base ai seguenti criteri: Il Presidente del Comitato Scientifico Prof. Elio Borgonovi All’autore/i che risulterà vincitore sarà assegnato un premio di 3.000 euro. About Emerald www.emeraldinsight.com Established in 1967, Emerald Group Publishing is the world’s leading publisher of management research. In total, Emerald publishes over 700 titles, comprising 200 journals, over 300 books and more than 200 book series as well as an extensive range of online products and services. Emerald is both COUNTER 3 and TRANSFER compliant. The organization is a partner of the Committee on Publication Ethics (COPE) and also works with Portico and the LOCKSS initiative for digital archive preservation. Emerald Management Plus is the largest, most comprehensive collection of peer reviewed management journals and online support for students, managers and researchers. With “Research you can use” as a publishing philosophy, the collection provides scholarly research that is both rigorous and relevant, with practical implications for professionals outside the academic world. For busy managers in corporate, federal and public organizations, Emerald Management First is an award-winning online knowledge and information resource. 61 ASFOR Il nuovo Statuto di ASFOR Associazione Italiana per la Formazione Manageriale (approvato dall’Assemblea Straordinaria dei Soci ASFOR del 26 novembre 2010) TITOLO I - COSTITUZIONE Art. 1 - DENOMINAZIONE E SEDE È costituita l’Associazione Italiana per la Formazione Manageriale - “ASFOR” - con sede legale a Milano. La detta denominazione potrà essere affiancata, nell’ambito internazionale, dalla seguente traduzione in inglese: “Italian Association for Management Development”. La sede amministrativa può essere stabilita, con delibera dell’Assemblea degli associati e su proposta del Consiglio Direttivo, anche in luogo diverso da quello della sede legale. L’associazione non ha scopo di lucro. Art. 2 - DURATA L’Associazione ha durata fino al 31 Dicembre 2050. Art. 3 - SCOPO L’Associazione ha lo scopo di promuovere l’elaborazione e la diffusione della cultura manageriale e imprenditoriale nelle aziende pubbliche e private e lo sviluppo delle Persone per il tramite della formazione. In tale ambito, l’Associazione si propone in particolare di: a) sensibilizzare gli operatori economici ed istituzionali relativamente all’importanza che la formazione manageriale assume ai fini dello sviluppo del Paese; b) contribuire a definire contenuti, modelli e strumenti di una formazione manageriale in linea con le caratteristiche del sistema economico e sociale italiano, in un’ottica globalizzata; c) contribuire al rafforzamento della qualità e della competitività della formazione manageriale italiana, anche mediante l’accreditamento di istituzioni formative (Corporate e Scuole di Management) e di specifiche tipologie di programmi formativi, come i Master nelle diverse tipologie; d) realizzare ricerche sui temi strategici dello sviluppo della formazione manageriale, anche attraverso la costituzione di specifici Osservatori, capaci di analizzare e individuare tempestivamente l’evoluzione della domanda e dell’offerta di formazione manageriale in ambito nazionale e globale, attraverso un diretto confronto fra i Sistemi della Domanda e dell’Offerta; e) sviluppare e sostenere la capacità del Sistema dell’Offerta di formazione manageriale ASFOR di adeguarsi in tempo reale alle esigenze formative, ai nuovi bisogni di contenuti, metodologie e processi di apprendimento espressi dai diversi soggetti istituzionali ed economici (pubblici, privati e non profit) e dalle persone, favorendo lo sviluppo di esperienze innovative; f) promuovere occasioni di incontro e collaborazione tra i propri associati ed offrire agli stessi dei servizi utili alla loro attività; g) favorire, attraverso una significativa attività internazionale di confronto con le più importanti Associazioni estere che sviluppano le tematiche della formazione manageriale, i processi di internazionalizzazione dei propri associati, anche promuovendo lo scambio di informazioni ed esperienze con Scuole di Management e altre Istituzioni e organismi stranieri che operano nel settore. 62 ASFOR TITOLO II - ASSOCIATI Art. 4 - CATEGORIE DEGLI ASSOCIATI I membri dell’Associazione si distinguono in 3 categorie di associati (d’ora innanzi anche “soci”): • soci ordinari, • soci aggregati, • soci sostenitori. Possono essere ammessi all’associazione quali soci ordinari le persone giuridiche pubbliche o private e altri organismi che svolgono in modo significativo e secondo criteri e standard di qualità definiti da ASFOR, iniziative di progettazione, gestione e controllo di attività didattica e di ricerca nel campo della formazione manageriale, o che rappresentano significative realtà interessate alle stesse, in veste di utilizzatori dei relativi prodotti e servizi. La qualifica di socio aggregato può essere attribuita alle persone giuridiche, pubbliche e private, ed altri organismi, che svolgano attività formative o di interesse dell’Associazione, che tuttavia non possiedono tutti i requisiti previsti per i soci ordinari. Possono essere ammessi all’associazione quali soci sostenitori gli enti, persone giuridiche e organismi, utilizzatori dei servizi di formazione o responsabili di politiche economiche o sociali nei settori pubblici e privati, che contribuiscono alla promozione della cultura manageriale, anche mediante un supporto finanziario o organizzativo alle attività dell’Associazione. L’Assemblea degli associati su proposta del Consiglio Direttivo, può nominare soci onorari persone di chiara fama che abbiano acquisito, anche in ragione delle funzioni svolte e dei ruoli ricoperti, particolari meriti per attività a favore dello sviluppo della formazione manageriale. Sono soci onorari di diritto gli ex Presidenti di ASFOR. I soci onorari possono partecipare alle Assemblee degli associati ma non hanno diritto di voto. Art. 5 - AMMISSIONE NUOVI ASSOCIATI Su specifica domanda del soggetto interessato, il Consiglio Direttivo, dopo un attento esame di merito, delibera l’eventuale ammissione dello stesso all’Associazione in una delle categorie previste dall’art. 4. Tale delibera verrà quindi comunicata all’Assemblea per la relativa presa d’atto. La stessa procedura si applica per il passaggio tra le diverse categorie di soci, su richiesta dell’associato o su iniziativa del Consiglio Direttivo qualora lo stesso riscontri un cambiamento della situazione istituzionale o di attività del soggetto rispetto a quella precedentemente esistente. Art. 6 - DECADENZA La qualifica di socio dell’Associazione si perde: • per dimissioni, che hanno effetto nell’esercizio successivo; • per morosità, ove l’associato sia dichiarato insolvente dal Consiglio Direttivo, scaduta la mora con effetto nell’esercizio successivo; • per cessazione dell’attività dell’associato; • nel caso in cui il Consiglio Direttivo accerti che all’associato sono venuti a mancare i requisiti di cui all’art. 4. Il Consiglio Direttivo, al fine di tutelare l’immagine di ASFOR, potrà dichiarare la decadenza dell’associato per accertati atti lesivi dell’immagine dell’Associazione stessa e/o contrari alle sue finalità istituzionali, o per aver contravvenuto alle norme ed obblighi del presente Statuto o di successive deliberazioni degli Organi (a solo titolo d’esempio: il Codice Etico, i Regolamenti d’uso dei marchi, il Manifesto ASFOR, ecc.). Tale delibera del Consiglio Direttivo è sottoposta all’Assemblea successiva per la relativa presa d’atto. 63 ASFOR Art. 7 - QUOTE ASSOCIATIVE L’ammontare delle quote associative per le varie categorie degli associati è stabilito, di anno in anno dall’Assemblea degli associati, su proposta del Consiglio Direttivo, entro il 30 giugno dell’anno precedente. Il versamento delle quote deve essere completato entro il 1 marzo; dopo questo termine scattano le condizioni di mora. Qualora il recesso dell’associato venga comunicato successivamente al 31 ottobre, esso produrrà efficacia al termine dell’anno successivo e l’associato resta pertanto obbligato a versare ugualmente la quota associativa per l’anno successivo. TITOLO III - ORGANI DELL’ASSOCIAZIONE Art. 8 - ORGANI DELL’ASSOCIAZIONE Sono Organi dell’Associazione: • Assemblea • Consiglio Direttivo • Presidente • Collegio dei Revisori dei Conti • Collegio dei Probiviri CAPO I - ASSEMBLEA Art. 9 - ASSEMBLEA L’Assemblea è costituita dai rappresentanti delle categorie dei soci. Spetta all’Assemblea: a) formulare orientamenti generali e approvare il programma dell’attività dell’associazione proposto dal Consiglio Direttivo, ed accertare l’osservanza -da parte degli altri organi dell’Associazione- delle disposizioni e delle finalità statutarie, compresa la presa d’atto relativa alle decisioni del Consiglio Direttivo in merito all’ammissione di nuovi soci ed alla loro decadenza; b) nominare i componenti del Consiglio Direttivo, secondo le procedure previste dall’art. 13; c) nominare il Collegio dei Revisori dei Conti ed il suo Presidente; d) nominare il Collegio dei Probiviri; e) deliberare l’ammontare delle quote associative; f) approvare i bilanci preventivi e consuntivi; g) apportare eventuali modifiche dello Statuto; h) procedere all’eventuale scioglimento dell’Associazione. Art. 10 - CONVOCAZIONE L’Assemblea è convocata presso la sede associativa o in altra sede, con lettera raccomandata, o con altro mezzo idoneo, compresa la posta elettronica certificata, spedita almeno 15 giorni prima della riunione, firmata dal Presidente. L’Assemblea viene convocata almeno due volte all’anno per l’approvazione del bilancio preventivo e consuntivo e tutte le volte in cui ciò sia richiesto da almeno un terzo dei soci. 64 ASFOR Art. 11 - VALIDITA’ DI COSTITUZIONE E DELIBERAZIONI L’Assemblea è presieduta dal Presidente. L’Assemblea è validamente costituita in prima convocazione con la presenza di persona o per delega, dalla maggioranza dei soci e, in seconda convocazione qualunque sia il numero dei presenti, salvo quanto infra stabilito a riguardo delle deliberazioni di cui alle lettere g) ed h) dell’articolo 9. Ogni socio puo’ essere portatore di non più di due deleghe. Per le deliberazioni di cui all’art. 9. da a) a f), occorre, sia in prima che in seconda convocazione, il voto favorevole della maggioranza dei presenti. Per le deliberazioni di cui all’art. 9, g) e h), occorre sia in prima che in seconda convocazione, il voto favorevole della maggioranza assoluta dei soci e della maggioranza assoluta dei soci ordinari. CAPO II - CONSIGLIO DIRETTIVO Art. 12 - CONSIGLIO DIRETTIVO L’Associazione è amministrata da un Consiglio Direttivo composto da 15 (quindici) consiglieri, di cui 13 (tredici) espressione dei soci ordinari, e 2 (due) espressione dei soci aggregati, eletti ai sensi del successivo art. 13, che durano in carica tre anni. Qualora nell’Associazione siano presenti soci sostenitori, essi hanno diritto ad esprimere un rappresentante aggiuntivo nel Consiglio Direttivo, in questo caso il Consiglio Direttivo è composto da 16 (sedici) membri. Al fine di garantire la continuità nella vita associativa è inoltre membro di diritto del Consiglio Direttivo il Presidente uscente che non sia già eletto Consigliere. Spetta al Consiglio Direttivo: a) eleggere il Presidente e due Vice Presidenti di cui uno Vicario; b) deliberare la convocazione dell’Assemblea ed il relativo ordine del giorno; c) proporre il programma di attività dell’Associazione all’Assemblea; d) sottoporre il bilancio preventivo ed il bilancio consuntivo all’Assemblea; e) sottoporre all’Assemblea per la relativa presa d’atto le delibere di ammissione dei nuovi associati nonché quelle di decadenza dalla qualifica di associato ed eventuali passaggi di categoria; f) proporre all’Assemblea eventuali modifiche allo Statuto dell’Associazione; g) nominare i componenti degli Organi che provvedono al Processo di Accreditamento per i programmi di cui all’art. 20; h) nominare comitati, commissioni tecniche e gruppi di lavoro aperti al contributo di esperti esterni e Istituzioni non associate; i) attivare ricerche e creare Osservatori sulle tematiche della management education; j) stipulare accordi di collaborazione e protocolli d’intesa con Istituzioni pubbliche e private; k) compiere tutti gli atti di ordinaria amministrazione, nonché tutti gli atti necessari alla realizzazione del programma dell’Associazione esclusi quelli per legge e per Statuto demandati all’Assemblea; l) stabilire i poteri di firma e/o attribuire deleghe a Consiglieri; m) nominare ed eventualmente revocare il Segretario Generale, definendone funzioni e compiti e determinandone il compenso. Art. 13 – NOMINA DEI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO I componenti del Consiglio Direttivo, sono eletti nell’ambito delle rispettive categorie di soci, in quanto rappresentanti di un associato in forza di apposita investitura scritta da parte di quest’ultimo. Essi decadono quindi automaticamente dal momento in cui venga revocata da parte dell’ente la suddetta investitura. 65 ASFOR Il Consigliere decade inoltre dalla carica per dimissioni o dopo tre assenze consecutive in uno stesso anno di gestione. L’elezione dei Consiglieri avviene, nelle persone nominativamente individuate, in assemblee separate per ciascuna categoria di soci, convocate con le modalità previste dall’art. 10. Le modalità operative dell’elezione sono definite dall’apposito Regolamento approvato dal Consiglio Direttivo. La sostituzione dei Consiglieri decaduti viene deliberata dal Consiglio Direttivo per cooptazione, con riferimento a quanto stabilito dal Codice Civile, e ratificata nell’Assemblea successiva, nel rispetto comunque della composizione del Consiglio di cui al 1° e 2° comma dell’articolo 12. Art. 14 - CONVOCAZIONE E DELIBERAZIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO Il Consiglio Direttivo si riunisce in via ordinaria almeno una volta ogni quattro mesi, o quando il Presidente lo ritenga opportuno, o ne sia fatta richiesta da almeno un terzo dei suoi membri. L’avviso di convocazione deve essere spedito con lettera raccomandata, o altro mezzo idoneo, compresa la posta elettronica certificata, almeno 15 giorni prima della data fissata o in caso d’urgenza almeno 7 giorni prima della data fissata. Vale come convocazione anche la delibera del Consiglio precedente. Il Consiglio Direttivo è validamente costituito, in prima convocazione con la presenza della maggioranza dei suoi componenti eletti (e in carica), in seconda convocazione con la presenza fisica di almeno 6 componenti. Al raggiungimento del quorum minimo sono possibili anche partecipazioni ai lavori attraverso collegamenti telematici. Le deliberazioni vengono prese a maggioranza assoluta dei presenti; a parità di voti prevale quello del Presidente della riunione. Il voto non può essere dato per delega. Le deliberazioni del Consiglio Direttivo devono essere trascritte su apposito libro verbali e firmate dal Presidente e dal Segretario. CAPO III - PRESIDENTE Art. 15 - PRESIDENTE Il Presidente ha la legale rappresentanza dell’Associazione, con i relativi poteri ed attribuzioni istituzionali. Il Presidente assicura l’esecuzione delle deliberazioni del Consiglio e garantisce il funzionamento dell’Associazione. Convoca il Consiglio Direttivo, ne determina il relativo ordine del giorno e ne presiede i lavori. Nei casi di urgenza adotta anche determinazioni di competenza del Consiglio Direttivo, sottoponendo le stesse alla ratifica nella prima riunione successiva del Consiglio. In caso di assenza o impedimento temporaneo le relative funzioni di Presidente degli organi associativi vengono svolte, pro tempore, dal Vice Presidente Vicario e, in mancanza di entrambi, dal secondo Vice Presidente o dal Consigliere anziano secondo il Codice Civile. In caso di assenza o impedimento prolungati – per ragioni di salute o altro motivo inabilitante – le sue funzioni vengono svolte, pro tempore, dal Vice Presidente Vicario. Nei confronti dei terzi l’intervento del Vice Presidente Vicario costituisce prova dell’assenza o impedimento del Presidente. Il Presidente, nei limiti dei propri poteri, può affidare a singoli Consiglieri la delega per la trattazione di specifiche materie. CAPO IV - REVISORI DEI CONTI Art. 16 - COMPOSIZIONE E DURATA DEL COLLEGIO DEI REVISORI Il Collegio dei Revisori dei Conti è composto da tre membri effettivi di cui un Presidente. I membri del Collegio dei Revisori dei Conti durano in carica tre anni e possono essere riconfermati. 66 ASFOR I componenti del Collegio possono partecipare alle riunioni del Consiglio Direttivo. Il Collegio riferisce all’Assemblea con propria relazione sul bilancio preventivo e su quello consuntivo. CAPO V - COLLEGIO DEI PROBIVIRI Art. 17 - COMPOSIZIONE E DURATA DEL COLLEGIO DEI PROBIVIRI Il Collegio dei Probiviri è composto da tre membri effettivi, di cui un Presidente. Spetta al Collegio dei Probiviri eleggere il Presidente. I membri del Collegio dei Probiviri durano in carica tre anni e possono essere riconfermati. Il Collegio riferisce al Consiglio e all’Assemblea con propria relazione su fatti che ne hanno richiesto l’intervento per dirimere controversie fra Soci e per ogni altra fattispecie prevista dal Codice Civile. TITOLO IV - PATRIMONIO - ESERCIZIO Art. 18 - FORMAZIONE DEL PATRIMONIO I mezzi finanziari dell’Associazione sono costituiti: a) dalle quote associative; b) da contributi e donazioni di Fondazioni, Enti pubblici e privati, Società, Istituti e persone; c) da altre eventuali entrate. Art. 19 - ESERCIZIO L’esercizio dell’Associazione coincide con l’anno solare. Entro il 30 giugno di ogni anno deve essere sottoposto dal Consiglio Direttivo all’Assemblea il bilancio consuntivo dell’anno precedente ed entro il 20 dicembre il bilancio preventivo dell’anno successivo. Art. 20 - PROGRAMMI CERTIFICATI ASFOR L’ASFOR, la quale a garanzia dello svolgimento del proprio scopo come descritto all’art. 3 dello Statuto, ha depositato il marchio “ASFOR”, omonimo alla propria denominazione, per le istituzioni e i programmi di formazione dalla stessa accreditati e per facilitarne l’individuazione, concede l’utilizzo del marchio “Accreditato ASFOR” in conformità ai requisiti dei singoli processi di accreditamento così come specificati nel contratto di regolamentazione dell’uso specifico di detto marchio, cui si fa espresso rinvio ed il cui contenuto risulti approvato dall’Assemblea. Il Consiglio Direttivo con apposito regolamento definisce la disciplina per l’utilizzo del marchio. Art. 21 - SCIOGLIMENTO In caso di scioglimento dell’Associazione, l’Assemblea nomina uno o più liquidatori conferendo loro i necessari poteri e delibera sulla destinazione del patrimonio. Art. 22 - NORMA DI RINVIO Per quanto in questo statuto non disciplinato si rinvia alle disposizioni di legge. 67 ASFOR Art. 23 - NORMA TRANSITORIA Il Consiglio Direttivo in carica alla data dell’assemblea degli associati del giorno 26 novembre 2010, portante approvazione del presente testo di statuto, continua a svolgere le sue funzioni fino al termine naturale del suo mandato, provvedendo all’inserimento degli associati nelle nuove categorie. Le modifiche allo statuto approvate con la detta deliberazione assunta in data 26 novembre 2010 entreranno in vigore dal 1 gennaio 2011. 68 G LI O RGANI I STITUZIONALI Gli Organi Istituzionali Presidente Vladimir NANUT MIB School of Management Vice Presidente Vittorio PARAVIA Fondazione Antonio Genovesi Salerno-SDOA Consiglio Direttivo Elio BORGONOVI SDA Bocconi Marella CARAMAZZA Fondazione ISTUD per la Cultura d’Impresa e di Gestione Ruggero CESARIA Fiat Group Training Renato CUSELLI Fondirigenti Giuseppe Taliercio Monica DORNA ENI Corporate University Pietro Luigi GIACOMON Fondazione CUOA Marcello LANDO Stoà Istituto di Studi per la Direzione e Gestione di Impresa Claudio POLI SAA Scuola di Amministrazione Aziendale Elisabetta SALVATI Aforisma Scuola di Formazione Manageriale Andrea SIANESI MIP Politecnico di Milano Michelangelo TAGLIAFERRI Fondazione Accademia di Comunicazione Marco VERGEAT Summit 69 A SSOCIATI ASFOR GLI ASSOCIATI ACCADEMIA EUROPEA BOLZANO - EURAC Viale Druso, 1 - 39100 Bolzano Tel. [0471] 055055 - Fax. 055499 www.eurac.edu ADECCO FORMAZIONE S.R.L. Piazza Diaz, 2 - 20123 Milano Tel. [02] 88141 - Fax. 88142800 www.adecco.it ADEXIA S.C.A.R.L. Viale Lunigiana, 42 - 20125 Milano Tel. [02] 66712914 - Fax. 66986285 www.adexia.it AFORISMA S.R.L. SCUOLA DI FORMAZIONE MANAGERIALE Centro di Cultura “Giovanni Paolo II” Viale Umbria snc - 73100 Lecce Tel. [0832] 217879 - Fax. 216021 www.aforisma.org AILUN ASSOCIAZIONE PER LA ISTITUZIONE DELLA LIBERA UNIVERSITÀ NUORESE Via Pasquale Paoli - 08100 Nuoro Tel. [0784] 226226 - Fax. 203158 www.scienzesociali.ailun.it ALMA GRADUATE SCHOOL - CONSORZIO ALMA Villa Guastavillani - Via degli Scalini, 18 40136 Bologna Tel. [051] 2090111- Fax. 2090112 www.almaweb.unibo.it ASSOCIAZIONE PALAZZO SPINELLI PER L’ARTE E IL RESTAURO Borgo S. Croce, 10 - 50122 Firenze Tel. [055] 246001 - Fax. 240172 www.palazzospinelli.org ATENEO IMPRESA S.P.A. Corso Vittorio Emanuele II, 18 - 00186 Roma Tel. [06] 69920231 - Fax. 69922515 www.ateneoimpresa.it BERGAMO FORMAZIONE - AZIENDA SPECIALE DELLA C.C.I.A.A. Via S. Zilioli, 2 - 24121 Bergamo Tel. [035] 3888011 - Fax. 247169 www.bergamoformazione.it CAMPORLECCHIO EDUCATIONAL S.r.l. IL BORGO DELLA CONOSCENZA - SDI GROUP Via dell’Oceano Pacifico, 11 - 00144 Roma Tel. [06] 54220500 - Fax. 54210437 www.ilborgodellaconoscenza.it CEGOS ITALIA S.P.A. Piazza Velasca, 5 - 20122 Milano Tel. [02] 806721 - Fax. 72001647 www.cegos.it CENTRO DI FORMAZIONE IMPRENDITORIALE PERUGIA Via Catanelli, 70 - 06135 Ponte San Giovanni (PG) Tel. [075] 5997254 - Fax. 5999070 www.centroformazione.it CENTRO METID METODI E TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LA DIDATTICA - POLITECNICO DI MILANO Piazza Leonardo da Vinci, 32 - 20133 Milano Tel. [02] 23992487 - Fax. 23992481 www.metid.polimi.it CERISDI Castello Utveggio - Via Padre Ennio Pintacuda, 1 90142 Palermo Tel. [091] 6391111 - Fax. 6372570 www.cerisdi.it CESMA Piazzale Giulio Cesare, 4 - 20145 Milano Tel. [02] 4980160 www.cesma.edu CFMT - CENTRO DI FORMAZIONE E MANAGEMENT DEL TERZIARIO Via Pier Candido Decembrio, 28 - 20137 Milano Tel. [02] 54063111 - Fax. 54063117 www.cfmt.it CHLORIDE ACADEMY Via Fornace, 30 - 40023 Castel Guelfo (BO) Tel. [0542] 632111 - Fax. 632120 www.chlorideacademy.com ESCP EUROPE Corso Unione Sovietica, 218 bis 10134 Torino Tel. [011] 6705894 - Fax. 6705804 www.escp-eap.it FIAT GROUP TRAINING Via Giocosa, 38 - 10125 Torino Tel. [011] 0061111 - Fax. 0065458 www.fiatgroup.com/itit/joinfiat/work/development/Pagine/default.aspx FINMECCANICA S.P.A. - DIREZIONE FORMAZIONE E SVILUPPO R.U. Piazza Monte Grappa, 4 - 00195 Roma Tel. [06] 324731 - Fax. 32657253 www.finmeccanica.it FONDAZIONE ACCADEMIA DI COMUNICAZIONE Via Savona, 112A - 20144 Milano Tel. [02] 92882211 - Fax. 92882230 www.hdemia.it FONDAZIONE ANTONIO GENOVESI SALERNO - SDOA Via G. Pellegrino,19 - 84019 Vietri sul Mare (SA) Tel. [089] 761166 - Fax. 210002 www.sdoa.it CIS - SCUOLA PER LA GESTIONE D’IMPRESA Via Cadoppi, 8-10 - 42100 Reggio Emilia Tel. [0522] 232911 - Fax. 232990 www.cis-formazione.it FONDAZIONE CUOA Villa Valmarana Morosini, Via G. Marconi, 103 36077 Altavilla Vicentina (VI) Tel. [0444] 333711 - Fax. 333999 www.cuoa.it CO.IN.FO. - CONSORZIO INTERUNIVERSITARIO SULLA FORMAZIONE Via Verdi, 8 - 10124 Torino Tel. [011] 6702290 - Fax. 8140483 www.coinfo.net FONDAZIONE ISTUD PER LA CULTURA D’IMPRESA E DI GESTIONE Corso Umberto I, 71 - 28838 Stresa (VB) Tel. [0323] 933801 - Fax. 933805 www.istud.it CONFINDUSTRIA Viale dell’Astronomia, 30 - 00144 Roma Tel. [06] 59031 - Fax. 5903392 www.confindustria.it FONDIRIGENTI GIUSEPPE TALIERCIO Viale Pasteur, 10 - 00144 Roma Tel. [06] 5903910 - Fax. 5903912 www.fondirigenti.it CONSORZIO UNIVERSITARIO IN INGEGNERIA PER LA QUALITÀ E L’INNOVAZIONE - QUINN Via Giordano Bruno, 71 - 56125 Pisa Tel. [050] 2201232 - Fax. 501457 www.consorzioquinn.it CTC - CENTRO DI FORMAZIONE MANAGERIALE E GESTIONE D’IMPRESA Piazza Costituzione,8 - 40128 Bologna Tel. [051] 6093200 - Fax. 6331294 www.ctcformazione.it ENEL UNIVERSITY Via Yser, 18 - 00198 Roma Tel. [06] 83051 - Fax. 83052905 www.enel.it/IT/carriere/enel_university/index.aspx ENI CORPORATE UNIVERSITY S.P.A. Via San Salvo, 1-20097 S. Donato Milanese (MI) Tel. [02] 52057906 - Fax. 52057908 www.eni.com ERNST & YOUNG BUSINESS SCHOOL S.R.L. Via Po, 28-32 - 00198 Roma Tel. [06] 675351 - Fax. 67535785 www.ey.com 70 FORMAPER -A ZIENDA SPECIALE DELLA C.C.I.A.A. MILANO Via Santa Marta, 18 - 20123 Milano Tel. [02] 8515.5384 - Fax. 85155290 www.formaper.it FORMEZ Viale Marx, 15 - 00137 Roma Tel. [06] 84891 - Fax. 84893269 www.formez.it GESTIONI E MANAGEMENT S.R.L. Piazza Albania, 10 - 00153 Roma Tel. [06] 5748400 - Fax. 5747695 www.gema.it ICE ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO Via Liszt, 21 - 00144 Roma Tel. [06] 59921 - Fax. 59926693 www.ice.it IFOA - ISTITUTO FORMAZIONE OPERATORI AZIENDALI Via Guittone D’Arezzo, 6 - 42100 Reggio Emilia Tel. [0522] 329111 - Fax. 284708 www.ifoa.it A SSOCIATI ASFOR IL SOLE 24 ORE SPA-CENTRO DI FORMAZIONE Via Monte Rosa, 91- 20149 Milano Tel. [02] 30221 - Fax. 30223034 www.ilsole24ore.com/formazione INAIL - SERVIZIO FORMAZIONE Piazzale Giulio Pastore, 6 - 00144 Roma Tel. [06] 54872649 - Fax. 54872660 www.inail.it INPS - DIREZIONE CENTRALE FORMAZIONE E SVILUPPO COMPETENZE Via Ciro il Grande, 21 - 00144 Roma Tel.[06] 59051 - Fax. 59053993 www.inps.it LANDI RENZO CORPORATE UNIVERSITY FIRST CLASS VIA Nobel, 2 - 42025 Corte Tegge - Cavriago (RE) Tel. [0522] 943361 - Fax. 944044 www.lrcu.it LATTANZIO E ASSOCIATI S.P.A Via Borgonuovo, 26 - 20121 Milano Tel. [02] 29061165 - Fax. 29061102 www.lattanzioeassociati.it LINK CAMPUS UNIVERSITY OF ROME Via Nomentana, 335 - 00162 Roma Tel. [06] 40400201 - Fax. 40400211 www.unilink.it INFOR Via Rivoira Don, 24 10060 S. Secondo di Pinerolo (TO) Tel.[0121] 503241 - Fax. 503249 www.consorzio-infor.it LUISS BUSINESS SCHOOL DIVISIONE LUISS GUIDO CARLI Viale Pola, 12 - 00198 Roma Tel. [06] 85225.328 - Fax. 8413998 www.lbs.luiss.it IPSOA SCUOLA DI FORMAZIONE WOLTERS KLUWER ITALIA S.R.L. Centro Direzionale Milanofiori - Strada 1, Pal F6 20090 Assago (MI) Tel. [02] 824761 - Fax. 82476037 www.ipsoa.it/formazione MASTER IN MARKETING, COMUNICAZIONE, SALES MANAGEMENT - PUBLITALIA ’80 Viale Fulvio Testi, 223 - 20162 Milano Tel. [02] 64167511 - Fax. 66100610 www.masterpublitalia.it IRSA ISTITUTO PER LA RICERCA E LO SVILUPPO DELLE ASSICURAZIONI Corso di Porta Romana, 68 - 20122 Milano Tel. [02] 778701 - Fax. 77870533 www.irsa.it ISFOR 2000 - ISTITUTO SUPERIORE DI FORMAZIONE E RICERCA Via P. Nenni, 30 - 25124 Brescia Tel. [030] 2426481 - Fax. 2426484 www.isfor2000.com ISIDA ISTITUTO SUPERIORE PER IMPRENDITORI E DIRIGENTI DI AZIENDA Via San Lorenzo, 98 - 90146 Palermo Tel. [091] 6886805 - Fax. 6886812 www.isida.it ISMO S.R.L. Piazza S. Ambrogio, 16 - 20123 Milano Tel. [02] 72000497 - Fax. 89010721 www.ismo.org ISTAO - ISTITUTO A. OLIVETTI DI STUDI PER LA GESTIONE DELL’ECONOMIA E DELLE AZIENDE Villa Favorita - Via Zuccarini, 15 - 60020 Ancona Tel. [071] 2901080 - Fax. 2900953 www.istao.it ISTITUTO DI STUDI BANCARI S.R.L. Viale San Concordio, 135 - 55100 Lucca Tel [0583] 418490 - Fax. 317349 www.istitutostudibancari.it ISTITUTO GUGLIELMO TAGLIACARNE Via Appia Pignatelli 62 - 00178 Roma Tel [06] 780521 - Fax. 7842136 www.tagliacarne.it ITALIA LAVORO S.P.A Via Guidubaldo del Monte, 60 - 00197 Roma Tel. [06] 802441 - Fax. 8082085 www.italialavoro.it MASTER TEAM S.R.L. Via Fatebenefratelli, 9 - 20121 Milano Tel. [02] 6554598 - Fax. 62690780 www.masterteamsrl.com MEDIOLANUM CORPORATE UNIVERSITY S.P.A. Via Ludovico il Moro, 4/a 20080 Basiglio - Milano Tre (MI) Tel. [02] 90496050 - Fax. 90496100 www.mediolanumcorporateuniversity.it MIB - SCHOOL OF MANAGEMENT Palazzo del Ferdinandeo - Largo Caduti di Nasiriya, 1 34142 Trieste Tel. [040] 9188111 - Fax. 9188122 www.mib.edu SDA BOCCONI Via Bocconi, 8 - 20136 Milano Tel. [02] 5836.6605 - Fax. 5836.6638 www.sdabocconi.it SHENKER CORPORATE S.R.L. Piazza di Spagna, 66 - 00187 Roma Tel. [06] 45421851 - Fax. 45421588 www.shenker.com SMEA ALTA SCUOLA IN ECONOMIA AGROALIMENTARE - UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Via Milano, 24 - 26100 Cremona Tel. [0372] 499160 - Fax. 499191 www.unicatt.it\smea\ SOGEA S.C. A R.L. Via E. Ravasco, 10 - 16128 Genova Tel. [010] 5767811 - Fax.532607 www.sogeanet.it SPEGEA S.C. A R.L. - SCUOLA DI MANAGEMENT Via Amendola, 172/c - 70126 Bari Tel. [080] 5919411 - Fax. 5919435 www.spegea.it STOÀ S.C.P.A. - ISTITUTO DI STUDI PER LA DIREZIONE E GESTIONE DI IMPRESA Villa Campolieto, Corso Resina,283 - 80056 Ercolano (NA) Tel. [081] 7882111 - Fax. 7772688 www.stoa.it STOGEA - SCUOLA TOSCANA DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE AZIENDALE S.R.L. Viale S. Concordio, 136 - 55100 Lucca Tel. [0583] 583385 - Fax. 583366 www.stogea.com STUDIO VALLETTA COMUNICAZIONE S.R.L. Via Principe Amedeo, 7 - 70121 Bari Tel. [080] 5240711 - Fax. 9641298 www.studiovalletta.com MIP-POLITECNICO DI MILANO Via Lambruschini, 4/c Building 26/a 20156 Milano Tel. [02] 23992822 - Fax. 23992844 www.mip.polimi.it STUDIODELTA S.R.L. Via G. Amendola, 162/1 Executive Center 70126 Bari Tel. [080] 5461860 - Fax. 5461878 www.studiodelta.it QUADRIFOR - ISTITUTO PER LO SVILUPPO DELLA FORMAZIONE DEI QUADRI DEL TERZIARIO Via Cristoforo Colombo, 137 - 00147 Roma Tel. [06] 5744304 - Fax. 5744314 www.quadrifor.it SUMMIT S.R.L. Viale Luigi Majno, 5 - 20122 Milano Tel. [02] 66710332 - Fax. 66710613 www.summit-tmi.it SAA SCUOLA DI AMMINISTRAZIONE AZIENDALE Via Ventimiglia, 115 - 10126 Torino Tel. [011] 63991 - Fax. 6399247 www.saa.unito.it SCUOLA POLITECNICA DI DESIGN S.R.L. Via Giovanni Ventura, 15 - 20134 Milano Tel. [02] 21597590 - Fax. 21597613 www.scuoladesign.com SCUOLA SUPERIORE SANT’ANNA AREA MANAGEMENT Piazza Martiri della Libertà, 33 - 56127 Pisa Tel. [050] 883305 - Fax. 883296 www.sssup.it 71 THEMIS - SCUOLA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE S.R.L. Villa Rossazza, Piazza Di Negro, 3 - 16126 Genova Tel. [010] 8683950 - Fax. 8683957 www.themisnet.it UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE ALTE SCUOLE DI FORMAZIONE Via San Vittore, 18 - 20123 Milano Tel. [02] 72345611 - Fax. 89093230 www.unicattolica.it UNIVERSUS CSEI CONSORZIO UNIVERSITARIO PER LA FORMAZIONE E L’INNOVAZIONE Viale Japigia, 182 - 70126 Bari Tel. [080] 5504911 - Fax. 5504921 www.universus.it Associati ASFOR: Aree/settori di intervento ASSOCIATI ASFOR: AREE/SETTORI DI INTERVENTO A Amministrazione F Finanza/controllo B Banche M Marketing/comunicazione PA Pubblica Amministrazione PMI Piccole e Medie Imprese CE Commercio Estero O Organizzazione/Sviluppo Organizzativo Q eB e-Business P Produzione/logistica RU Risorse Umane ENTE A ACCADEMIA EUROPEA BOLZANO - EURAC ♦ B ADECCO FORMAZIONE ♦ ♦ ADEXIA ♦ ♦ CE ♦ eB ♦ AFORISMA SCUOLA DI FORMAZIONE MANAGERIALE AILUN ♦ ALMA GRADUATE SCHOOL ♦ ♦ ♦ ♦ F M O ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ATENEO IMPRESA ♦ ♦ ♦ ♦ CEGOS ITALIA ♦ ♦ CENTRO DI FORMAZIONE IMPRENDITORIALE PERUGIA ♦ ♦ CENTRO METID, POLITECNICO DI MILANO ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ CERISDI ♦ ♦ ♦ P PA PMI Q RU S T ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ CHLORIDE ACADEMY ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ CONSORZIO UNIV. INGEGNERIA QUALITÀ E INNOVAZ. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ CTC CENTRO DI FORMAZIONE MANAGERIALE E GESTIONE D’IMPRESA ♦ ENEL UNIVERSITY ♦ ENI CORPORATE UNIVERSITY ♦ ERNST & YOUNG BUSINESS SCHOOL ♦ ♦ ♦ ESCP EUROPE ♦ ♦ ♦ FIAT GROUP TRAINING ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ FONDAZIONE ANTONIO GENOVESI SALERNO – SDOA ♦ FONDAZIONE CUOA ♦ ♦ FONDAZIONE ISTUD PER LA CULTURA D’IMPRESA E DI GESTIONE ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ FONDIRIGENTI GIUSEPPE TALIERCIO ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ICE ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO ♦ ♦ FORMEZ IFOA ISTITUTO FORMAZIONE OPERATORI AZIENDALI ♦ ♦ ♦ ♦ FONDAZIONE ACCADEMIA DI COMUNICAZIONE GESTIONI E MANAGEMENT ♦ ♦ FINMECCANICA - DIREZIONE FORMAZIONE E SVILUPPO RISORSE UMANE FORMAPER ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ CO.IN.FO.- CONSORZIO INTERUNIVERS. SULLA FORMAZIONE CONFINDUSTRIA Tecnologia/sistemi informatici ♦ ♦ ♦ CFMT CENTRO FORMAZIONE E MANAGEMENT TERZIARIO CIS, SCUOLA PER LA GESTIONE D’IMPRESA T ♦ ♦ CAMPORLECCHIO EDUCATIONAL- IL BORGO DELLA CONOSCENZA-SDI GROUP CESMA Strategia aziendale Qualità totale ASSOCIAZIONE PALAZZO SPINELLI PER L’ARTE E IL RESTAURO BERGAMO FORMAZIONE S ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ (continua) 72 Associati ASFOR: Aree/settori di intervento A Amministrazione F Finanza/controllo B Banche M Marketing/comunicazione PA Pubblica Amministrazione PMI Piccole e Medie Imprese CE Commercio Estero O Organizzazione/Sviluppo Organizzativo Q eB e-Business P Produzione/logistica RU Risorse Umane ENTE A B CE IL SOLE 24 ORE - CENTRO FORMAZIONE ♦ ♦ ♦ INAIL – SERVIZIO FORMAZIONE ♦ INFOR ♦ eB INPS - DIREZIONE CENTRALE FORMAZIONE SVILUPPO COMPETENZE Strategia aziendale T Tecnologia/sistemi informatici Qualità totale F M ♦ ♦ S O PA PMI Q RU ♦ P ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ S T ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ IPSOA SCUOLA FORMAZIONE - WOLTERS KLUWER ♦ ♦ IRSA ISTITUTO PER LA RICERCA E LO SVILUPPO DELLE ASSICURAZIONIE ♦ ♦ ISFOR 2000 ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ISIDA ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ISMO ♦ ♦ ISTAO ♦ ISTITUTO GUGLIELMO TAGLIACARNE ♦ ISTITUTO DI STUDI BANCARI ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ITALIA LAVORO LANDI RENZO CORPORATE UNIVERSITY - FIRST CLASS ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ LATTANZIO E ASSOCIATI ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ LINK CAMPUS UNIVERSITY OF ROME ♦ ♦ LUISS BUSINESS SCHOOL DIVISIONE DI LUISS GUIDO CARLI ♦ ♦ ♦ MASTER IN MARKETING, COMUNICAZIONE, SALES MANAGEMENT MASTER TEAM ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ MEDIOLANUM CORPORATE UNIVERSITY MIB SCHOOL OF MANAGEMENT ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ MIP - POLITECNICO DI MILANO ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ QUADRIFOR ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ SAA SCUOLA DI AMMINISTRAZIONE AZIENDALE ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ SCUOLA POLITECNICA DI DESIGN ♦ ♦ ♦ SCUOLA SUPERIORE SANT’ANNA - AREA MANAGEMENT ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ SDA BOCCONI ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ SHENKER CORPORATE ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ SMEA, ALTA SCUOLA ECONOMIA AGROALIMENTARE - UNIVERSITÀ CATTOLICA S. CUORE ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ SOGEA SCUOLA DI FORMAZIONE AZIENDALE ♦ SPEGEA ♦ ♦ STOÀ ♦ ♦ STOGEA ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ STUDIO VALLETTA COMUNICAZIONE ♦ ♦ ♦ ♦ STUDIODELTA ♦ ♦ ♦ ♦ SUMMIT ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ THEMIS - SCUOLA PER LA PA ♦ UNIVERSITÀ CATTOLICA S. CUORE - ALTE SCUOLE FORMAZIONE ♦ ♦ UNIVERSUS CSEI ♦ Sito ufficiale dell’Associazione www.asfor.it 73 ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ NOTE NOTE NOTE