in primo piano - La Riviera on-line

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CONTROCOPERTINA
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Fischia
MarioVenuti
DOMENICA 24 AGOSTO
3
AlTradizionandu Festival di Cittanova MarioVenuti si
becca dalla folla, vogliosa di tarantella, un’onda di
fischi. I commenti alla notizia difendono il cantante.Ma
anche Shakespeare fu preso a pomodori.
A
BRUNO GIURATO
questo punto una faccenda è chiara: la
parola da non nominare mai, pena far
incazzare a morte mezzo il mondo umbràtile dei social (che spesso è molto antisocial), la
pattuglia dei colti e anche quella dei civilmente
corretti, è una. “Tarantella”. Guai a chi lo dice. A
tanti tanti non “ci” piace a tarantella, così come,
citiamo il grande vecchio Paolo Conte (chissà se
aveva ragione) “alle donne non ci piace il jazz”.
Raccontiamo tutto dall'inizio, per chiarezza.
Cittanova, festival Tradizionandu, Mimmo
Cavallaro, stella della musica popolare, chiama sul
palco il cantautore siciliano Mario Venuti (nato
coi Denovo negli anni 80, bravo, raffinato, con
allure intellettuale). Molti tra il pubblico contestano: sono lì per ballare e per ascoltare Cavallaro,
fischiano, gridano “volimu 'a tarantella!”.
Non sembra la fine del mondo che in
un festival che si chiama
Tradizionandu il pubblico abbia
voglia non tanto di pop angloetneo quanto di tarantella. Solo
che a molti la cosa non va giù. Sul
sito di “Riviera” che ha riportato la
notizia, e sui social, fioccano i commenti schifati verso il pubblico di
Cittanova. Quelli che vogliono la tarantella sono dei subumani cafoni. Pure, probabilmente, in odore di mafia, dato che la tarantella (lo
sostengono in tanti) è già di per sé manifestazione
di una cultura geneticamente 'ndranghetista, più o
meno come le processioni (anche questo è stato
sostenuto da parecchi soldatini inconsapevoli del
conformismo & ignoranza). E bisogna ricordare
che questo di Venuti non è il primo caso di artisti
fischiati sul palco dal pubblico ansioso di ballare la
tarantella. Al festival di Caulonia pare sia successo più di una volta. Anche il quel caso il pubblico
era stato tacciato, in varie sedi, di cafonaggine.
E invece quest'atteggiamento di disprezzo nei
confronti di chi vuole ascoltare la musica (più o
meno genuinamente) popolare sembra molto più
provinciale del pregiudizio che vuole combattere.
Cosa vuol dire provincialismo? Vuol dire guardare sempre fuori per stabilire quali sono i canoni di
bellezza e di cultura. Vuol dire accettare tutto
quello che è importato come se fosse sempre (per
il fatto stesso che è importato) educativo, didattico, perfino etico. Ma proviamo un momento a
pensare: che succederebbe se a un festival reggae
in Giamaica si presentasse un gruppo di rock
duro? Probabilmente il pubblico userebbe gli
amplificatori Marshall rubati ai rockettari per
farci germogliare tante piantine con la foglia a cinque punte. Cosa accadrebbe a Nashville se a un
festival country ci fosse un dj set lounge-ambient?
Prenderebbero a bottigliate il Dj. E il set.
Insomma, la contaminazione, vale la pena ricordarlo, non è un dovere assoluto.
In più: si può discutere su quanto ci sia di davvero
tradizionale nell'onda di musica popolare che da
un po' di anni sembra inarrestabile (e sul fatto che
in giro ci sia tanta mondezza non c'è dubbio), ma
su certe cose non bisognerebbe parlare con cotanto sacro livore. Il pubblico ha la facoltà di applaudire e di fischiare. Il pubblico può perfino pretendere di essere intrattenuto con forme espressive
che già conosce, e non necessariamente educato a
qualcosa di più “elevato”.
All'epoca di Shakespeare la platea tirava uova
marce e topi morti agli attori non graditi, e questo
non ha impedito che venisse fuori qualche capolavoro notevole. Sarebbe il caso di sospendere certi
snobismi buffi.
Anche perché in fin dei conti l'odio che un calabrese può manifestare per la tarantella in un
modo o nell'altro, gira e rigira, vuoi o non vuoi, ha
un solo, vero, nome. Odio di sé.
Guai a chi
nomina
laTarantella
Cittanova imbarazzante?
No, sono stati i commenti alla
notizia ad esserlo. Il pubblico
è sovrano e ha diritto di
contestare fischiando
RIVIERA
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PRIMO PIANO
DOMENICA 24 AGOSTO
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Com’èandatalastagioneestivanellaCostadeiGelsomini?Traunasagra,lacarnedicapra,
le granite a mezzanotte e le feste da Ibiza e Formentera, anche chi non è potuto partire
in fondo ha trascorso delle notti spensierate,nonostante la crisi e il sogno di andarsene
SARA JACOPETTA
“L'estate sta finendo e un anno se ne va”... I fratelli Righeira non lo sapevano mica che queste parole avrebbero fatto male a tanti. A quei bambini che forse il libro delle vacanze non
l'hanno nemmeno toccato, agli studenti universitari che di studiare ad agosto dopo la sessione di luglio non ne hanno voluto sapere, a quelli che in due settimane di ferie hanno scommesso il riscatto di un anno. A chi l'estate non l'ha proprio vista, a chi i turisti li ha serviti al
tavolo di un bar.
Ma com'è andata l'estate qui nella Costa dei gelsomini? Beh, ci sono due facce della meda-
ne, la commozione di un Santo che varca l'entrata della chiesa e un “Evviva Maria!”, non sono
mancate le fiere di artigianato, il mastro che lavora le mandorle con lo zucchero e il palloncino di un bambino che si fa spazio tra le stelle. Non sono mancati gli acciacchi che d'estate si
moltiplicano, come in una gara dove metti in conto che puoi farti male tanto è intensa: i mal
di gola e i colpi di tosse, i lividi di ignota provenienza e le unghie spezzate da acqua salata.
La movida e la vita notturna hanno permesso a una bella fetta della Locride di divertirsi, di
tornare a casa senza voce, di unire battito di mani e di cuori. I tormentoni ormai conosciuti
come l'Ave Maria hanno fatto per un attimo dimenticare quello che qui non c'è, quello che
manca.
E tra amori appena nati, quelli con sorpresa finiti e quelli rimasti in sospeso, tanti hanno potuto
fare gossip: questa costa è un piccolo Grande
Fratello e ti nomino su whatsapp o appena passi
sotto il mio ombrellone. Gente con bicchieri in
mano con ghiaccio e bevande che aiutano a disinibirsi, a lanciare quello sguardo che altrimenti
terresti basso, a fare quella battuta un po' più
spinta.
Gente che è felice, o perlomeno lo sembra.
Noi non siamo quelli che andiamo in vacanza, perché la vacanza ce l'abbiamo qua: questo è
quello che ripetiamo. Verità sì, ma celata da una leggere malinconia di chi in vacanza pur
volendo, non ci sarebbe potuto andare. Quando quello stipendio misero deve bastarti per un
mese o anche più. E allora tra un giro a Tropea e un tartufo a Pizzo, tra la granita di Gerace
e i fuochi di Bianco, tra le cascate di Caulonia e lo stocco di Mammola, hai trascorso la tua
estate, bella, ricca di sapori intensi, di fritto che si impregna nei vestiti, di salsedine, di musica
che artisti vicini o lontani ti regalano per le vie dei borghi più belli. L'auto dei turisti è pronta
per ripartire, carica di scorte di salami. Loro se ne vanno. Noi, invece, siamo quelli che restano; quelli che sperano di poter vivere in un posto migliore, non solo tre mesi all'anno.
L’estate sta finendo...
glia. Il mare, fortunatamente, spesso c'ha regalato un'acqua limpida e trasparente, così tanto
che ci si è dimenticati di vivere in un posto che troppo spesso offre poco; esclusi quei giorni in
cui magari galleggiava un assorbente, e chissà che non fosse il tuo. Probabilmente anche tu hai
mangiato allo sfinimento, dalla carne di capra alle melanzane ripiene che l'orto generosamente ti regala. La buona pasticceria non è mancata, il caffè con l'amico rientrato da fuori, colui
che è andato a cercar fortuna, e forse l'ha trovata.
Tu invece sei rimasto qua, a sperare, a provarci, o magari perché non sei potuto partire. Sei
rimasto qui e d'estate quello invidiato sei tu, che la domenica già da giugno te ne andavi a
mare e l'unico smog che respiravi era quello del trattore del tuo vicino. E tra una processio-
RIVIERA
LA COPERTINA
Dietro al raptus
di un violento
omicida si
nasconde la verità
fatta di soprusi e
mancanze di
rispetto, di botte e
litigate frequenti, di
un uomo manesco
e ossessivo, forse
per niente pronto
ad affrontare
l’impegno
immenso di un
matrimonio
Mortail18ottobre2003
MARY CIRILLONON È STATA UCCISA IL 19 AGOSTO, MA IL GIORNO IN CUI HA DETTO
SÌ, SULL’ALTARE, A GIUSEPPE PILATO FIRMANDO COSÌ LA SUA CONDANNA
È
ALESSANDRA BUTTIGLIERI
un fulmine a ciel sereno quello
che scuote Monasterace, ridente
cittadina marittima in provincia di
Reggio Calabria, in un caldo pomeriggio
d’agosto.
Il 19 Agosto viene uccisa Maria Cirillo,
da tutti conosciuta come Mary, madre
trentunenne di quattro bambini rispettivamente di 10, 8, 5 e 2 anni, finita da un
colpo di pistola arrivato in pieno viso,
all’altezza della fronte, da parte di chi
proprio con lei aveva condiviso gioie,
affetti e complicità, proprio da chi aveva
sposato e sempre amato, nonostante
tutto, anche in mezzo alla burrasca,
Giuseppe Pilato, suo coetaneo, che subito dopo il crudele omicidio si dà alla fuga
non lasciando traccia, facendo sparire
con
sé
l’arma
del
delitto.
Parte con la propria vettura successivamente ritrovata dalla squadra mobile dei
carabinieri di Roccella Ionica a
Guardavalle, vicino alla stazione ferroviaria; di lui non si sa nulla, come fosse
riuscito a volatilizzarsi.
Ma Mary è morta molto tempo prima, è
morta il giorno in cui ha sposato
Giuseppe, quel giorno ha firmato la sua
condanna.
In paese oggi c’è il solito viavai di macchine e traffico, e qualche posto di blocco posizionato qui e là per la costa, la vita
continua a scorrere placida ma la gente
al bar guarda sospetta la macchina fotografica e sa, intuisce.
Cercando di non offendere la sensibilità
di una comunità presa alla sprovvista,
trovo informazioni, domandando scusa,
indago con calma e non per ricostruire i
fatti, che già sembrano piuttosto chiari,
ma per ridare una memoria a Mary,
strappata alla vita e ai suoi cari fin troppo presto, perché ad importare è la sua
storia personale più che un mero ritratto
di una brutta uccisione
Le fonti ufficiali e i vari giornali espongono la situazione con linearità, si tira in
ballo una richiesta di divorzio partita e
voluta da lei, l’allontanamento di lui da
qualche mese a questa parte, che aveva
ripreso a vivere dai proprio genitori, il
tutto si concretizza e trova la sua fine in
quella follia pure che porta Pilato a freddare la moglie, presumibilmente davanti
agli occhi del più piccolo dei figli, presente in casa al momento dello sparo.
Ad avvisare per ben due volte il 112, i
vicini di casa, dopo avere udito le urla dei
litigi e il boato dello sparo, unico, solo e
fatale.
A ritrovare il corpo esanime la figlia di 10
anni, che non si è salvata dalla vista di
questo atroce scenario.
Nonostante si sia tristemente abituati ad
apprendere di casi troppo simili a questo, la nostra coscienza è turbata da questo accadimento avvenuto dietro l’angolo, a due passi da noi, alcuni non se ne
capacitano, trovano il tutto un assurdo
scherzo del destino, e sgomenti tutti
rimangono in silenzio, muti, davanti alla
violenza della morte, davanti alla
pochezza dell’assassinio.
Molte persone fanno spallucce, evitano
di dire la propria, tagliano corto, cercando di tapparsi gli occhi e la bocca, appena chiedo cambiano espressione e quasi
si infastidiscono, tutti si fanno increduli e
impreparati a questa lugubre evenienza.
Altri non rilasciano dichiarazioni, dicono
di non potere o sapere aiutare, tengono
distante il fatto e se ne fanno estranei,
così che una brutta cosa come questa
non possa toccarli, non debba toccarli
davvero, quasi come se a parlarne si
desse la giusta dose di reale ad una storia
così triste da sembrare inventata.
Pochi sono quelli che si concedono a
qualche parola in più, alcuni di loro
conoscevano la vittima e ne parlano con
grande dispiacere e commozione.
Mary, da sempre intesa come compagna
e madre esemplare, che spendeva senza
riserve la propria giovinezza dietro ai
bambini, alla casa, al suo uomo. Una
donna impeccabile, semplice, per niente
mondana. Come semplice era la sua
famiglia, tipicamente del sud e conosciuti i suoi componenti come gente onesta,
gran lavoratrice, persone per bene che
non meritavano un simile dolore, un tale
sconvolgimento.
Qualcuno, tra quelli che si sbottonano di
più davanti alle mie indiscrete domande,
racconta di un marito donnaiolo, traditore, libertino e di lei, una moglie fin troppo innamorata, disposta per molto
SETTIMANALE
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Nelle foto accanto, Mary Cirillo e
Giuseppe Pilato, l’articolo pubblicato dal“Quotidiano”quando il
negozio di famiglia fu bruciato,
un’immagine di Monasterace e
una foto recente pubblicata da
Mary sul suo facebook.
DOMENICA 24 AGOSTO
7
Ilsenso
della Famiglia
N
GIUSEPPE GIARMOLEO
Nonostante
l’allontanamento da
casa di lui e la richiesta
di divorzio avvenuta
probabilmente dopo
l’ennesimo tradimento,
Mary Cirillo continuava
a stargli vicino, a farsi
vedere con lui,
probabilmente
incapace di chiudere
un rapporto sul quale
aveva fondato e
basato la sua intera vita
tempo
a perdonare le sue infedeltà.
Dietro al raptus di un violento omicida si
nasconde la verità fatta di soprusi e mancanze di rispetto, di botte e litigate frequenti, di un uomo manesco e ossessivo,
forse per niente pronto ad affrontare
l’impegno immenso di un matrimonio, e
ancora altri aggiungono alla già difficile
situazione, i problemi avuti col lavoro,
l’incendio dello scorso inverno che li ha
costretti a chiudere il negozio di giocattoli Megatoys, attività di famiglia, e degli
sforzi per far riprendere le vendita e l’economia familiare, le difficoltà e lo stress
accumulato.
Le voci di paese sono sempre tante,
diverse e molti sono i ricami che vengono
costruiti intorno alle storie che capitano,
ancora di più se queste storie sono cruente e parzialmente inconoscibili, alcune
dicerie vogliono che il giovano Giuseppe
Pilato, a seguito dei propri problemi
coniugali e lavorativi, stesse assumendo
psicofarmaci, ma per ora nessuna fonte
certa conferma il fatto.
Altri, tra i paesani, pensano addirittura
che il ragazzo abbia compiuto l’estremo
gesto e che si sia suicidato non sopportando il peso della propria indegna con-
dotta,
ma anche questa
è solo una voce corale raccolta per caso, parlando con la gente, la loro
gente, coloro che erano abituati a vedere
la coppia per strada, a vedere i due sposi
vivere la loro quotidianità apparentemente normale. In queste circostanze
sono proprio i silenzi a parlare, le piccole
cose, i dettagli, come ad esempio l’adesione di Mary Cirillo ad un gruppo su
Facebook per la difesa delle donne che
subiscono violenza domestica, un segnale
vano che avrebbe potuto raccontare una
dimensione diversa, un legame costruito
sulla paura e sulle angosce.
Restano molte le incongruenze sui racconti delle ultime ore della coppia, e ciò
che ho potuto apprendere da chi era in
qualche modo vicino alla donna, che
nonostante l’allontanamento da casa di
lui e la richiesta di divorzio avvenuta probabilmente dopo l’ennesimo tradimento,
Mary Cirillo continuava a stargli vicino, a
farsi vedere con lui come di consuetudine, probabilmente incapace di chiudere
un rapporto sul quale aveva fondato e
basato la sua intera vita.
Proprio oggi verrà svolta l’autopsia sul
corpo della giovane e per domani si
attendono i funerali a conclusione di questo capitolo disastroso che aggiunge un
altro tassello di morte al già troppo fitto
rosario di violenze su madri, mogli, sorelle, fidanzate.
I gruppi femministi e le organizzazioni
sul femminicidio si mobilitano per rende-
re onore alla memoria di un’altra vittima
soggiogata e soffocata dalla mentalità
maschilista che vede la donna oggetto e
non essere umano, che pensa alla donna
come uno strumento servile e non come
una compagna, un’amica, una coetanea
da rispettare e amare.
Il gesto sconsiderato e improvviso di
Giuseppe Pilato ha distrutto la vita di
Mary Cirillo e quella dei suoi familiari,
cambiando per sempre l’esistenza ai suoi
figli che non potranno lavare via dalla
loro memoria questa tragedia personale,
mai più. La storia di Mary non va dimenticata, bisogna scriverne come non si è
mai scritto di niente, bisogna parlarne
affinché si tenti una sensibilizzazione
anche forzata sull’argomento, la vita di
Mary perduta in un soffio dovrà essere
prezioso baluardo di rinascita, proprio
dandole la giusta importanza, dando il
giusto peso, potremo restituire a questa
ragazza ormai perduta, la possibilità di
rimanere viva per sempre, come aiuto
inconsapevole per tutte coloro che vivono situazioni di disagio e aggressioni e
non hanno il coraggio o l’appoggio per
denunciare, che vivono un incubo proprio all’interno delle mura domestiche,
che paradossalmente dovrebbero essere
più accoglienti e sicure. Va preteso il giusto rispetto da riservare ad ogni vita
umana, sotto qualsiasi forma e in qualsiasi contesto. Questa tragica esperienza
possa servire come stimolo per le donne
incapaci di uscire dal malevolo guscio che
le vede sottomesse ed impotenti.
ell'immaginario della gente comune, in Calabria resiste
solo la famiglia! Nella terra devastata dalla criminalità e
dall'inefficienza congenita, dove i servizi al cittadino,
quando esistono, sono realtà che passano attraverso la via della
raccomandazione e del favore personale, solo i legami familiari
danno vero sostegno alla persona in difficoltà, solo la famiglia
protegge, aiuta, incoraggia, con una presenza costante nel tempo.
E' ancora così in terra calabra? Anche questo punto di forza della
difficile società calabrese sta andando in frantumi? La preoccupazione ha senso se consideriamo i drammatici fatti avvenuti di
recente, i dati sulle separazioni e la valutazione empirica che ciascuno di noi può dare circa la "salute" delle famiglie che ha modo
di conoscere. La crisi c'è ed è forte: gli esiti drammatici dei conflitti familiari, anche se meno presenti rispetto ad altre aree del
nostro Paese, costituiscono solo la parte più visibile di una violenza nascosta nelle case che, a volte, pochi conoscono. Non parliamo di una novità: la violenza accompagna la storia dell'uomo
anche nei suoi rapporti con i familiari, nonostante la presenza di
forti legami affettivi sia naturali sia costruiti liberamente. Ma
oggi vi è un acutizzarsi di comportamenti violenti? La domanda è
quasi superflua: non credo che esista osservatore che possa dare
risposta negativa. Ma come si spiega questo fenomeno? Di solito
i media parlano di "raptus"quando siamo davanti alla violenza
estrema, farfugliano spiegazioni superficiali che nulla spiegano,
quando la violenza è protratta nel tempo: la cultura moderna
sembra incapace di dare ragione dell'orrendo fenomeno. Non c'è
da stupirsi se consideriamo che questo tipo di violenza nasce proprio da uno dei pilastri della cultura moderna: la cosiddetta "rivoluzione sessuale" che non riguarda solo i comportamenti sessuali
e i rapporti affettivi, ma è anche "rivoluzione antropologica" che
individua nel piacere il senso della vita, realizzando l'edonismo di
massa. Ma vivere secondo il principio del piacere, educare i figli
secondo questa logica, ha precisi effetti che vanno dalla incapacità di sopportare frustrazioni alla immaturità affettiva e morale.
L'argomento, complesso e denso di conseguenze, non è di certo
esaustivo: la cultura dominante ha tanti altri aspetti, non meno
raccapriccianti, che sembrano tratte dal programma politico nazista degli anni trenta: aspetti inquietanti della realtà di oggi che
mettono in luce le vere radici di questo male oscuro che corrode
anche la forte famiglia calabrese. In questa sede basta porre qualche domanda: la promiscuità sessuale che caratterizza la vita di
tanti giovani e giovanissimi, anche nei piccoli paesi calabresi,
aiuta la stabilità familiare? prepara ad assumersi gli oneri di marito, di moglie, di genitore? sposarsi con il proposito di "essere felici" come se questo fosse l'unico scopo del matrimonio, come se
mai si dovessero fare i conti anche con le fatiche della convivenza, con le difficoltà della vita e della vita coniugale, rende migliore la vita degli sposi? Alcuni aspetti della modernità, sempre più
presente nella società calabrese, più che liberare la donna e l'uomo da oppressioni e ruoli che rendono impossibile essere felici, si
rivelano elementi pericolosi per la relazione coniugale: incertezza nell'identità, indisponibilità al sacrificio, immaturità emotiva,
ricerca del piacere personale e di un'affettività basata sull'emozione, con la conseguenza che, troppo spesso, il coniuge è preso così
tanto da se stesso da non rendersi disponibile per l'altro: l'opposto di quanto serve in un matrimonio! Ovviamente, non si tratta
di rimpiangere i tempi andati, evidenziando la forza che le nostre
donne, a volte molto più degli uomini, hanno dimostrato di possedere oppure, rimpiangendo la presenza autoritaria del capofamiglia che aveva ben chiaro ruoli e doveri: la modernità ha generato conseguenze positive anche in Calabria: la sfida è di accogliere il buono che ci è giunto e conservare il positivo della nostra
tradizione. E questa riflessione critica è necessaria per contenere
la violenza, dare futuro alla famiglia, assicurando le condizioni di
amore necessarie alla crescita sana dei figli, e riguarda nella stessa misura gli uomini e le donne.
RIVIERA
QUELLI DELLA NOTTE
“
ABBIAMO VISSUTO
DELLE NOTTI D’ESTATE
MERAVIGLIOSE GRAZIE A
DEI GIOVANI CHE
MACINANO IDEE A PIENO
REGIME,
SPERIMENTANO,
DIVENTANO
UNA SINTESI
D’AVANGUARDIA E
RENDONO LA LOCRIDE
DI AGOSTO UN
PROMONTORIO DI
MODERNITÀ ITALIANA.
FRA TUTTI, SENZA
TOGLIERE NIENTE A
NESSUNO, SPICCA UN
LEADER PACATO:
CLASUDIO REITANO
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C
JIM BRUZZESE
’è un tweet che consacra Claudio “Bata” Reitano
re dell’estate 2014 e assoluto mister di quelle
notti che hanno visto protagonisti due locali strepitosi: l’Ushuaia di Caulonia e Le Club di Locri. Una
menzione speciale spetta anche allo Scialai di Jimmy
Calabrese che ha recuperato terreno e gloria dal 10 agosto in poi.
«Sunset - recita il tweet in questione - ritorna l’aperitivo
della domenica… non mancare». Niente di eccezionale
se non si considera che Mister Bata ha spedito il messaggio alle 12 di domenica 17 agosto, soltanto poche ore
dopo la chiusura della “Grande Bellezza”, il party che ha
rappresentato il picco più alto della mondanità nella
Locride e che ha ospitato a Stignano, nell’incomparabile
scenario di Villa Caristo, quasi duemila elegantissime
persone, alcune mozzafiato, dall’una della notte fino a
un’alba che possedeva tutta la malinconia del mondo.
Solo poche ore dopo la “Grande Bellezza”, il protagonista di questa nostra storia, era già pronto per una nuova
impresa: l’aperitivo di domenica 17 agosto non poteva
essere tradito, e non è stato tradito.
Altre duemila persone, grazie alla fame, alla professionalità, alla discoteca intesa come lavoro, al mettersi sempre
in discussione, allargando il recinto ai puledri nervosi,
dando corda lunga a tonni di razza e alle malelingue,
altre duemila persone, dicevo, solo poche ore dopo Villa
Caristo, grazie a Mister Bata hanno potuto danzare sullo
Jonio di “Le Club” in costume fino a quando la mezza
luna alzata sul Ponente ha iniziato a trottare in groppa al
versante orientale aspromantano, sotto una costellazione
fioca. L’Orsa Minore ha incorniciato il meglio dell’estate
Claudiomister
Bata
estate
2014, un’estate di vincenti che macinano idee a pieno
regime, sperimentano, diventano una sintesi d’avanguardia e rendono la Locride per un mese, nella notte, un
promontorio di modernità italiana. In questa direzione
oltre Re Bata, vanno ringraziati l’eterno Peppe Fontana,
Giovanna Varacalli, un meraviglioso Davide Ruso,
Mariolino Trichilo, Joe Futia, i pionieri Davide
Monteleone, Cristiano De Lucia e Ilario Mazzà, il talentuoso Mario Spataro, il playboy Carmelo “Melody”
Scordo e tutti quelli che, senza mai dormire, hanno regalato al popolo della notte qualcosa di straordinario. La
Locride oggi possiede un laboratorio dal valore inestimabile, un qualcosa di fecondo nella decadenza generale.
2014
DOMENICA 24
AGOSTO
8
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SPORT
ROCCELLACALCIO
FERVONOIPREPARATIVI
INVISTA DELL’AVVIO DEL
TORNEO DI SERIE D, IL
CAMPIONATO
RIPRENDERÀ INFATTI IL 7
SETTEMBRE. ABBIAMO
AVVICINATOIL
VICEPRESIDENTEDELLA
SOCIETÀAMARANTOPER
AVEREQUALCHE
ANTICIPAZIONE
DOMENICA 24 AGOSTO
Giannitti garantisce:
«Lo stadio pronto
per il 14 settembre»
ANTONIO TASSONE
Il nuovo
Siderno è ai
nastri di
partenza.
Obiettivo
vincere in
Prima
Categoria
S
Inizierà il prossimo 7 settembre
l'avventura del Roccella nel
campionato di serie D.
Abbiamo avvicinato il vicepresidente della società amaranto,
Achille Giannitti, al quale
abbiamo chiesto quali saranno
le ambizioni della squadra jonica in questo suo primo, storico,
campionato interregionale:
Sicuramente dovremo puntare
ad un campionato tranquillo per
conservare la categoria e possibilmente entrare nel novero
delle squadre che si attesteranno nella zona alta della graduatoria. Sono sicuro che potremo
fare bene avendo in larga parte
riconfermato la stessa intelaiatura che tanto bene ha fatto nel
percorso vittorioso in eccellenza
affidando la squadra ad un tecnico
importante
come
Francesco Galati.
abato 23 Agosto la rosa a
disposizione
di
mister
Tommaso Costa si ritroverà
presso lo Stadio comunale ”F.
Raciti” per l'inizio della preparazione atletica in vista del
prossimo torneo di prima categoria. Archiavata con non poca
amarezza la vicenda del ripescaggio, perché le illusioni sono state tante, il
Siderno vuole sicuramente recitare un ruolo di
protagonista nella stagione che stà per iniziare.
Tutto azzerato in casa siderno: società, cariche
dirigenziali, rosa calciatori e staff tecnico quasi
completamente nuovi. Dello scorso anno sono
stati riconfermati solo coloro che hanno sempre
dimostrato, fino alla fine, serietà, carattere e attaccamento alla maglia. Con molta pazienza e competenza la dirigenza ha allestito fin ora un gruppo
molto competitivo ma soprattutto di categoria.
Sono stati praticamente ingaggiati gli attaccanti
Autellitano, ex Marina di Gioiosa e Valenti ex
Serrese, il centrocampista Nucera sempre ex
Marina di Gioiosa, ed i difensori Stefano Rodà e
Francesco Pizzata. Questi si aggiungono alle
riconferme del portiere Romeo, dei difensori Lucà e Carabetta, dei
centrocampisti Costa e Fuda e dell'attaccante Mimmo Serra. La dirigenza sta lavorando ancora su un altro centrocampista importante e
un altro difensore di grande qualità e carattere. Rimane quindi un
cantiere aperto la dirigenza del Siderno che lavorerà per migliorare
la rosa attuale rendendola maggiormente competitiva.
Nonostante in prima categoria la partecipazione al campionato
juniores non sia obbligatorio, la dirigenza ha chiesto lo stesso di essere iscritta per potervi partecipare. Sono tanti i giovani interessanti e
con tanta voglia di emergere che si sono aggregati al Siderno. Il progetto non è annuale bensì pluriennale con una programmazione millesimale. L'obbiettivo è quello di aprire un ciclo vincente e riportare
in pochi anni la squadra a disputare campionati più consoni al blasone della città. Si punterà soprattutto su giovani volenterosi e con
voglia di emergere, i quali avranno la possibilità di crescere e maturare esperienza in questi campionati “minori”. A tal proposito, nonostante vicino ci sono società quasi professionistiche, sono tanti i giovani ed i giocatori esperti che hanno condiviso il nuovo percorso che
la dirigenza rappresentata dall'imprenditore Vincenzo Futia, ha programmato.
Un mix di esperienza e gioventù e una società allargata, seria e competente sono queste le componenti del nuovo Siderno.
lr
Chi avete ingaggiato?
Abbiamo avvicendato quattro
giocatori over. Sono partiti
Figliomeni, Oliva, Saffiori e
Leta e sono entrati Gatto,
Dorato, Cassaro e Ortolini.
Abbiamo forse perso qualcosa
dal punto di vista tecnico ma
abbiamo acquistato tanto dal
punto di vista fisico e caratteriale oltre che in termini d'esperienza . Nel bilancio fra ingressi
e uscite sono convinto di aver
migliorato le qualità dell'anno
scorso. Un passo in avanti grandioso è stato compiuto nel parco
degli under perché adesso ci
sono otto/nove under veramente all'altezza della situazione
capaci, a differenza degli altri
anni, di fare veramente la differenza
Questione stadio?
La ditta che si è aggiudicata i
lavori ci ha garantito che per il
14 di settembre lo stadio di
Viale degli Ulivi sarà pronto in
quanto, secondo quanto riferito
dal responsabile della ditta al
capo ufficio tecnico comunale,
tutti i lavori previsti dal capitolato d'appalto saranno per quella
data effettuati normalmente. È
ovvio che saremo obbligati a
giocare le gare di Coppa Italia
fuori.
Il Roccella sarà destinato a
diventare una squadra comprensoriale?
Dobbiamo condividere questo
successo con tutta l'area interessata, se ci chiudiamo tra noi roccellesi, non andremo da nessuna
parte perché non ci sono risorse
ed energie per affrontare questo
tipo di campionati che sono
molto onerosi ed impegnativi.
Dobbiamo condividere i nostri
risultati con tutto il comprensorio, con gli addetti ai lavori, gli
appassionati e le tante società
che qui operano. Ho notato con
10
piacere che tante società si sono
mosse per tempo chiedendo
l'anticipo al sabato della gare di
campionato
Come procede la campagna
abbonamenti ?
Procede a rilento, perché abbiamo questo vizio di rilassarci e
adagiarci sempre sugli allori. Il
valore di partecipare ad un campionato come la serie D forse
non è stato ancora compreso
fino in fondo. A Roccella abbiamo un pubblico non particolarmente appassionato e, forse
troppo severo e critico, ma sta a
noi convincerlo a venire allo stadio
Come vi organizzerete con il settore giovanile ?
Siamo un passo avanti.
Abbiamo trovato la chiave di
volta per coinvolgere l'intero
territorio coinvolgendo due tra
le scuole calcio più prestigiose
della nostra zona: il Cspr e la
Fossa dei Leoni. Con quest'ultima società abbiamo deciso di
affrontare il campionato “allievi”. Sapere di avere alle spalle
un formidabile settore giovanile
ci potrebbe dare grandi soddisfazioni in quanto il nostro
obiettivo futuro sarà quello di
poter riuscire ad offrire delle
occasioni di crescita importanti
per i ragazzi del nostro territorio
Cosa pensa del calendario?
È buono il fatto che si gioca la
prima fori casa perchè non
saremmo stati pronti. Un avvio
“soft” ma ci saranno tante trasferte in Campania e Sicilia che
mettono apprensione. Anche i
derby calabresi si preannunciano entusiasmanti perché tutte le
squadre regionali ai nastri di
partenza sembrano in grado di
poter fare bene.
In bocca al lupo
SUMMER
Pillole
Naturopatiche
A cura di:
Patrizia Pellegrini
Naturopata Bioterapia Nutrizionale®
Presidente Associazione Culturale Tone
Domenica 24
Roccella Jonica
Notte Rosa PINK NIGHT
amministrazione
Comunale Town
Council.
Ore 22.00 Piazza
Dogana
Concorso
Fotografico "Il
Tuo Paese,
Emozioni" I
Ragazzi Della
Dogana
I grandi benefici di
"acqua e limone"...diamo
sprint all'organismo
Chi l' avrebbe mai detto, che un semplice bicchiere di acqua e limone facesse così bene al
nostro organismo? Eppure i benefici dati da
questa bevanda sono notevoli per la nostra
salute, permettendoci se abbinati ad un corretto
stile di vita, di migliorare la qualità della stessa.
Per poter usufruire al meglio di questa bevanda,
è consigliabile berla al mattino a digiuno 10
minuti circa prima di fare colazione, e di utilizzare acqua a temperatura ambiente e il succo di
un limone. Passiamo ora a trattare nel dettaglio
le proprietà di questa bevanda:
1) Stimola la produzione di bile da parte del
fegato,favorendo così la digestione in quanto la
bile permette di emulsionare i grassi. 2) Poiché
stimola la diuresi,permette al nostro organismo
di eliminare le tossine prodotte dal nostro corpo
e di conseguenza di mantenere in salute le vie
urinarie. Inoltre l'acido citrico presente nel
limone, massimizza l'effetto degli enzimi epatici,
favorendo così anche in questo caso il corpo ad
eliminare le tossine.
3) Contenendo molta vitaminica C, tale bevanda stimola il sistema immunitario, permettendo
così al nostro organismo di difendersi dagli
agenti patogeni. Inoltre la vitamina C, favorisce
l'assorbimento del ferro, sostanza molto importante per il nostro organismo in quanto costituisce l'emoglobina, un'importante proteina che
lega l'ossigeno.
4) Regola il ph, infatti contenendo sostanze
alcaline, permette al nostro corpo di far fronte a
condizioni di acidosi nel sangue. Ad esempio, la
presenza di acido urico a livello delle articolazioni è una delle cause principali di infiammazione,e il limone permette di minimizzare
la presenza di acido urico nel' organismo.
5) Purifica la pelle, infatti la vitamina C permette di contrastare i danni causati dai radicali
liberi e la formazione delle rughe.Consente
inoltre di eliminare i batteri responsabili del'
acne(problema tipico del' adolescenza) e di ringiovanire la pelle.
6) Favorisce il transito intestinale, infatti tale
bevanda permette di ammorbidire le feci evitando così di incorrere in fenomeni di stitichezza.
7) Favorisce la corretta idratazione del' organismo e stimola l'attività del sistema linfatico.
8) Aiuta a dimagrire, infatti la pectina (fibra
contenuta nel limone) permette di contrastare la
fame improvvisa. Spero di avervi convinto
riguardo ai benefici di questa bevanda, qualora
non vi avessi persuaso non vi resta che provarla,
vedrete che vi ricrederete.
Lunedì 25
Gioiosa Jonica
Dal 25-26 Agosto
ore 21.00 Centro Storico
Festival Internazionale degli
Artisti di Strada “Gustando il
Borgo”
Dal 25-30 Agosto
ore 17.00 - 22.00
Palazzo Amaduri
Mostra d'arte contemporanea
dell'artista
Fabiola
Frusone
Palazzo Amaduriore 19.00
Presentazione del volume
“Fonti e ricerche per la storia
della Calabria” di V. Naymo
Marina di Gioiosa
Jonica
Teatro Romano ore 21.15
Festival Nazionale
Teatro Magna Grecia
“La Moscheda”
Palizzi
Villa Comunale
ore 21.00
Associazione
culturale
Anthesterie
presenta
“Viaggio
Aperto”
Mammola
Sito Macariace ore 17.00
“Gionata dell’Archeologia
Industriale”
Brancaleone
Gerace
Piazza Vittorio Veneto ore
22.00
Aspettando San Rocco
Sabatum Quartet in concerto.
Dal 26 al 29 agosto
ore 18.00 Largo Plebiscito, P.zza
San Nicola, Largo Palestro
Corsi di Strumenti e Balli popolari 2° Edizione Festival di musica popolare “I Tamuri di S.
Rocco”
Villa Romana ore 21:30
Letture sceniche di E. De
Liguoro “By the Jasmine coast”
Piazza Ferrari
ore 21.00
Teatro commedia
brillante in vernacolo
Gioiosa Jonica
Gioiosa Jonica
Casignana
Mammola
Piazza del Tocco ore 21.00
Spettacolo Musicale e
Documentario “A strata e
casa” - Poeti, migranti e
musica
Martedì 26
Piazza Municipio ore 22.00
Commedia in vernacolo “Pani e
cipuglia, ma polentuni no…”
Roccella Jonica
Ex convento dei Minimi
ore 19.00
Caffè Letterari “Voce e Valore
del mio tempo” tutte le opere
in vernacolo e in lingua di
Salvatore Filocamo
Merco
Marina d
Jonica
Teatro Greco-Ro
ore 21.00
“Filomena
Marturano” com
dia di E. De Filip
Festival Naziona
Teatro Magna G
Gioiosa J
Area Concerti ore
“Otello Profazio” T
Roccella
culturale Anth
“Viaggio Ape
Ice
oledì 27
di Gioiosa
Giovedì 28
Gioiosa Jonica
omano
mmeppo
ale
Grecia
Jonica
e 22.00
TaranQuartet in concerto
a Jonica
hesterie presenta
erto”
Venerdì 29
Area concerti ore 22.00
Sandro Sottile e Tony Esposito
in concerto
Gioiosa Jonica
Area Concerti ore 22.00
“Gioia Popolare” in concerto
Casignana
Villa Romana ore 21.30
Caffè letterario - Presentazione libro
“Racconti in tre tempi” di Rossella
Scherl
e bucket challenge
30
Sabato
Gioiosa Jonica
Piazza Plebiscito ore 21.00 Esibizione
complesso bandistico “Città
Francavilla Fontana”
Casignana
Villa Romana ore 21.30 Mostra
Fotografica “Sud” a cura di E.
Carrozza
Palmi
La storica “Varia”, spettacolare evento in onore di Maria Santissima della
Sacra Lettera
Concerto dell’artista israeliana Noa,
autrice della commovente Ave Maria
che incantò anche Papa Wojtyla, che
terrà il suo concerto a ingresso libero
in Piazza della Concattedrale con
inizio alle ore 21.30,
Palmi
La storica “Varia”, spettacolare evento in onore di Maria Santissima della
Sacra Lettera
concerto di Alex Britti con la sua
band nella grande Piazza 1° Maggio.
GERENZA
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Siderno
DOMENICA 24 AGOSTO
14
IL RICORDO
L’OPINIONE
Ha ragione
Nando
Dalla Chiesa
Ha ragione Nando Dalla Chiesa, quando
denuncia i pericoli d'infiltrazione della
“ndrangheta nei lavori per l'expo' di Milano.
Se non lo facesse, verrebbe meno al suo ufficio. Ha ragione da vendere: padroncini di
piccole imprese di movimento terra o di
lavori edili in genere, provenienti/originari
da territori con storia di “ndrangheta non
possono non essere attenzionati dagli organi preposti. Non stiamo parlando di territori immuni da fenomeni mafiosi. Si sta parlando di Platì, San Luca, Taurianova
ecc..tutti territori conosciuti per sequestri di
persona, faide, omicidi, traffico di droga,
ultimamente femminicidi. Luoghi dove la
“ndrangheta ha fatto scuola e fa scuola. Chi,
tra i Kalabresi che fanno opinione, scrivendo o parlando, afferma il contrario non fa
un buon servizio alla Kalabria. Non fa un
buon servizio alla Kalabria il dr Filippo
Nucera, coordinatore di Confindustria
Kalabria per l'Expo', quando, nei suoi interventi pubblici, non riesce e pronunciare una
sola volta la parola “ndrangheta.
Evidentemente un Moloc per l'uomo. Non
fa un buon servizio alle imprese che dovrebbe rappresentare, quando difende la dignità
del lavoro della gente di Kalabria con stantii luoghi comuni: i Kalabresi sono uomini e
donne laboriose e oneste, abbiamo contribuito alla ricchezza del nord ecc.. Di questo
individuo, si dovrebbe chiedere, e ottenere,
sostituzione immediata. Conosco la mia
gente: testarda, orgogliosa, omertosa,
amante della mitologia “ndranghetistica,
disposta a inchinarsi al potere. Vorrei poter
difendere la mia gente, come tanti di cui ho
letto articoli accorati, dire che tutto è desiderio di buttarci fango addosso, ma non
posso farlo. Non posso negare che Nando
Dalla Chiesa svolga correttamente il suo
compito invitando alla cautela a al controllo. Non posso negare che abbia ragione.
Parlo come uno che conosce il fenomeno
sociale “ndrangheta, che conosce il fascino
che il mito “ndrangheta esercita su tutti i
kalabresi, di qualunque estrazione siano,
ormai. Persino la classe borghese, la classe
dirigente, ha aperto, da tempo, e palesemente, le porte al suo fascino perverso e
ambiguo. Pecunia non olet, e piuttosto che
morire strozzata dalle banche, o piegata
dalla stessa “ndrangheta, preferisce scendere a patti. Utilizza i profitti della “ndrangheta per la propria impresa, fa lavorare le persone, gli automezzi che vengono indicati
dagli “ndranghetisti. Fa persino matrimoni
d'interesse. Ogni Kalabrese ha dentro di se
questa consapevolezza: di vivere in una
regione in cui il fascino delle mafie è superiore ad ogni altro tipo di fascino. Di vivere
in una regione in cui ti sembra la cosa più
normale del mondo fare un favore ad uno
“ndranghetista. Votare il candidato politico
appoggiato dalla “ndrangheta. Perché lo
“ndranghetista è il tuo vicino di casa, è l'amico che ti offre il caffè, quello con cui sei
andato a scuola insieme, quello che ti “soccorre” nel momento del bisogno. L'assenza
dello Stato nei servizi, nei bisogni della mia
gente ha contribuito a rafforzare presenza e
infiltrazione della “ndrangheta. Si rimane
tuttavia perplessi riflettendo la logica di
lotta alle mafie. Non possono esserci molti
La cara Antonella De Leo preside
dell’Istituto paritario G. Leopardi
Cara Anto,
è così che iniziavo i miei messaggi per te
ed oggi mi ritrovo a scriverti l'ultimo.
Ma le parole non si trovano poiché è difficile pensare che tu non ci sei più.
Antonella… La persona più forte e perseverante che tanti di noi hanno conosciuto, che non si arrendeva davanti a niente
e a nessuno, decisa a combattere sempre
e fino alla fine.
Come si fa a raccontare venti anni di vita
insieme?!?
Sei stata un'amica per tanti e per tutti.. Tu
c'eri sempre, anche se ti chiamavano di
notte, tu accorrevi per sostenere chi aveva
bisogno trasmettendo la tua forza e il tuo
sostegno.
Sei stata la Prof. che esortava i suoi alunni a dare il meglio di sé; il tuo passo spe-
dito risuonava nei corridoi della scuola e,
da buona “007” che eri, riuscivi a sapere
sempre chi aveva combinato l'ennesima
marachella ed a riportare i ragazzi in classe.
Per i tuoi colleghi eri il punto di riferimento sempre e a ogni ora della giornata. Sei
sempre stata un'amica premurosa: eri la
prima, scoccata la mezzanotte, a mandarmi messaggi di auguri che fosse stato il
mio compleanno, Natale o Pasqua.
Di te ci rimangono tanti ricordi e pagine
di registri riempite con amore e dedizione, continuerai sicuramente a fare la Prof.
tra gli angeli richiamandoli e mettendoli
in riga se scappano e da lassù sarai sempre la nostra preside, la nostra Prof. e la
nostra cara amica Antonella.
Con affetto fraterno, Rosamaria.
L’ANGOLO DI PARRELLO
Cesare Pavese a Brancaleone Nuovi
I rapporti tra Cesare Pavese e
Brancaleone non furono sempre
idilliaci, anzi. E non solo con
Brancaleone ma con tutta la
Calabria. Sicuramente influì il
fatto che Pavese, sia per le sue idee
che per le sue posizioni non certo
vicine al regime fascista, si trovò a
Brancaleone non per sua volontà
ma perché speditoci da quel
regime. Ma questo, a mio avviso,
non giustifica la sua “ostilità” per la
brava gente di Brancaleone e della
Calabria intera. La maggior parte
delle persone allora disconosceva
modi combattere questo male. Viene naturale domandarsi perché un governo, avendo l'opportunità di nominare ministro della
giustizia uno dei più strenui avversari di
questo male, in Kalabria e non solo, non
l'abbia fatto. Parlo, come è intuibile, della
mancata nomina a ministro della Giustizia
del dottor Gratteri. Esercitando il suo ufficio, ricordi il dottor Nando Dalla Chiesa
anche queste cose. Ricordi che i morti di
mafie sono, nella gran maggioranza, kalabresi, siciliani, napoletani. Non voglio snocciolare il solito rosario di nomi e cognomi.
Ricordi che l'onestà e il lavoro sono esigenze fortemente sentite e cercate da ogni
Kalabrese, dentro e fuori la regione.
Milioni di emigranti sono la migliore testimonianza di questi bisogni. Ma come una
comunità colpita da una malattia infettiva,
potenzialmente mortale, non possiamo esimerci dagli esami del sangue e dalla quarantena. Senza sentirci perseguitati, offesi,
maltrattati, con la dignità e la forza che ci
contraddistinguono bisogna accettare il
peso “dell'attenzione dello Stato”. E' il
prezzo da pagare al male che ci affligge, da
noi conosciuto e accettato, per indolenza,
per convenienza, per quieto vivere.
Vincenzo Carrozza
il perché tanta gente del Nord
venisse mandata da noi. Le donne
che si pettinano per strada, maiali
e pecore che a volte girano per le
vie del paese, molte ragazze che
camminano con ceste sulla testa,
ecco anche questo c'è nei suoi scritti; ma se ne percepisce un sentimento di “repulsione” verso noi
calabresi, i quali siamo considerati
“inferiori” a lui. Questi sono i fatti,
volerli addolcire non sarebbe
onesto nei confronti della gente di
Calabria.
Franco Parrello
vandali a
Siderno
Attentato
alla pianta dello
“scarparu”
MARINA DI GIOIOSA:sulla questione
del terreno forse sottratto per uso privato
attendiamo una risposta dal sindacoVestito
ANTONIO TASSONE
Nel numero dello scorso 10 agosto, avevamo chiesto al Primo cittadino di Marina di
Gioiosa, Domenico Vestito, se avesse considerato che è trascorso quasi un anno
dalla denuncia della signora Piscioneri
presentata dapprima alla Commissione
Straordinaria
(all'attenzione
della
dott.Patrizia Adorno) e, successivamente
(dopo non aver ricevuto risposta) ripresentata, alla Sua stessa attenzione e per conoscenza anche al Comandante della
Stazione dei Carabinieri, al dirigente del
Commissariato di Pubblica Sicurezza, al
Comandante della Polizia Municipale ed
al responsabile dell'Ufficio tecnico
Comunale. Non abbiamo ricevuto risposta
dalla Casa Comunale. Eppure la nostra
domanda per il Sindaco Vestito era chiara
e la riproponiamo nuovamente: cosa
hanno relazionato sia l'ufficio tecnico
comunale che la polizia municipale in
merito alla particella 852 del foglio 20 del
Catasto dei terreni e, nel caso non avessero risposto, quali provvedimenti il Sindaco
intenderà adottare per fare luce su questa
vicenda ? Vorremmo ricordare ai nostri
lettori che il comune di Marina di Gioiosa
è stato in sciolto per mafia ed il messaggio
che potrebbero ricevere i cittadini è che il
“silenzio” o le eventuali “omissioni” delle
Istituzioni possano autorizzare i privati ad
appropriarsi indebitamente di ulteriori
spazi sia demaniali che di proprietà comunale. Se non ci sarà questa risposta molti
cittadini potrebbero arrivare a pensare
(utilizziamo la formula dubitativa) quello
che Sciascia predisse in altri tempi ossia
che “in assenza di un'adeguata cultura
democratica l'antimafia sarebbe diventata
peggio della mafia ragionando secondo la
stessa logica di sopraffazione ma potendo
servirsi dei poteri delle istituzioni”. Ma
conoscendo il rigore, la serietà del Sindaco
Vestito escludiamo questa ipotesi e siamo
più che sicuri che la sua risposta arriverà a
breve!
IN PRIMO PIANO
La‘ndrangheta c’è ed è il prodotto di una società
ingiusta.Noi dobbiamo combatterla senza quartiere
ma consapevoli che qualcuno vuole utilizzare la
‘ndrangheta per criminalizzare la Calabria
N
ILARIO AMMENDOLIA
ei giorni scorsi Canolo è stata di nuovo alla ribalta. È passato poco meno di un anno da quando un giornale commentando un fatto di
cronaca ha scritto a proposito della cittadina aspromontana: “la 'ndrangheta ha perso in casa” dimenticando che Canolo non è la casa
della 'ndrangheta ma il paese di tante persone perbene. A Canolo c'è chi quotidianamente impasta quintali di farina per farne pane, chi
produce formaggi, chi alleva maiali per farne prosciutti di qualità, chi produce ottimo olio, chi coltiva la terra. È questa la Canolo vera.
Si ritorna a parlare di Canolo con il “caso Trimarchi”, un giovane attivista, che sarebbe stato provocatoriamente invitato a ballare la tarantella.
Io non conosco i fatti ma qualora vi fossero state minacce o provocazioni è giusto che i responsabili vengano puniti e che Trimarchi riceva la solidarietà del suo paese e di tutte le persone perbene. Però dobbiamo stare molto attenti: la 'ndrangheta c'è ed è il prodotto di una
società ingiusta. Noi dobbiamo combatterla senza quartiere ma consapevoli che qualcuno vuole utilizzare la 'ndrangheta per criminalizzare la Calabria. Noi a questo disegno non dobbiamo prestarci altrimenti spingeremo questa regione a compiere “i cento passi” verso il
precipizio.
Faccio qualche esempio:
Febbraio, la Rai trasmette la fiction “Le mani dentro la città”. Tradotto in parole semplici: mani dei calabresi sopra Milano. Aldilà delle intenzioni, si tratta di una
fiction lucidamente menzognera e razzista come lo erano i classici western verso gli indiani. Il giorno dopo la prima puntata appare una recensione più che positiva di Aldo Grasso sul Corriere della Sera. Sembra quasi che la “Milano da bere”, senta il bisogno di collocare il “male” all'esterno di se stessa. Appaiono lontani
anni luce i tempi in cui la denuncia era affidata ad un film come “Rocco e i suoi fratelli”. Oggi il messaggio deve essere immediato, diretto, godibile quanto bugiardo. I “buoni” da una parte, i “cattivi” dall'altra. I calabresi si prestano a perfezione al ruolo dei cattivi.
Ancora febbraio, “Il Fatto Quotidiano”: “La Calabria vive la sfortuna di essere sempre in minoranza. Minoranza dell'Italia ricca e minoranza anche in casa sua.
Quella classe dirigente sociale non avrebbe mai potuto dominare la scena pubblica se una porzione maggioritaria della società non fosse stata connivente, se il bene
comune non venisse giudicato come una zucca vuota, un cesto rotto, una fanfaluca”. Si alza l'asticella. La Calabria nella narrazione di Antonello Caporale conquista un privilegio unico: la corruzione della classe dirigente diventa corruzione e connivenza di un intero popolo.
Nei giorni scorsi Nando Dalla Chiesa nella qualità di presidente della Commissione comunale antindrangheta di Milano scrive a proposito dei pericoli di infiltrazione della ndrangheta all'Expo 2000: “che cognomi e località di origine o residenza ricorrono all'infinito nella fittissima rete di relazioni su cui si costruiscono i legami di “lealtà” di parentela e di compaesanità che alimentano le 'ndrine” e invita a finirla con questa storia dei “calabresi laboriosi”.
È razzismo.
Siamo nel pieno di una offensiva razzista e menzognera contro i calabresi. I kapò spesso sono tra di noi.
Si potrebbe continuare all'infinito.
È la Calabria ad una sola dimensione: quella criminale. Una lucida, levigata, calcolata “non verità” per impedire di comprendere chi le mani dentro, sopra, sotto
l'Italia intera le ha messe veramente.
Una menzogna pesata con geometrica precisione che
manomette la storia e falsifica il presente.
In questi venti anni, migliaia di miliardi di euro sono passati dal monte salari e dallo Stato sociale alla rendita parassitaria. La forbice tra la Calabria e il resto del paese s'è andata allargando e la classe dirigente regionale è stata decisamente complice.
Una immensa rapina dei ricchi sui poveri, migliaia di volte
più redditizia di quella che gestisce la ndrangheta con i suoi
loschi traffici di droga e di morte. Una rapina col silenziatore, con i guanti bianchi e con il massiccio uso di vasellina.
La Calabria ridotta a una dimensione meramente criminale è uno spettro che fa comodo a molti perché impedisce di
vedere la realtà. Tanto più pauroso sarà lo spettro tanto più
le classi responsabili del disastro si muoveranno con baldanzosa arroganza. La politica è evaporata. I politici si
dividono tra quelli in ginocchio e quelli che da molto tempo
hanno assunto una posizione prona. Fa comodo non parlare della devastazione storica che la Calabria ha subito.
Non parliamo della storia, non parliamo delle scelte politiche, non parliamo del nostro futuro.
Parliamo solo di 'ndrangheta perché questo è funzionale
alla criminalizzazione della Calabria.
Consapevoli di quanto sia difficile opporsi al pensiero
unico dominante, noi non ci stiamo e non ci staremo.
Combatteremo quest'ultima battaglia quantomeno “a
futura memoria”.
Da Canolo
i“cento passi”
verso il precipizio
www.rivieraweb.it
M
DOMENICA 24
AGOSTO O 17
ERCOLE MACRÌ
Miracolo.
Allo scrittore Giuseppe Trimarchi, a Canolo meglio noto come U Professuri, nella notte di
San Lorenzo è apparsa la vergine peccaminosa con zanne da bestia. La‘Ndrangheta.
Questa dea malefica d’Aspromonte si sarebbe materializzata davanti allo scrittore del luogo
intorno all’una, quasi alla fine della festa, quando la divisione dei pani di grano Iermano aveva
concesso spazio e spartito a infedeli e musicanti.
“Balla sta tarantella professuri” avrebbe minacciato un intimo della malabestia, terrorizzando l’attivista, neo fratello di “Un altro mondo possibile” partecipato da militanti vestiti alla
moda, alcuni alla Moretti, altri alla Guevara, entrambi scaduti, entrambi appollaiati su rivoluzioni di cresta che campano di pane&Mastrosso dai sequestri di persona a oggi.
E sono partiti pellegrinaggi, solidarietà e tormentoni. Questi ultimi con tante e mielose note
di I can’t live.. If living is without you e nemmeno una di Be bop a lula She’s my baby.
Nella lotta contro quelle forme di male che fanno marcire interi territori nella merda c’è, nel modo di combattere, un canone
estetico ancor prima che morale. In una Calabria lacerata dalla mafia e devastata dalla politica, l’attivismo alla Trimarchi è
brutto, di una bruttezza artificiale, siliconata, che deforma realtà e profili ingannando se stessi allo specchio e gli adepti nelle
piazze e sul web. Quelli alla Trimarchi deformano e riferiscono al gruppo. Il gruppo trama, deforma, sbraita e infine bussa per
una carriera senza fatica e sudore che non può prescindere dalla ‘Bestia e dal vecchio complesso di David, che nulla sarebbe
senza Golia. E più la ‘Bestia la rendi grande, anche quando non c’è, più la elevi, più ti si aprono orizzonti all’interno di quell’antimafia divenuta la più potente industria del Meridione d’Italia, anche grazie a decine di “gomorrini” che spuntano come
McDonald’s nello spazio e nel tempo. Uno ogni 99 chilometri; uno, due all’anno.
“Balla sta tarantella professuri”, nelle peggiore delle ipotesi e avendo fede nella Trimarchi Version, firmata anche dall’acchiappa scafisti che non vola più con gli aquiloni, comunque non è ‘ndrangheta. “Balla sta tarantella professuri”, addolcisce i caratteri somatici e il cuore nero di quella ‘Bestia che spara addosso, che uccide, che ferisce, che estorce e incravatta, che fa emigrare, che sfolla speranze, che ti aspetta sotto casa, che pretende posti di lavoro, che impone mastri e cemento, idraulici, elettricisti, imbianchini, piastrellisti e becchini, che scava fosse e poi le riempie, e che pretende, con muscoli d’acciaio e portafogli
abbondanti, perfino le femmine migliori dei più deboli. Trimarchi offende chi ha subito tutto questo anche di striscio.
U Professori banalizza la ‘Ndrangheta, la rimpicciolisce, addirittura la favorisce; Trimarchi ci distrae, rendendoci, pericolosamente, più elementare l’onere di tramandare una società senza mafia alle nuove generazioni.
A Canolo, a differenza di quelli che hanno firmato la petizione pro-Trimarchi, il settimanale “Riviera” c’era. “Riviera” conosce bene un paese laborioso che si alza alle
cinque del mattino con entusiasmo e va a
letto con le galline esausto. Canolo è la city
antindrangheta per eccellenza, la nuova
frontiera del lavoro umile e bello, senza slogan e tazebao ad hoc.
Lasciatela vivere e lavorare, non macchiatela con trame concertate attorno a tavole
apparecchiate con l’etica della Valle del
Marro. A Canolo si coltivano gli antichi
sapori con acque di sorgente e ci si difende
dai lupi all’antica, come una volta, quando
una bicchierata di vino tra amici non era
ancora un summit. Lo è diventato grazie
agli attivisti e a quei miglioratori del mondo
che si nutrono di gettoni, patacche e strumentalizzazioni.
L’esponente dell’associazione che ha organizzato la festa del pane e che avrebbe
minacciato Trimarchi ha perso le elezioni
amministrative. Trimarchi le ha vinte.
C’è un canone analitico prima ancora che
morale: «La ‘Bestia, in Calabria, esce sempre vincitrice dal seggio». I conti parlano da
soli, ma nonostante questo, soprattutto perché conosciamo per mentalità, serietà e
dinamismo l’attuale sindaco Rosita Femia,
non potremmo mai affermare che
Trimarchi, suo sostenitore accanito, sia
‘ndranghetista. Sappiamo però che se al
posto della “Riviera” ci fosse stato
Trimarchi, Trimarchi non si sarebbe comportato come “Riviera”, al contrario avrebbe estratto dall’urna le zanne della ‘Bestia
che, imponente come un elefante, minacciava una zanzara fastidiosa e provocatoria.
CANOLO MINACCEO
STRUMENTALIZZAZIONI?
Trimarchi
banalizza
la ‘Bestia
CULTURA E SOCIETÀ
Sagra della
Pasta fatta
in casa
esempio di recupero delle tradizioni e di momenti di convivialità. Un paese si è riunito, ha
collaborato e ha creato una
manifestazione di successo.
La rinascita di
Agnana è cominciata. È partita
dalla Sagra della
pasta di casa, organizzata dal sindaco
Caterina Furfaro e
dalle associazioni
cittadine. Un altro
Siderno: la storica
via Matteotti si
colora di Rosa...
Oramai l'appuntamento è fisso: stessa ora, stesso
posto.
Oramai la protagonista indiscussa di Siderno è lei:
la storica via Matteotti.
Giovedì 14 Agosto è stata la volta dedicata ai più
piccoli, e dopo ornamenti che contemplavano solo
ed esclusivamente le sfumature del rosa, si é dato
via alla "notte rosa baby".
Truccatrici, espositori artigianali e gente dallo
sguardo incuriosito hanno contribuito alla riuscita
della serata.
Ma, cosa più caratteristica, è stata che a metà del
percorso della via in festa, era allestito un palco, sul
quale piccoli aspiranti modelli e modelle hanno sfilato indossando gli sfiziosi abiti offerti dal negozio
"Mondo bambino" situato nella stessa via
Matteotti. Varie uscite, tra le quali quella dedicata
all'outfit scolastico. I bambini hanno mostrato
tanto coraggio, decoro, ma soprattutto hanno
generato molta tenerezza negli spettatori che non
hanno esitato ad applaudire calorosamente.
Lo stesso palco ha ospitato poi una sfilata di accon-
ciature ad opera della hair Stylist Mariatesa
Archinà. Le ragazze hanno sfoggiato pettinature
dagli insoliti intrecci per il giorno, raffinati chignon
per la sera...e dulcis in fundo, anche acconciature
per una sposa di classe e alla moda.
Tra un'uscita e l'altra ad allietare il pubblico ci sono
state le performance canore di Francesca
Commisso, che sa sempre come stupire gli spettatori, Marilena Futia, alcuni ragazzi che hanno suonato dal vivo, e infine la band che ha esordito non
molto tempo fa: i The Flayers.
Presentatore della serata Rosario Barbaro, che al
termine dell'evento ha invitato MariaTeresa sul
palco, che commossa ha ringraziato.
Il pubblico è stato caloroso, e noi tutti cittadini di
Siderno siamo orgogliosi di applaudire di fronte a
tanta voglia di fare e di non arrendersi.
Complimenti agli organizzatori e a chi ha partecipato con la propria arte.
Sono loro che, amando Siderno, ce la stanno mettendo tutta.
Sara Leone
Gli Amici del libroin visita al Musaba
ALLA RISCOPERTA DELLE REALTA' PIU' SIGNIFICATIVE DELL'ARTE E DELLA CULTURA PRESENTI SUL TERRITORIO
FRANCESCA BARRANCA
Per “Gli amici del libro e della biblioteca”
è giunto il tempo di pensare anche alla
riscoperta delle realtà più belle e significative da valorizzare presenti sul nostro territorio, come il parco museo laboratorio
“Santa Barbara” di Mammola, un vero e
proprio centro di arte contemporanea.
L'idea di visitare alcune delle realtà più
significative del territorio è nata nell'ambito dell'iniziativa “sette libri per sette sere”,
promossa dalla stessa Associazione, nel
corso della quale la terza serata è stata
dedicata all'arte e alla cultura in Calabria,
ospiti gli artisti fondatori del Musaba Nik
Spatari e Hiske Maas.
Alla luce di questa interessante serata, i
componenti il sodalizio culturale hanno
organizzato una visita al Musaba, per trascorrere un pomeriggio in compagnia tra
arte e natura.
Lunedì 18 agosto, dopo il raduno davanti
al Comune di Siderno, tutti pronti! Si
parte alla volta di Mammola per visitare il
Musaba.
All'arrivo siamo accolti da un'esplosione
di colori che bene si fonde con i suoni
della natura circostante, così da creare
un'atmosfera suggestiva, piacevole e rilassante.
Nel mentre prosegue la visita del gruppo,
ne approfittiamo per chiedere al presiden-
te de “Gli amici del libro e della biblioteca”, Cosimo Pellegrino, le sue impressioni
in merito a questo pomeriggio al Musaba:
“pensare di avere un museo laboratorio di
arte moderna di prima grandezza in casa
nostra e lasciarlo nascosto al mondo,
ritengo sia un peccato che difficilmente ci
potremmo, o meglio, ci potranno perdonare”.
“Pensare - prosegue Pellegrino - ai nostri
studenti che partono per viaggi d'istruzione, tra l'altro sottoponendo le proprie
famiglie a costi considerevoli e disconoscere i valori inestimabili esistenti sul
nostro territorio ci dovrebbe far riflettere”. E ancora, come sottolinea il presidente Pellegrino “non vogliamo solo riscoprire i luoghi più belli, ma riviverli per farli
conoscere a tutti”. Realtà importanti che
questa nostra Locride ha, ma il più delle
volte non si riesce a valorizzare e promuovere. In questo contesto si include anche
la visita al Santuario della Madonna di
Polsi organizzata sempre da “Gli amici del
libro e della biblioteca” per giovedì 21
agosto.In conclusione, potremmo aggiungere che, non solo si tratta di momenti
utili per creare aggregazione, ma soprattutto per conoscere, approfondire, promuovere ed imparare a riscoprire le
nostre radici culturali ed artistiche, l'autenticità dei simboli della nostra identità
tra storia, fede e tradizioni.
Mostra canina a Locri
Per un giorno la pineta sul lungomare di Locri ha ospitato gli amici a
quattro zampe e i loro padroni. Domenica 17 agosto si è svolta la
mostra canina, gli animali sono stati valutati da giudici esperti di razza
che hanno assegnato premi al più bello, al più brutto, al più alto, al più
basso, al più muscoloso, al più educato, al più elegante. All'interno della
manifestazione, vi è stato anche uno speciale raduno di Akita.
La Notte
bianca alla
Gru con
Studio 54
Domenica 17 agosto è stata Notte
Bianca.
Una festa che ha
visto alternarsi sul
palco una serie
incredibile di artisti: Fabrizio Moro,
JAX Articolo 31,
Magi,
Nestore
Verre,
Carboidrati, Quarto Bra.
Tutto in una notte, tutto in un
imperdibile festa, a Siderno,
al Centro Commerciale La
Gru, dalle 22 all’alba.
Un altro successo per il
delizioso Caciocavallo
Si è svolta la XII sagra del
Caciocavallo di Ciminà. Si è tenuta il 18 agosto 2014 ed è stata
patrocinata dalla condotta Slow
Food di Reggio Calabria, comune di Ciminà e dal Parco
Nazionale dell’Aspromonte. Per
l’occasione sono state realizzate
cartoline postali e l’annullo filatetico per celebrare il prodotto tipico e la sua manifestazione. Ormai
il caciocavallo di Ciminà è una
certezza, non tradisce mai le
aspettative. Peccato solo che sia
una rarità, quasi introvabile.
Gerace si parla
di giustizia
e di esigenze
di garanzia
Il 19 Agosto il
comune di Gerace
ha ospitato un
dibattito
sulla
Giustizia e sulle
esigenze di riforme
nell’ambito della
lotta al crimine. Ad
intervenire, oltre al
sindaco di Gerace, Giuseppe
Varacalli, agli avvocati Mario
Mazza e Pasquale Sansalone,
ci sono stati Nicola Gratteri e
Michele Salazar. Ha moderato
l’incontro Paolo Pollichieni, il
direttore del “Corriere della
Calabria”.
www.rivieraweb.it
DOMENICA 24 AGOSTO
19
Saverio Strati ricordato a Sant’Agata “Spartenza”: Il nuovo
IN OCCASIONE DEI NOVANT’ANNI DALLA NASCITA DELLO SCRITTORE VIENE RICORDATO NELLA SUA CITTÀ. LA POETESSA CALAFATI GLI HA DEDICATO UNA POESIA INEDITA
Sabato 16 Agosto, a Sant'Agata del Bianco, è
stato ricordato Saverio Strati, in occasione dei
90 anni dalla nascita dell’autore. Uno degli
ospiti d’onore è stato Luigi Maria Lombardi
Satriani, lo storico ha ricordato lo scrittore
che nonostante abbia vissuto a Scandicci, ma
che è sempre rimasto calabrese. In molti sono
intervenuti per ricordare uno dei narratori
più importanti della Calabria e della Locride.
SAVERIU (A SAVERIO STRATI)
'Nzonnu mi vinni a mia nu muraturi / chi avia
paroli dubbri di 'mpastari/ nu coddareju di
terra d'amuri/ na pinna fatta apposta pé scriviri./ Un diavularu calabrisi in pettu / cu nu
lustru di luna u 'lluci tuttu/ cu na manicula e
nu meru pattu / pemmu lu cucinatu u è tuttu
cottu./ A sorti 'mpara mu la fa sgravari/ e in
pigghja fuji e scappa parturiri./ Li trona 'gnorantuni sbacantari e i gnagnera i cervedi
parinchiri./ Mi vinni 'nzonnu e megghju matinati/ quandu li stidi eranu sparuti./ Mi dissi:
"oi bella sugnu vostru frati/ io mi prisentu, su
Saveriu Strati" / "Restati o mastru mio non vi
'ndi jiti/ faciti mu restamu ìmparentati./
Pigghjativi la prica u vi scriviti/ lu nomi mio pé
nommu vi scordati./ Acussì quandu poi peri lu
sonnu/ e doppu faci notti annatra vota/ comu
li rindineji volari sannu/ a undi mia veniti e fati
rota."/ E Saveriu i notti, i tandu 'mpoi/ vinni u
mi trova 'nta li sonni mei./ E all'urtimatu chi fu
vecchju assai, mi dezzi in dota tutti i libri soi./
E moni io leju leju notti e jornu/ e la fatiga 'nci
la rendu cara/ ca comu pani chi nesci du
fornu/, di libbra soi i paroli a fannu a gara./ E
currinu currinu, currinu veloci/ e chjù a curriri vannu e chjù mi piaci./ 'Ndannu tricentu
nomi e centu vuci chi all'arma i papà mio portanu paci./ E a Saveriu lu sonnu chjù duci.
(GSC, 20/08/2014)
Giusy Staropoli Calafati
Il Mercato della Badia, un tuffo nel passato
Si è svolta a Bivongi il 17 e 18 agosto il mercato della Badia, una
delle più belle e caratteristiche fiere della provincia di Reggio
Calabria. Molti sono i visitatori che arrivano da tutte le parti
dell'Italia per prendere parte a questo evento.
Un intero paese si tuffa nel proprio passato trasformandosi in un
mercato all’aperto: tra le viuzze del centro storico, rievocazione di
antichi mestieri, artigianato artistico, piatti tipici e degustazioni di
vini. L'atmosfera che si respira di notte fra i lumi che illuminano il
labirinto di strette e piccole viuzze è incantevole, quasi come trovarsi in pieno medioevo. I balli, i costumi tradizionali, gli artisti e i
bivongesi, contribuiscono a rendere questa fiera unica. Nelle can-
tine spadroneggiano l'artigianato e i prodotti tipici.
L'arte del telaio, del ferro, del legno, ha da sempre contraddistinto i maestri bivongesi per le loro capacità. La bontà del territorio,
ricco di materie prime ha favorito l'economia. Tante le eccellenze
presenti. Il vino è l'unico rosso D.O.C. da tavola della provincia di
Reggio Calabria. L'oro verde, l'olio che si produce in questa zona.
Tra i salumi, regina è la soppressata. Genuino il miele che si produce e saporite le trote del fiume Stilaro. Oltre al Parco Naturale,
sono state visitate le Terme di acqua solforosa, e le Cascate del
Marmarico, le grotte eremitiche, le chiese e l'unico monastero
greco-ortodosso d'Italia.
singolo dialettale
di Francesco Sicari
Nuovi talenti crescono. E crescono
bene se il loro intento è quello di
non allontanarsi troppo dalle proprie
radici, da quel cordone ombelicale
che lega fortemente la gente all’arte
e alla passione che questa nostra
terra emana continuamente. Se così
allora il connubio è quello giusto,
quello vincente composto da un presente impreziosito e proiettato
nel’antico valore e nella tradizione
del passato, ed un futuro roseo scandito dall’entusiasmo e la passione di
giovani artisti che
sperimentano, azzardano, valorizzando
le origini e le tradizioni della propria
terra e della propria
cultura popolare.
“Francesco Sicari
segue l’anima poetica
popolare, fondendo
tra loro culture musicali distinte”.
La scena della ribalta stavolta è aperta al giovane cantante calabrese
Francesco Sicari, melodie soft con
una voce intrigante, graffiata da quel
musicare dialettale intriso di piena
energia e passione mediterranea.
L’azzardo e la personalità di lanciarsi
nel mondo artistico musicale sperimentando e valorizzando il proprio
dialetto calabrese, è senza dubbio un
atto di coraggio che merita solo
plausi scroscianti. Un iter e un percorso tutto in salita che può dare
buoni frutti se si ripercorrono con
sacrificio ed umiltà, con le stesse
convinzioni, le strade battute anticamente da grandi cantautori italiani
che hanno fatto della musica popolare cantautorale il proprio marchio di
fabbrica. Non a caso eccelsi cantastorie moderni sono tutt’oggi ricordati
come pietre miliari della musica italiana e popolare, ricordiamo uno su
tutti: Cristiano de Andrè che con il
suo genovese dei carrugi dipingeva
storie di vita quotidiana di una
Genova nascosta. O ancora Guccini,
Pino Daniele, o ritornando a chi di
recente ha riabbracciato e rivalorizzando il piacere delle proprie origini
trasferendola in musica: Carmen
Consoli e Franco Battiato e il loro
stretto dialetto catanese.
Il giovane Sicari ha sicuramente
grandi maestri davanti da seguire per
queste scelte musicali. Ne può trarre
ispirazione per un percorso artistico,
viste le eccelse dote canore, di sicuro
successo. Storie di amori disperati,
di lontananze, di partenze, di speranze, di fuochi ardenti, di sospiri e
pianti : “ La navi nta lu portu si prepara pè fari sta partenza mariscura, cu
li lacrimi toi la navi vara, cu li sospri
mei si ferma ogni ura”: un verso toccante e magico estratto dal nuovo
singolo “Spartenza”.
Incontrando Francesco in un bar
romano, lui vive nella Capitale perché svolge gli studi universitari da
qualche anno; cappellino in testa,
una folta barbetta, occhi scuri da
profondo sud e un sorriso smagliante. Immancabile per due calabresi
doc seduti a tavolino ordinare un
ghiacciato amaro del capo.
Chiedendo a Francesco da cosa
nasce questo suo progetto musicale,
mi risponde : “ Nasce da un forte
desiderio, quasi una necessità di tutelare le mie origini calabre ricche di storia
e tradizione, ricercando un equilibrio
tra elementi diversi. I suoni degli strumenti tradizionali, il suono classico
dell’orchestra e il suono elettrico ed
etnico si fondono tra loro magicamente dando effettivamente vita ad un
sound nuovo ed intenso, incorniciato
da versi dialettali che raccontano o
prendono ispirazione dalla mia terra,
dalla mia fanciullezza, dai legami,
dalle abitudini e dalla vita quotidiana
sempre e comunque passionale e
intensa per come ogni calabrese la vive
in tutti i vari aspetti, amichevoli, amorosi, lavorativi. Quindi creo un mix di
culture musicali distinte cercando
appunto con le mie parole di armonizzare e legare il tutto”.
Convinzione ed entusiasmo, due pillole giuste per alimentarsi ed indirizzarsi verso un progetto musicale
senza dubbio di notevole interesse e
particolarità per il giovane artista.
L’augurio più grande che posso fare
è quello di vederlo presto su importanti palcoscenici, sui quali possa trasmettere la sua arte musicale ma
soprattutto far conoscere a molta
gente la passionalità e l’importanza
della nostra lingua calabrese che
ricordiamo ha importanti legami con
coloro i quali erano gli eccelsi delle
arti e della cultura: I Greci.
Continuando nell’augurio, è di
vederlo presto sul palco del
Concerto del Primo Maggio a
S.Giovanni a Roma, e seguire come
in questi due ultimi anni il percorso
svolto da Mimmo Cavallaro e
Cosimo Papandrea con i
Tarantaproject promotori della musica calabrese popolare al grande
evento romano.
Contrada delle case vecchie, il noir dell’estate è firmato da un architetto di Locri
Se fosse stato firmato da Carlo Lucarelli il
noir Contrada delle case vecchie”ad oggi
sarebbe diventato il libro dell'estate 2014, e
tutti sarebbero corsi dietro ad invitare l'autore a tavole rotonde, con seguito di apericena
e, ovviamente, con premio finale allo scrittore. Ma “Contrada” è solo l'opera prima del
locrese Antonio Francesco Milicia, di professione architetto oltre che di esperto forense in perizie grafiche, trascrittive e di sopralluoghi su scene del crimine. Il libro, che
appassiona chi legge, perché è davvero
avvincente, narra di storie e fatti della
Locride, partendo dalla “cronaca giudiziaria”. È anche un libro “duro” contro certa
ipocrisia che si nasconde nella cultura borghese che, nonostante tutto, non riesce a
sprovincializzarsi, relegata dietro agli occhialoni da sole mentre di sorseggia un moito in
estate. D'inverno poi è peggio ancora.
Ci vuole coraggio a scrivere controsenso e, se
ci è concesso, ancora di più è arduo trovare
chi stampa anche brevi note sul pensiero di
un autore novello, ma di estrema forza d'impatto narrativo.
La storia offre anche profonde riflessioni
sulla nostra terra e sulla società di questo
tempo, lontano dai luoghi comuni e dai
modi ormai preconfezionati con i quali certa
letteratura, giornalistica e non, etichetta da
anni questo pezzo di Calabria. L'autore si è
anche addentrato in temi particolarmente
impegnativi, quali ad esempio la giustizia e il
modo in cui entra in conflitto non senza contraddizioni con gli strati sociali interessati da
fenomeni mafiosi. Mette in evidenza in
maniera volutamente forzata e romanzata
come a volte la cura possa assumere dimen-
sioni spropositate rispetto al male stesso, e
soprattutto come la lotta alla criminalità
assuma una connotazione devastante a
causa di un effetto domino incontrollabile
che si genera quando si vanno a sconvolgere
equilibri sociali e politici delicati. Succede
così che l'osso ancora sano di un organismo
da rivitalizzare viene toccato fino in profondità, mentre andrebbero invece più attentamente isolati e rigenerati soltanto i tessuti
malati in superficie. Il libro è intriso di citazioni che rivelano le passioni dell'autore: la
musica rock, l'arte, l'architettura, il cinema, i
fumetti, ma su tutto si percepisce un affetto
per la sua città, Locri, che nella storia assume
un nome di fantasia, quel Contrada che dà il
titolo al romanzo.
Il noir è davvero intrigante e, a scoprirlo con
attenzione, si trovano diverse persone che
operano e vivono nella Locride. Un territorio descritto minuziosamente e senza preconcetti. Trovi Siderno o Gioiosa, la montagna vera della Calabria con le loro particolarità e tanto altro ancora, che sorprende il lettore.
La figura che campeggia è quella del Fabbro,
il “cattivo”, a cui l'autore è riuscito a dare una
tridimensionalità che risalta nettamente nel
contesto narrativo, nell'intento di sondare
una mente brillante caduta nel baratro angoscioso della depressione e di descrivere la sua
devastante deviazione nella 'poetica del
disfacimento'.
Nella sua tecnica di narrazione Milicia produce un filo di seta capace di intessersi perfettamente, con il quale intrappola i suoi personaggi, creando ricami complessi senza
lasciare nessun dettaglio al caso. Il lettore è
portato a leggere febbrilmente pagina dopo
pagina, facendosi a poco a poco coinvolgere
ed avvolgere.
E così, come se fosse riuscito a creare un piccolo mondo, Milicia ( e in questo caso non
Lucarelli che tanto amiamo anche noi tanto
da custodire gelosamente il n° 1 del suo
fumetto autografato ) riesce ad accattivare,
esaltare e incuriosire, trasmettendo ansie ed
angosce proprie delle vittime descritte.
Nelle tante pagine del libro trova spazio
anche il capitolo “Ricordo di qualcuno”,
dedicato a Francesco Fortugno, descritto
come: medico e politico dal volto buono
caduto durante uno dei nostri inspiegabili
“vuoti di luna”, di cui Milicia ci offre una
immagine assolutamente inedita.
IL CRUPISMO, UNA MANIERA DI FARE CULTURA. UN
MONDO COMPLESSO, DEGNO DI ESSERE RIPERCORSO
E ANALIZZATO, DEGNO DI ESSERE STUDIATO ED
ELARGITO CON ESTREMA CHIAREZZA
Pasquino Crupi,
un innovatore
culturale e
un concentrato
d’intelligenza
H
CARLO PASCALE
o letto con interesse ed attenzione le pagine che La Riviera ha dedicato al professore Pasquino Crupi che un anno fa una
malattia ignobile ha portato via per sempre dalla “ cattedra” che egli teneva in
tutta la Locride. Pur sentendo la gioia di
congratularmi con gli articolisti debbo
subito denunciare una sorta di carenza
colossale navigante in tutti quanti gli
interventi. Come se per Pasquino Crupi possa oggi, qui da noi, nella
nostra terra, valere la maniera ibrida e inaccettabile del “dire con
riserva”. Mancava di coerenza politica? Si lasciava andare alle preferenze e a lodi immeritate? Divideva, alla Mani, il mondo in male e
bene? Predicava soltanto le sue idee e negava valore a tutto il resto?
La sua critica letteraria era soltanto di stampo marxista. Contavano
per lui quasi esclusivamente glli appartenenti alla sua ideologia?
Bene, ammettiamolo pure che Pasquino Crupi era spesso vittima di
se stesso, cioè dei suoi convincimenti, delle sue scelte. Dei suoi idoli
e restava quasi indifferente alle altre voci in campo. Ammettiamolo
pure e fermiamoci a riflettere. Questi discorsi quasi non ci interessano. Fanno parte del nostro essere in una maniera piuttosto che in
un'altra.
A noi interessa la foga e la forza che ha messo nella sua esistenza. La
A
parola carezzata con cui spesso colpiva nel punto giusto, l'animosità
con cui era corifeo dei suoi discorsi e dei suoi luoghi sociali e culturali.
Innanzitutto va messo in risalto la fatica goduta con cui fece scorrere in ogni dove per la Locride e per l'intera Regione Calabria il suo
mondo. Il suo modo di essere e di fare accettiamolo. Prendiamo a
parlare di CRUPISMO, come di una certa maniera di fare cultura.
Di un mondo complesso, degno di essere ripercorso e analizzato,
degno di essere studiato ed elargito con estrema chiarezza.
Specialmente nella Locride aveva trovato ( vedi l'amicizia e un certo
sodalismo col professore Carmelo Filocamo) il suo habitat migliore
e come docente e come ideologo intelligente del comunismo meno
smanioso anche se spesso rissoso. Conta che ad ogni manifestazione
operaia, delle classi minori e più deboli, Lui era sempre presente,
sempre pronto a parlare, a porgere lumi di natura politica e sociale
dal suo punto di vista. La sua forza sta nell' aver aggredito le questioni politiche e sociali con l'intento di raggiungere uguaglianza e
rispetto per le classi sociali minori.
E' sarà un bel dire il giorno in cui, colto e valorizzato il Pensiero di
Pasquino Crupi si porrà,non per una meschina speculazione, ma per
una esigenza intima di chiarezza, il problema della coerenza del professore Pasquino Crupi. Diciamo che la sua è stata una coerenza attiva, misurata nel tempo e nelle circostanze. Una coerenza intelligente che non si nascondeva soprattutto quando realmente si sentiva
costretto a cambiar giubba per non perdere i motivi della sua lotta e
della sua azione culturale. Pasquino Crupi talvolta ha ragionato col
senno di tutti noi sbagliando. Ma quando ha scelto se come misura e
parametro di se stesso ha agito da maestro o come un maestro.
Come un uomo dotto che ha fustigato i costumi per impiantare un
buon costume generale difficile da raggiungere e in vero non raggiunto. L'incoerenza spesso è la chiave migliore della coerenza. E
Pasquino Crupi navigò le acque dell'attesa e del cambiamento, spesso risultate difficili da percorrere,
Ma chi legge la sua storia della letteratura calabrese avrà modo di
credere che in quei volumi sta il meglio di Crupi, il lavoro più generoso e più coerente,la grandezza del suo spirito storico,critico e letterario. Chi scrive una storia della letteratura calabrese deve avere
alla base non solo una solida cultura, ma un parametro unico di valutazione almeno come riferimento. Una storia della letteratura resta
ed attesta il vero estro dell'autore. Certo il discorso sul professore
Crupi sarà obiettivo dopo che il suo tempo ed il suo operato saranno svelenati e studiati con obiettività e impegno libero da compromissioni.
Intanto possiamo dire che il professore Pasquino Crupi è stato un
grande uomo di cultura, un uomo di impegno, un critico animoso
ma intelligente. E profondo.
RICORDANDO PASQUINO, TRA MUSICA E POESIA POPOLARE
dispetto dei processi di standardizzazione e appiattimento culturale operato dai moderni mezzi di comunicazione di massa, continuano a manifestarsi, in
Italia così come in altre zone d’Europa, forme musicali e poetiche che le comunità, i gruppi e in alcuni
casi gli individui, riconoscono come parte del loro
patrimonio culturale. Lungi dall’essere considerate
delle “fossilizzazioni” o “relitti” del passato, tali
eredità costituiscono forme espressive attuali, radicate in particolare nelle culture di tradizione orale, costantemente “ricreate” e fruite da uomini e donne di generazione diversa che vivono la realtà
odierna fra televisioni, computer e telefonini portatili. Esse esprimono il
senso della continuità storica e costituiscono l’elemento essenziale dell’identità culturale di un determinato territorio.
Chi suona o ascolta il suono di una zampogna o di una chitarra battente,
oppure chi canta a stornelli, recita o ascolta una poesia in vernacolo, lo fa
perché ne ricava piacere estetico, perché quel suono o quelle parole esprimono un significato di identificazione e di appartenenza socio-culturale.
Vivere in questo modo la musica e la poesia è cosa ben diversa dall’esporsi
passivamente alle onde sonore irradiate da un altoparlante che rappresenta l’esperienza comune, uniformata e appiattita, della nostra epoca. Certe
cose continuano ad esistere soltanto perché ci sono delle persone per le
quali esse hanno dei significati e dei valori condivisi e attuali. Se così non
fosse, se dietro alle voci e ai suoni della tradizione non vi fossero delle persone con i loro sentimenti, il loro modo di vivere e di pensare, tutto ciò non
avrebbe senso e sarebbe scomparso da tempo.
Nell’atmosfera condivisa di sentimenti e di passioni, tra musica e poesia
popolare, abbiamo voluto rivivere l’ebbrezza di una serata come tante
trascorse in compagnia di Pasquino Crupi. L’intellettuale calabrese, il giornalista dalla penna schietta a volte travolgente, bellicosa ed irruente; esponente quasi unico di quel sano meridionalismo fatto di cose semplici e genuine, come un lauto banchetto tra amici, il pane e il vino, l’autentico rosso
di Calabria che fa sentire l’eternità.
A lui è diretto il nostro pensiero di stima e di riconoscenza, tra il suono di
una zampogna e di una chitarra battente, un canto ad aria, una poesia in
dialetto calabrese. Ad un anno esatto dalla sua scomparsa, nel Parco delle
Rimembranze, Bovalino ha voluto ricordare così l’amico Pasquino, il giornalista, l’appassionato studioso e storico della Calabria, l’inquieto e ribelle
uomo del Sud sempre in prima linea, sempre a fianco degli ultimi e dei più
deboli.
Ferdinando Rocca
F
Il 19 Agosto 2013 si è spento il professore , ad un anno dalla
scomparsa in molti tra amici e allievi lo hanno voluto
ricordare con un pensiero. Lui è stato un maestro generoso.
GIUSEPPE BOMBINO
CAPPELLOAFALDA
RIDOTTA: LANA
GRIGIAD’INVERNO,
PAGLIAD’ESTATE. E
UNPROFUMODI
TOSCANOEDI
ZIPPO, PASQUINO
ERAANCHE
QUESTO...
UNAFRAGANZA
D’AUTORE
iero e lontano il pensiero si volge a quel tempo in
cui arguto e sottile l'intellettuale, lo studioso
appassionato e l'abile precettore, Pasquino Crupi,
componeva e costruiva il dibattito culturale,
sosteneva e partecipava allo spirito e all'azione di
chi aveva deciso di affrancare e contrastare l'imperante rigurgito della moderna società nei confronti di una memoria storica, la nostra, che per
la vastità dei suoi contenuti e dei suoi personaggi
avrebbe certamente offuscato quella ufficiale e spostato il baricentro
della sua narrazione. L'ombra di un finto oblio, di un immotivato ed
inesistente vuoto culturale, ha nel tempo giustificato e consentito la
tessitura di un silenzio tramato convenientemente per annullare e soggiogare la forza e la dignità del nostro popolo. Così, ci è stato tolto
onore e orgoglio, così, oggi disconosciamo noi stessi e il rumore dei
passi che fecero il nostro cammino. La voce di Pasquino, la sua ansia
intellettuale, la sua passione, al pari della sua saggezza e conoscenza,
ha scosso i torpori e scardinato i
blocchi imposti al grandioso
movimento culturale che, interrottosi e deturpato dall'inganno,
dovrà ripartire da noi, da questi
istanti di verità che abbiamo
avuto modo di vivere attraverso il
suo impeto e la sua conoscenza.
Pasquino ci ha fatto dono della
sua forza narrativa, del fascino
della sua oratoria che conquista e
pesantemente condiziona. Non
possiamo, quindi, più far cadere il
verbo della sua lectio, non possiamo disperdere quel pensiero e la
storia dell'uomo, quella storia che
fu anche la nostra. La consapevolezza di essere noi stessi, terra
avida di sapere e gravida di conoscenza fu missione dell'alto magistero di questo uomo fiero e nobile, di un intellettuale che ha saputo interpretare l'essenza del pensiero,
guardare
oltre.
L'intellettuale, d'altronde, è colui
che conosce l'inizio e la fine dell'epoca in cui vive, i suoi elementi
effimeri, i sintomi contingenti, e li supera. Il tempo dell'intellettuale, il
tempo di Pasquino, è stato anche il nostro tempo, ma Pasquino ci ha
parlato dei secoli, ci ha anticipato la storia e i fenomeni; per questo è
stato intermediario tra noi e la storia, ha realizzato dalla frammentarietà l'unione, dal provvisorio l'immanente. È questo oggi il compito
che si richiede ai saggi, alle illustri menti, saper restituire valore e
memoria, dare e mettere a sistema ogni intelligenza per
realizzare una visione culturale radicata ed autorevole
che risolva l'inadeguata condizione attuale, che sia
capace di dare ferme ed efficaci risposte agli eventi. Non più tardi di un anno fa dissi: “Cade e si
ferma oggi il lento e audace cammino del meridionalismo”, perché: “ muto davanti al dolore
per il vuoto e per l'assenza del più tenace dei
suoi contemporanei figli, per la perdita di quella
luce che ha spostato il peso della storia, che ha
rimosso l'ingombro delle opache polveri del
tempo e dissolto le ambiguità di quelle convenienze storiografiche che hanno gettato nell'oscurità il
processo di crescita e di affermazione di un intero
popolo”. Oggi ricordiamo non la morte ma la vita e il
pensiero vivido, forte, che non si commisera e non si ferma. Non
ci spegniamo nel dolore e nello sconforto, ma ammiriamo ciò che è
stato andando avanti. Tutti noi affrontiamo e ricordiamo con mestizia,
intimo e profondo affetto la sofferenza di un anno fa. Ritorniamo ad
un anno e ad una vita fa, quando il vigore e la forza di quella intelligenza costruiva ancora la nostra passione e il nostro amore per la
nostra terra. Non riconosciamo da quel tempo il nostro tempo e viaggiamo soli nell'asciutto mare delle singole meditazioni, delle individuali considerazioni, rimpiangiamo dunque quella guida, l'amico e il pungente interprete della quotidiana impresa umana. Abbiamo conosciuto e amato quel tempo e quella vita divenuta piena attraverso quelle
intense e liquide riflessioni, quegli aneliti e quei accorati inni alla
sacralità e alla dignità dell'intero meridione.
Grande il senso di gratitudine per Pasquino e per quel grande movimento culturale meridionalista che con lui ha sicuramente avuto inizio.
Pasquino
ci ha
parlato
dei secoli
LA VOCE DI PASQUINO, LA SUA ANSIA
INTELLETTUALE, LA SUA PASSIONE, AL PARI
DELLA SUA SAGGEZZA E CONOSCENZA,
HA SCARDINATO L’INGANNO
L’angolo della poesia
RIVIERA
Il sole splende in cielo e tu in terra,
per me sei in questo mondo la più bella.
Il sole splende in cielo con la luna
io ti amo bella mia come nessuna.
Le stelle stanno a fare compagnia
e cantano una dolce melodia,
quando ti affacci tu bellezza mia
Per tante gocce d'acqua porta il mare
io tanto amore ti vorrei donare.
Per tante gocce d'acqua porta il mare
io tanto bene ti voglio augurare.
in mezzo a un prato verde pieno di rose
quegli occhi tuoi dicon tante cose.
Splendono gli occhi tuoi
gioia e amore,
splendono gli occhi tuoi
dentro il mio cuore.
Per quante stelle conta il cielo immenso
ovunque bella mia sempre ti penso.
Per ogni cosa al mondo trovi il verso
tu la più bella sei dell'universo.
Furfaro Giuseppe
BLOB
Vacanze Locresi
Leggere ad Agosto
Il sole a precipizio sulla testa come un fuoco sospeso poco
in alto, il mare a pochi metri con l’onda pigra e la battigia
simile ad un lungo argine; e sprofondare dentro un racconto, aiutati dalla serenità della vacanza, diventarne
parte e assaporare il gusto delle storie, è il miglior modo
per assaporare la realtà e, soprattutto, di “allargarla”.
Agosto, libro mio ti conosco !
La differenza c’è ma non si nota: Antonio Ceravolo
dal rione Sbarre di Siderno e Michele Zarrillo da
Roma cantante di grande successo. E’ l’interprete
di “Su quel pianeta libero” ed “Una Rosa blu”. Ma
anche di “Soltanto Amici“, noi soltanto amici noi
tu lo sai, non vorrei, soltanto amici noi, ma credo
che cambierà quando il sole scopriremo la realtà,
o magari restemo amici ma, più di lì non andrai.
soltanto amici noi”.
Gruppo Pineta
Gruppo Pineta. Tenersi dentro le proprie idee non dà
risultati, la discussione, anche
se a volte un pò animata,
delinea un'idea comune. Un
punto di partenza per concretizzare un uguale pensiero.L'idea luminosa che fa
capolino nel cervello del
nostro
amico
Bruno
D'Agostino è stata originale. Non sale con file di poltrone, non aria condizionata
necessaria per la calura di
Luglio e Agosto, ma un
luogo all'aperto come una
pinetina, con aria salubre, e
con tante panchine, dove seduti si discute
liberamente e democraticamente, di politica, e di tanti altri problemi che oggi affliggono la nostra Italia. Non si ha certamente la presunzione di volerli risolvere ma intanto se ne discute e cosa importante, con la conoscenza delle idee, si fa amicizia. Liberi
incontri e dissertazioni politiche (mattino e pomeriggio Luglio e Agosto)Siderno - pineta municipio, lato del cerbiatto.
Intrattiene e conduce Signor Bruno D'Agostino
Auguri & Compleanni
Kasia, tanti
auguri
per i tuoi
30 anni
dalla tua
famiglia
I migliori
auguri
per il tuo
compleanno
papà
Le amicizie si coltivano nel tempo, non s’improvvisano. La “serata
giusta”, per ritrovarsi assieme. Si può decidere benissimo che la frequentazione di alcuni amici a volte può arricchire ben più che una
serata di alta società. Prove tecniche di conurbazione Siderno-Locri
Roccella Forever
Vittorio Zito, Vincenzo Bombarderi e
Francesco Ursino. Roccella Jonica brinda
ad un estate sfolgorante. A forza di organizzare eventi hanno perso i capelli, forse
gli ricresceranno in vista delle prossime
elezioni regionali
Ymca Streetball
Come disse David Laughlin (Bob Balaban) nel celebre film “Incontri ravvicinati di terzo tipo”:”Non
abbiamo scelto questo posto! Non abbiamo scelto
questa gente! Si sono invitati... Ed anche quest’anno l’Ymca Streetball è stato un grande successo.
L’Oroscopone del vocabolario
by Giuditta
Ariete: una mano, un osso o una zampa,
proveniente dal passato, dal presente o
dal futuro, sarà la vostra ancora di salvezza per questa settimana. Non abbiate
paura se chi vi tende la mano è un fantasma del passato. Sarà per aiutarvi.
Cancro: presa al palmo per una lama 2224 per dissezione standard. Clamp vascolare all'aorta e by-pass veloce sull'autostrada
del cuore. Elettroshock con pinza a coccodrillo e se il cuore non riparte, sostituitelo
con uno artificiale. Suturate tutto con catgut ed evitate gli spasimi.
Toro: mai più. Avete deciso. Mai più
lasciarsi prendere da liturgie e riti sociali,
volete tirare dritto per una volta, senza
salutare nessuno, senza ascoltare fanfaluche e salamelecchi. Lamenti, lungaggini,
lenocini collettivi tra luridi ladri lendinosi...
Leone: non vi trovate molto fotogenici nei
selfie? Provate con una fonoincisione invece di una fotografia. Se dovesse andar
male usate del materiale fonoisolante o
una fonomimia elaborata da un fonologo.
Se va bene un fotomontaggio, sperando
non siate fotosensibili o fotofobici. Una
fotocopia?
Gemelli: la forte contrazione planivolumetrica del vostro corpo non durerà che
la frazione di continuum spazio-temporale
del periodo estivo. In coincidenza con l'arrivo della Fiera di Portosalvo inizierete a
subire un incremento della massa grassa.
Procuratevi un peplo.
Vergine: spudoratamente andate giro
spruzzolati di spasmodica simpatia. Attenti
a non sprofondare nelle sabbie mobili del
selfishness . Evitate spropositi, sproloqui e
spremiture di meningi. Siate seri ma senza
sprezzatura.
SETTIMANALE
www.rivieraweb.it
DOMENICA 24 AGOSTO 23
Tra stocco, funghi porcini e
ricotta affumicata, nella
Mammola d’altri tempi, rivive Gigi Sarroino management e la sua allegra combriccola capitanata, come al
solito,
dal
veterano
Anthony Voice. Tanti giochi
e tanto divertimento grazie
alla loro effervescente simpatia. A portare i saluti dell’amministrazione comunale
è stato il Primo Cittadino
della capitale della Limina,
Antonio Longo.
Uomo in gamba
In mezzo a tanti ha scelto proprio lui: l’attrice
che vediamo nella foto ha deciso di adagiarsi
sulle gambe dell’assessore locrese Raffaele
Sainato
#Icebucketchallenge il gavettone Pro-Sla
che impazza in rete. Nominiamo Maria
Carmela Lanzetta, Pietro Crinò, Giorgio
Imperitura ed i Commissari straordinari della
Locride. Svegliaaa!!! Inviateci i vostri video e
foto su [email protected], intanto potete
visionare alcuni dei “nominati” a pag 12 e 13
1960 amici di Locri
Sono passati 54 anni anni ma il tempo sembra essersi fermato nei ricordi di questo gruppo d’amici. Ecco a voi, da sinistra: Piero
Palermo, Pepè Caroleo, Franco Parrello e
Sasà Congiusta.
Arrampicatrice
Il Condor “svolazzante”
Hai mai seguito il volo
di un Condor o di un
gabbiano,
traiettorie ardite nel
vento,
dentro al cielo lontano?
Io sono così
e ho voglia
di volare,
mentre
dico che
ti avrò.
E ti
avrò.
La
nostra
collaboratrice
Sara
Iacopetta è una grande appassionata
di “Arrampicata Sportiva”Per raggiungere “la vetta” bisogna avere
grande costanza negli allenamenti e
soprattutto non perdersi d’animo.
Sara svegliati è primavera!
I ragazzi di Via Cimato
Che goduria!!!
Direttamente da Palizzi
Marina ecco a voi l’amico Tonino Proietto, leader dell’Etoile Beach:
“apro gli occhi e ti
penso ed ho in mente
te ed ho in mente te.
Io cammino per le strade ma ho in mente te
ed ho in mente te
Ogni mattina uo uo
ed ogni sera uo uo
ed ogni notte te..
Fabrizio Caridi ha postato su facebook:
“ecco i ragazzi della via Cimato che mi
hanno dato sempre consigli positivi a partire dall'etá di 9 anni”. Nella foto i signori Carlino, Cherubino, Fragomeni,
Trimboli, Galeano e Belligerante.
Bilancia: I roditori sono un vostro incubo?
Topi, zoccole, surici e suricilli? Ricordate
che ogni essere vivente ha il suo predatore naturale, anche voi siete prede degli
altri esseri umani, e lo sareste dei grandi
felini se foste nella savana. Avete pensato
ad un gatto?
Capricorno: Rampantismo senza limiti, al
posto del cuore avete un registratore di
cassa e invece del cervello un preventivo?
Fagocitate offerte, osmotizzate domande,
negoziate trasferimenti, scomponete
bonifici e giroconti? Che vita da protozoo!
Scorpione: siete perfettamente in grado
di autogestirvi e autoalimentarvi. Le cure
parentali non vi occorrono più. In cerca di
autoaffermazioni dovreste provare un
audizione come autista. Buoni auspici
dagli astri. Accentrate l'attenzione e
aumentate l'attesa.
Acquario: meteorologi meteoropatici
con meteorismo gastrico. Xanax, Xenical,
Xilitolo, niente vi aggiusta lo stomaco,
condannati a soffrire per la vostra gola e
ingordigia. Xeres a tutte le ore per dimenticare che vivete in una xerosfera.
Pentitevi prontamente oppure perite!
Sagittario: il pane dell'attesa e della
pazienza è completamente raffermo e
ammuffito, neanche buono per farci la
mozzarella in carrozza. Raminghi ronzate
rattrappiti nella regressione della vostra
routine. Magari capitasse un rêverie. Ma
niente, realtà e razionalità rimangono
ferme come gli occhi di un ritratto. Se ne
riparlerà.
Pesci: l'orologio scandisce il vostro attraversare il tempo, nel passaggio dal passato al futuro attraverso il presente. Gli
ornamenti dell'ovvio sono opzionali.
Occhio agli ormoni che ondeggiano
ossessionandovi. Noblesse oblige.
“Le Macine” Ristorante
Contrada Nicolao snc uscita svincolo Mammola (RC)
Info & prenotazioni: 388 8091248 - 347 9636299