Inflazione e disoccupazione
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Inflazione e disoccupazione
Inflazione e disoccupazione Inflazione salariale e disoccupazione Nel 1958 Phillips mise in luce l’esistenza di una relazione inversa tra variazione dei salari nominali e tasso di disoccupazione; Curva di Phillips Dato che le variazioni dei prezzi dipendono in buona misura da quelle dei salari, anche il tasso di variazione dei prezzi (inflazione) e il tasso di disoccupazione sono inversamente correlati; La coesistenza dell’inflazione e della disoccupazione (ossia la stagflazione) non è spiegabile alla luce delle teorie tradizionali che fanno dipendere ΔW/W dallo squilibrio del mercato del lavoro; Due possibili spiegazioni (non alternative ma complementari) sono: le imperfezioni del mercato del lavoro; il conflitto distributivo tra lavoratori e imprenditori. Imperfezioni del mercato del lavoro La spiegazione basata sulle imperfezioni del mercato del lavoro postula l’esistenza di un tasso di disoccupazione (ū) al di sotto del quale la disoccupazione non può scendere; In questo caso, le tensioni inflazionistiche sarebbero da attribuire al tentativo delle autorità responsabili della politica economica di far scendere la disoccupazione al di sotto di ū; In aggiunta all’approccio di Beveridge basato sulle frizioni del mercato del lavoro, esistono diverse teorie che cercano di spiegare le determinanti di ū. Tra di esse troviamo: le teorie del salario di efficienza; I modelli insider-outsider; I modelli con sindacato di contrattazione salariale. Le teorie del salario di efficienza Le teorie del salario di efficienza si basano su due presupposti: esistono delle asimmetrie informative tra imprese e lavoratori che impediscono alle prime si osservare con precisione la produttività dei secondi; il salario percepito dai lavoratori influenza positivamente la loro produttività; Da un punto di vista formale, il legame tra produttività e salario viene descritto attraverso una funzione di effort (EE) del tipo: e = e(w) dove w=W/P. Le teorie del salario di efficienza (continua) In una situazione del genere, la funzione di produzione può essere scritta come Y=F[e(w)N] e il problema di massimo profitto delle imprese può essere scritto come: Π=F[e(w)N]-wN Le teorie del salario di efficienza (continua) Se le imprese sono nella posizione di poter fissare il salario reale (w) e il livello di occupazione (N), le condizioni del primo ordine diventano le seguenti: 0 F ' ewN ew w N 0 F ' ewN Ne ' w N w Dividendo la seconda per la prima si ricava facilmente che we' w 1 ew Il salario di efficienza ottimale (wef*) è quello tale per cui l’elasticità dell’effort rispetto al salario reale è uguale a 1 (condizione di Solow, 1979). Le teorie del salario di efficienza (continua) ū Quando il salario di efficienza ottimale (wef*) è maggiore del salario che assicura l’equilibrio tra domanda (ND) e offerta (NS) di lavoro sul mercato del lavoro stesso tende a persistere un tasso di disoccupazione (strutturale e involontaria) proporzionale a ū. Modelli insider-outsider I modelli insider-outsider si basano sull’esistenza di un conflitto di interessi tra lavoratori occupati (insider) e i lavoratori disoccupati (outsider); Questo conflitto di interessi si basa sul fatto che in genere le posizioni degli insider sono protette dai costi di turnover del lavoro (costi di assunzione e costi di licenziamento); Anche se entrambe le categorie di lavoratori fossero dotate della stessa produttività, in presenza di costi di turnover del lavoro, insider e outsider diventerebbero non perfettamente sostituibili per le imprese; In una situazione del genere, se gli insider hanno una qualche voce in capitolo nella determinazione dei salari possono far leva su questa imperfetta sostituibilità per spuntare retribuzioni superiori. Modelli insider-outsider (continua) Supponiamo che insider e outsider siano entrambi disposti a lavorare per livelli del salario superiori o uguali a wr (salario di riserva) e che CMgT siano i costi marginali di turnover del lavoro; In una situazione del genere, ID diventa la domanda di insider per le imprese e OD la domanda di outsider; Se il livello di occupazione è inferiore o uguale a Nmin, la produttività degli insider è sempre maggiore di wr+CMgT. Di conseguenza, Nmin definisce il livello minimo di occupazione per la singola impresa; Se il livello di occupazione è superiore o uguale a NMAX, la produttività degli insider è sempre inferiore a wr. Di conseguenza, NMAX definisce il livello massimo di occupazione per la singola impresa; Ogniqualvolta, il numero di insider (NI) cade nell’intervallo (Nmin,NMAX) nessun outsider viene assunto (NO=0). Inoltre, gli insider possono spuntare un salario wi* maggiore di wr e sul mercato del lavoro avremo una disoccupazione involontaria pari a ū; Modelli insider-outsider (continua) Disoccupazione frizionale (ū) e relazioni insider-outsider (Lindbeck e Snower, 1988) Sindacati e contrattazione salariale In molte imprese la contrattazione dei salari avviene a livello collettivo tramite un sindacato; Supponiamo che l’intera forza lavoro sia rappresentata da un sindacato e che sia in corso una contrattazione tra questa organizzazione e una generica impresa; Inoltre, assumiamo che una volta fissato il salario (w) l’impresa decida unilateralmente il livello di occupazione (N). Questo modello di contrattazione è noto come right to manage. Il modello right to manage Solitamente nel right to manage si assume che il sindacato massimizzi l’utilità attesa del proprio iscritto rappresentativo: N0 N0 E U qU w 1 q U b U w 1 U b N N dove q è la probabilità di rimanere occupato, b è il sussidio di disoccupazione ed N0 è il numero di iscritti al sindacato. NS ū Gli aggregati del mercato del lavoro Forza lavoro (FL): lavoratori occupati (N) + lavoratori disoccupati in cerca di occupazione (DIS); Tasso di partecipazione: rapporto tra la forza lavoro (FL) e la popolazione civile in età lavorativa (15-65 anni); Tasso di disoccupazione (u): rapporto tra il numero di disoccupati e la forza lavoro, ovvero, DIS/FL; Tasso di occupazione: rapporto tra il numero degli occupati (N) e la popolazione in età lavorativa; Il problema dei NEET (Not engaged in Education, Employment or Training); Un viaggio nel mercato del lavoro europeo Popolazione, forza lavoro, occupazione e disoccupazione nell’UE 27 (2011) Un viaggio nel mercato del lavoro europeo Tasso di disoccupazione medio in Europa (2011) Un viaggio nel mercato del lavoro italiano 60,782 milioni 40,091 milioni 25,419 milioni 22,279 milioni 3,14 milioni 14,672 milioni NEET: 2,052 (15-34 anni) Popolazione, forza lavoro, occupazione e disoccupazione in Italia (2014) Un viaggio nel mercato del lavoro italiano Tasso di disoccupazione in Italia (1977-2014) Mercato del lavoro e conflitto distributivo Il prodotto nazionale (Y) si suddivide tra redditi da lavoro ((W/P)N) e redditi da capitale (Π); Y = (W/P)N+Π Dividendo membro a membro a membro per Y otteniamo 1 = (W/P)/a+Π/Y Data la produttività del lavoro (a), esiste una relazione inversa tra salario reale (w=W/P) e quota dei profitti (Π/Y). Questo è il nocciolo del conflitto distributivo. Le richieste salariali dei lavoratori Si possono fare tre ipotesi riguardo alla formazione della richiesta di salario nominale da parte dei lavoratori: i lavoratori non soffrono di illusione monetaria, quindi si interessano al salario reale w = W/P e non tanto a quello nominale W; il potere contrattuale dei lavoratori aumenta al diminuire del tasso di disoccupazione (u); esiste un salario di riserva (g) al di sotto del quale il lavoratore sceglie di fare attività in proprio o di non lavorare. Le tre ipotesi si possono così formalizzare: g e W P u Le richieste salariali dei lavoratori Nelle richieste salariali dei lavoratori entrano i prezzi attesi (Pe) e non i prezzi effettivi (P) in quanto la determinazione dei prezzi è una prerogativa degli imprenditori; Inoltre, se W = (g/u)Pe, allora Con u = 0, W→+∞; Con u = 1, W/Pe = g. Spirale prezzi-salari Se vi è, ad esempio, una politica economica espansiva, la disoccupazione scenderà, questo accrescerà le richieste salariali W e gli imprenditori scaricheranno questi aumenti sui prezzi P. I lavoratori rivedranno le proprie aspettative sui prezzi, alzando ulteriormente le richieste salariali e così via. In questo modo, si innesca la cosiddetta spirale prezzi-salari; Mettendo a sistema la precedente equazione dei salari con la formula del prezzo proposta nel Capitolo 8, ovvero, P = W(1+z)/a si ottiene la funzione dinamica del livello dei prezzi (dove a, z e g sono dati): g (1 z ) e Pt Pt aut (8) Spirale prezzi-salari (continua) Dato che u = DIS/FL = (FL-N)/FL) = 1 - N/FL, che Y = aN e che Y* = aFL (prodotto potenziale), u può essere sostituito con (1-Y/Y*) per ricavare g (1 z ) e Pt P t * a(1 Yt / Y ) (8.a) In questo modo, l’equazione (8.a) – mettendo in relazione il livello generale dei prezzi e il reddito – diventa una nuova funzione di offerta aggregata (AS) che dipende positivamente da Yt e che ha come asintoto verticale il reddito potenziale (Y*). Ruolo delle aspettative L’equazione (8.a) riassume le due equazioni dei salari e dei prezzi ed esprime la possibilità di una spirale prezzi-salari. Si osserva, infatti, che il livello effettivo dei prezzi è influenzato dal livello atteso degli stessi (Pe); Si possono fare diverse ipotesi sulla formazione delle aspettative, ossia su Pe . Considereremo le seguenti: aspettative date; aspettative adattive statiche; aspettative accelerative; aspettative razionali. Aspettative date Le aspettative sono date quando i lavoratori ritengono che esista un livello normale dei prezzi P* e che qualunque deviazione rispetto a questo livello dato debba considerarsi temporanea: Pet= P*. L’equazione (8) diviene: g (1 z ) * Pt P aut e la curva AS (equazione 8.a): g (1 z ) * Pt P a(1 Yt / Y * ) Sovrapponendo la AS con la funzione ADp è possibile trovare una coppia (Y,P) di equilibrio (Figura 9.2); Con aspettative date un’eventuale espansiva non genera inflazione. politica economica Aspettative adattive statiche Definiamo aspettative adattive statiche l’ipotesi che il livello dei prezzi atteso per il periodo t sia uguale a quello del periodo precedente (t-1), quindi che i lavoratori non si attendano alcuna inflazione: Pet= Pt-1. g (1 z ) Pt 1 L’equazione (8) diviene: Pt aut e la curva AS (equazione 8.a): g (1 z ) Pt Pt 1 * a(1 Yt / Y ) L’equilibrio di medio-lungo periodo, dove le aspettative sono verificate (Pt = Pet = Pt-1) porta a definire il prodotto non inflazionistico YNI (inferiore al prodotto potenziale): g (1 z ) YNI 1 Y* a Equilibrio con aspettative adattive statiche e politica economica espansiva Nella Figura 9.3 l’equilibrio del sistema è nel punto E0 dove si incontrano le curve ADP e AS e il livello dei prezzi effettivo è uguale al prezzo atteso Pet = Pt-1, mentre il prodotto è al livello non inflazionistico Yt = YNI < Y*; Si supponga una manovra espansiva di politica fiscale e/o monetaria. Si sposta verso l’alto la curva ADP , il reddito cresce e cade la disoccupazione, ma salgono i prezzi; I lavoratori nel periodo successivo chiedono un aumento salariale che le imprese trasferiscono sui prezzi: la AS si sposta verso l’alto in E2; Si torna al livello iniziale di reddito non inflazionistico YNI; La manovra nel lungo periodo non ha avuto effetti sulla disoccupazione ed ha generato un’inflazione temporanea; Se le autorità vogliono mantenere un reddito superiore a YNI, devono ripetere continuamente le politiche espansive, accettando un costante aumento dei prezzi (un tasso d’inflazione costante maggiore di zero). Politica economica restrittiva Politica monetaria e/o fiscale restrittiva (ADP si sposta a sinistra verso il basso); In teoria dovrebbe accadere l’opposto del caso precedente: l’equilibrio dovrebbe passare da E0 a E1, dove il reddito è più basso (la disoccupazione più alta), ma anche i prezzi sono più bassi. Successivamente anche la AS si dovrebbe spostare verso il basso e si avrebbe un nuovo equilibrio in E2: si tornerebbe al livello iniziale di reddito, ma con prezzi più bassi; Nel caso di rigidità verso il basso di prezzi e salari (come accade nella teoria insider-outsider o nella teoria dei salari di efficienza), il sistema potrebbe però attestare nella posizione di equilibrio ER (equilibrio di recessione) con un reddito più basso, prezzi inalterati e disoccupazione. Si veda la Figura 9.4. Curva di Phillips (aspettative adattive) Dividendo per Pt-1 ambedue i lati dell’equazione (8.a) si ricava la curva di Phillips. Infatti, se Pte=Pt-1 Pt Pt g (1 z ) tenuto conto che 1 t Pt 1 aut Pt 1 g (1 z ) si ottiene t 1 aut [15] La curva di Phillips mostra il trade-off tra inflazione e tasso di disoccupazione (Figura 9.5) (o tra 𝜋 e Y, Figura 9.6); u può variare tra 0 ed 1. Per u che tende a zero, si avrà un’inflazione tendente ad infinito, mentre per u che tende a 1 si avrà un’inflazione negativa (dato che g(1+ z)< a); La curva taglia l’asse delle ascisse al livello del tasso di disoccupazione non inflazionistico uNI=g(1+z)/a al quale corrisponde il livello di reddito YNI . Aspettative adattive: la relazione tra uNI e YNI È possibile dimostrare che uNI e YNI sono legati da una particolare relazione, infatti Y FL N N Y a u 1 1 * 1 * Y FL FL Y a Sostituendo nella curva di Phillips g 1 z t 1 Y a1 t* Y ut Se πt=0, allora Yt=YNI, ovvero YNI g 1 z g 1 z 0 1 * 1 YNI 1 u NI Y * Y a YNI a1 * u NI Y YNI 1 u NI Y * u NI g 1 z a Modello IS-LM con inflazione in economia chiusa Possiamo ora integrare il lato della domanda composto dalle funzioni IS e LM con il lato dell’offerta (curva di Phillips), in modo da tener conto dell’inflazione; Nella funzione IS in economia chiusa occorre sostituire il tasso di interesse nominale con quello reale: Y G ( A br ) Data l’equazione di Fisher, ovvero, r=i-πe, la IS può anche essere scritta come: Y G ( A bi b e ) Si segnala inoltre che nella funzione LM la stabilità della quantità reale di moneta (M/P) richiede che offerta di moneta e prezzi varino allo stesso tasso: 𝛥M/M = 𝜋 . Modello IS-LM con inflazione in economia chiusa: le formule Tenendo conto che l’offerta di moneta è sotto il controllo della banca centrale, il modello IS-LM con inflazione in economia chiusa è composto da un sistema di 5 equazioni e 5 incognite (Y,i,r,M/P,π): funzione IS: Y=αG(Ā-br) 1 M kY funzione LM: i L h P relazione di Fisher: r=i-πe g 1 z 1 curva di Phillips: * a 1 Y / Y Equilibrio dei saldi monetari: ∆M/M=π Politica fiscale Figura 9.7: una politica fiscale espansiva sposta la IS a destra e l’equilibrio da E0 a E1, con un incremento del prodotto (e una riduzione della disoccupazione); Nel nuovo equilibrio si genera inflazione; La quantità reale di moneta (M/P) si riduce e quindi la LM si sposta verso sinistra; Il prodotto torna al livello iniziale: la manovra fiscale nel medio periodo è inefficace; Nell’equilibrio finale (punto E2) l’aumento della spesa pubblica ha spiazzato gli investimenti privati a causa dell’aumento del tasso d’interesse. Politica monetaria Figura 9.8: una politica monetaria espansiva porta la LM a destra e l’equilibrio da E0 a E1, con un incremento del prodotto (e una riduzione della disoccupazione); Nel nuovo equilibrio si genera inflazione; La quantità reale di moneta (M/P) si riduce e quindi la LM ritorna verso sinistra. Il prodotto torna al livello iniziale: la manovra è inefficace. Affinché si mantenga il livello di reddito più elevato, la Banca Centrale deve ripetere la politica espansiva. Questo farà sì che l’inflazione rimanga stabilmente sopra il livello zero e ciò porterà gli agenti ad incorporare nelle aspettative sui prezzi anche un’inflazione diversa da zero. Una politica monetaria espansiva presenta però il rischio di un’accelerazione dell’inflazione (come vedremo analizzando altre tipologie di aspettative). IS’ IS’ i2=i0+π1 Modello IS-LM-BP con inflazione in economia aperta In economia aperta la funzione IS diviene: Y m ( A X vR br ) Occorre anche aggiungere la condizione di equilibrio della Bilancia del Pagamenti: i=if+∆e/e, dove e indica tasso di cambio nominale). Inoltre, affinché sia mantenuta la competitività internazionale, il tasso di cambio reale R = ePf /P, deve essere stabile, cioè ∆R/R =0. Perciò, dato che R e Pf P e f R e Pf P e dovrà essere rispettata la condizione π=∆e/e+πf. Modello IS-LM con inflazione in economia aperta: le formule ll modello IS-LM con inflazione in economia chiusa è composto da un sistema di 7 equazioni e 8 incognite (Y,i,r,M/P,π,∆M/M,∆e/e): funzione IS: Y m ( A X vR br ) funzione LM: i 1 M kY L h P relazione di Fisher: r=i-πe g 1 z 1 curva di Phillips: * a 1 Y / Y Equilibrio dei saldi monetari: ∆M/M=π Modello IS-LM con inflazione in economia aperta: le formule (continua) equilibrio della bilancia dei pagamenti (parità scoperta): i=if+∆e/e Competitività internazionale: ∆e/e=π-πf Il modello si chiude tenendo conto del regime dei cambi: Cambi fissi: ∆e/e=0 Cambi flessibili: M / M M / M r rf rf=if-πf Conclusioni sui modelli IS-LM-BP con curva di Phillips In cambi fissi la politica monetaria è sempre inefficace (Capitolo 7), mentre la politica fiscale, efficace nel breve, diviene anch’essa inefficace nel medio periodo a causa della variazione dei prezzi. Ad esempio, un aumento della spesa pubblica, che porta un aumento del prodotto e una riduzione della disoccupazione, genera inflazione. Questa riduce la competitività internazionale peggiorando le esportazioni nette. In cambi flessibili la politica fiscale risulta inefficace già nel breve periodo (Capitolo 7), mentre la politica monetaria può essere efficace se la Banca Centrale è disposta a generare inflazione e la moneta nazionale si deprezza continuamente per mantenere la competitività. Questa conclusione però è valida sotto l’ipotesi di aspettative adattive, cioè che, pur in presenza di una perdurante inflazione, i lavoratori continuino ad avere aspettative di assenza di inflazione. In quale regime di cambio si trova l’Italia? Fino al 1999, l’Italia faceva parte del Sistema Monetario Europeo (SME) che può essere definito come un sistema di cambi fissi aggiustabili. Con l’espediente delle svalutazioni una tantum era possibile ridare efficacia alla politica fiscale anche nel breve periodo; Con l’adesione all’Unione Monetaria Europea (UME) la possibilità di svalutazioni è preclusa e all’interno dell’UME vige un sistema di tassi di cambio irrevocabilmente fissi. Tuttavia, nei confronti del resto del mondo, l’euro è un regime di tassi di cambio flessibili. Aspettative accelerative Nel caso in cui l’inflazione risulti costantemente diversa da zero, i lavoratori chiederanno di adeguare i salari più frequentemente o di anticipare nell’aumento salariale l’inflazione attesa. In questo modo l’inflazione può subire un’accelerazione; Se si suppone, per semplicità, che il tasso di inflazione atteso sia pari a quello osservato nel periodo precedente, i prezzi attesi per il periodo t diventano: Pt e Pt 1 (1 te ) Pt 1 (1 t 1 ) In questo caso, l’equazione dei salari diventa: g Wt Pt 1 1 t 1 ut Aspettative accelerative (continua) Se Wt=(g/ut)Pt-1(1+πt-1), le decisioni di pricing delle imprese, ovvero, Pt=(Wt/a)(1+z), implicano che l’equazione (8) diventa g (1 z ) Pt Pt 1 (1 t 1 ) aut Dividendo membro a membro per Pt-1 e ricordando che Pt/Pt-1=1+πt, l’espressione precedente può essere utilizzata per ricavare la curva di Phillips aumentata dal tasso di inflazione atteso: g (1 z ) t (1 t 1 ) 1 aut [15.a ] NIRU e NAIRU Se si vuole conoscere il tasso di disoccupazione che rende zero il tasso di inflazione (NIRU), basta uguagliare a zero la [15.a], ovvero 𝜋t = 0 , e si ottiene: g (1 z ) u NI (1 t 1 ) a Se si vuole conoscere il tasso di disoccupazione che stabilizza il tasso di inflazione (NAIRU), basta porre nella [15.a] la condizione che πt=πt-1 e si ricava: g (1 z ) u NAI a Il NAIRU (uNAI) è detto anche tasso naturale di disoccupazione ed è unico, mentre il NIRU dipende dall’inflazione del periodo precedente. I due coincidono se l’inflazione nel periodo precedente, e quindi la sua aspettativa per il periodo presente, è nulla, ovvero uNI=uNAI(1+πt-1) Politica economica Si supponga di voler ridurre la disoccupazione sotto il livello naturale (NAIRU) tramite una politica espansiva (in Figura 9.11 da E0 a E1); L’inflazione aumenta, i lavoratori incorporano nelle richieste salariali un livello di inflazione più elevato e quindi la curva di Phillips aumentata delle aspettative di inflazione (15.a) si sposta verso l’alto. Infatti, la curva di Phillips aumentata delle aspettative ha la proprietà di fornire il tasso di inflazione atteso in corrispondenza di uNAI. Il tasso di inflazione aumenta ulteriormente (all’altezza di E2) e questo si ripeterà nel tempo, portando all’iperinflazione, se le autorità monetarie accettano la situazione aumentando sempre più l’offerta di moneta (M). Politica economica (continua) Se invece le autorità monetarie decidono di mantenere costante il tasso di crescita di M, la disoccupazione ritorna al livello NAIRU, ma l’inflazione rimarrà comunque maggiore di 0 (punto E3): la manovra nel medio periodo ha generato solo inflazione e non occupazione; Per riportare l’inflazione al livello iniziale (pari a 0) occorrerà una manovra restrittiva che per un certo periodo causerà un tasso di disoccupazione superiore al NAIRU; In conclusione, si può considerare la curva di Phillips inclinata negativamente come una curva di breve periodo, mentre nel lungo periodo la curva tende a spostarsi verso l’alto o verso il basso, a seconda che il tasso di disoccupazione stia rispettivamente a sinistra o a destra della retta verticale corrispondente al NAIRU. Rigidità verso il basso dei salari nominali: il caso keynesiano Se i salari nominali sono rigidi verso il basso possono agire da freno alla caduta dei prezzi; In questo caso, il sistema rimarrebbe inchiodato in un punto come E4 della figura 9.11 e la disoccupazione non tornerebbe al livello uNAI. Ma è davvero la rigidità dei salari (e dei prezzi) che impedisce il ritorno al NAIRU? Per rispondere a questa domanda dobbiamo considerare gli effetti della deflazione sul tesso di interesse reale (equazione di Fisher). Trappola della liquidità e deflazione Supponiamo di avere un equilibrio IS-LM in corrispondenza di un tasso di interesse nominale pari a zero (i=0) e di un livello del reddito che data la curva di Phillips implica la presenza di deflazione (Y<YNI); Se non sono ammesse ulteriori riduzioni del tasso di interesse nominale, in virtù della formula di Fischer avremo un aumento del tasso di interesse reale; L’aumento, del tasso di interesse reale determina una riduzione degli investimenti che fa spostare la curva IS verso sinistra determinando una riduzione del reddito e un’accelerazione del processo deflazionistico (Figura 9.12); L’accelerazione della deflazione determina un ulteriore aumento del tasso di interesse reale che determina, a sua volta, un’ulteriore traslazione verso sinistra della IS. Aspettative razionali: la critica di Lucas Le aspettative adattive e accelerative si basano sull’ipotesi che le previsioni siano backward looking (orientate al passato). La critica di Lucas ipotizza invece che le persone formulino le proprie previsioni utilizzando in modo efficiente tutte le informazioni disponibili: teoria delle aspettative razionali. Il prezzo atteso diviene: Pte =Pt-1(1+π*), dove 𝜋* rappresenta il tasso di inflazione previsto o programmato. La curva di Phillips diviene: g (1 z ) t (1 *) 1 aut Politica economica con aspettative razionali I cambiamenti di politica economica, purché godano di credibilità, possono essere anticipati dagli operatori; Se, ad esempio, la Banca Centrale vorrà portare l’inflazione a zero e questo annuncio sarà ritenuto credibile, i lavoratori inseriranno 𝜋 = 0 nelle loro previsioni e la curva di Phillips si abbasserà istantaneamente, facendo sì che l’inflazione vada davvero a zero, senza bisogno di un aumento della disoccupazione; Viceversa se le autorità vorranno aumentare l’occupazione tramite una politica espansiva, questa potrà essere anticipata dagli operatori: la curva di Phillips di breve si sposterà verso l’alto e non si avranno effetti sull’occupazione, ma solo un aumento dell’inflazione; La politica economica quindi non produce effetti sulle variabili reali (prodotto, disoccupazione), mentre può incidere sul tasso di inflazione. Figura 9.11a Possibilità di deflazionare l’economia senza disoccupazione Con aspettative razionali dal punto E3 si può passare direttamente al punto E0 Disoccupazione e conflitto distributivo: gli altri attori Il tasso naturale di disoccupazione (NAIRU) è il centro gravitazionale dell’analisi svolta in quanto il tasso di disoccupazione tende a convergere verso uNAI; Abbiamo visto che il NAIRU è influenzato dal salario di riserva dei lavoratori (g), dal mark-up praticato dalle imprese (z) e dalla produttività del lavoro (a), ovvero u NAI g (1 z ) a Vi sono però altri fattori che ne determinano il livello, come: il cuneo fiscale; il prezzo delle materie prime; il potere contrattuale dei lavoratori (forza sindacale). Cuneo fiscale Supponiamo che l’aliquota di tassazione sui salari sia uguale a t. Di conseguenza, WDt=(1-t)Wt diventa il salario disponibile. Se le richieste salariali dei lavoratori riguardano il salario disponibile l’equazione dei salari diventa WDt=(g/ut)Pte ovvero Wt={g/[(1-t)ut]}Pte Le decisioni di pricing delle Pt=(Wt/a)(1+z), implicano che g (1 z ) e Pt Pt a1 t ut Se Pt=Pte, allora u NAI g (1 z ) a1 t imprese, ovvero, Il prezzo delle materie prime Se per produrre un’unità di Y servono υ unità di materie prime che hanno un costo unitario di PM quotato in valuta estera le decisioni di pricing delle imprese diventano Wt (1 z ) Pt Pt M e a Nel caso in cui Wt={g/[(1-t)ut]}Pte è possibile ricavare che g (1 z ) e Pt P dove t M a 1 Rt 1 t ut Se Pt=Pte, allora u NAI g (1 z ) a1 t 1 RtM M eP RtM t Pt Potere contrattuale dei lavoratori e sindacati Quando i salari nominali sono negoziati da un sindacato che un potere contrattuale pari a σ, l’equazione dei salari diventa Wt={σg/[(1-t)ut]}Pte Le decisioni di pricing delle imprese che tengono conto delle materie prime, ovvero, Pt=(Wt/a)(1+z)+υPtMe, implicano che g (1 z ) e Pt P t a1 RtM 1 t ut Se Pt=Pte, allora u NAI g (1 z ) a1 t 1 RtM Politiche economiche strutturali Se nel lungo periodo le politiche economiche congiunturali (di stimolo alla domanda aggregata) sono inefficaci (come nel caso dell’Italia), occorre utilizzare politiche strutturali (sul lato dell’offerta aggregata) che modifichino il tasso naturale di disoccupazione: incentivazione della ricerca e del progresso tecnico per aumentare la produttività e la competitività; politiche per il risparmio energetico e delle materie prime; politiche antimonopolistiche per ridurre il potere di mercato delle imprese (e quindi il mark-up); riduzione del cuneo fiscale; moderazione delle richieste sindacali. Imperfezioni del mercato del lavoro La coesistenza di inflazione e disoccupazione è stata sinora spiegata tramite il conflitto distributivo tra imprenditori, lavoratori dipendenti, Stato, produttori di materie prime e sindacati; Una spiegazione complementare è quella delle imperfezioni del mercato del lavoro: i disoccupati hanno bisogno di tempo per ricercare un lavoro e le imprese hanno bisogno di tempo per selezionare il personale. Questo tempo cresce se il sistema informativo è carente. Il mercato può avere segmentazioni professionali (ad esempio, ci può essere abbondanza di laureati in discipline umanistiche a fronte di una scarsità di tecnici). Il mercato può avere segmentazioni geografiche (ad esempio, in Italia, Nord e Sud). Se vi sono segmenti del mercato non perfettamente comunicanti, può accadere che anche in presenza di un’offerta di lavoro pari alla domanda, vi siano alcuni posti di lavoro vacanti e altrettanti disoccupati (tasso di disoccupazione frizionale). Visione integrata della curva di Phillips Nella teoria del conflitto distributivo tra imprenditori e lavoratori dipendenti, si possono inserire le considerazioni sulla disoccupazione frizionale, utilizzando nella curva di Phillips il tasso di disoccupazione ut al netto del tasso di disoccupazione frizionale: ut -ū. In questo caso, l’equazione dei salari diventa Wt={σg/[(1-t)(ut-ū)]}Pte Le decisioni di pricing delle Pt=(Wt/a)(1+z)+υPtMe, implicano che Se Pt=Pte, allora g (1 z ) e Pt P t M a 1 Rt 1 t ut u u NAI g (1 z ) u M a1 t 1 Rt imprese, ovvero, Visione integrata della curva di Phillips (continua) Se Pte=Pt-1(1+πte), allora la curva di Phillips diventa g (1 z ) e t ( 1 t ) 1 M a1 t 1 Rt ut u Alle politiche strutturali già presentate, si possono ora aggiungere quelle volte a ridurre il tasso di disoccupazione frizionale: riforme che aumentino la mobilità professionale; politiche di formazione e riqualificazione professionale; politiche dell’abitazione e incentivi per aumentare la mobilità geografica; politiche per attirare investimenti nelle aree con alta disoccupazione. Curva di Phillips nella realtà Analizzando i dati italiani (ma anche quelli americani), si conferma la conclusione teorica che non esiste una precisa relazione tra inflazione e disoccupazione nel lungo periodo, ma sembrano esservi diverse relazioni di breve periodo; In Italia nel dopoguerra e fino al primo shock petrolifero (1973) la curva di Phillips è stata abbastanza piatta, cioè l’inflazione era meno volatile della disoccupazione rispetto alle oscillazioni cicliche della domanda (Figura 9.15); Gli shock petroliferi degli anni Settanta (Figura 9.17) hanno accresciuto le aspettative di inflazione portando un incremento dell’inflazione pur in presenza di un lieve incremento della disoccupazione (Figura 9.18). Curva di Phillips nella realtà (continua) Negli anni Ottanta la curva di Phillips si trova traslata verso l’alto per la presenza delle aspettative di inflazione trainate dagli shock petroliferi degli anni ‘70. Inoltre la curva è anche molto più inclinata (Figura 9.19). Tra il 1980 e il 1996 si ha un lento e costoso processo di disinflazione che provoca un aumento della disoccupazione; Dal 1997 al 2007 (Figura 9.21) si avvia il riassorbimento della disoccupazione, mantenendo un livello di inflazione molto basso, grazie ad aspettative (razionali?) di stabilità dei prezzi, dovute all’entrata dell’Italia nell’Unione Monetaria Europea (e quindi al rispetto dei parametri di Maastricht); Nel 2008 il boom economico dei Paesi emergenti (Cina, India, etc.) porta ad un aumento della domanda di materie prime e quindi dell’inflazione, subito spenta dalla crisi mondiale prima finanziaria e poi reale. La Figura 9.21b mostra che in Italia fra il 2008 e il 2013 la disoccupazione è di nuovo aumentata, in un regime di stabilità dei prezzi.