GERMANIA 20 09 2003

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GERMANIA 20 09 2003
SABATO 20 SETTEMBRE 2003
LA REPUBBLICA 39
DIARIO
di
UN PAESE E LO SPECCHIO DEL PASSATO
IL SIMBOLO
Berlino, la porta di
Brandeburgo
luogo simbolo della
Guerra fredda e
della divisione delle
due Germanie a
cominciare dalla
capitale
(foto Contrasto)
GERMANIA
Tra nostalgia e ironia, i tedeschi riscoprono l’Est
BERNARDO VALLI
i dice che siano i giri della nostalgia. Ma non credo che sia
proprio questo sentimento
ad ispirare il turismo in Trabant.
Certo, sulle facciate ridipinte o
nelle strade ridisegnate si possono intravedere o immaginare le
tracce di un mondo scomparso.
Non un mondo rimpianto ma
cancellato. Un passato che ad alcuni ricorda la giovinezza; e in
questo caso è giustificato parlare di
nostalgia; e che, invece, in altri casi,
più frequenti, suscita curiosità. Le
Trabant equivalgono a carrozze a
cavallo recuperate
per seguire itinerari che rievocano più remoti momenti della storia tedesca. Com’
era Berlino all’epoca di Federico il
Grande? Di Bismarck? Del Kaiser?
E’ tuttavia singolare la vicinanza del periodo rivisitato con le
Trabant. La Berlino di Honecker,
il capo della Ddr, è di ieri. Ed è difficile pensare che il suo ricordo
possa far sognare. Nessuno, o pochi, o pochissimi, ne sentono la
mancanza. O desiderano ripristinare quel tempo perduto: un momento più dannato che condannato. Voglio dire più subito, imposto dagli occupanti sovietici,
che generato dalla società tedesca, come fu invece il nazismo.
Ma tutto scorre più veloce di una
volta e la memoria, appunto, si
adegua. Assediata dalle notizie
che propongono di continuo
guerre o sciagure o crisi, o addirittura svolte definite (precipitosamente) storiche, essa trasforma le
vecchie passioni, le declassa, le riduce a nuove curiosità. Accanto
alle quali l’ironia non stona. La fine incruenta del comunismo
consente tutto questo. Quattordici anni dopo la sconfitta del na-
S
zismo non sarebbe stato possibile girare, con ironia, in Wolkswagen, la Berlino di Hitler. Un’ironia
del genere non è consentita neanche adesso.
Nella Germania orientale, a
Berlino Est come nel resto del territorio della defunta Ddr, si trovano la maggior parte dei monumenti della storia tedesca. Ai quali il regime comunista dedico’
nell’ultimo periodo una particolare attenzione, restaurando con cura, nei limiti del
possibile, quelli
danneggiati dai
bombardamenti
della
Seconda
Guerra mondiale.
Sulla sponda dell’Elba, Dresda ne offre gli esempi più preziosi. Alla
Weimar di Goethe e di Schiller,
come alla Wittinberg di Lutero, e
ad altri luoghi della memoria, fu
lasciata quella vecchia patina che
commuoveva chi arrivava dalla
opulenta Germania federale del
miracolo ininterrotto. Gli intellettuali provenienti da Amburgo
e da Francoforte, ricostruite come metropoli moderne, senza
memoria, percorrevano con
compunzione le intatte campagne della Turingia e della Sassonia, felici di ritrovare le valli che la
Le tragedie
restano sullo
sfondo della
memoria
MASSIMO CACCIARI
“
Ostalgie.
C’era una volta un Paese, o
tanti Paesi assolutamente
lontani eppure a portata di mano, diversi
in tutto dal nostro modo di vita, eppure
usciti dal nostro stesso grembo e, a volte, addirittura parlanti la nostra stessa lingua.
Oh nostalgia! Poter fingere ancora nemico chi non minaccia ormai nessuno, ma
che, anzi, ci comprende, ci vorrebbe addirittura imitare! Oh tempi felici! Quando potevamo immaginare che bastasse trasgredire quei confini che ci proteggevano e assicuravano per «aprirci» al diverso, per vivere straordinarie avventure. Dovrai crescere in fretta, ricca, povera Europa, per affrontare quelle future.
leggenda diceva abitati da maghi,
streghe e folletti. Non senza abilità, il regime comunista mimetizzava la sua arretratezza presentandosi come il custode della
tradizione. Un colpo maestro fu il
restauro del monumento di Fe-
NEW YORK TIMES
Grande successo negli Usa per il
film “Good Bye, Lenin”, la storia
di una donna vissuta a Berlino
Est. Il “New York Times” segnala
che la pellicola rappresenterà la
Germania agli Oscar
“
(segue dalla prima pagina)
derico il Grande, che oggi si vede
a Berlino, sulla Unter den Linden,
dove fu rimesso con grande pompa. Questa attenzione per la storia, per il passato, spingeva a una
certa indulgenza verso un regime
sotto tanti altri aspetti impresen-
CNN
Lo scultore Christof Blaesius,
informa la Cnn, propone di
costruire un muro di Berlino in
plastica lungo 47 chilometri per la
Coppa del mondo di calcio
del 2006 in Germania
tabile.
Ammesso che ne restasse ancora, l’indulgenza sparì del tutto,
si trasformo’ in collera o in disprezzo, quando, dopo la riunificazione, si scopri che in alcune di
quelle valli che sembravano illibate, non violate dal cemento e
dall’inquinamento, erano state
sepolte tonnellate di scorie industriali, di spazzatura occidentale,
di cui la Germania federale si era
sbarazzata, pagando il dovuto
prezzo. E quando si
scopri che le fabbriche della Ddr, definite le più efficienti
del mondo comunista, non solo erano improduttive
ma erano anche generose sorgenti di
veleni che appestavano i luoghi sacri alla tradizione
tedesca.
Il tempo ha attenuato la severità. Che spingeva a rifiutare persino i libri degli scrittori rimasti
nella Germania orientale. Oggi
Christa Wolf vende di nuove i suoi
romanzi. La severità non è sfumata del tutto, ma ad essa si è aggiunta l’ironia. Il film Goodbye Lenin ne é la prova. Il suo successo
tra i tedeschi dell’Est e dell’Ovest
dimostra probabilmente il nuovo
atteggiamento. Non che ci sia stato un mutamento del giudizio, or-
mai storico, che resta quel che
era. Ma oggi vengono estrapolati
alcuni aspetti, alcune sfumature,
della defunta società orientale,
che possono far sorridere, come
nelle commedie italiane: le posizioni caricaturali nei confronti
del potere, i sotterfugi, le bugie
per sfuggire alle leggi e aggirare la
gerarchia, l’irresponsabilità sul
lavoro non incentivato... Gli
aspetti più odiosi, tragici, vengono lasciati sullo sfondo, quasi non
si volessero turbare
le visite turistiche
in Trabant, che
comprendono la
Unter den Linden,
dove si trova la statua di Federico il
Grande restaurata
dal passato regime.
In questo senso si
puo’ forse parlare di «ostalgie», di
nostalgia per l’Est.
Puo’ essere significativo (lo è,
comunque, per il Financial Times
che titola «The artistic triumph of
Communism») il fatto che a Francoforte e a Berlino, nello stesso
tempo, ci siano due esposizioni in
cui esplode l’energia e l’originalità dell’arte russa durante il periodo sovietico: «Dream Factory
Communism» , Schirn Kunsthalle, Francoforte; e «Berlin-Moskau
/Moskau-Berlin 1950-2000» ,
Martin Gropius Bau., Berlino.
Entrambe le mostre resteranno aperte fino ai primi di gennaio.
Anche su questo terreno il tempo
ha creato un distacco che consente giudizi più aperti? Fino al punto di correggere l’idea che la propaganda condannasse a morte,
inesorabilmente, la vera arte? Eisentstein nel cinema; Shostakovich nella musica; Malevich nella
pittura, hanno dimostrato il contrario. Le due mostre aprirebbero
nuovi orizzonti (secondo Jackie
Wullschlager). La Germania ci
sembra, in questa stagione, un
paese di ironici e audaci pionieri.
Il nuovo
sentimento si
chiama
“Ostalgie”
FINANCIAL TIMES
Il quotidiano segnala
l’apertura di due mostre, a
Berlino e Francoforte, in cui si
celebra l’arte dell’est sotto il
comunismo, la sua energia e
l’originalità delle forme
40 LA REPUBBLICA
SABATO 20 SETTEMBRE 2003
DIARIO
1945-49
DUE GERMANIE
Alla fine della II Guerra
mondiale, il territorio tedesco
viene diviso in 4 zone di
occupazione. Nel 1949 a
Ovest nasce la repubblica
federale, con capitale Bonn.
Pochi mesi più tardi a Est
viene fondata la Repubblica
democratica, con capitale
Berlino est
1948-49
1953
IL PONTE AEREO
Nel ’48 le autorità sovietiche
decidono di non consentire i
collegamenti fra Berlino e
l’Ovest. L’America decide di
organizzare un ponte aereo
per rifornire la città: la
mobilitazione è totale, per
mesi la Germania è sorvolata
da aerei alleati carichi di aiuti,
nel maggio ’49 Mosca cede
LA REPRESSIONE
Nel giugno del 1953 a
Berlino est gli operai si
ribellarono contro l’aumento
dei ritmi di lavoro in
fabbrica. La protesta dilagò
in oltre 700 città di tutta la
Ddr. L’Urss ordinò lo stato
di emergenza e represse la
rivolta nel sangue con
l’intervento dei carri armati
1961
LA BARRIERA
A metà agosto, in una notte,
polizia ed esercito della Ddr
costruiscono uno
sbarramento di filo spinato
lungo 43 chilometri, destinato
in poche settimane a
diventare il Muro di Berlino, la
«barriera antifascista» che
doveva bloccare le frequenti
fughe dei cittadini a Ovest
UN MONDO
DIVISO
Viaggio nella capitale alla ricerca dei nuovi “trend”: rivalutare il passato, senza rimpianti
BERLINO BALLA SUL MURO
“C’E’ VOGLIA DI MEMORIA”
ANDREA TARQUINI
Berlino
e note struggenti di ueber sieben
Bruecken musst du gehen, la
canzone-culto dei Karat che furono la più famosa rock band dell’est,
si perdono nell’aria a Kaethe-Kollwitz-Platz, cuore giovane di Berlino
est, sotto il sole tiepido del primo autunno. Dal cinema poco lontano,
il pubblico esce
con gli occhi lucidi dopo aver visto
“Goodbye Lenin”, l’ironico
“Come eravamo”
dei giovani dell’Est che hanno vissuto la riunificazione. I manifesti
sui muri invitano
alla mostra sull’arte della Ddr alla Neue Nationalgalerie. Un internet cafè offre
informazioni online sui “Ddr parties”, gli happening notturni del
ricordo. Berlino,
autunno 2003: la
nostalgia dell’altra Germania è
trend del momento. Veniamo
a vederla qui nel
cuore di Prenzlauerberg, l’ex
quartier latin tedesco-orientale
che fu la roccaforte del dissenso.
“La nostra gente ha diritto alla memoria”, dice
Guenter Nooke, ex dissidente, uomo
forte dell’opposizione democristiana
all’est, sorseggiando una Radeberg alla spina, l’ottima birra ‘made in Ddr’,
a un tavolo all’aperto. “Non è nostalgia del regime, è il ricordo di un sentimento perduto, di come si riusciva a
rendere vivibile e caloroso il quotidiano”. Per lui è duro ammetterlo, ma il
“primo Stato socialista in terra tedesca”, sepolto dalla Storia, rivive nella
moda. Nella vicina Rikestrasse restaurata dalle multinazionali della
ricca Amburgo, nei sottoscala dove
“prima” si stampavano i samizdat
contro la dittatura, una
discoteca invita alla
“Ostalgie night” del sabato sera. La camicia blu
della Fdj, la gioventù comunista ieri odiata come nido di spie, diventa
chic, lo “Ost-rock” convive con le note del rock
dell’Ovest allora tollerato a metà dal regime, dai
Pink Floyd a Neil Young.
“Durch sieben Bruecken musst du
gehen, sieben harte Jahre ueberstehen..., dovrai passare sette
ponti, affrontare sette anni dolorosi”,
insiste il motivo dei Karat. E ognuno,
mi dice il collega Werner van Bebber
del Tagesspiegel che mi accompagna,
ritrova in quelle parole ciò che vuole:
il ricordo delle frontiere chiuse, la nostalgia del primo bacio o del primo
amore, ma anche la Warmherzigkeit,
la capacità di aiutarsi e vivere con il
cuore che la società solidale si era data per sopravvivere al totalitarismo, e
che oggi col Mercato ha perduto. «Vo-
L
Moda, cinema, canzoni,
mostre d’arte, e persino i
“Ddr party”: feste notturne
per ubriacarsi di ricordi
TURISMO IN TRABANT
La moda dell’anno sono i giri
turistici a bordo delle mitiche
Trabant nell’ex Berlino Est, sui
luoghi del regime e del terrore
della Stasi. Dalla porta di
Bandeburgo si percorre il
viale Unten den Linden e si
passa davanti all’ex palazzo
della Repubblica. Poi si
visitano i palazzi della Karl
Marx Allee, si sosta a
Gendarmen Markt e si
raggiunge Ceckpoint Charlie.
Infine la visita al museo delle
fughe.
Nessuno riabilita il
comunismo. C’è solo
il desiderio di un
paese ancora più unito
Si riscopre la vita di quegli
anni, espedienti e gesti
quotidiani di solidarietà per
sopravvivere alla dittatura
glia di Heimat, di patria-focolare, di
identità perduta».
Il passato riemerge a ogni
angolo, quando ci lasciamo la vivace
Kaethe-Kollwitz-Platz alle spalle, e
passeggiamo verso la Schoenhauser
Allee dove come a Mosca ancora sferragliano i tram. Dalle vetrine dei supermarket le reclame qui sono diverse, nuove per chi viene da Berlino
Ovest: «Bevete il “Cappuccetto rosso”, lo spumante dell’Est», «Preferite
la pasta Riesa», «cetriolini Spreegurken»: i vecchi marchi della Ddr, un
tempo detestati quale simbolo di grigiore socialista, oggi tornano “in”.
Qui a Prenzlauerberg,
quindici anni fa, la Stasi temeva ogni
giorno il peggio. Ritornandovi oggi i
suoi agenti avrebbero una crisi di nervi. A Kauf dich gluecklich, “comprati la
felicità”, il bar trendy col miglior gela-
LA TELEVISIONE
Gli show sull’ex Ddr sono il
fenomeno televisivo dell’anno
Ne vanno in onda addirittura
tre su Zdf, Rtl e Mdr. Si
intitolano “Ostalgie-show”,
“Ddr-show” e “Keissel-Ddr”
Raccolgono uno share che
varia tra il 21 per cento e il 38
per cento, ma sono arrivati
anche a picchi più alti nei 5
Leander dell’ex Germania Est
Puntano tutto il loro successo
sul ricordo delle abitudini e
dello stile di vita del
dopoguerra
to italiano, ascoltiamo la giovanissima Sarah Kuttner, enfant prodige dell’est, presentatrice del music network
Viva, che vide da bambina la caduta
del Muro. «I miei avevano voglia di
fuggire, io sono tornata qui. Ritrovo la
capacità di vivere senza chiudersi in
se stessi». Da un tavolo vicino, saluta il
renano Fritz Pleitgen, potentissimo
numero uno della più seguita tv pubblica dell’Ovest: «Ricordo i primi viaggi nella Ddr durante la guerra fredda.
Fu una gioia scoprire che anche oltre
la cortina di ferro esisteva un pezzo di
Germania, la cultura, la vita normale».
Non era tutto da buttare
nella vita “prima”. E’ il messaggio che
le tv lanciano in gara: la “Ostalgie” ha
conquistato il prime time serale. Ogni
sera ex presentatori della Ddr intervistano Katarina Witt, l’ex pattinatrice
olimpionica eroina dell’impero so-
I PRODOTTI
I tedeschi hanno riscoperto i
prodotti che erano diffusi in
Germania Est. Oltre a decine
di mercatini di alimenti naturali
nell’ex Berlino Est, raccolgono
un grande successo due
bevande storiche: la birra
Radeberg e lo spumante
Rotkaeppchen. La prima è
prodotta da una storica
azienda di Dresda, il secondo
è il più famoso prosecco
dell’era comunista.
Di gran moda anche i maglioni
in lana fatti a mano
vietico, con al fianco l’ex ministro di
Kohl Norbert Bluem che confessa arrossendo quanto la ammirava fin da
allora.
Prenzlauerberg e Friedrichshain,
ieri roccaforti della società ribelle, oggi sono i quartieri più vivaci di Berlino, quelli dove ci si trasferisce più volentieri, dove nascono più bambini. Su un giallo
treno del metrò,
ci spostiamo da
un capo all’altro
dell’isola della
nostalgia. In un
locale in riva alla
Sprea ascoltiamo
Gunnar Decker,
attento cronista
dell’est:
«La
Ostalgie non è solo tema commerciale per le tv, è
soprattutto voglia di capire se
stessi. Contro il
regime comunista ci difendeva il
virus immunizzante dello scetticismo, contro
l’arrogante complesso di superiorità dei tedeschi dell’ovest
siamo soli». Il desiderio d’identità
risorge anche
nella letteratura:
da Christa Wolf
che torna a scrivere, fino alla designer Grit Seymour, che racconta il suo successo
dalla Sassonia a Parigi. O a Jana Henzel, che in “Zonenkinder” (i figli della “Zona”) narra il trauma del giovani passati attraverso il crollo dello
Stato in cui erano nati.
Eppure la Ostalgie non produce rigurgiti. E’presso Rosa-LuxemburgPlatz, nella polverosa sede della Pds
— il partito neocomunista — che
ascoltiamo le voci più scettiche. «La
gente reagisce alla demonizzazione
della Ddr — dice il giovane leader del
partito a Berlino, Stefan Liebich —
ma non è un tema politico per noi». Il
partito dei nostalgici è sul viale del
tramonto, i suoi capi promossi giovani dalla Stasi non hanno la stoffa per
dar voce adesso alla società che governarono. «La Ostalgie — dice van
Bebber — è la vera fine della guerra
fredda in Germania».
I SOUVENIR
Nei negozi è arrivato da pochi mesi ma è già diventato un
oggetto di culto. Si tratta di un modellino in scala del vecchio
Palazzo della repubblica, residenza di Honecker in legno e
cartone. Costa 5 euro e 90
SABATO 20 SETTEMBRE 2003
LA REPUBBLICA 41
DIARIO
1963
“ICH BIN EIN BERLINER”
Il 26 giugno del 1963 il
presidente americano
Kennedy in visita nella
capitale tedesca su invito di
Willy Brandt rassicura i
berlinesi che nessuno li
abbandonerà e tiene un
storico discorso al Muro
pronunciando la frase: «Sono
anch’io un berlinese»
1965
1989
ORDINE DI UCCIDERE
I tedeschi dell’Est cercano
ogni via per fuggire a Ovest.
Dal 1965 le guardie del Muro
hanno l’ordine di sparare a
vista. 230 persone restano
uccise durante la fuga. Ma
oltre duemila riescono a
scappare attraverso tunnel o
nascoste su automobili
appositamente attrezzate
CADE IL MURO
Estate 1989: comincia l’esodo
dei tedeschi dell’Est. Si
rifugiano nelle ambasciate o
fuggono attraverso il confine
dell’Ungheria. Gorbaciov
rifiuta di intervenire con la
forza. La sera del 9 novembre
il Muro viene aperto. Il 3
ottobre ‘90, la Germania torna
unita
L’INTERVISTA
Lo scrittore Peter Schneider spiega la riscoperta della Ddr: “Così torniamo un popolo unito”
“IL TEMPO E LE CERTEZZE
TESORI PERDUTI A OVEST”
GIAMPAOLO VISETTI
OSTALGIA dell’Est? Piuttosto ricreazione dell’Est,
scoperta di qualcosa che
non è mai esistito, la Ddr. Si rappresenta come felice un mondo a cui era
negata la possibilità di esistere per fare posto al regime. Ma ciò che
conta è che per la
prima volta la
Germania riesce a
sorridere sul proprio passato: una
novità politica su
cui riflettere».
Lo scrittore
Peter Schneider ricorre al
paradosso per
spiegare perché
l’ex Ddr sia oggi
di moda. «Se la
Germania ha
deciso di essere rappresentata
agli Oscar da “Good Bye Lenin” —
aggiunge — significa che qualcosa è successo: la cultura avverte
che c’è un vuoto colmabile solo
attingendo ai luoghi cancellati
dalle ideologie».
Intende dire che a Est il sole
splendeva anche prima della caduta del Muro?
«Non solo. La ricreazione satirica di un’epoca, pone da Est il
problema della disperazione dell’Ovest. È vero, non vediamo la
Stasi e i dissidenti, la mancanza
della libertà: però mostrare l’altra
faccia della realtà ci avvicina alla
verità. L’ex Ddr ci dice: cosa volete, qui si poteva essere felici e si faceva molto sesso. Con tutta la nostra organizzazione e i nostri soldi, possiamo esibire altrettanta
felicità»?
Rimpianto generazionale o
parodia di una riabilitazione politica?
«Sarebbe nostalgia se qualcuno volesse tornare indietro. È vero il contrario, io vedo qualcosa di
più profondo. Nessuno si sogna
di rimpiangere il comunismo: riproporre la vita al tempo della
guerra fredda serve a superare
uno storico complesso di inferiorità. E a contestare lo stereotipo
con cui l’Occidente ha guardato
ad Est».
E quale sarebbe l’obbiettivo?
«La ragione principale mi pare
quella di rivelare il fallimento dell’Ovest: avere tutto, tranne il tempo. Scrittori e registi, addirittura
«N
IL TRACCIATO La pavimentazione dove sorgeva il Muro
(foto Dainelli/Contrasto)
OSTALGIE
IN
PILLOLE
la tivù, hanno capito la tragedia di
aver abolito il tempo dalla vita. E
ripropongono un luogo, l’ex Ddr,
dove invece questo lusso c’era.
Da noi è impensabile dedicare un
pomeriggio ad un amico, ad Est
questo si faceva: è curioso come
questa vita lenta, piena di tempo
e di cose da fare con poco, ci appaia fantastica e comica».
L’ex Ddr come simbolo della
semplicità perduta?
LO SCRITTORE
Peter Schneider,
nato nel ’40 a
Lubecca, è uno dei
maggiori autori
tedeschi. Tra i suoi
libri tradotti in
italiano “Il saltatore
del muro”, “Papà”
e “Accoppiamenti”
LA REGISTA
Von Trotta: “Finalmente cambiati
abbiamo imparato a sorridere”
ROMA — «Certo che qualcosa è cambiato nel sentimento dei tedeschi dell’ex Ovest nei confronti dell’ex Est, basta pensare al successo della mostra “Arte nella Dddr” allestita a Berlino», dice Margarethe von Trotta da Amburgo, dove è appena uscito il suo ultimo film “Rosenstrasse”. «Ma non parlerei di nostalgia per il
passato, non è che vogliamo tornare indietro. È che non c’è più il malessere che
si avvertiva a metà degli anni Novanta. Allora c’erano le grandi speranze deluse dei
tedeschi dell’Est, erano arrivati con il sogno della libertà e del benessere e invece
si rendevano conto che avevano perduto
tutto senza guadagnare nulla». Secondo
la regista, che cinque anni fa con il film “La
promessa” aveva raccontato storie di berlinesi orientali che avevano attraversato il
Muro e aveva avuto molto più successo all’Ovest che all’Est, «allora c’era un profon- Margarethe
do disagio a parlare dei problemi di convi- Von Trotta
venza che adesso non c’è più. Abbiamo
imparato a parlare degli argomenti anche seri con leggerezza e con serenità».Il successo di un film come “Good by
Lenin”, dice la Von Trotta, «è un segno molto positivo, ha
dato quasi il via a un’ondata liberatoria. È vero che sono
quelli dell’Ovest a ridere di più, ma anche questo è un segno positivo, indica una curiosità e un interesse per un periodo storico e per un modo di vivere di cui fino a poco fa si
accettavano gli stereotipi, senza una vera conoscenza. E
la conoscenza è importante per arrivare all’unione vera
delle due anime della Germania. Che è sempre restia a fare i conti con la sua storia, passata e più recente”.
(m. p. f.)
I GIOVANI
Le notti berlinesi si animano ormai in particolare nella parte
orientale della città. Nei vecchi palazzi del regime, ma pure nelle
fabbriche dismesse, sono nate le discoteche più alla moda per
rave party a base di musica techno
I LIBRI
Tra i romanzi sulla ex Ddr, due
sono diventati simbolo di una
generazione: “Eroi come noi”
e “In fondo al viale del sole”, di
Thomas Brussig
IL FILM
“Good Bye Lenin” di
Wolfgang Baker, è la storia
di una donna di Berlino est
che entra in coma mentre
sta per cadere il Muro. Al
suo risveglio i figli non
hanno il coraggio di dirle
quello che è accaduto. Tra
poesia e comicità, la
pellicola mostra la vita ai
tempi del regime comunista
e svela le contraddizioni nel
modo di vivere occidentale
a cui si dovettero abituare i
berlinesi dell’Est dopo l’89
«Non è sentimentalismo. L’operazione è più politica. Negli ultimi mesi sul volto buono dell’Est sono usciti libri e film, si sono
allestite mostre: significa che sta
succedendo qualcosa di importante».
Che cosa? La
nascita di un
umore ostile all’Europa di
Bruxelles e allo
stile di vita occidentale?
«Partiamo
dalla Germania. Raccontando l’Est, per
la prima volta
dopo l’89 i tedeschi
hanno
qualcosa che li
fa sentire un solo popolo. È come se si dicesse: va
bene, deponiamo le armi, smettiamola di pensare ai debiti dell’ex Ddr, stiamo insieme. È una
clamorosa ammissione: la caduta del Muro non è stata solo una
pacifica rivoluzione, ma tutti abbiamo dovuto ricominciare a vivere partendo da zero. Bisogna
prendere atto di questa riconciliazione».
E il segnale di delusione verso
l’Occidente?
«La globalizzazione non convince e l’Europa non può scaricare tutto sugli Usa. Tornare sul
luogo del delitto serve a smascherare un equivoco servito come
alibi: il grande fratello si è sostituito al totalitarismo, il valore
della responsabilità personale
quale cardine della democrazia
non è cresciuto».
Perché la moda della Guerra
fredda dovrebbe colmare tale
vuoto?
«Non parlerei di moda. Il fatto
è che è arrivato il momento di riflettere, anche sull’insicurezza.
L’ex Ddr poteva negare tutto, ma
non il tempo e le certezze personali. Quello che accade segnala
che per molti oggi questi sono valori che vengono addirittura prima della libertà».
Il progetto di ricostruire il Muro di Berlino in plastica sarebbe
un modo per dire all’Occidente
che non ha fatto i conti con la cultura dell’Est perché aveva l’ossessione del marxismo?
«È una provocazione, ma è così. Siamo stati paralizzati dalla
paura. Ora possiamo sorridere,
ma la cosa è seria. E’ come se il ricordo sostituisse ad Est quello ad
Ovest è stato il Sessantotto. Io
spero che nell’ex Ddr si formi un
movimento per discutere i valori
occidentali. Se non lo fanno loro,
chi lo fa?».
Non le pare che dietro i tour
sulle macerie dell’ex Ddr si nasconda la celebrazione dello spirito vittorioso della cultura occidentale?
«Ci sarà anche il principio della riserva indiana, ma a prevalere è il
recupero di una cultura. Dietro i
souvenir io vedo Goethe e Lutero,
Dresda e Lipsia, le università berlinesi. Nell’ex Germania Est c’è la
cultura tedesca, la nostra culla è lì:
lo stiamo riscoprendo».
Fondatore Eugenio Scalfari
ALVOHXEBbahaajA CHDODXDGDE
30920
9 770390 107009
Anno 28 - Numero 222
Direttore Ezio Mauro
€ 1,20 in Italia
SEDE: 00185 ROMA, Piazza Indipendenza 11/b, tel. 06/49821, Fax
06/49822923. Spedizione abbonamento postale, articolo 2, comma 20/b,
legge 662/96 - Roma.
sabato 20 settembre 2003
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Danimarca Kr. 15; Egitto Pt. 700; Finlandia € 2,00; Francia € 1,85; Germania
€ 1,85; Grecia € 1,60; Irlanda € 2,00; Lussemburgo € 1,85; Malta Cents 50;
Monaco P. € 1,85; Norvegia Kr. 16; Olanda € 1,85; Portogallo € 1,20 (Isole
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€ 1,20 (Canarie € 1,40); Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Svizzera Tic. Fr. 2,5
(con il Venerdì Fr. 2,80); Ungheria Ft. 300; U.S.A $ 1. Concessionaria
di pubblicità: A. MANZONI & C. Milano - via Nervesa 21, tel. 02/574941
INTERNET
www.repubblica.it
A B
Le ipotesi allo studio del governo. L’Udc protesta: troppo pochi i soldi per la famiglia. L’ira degli enti locali
LE IDEE
Cosìcambierannolepensioni
Le regole
del mercato
tra Europa
e America
Trattamenti diversi per giovani e anziani. Nuovo scontro nel Polo
Pera e Casini contro il Senatùr
Veltroni: Berlusconi lo smentisca
Bossi: per me
è Milano
la capitale
ROMA — Tre regimi per andare in pensione: giovani assunti dopo il 1996, meno giovani
che hanno iniziato a lavorare
tra il ’79 e il ’96, “anziani” assunti fino al 1978. Ecco come
cambierà a partire dal 2008 il
sistema previdenziale. Il
maxiemendamento che la
maggioranza si appresta ad
apportare alla delega consentirà ai lavoratori più giovani e
ai neoassunti di andare in
pensione anche con 57 anni di
età ma con forti penalizzazioni. Quelli più anziani andranno obbligatoriamente dopo
40 anni di lavoro ma con alcune eccezioni: gli uomini con
65 anni e le donne con 60. Chi
poi il 31 dicembre 2007 avrà 35
anni di contributi e 57 di età
potrà lasciare nel 2008 col vecchio regime. Si riapre intanto
lo scontro sulla Finanziaria: il
Tesoro dà più soldi alla ricerca che alla famiglia: per neonati e anziani Tremonti ha solo 100 milioni contro i 500 promessi all’Udc, che protesta.
DE GENNARO, GRION e TITO
ALLE PAGINE 2 e 3
Soldati Usa aprono il fuoco per errore sull’auto dell’inviato Cordone: ucciso l’interprete
Iraq, spari sull’ambasciatore italiano
Soldati americani in Iraq
ALLE PAGINE 8 e 9
Varata la rivoluzione dei punti per i docenti precari. Prezzi, Alemanno vuole una legge
Tagli ai soldi per le scuole statali
Umberto Bossi
A PAGINA 7
LA STORIA
ROVESCIATA
GIORGIO BOCCA
ELLApolitica italiana già per suo
conto scombinata e priva di stile
il senatore Bossi introduce ogni
tanto qualche battuta di schietta insensatezza plebea. Prima Roma ladrona,
adesso Roma non più capitale a favore
di Milano. A lui non importa che Roma
sia stata per generazioni di risorgimentali, il sogno di una Italia unita dopo i secoli delle dominazioni straniere, la capitale millenaria del paese chiamato
Italia, tale pensata dal Mommsen e da
tutti gli stranieri che in lei si riconoscevano cittadini del mondo.
SEGUE A PAGINA 24
N
I fondi per l’autonomia ridotti del 40 per cento in tre anni
“È un comandamento non dimenticare i crimini di guerra”
Ciampi: “La Resistenza
salvò l’onore degli italiani”
Il presidente Ciampi a Boves
BATTISTINI A PAGINA 4
ROMA — Tagli del 40 per cento ai fondi destinati alle scuole pubbliche per l’autonomia
negli ultimi tre anni. E nel 2003
per la gestione degli istituti e
l’offerta formativa i presidi
dovranno accontentarsi di 83
milioni di euro contro i 93 dello scorso anno. Saranno costretti a ridurre le attività didattiche pomeridiane, i progetti di assistenza agli alunni
handicappati, e quelli di recupero per studenti con i debiti
formativi. E ieri il Consiglio dei
ministri ha approvato il ddl
che rivede le graduatorie dei
precari, restituendo una manciata di punti a quelli “storici”.
Sul fronte prezzi il ministro
Alemanno chiede una legge
per contrastarne l’aumento.
MARIO REGGIO
ALLE PAGINE 12, 13 e 27
DIARIO
CON REPUBBLICA
Dai film alle mostre, al turismo in Trabant: la Germania guarda ironica al suo passato
L’Enciclopedia
lunedì 22 settembre
il quarto volume
Berlino e la moda dell’Est
L tempo scorre più veloce
di una volta: e la memoria
ne risente, al punto che
trasforma di gran fretta i
drammi storici in divertimenti. Per i tedeschi è (quasi)
una rivoluzione: hanno scoperto l’ironia. Appena quattordici anni dopo la caduta, il
Muro dovrebbe rispuntare
come una costruzione tipo
Disneyland. Di plastica, gonfiabile, per divertire il pubblico dei prossimi mondiali di
calcio. E con le Trabant, le patetiche miniautomobili a due
cilindri della Germania orien-
I
BERNARDO VALLI
tale, si percorre un itinerario
classico a Berlino Est: la Porta
di Brandeburgo restaurata, la
Unter den Linden rinnovata,
l’isola dei musei ristrutturati
o in riparazione, l’ex Palazzo
della Repubblica disabitato,
ed altri luoghi e monumenti
nei quartieri che erano il cuore della capitale della Repubblica Democratica Tedesca
(Ddr), scomparsa con l’impero comunista, di cui era
un’importante componente.
SEGUE A PAGINA 37
TARQUINI e VISETTI
ALLE PAGINE 38 e 39
Londra, i liberali conquistano
una roccaforte laburista
Blair paga
il caso Kelly
pesante
sconfitta
elettorale
ENRICO FRANCESCHINI
A PAGINA 17
GUIDO ROSSI
A GLOBALIZZAZIONE e
la diffusione – nonostante il fallimento del vertice
di Cancun – di un sistema economico mondiale basato sul libero scambio portano naturalmente, e finalmente, il diritto
antitrust ad occupare un posto
centrale, forse il più importante, all’interno della disciplina
giuridica dei mercati. Nel contempo, questi fenomeni pongono alla nostra attenzione
nuovi, complessi problemi, sia
di natura sostanziale, sia di natura applicativa. Di entrambe
le questioni si discute molto
dalle due sponde dell’Atlantico. Io invece vorrei concentrarmi su un problema di fondo,
che, come spesso accade ai
problemi più importanti, mi
pare stia per il momento un poco ai margini del dibattito.
In questa stagione del capitalismo, diventato, dopo il clamoroso fallimento dei sistemi
di pianificazione economica,
unico e indiscusso modello
della civiltà materiale nel mondo, l’economia di mercato,
condizionata da un processo di
globalizzazione accelerato da
uno straordinario sviluppo tecnologico, ha dato segnali di crisi. Tra le tante ragioni di questa
crisi, oltre quelle politico-economiche già indagate in modo
convincente soprattutto da Joseph Stiglitz, ve n’è una che vorrei sottolineare e cioè che alla
globalizzazione economica
non è per nulla corrisposta una
globalizzazione giuridica. Nel
tanto ormai abusato parallelo
fra la situazione odierna e quella medievale, è certo che manca a noi una vera lex mercatoria,
che non sia quella del mero arbitrio contrattuale, rivendicato
e imposto soprattutto dai principali protagonisti dell’attuale
globalizzazione, le grandi imprese multinazionali.
Non può allora destare meraviglia che l’antitrust, la disciplina chiave dell’economia di
mercato, goda di una fioritura
di interessi e sia più d’ogni altra
oggetto di discussioni e rivisitazioni. Così di fronte alle difficoltà delle singole giurisdizioni
nazionali a colpire le pratiche
anticoncorrenziali di carattere
transnazionale, riaffiora spesso la proposta, della quale forse
il primo autorevole portatore è
stato circa tre anni fa l’Assistant
attorney general Joel Klein, di
affidare i poteri antitrust ad
un’agenzia mondiale.
SEGUE A PAGINA 15
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