GERMANIA 20 09 2003
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GERMANIA 20 09 2003
SABATO 20 SETTEMBRE 2003 LA REPUBBLICA 39 DIARIO di UN PAESE E LO SPECCHIO DEL PASSATO IL SIMBOLO Berlino, la porta di Brandeburgo luogo simbolo della Guerra fredda e della divisione delle due Germanie a cominciare dalla capitale (foto Contrasto) GERMANIA Tra nostalgia e ironia, i tedeschi riscoprono l’Est BERNARDO VALLI i dice che siano i giri della nostalgia. Ma non credo che sia proprio questo sentimento ad ispirare il turismo in Trabant. Certo, sulle facciate ridipinte o nelle strade ridisegnate si possono intravedere o immaginare le tracce di un mondo scomparso. Non un mondo rimpianto ma cancellato. Un passato che ad alcuni ricorda la giovinezza; e in questo caso è giustificato parlare di nostalgia; e che, invece, in altri casi, più frequenti, suscita curiosità. Le Trabant equivalgono a carrozze a cavallo recuperate per seguire itinerari che rievocano più remoti momenti della storia tedesca. Com’ era Berlino all’epoca di Federico il Grande? Di Bismarck? Del Kaiser? E’ tuttavia singolare la vicinanza del periodo rivisitato con le Trabant. La Berlino di Honecker, il capo della Ddr, è di ieri. Ed è difficile pensare che il suo ricordo possa far sognare. Nessuno, o pochi, o pochissimi, ne sentono la mancanza. O desiderano ripristinare quel tempo perduto: un momento più dannato che condannato. Voglio dire più subito, imposto dagli occupanti sovietici, che generato dalla società tedesca, come fu invece il nazismo. Ma tutto scorre più veloce di una volta e la memoria, appunto, si adegua. Assediata dalle notizie che propongono di continuo guerre o sciagure o crisi, o addirittura svolte definite (precipitosamente) storiche, essa trasforma le vecchie passioni, le declassa, le riduce a nuove curiosità. Accanto alle quali l’ironia non stona. La fine incruenta del comunismo consente tutto questo. Quattordici anni dopo la sconfitta del na- S zismo non sarebbe stato possibile girare, con ironia, in Wolkswagen, la Berlino di Hitler. Un’ironia del genere non è consentita neanche adesso. Nella Germania orientale, a Berlino Est come nel resto del territorio della defunta Ddr, si trovano la maggior parte dei monumenti della storia tedesca. Ai quali il regime comunista dedico’ nell’ultimo periodo una particolare attenzione, restaurando con cura, nei limiti del possibile, quelli danneggiati dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Sulla sponda dell’Elba, Dresda ne offre gli esempi più preziosi. Alla Weimar di Goethe e di Schiller, come alla Wittinberg di Lutero, e ad altri luoghi della memoria, fu lasciata quella vecchia patina che commuoveva chi arrivava dalla opulenta Germania federale del miracolo ininterrotto. Gli intellettuali provenienti da Amburgo e da Francoforte, ricostruite come metropoli moderne, senza memoria, percorrevano con compunzione le intatte campagne della Turingia e della Sassonia, felici di ritrovare le valli che la Le tragedie restano sullo sfondo della memoria MASSIMO CACCIARI “ Ostalgie. C’era una volta un Paese, o tanti Paesi assolutamente lontani eppure a portata di mano, diversi in tutto dal nostro modo di vita, eppure usciti dal nostro stesso grembo e, a volte, addirittura parlanti la nostra stessa lingua. Oh nostalgia! Poter fingere ancora nemico chi non minaccia ormai nessuno, ma che, anzi, ci comprende, ci vorrebbe addirittura imitare! Oh tempi felici! Quando potevamo immaginare che bastasse trasgredire quei confini che ci proteggevano e assicuravano per «aprirci» al diverso, per vivere straordinarie avventure. Dovrai crescere in fretta, ricca, povera Europa, per affrontare quelle future. leggenda diceva abitati da maghi, streghe e folletti. Non senza abilità, il regime comunista mimetizzava la sua arretratezza presentandosi come il custode della tradizione. Un colpo maestro fu il restauro del monumento di Fe- NEW YORK TIMES Grande successo negli Usa per il film “Good Bye, Lenin”, la storia di una donna vissuta a Berlino Est. Il “New York Times” segnala che la pellicola rappresenterà la Germania agli Oscar “ (segue dalla prima pagina) derico il Grande, che oggi si vede a Berlino, sulla Unter den Linden, dove fu rimesso con grande pompa. Questa attenzione per la storia, per il passato, spingeva a una certa indulgenza verso un regime sotto tanti altri aspetti impresen- CNN Lo scultore Christof Blaesius, informa la Cnn, propone di costruire un muro di Berlino in plastica lungo 47 chilometri per la Coppa del mondo di calcio del 2006 in Germania tabile. Ammesso che ne restasse ancora, l’indulgenza sparì del tutto, si trasformo’ in collera o in disprezzo, quando, dopo la riunificazione, si scopri che in alcune di quelle valli che sembravano illibate, non violate dal cemento e dall’inquinamento, erano state sepolte tonnellate di scorie industriali, di spazzatura occidentale, di cui la Germania federale si era sbarazzata, pagando il dovuto prezzo. E quando si scopri che le fabbriche della Ddr, definite le più efficienti del mondo comunista, non solo erano improduttive ma erano anche generose sorgenti di veleni che appestavano i luoghi sacri alla tradizione tedesca. Il tempo ha attenuato la severità. Che spingeva a rifiutare persino i libri degli scrittori rimasti nella Germania orientale. Oggi Christa Wolf vende di nuove i suoi romanzi. La severità non è sfumata del tutto, ma ad essa si è aggiunta l’ironia. Il film Goodbye Lenin ne é la prova. Il suo successo tra i tedeschi dell’Est e dell’Ovest dimostra probabilmente il nuovo atteggiamento. Non che ci sia stato un mutamento del giudizio, or- mai storico, che resta quel che era. Ma oggi vengono estrapolati alcuni aspetti, alcune sfumature, della defunta società orientale, che possono far sorridere, come nelle commedie italiane: le posizioni caricaturali nei confronti del potere, i sotterfugi, le bugie per sfuggire alle leggi e aggirare la gerarchia, l’irresponsabilità sul lavoro non incentivato... Gli aspetti più odiosi, tragici, vengono lasciati sullo sfondo, quasi non si volessero turbare le visite turistiche in Trabant, che comprendono la Unter den Linden, dove si trova la statua di Federico il Grande restaurata dal passato regime. In questo senso si puo’ forse parlare di «ostalgie», di nostalgia per l’Est. Puo’ essere significativo (lo è, comunque, per il Financial Times che titola «The artistic triumph of Communism») il fatto che a Francoforte e a Berlino, nello stesso tempo, ci siano due esposizioni in cui esplode l’energia e l’originalità dell’arte russa durante il periodo sovietico: «Dream Factory Communism» , Schirn Kunsthalle, Francoforte; e «Berlin-Moskau /Moskau-Berlin 1950-2000» , Martin Gropius Bau., Berlino. Entrambe le mostre resteranno aperte fino ai primi di gennaio. Anche su questo terreno il tempo ha creato un distacco che consente giudizi più aperti? Fino al punto di correggere l’idea che la propaganda condannasse a morte, inesorabilmente, la vera arte? Eisentstein nel cinema; Shostakovich nella musica; Malevich nella pittura, hanno dimostrato il contrario. Le due mostre aprirebbero nuovi orizzonti (secondo Jackie Wullschlager). La Germania ci sembra, in questa stagione, un paese di ironici e audaci pionieri. Il nuovo sentimento si chiama “Ostalgie” FINANCIAL TIMES Il quotidiano segnala l’apertura di due mostre, a Berlino e Francoforte, in cui si celebra l’arte dell’est sotto il comunismo, la sua energia e l’originalità delle forme 40 LA REPUBBLICA SABATO 20 SETTEMBRE 2003 DIARIO 1945-49 DUE GERMANIE Alla fine della II Guerra mondiale, il territorio tedesco viene diviso in 4 zone di occupazione. Nel 1949 a Ovest nasce la repubblica federale, con capitale Bonn. Pochi mesi più tardi a Est viene fondata la Repubblica democratica, con capitale Berlino est 1948-49 1953 IL PONTE AEREO Nel ’48 le autorità sovietiche decidono di non consentire i collegamenti fra Berlino e l’Ovest. L’America decide di organizzare un ponte aereo per rifornire la città: la mobilitazione è totale, per mesi la Germania è sorvolata da aerei alleati carichi di aiuti, nel maggio ’49 Mosca cede LA REPRESSIONE Nel giugno del 1953 a Berlino est gli operai si ribellarono contro l’aumento dei ritmi di lavoro in fabbrica. La protesta dilagò in oltre 700 città di tutta la Ddr. L’Urss ordinò lo stato di emergenza e represse la rivolta nel sangue con l’intervento dei carri armati 1961 LA BARRIERA A metà agosto, in una notte, polizia ed esercito della Ddr costruiscono uno sbarramento di filo spinato lungo 43 chilometri, destinato in poche settimane a diventare il Muro di Berlino, la «barriera antifascista» che doveva bloccare le frequenti fughe dei cittadini a Ovest UN MONDO DIVISO Viaggio nella capitale alla ricerca dei nuovi “trend”: rivalutare il passato, senza rimpianti BERLINO BALLA SUL MURO “C’E’ VOGLIA DI MEMORIA” ANDREA TARQUINI Berlino e note struggenti di ueber sieben Bruecken musst du gehen, la canzone-culto dei Karat che furono la più famosa rock band dell’est, si perdono nell’aria a Kaethe-Kollwitz-Platz, cuore giovane di Berlino est, sotto il sole tiepido del primo autunno. Dal cinema poco lontano, il pubblico esce con gli occhi lucidi dopo aver visto “Goodbye Lenin”, l’ironico “Come eravamo” dei giovani dell’Est che hanno vissuto la riunificazione. I manifesti sui muri invitano alla mostra sull’arte della Ddr alla Neue Nationalgalerie. Un internet cafè offre informazioni online sui “Ddr parties”, gli happening notturni del ricordo. Berlino, autunno 2003: la nostalgia dell’altra Germania è trend del momento. Veniamo a vederla qui nel cuore di Prenzlauerberg, l’ex quartier latin tedesco-orientale che fu la roccaforte del dissenso. “La nostra gente ha diritto alla memoria”, dice Guenter Nooke, ex dissidente, uomo forte dell’opposizione democristiana all’est, sorseggiando una Radeberg alla spina, l’ottima birra ‘made in Ddr’, a un tavolo all’aperto. “Non è nostalgia del regime, è il ricordo di un sentimento perduto, di come si riusciva a rendere vivibile e caloroso il quotidiano”. Per lui è duro ammetterlo, ma il “primo Stato socialista in terra tedesca”, sepolto dalla Storia, rivive nella moda. Nella vicina Rikestrasse restaurata dalle multinazionali della ricca Amburgo, nei sottoscala dove “prima” si stampavano i samizdat contro la dittatura, una discoteca invita alla “Ostalgie night” del sabato sera. La camicia blu della Fdj, la gioventù comunista ieri odiata come nido di spie, diventa chic, lo “Ost-rock” convive con le note del rock dell’Ovest allora tollerato a metà dal regime, dai Pink Floyd a Neil Young. “Durch sieben Bruecken musst du gehen, sieben harte Jahre ueberstehen..., dovrai passare sette ponti, affrontare sette anni dolorosi”, insiste il motivo dei Karat. E ognuno, mi dice il collega Werner van Bebber del Tagesspiegel che mi accompagna, ritrova in quelle parole ciò che vuole: il ricordo delle frontiere chiuse, la nostalgia del primo bacio o del primo amore, ma anche la Warmherzigkeit, la capacità di aiutarsi e vivere con il cuore che la società solidale si era data per sopravvivere al totalitarismo, e che oggi col Mercato ha perduto. «Vo- L Moda, cinema, canzoni, mostre d’arte, e persino i “Ddr party”: feste notturne per ubriacarsi di ricordi TURISMO IN TRABANT La moda dell’anno sono i giri turistici a bordo delle mitiche Trabant nell’ex Berlino Est, sui luoghi del regime e del terrore della Stasi. Dalla porta di Bandeburgo si percorre il viale Unten den Linden e si passa davanti all’ex palazzo della Repubblica. Poi si visitano i palazzi della Karl Marx Allee, si sosta a Gendarmen Markt e si raggiunge Ceckpoint Charlie. Infine la visita al museo delle fughe. Nessuno riabilita il comunismo. C’è solo il desiderio di un paese ancora più unito Si riscopre la vita di quegli anni, espedienti e gesti quotidiani di solidarietà per sopravvivere alla dittatura glia di Heimat, di patria-focolare, di identità perduta». Il passato riemerge a ogni angolo, quando ci lasciamo la vivace Kaethe-Kollwitz-Platz alle spalle, e passeggiamo verso la Schoenhauser Allee dove come a Mosca ancora sferragliano i tram. Dalle vetrine dei supermarket le reclame qui sono diverse, nuove per chi viene da Berlino Ovest: «Bevete il “Cappuccetto rosso”, lo spumante dell’Est», «Preferite la pasta Riesa», «cetriolini Spreegurken»: i vecchi marchi della Ddr, un tempo detestati quale simbolo di grigiore socialista, oggi tornano “in”. Qui a Prenzlauerberg, quindici anni fa, la Stasi temeva ogni giorno il peggio. Ritornandovi oggi i suoi agenti avrebbero una crisi di nervi. A Kauf dich gluecklich, “comprati la felicità”, il bar trendy col miglior gela- LA TELEVISIONE Gli show sull’ex Ddr sono il fenomeno televisivo dell’anno Ne vanno in onda addirittura tre su Zdf, Rtl e Mdr. Si intitolano “Ostalgie-show”, “Ddr-show” e “Keissel-Ddr” Raccolgono uno share che varia tra il 21 per cento e il 38 per cento, ma sono arrivati anche a picchi più alti nei 5 Leander dell’ex Germania Est Puntano tutto il loro successo sul ricordo delle abitudini e dello stile di vita del dopoguerra to italiano, ascoltiamo la giovanissima Sarah Kuttner, enfant prodige dell’est, presentatrice del music network Viva, che vide da bambina la caduta del Muro. «I miei avevano voglia di fuggire, io sono tornata qui. Ritrovo la capacità di vivere senza chiudersi in se stessi». Da un tavolo vicino, saluta il renano Fritz Pleitgen, potentissimo numero uno della più seguita tv pubblica dell’Ovest: «Ricordo i primi viaggi nella Ddr durante la guerra fredda. Fu una gioia scoprire che anche oltre la cortina di ferro esisteva un pezzo di Germania, la cultura, la vita normale». Non era tutto da buttare nella vita “prima”. E’ il messaggio che le tv lanciano in gara: la “Ostalgie” ha conquistato il prime time serale. Ogni sera ex presentatori della Ddr intervistano Katarina Witt, l’ex pattinatrice olimpionica eroina dell’impero so- I PRODOTTI I tedeschi hanno riscoperto i prodotti che erano diffusi in Germania Est. Oltre a decine di mercatini di alimenti naturali nell’ex Berlino Est, raccolgono un grande successo due bevande storiche: la birra Radeberg e lo spumante Rotkaeppchen. La prima è prodotta da una storica azienda di Dresda, il secondo è il più famoso prosecco dell’era comunista. Di gran moda anche i maglioni in lana fatti a mano vietico, con al fianco l’ex ministro di Kohl Norbert Bluem che confessa arrossendo quanto la ammirava fin da allora. Prenzlauerberg e Friedrichshain, ieri roccaforti della società ribelle, oggi sono i quartieri più vivaci di Berlino, quelli dove ci si trasferisce più volentieri, dove nascono più bambini. Su un giallo treno del metrò, ci spostiamo da un capo all’altro dell’isola della nostalgia. In un locale in riva alla Sprea ascoltiamo Gunnar Decker, attento cronista dell’est: «La Ostalgie non è solo tema commerciale per le tv, è soprattutto voglia di capire se stessi. Contro il regime comunista ci difendeva il virus immunizzante dello scetticismo, contro l’arrogante complesso di superiorità dei tedeschi dell’ovest siamo soli». Il desiderio d’identità risorge anche nella letteratura: da Christa Wolf che torna a scrivere, fino alla designer Grit Seymour, che racconta il suo successo dalla Sassonia a Parigi. O a Jana Henzel, che in “Zonenkinder” (i figli della “Zona”) narra il trauma del giovani passati attraverso il crollo dello Stato in cui erano nati. Eppure la Ostalgie non produce rigurgiti. E’presso Rosa-LuxemburgPlatz, nella polverosa sede della Pds — il partito neocomunista — che ascoltiamo le voci più scettiche. «La gente reagisce alla demonizzazione della Ddr — dice il giovane leader del partito a Berlino, Stefan Liebich — ma non è un tema politico per noi». Il partito dei nostalgici è sul viale del tramonto, i suoi capi promossi giovani dalla Stasi non hanno la stoffa per dar voce adesso alla società che governarono. «La Ostalgie — dice van Bebber — è la vera fine della guerra fredda in Germania». I SOUVENIR Nei negozi è arrivato da pochi mesi ma è già diventato un oggetto di culto. Si tratta di un modellino in scala del vecchio Palazzo della repubblica, residenza di Honecker in legno e cartone. Costa 5 euro e 90 SABATO 20 SETTEMBRE 2003 LA REPUBBLICA 41 DIARIO 1963 “ICH BIN EIN BERLINER” Il 26 giugno del 1963 il presidente americano Kennedy in visita nella capitale tedesca su invito di Willy Brandt rassicura i berlinesi che nessuno li abbandonerà e tiene un storico discorso al Muro pronunciando la frase: «Sono anch’io un berlinese» 1965 1989 ORDINE DI UCCIDERE I tedeschi dell’Est cercano ogni via per fuggire a Ovest. Dal 1965 le guardie del Muro hanno l’ordine di sparare a vista. 230 persone restano uccise durante la fuga. Ma oltre duemila riescono a scappare attraverso tunnel o nascoste su automobili appositamente attrezzate CADE IL MURO Estate 1989: comincia l’esodo dei tedeschi dell’Est. Si rifugiano nelle ambasciate o fuggono attraverso il confine dell’Ungheria. Gorbaciov rifiuta di intervenire con la forza. La sera del 9 novembre il Muro viene aperto. Il 3 ottobre ‘90, la Germania torna unita L’INTERVISTA Lo scrittore Peter Schneider spiega la riscoperta della Ddr: “Così torniamo un popolo unito” “IL TEMPO E LE CERTEZZE TESORI PERDUTI A OVEST” GIAMPAOLO VISETTI OSTALGIA dell’Est? Piuttosto ricreazione dell’Est, scoperta di qualcosa che non è mai esistito, la Ddr. Si rappresenta come felice un mondo a cui era negata la possibilità di esistere per fare posto al regime. Ma ciò che conta è che per la prima volta la Germania riesce a sorridere sul proprio passato: una novità politica su cui riflettere». Lo scrittore Peter Schneider ricorre al paradosso per spiegare perché l’ex Ddr sia oggi di moda. «Se la Germania ha deciso di essere rappresentata agli Oscar da “Good Bye Lenin” — aggiunge — significa che qualcosa è successo: la cultura avverte che c’è un vuoto colmabile solo attingendo ai luoghi cancellati dalle ideologie». Intende dire che a Est il sole splendeva anche prima della caduta del Muro? «Non solo. La ricreazione satirica di un’epoca, pone da Est il problema della disperazione dell’Ovest. È vero, non vediamo la Stasi e i dissidenti, la mancanza della libertà: però mostrare l’altra faccia della realtà ci avvicina alla verità. L’ex Ddr ci dice: cosa volete, qui si poteva essere felici e si faceva molto sesso. Con tutta la nostra organizzazione e i nostri soldi, possiamo esibire altrettanta felicità»? Rimpianto generazionale o parodia di una riabilitazione politica? «Sarebbe nostalgia se qualcuno volesse tornare indietro. È vero il contrario, io vedo qualcosa di più profondo. Nessuno si sogna di rimpiangere il comunismo: riproporre la vita al tempo della guerra fredda serve a superare uno storico complesso di inferiorità. E a contestare lo stereotipo con cui l’Occidente ha guardato ad Est». E quale sarebbe l’obbiettivo? «La ragione principale mi pare quella di rivelare il fallimento dell’Ovest: avere tutto, tranne il tempo. Scrittori e registi, addirittura «N IL TRACCIATO La pavimentazione dove sorgeva il Muro (foto Dainelli/Contrasto) OSTALGIE IN PILLOLE la tivù, hanno capito la tragedia di aver abolito il tempo dalla vita. E ripropongono un luogo, l’ex Ddr, dove invece questo lusso c’era. Da noi è impensabile dedicare un pomeriggio ad un amico, ad Est questo si faceva: è curioso come questa vita lenta, piena di tempo e di cose da fare con poco, ci appaia fantastica e comica». L’ex Ddr come simbolo della semplicità perduta? LO SCRITTORE Peter Schneider, nato nel ’40 a Lubecca, è uno dei maggiori autori tedeschi. Tra i suoi libri tradotti in italiano “Il saltatore del muro”, “Papà” e “Accoppiamenti” LA REGISTA Von Trotta: “Finalmente cambiati abbiamo imparato a sorridere” ROMA — «Certo che qualcosa è cambiato nel sentimento dei tedeschi dell’ex Ovest nei confronti dell’ex Est, basta pensare al successo della mostra “Arte nella Dddr” allestita a Berlino», dice Margarethe von Trotta da Amburgo, dove è appena uscito il suo ultimo film “Rosenstrasse”. «Ma non parlerei di nostalgia per il passato, non è che vogliamo tornare indietro. È che non c’è più il malessere che si avvertiva a metà degli anni Novanta. Allora c’erano le grandi speranze deluse dei tedeschi dell’Est, erano arrivati con il sogno della libertà e del benessere e invece si rendevano conto che avevano perduto tutto senza guadagnare nulla». Secondo la regista, che cinque anni fa con il film “La promessa” aveva raccontato storie di berlinesi orientali che avevano attraversato il Muro e aveva avuto molto più successo all’Ovest che all’Est, «allora c’era un profon- Margarethe do disagio a parlare dei problemi di convi- Von Trotta venza che adesso non c’è più. Abbiamo imparato a parlare degli argomenti anche seri con leggerezza e con serenità».Il successo di un film come “Good by Lenin”, dice la Von Trotta, «è un segno molto positivo, ha dato quasi il via a un’ondata liberatoria. È vero che sono quelli dell’Ovest a ridere di più, ma anche questo è un segno positivo, indica una curiosità e un interesse per un periodo storico e per un modo di vivere di cui fino a poco fa si accettavano gli stereotipi, senza una vera conoscenza. E la conoscenza è importante per arrivare all’unione vera delle due anime della Germania. Che è sempre restia a fare i conti con la sua storia, passata e più recente”. (m. p. f.) I GIOVANI Le notti berlinesi si animano ormai in particolare nella parte orientale della città. Nei vecchi palazzi del regime, ma pure nelle fabbriche dismesse, sono nate le discoteche più alla moda per rave party a base di musica techno I LIBRI Tra i romanzi sulla ex Ddr, due sono diventati simbolo di una generazione: “Eroi come noi” e “In fondo al viale del sole”, di Thomas Brussig IL FILM “Good Bye Lenin” di Wolfgang Baker, è la storia di una donna di Berlino est che entra in coma mentre sta per cadere il Muro. Al suo risveglio i figli non hanno il coraggio di dirle quello che è accaduto. Tra poesia e comicità, la pellicola mostra la vita ai tempi del regime comunista e svela le contraddizioni nel modo di vivere occidentale a cui si dovettero abituare i berlinesi dell’Est dopo l’89 «Non è sentimentalismo. L’operazione è più politica. Negli ultimi mesi sul volto buono dell’Est sono usciti libri e film, si sono allestite mostre: significa che sta succedendo qualcosa di importante». Che cosa? La nascita di un umore ostile all’Europa di Bruxelles e allo stile di vita occidentale? «Partiamo dalla Germania. Raccontando l’Est, per la prima volta dopo l’89 i tedeschi hanno qualcosa che li fa sentire un solo popolo. È come se si dicesse: va bene, deponiamo le armi, smettiamola di pensare ai debiti dell’ex Ddr, stiamo insieme. È una clamorosa ammissione: la caduta del Muro non è stata solo una pacifica rivoluzione, ma tutti abbiamo dovuto ricominciare a vivere partendo da zero. Bisogna prendere atto di questa riconciliazione». E il segnale di delusione verso l’Occidente? «La globalizzazione non convince e l’Europa non può scaricare tutto sugli Usa. Tornare sul luogo del delitto serve a smascherare un equivoco servito come alibi: il grande fratello si è sostituito al totalitarismo, il valore della responsabilità personale quale cardine della democrazia non è cresciuto». Perché la moda della Guerra fredda dovrebbe colmare tale vuoto? «Non parlerei di moda. Il fatto è che è arrivato il momento di riflettere, anche sull’insicurezza. L’ex Ddr poteva negare tutto, ma non il tempo e le certezze personali. Quello che accade segnala che per molti oggi questi sono valori che vengono addirittura prima della libertà». Il progetto di ricostruire il Muro di Berlino in plastica sarebbe un modo per dire all’Occidente che non ha fatto i conti con la cultura dell’Est perché aveva l’ossessione del marxismo? «È una provocazione, ma è così. Siamo stati paralizzati dalla paura. Ora possiamo sorridere, ma la cosa è seria. E’ come se il ricordo sostituisse ad Est quello ad Ovest è stato il Sessantotto. Io spero che nell’ex Ddr si formi un movimento per discutere i valori occidentali. Se non lo fanno loro, chi lo fa?». Non le pare che dietro i tour sulle macerie dell’ex Ddr si nasconda la celebrazione dello spirito vittorioso della cultura occidentale? «Ci sarà anche il principio della riserva indiana, ma a prevalere è il recupero di una cultura. Dietro i souvenir io vedo Goethe e Lutero, Dresda e Lipsia, le università berlinesi. Nell’ex Germania Est c’è la cultura tedesca, la nostra culla è lì: lo stiamo riscoprendo». Fondatore Eugenio Scalfari ALVOHXEBbahaajA CHDODXDGDE 30920 9 770390 107009 Anno 28 - Numero 222 Direttore Ezio Mauro € 1,20 in Italia SEDE: 00185 ROMA, Piazza Indipendenza 11/b, tel. 06/49821, Fax 06/49822923. Spedizione abbonamento postale, articolo 2, comma 20/b, legge 662/96 - Roma. sabato 20 settembre 2003 PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Austria € 1,85; Belgio € 1,85; Canada $ 1; Danimarca Kr. 15; Egitto Pt. 700; Finlandia € 2,00; Francia € 1,85; Germania € 1,85; Grecia € 1,60; Irlanda € 2,00; Lussemburgo € 1,85; Malta Cents 50; Monaco P. € 1,85; Norvegia Kr. 16; Olanda € 1,85; Portogallo € 1,20 (Isole € 1,40); Regno Unito Lst. 1,30; Rep. Ceca Kc 56; Slovenia Sit. 280; Spagna € 1,20 (Canarie € 1,40); Svezia Kr. 15; Svizzera Fr. 2,80; Svizzera Tic. Fr. 2,5 (con il Venerdì Fr. 2,80); Ungheria Ft. 300; U.S.A $ 1. Concessionaria di pubblicità: A. MANZONI & C. Milano - via Nervesa 21, tel. 02/574941 INTERNET www.repubblica.it A B Le ipotesi allo studio del governo. L’Udc protesta: troppo pochi i soldi per la famiglia. L’ira degli enti locali LE IDEE Cosìcambierannolepensioni Le regole del mercato tra Europa e America Trattamenti diversi per giovani e anziani. Nuovo scontro nel Polo Pera e Casini contro il Senatùr Veltroni: Berlusconi lo smentisca Bossi: per me è Milano la capitale ROMA — Tre regimi per andare in pensione: giovani assunti dopo il 1996, meno giovani che hanno iniziato a lavorare tra il ’79 e il ’96, “anziani” assunti fino al 1978. Ecco come cambierà a partire dal 2008 il sistema previdenziale. Il maxiemendamento che la maggioranza si appresta ad apportare alla delega consentirà ai lavoratori più giovani e ai neoassunti di andare in pensione anche con 57 anni di età ma con forti penalizzazioni. Quelli più anziani andranno obbligatoriamente dopo 40 anni di lavoro ma con alcune eccezioni: gli uomini con 65 anni e le donne con 60. Chi poi il 31 dicembre 2007 avrà 35 anni di contributi e 57 di età potrà lasciare nel 2008 col vecchio regime. Si riapre intanto lo scontro sulla Finanziaria: il Tesoro dà più soldi alla ricerca che alla famiglia: per neonati e anziani Tremonti ha solo 100 milioni contro i 500 promessi all’Udc, che protesta. DE GENNARO, GRION e TITO ALLE PAGINE 2 e 3 Soldati Usa aprono il fuoco per errore sull’auto dell’inviato Cordone: ucciso l’interprete Iraq, spari sull’ambasciatore italiano Soldati americani in Iraq ALLE PAGINE 8 e 9 Varata la rivoluzione dei punti per i docenti precari. Prezzi, Alemanno vuole una legge Tagli ai soldi per le scuole statali Umberto Bossi A PAGINA 7 LA STORIA ROVESCIATA GIORGIO BOCCA ELLApolitica italiana già per suo conto scombinata e priva di stile il senatore Bossi introduce ogni tanto qualche battuta di schietta insensatezza plebea. Prima Roma ladrona, adesso Roma non più capitale a favore di Milano. A lui non importa che Roma sia stata per generazioni di risorgimentali, il sogno di una Italia unita dopo i secoli delle dominazioni straniere, la capitale millenaria del paese chiamato Italia, tale pensata dal Mommsen e da tutti gli stranieri che in lei si riconoscevano cittadini del mondo. SEGUE A PAGINA 24 N I fondi per l’autonomia ridotti del 40 per cento in tre anni “È un comandamento non dimenticare i crimini di guerra” Ciampi: “La Resistenza salvò l’onore degli italiani” Il presidente Ciampi a Boves BATTISTINI A PAGINA 4 ROMA — Tagli del 40 per cento ai fondi destinati alle scuole pubbliche per l’autonomia negli ultimi tre anni. E nel 2003 per la gestione degli istituti e l’offerta formativa i presidi dovranno accontentarsi di 83 milioni di euro contro i 93 dello scorso anno. Saranno costretti a ridurre le attività didattiche pomeridiane, i progetti di assistenza agli alunni handicappati, e quelli di recupero per studenti con i debiti formativi. E ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl che rivede le graduatorie dei precari, restituendo una manciata di punti a quelli “storici”. Sul fronte prezzi il ministro Alemanno chiede una legge per contrastarne l’aumento. MARIO REGGIO ALLE PAGINE 12, 13 e 27 DIARIO CON REPUBBLICA Dai film alle mostre, al turismo in Trabant: la Germania guarda ironica al suo passato L’Enciclopedia lunedì 22 settembre il quarto volume Berlino e la moda dell’Est L tempo scorre più veloce di una volta: e la memoria ne risente, al punto che trasforma di gran fretta i drammi storici in divertimenti. Per i tedeschi è (quasi) una rivoluzione: hanno scoperto l’ironia. Appena quattordici anni dopo la caduta, il Muro dovrebbe rispuntare come una costruzione tipo Disneyland. Di plastica, gonfiabile, per divertire il pubblico dei prossimi mondiali di calcio. E con le Trabant, le patetiche miniautomobili a due cilindri della Germania orien- I BERNARDO VALLI tale, si percorre un itinerario classico a Berlino Est: la Porta di Brandeburgo restaurata, la Unter den Linden rinnovata, l’isola dei musei ristrutturati o in riparazione, l’ex Palazzo della Repubblica disabitato, ed altri luoghi e monumenti nei quartieri che erano il cuore della capitale della Repubblica Democratica Tedesca (Ddr), scomparsa con l’impero comunista, di cui era un’importante componente. SEGUE A PAGINA 37 TARQUINI e VISETTI ALLE PAGINE 38 e 39 Londra, i liberali conquistano una roccaforte laburista Blair paga il caso Kelly pesante sconfitta elettorale ENRICO FRANCESCHINI A PAGINA 17 GUIDO ROSSI A GLOBALIZZAZIONE e la diffusione – nonostante il fallimento del vertice di Cancun – di un sistema economico mondiale basato sul libero scambio portano naturalmente, e finalmente, il diritto antitrust ad occupare un posto centrale, forse il più importante, all’interno della disciplina giuridica dei mercati. Nel contempo, questi fenomeni pongono alla nostra attenzione nuovi, complessi problemi, sia di natura sostanziale, sia di natura applicativa. Di entrambe le questioni si discute molto dalle due sponde dell’Atlantico. Io invece vorrei concentrarmi su un problema di fondo, che, come spesso accade ai problemi più importanti, mi pare stia per il momento un poco ai margini del dibattito. In questa stagione del capitalismo, diventato, dopo il clamoroso fallimento dei sistemi di pianificazione economica, unico e indiscusso modello della civiltà materiale nel mondo, l’economia di mercato, condizionata da un processo di globalizzazione accelerato da uno straordinario sviluppo tecnologico, ha dato segnali di crisi. Tra le tante ragioni di questa crisi, oltre quelle politico-economiche già indagate in modo convincente soprattutto da Joseph Stiglitz, ve n’è una che vorrei sottolineare e cioè che alla globalizzazione economica non è per nulla corrisposta una globalizzazione giuridica. Nel tanto ormai abusato parallelo fra la situazione odierna e quella medievale, è certo che manca a noi una vera lex mercatoria, che non sia quella del mero arbitrio contrattuale, rivendicato e imposto soprattutto dai principali protagonisti dell’attuale globalizzazione, le grandi imprese multinazionali. Non può allora destare meraviglia che l’antitrust, la disciplina chiave dell’economia di mercato, goda di una fioritura di interessi e sia più d’ogni altra oggetto di discussioni e rivisitazioni. Così di fronte alle difficoltà delle singole giurisdizioni nazionali a colpire le pratiche anticoncorrenziali di carattere transnazionale, riaffiora spesso la proposta, della quale forse il primo autorevole portatore è stato circa tre anni fa l’Assistant attorney general Joel Klein, di affidare i poteri antitrust ad un’agenzia mondiale. SEGUE A PAGINA 15 L L’italiano sempre più avanti. ! L’unico aggiornato ogni anno ! neologismi, sinonimi e contrari ! etimologie e datazioni, citazioni d’autore ! inserti di nomenclatura, note d’uso, sigle anche con CD-ROM integrale per Windows A richiesta con Repubblica a soli 12,90 euro in più E a partire dal 6 ottobre settimanalmente le ristampe dei primi volumi www.zanichelli.it ZANICHELLI I LIBRI SEMPRE APERTI