Aspasia di Mileto - Provincia di Imperia

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Aspasia di Mileto
Aspasia di Mileto (c. 470 a.C. – c. 400 a.C.), universalmente nota come Aspasia (greco: Ἀσπασία),
era una donna ionia che, originaria di Mileto, visse ad Atene. Seguendo una tradizione storica e
letteraria a lei spesso avversa, il suo personaggio è frequentemente ricondotto, in maniera riduttiva,
alla figura sociale dell'etèra.
La sua relazione con Pericle
Considerata la concubina di Pericle, fu da questi sposata dopo una lunga convivenza[1]. Proprio un
legame così consolidato appare incompatibile con le tesi che la vedrebbero una semplice etera.
Aspasia ebbe da Pericle un figlio, il cui nome viene tramandato come Pericle il giovane[2] che,
eccezionalmente, fu iscritto nelle liste dei cittadini: la legge, infatti, non concedeva lo status di
ateniese a chi fosse nato da donne straniere[3].
Aspasia, donna colta, era nota anche in virtù delle sue qualità intellettuali: secondo la tarda e
aneddotica testimonianza di Plutarco ella sedusse lo stratego "in quanto dotata di una certa saggezza
e abilità politica"[4], e il suo parere era molto influente: a tale proposito, egli cita il socratico
Eschine, che attribuì una supposta relazione con Aspasia la folgorante ascesa di Lisicle, semplice
mercante di pecore divenuto leader della fazione democratica alla morte di Pericle[5]; nel suo
ascendente sul marito il biografo di Cheronea individua inoltre la responsabilità della guerra di
Samo, che Tucidide più prosaicamente riconduce alla contesa tra quella polis e i Milesii per il
possesso di Priene e al desiderio di taluni cittadini Sami di sovvertire la costituzione cittadina[6]. Più
acclarato appare invece il ruolo a lei attribuito da alcune fonti del V-IV secolo a.C di maestra di
retorica per uomini di spicco della società del tempo: malgrado siano collocate nella cornice satirica
della prima parte del "Menesseno", le notizie fornite da Platone, il quale riferisce di discussioni
attorno all'arte retorica tra la donna e numerosi Ateniesi[7], e ci svela anche un inedito rapporto con
Socrate, della quale fu maestra, persino severa nel redarguirlo quando si rivelava lento
nell'apprendere[8], sono in parte corroborate da Senofonte nei cui Memorabilia[9] Aspasia appare
come maestra di Socrate, per bocca del filosofo stesso.
L'accusa di empietà e lenocinio
Come altre persone dell'entourage di Pericle (basti ricordare Fidia ed Anassagora), anch'ella pagò lo
scotto di essere bersaglio di accuse tendenti a screditare l'uomo politico. Ma nel suo caso, alle
accuse mossegli, non doveva essere sicuramente estraneo lo sconcerto che, nella società ateniese,
doveva ingenerare una figura libera, pubblica e autorevole come quella di Aspasia. Seguendo
Plutarco[10], Aspasia fu tacciata pubblicamente di empietà e prossenetismo, accuse che la misero a
rischio dell'esilio o della pena capitale e da cui lo stesso Pericle riuscì a sottrarla.
Antiche figure magistrali
Aspasia, donna greca maestra di filosofi non è unica nel suo genere, potendosi ricordarla accanto ad
altre due figure. La prima è la famosa Diotima, sacerdotessa di Mantinea, autorevole maestra di
Socrate nella Teoria dell'Eros, esposta nel Simposio platonico (201d – 212c). La seconda è l'arguta
servetta di Tracia, illetterata ma saggia e audace a tal punto da saper porgere uno spiritoso
insegnamento persino a un Talete che assorto nelle sue osservazioni astronomiche, rimane
buffamente prigioniero di un pozzo[11], come ricordato nel Teeteto platonico.

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