A scuola da Aspasia - Liceo Classico Dettori

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A scuola da Aspasia - Liceo Classico Dettori
A scuola da Aspasia
di Gabriella Freccero
http://www.url.it/donnestoria/testi/tesi/aspasiafreccero.htm
In questo studio introduco e commento le principali fonti antiche che nominano Aspasia di Mileto,
figura di studiosa e donna politica dell'antichità per molti versi ancora inafferrabile e poco studiata;
esse coprono un arco di tempo che va dal V secolo a. Cr., e sono quindi a lei contemporanee, fino al
V d.Cr.; sono tutte testimonianze maschili, e questo non è senza importanza nella ricostruzione
della sua figura, che emerge continuamente sotto i riflettori di un unico sguardo, sebbene
diversamente considerata dai vari autori. Si va dall'attacco aperto della Commedia antica con
Eupoli, Cràtino, Ermippo ed Aristofane, che la usano come bersaglio polemico accusandola di
essere la consigliera e l'ispiratrice della politica imperialista periclea, fino all'entusiastico elogio di
Eschine di Sfetto, amico di Socrate, all'apprezzamento deferente che le riserva Socrate, al rifiuto del
suo stile di vita e della famiglia di Pericle da parte di Antistene. Sinesio di Cirene, l'ultimo autore
antico considerato, è probabile considerasse il rapporto tra Socrate ed Aspasia come archetipo del
suo rapporto da allievo a maestra con Ipazia di Alessandria, e le assegna l'idea di identità tra
filosofia e poesia.
Il movente dello studio è senza dubbio far emergere un pensiero femminile là dove non era previsto,
nell'Atene del V secolo a.Cr, dove è ormai consumata l'esclusione delle donne dalla vita politica, la
privazione dei loro diritti patrimoniali e legali, l'affievolimento della loro voce; in molti centri
ellenici non avvenne però così, e la stessa Aspasia nata e educata in Asia Minore testimonia che
l'esclusione delle donne dalla vita politica e intellettuale fu un fenomeno strettamente intrecciato
con la nascita e lo sviluppo della democrazia ateniese, fenomeno particolarmente indagato da
Nicole Loraux in vari lavori, studiosa cui faccio spesso riferimento nel testo.
Emerge quindi dalle fonti un'intellettuale vista da occhi maschili; l'operazione di Platone al suo
riguardo è però la più raffinata tra quelli che non apprezzavano il suo pensiero; invece di attaccarla
apertamente, le dedica un'opera , il Menesseno, in cui Socrate recita un discorso pubblico di elogio
per i caduti in guerra composto da lei; il discorso viene apertamente ridicolizzato da Socrate e
Menesseno nell'introduzione e nell'epilogo; mentre ai vari intellettuali con cui dissente, da
Protagora a Gorgia a Prodico, Platone fa prendere la parola direttamente nei dialoghi e ne fa
confutare le tesi da Socrate, l'interlocutrice femminile è qui praticamente "ingoiata" - come Metis da
Zeus? - da Socrate che parla come ventriloquizzato dalla filosofa. Espediente che consente a
Platone di non confrontarsi apertamente e direttamente con il femminile, ma di ri-crearlo come
fosse una maschera o un burattino vivente, tesi che David Halperin ha ipotizzato anche per la
creazione del personaggio di Diotima del Simposio.
Ecco dunque la traccia di lettura del testo:
Aspasia di Mileto è conosciuta soprattutto come l'amante straniera di Pericle, il grande statista
dell'Atene del V sec. a.Cr. La tradizione antica, proveniente per lo più dalla commedia attica, ha
visto in lei un'etera e un'ammaestratrice di ragazze da avviare alla stessa professione; ma altre fonti
ci parlano di lei come riconosciuta maestra di retorica e intellettuale.
Secondo una recente ipotesi di Peter J. Bicknell, Aspasia sarebbe giunta in Atene al seguito di
Alcibiade il vecchio, come sorella nubile della moglie del nobile ateniese; Pericle, anch'egli
appartenente alla famiglia degli Alcmeonidi l'avrebbe allora incontrata semplicemente frequentando
il proprio clan familiare, senza dover pensare a un adescamento in ambienti di malaffare.
Plutarco nella Vita di Pericle ci trasmette la testimonianza antica più consistente su Aspasia; riporta
la cattiva fama proveniente dai comici, ma affianca anche la testimonianza delle fonti del circolo
socratico, Eschine di Sfetto, Antistene e lo stesso Socrate, secondo cui Aspasia insegnò la retorica a
Pericle e a molti ateniesi di spicco e fu unita a lui da un legame forse anticonformista ma
sicuramente solido e mal conciliabile con l'ipotesi dell'eterismo; Plutarco riporta anche la tradizione
di un processo per empietà che coinvolse Aspasia, della cui storicità è lecito dubitare poiché non ha
lasciato traccia nelle fonti storiche che trattano il periodo.
Nell'opera di Senofonte Aspasia è citata da Socrate che la ricorda come sua maestra nei
Memorabili, e come la donna più adatta per la formazione delle future spose nell'Economico; il
fatto che Socrate in questi brani usi una terminologia che ricorda quella del grande sofista Gorgia fa
pensare che Aspasia sia stata allieva del grande maestro siciliano, da cui avrebbe mutuato l'amore
per la parola, la consapevolezza del suo enorme potere di persuasione, sia nei rapporti privati che
nella sfera politica.
Eschine di Sfetto le dedicò un dialogo che portava il suo nome; qui Socrate consiglia un ricco
ateniese, Callia, di mandare suo figlio a scuola da lei; di fronte allo scetticismo del padre di avere
una donna come insegnante per il figlio, Socrate citava esempi di virtù dimostrata da donne famose
nell'antichità. Un frammento dell'Aspasia di Eschine, giunto a noi tramite Cicerone e Quintiliano,
che lo consideravano un modello classico del procedimento argomentativo dell'induzione, Aspasia
interroga successivamente la moglie di Senofonte e Senofonte stesso; il tema è se preferire cose più
belle appartenenti ad altri rispetto a quelle che si hanno; arrivando al dubbio se è lecito preferire
anche i partners degli altri, Aspasia conclude che tutti ricercano per sé il partner migliore in
assoluto, ma che la ricerca è vana se non è accompagnata anche da un perfezionamento individuale,
poichè la ricerca del partner migliore è reciproca negli amanti.
Antistene invece probabilmente avversava il sapere e il modo di vivere di Aspasia; nei frammenti
rimasti della sua Aspasia attacca violentemente i due figli di Pericle e della prima moglie, Santippo
e Paralo, che conducevano vita dissoluta, e lo stesso Pericle; egli infatti aveva in spregio l'amore e il
piacere. L'attacco di Antistene lascia pensare che oltre che nel suo stile di vita, Aspasia sostenesse
l'hedoné, il piacere, anche come principio filosofico.
Platone nel Menesseno fa recitare a Socrate un discorso retorico che egli dice fosse composto da
Aspasia; l'intenzione è di parodiare un genere, l'orazione pubblica, che Platone aborre per la sua
mancanza di riferimento al vero e vuoto esercizio di parole; ma proprio attaccando Aspasia e il suo
genere di retorica egli ci consente di evidenziare, se si confronta questo discorso con altri dello
stesso genere pervenuti di Lisia, Demostene, Iperide, Isocrate, la fiducia di Aspasia nel potere della
parola, la sua capacità di creare un grande affresco mitico sullo sviluppo della potenza ateniese, il
legame che essa dichiara con gli antichi poeti encomiastici (Pindaro su tutti), in una prospettiva per
cui l'antico legame della parola con la divinità serve ormai a guidare uno stato e ad esercitare non
più un potere sacrale ma pubblico e civico.
Sinesio di Cirene nel Dione ci testimonia una fondamentale intuizione di Aspasia: che l'esercizio
dell'arte della parola e della filosofia non sono tra loro incompatibili; egli dice che lo stesso Socrate,
attendendo la morte in carcere, iniziò a poetare, testimoniando che il Vero e il Bello non sono
categorie inconciliabili, come vorrà tutta la tradizione filosofica posteriore, ma due aspetti di una
stessa elevazione dell'anima il cui nesso è ancora l'eros, tema su cui Aspasia è ancora una volta
maestra (erotodidaskalos).
Nelle Conclusioni sviluppo in estrema sintesi l'idea che bisognerà attendere il Medioevo perché ci
giunga una voce femminile che faccia riferimento all'insegnamento di Aspasia; si tratta di Eloisa,
che nella corrispondenza con Pietro Abelardo dopo la tumultuosa fine del loro rapporto cita la
filosofa come fonte dell'idea del perfezionamento degli amanti nella concreta pratica del rapporto
amoroso, cui Abelardo mostra di voler venir meno dopo il brusco troncamento della loro relazione.
La tesi si può quindi considerare una prima introduzione alla figura e al pensiero di Aspasia; non ne
rappresenta certo una esaustiva trattazione, ma introduce piuttosto una serie di interrogativi che qui
vengono appena accennati:
Socrate indica Aspasia come esperta in questioni amorose, come anche fa con Diotima nel
Simposio: il termine che usa, erotodidaskalos, faceva riferimento ad una antica sapienza perduta,
l'erotica, di cui le donne erano titolari, o di cosa altro si trattava? Sulla perdita dell'erotica si
interroga anche Luisa Muraro nel suo saggio La maestra di Socrate e mia, nel volume miscellaneo
Approfittare dell'assenza. Punti di vista sulla tradizione.
Aspasia nel dialogo riportato da Eschine interroga due sposi sul tema del compagno migliore, che
alla fine essa riconosce nel compagno che ciascuno ha già e che ama. Il tema riecheggia da vicino
quello del celebre frammento 16 Voigt di Saffo, dove la poetessa dichiara che la cosa più bella è ciò
che ciascuno ama. Vi è forse l'ombra di un comune pensiero femminile che circola? La studiosa
Page DuBois nel saggio Sappho is burning propone una lettura in termini filosofici dell'opera di
Saffo. D'altra parte continui riferimenti poetici vi sono in riferimento ad Aspasia; Ateneo cita dei
versi riportati da Erodico seguace di Cratere che sarebbero composti da lei. Allora Sinesio di Cirene
nella mancata contrapposizione tra poetica e filosofia avrebbe colto una antica modalità del
pensiero femminile, e si capisce come Platone, convinto assertore del divorzio tra le due discipline,
avversasse il sapere di Aspasia .
Aspasia giudica positivamente il coinvolgimento dei sensi nell'atto conoscitivo, di cui anche il
rapporto amoroso fa parte. Si può considerare l'opera di Platone dedicata all'eros, soprattutto quindi
il Fedro e il Simposio, un tentativo riuscito di opporsi a un tale tipo di pensiero, che costituirà nei
secoli il modello per l'esclusione del corpo dall'attività intellettuale?
Il nome di Aspasia tocca dunque alcuni punti nevralgici della riflessione sulle donne e l'antichità, e
mostra il grande lavoro critico ancora da svolgere negli studi classici su questi temi.