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Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
Note di approfondimento ed informazione sull’industria delle costruzioni
6 – 13 febbraio 2015
a cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2, Centro Studi Fillea Cgil
I commenti della settimana
Economia
L’industria intravede la ripresa, per le costruzioni qualche segnale di ottimismo. Torna a crescere la
produzione industriale a dicembre 2014; Prometeia prevede un 2015 in ripresa. Nelle costruzioni, consistente aumento
degli investimenti nelle ferrovie, andamento positivo e clima di fiducia nel settore legno.
Legislazione
Indagine conoscitiva alla Camera dei Deputati su attuazione ed efficacia delle politiche europee.
Grandi imprese Nuovi appalti esteri per Condotte e Pizzarotti. Ristrutturazione industriale per Cooperativa di
costruzioni.
Le notizie della settimana
Congiuntura:
Fondi Ue:
Legno arredo:
infrastrutture:
FederlegnoArredo:
meno poteri alle Regioni (Edilizia e Territorio, 09.02.15)
pronti a cogliere la ripresa (Il Sole 24 Ore, 11.02.15)
investimenti Rfi a 4,3 miliardi (Il Sole 24 Ore, 11.02.15)
pronti a cogliere la ripresa (Il Sole 24 Ore, 12.02.15)
Grandi imprese delle costruzioni:
imprese cemento:
Condotte:
Coop. di Costr.:
Saviola:
Buzzi Unicem:
Pizzarotti:
per le grandi serve un piano B (Affari&Finanza, 09.02.15)
commessa da 140 milioni in Norvegia (Milano Finanza, 10.02.15)
via libera per la newco Sirem (Gazzetta Modena, 11.02.15)
si continua a trattare (Voce di Mantova, 11.02.15)
ricavi stabili (Milano Finanza, 11.02.15)
appalto per il metrò a Parigi (Il Sole 24 Ore, 11.02.15)
Rapporti e studi:
Prometeia:
Istat:
Acimall:
Unacea:
l’industria intravede la ripresa (Il Sole 24 Ore, 10.02.15)
produzione industriale, dicembre 2014 (Comunicato Istat, 10.02.15)
ottimismo nelle macchine per il legno (sito internet infobuild, 12.02.15)
rallenta il mercato delle macchine da costruzione (sito internet infobuild, 12.02.15)
Eventi:
Cgil-Cisl-Uil, Seminario Appalti e Concessioni, Roma, 10 febbraio 2015
Congiuntura
Fondi Ue (09.02.15): Le briglie della programmazione e gestione dei fondi strutturali europei 2014-2020 che
ancora per questo settennato premiano l'Italia di risorse Fesr-Fse ingenti, 31,7 miliardi di euro rispetto ai 28 circa del
2007-2013 - passano in modo deciso nelle mani del governo centrale, Palazzo Chigi e i Ministeri, riducendo di
conseguenza l'autonomia delle Regioni rispetto alla passata programmazione (che si concluderà il 31 dicembre 2015).
Il quadro dei prossimi sette anni si è definitivamente chiarito con la delibera Cipe del 29 gennaio, con tabelle e "regole
di ingaggio" che il nostro giornale è in grado di anticipare. La quota di fondi (compresi co-finanziamenti) assegnata ai
piani nazionali (Ministeri) passa dal 20 al 31%, e considerando - dato ancora più significativo - anche il "fondo
parallelo", chiamato di nuovo Pac (Programmi di azione e coesione) – dal 2007-13 al 2014-20 la quota dei programmi
a gestione prevalente statale passa dal 25 al 39,5 per cento. Per la programmazione 2014-20, infatti, che è in fase di
avvio (i programmi sono in fase di negoziazione con la Commissione Ue) il governo Renzi ha deciso di mettere subito
"da parte". fuori dalle regole e dai vincoli temporali dei fondi europei, una quota importante di co-finanziamento
nazionale, pari a 7,4 miliardi (mentre 20 miliardi saranno "dentro" i programmi). L'obiettivo è evitare di ritrovarsi a
fare questa operazione "in corso d'opera", come fece il governo Monti nel 2011-2012 (ministro Fabrizio Barca), perché
a causa dei ritardi fu l'unico modo per rispettare i target di spesa intermedi. «Tanto vale farlo prima», ragionano a
Palazzo Chigi. Il co-finanziamento nazionale nei programmi Fesr-Fse scende dunque dal tradizionale 50% al 25% per
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politiche [email protected]
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le regioni del Sud in zona "Convergenza", anzi solo per le tre che nel 2007-13 hanno accusato più ritardi. (…)
(ALESSANDRO ARONA)
Legno arredo (11.02.15): Sarà la prima edizione a cui partecipa come presidente non solo di FederlegnoArredo,
l'associazione che raccoglie le aziende del comparto, ma anche del Salone del Mobile, dopo il cambio societario
avvenuto lo scorso autunno, quando Cosmit (che in passato gestiva il Salone) è confluita in Federlegno-Arredo.
«Un'edizione speciale - commenta Roberto Snaidero - perché cade nell'anno in cui tutto il mondo guarda all'Italia in
attesa dell'Esposizione universale. Ma anche perché si inserisce in un momento in cui per l'economia mondiale si
attende una ripresa. Nonostante l'inasprimento nel conflitto tra Russia e Ucraina? Le tensioni con la Russia sono fonte
di grande preoccupazione per tutti noi, come cittadini e come imprenditori, vista l'importanza di quel mercato per le
nostre aziende. Secondo le stime d'export verso Mosca è crollato del 7-8% negli ultimi mesi del 2014. Mi auguro
davvero che si arrivi presto a una soluzione per via diplomatica e si scongiuri in ogni modo l'eventualità di una guerra.
Ma tutti gli altri segnali che arrivano dai mercati internazionali ci rendono ottimisti, a cominciare dal discorso di Obama
alla Nazione, in gennaio, in cui ha annunciato la fine della crisi. Gli Stati Uniti sono un mercato che per noi vale
moltissimo e che nel 2014 è cresciuto del 10 per cento. A breve partiremo con nuove missioni industriali e non soltanto
a New York, ma anche a Miami, nelle regioni del midwest e della costa Ovest. E poi c'è il cambio euro-dollaro...
Fondamentale: favorisce le nostre esportazioni non soltanto negli Usa, ma anche in tutti i Paesi dell'area dollaro. Vorrei
aggiungere che un aiuto alle nostre aziende arriva anche dal crollo del prezzo del petrolio e dall'immissione di liquidità
da parte della Bce. Insomma, credo davvero che abbiamo tutte le carte in regola per crescere sui mercati
internazionali, a partire dalla Cina, dove lo scorso anno le vendite sono aumentate del 35%. Percepisco questo stesso
ottimismo anche attorno a me, tra i miei colleghi. Possiamo finalmente dire che la crisi è alle spalle? Il nostro settore
ha sofferto moltissimo. Dal 2008 abbiamo perso sul mercato interno più del 30% e non sempre le esportazioni sono
state sufficienti a compensare queste perdite. Perciò ci vorrà ancora del tempo e abbiamo bisogno del sostegno del
Governo con misure di politica industriale come il bonus mobili. Ma le aziende che sono riuscite a superare questi anni
difficili, oggi sono più solide e strutturate, pronte a cogliere le opportunità della ripresa, dagli effetti positivi del bonus
mobili sul mercato interno, al dinamismo dei mercati esteri. Il Salone del Mobile quanto aiuta a costruire queste
opportunità? Milano ogni anno detta lo stile e il futuro del design in tutto il mondo proprio perché da sempre il nostro
Salone riesce a coniugare la creatività con l'imprenditorialità. Quest'anno più che mai ci siamo messi in gioco per
creare nuovi format espositivi che mettono al centro l'industria, aprendo al tempo stesso alla riflessione e al progetto,
come avviene nel concept Workplace 3.o di Michele De Lucchi. O nell'evento In Italy, un video e una app attraverso cui
gli imprenditori raccontano non soltanto i loro prodotti ma tutto quello che c'è dietro: il progetto, il lavoro, i processi
produttivi. Se l'export traina la ripresa, attrarre sempre più visitatori esteri e da nuovi mercati è essenziale: quale
strategia seguite? Abbiamo fatto moltissimi roadshow in tutto il mondo, dall'Europa agli Stati Uniti, alla Cina. Avremo
anche quest'anno molte delegazioni di operatori professionali. Sarà inevitabile un calo di arrivi dalla Russia, ma
speriamo di confermare l'interesse dei visitatori cinesi, che lo scorso anno sono stati il gruppo straniero più numeroso,
con oltre 24mila presenze. In generale, tutto ci fa prevedere un aumento degli arrivi dai mercati asiatici, in linea con il
trend degli ultimi anni. Sul fronte degli espositori, invece, quale linea seguite? Abbiamo come sempre il tutto esaurito e
liste di attesa. Diamo la precedenza alle aziende italiane, perché il Salone del Mobile è innanzitutto la vetrina dei
prodotti e del know-how made in Italy. Ma Milano è e deve essere sempre di più una manifestazione internazionale,
perciò è importante aprire anche a espositori esteri, anche se la maggioranza, circa i due terzi, è fatta di imprese
italiane. E i giovani? Sono la nostra scommessa. Avremo come ogni anno 200 designer under 35 al Salone Satellite e
inoltre ospiteremo in uno stand gli allievi del Polo formativo del legno- arredo della Brianza. (Giovanna Mancini)
infrastrutture (11.02.15): Il grafico sul tavolo di Maurizio Gentile testimonia l'impegno di Fs ad accelerare gli
investimenti in infrastrutture. «Dai 2,9 miliardi di spesa nel 2014 si passerà a 4,3 miliardi nel 2015, a 4,7 miliardi nel
2016, a 4,9 miliardi nel 2017», spiega l'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi), la società del gruppo
che gestisce l'infrastruttura, mostrando il documento che racconta gli impatti del contratto di programma 2012 -2016
sottoscritto ad agosto 2014. 11 Cdp contiene opere in corso finanziate per 20 miliardi. «La previsione per il 2o15 continua Gentile - non dovrebbe subire revisioni, ma quella per il 2016 è certo da rivedere al rialzo perché la legge di
stabilità 2015 ha apportato importanti risorse finanziarie aggiuntive: 12,9 miliardi di competenza a fronte di
definanziamenti per soli 550 milioni». La manutenzione straordinaria con 4.250 milioni e gli investimenti sulla rete
tradizionale Fs con 4.455 milioni fanno la parte del leone, oltre due terzi del totale. L'era in cui l'Alta velocità
«contabilizzava» da sola il 65% degli investimenti (nel 2004 erano 4,1 miliardi su 6,6 totali) è lontana secoli. «La
nostra logica di oggi-dice Gentile-è quella di un gestore di infrastrutture che prima fa funzionare al meglio quello che
ha e solo dopo pensa ad allargare il perimetro. La scala delle priorità vede al primo posto i piani per la sicurezza, poi
c'è l'up-grading tecnologico delle linee per aumentare il numero di treni/giorno e la velocità, poi ancora gli investimenti
per trasporto locale, lunga percorrenza e merci. In fondo a questa scala arrivano le grandi opere. Anzi, vorrei dire che
la rete ferroviaria nel suo complesso è la nostra grande opera». La frenata sulle grandi opere è evidente se il budget
2015, che pure dovrebbe accelerare i cantieri in corso, prevede 295 milioni di spesa sulla Treviglio-Brescia, 155 sul
terzo valico, 124 sul Brennero. Parliamo di tre opere che valgono più di 15 miliardi. Sarebbe un errore, però, dedurre
dalle parole di Gentile che le grandi opere siano andate in soffitta. E vero che non si parla più, nei documenti Fs, di
"Alta velocità", denominazione confinata alla Torino-Milano-Napoli (che manca di due sole opere per essere finita, il
sottopasso di Firenze e l'upgrade tecnologico della direttissima Roma-Firenze) ma sei ferrovie tutte nuove restano in
agenda, Torino-Lione, terzo valico Milano-Genova, Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina. Per la Brescia-Padova, in
effetti, ci sono tre miliardi nella legge di stabilità 2015 che portano a 2.268 milioni la dotazione della Brescia-Verona
(progetto già redatto) e a 1.869 milioni la dote della Verona-Padova (per cui il progetto con la nuova soluzione per il
nodo di Vicenza sarà pronto a maggio): ce n'è a sufficienza per partire con nuovi «lotti costruttivi». I 9oo milioni
disponibili per il Brennero consentono di mandare in gara il terzo lotto. Per la Napoli-Bari ci sono tre miliardi tra fondi
Ue e nazionali e il commissario (individuato nell'ad delle Fs, Michele Elia) consentirà di accelerare l'iter approvativo.
«Sarà utile - spiega Gentile – non tanto per le autorizzazioni locali, che restano sostanzialmente immutate, quanto
nella velocizzazione della fase approvativa dei progetti che non dovranno più passare per l’istruttoria dell'unità di
missione e per le decisioni del Cipe». Gentile è sincero quando dice che l'attenzione è soprattutto sulla rete ordinaria.
Snocciola le iniziative. Per esempio quando parla di città e trasporto locale. «Con gli investimenti leggeri in tecnologia -
dice - vogliamo aumentare frequenza e velocità sulle linee esistenti. Ma anche l'accessibilità è un fatto strategico per
dare un servizio migliore. I marciapiedi alti, per esempio, facilitando la salita e la discesa dai treni, evitano ritardi al
treno in sosta. Accessibilità significa ascensori e scale mobili». Gentile racconta poi una delle idee per mettere le Fs al
servizio dei sistemi urbani di mobilità. Non solo parcheggi. «Stiamo progettando piste ciclabili lungo il sedime
ferroviario per regalare alle città, ovviamente in totale sicurezza, decine di chilometri di strade per i ciclisti. Il primo
esperimento sarà a Roma dove costruiremo una pista dall'Appia alla stazione Ostiense». Se Alta velocità è ormai
parola tabù per gli investimenti, velocizzazione (con tecnologia e varianti di tracciato leggere) è parola magica. Alla
velocizzazione dell'adriatica vanno gran parte dei 350 milioni disponibili per la lunga percorrenza: si risparmieranno 3o
minuti fra Bologna e Bari e 45 fra Bologna e Lecce. Parola magica anche per la politica. «Mi ha fatto piacere sentire il
presidente della Regione Friuli Serracchiani rilanciare il progetto per la velocizzazione della linea Venezia-Trieste:
ridurremo i tempi di percorrenza a un'ora e cinque minuti con un investimento di 1,8 miliardi, mentre costerebbe 7,5
miliardi il prolungamento dell'Alta velocità per guadagnare solo altri dieci minuti». (Giorgio Santilli)
FederlegnoArredo (12.02.15): L'ulteriore spinta alle esportazioni data dal rafforzamento del dollaro nei
confronti dell'euro non è che l'ultima di una serie di opportunità che il mercato statunitense offre alle imprese italiane
della filiera del legno-arredo. Nel 2014 l'export del settore verso gli Usa ha infatti segnato un significativo balzo in
avanti, con un aumento del l0% delle vendite tra gennaio e settembre (rispetto allo stesso periodo 2013), per un
valore di quasi 663 milioni di curo. Nasce da questa consapevolezza l'accordo siglato ieri a Roma tra FederlegnoArredo
(l'associazione che riunisce le imprese della filiera) e Unioncamere, per l'avvio di una serie di iniziative sul territorio
Usa a supporto delle aziende italiane, in collaborazione con le Camere di commercio di Chicago e New York, oltre alla
partecipazione delle Cdc di Brescia, Lecco, Monza e Brianza e Varese. «Sul modello dell'ufficio aperto a Chicago, dove
siamo già presenti in partnership con Unioncamere, apriremo a breve un ufficio a New York», spiega il presidente di
FederlegnoArredo Roberto Snaidero. Il team avrà il compito di agevolare l'internazionalizzazione delle aziende italiane,
con attività di consulenza o attraverso l'organizzazione di incontri B2B con operatori selezionati del mondo della
progettazione e dell'edilizia, e di eventi«business to society» rivolti agli operatori di settore e alla stampa. Il progetto,
valido per tutto il 2015, ha in realtà un obiettivo più a lungo termine. «Chicago e New York non sono che il punto di
partenza di un percorso che speriamo di approfondire nei prossimi anni», conferma Snaidero. Quello americano è un
mercato molto promettente perle aziende del legno-arredo e in particolare per quelle del mobile (che rappresentano
circa l’8o% dell'export verso gli Usa della filiera), favorite anche dalla forte ripresa degli investimenti nel settore
costruzioni che, secondo le stime, dovrebbe proseguire nei prossimi 5 anni. E non soltanto a New York, ma anche in
città come Houstone, Dallas, Miami, Denver, Los Angeles e San Francisco. La partnership tra Camere di commercio e
FederlegnoArredo, ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, «è l'esempio concreto della
collaborazione tra istituzioni e mondo produttivo per il sostegno al made in Italy. Per la riuscita del progetto sarà
fondamentale il supporto della rete delle Camere di commercio italiane all'estero». «Mi auguro che altri distretti
produttivi imparino da questo modello- ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari-: il legnoarredo è uno dei settori di cui dobbiamo essere fieri, che sta investendo nell'export e ha chiuso il 2014 con un bilancio
commerciale in attivo. Questa è la strada che dobbiamo percorrere». (Giovanna Mancini)
Grandi imprese delle costruzioni
Grandi imprese cemento (09.02.15): I gruppi italiani del cemento devono far scattare il "piano B" dopo che si
sono fatti soffiare dall'irlandese Crh le attività messe in vendita per la fusione tra i colossi del settore Holcim e Lafarge.
Il 2 febbraio la società con base a Dublino ha annunciato che rileverà per 6,5 miliardi di euro gli asset collocati in
Europa, Canada, Brasile e Filippine che i due gruppi convolati a nozze sono stati obbligati a vendere per questioni di
antitrust. I multipli dell'operazione, che conducono a una valutazione delle attività nell'ordine di circa 8,5 volte il
margine operativo lordo (ebitda), sono stati giudicati elevati sia dagli analisti sia dagli addetti ai lavori. Lo ha detto
chiaro e tondo l'ad di Italcementi, Carlo Pesenti: «L'offerta di Crh non ci ha sorpreso; indubbiamente le valutazioni
fatte sono molto alte, oltre l'intervallo che ci saremmo aspettati». Tra l'altro, va ricordato come alcuni analisti, nei
giorni scorsi, avessero ipotizzato che per imbarcarsi in una simile operazione Italcementi avrebbe potuto avviare un
aumento di capitale. L'ad del gruppo italiano con quartier generale a Bergamo si è affrettato ad aggiungere che,
sebbene la gara per le attività in vendita dalle nozze Holcim-Lafarge sia a questo punto persa, Italcementi continuerà a
guardarsi intorno per beneficiare di eventuali opportunità di crescita. «Niente di drammatico - ha dichiarato Pesenti
riferendosi proprio all'operazione di Crh - anzi, ci sono opportunità da cogliere lo stesso . Abbiamo come obiettivo
sempre l'Asia e, invia prioritaria, l'Africa sub sahariana». La società del settore cementiero è, infatti, presente in Nord
Africa, sicché ha bisogno di «integrarsi con l'Africa sub sahariana, dove ci sono piccoli progetti in giro». Proprio
venerdì, Italcementi ha diffuso i dati sull'esercizio del 2014, che si è chiuso con un fatturato di 4,155 miliardi, in
flessione dell'1,8% rispetto all'anno precedente (-0,7% a cambi costanti), e un indebitamento finanziario netto di 2,17
miliardi. «Abbiamo dovuto rivedere il nostro budget - aveva spiegato Pesenti subito prima che fossero annunciati i
numeri - perché la caduta dei prezzi dei prodotti energetici impatta in modo positivo». La scorsa settimana ha svelato i
conti del 2014 anche la concorrente di Italcementi, Cementir, che pure, negli ultimi tempi, era apparsa interessata ad
alcune attività - quelle canadesi in particolare - messe in vendita da Holcim-Lafarge. Non a caso, all'inizio di gennaio,
la società controllata dalla famiglia Caltagirone aveva annunciato un aumento di capitale fino a300 milioni finalizzato
proprio «ad aumentare le risorse patrimoniali e la flessibilità finanziaria nell'ambito dell'implementazione della propria
strategia di crescita». Una crescita, che, secondo quanto indicato in passato dal presidente e ad Francesco Caltagirone
junior, sarà per Io più rivolta al di fuori dei confini italiani, verso il Nord America (a questo punto senza più considerare
le attività canadesi) e Far East. Per Cementir, il 2014 si è chiuso con ricavi a 948 milioni, in calo del 4,1% dai 988,6
milioni dello scorso armo (in aumento del 5,3% a cambi costanti), mentre l'ebìtda è risultata in crescita a 192,4 milioni
dai 169,7 del 2013. Nello stesso tempo, l'indebitamento finanziario netto è sceso a 278,3 milioni dai 324,9 di fine
2013. «Il gruppo – ha commentato Caltagirone jr – ha chiuso l'esercizio 2014 con risultati operativi superiori agli
obiettivi prefissati per l'anno grazie a una continua ricerca di efficienze e nonostante ìl contesto economico complesso
e la svalutazione delle principali valute, che hanno reso ancora più difficile il raggiungimento di tali risultati». Nella
nota giornaliera diffusa il giorno dopo i numeri dí Cementir, gli esperti di Equita Sim hanno sottolineato come l'ebitda
abbia battuto le stime «solo grazie all'effetto della rivalutazione di alcuni terreni in Turchia, che ha generato un
provente non ricorrente pari a 12 milioni». Gli stessi esperti della Sim milanese hanno altresì evidenziato che gli
obiettivi di bilancio appena annunciati dal gruppo cementiero, che vedono un ebitda di 190 milioni nel 2015, risultano
inferiori alle loro attese. (…) La società controllata dalla famiglia Buzzi (che riunirà il cda sui conti del 2014 il 10
febbraio) merita un discorso a parte, perché proprio lo scorso dicembre ha raggiunto con Lafarge un accordo per
l'acquisizione, al prezzo di 104 milioni (enterprise value), oltre alle disponibilità liquide equivalenti, di Uralcement,
asset non rientrante nel perimetro di quelli da cedere per la fusione con Holcim. Anche in Virtù di questa operazione, il
gruppo del cemento presieduto da Enrico Buzzi appare cauto su nuove operazioni di fusioni e acquisizioni. (Carlotta
Scozzari)
Condotte (10.02.15): Condotte sbarca sul mercato norvegese delle grandi opere. La società guidata da Duccio
Astaldi è risultata prima classificata nell'appalto denominato Drili and Blast, nell'ambito del progetto ferroviario Follo
Line, la principale opera infrastrutturale attualmente in fase di sviluppo in Norvegia. Il contratto, si legge nella nota
diffusa ieri, ha un valore di circa 140 milioni di euro (1,2 miliardi di corone norvegesi). Si tratta di una commessa di
tipo epc (engineering, procurement and construction) per cui Condotte si occuperà sia delle attività di ingegneria che
di quelle di costruzione. Più nello specifico, l' appalto consiste nella realizzazione, all'interno della collina di Ekeberg,
vicino al centro di Oslo, di una serie di opere tra cui due gallerie di 1,2 chilometri. La firma del contratto dovrebbe
arrivare il 25 febbraio. (Mauro Romano)
Cooperativa di Costruzioni (11.02.15): ll futuro della Cooperativa di Costruzioni si delinea con maggiore
chiarezza: la newco si farà e per una parte della forza lavoro si delinea il ricorso alla cassa integrazione. Ieri, infatti, le
parti sociali hanno incontrato il nuovo presidente della Sirem srl, la newco che affitterà la coop di costruzioni. Il
confronto si è tenuto con Luca Bosi, anche presidente della Siteco (l'impresa di Reggiolo che ha rilevato anche la
Orion). Sarà lui a guidare la nuova realtà industriale che salverà la storica cooperativa modenese attiva nel comparto
dell'edilizia, con importanti cantieri in tutta Italia. «Durante l'incontro – spiega Marcello Beccati, della Fillea/Cgil di
Modena - è stata confermato il passaggio di tutte le maestranze, anche se nella prima fase saranno al lavoro tra i 60 e
gli 80 lavoratori». Per la forza lavoro restante (i dipendenti attualmente sono poco meno di 300), invece, si profila il
ricorso agli ammortizzatori sociali, con tutta probabilità la cassa integrazione guadagni straordinaria per la durata di
due anni. Il passaggio della Cooperativa di Costruzioni a Sirem dovrebbe avvenire entro i primi di marzo. È necessario
aspettare i tempi tecnici. Il primo passo è presentare ai soci della cooperativa edile, nell'assemblea prevista per
domani, la volontà di richiedere al Tribunale la domanda di concordato preventivo in bianco. Immediatamente dopo
l'avvio delle procedure tecniche che porteranno alla costituzione della newco, la Sirem srl (dove "rem" indica le
province di Reggio Emilia e Modena), che affitterà la Cdc. Si sta agendo, in sostanza, sul modello di quanto avvenuto
per la Siteco di Reggiolo, nata dalle ceneri della Coop Reggiolo. La Sirem avrà un'unica sede a Modena e «sarà
garantita - prosegue Beccati - la continuità lavorativa dei cantieri, anche nell'area della ricostruzione post-simica. Sarà
garantita anche la continuità lavorativa del prefabbricato sito a Campogalliano». La Cooperativa di costruzioni, che ha
sede a Modena, è una realtà attiva nel mondo dell'edilizia di grande rilevanza in tutta la provincia modenese e non
solo: la coop ha cantieri diffusi in Italia. Basti ricordare che la Cdc fa anche parte della cordata di costruttori del Novi
Park di Modena ed è legata al cantiere Sant'Agostino, una importante commessa del valore di 43 milioni di euro.
(Felicia Buonomo)
Saviola (11.02.15): La dirigenza della Saviola Holding, nel tavolo di lavoro tenutosi nel pomeriggio di lunedì a
Bologna, non ha accolto la proposta di disdetta del contratto aziendale chiesto da sindacati e Rsu. Gli stessi vertici
hanno però ribadito l'importanza del sito di Sustinente confermando che il medesimo non chiuderà. Sono stati infine
fissati altri due tavoli che si terranno il 20 e il 25 febbraio sempre a Bologna. (Giacomo Lasagna)
Buzzi Unicem (11.02.15): Buzzi Unicem ha chiuso lo scorso esercizio con ricavi consolidati pari 2,5 miliardi, in
calo dello 0,1% dai 2,51 miliardi dell'anno prima e al di sotto dei 2,52 miliardi stimati in media dagli esperti. Le
variazioni nei tassi di cambio hanno avuto un impatto sfavorevole di 91 milioni, mentre gli effetti delle variazioni nel
perimetro di consolidamento sono stati favorevoli per 2 milioni. Pertanto, a cambi e perimetro costanti, il giro d'affari è
salito del 3,4%. Le vendite di cemento sono aumentate dell'1,8% a 25,1 milioni di tonnellate, mentre le produzioni di
calcestruzzo preconfezionato hanno mostrato un incremento dell'1,4% a 12 milioni di metri cubi. Dal punto di vista
geografico, negli Stati Uniti e nella Repubblica Ceca Buzzi Unicem ha registrato un ritmo di crescita significativo,
rispetto a un contenuto miglioramento in Europa centrale e a un andamento stabile in Russia. Per contro, il livello di
attività in Italia ha continuato a scendere, con un calo del 9,3% a 392 milioni rispetto all' anno prima. Il fatturato ha
accusato una contrazione anche in Polonia. Il debito è diminuito di 34 milioni, scendendo da 1,1 miliardi a 1,063
miliardi grazie al flusso dell' attività operativa, alla cessione di attivi non strategici e alla prudente politica dei
dividendi, nonostante l'acquisizione dell'impianto russo a ciclo completo di Korkino, avvenuta a inizio dicembre, abbia
richiesto un esborso di 104 milioni. (Serena Berici)
Pizzarotti (11.02.15): Pizzarotti Spa di Parma, numero 4 in Italia per fatturato tra le imprese di costruzione, si è
aggiudicata in Francia un appalto da 34 milioni di euro per la realizzazione di una nuova stazione della metropolitana di
Parigi. Un contratto che sarà, nelle intenzioni dell'azienda, trampolino di lancio per altre commesse nell'ambito del
"Grand Paris Express", un progetto che prevede l'ammodernamento e la realizzazione di nuove linee nella
metropolitana della capitale francese, con investimenti per 22 miliardi di euro in 15 anni. In particolare Pizzarotti,
capogruppo in cordata con due imprese francesi, si è aggiudicata il prolungamento della linea 4 del metrò parigino,
affidatole dalla stazione appaltante pubblica Ratp,Régie autonome des transports parisiens. Un contratto che prevede
lavori per 34 milioni di euro e una durata di esecuzione di 6o mesi. La linea 4 è la seconda del metri di Parigi per
affollamento, perché passa per tre grandi stazioni ferroviarie parigine, la Gare Montparnasse, la Gare du Nord e la
Gare de l'Est, ed è funzionale per raggiungere numerose attrazioni turistiche come Notre Dame de Paris, il Quartiere
Latino e Montparnasse. L'Impresa Pizzarotti si occuperà di costruire la stazione metropolitana interrata di Bagneux,
realizzata tra diaframmi, con estensione di 130 metri di lunghezza, 20 di larghezza e lo di profondità. A completare
l'opera circa 3oo metri di gallerie artificiali realizzate tra diaframmi e berlinesi. Le gare per i lavori del progetto Grand
Paris sono appena cominciate, e la consuetudine di Pizzarotti con la Francia (mercato molto competitivo, le imprese
francesi sono colossi mondiali nelle costruzioni) rende le sue ambizioni legittime. Anche perché, a differenza dei mega-
appalti miliardari in corso nei paesi del golfo Persico per realizzare nuove metropolitane, a Parigi i lavori saranno divisi
in lotti. Come ordine di grandezza i lotti per i tunnel saranno tra 200 e 40o milioni di euro, e quelli per le stazioni da 3o
a 1oo milioni. Pizzarotti ha già realizzato importanti opere a Parigi; in particolare nell'aeroporto Charles de Gaulle, la
stazione di interconnessione tra Tgv e rete ferroviaria regionale dell'aeroporto di Roissy e una parte della costruzione
di Eurodisney. Fra le iniziative in realizzazione in Francia gli ospedali di Sospel (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) e Timone
di Marsiglia, la costruzione di due tunnel (Viggianello in Corsica e St. Beat sui Pirenei), la progettazione e la
costruzione di un parcheggio interrato a Nizza. I lavori all'estero rappresentano oggi circa il 25% del fatturato
dell'impresa di Parma, ma l'obiettivo della dirigenza (la famiglia Pizzarotti) è di arrivare al 50% nel giro di tre anni.
(Alessandro Arona)
Rapporti e studi
Prometeia (10.02.15): Questa potrebbe essere davvero la volta buona. Dopo anni di speranze, attese e
successive delusioni, il 2015 può diventare il punto di svolta per l'economia italiana, grazie a una serie di fattori
esogeni che presenti in modo contemporaneo possono moltiplicare l'effetto di traino. Nell'analisi di Prometeia e Intesa
Sanpaolo sui settori industriali, i cambiamenti maggiori riguardano proprio il contesto internazionale in cui operano le
imprese. Certamente caratterizzato da maggiori rischi nei paesi emergenti, a cui si contrappongono tuttavia il
repentino deprezzamento dell'euro sul dollaro, il consolidamento della ripresa Usa, l'avvio del Quantitative Easing della
Bce, il crollo del prezzo del petrolio. Lo scenario, nonostante le difficoltà di alcuni mercati (in primis i produttori di
petrolio), offrirà all'industria italiana un quadro con più opportunità che rischi. Benefici immediati arriveranno anzitutto
dalla discesa del prezzo del greggio, in grado di rilanciare sia la propensione interna dei consumi delle famiglie che i
margini aziendali. Ipotizzando per il petrolio un dato medio di 50 dollari al barile, con un rapporto di cambio eurodollaro a mo, per le aziende italiane il beneficio stimato in termini di minori costi è nell'ordine del 2%: significa 16
miliardi di euro, cioè poco meno di un quarto dell'intero margine operativo lordo della manifattura italiana nel 204. Gli
effetti sono però diversificati a seconda dei settori di riferimento, con risparmi maggiori per gli utilizzatori di derivati
del petrolio (chimica) e i settori maggiormente energivori (metallurgia e prodotti per le costruzioni) ma con benefici
lungo tutte le catene produttive, con ricadute sul fronte competitivo per le imprese. Ragionamento analogo per l’euro.
La competitività italiana- spiegano gli analisti - che si è affermata anche nei mesi di forte apprezzamento, ora potrebbe
migliorare ancora. Soprattutto per settori come moda e meccanica, cui si aggiungono mobili, elettrodomestici ed
elettronica. Inoltre, al miglioramento dei margini di manovra in Italia (e nell'intera area dell'euro) si contrappone uno
scenario opposto per i competitor della aree valutarie in fase di rivalutazione. I produttori Usa di macchinari, oppure
svizzeri- per esempio – sono ora meno temibili che in passato. Un spinta, quella dell'export, quanto mai benefica per
l'industria nazionale, che nella seconda metà dello scorso anno ha vanificato i lievi progressi dei primi mesi. I ricavi
2014 della manifattura sono così in linea con quelli 2013, inferiori a prezzi costanti di circa 70 miliardi rispetto al 2011,
e dit85 rispetto al 2007. Il dato medio manifatturiero 2014 nasconde risultati eterogenei tra i settori, con la forte
espansione di autoveicoli (balzo superiore al 10%), moda ed elettrodomestici (crescite tra il 3% e il 4%). Risultati
invece molto negativi, tra il -2% e il -4%, sono stimati per i beni intermedi (chimica e prodotti perle costruzioni
soprattutto) e per l'alimentare, per i quali il successo sui mercati esteri non ha compensato la debolezza interna. Lo
stesso mercato interno, secondo gli analisti, potrebbe beneficiare di alcuni fattori di spinta interni ed esterni: i
consumi, tra bassa pressione inflazionistica, calo dei prezzi dei carburanti, afflusso di turisti stranieri per Expo 2015 e
misure fiscali espansive del governo, potrebbero ritrovare un sentiero di crescita. Le migliori prospettive dei consumi
delle famiglie dovrebbero a loro volta alimentare la fiducia delle imprese, riavviando un ciclo degli investimenti che
potrà beneficiare, oltre che dell'espansione delle esportazioni, anche del rinnovo e della semplificazione degli incentivi
e del percorso di normalizzazione del credito bancario. (Luca Orlando)
Istat (10.02.15): A dicembre 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,4%
rispetto a novembre. Dopo la stazionarietà registrata a ottobre, la produzione industriale ha mostrato incrementi sia a
novembre sia a dicembre. Nella media del trimestre ottobre-dicembre la produzione è diminuita dello 0,1% rispetto al
trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2014, l’indice è aumentato in termini tendenziali
dello 0,1% (i giorni lavorativi sono stati 20 come a dicembre 2013). Nella media dell’intero anno 2014 la produzione è
scesa dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda i settori di attività economica,
a dicembre 2014, i comparti che registrano i maggiori aumenti tendenziali sono quelli della fabbricazione dei mezzi di
trasporto (+14,7%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali,
apparecchi di misurazione e orologi (+13,9%) e della fabbricazione di macchine e attrezzature n.c.a (+8,6%). Le
diminuzioni maggiori si registrano nei comparti della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per
uso domestico non elettriche (-10,3%), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-7,4%) e della attività
estrattiva (-5,8%).
Acimall (12.02.15): L’ultimo trimestre del 2014 offre un maggiore ottimismo sullo “stato di salute” delle
tecnologie per il legno italiane. Nell’ultimo trimestre dell’anno, infatti, gli ordini fanno registrare un aumento di ben il
20,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. E c’è anche da segnalare che questa volta sono gli ordini nazionali
a mostrare maggiore dinamismo, con un rotondo più 24,7 per cento, sempre rispetto all’ottobre-dicembre 2013. Bene
anche le commesse dall’estero, che mostrano una crescita del 19,7 per cento. Un dato positivo che contribuisce a un
clima di fiducia e consolida la sensazione che il 2015 possa essere un anno migliore rispetto alle attese. In attesa di
ulteriori e necessarie conferme sul prossimo futuro possiamo comunque dire che il 2014, iniziato all’insegna di una
sostanziale stabilità, da aprile in poi ha regalato tre trimestri in crescita, con un “fronte domestico” più propenso a
investire, certamente incentivato da provvedimenti quali la Sabatini bis e la possibilità di avvalersi di crediti sulle
imposte. Il saldo dell’export, invece, ha dovuto fare i conti con il crollo delle vendite in Russia, fortunatamente ben
compensato dal vero e proprio boom delle esportazioni verso i mercati nordamericani, primi fra tutti gli Stati Uniti. I
dati emersi dalla indagine congiunturale dell’Ufficio studi di Acimall, che coinvolge un campione statistico che
rappresenta l’intero settore delle tecnologie per il legno e i suoi derivati, indicano anche che il carnet ordini è pari a 2,5
mesi (erano 2,2 nel quarto trimestre 2013), mentre l’aumento dei prezzi nel 2014 è valutato all’1,3 per cento.
Secondo l’indagine qualitativa il 39 per cento degli intervistati indica un trend di produzione positivo, il 44 per cento
stabile, mentre il 17 per cento dichiara un livello produttivo in calo. Positiva la percezione sull’andamento della
occupazione: il 22 per cento del campione dichiara che è tornata a crescere, un giudizio che nessuno si era azzardato a
esprimere a fine 2013 quando, invece, l’occupazione veniva indicata “stabile” dal 91 per cento del campione (oggi solo
il 72 per cento) e in diminuzione dal 9 per cento (oggi solo il 6 per cento). Il dato per l’ultimo trimestre 2014, quindi,
viene archiviato con un saldo positivo pari a 31. Le giacenze risultano stabili dal 56 per cento delle interviste, in
diminuzione nel restante 44 per cento. Una indicazione delle possibili tendenze del settore delle tecnologie per il legno
viene dalla indagine previsionale, per quanto emergano indicazioni contrastanti: secondo il 61 per cento degli
intervistati infatti, nel periodo gennaio-marzo 2015 gli ordini dall’estero saranno stabili, cresceranno per il 33 per cento
e saranno in calo secondo il 6 per cento del campione (saldo positivo pari a 27). Valutazioni diverse per il mercato
nazionale: secondo il 72 per cento degli intervistati gli ordini delle imprese italiane resteranno sostanzialmente stabili,
il 22 per cento punta su una contrazione, il 6 per cento scommette su una ulteriore crescita (saldo negativo pari a 16).
Unacea (12.02.15): Sono 6.786 le macchine per costruzioni vendute nel 2014, con una crescita dell’11% rispetto
a quanto rilevato nel 2013. Nel dettaglio, le vendite di macchine movimento terra sono state 6.670 (+11%) e 116
macchine stradali (+12%). “I risultati conclusivi del 2014 – dichiara Paolo Venturi, presidente di Unacea – danno
ragione a chi come Unacea aveva espresso cautela rispetto agli avventati entusiasmi emersi all’inizio dell’anno scorso.
Il +20% del primo trimestre, infatti, si è praticamente dimezzato. Quello che rimane è la perdita di oltre l’80% sui
livelli di vendita del 2007 in un orizzonte generale in cui si esita ancora a mettere in campo misure necessarie per il
paese, per l’occupazione e per l’industria: in primo luogo, un grande piano per contrastare il dissesto idrogeologico del
paese, per salvare vite umane e creare nuovi lavori utili alla collettività; in secondo luogo, un programma pluriannuale
di sostituzione del parco obsoleto con prodotti e accessori di nuova generazione.” Nei primi dieci mesi dell’anno,
secondo gli ultimi dati Istat elaborati da Unacea, l’export di macchine per costruzioni ha registrato vendite per 1.522
milioni di euro, con un calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2013. La contrazione più significativa riguarda le
macchine per la perforazione (-33%); in calo anche l’export di macchinari per la preparazione degli inerti (-19%), delle
gru a torre (14%), delle macchine per il calcestruzzo (-4%), stradali (-4%) e movimento terra (-1%). Le importazioni,
con un valore di oltre 432 milioni di euro, crescono invece del 23%. La bilancia commerciale si mantiene positiva di
oltre 1.522 milioni di euro, registrando tuttavia una contrazione del 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente. Secondo le prestime di Off-Highway Research, il mercato mondiale delle macchine per costruzioni nel
2014 è stato di 81 miliardi di euro con un calo del 2% rispetto all’anno precedente. Secondo le previsioni della società
di ricerche economiche nel 2015 le vendite cresceranno fino a quota 86 miliardi di euro (+5).