MEMORIE di LUNIGIANA Adriana G. Hollett
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MEMORIE di LUNIGIANA Adriana G. Hollett
MEMORIE di LUNIGIANA di Adriana G. Hollett COMANO, TORSANA e CAMPORAGHENA 1 Fotografie di A. G. Hollett© 2 a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra. 3 ...Se novella vera di Valdimagra, o di parte vicina sai, dilla a me, che gia' grande la' era. Dante - Purg. VIII 4 Cenni sulla storia della Lunigiana Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina. Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro 5 castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per leruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “ fu lo stipite dei Marchesi e Signori di V illafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “ compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di Bagnone).(1) Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. 6 Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico Malaspina per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti. Di Comano ci parla per la prima volta un documento del 938, dal quale si apprende che la corte di Verpiana constava di quaranta poderi ( mansi) e le corti di Comano e di Cortonovo, oggi casale sul Civiglia, ma in comune di Villafranca, di sessanta; che esse facevano parte del del patrimonio obertengo, insieme a molti altri centri della valle, poi di quello estense, infinedi quello malaspiniano. Dopo il mille al predominio obertengo succede in Val di Magra e, anche nella valle del Taverone il predominio di una delle quattro stirpi discendenti, quella estense, cui nel secolo XII subentrano i Malaspina. Obizzo Malaspina ottenne questo privilegio nel 1164 da Federico I Barbarossa. Il potere dei Malaspina non fu totale e assoluto per tutta la valle, anche perche' sotto gli Obertenghi prima e gli Estensi dopo, si erano determinate delle subinfeudazioni; consorterie maggiori e minori e si erano costituite in centri diversi, secondo il diritto e le consuetudini feudali possessi e prerogative che erano state conservate. Ad esempio i Moregnano, originari della Val d'Enza in Emilia, che sembravano aver avuto i loro punti di forza nei due piu' importanti castelli, Panicale e Groppo S.Pietro, nel secolo XII, alleatisi coi vescovi -conti di Luni, contrastarono a lungo le pretese malaspiniane anche quando , con la nota divisione del 1221, a Obizzo Malaspina del capofeudo di Filattiera furono attrribuiti i possessi e i diritti in riva sinistra della Magra, ovvero lo "spino fiorito".Ed e' anche necessario sottolineare la persistenza di diritti almeno in Groppo S.Pietro, Comano e Monti, di antichi toparchi e signori, come i Moregnano e particolrmente in Comano, dei Dallo e dei Bosi, questi ultimi anche a Pontebosio, di cui la storia e' oscura fino al '500. In particolare trattando del territorio attuale di Comano, dopo brevi interferenze dei lucchesi, chiamati in forza di accomandigia, almeno a Comano, 7 dalla declinante grande famiglia dei Dallo, che aveva permesso anche l'occupazione militare delle borgate dell'arpa, Torsana e Camporaghena, s'impose il dominio di Spinetta Malaspina il Grande, e in sostanza, dal secolo XIV il comanese seguira' le sorti del capofeudo malaspiniano della Verrucola, gia' essa terra dei Dallo dopo essere stata terra dei Bosi, e quindi fino all'unita' d'Italia, di Fivizzano toscana. I due rami del Taverone furono quindi, quello occidentale, fino ai confini del bagnonese, estense e quello orientale, i territori di Comano, dei Malaspina della Verrucola, a sud della confluenza dei due rami la valle era un possesso dei marchesi di Villafranca. Nel 1500 il comanese divenne possesso definitivo dei fiorentini e quando , nella seconda meta' del '700, il granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena visito' tutta laToscana a lui soggetta e ne lascio' relazioni, si sofferma a lungo e minuziosamente sul territorio e sui problemi del vicariato fivizzanese, di Comano, di Camporaghena, di Torsana, ecc. terre granducali, osservando: "Generalmente parlando, la miglior gente e piu' quieta, si' del popolo che dei benestanti, e' nel vicariato di Fivizzano...", e in questo popolo quieto, sembra doversi soprattutto comprendere gli abitanti del comanese.(2) 8 Mappa planimetrica della Lunigiana ricordata da Almagia’: ”Monumenta Italiae Cartographica”, pag. 60 Acquerello su carta - Piante antiche dei confini del 1643 - rappresentante i vari feudi lunigianesi. n.b. I tre punti segnati sulla carta identificano le localita'di Comano, Torsana e Camporaghena. 9 COMANO Comano - Il castello. Il paese di Comano risiede su un monte alla destra del torrente Taverone sopra un poggio omonimo che fa parte dei contrafforti meridionali dell'Appennino di Linari, propaggine dell'Alpe di Camporaghena. A nord-est erge i granitici culmini del Monte Alto 1904 m., Punta Buffanaro 1878 m.e Monte Acuto 1756 m. Il lato sud prende inizio dalla Torre del Nocciolo, tocca il monte Bottignana 1142 m., giunge ai prati di Camporaghena e al Passo dell'Ospedalaccio.Nella parte centrale del territorio si erge il monte Giogo, dai fianchi incisi da profondi valloni rivestiti da faggete.Dalla cima di questo monte, l'occhio spazia a nord sulla vasta distesa appenninica, a sud sul mar Tirrenolibero ed aperto, mentre ad est lo stupendo bastione granitico delle Apuane rosseggia al sole. La parrocchia di Comano nel secolo scorso contava 709 abitanti. 10 Comano - Paesaggio invernale. 11 Comano - Il castello. L'impianto del castello era costituito da un maschio centrale circondato da un recinto di poderose mura castellane. Comano viene ricordato per la prima volta in un atto di donazione dell'884 di Adalberto I marchese e duca di Toscana al monastero di Aulla. Questo monastero era al centro di una vetusta corte ducale dell'alta Valle del Taverone, che, nel 938, il re Ugo dono' a titolo di dote alla moglie Berta. Nel secolo XI dove' appartenere agli Estensi quando si affermarono nella regione confinante, cioe' l'Emilia, e successivamente occuparono tutti i valichi appenninici della media Lunigiana. Essi furono investiti dell'ufficio e del titolo di conti della Lunigiana; controllavano il passo di Linari come patroni dell'Abbazia che ne portava il nome; quello del Cerreto, presso la corte di Naseta, oggetto di lunghe dispute con i monaci di San Prospero di Reggio. Quest'ultimo venne protetto con la fortezza della Verrucola di cui gli Estensi s'erano fatti riconoscere da Arrigo IV sopra ai Bosi; quello dell'Ospedalaccio tra la valle del Secchia e quella del Taverone che chiusero nel versante mare con il castello di Comano e di Groppo San Piero. 12 Comano -Il paese e' rinomato per l'allevamento e una fiera di cavalli. 13 Comano - Passeggiata attorno al castello. 14 15 Comano - Le mura castellane. 16 17 18 Quando si voglia dare anche brevi cenni di storia su questo estremo lembo di Lunigiana, non si puo' non esimersi dal risalire alle antiche popolazioni che l'abitarono. 19 La cosa non e' agevole e le notizie non sono del tutto sicure; e' fuori dubbio che i progenitori furono i Liguri Apuani e ad essi appartengono i moltissimi esempi della statuaria megalitica costituita dalle statue-stele, appartenenti all'ultimo eneolitico, all'eta' del bronzo e le piu' evolute all'eta' del ferro.Queste stele arcaiche antropomorfe, ritenute da alcuni monumenti funerari, in verita' ancora avvolte nel mistero,sono state ritrovate un po' ovunque in Lunigiana. 20 Questa popolazione fiera e gelosa della propria liberta' e indipendenza (Tito Livio, grande storico romano, ce ne tramanda le gesta, sempre pronta a prendere le armi anche se vinta - durum in armis genus -) combatte' con indomito valore e con lotte cruente contro i romani dove spesso riporto' vittoria e respinse l'invasore. I Liguri Apuani erano stanziati nelle regioni che pressapoco corrispondono all'attuale Lunigiana e Garfagnana. 21 Anche se non ne conosciamo la provenienza, sappiamo che questo antichissimo popolo, suddiviso in vari aggruppamenti etnici, stanzio' prevalentemente sul litorale tirrenico e precisamente da Luni sino a Marsiglia.Li troviamo a praticare il commercio sul mare con i Fenici. Tito Livio ci dice che nel 193 a.C.i Liguri Apuani invasero il territorio di Luni e quello di Pisa, dopodiche' un console romano mise a ferro e fuoco i loro castellari e i loro villaggi. 22 Combattuti dai romani senza tregua, finirono per trovare sull'Appennino le loro difese naturali ed ancor piu'sicuri baluardi sulle Alpi Apuane. Divisi in tribu', abilissimi alla guerriglia per la perfetta conoscenza dei luoghi e l'agilita' dei loro corpi atti al combattimento ravvicinato, trovarono difesa e sicurezza nei cosidetti castellari di cui rimangono larghe testimonianze in tutta la Lunigiana ed in particolare nell'alto Tavarone. 23 Lungo il corso dei due rami del Tavarone si conserva il nome di questi castellari: castellaro del Castagneto, castellaro di Ropiccio, castellaro di Montale, castellaro di Monte Sant'Antonio, castellaro di Prota, e, di piu' grande interesse per la storia di quei nostri lontani progenitori, il castellaro della Torre del Nocciolo, che, munito di un triplice vallo, come si puo' ancora osservare, fece parte di successivi sistemi difensivi costituenti un potente baluardo. 24 Piegati alfine da un impari lotta i Liguri Apuani dovettero dapprima cedere le armi e molti vennero deportati nel Sannio ma, riconciliati con Roma, rivelarono ancora il loro valore combattendo con i romani ed iniziando cosi' in queste terre, una trasformazione fondiaria in cui da sempre i romani si rivelarono maestri.Da semplici famiglie gentilizie o da comandanti militari o legionari qui stanziatisi derivo' la denominazione dei piu' importanti paesi della vallata. 25 Comano, Crespiano, Catognano, Varano, Tavernelle ecc.. Questa terra conobbe pure la lunga dominazione dei Longobardi contrapposta a quella dei Bizantini e divenne teatro di aspre lotte tra quelle genti cosi' diverse, le quali a loro volta, lasciarono a paesi e localita', i segni del loro idioma e della loro cultura. E' facile riconoscere nelle decorazioni di portali la "rosa camuna"che compare nella monetazione longobarda es.Tremisse aurea di Astolfo- Lucca 749-756 26 Di origine longobarda furono i Malaspina che dominarono nel medioevo buona parte della Lunigiana. Frazionatasi questa casata sino all'inverosimile, lascio', nello scorrere dei secoli, il ricordo di continue risse e discordie familiari. Nell'alta valle del Taverone questa dinastia non governo' a lungo e lo dimostra il fatto che nelle tre localita' successivamente illustrate non vi e' mai stato rinvenuto il simbolo malaspiniano dello "spino secco" o " spino fiorito". 27 Nel 1413 si ricorda l'eccidio di Varano, nel quale perdevano la vita ifratelli Malaspina di Olivola. La causa furono i reiterati soprusi inflitti alle popolazioni quali la richiesta di prestazioni d'opera onerose e gratuite, nonche' innumerevoli tributi ( compreso lo ius primae noctis)di cui viene ancora tramandata e documentata la memoria.Una fiera sollevazione di popolo chiedeva ed otteneva che Varano, Tavernelle e ville adiacenti fossero annesse alla casa d' Este. 28 Comano, Torsana e Camporaghena, nell'altra diramazione del Tavarone, dopo un turbinoso periodo malaspiniano in cui erano state eliminate famiglie appartenenti ad una feudalita' minore, ebbe ultimo protagonista il marchese Spinetta Malaspina prima di passare sotto il governo della Signoria fiorentina assieme al vicariato di Fivizzano di cui faceva parte con Groppo San Piero che gia' dal 1377 si era dato in accomandigia alla citta' del giglio. 29 Per la sua posizione geografica, dalla conquista di Roma, da cui trasse il nome, Comano ebbe in ogni tempo, una intensa vita politica e militare e il suo castello divenne un formidabile baluardo a guardia dei due passi appenninici: dell'Ospedalaccio e del Cerreto. Nell'alto medio evo divenne corte longobarda dei Duchi di Tuscia stanziati in lucchesia e quasi certamente conobbe le lunghe lotte e la conseguente sconfitta dei Bizantini. 30 Nella poderosa difesa bizantina questo castron era certamente importante. Possente per il luogo in cui sorgeva e per le sue strutture ben definite, dal mastio ben conservato alle torri d'angolo, questa fortezza continuo' per secoli a far buona guardia ai valichi gia' citati, essendo anche in diretta comunicazione con l'altra fortezza ancor piu' inaccessibile e certamente costruzione coeva, detta di Groppo San Piero. 31 I due castelli non vennero mai meno alle loro funzioni col passar dei secoli, anzi sotto la signoria dei Malaspina vennero potenziati, come altrove, per consolidare il loro dominio sulla feudalita' minore. (Dopo un notevole numero di anni in cui la trascuratezza ha messo in gioco la conservazione di queste due importanti costruzioni, recenti lavori di recupero sono stati effettuali a salvaguardia del castello di Comano. ) 32 Il castello di Groppo San Piero, di cui rimangono poche rovine, venne costruito sul culmine dei contrafforti dell'Alpe di Camporaghena, nell'alta valle del Taverone e la sua costruzione potrebbe essere antecedente al secolo XI. Furono costruiti entrambi in posti strategici e per quanto nel secolo XI non si abbia notizia alcuna del castello di Groppo San Piero, ciononostante, per il tipo di costruzione, appare coevo a quello di Comano.Lo testimoniano gli avanzi dell'edificio avente un maschio centrale quadrangolare isolato e, come l'altro, resti di cinta muraria con torri di fiancheggiamento. Fu probabilmente opera degli Estensi che la collegarono strategicamente con le altre fortezze poste a guardia dei passi appenninici dell'Ospedalaccio e del Cerreto. Si conosce da un documento del 1119, l'esistenza di una linea di signori, consanguinei dei Moregnano, che furono feudatari di Groppo San Piero e forse una delle prime istituzioni gentilizie della Casa Estense, infatti venne confermata a Ugo e Folco d'Este da Arrigo IV nel 1077; quando i Moregnano, altri feudatari di derivazione estense, abbandonarono la Lunigiana nel secolo XII, i signori di Groppo San Piero rimasero e si resero indipendenti. I loro nomi ricorrono in un atto del 1181, il quale nomina un nobile Gerardo di Groppo San Piero fedele alla curia vescovile e in lotta continua con l'Abbazia di San Salvatore di Linari. Questi signori, alleati del vescovo Gualtieri contro i Malaspina, furono chiamati a giurare la pace di Aulla nel 1202. Come risulta ignota la data di costruzione del castello altrettanto e' sconosciuto il momento in cui i Malaspina ne entrarono in possesso. 33 Le frazioni di Comano, tutte in media a 600 m. di altitudine sul livello del mare, sono denominate: La Chiesa, La Costa, Imocomano, Sommocomano, Felegara, Il Piano,Scanderarola, Casa Pelati, La Croce e Castello.Per ritrovare lo spirito e la suggestione di una Lunigiana storica e dove le antiche case di pietra ci parlano del passato, verranno proposte fotografie di Comano localita' Castello. 34 Castello - Ca' d' Pini. Certamente i Malaspina cominciano ad apparire in questo castello in tragiche circostanze; nel 1226 il marchese Obizzo di Filattiera venne spogliato di gran parte dei suoi possedimenti tranne di questo inespugnabile maniero che divenne poi rifugio per Bernabo', figlio di Obizzo, quando re Enzo riapri' con le sue truppe il transito nella Val di Magra. I marchesi di Filattiera non avevano l'intero possesso del castello poiche' una parte era rimasta agli antichi signori, fu solo nei primi delsecolo XIV che Spinetta Malaspina lo occupo' contemporaneamente a Comano con le sue ville e da lui , lasciati per testamento ai marchesi della Verrucola. Tutti questi possedimenti passarono al governo fiorentino prima per accomandigia nel 1377 e successivamente seguirono le sorti dei possedimenti dei Bosi e la catastrofe di questa dinastia. E' anche da sottolineare che Comanocon le sue ville, diversamente dal resto dell'alta valle del Tavarone rimase da sempre legato alle sorti di Fivizzano. 35 Castello - Portale d'ingresso alla corta d' Pini. 36 Castello - Portale interno alla corta. 37 Castello - ca' d'iSarti. 38 Castello - Incisione sconosciuta agli abitanti ed ignoto il significato. Nel territorio di Comano, entro i confini dell'antichissima pieve di Crespiano, dovettero estendersi anche i territori e i vasti possedimenti della famiglia longobardica che diede origine alle consorterie feudali degli Erberia, dei Dallo, dei Bosi, uniti da vincoli politici e forse anche di consanguineita', con la con la gran contessa Matilde di Canossa. Inizialmente i territori del comanese appartennero ai Bosi fino alla Verrucola e in seguito, per circostanze ignote ma forse per successioni legittime, trattandosi di famiglie originate dal medesimo ceppo, alla consorteria dei Nobili o conti di Dallo. Questi erano proprietari di Comano e di buona parte delle sue terre, mentre una piccola parte era stata assegnata al marchese Obizzo Malaspina per privilegio da Federico Barbarossa nell'anno 1164. Quando i Malaspina arrivarono alla divisione del 1221, queste terre andarono al ramo di Filattiera e in seguito alla successiva ripartizione di questo feudo nel 1275 passarono al marchesato di Olivola sotto il dominio di Francesco figlio del marchese Bernabo' Malaspina. 39 Castello - Madonna del Rosario. 40 Castello - Iscrizione della casa dei Torra: MELIUS EST DARE QUEM ACCIPERE D JOVANES MARIA TORRA (......) 1719. Accanto alla casa dei Torra si affaccia, su una bella aia lastricata in piagne, una seconda proprieta' che era stata sicuramente un oratorio. Una facciata in cui si aprono finestre dagli architravi abilmente scolpiti, un ingresso che da' accesso a piu' porte dai poderosi quarai decorati, e una vela sul lato della casa dove da poco tempo e' scomparsa la campana documentano che nella proprieta' dei Torra era ubicato quello che un tempo era stato l'oratorio di questo antico nucleo. 41 Castello - fondi, stalle e cantine. 42 Castello - Antichi vòlti. 43 Castello - Ca' d'Longobardi d'Sisto'. 44 Castello - Architrave con croce Quando i Dallo si resero conto della pericolosita' di quei potenti condomini che erano i Malaspina, sulla fine del 1200, posero i loro feudi in accomandigia del comune di Lucca, il quale occupo' militarmente Torsana e Camporaghena. Nel frattempo molte lotte fratricide avevano fatto tramontare la grande famiglia dei Dallo, poiche' tra varie ed agitate vicende, nelle zone tra Reggio, Modena e Mantova, erano incorsi in omicidi perpetrati dagli stessi membri della casata; un certo Moroello era stato assassinato da Bonaccorso e Baccarino, suoi consanguinei I Malaspina, nella persona del Marchese Spinetta il grande, dopo aver vinto e allontanato le forze lucchesi e Castruccio Castracani dai suoi possedimenti, assali' i due assassini, l'uno a Comano e l'altro a Scanderarola e li fece decapitare. Successivamente tutti i castelli dell'alta valle del Taverone rimasero in possesso di Spinetta e tutti dimenticarono che i diritti sul territorio appartenevano invece al marchesato di Olivola. Alla morte di Spinetta, Comano fu compreso nei territori assegnati ai marchesi della Verrucola e segui' le vicende succedute alla catastrofe di questa dinastia. 45 Castello - ca' d'Domenico Galeazzi. 46 Castello - Ca' d'Sante Domenichelli. 47 Castello - La ca' d'i Pini. 48 49 Castello - Ca' d' Conti. 50 Castello - Salita alla montadella. Fino ad oggi non risulta che nelle valle del Tavarone sia stata rinvenuta traccia di insediamenti risalibili all'eta' della pietra, ma cio' significa soltano che in questa ampia zona non vi sono state specifiche ricerche e l' affioramento di questi reperti risulta piuttosto difficile. Ciononstante vi siano molte testimonianze che rientrano nella sfera dei culti legati alla pietra, materia tenace ed incorruttibile che esprime il senso dell'eterno. Le testimonianze piu' significative delle popolazioni che hanno abitato la valle nel periodo preromano sono rappresentate dalle statue-stele e da alcuni toponimi.Gli uni e le altre coincidono per darci informazioni da angolazioni diverse. Le statue stele finora rinvenute in questa valle sono tre: Venelia, Castagneta di Licciana e Taponecco, risalibili dall'eta' del bronzo ad alcuni secoli a.C. Trattando di toponomastica possiamo rilevare che nella valle del Tavarone si e' conservato uno dei rarissimi nomina dell'antica mitologia ligure: quello di Comano. 51 Castello - Vicolo, volto e stalle. 52 53 Castello - Ca' d' Sarti Antonio d'la Scola. Il nome Comano deriva dal popolo dei Segobrigi che nel VI secolo a.C. abitava la zona dell'attuale Marsiglia. Figlio del re Nanno, Comano, una volta divenuto re, cerco' di espugnare 54 Castello - Ca' d' Galeazzi Elisa. Marsiglia penetrando nella cerchia difensiva della citta', ma una donna della sua stessa famiglia reale lo tradi' rivelando il progetto dei liguri, per cui l'ignaro Comano venne catturato e ucciso. 55 Castello - Il gradile d' Bergardi. 56 Castello - Gradile. La castagna ha rappresentato nei tempi andati l'unica base sicura dell'alimentazione per la popolazione lunigianese specialmente nelle zone di montagna, nelle vallate magre e nelle localita' sperdute e lontane da centri abitati. Norme precise e sanzioni severe proteggevano la coltivazione del castagno e queste erano inserite in tutti gli Statuti delle varie comunita' da Rocca Sigillina a Tresana, da Equi a Moncigoli, Da Gragnola a Pontremoli (Statuto dei 1391). Per le popolazioni della Lunigiana il castagno era tutto: cibo, legname da lavoro e riscaldamento,lettiera per il bestiame, riserva per funghi e prodotti del sottobosco. Il legno era adoperato per pareti divisorie, travi per il tetto, serramenti, pavimenti, telai di varo genere, solai, cassapanche, mastre, canterani, seggiole, barili, doghe, vincigli e mazzaranghe. Le foglie piu' belle erano poi conservate per cuocere le pattone e la crescente ( l'alva'). Al momento della raccolta delle castagne, fin dal mattino presto, le donne partivano per la raccolta delle castagne prima sui confini, poi all'interno del castagneto. Si facevano due passade, poi era possibile a chiunque accedere e raccogliere le poche castagne rimaste. 57 Castello - Stalle e cantine dei Bergardi. 58 Castello - Stalla d'Giovanni Bargardi. 59 Castello- ca' d' Malon. Alla raccolta delle castagne si pagavano le decime.La decima parte del raccolto andava a beneficio della Confraternita per le funzioni di suffragio ai defunti, per le casse da morto dei poveri e l'escavazione della loro fossa nel cimitero. I poveri erano veramente molti. Le castagne delle decime erano mandate all'incanto da massari banditori. Dopo la raccolta le castagne erano portate nel gradile della casa di abitazione, che spesso corrispondeva alla cucina, e li' subivano l'essicazione. Per la castagnatura spesso venivano assunte le donne che oltre al mantenimento giornaliero erano pagate con 10 quartari di castagne secche ( 170 kg di farina) oppure un cavagno di castagne scelte ogni sera. Verso dicembre si provvedeva alla sgusciatura delle castagne con la mazzaranga ( un cerchio piatto di legno con un manico lungo al centro che veniva calato dall'alto sulle castagne). Si passava poi tutto al vaglio per separare la parte migliore del prodotto. Pistadori e vandadore venivano pagati con quattro pasti al giorno piu' due pezzi di pattona e uno di alva' d' castagn. 60 Castello - Ca' d'Bergardi d' Giovanni d'France'. 61 Comano - Ca' d' Musetti. 62 Comano - Ca' Musetti - Madonna del Montenero. 63 Comano -Il Cavaliere del lavoro, Michele Romiti, detto Badoglio. Vive a Comano, ancora bello, ardito e forte, l'alpino di 84 anni,che e' riuscito a rientrare dalla campagna di Russia. Nato a S.Paolo in Vendaso nel 1919 da Maria Bocchi ed Eugenio Romiti. 64 Cappello del 2° Reggimento Alpini Battaglione S. Dalmazzo-DivisioneCuneense. Quando ancora frequentava la scuola d'obbligo venne mandato a lavorare presso dei parenti. Per 5 lire al di' dai 14 ai 19 anni, con la Forestale, ando' a piantar pini a Sassalbo. Quando venne di leva lo scartarono e fu messo in congedo illimitato. Richiamato a 19 anni, fu assegnato al Battaglione Alpini- Borgo S. Dalmazzo col grado di caporale e per 6 giorni ando' in guerra sul Col Maurin contro la Francia. Nel 1940 era gia' in Albania e silurato sulla nave Firenze nel porto di Vallona, nell'indifferenza della popolazione locale, si salvo' aggrappato ad una zattera alla deriva.Passato al 22 Reggimento Salmerie - 9° Battaglione Camicie Nere, passo' alcuni mesi a rifornire il fronte.Fu in Ucraina, in Siberia e in Mongolia come prigioniero e nella battaglia della Nicolajewca ( di 150.000 si salvarono 50.000) ebbe tibia e perone spaccati. Salvo' la sua gamba steccata alla meglio e la sua vita dal tifo petecchiale.Rimpatriato traverso' il Kossovo e tra mille difficolta' ( ponti e strade distrutti) arrivo' a Durazzo e venne imbarcato per Bari dove rimase in quarantena prima di raggiungere Cuneo.Congedato si sposo' e ando' in Maremma con le pecore di ca' Giannino per 14 anni. Decise in seguito di andare a lavorare in Francia e per 7 anni lavoro' vicino a Grenoble, ed altri 2 anni in Svizzera prima di trovare un tranquillo posto di lavoro in Italia. E meno male che alla visita di leva venne riformato! 65 66 Strada per Torsana. 67 La Lunigiana subi' in tempi assai remoti forti influssi celtici ed etruschi i quali sono documentati dalle statue stele rinvenute.E' probabile che il nome Comano, cosi' ben documentato nella storia dei Segobrigi fosse presente anche nella liguria orientale. In una prima forma insediativa il nome di Comano, che nel nome collettivo rappresento'piu' paesi sparsi e su un modello noto in varie altre parti, venne definito una formazione pagense; un pago romano derivante dagli insediamenti che avevano scolpito le statue stele. Nelle decime bonifaciane del 1275 veniamo a conoscenza che la cappella di Comano assieme a quella di Varano,Camporaghena e Cisigliana dipendeva dalla pieve di Crespiano mentre quella di Torsana assieme a quelle di Gabbiana e Taponecco dipendevano da San Caprasio di Aulla. Sempre nell'ambito territoriale della pieve di Crespiano si trovava l'Abbazia dei Santi Salvatore e Bartolomeo di Linari che controllava il passo omonimo ed assolveva ad una importante funzione viaria , commerciale ed economica ed orpedaliera.Ne abbiamo notizia dal 1034 ma e' probabile una data anteriore. 68 In cammino per Torsana. Canale di Tranci'. 69 TORSANA Torsana - Il piu' alto paese sull'Arpa. Esistono documenti attestanti sicure vicende relative alla valle del Tavarone sino dal secolo X e XI. Senza elencarli ma utilizzare succinte indicazioni per questa valle diremo che, dopo il mille succede in Val di Magra il periodo obertengo e, nella valle del Tavarone, il predominio di una delle quattro stirpi discendenti, quella estense, cui nel secolo XII subentrano i Malaspina ( privilegio di Federico I Barbarossa a Obizzo Malaspina nel 1164). Gia' sotto gli Obertenghi e, sicuramente con gli Estensi, si erano determinate delle subinfeudazioni e consorterie; minori signori si erano costuituiti in centri diversi, che , anche con l'avvento dei Malaspina, avevano mantenuto possessi e prerogative secondo il diritto feudale. Si tratta dei Moregnano, originari della val d'Enza, che avevano i loro punti di forza nei due castelli piu' importanti nel secolo XII: Panicale e Groppo San Piero. 70 Torsana - La piazzetta della panchina. 71 Torsana - La Madonna di ca' Giannarelli. Questi feudatari, alleatisi coi vescovi, contrastarono a lungo le pretese malaspiniane anche, quando con la nota divisione del 1221, a Obizzo Malaspina del capofeudo di Filattiera furono attribuiti i possessi e i diritti in riva sinistra del la Magra, definiti "spino fiorito". Le lotte tra guelfi e ghibellini entrarono nella valle del Tavarone e specificamente in Groppo San Piero, castello quasi inespugnabile, dove trovera' rifugio Obizzo Malaspina quando re Enzo occupera' Filattiera nel 1226. Nel 1275 fra i condomini di Filattiera, i borghi ed i castelli della valle, per intero o per quote, passarono al marchese Francesco che pose Olivola al centro del suo amplissimo dominio. Dobbiamo comunque sottolineare la persistenza di diritti almeno in Groppo San Piero e in Comano, di antichi toparchi e signori come i ricordati Moregnano,e particolarmente in Comano e pertinenze, dei Dallo e dei Bosi. Ai primi del 1400 continuarono a sottostare al feudo di Olivola solo Varano, Ripola, Tavernelle, Apella e Taponecco mentre la bassa valle del Tavarone passo' ai Marchesi di Villafranca. . 72 Torsana - - La pietra porta la data del 1899 e il monogramma di Leri Eugenio. 73 Torsana - Vicolo d'ingresso al paese. 74 Torsana - L'aia antistante ca' d' Leri. 75 Torsana - Il portone di ca' d' Leri e' sempre aperto in ogni stagione. 76 Torsana - cancello di ca' d' Asti. 77 Torsana - Portale di ca'd' Asti. 78 Torsana - La chiave di volta del portale d' ca' d' Asti reca la data del 1661. Se la valle da sud fino alla confluenza dei due rami del Tavarone era un possesso dei marchesi di Villafranca, a nord, il ramo occidentale sino ai confini del bagnonese appartenne agli Estensi mentre il ramo orientale confinante con Fivizzano, Comano con Camporaghena e Torsana, appartenne ai Malaspina della Verrucola. Sotto il dominio dei Malaspina entrarono in vigore degli Statuti, forse a compendio di antichi patti e convenzioni di periodi piu' antichi.Il loro testo e' ignoto perche' concessi gia' prima del 1250 alle terre soggette a Bernabo' e Isnardo figli di Opizzino, mentre quelli del 1303, concessi dai discendenti di Federico Malaspina ed emanati da Tobia Spinola entrarono in vigore su tutte le terre malaspiniane prendendo il nome di " Statuti di Aulla". Questi segnarono l'evoluzione della situazione economico-sociale e civile poiche'i rapporti tra gli uomini e i ceti dovevano essere risolti solo con una definizione di diritti e di doveri garantiti da leggi che fissavano norme cui far riferimento o appellarsi. 79 Torsana - Madonna di ca'd' Asti con la data del 1661. 80 Torsana -Ingresso della chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo. a lato - L'antico architrave dell'ingresso usato come scalino. 81 Torsana - Portale laterale della chiesa dal quale era usanza che, per assistere alle funzioni religiose, entrassero solamente gli uomini. 82 Torsana - Interno della chiesa parrocchiale. Le donne usavano entrare dall'ingresso principale e sedevano nelle panche, gli uomini dietro l'altare. 83 Architrave della porta sud; reca la data del 1744. Torsana -La chiesa e' stata rifatta nei 1927 dopo il grande terremoto del 1920. 84 Torsana - Ca' degli Asti. 85 86 La comunita' di Torsana nel secolo scorso contava meno di cento abitanti e la proprieta' terriera era molto frazionata. Quasi tutti erano piccoli proprietari e possedevano greggi che transumavano in maremma Torsana - La fontana del paese, il vecchio lavatoio e nell'inverno mentre l'abbeveratoio per le bestie. d'estate erano libere nei pascoli montani assieme ai bovini. La comunita' possedeva dal 1880 il dorsale dell'Appennino, proprieta' indivisa di cui ogni capofamiglia possedeva un'azione. Per questi beni sociali vengono tutt'oggi esborsati in tasse circa 300 euro l'anno. Nel 1948 gli abitanti di Torsana chiesero al comune di poter avere l'acqua nelle abitazioni e per ottenerla Nardini Alfredo ed il fratello, Giannarelli Nestore, Mario, Cesare e Giovanni, Giubbani Paolo,Baldini Pietro, Renato, Amerigo, Quinto e Nello, Asti Domenico ed altri si presero l'impegno di scendere avanti di' ( prima del lavoro nei campi) a Comano, prendere i tubi e portarli a spalla fino a Torsana per costruire l'acquedotto. Si chiede Alfredo, unico abitante del paese e della sua casa, perche' dopo aver contribuito con gran fatica alla costruzione dell'opera, deve ora pagare un impegno fisso di 100 metri cubi fissi piu' quelli effettivamente consumati. Nel 1958 quando gli abitanti del paese chiesero invano al comune di poter avere una strada carrozzabile che li allacciasse a valle decisero di realizzarsela pagandone coi propri mezzi la costruzione e poiche' non tutte le famiglie possedevano il denaro necessario ricorsero alla vendita di una parte dei loro beni sociali. Profittando di una ditta che gia' in loco lavorava per un prolungamento viario sino alla sede della Nato al Lagastrello decisero un tracciato, che traversando i terreni di loro proprieta', allacciasse Torsana al paese di Comano. 87 Torsana - Vicolo del paese. 88 Torsana - Grossi monoliti negli architravi delle case in rovina. 89 Torsana - Vicolo. 90 Torsana - Vicolo. 91 92 Torsana - Ca' d' Baldini Nello. 93 Torsana - Ca' d'Giannarelli Mario. 94 Torsana - Le "testine". 95 Solo nella chiave di volta del portale di casa Leri ritroviamo a Torsana il simbolo longobardo di quella chiamata comunemente "rosa camuna". Tale simbolo, era usato nella monetazione longobarda. Sopra : tremisse longobarde di Astolfo della zecca di Lucca 749 -756. 96 Le "testine". Queste due piccole sculture sono state collocate in epoca successiva alla costruzione della casa Giannarelli. Il portale della casa riporta la data del 1734 ma le due sculture sono sicuramente di epoca molto anteriore. Era usanza scolpire sulla facciata delle case in Lunigiana, angeli a protezione della casa e demoni a difesa dai malviventi. Questa collocazione sullo spigolo prospiciente la via e la scala aveva sicuramente lo scopo sopraddetto. Anche se non appartenenti a casa Giannarelli queste sculture non vengono da lontano. 97 Torsana - " Le testine ". 98 Torsana - La Madonna di Loreto - Sacro e profano a salvaguardia della casa. 99 Torsana - Altra immagine della Madonna sulla facciata di una casa. 100 Torsana - Ca'd' Baldini Nello. T. B. A.D. 1600 VI JULI Torsana - Ca' d' Giannarelli Mario. 101 Torsana - uscita a sud del paese. 102 Torsana - Arco d' quei d' Ja' (Jacopo). 103 Torsana - neve sull'Appennino. 104 Torsana - Prima neve nel vicolo. 105 106 107 Torsana - scala dei Giannarelli. 108 Torsana, la neve da ca' Leri. 109 Alfredo Nardini sulla porta della casa di nonna Rosa Leri. 110 Alfredo Nardini e' nato a Torsana il 16 gennaio del 1922 da Rosa Leri e Bartolomeo. Per frequentare la scuola d'obbligo ogni mattina si recava a Camporaghena per il sentiero che dalla piazzetta, passando sotto l'arpa, arrivava all'oratorio del castello.A 13 anni lavorava a 5 lire al giorno per piantare "Gatto " l'amico di Alfredo. pini per conto della Forestale e intanto lavorava i suoi campi e faceva anche il taglialegna. Nel 1941, a 21 anni, venne assunto nella polveriera di Valdilocchi e chiamato alle armi raggiunse il 18° reggimento artiglieria all'Aquila destinazione Castoria - Grecia. Nel 1942 e' a Roma e in seguito a Livorno al 26° battaglione come carabiniere. L'otto settembre si ritrova a Firenze e disarmato ( il capitano ha consegnato le armi ai tedeschi) viene portato a Bologna destinazione Germania. Riesce a scappare e su un autotreno carico di scope ritorna a Parma e da li' con mezzi di fortuna e molte traversie e' ad Aulla. Arrivare a piedi a Torsana attraverso i campi di notte era stato faticoso ma Alfredo trovo' la forza perche' andava verso la sua casa e la sua famiglia con la gioia in cuore. Dal 1945 al 48 fu ancora carabiniere e congedato, rimase a lavorare i suoi campi a Torsana fino al 1956. Ando' in Svizzera a lavorare in galleria per posizionare tubazioni d'acqua e dopo tre anni, nel 1958, rientro' definitivamente a vivere col fratello a Torsana. Alterna il lavoro dei campi all'allevamento dei bovini e al lavoro come muratore e la sua vita sarebbe scarsa serena se non gli fosse mancato il fratello stroncato da un male incurabile. Alfredo e' un bell'uomo alto, robusto, cordiale e da anni, e' l'unico abitante di Torsana. Quando si arriva sulla piazzetta del paese piu' alto della Lunigiana, incontri prima il suo Gatto che cammina verso di te sul muro che recinge l'aia di ca' Leri, poi se Alfredo vuole e se gli piaci, potra' farsi intravvedere dentro la porta della sua casa, che rimane sempre aperta anche d'inverno, mentre ripara una grossa trappola per topi ( il suo Gatto, mentre e' spesso segnato da profonde ferite riportate nel combattimento con gli animali selvatici,non ama assolutamente rincorrere i topi per cui Alfredo, deve provvedere personalmente). 111 112 I Groppi di Camporaghena 113 CAMPORAGHENA Camporaghena - panorama. L' Alpe di Camporaghena e' la montagna piu' alta della catena centrale dell'Appennino Toscano. La sua giogaia si collega a est con l'Alpe di Mommio e a ponente col monte Orsaio dividendo la Toscana dall'Emilia. Dal suo dorso hanno origine i fuimi Enza e Secchia che versano nell'Emilia, mentre verso la Toscana scendono ilTavarone ed il Rosaro. Dall'Alpe di Camporaghena e da quella contigua di Mommio si diramano in Valdimagra vari contrafforti che si estendono sino all'alveo dell'Aulella. Dal lato della Lunigiana i pendii dell'Alpe sono molto piu' erti rispetto all'opposto lato della pianura padana. L'Alpe di Camporaghena e' una montagna importante riguardo alle presenze di molteplici esemplari di flora alpina ed altrettanto per la qualita' di rocce e filoni metalliferi presenti nel terreno. 114 Camporaghena - La fotografia evidenzia la frana che altera il manto boscoso. Si puo' notare in alto a sinistra, sulla cima, il primo segno di degrado che successivamente si allarga e circonda a tenaglia il nucleo delle case. 115 Camporaghena - Questo e' il primo edificio del luogo chiamato Castello al l' inizio della strada che raggiunge Torsana. La piccola finestrella lo potrebbe far configurare un oratorio, che come in alte localita',erano posti all'inizio del paese. 116 117 Camporaghena - Panorama della chiesa. 118 Camporaghena - Salita al castello. 119 120 Camporaghena - Portale dell'antico castello. 121 122 123 124 125 126 127 128 Camporaghena - Un antico gradile. 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 Camporaghena - vicolo del Paese; da notare il tipo di copertura del tetto. Camporaghena, come quasi tutti i paesi di Lunigiana ha origini molto antiche. Questi insediamenti, a notevoli altitudini, erano costituiti quasi esclusivamente da popolazioni dedite alla pastorizia. Mentre a Torsana si allevavano preferibilmente bovini, a Camporaghena nel secolo scorso si potevano contare oltre venti greggi di cento centocinquanta capi. Sotto il nome di beni sociali, il paese possedeva una certa superficie di terreno e boschi i quali erano indivisibili e si possedevano a quote.I terreni venivano coltivati a grano e patate mentre i boschi diventavano i pascoli degli animali durante l'alpeggio. E' bellissimo notare come, in tutto il borgo, ogni famiglia abbia arricchito il proprio portale con bellissime chiavi di volta e artistiche Madonne scolpite quasi sempre nel marmo.Una parte di questi portali sono stati ricostruiti dopo il grande terremoto che colpi' tutta la Lunigiana nel 1920, altri, assieme alla casa (non si notano i mattoni nel tessuto della costruzione) non hanno subito danni. In tutto il paese sono stati reperiti soltanto in due portali i simboli della "rosa camuna" e, diversamente da ogni altro paese della Lunigiana, non vi e' traccia alcuna del simbolo malaspiniano " spino secco o fiorito". 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 Camporaghena -La chiesa parrocchiale dedicata ai SS. Pietro e Paolo. 173 La chiesa parrocchiale, conservata e custodita con estrema cura, resta salda a conforto e difesa del suo popolo. 174 175 176 Camporaghena - L'antico cimitero sconvolto da eventi sismici. 177 In questo contesto sconvolto dalla natura, lodiamo l'opera e la volonta' di coloro che si adoperano per conservare i ricordi e gli affetti del passato nella dignita' che essi ci hanno dimostrato. 178 GLI SPOSI Nardini Anna Maria 1851-924 Anima rara di buoni costumi Leri Isidoro 1849-923 Sposo e padre affettuoso Il figlio Raimondo a perenne ricordo pose. I bambini che non conobbero a lungo la gioia della vita rimangono coi loro nomi nel ricordo di noi tutti e sembrano giocare per sempre sul prato. 179 180 181 182 183 184 185 Questa casa ha murata nello spigolo in alto a destra, una pietra che potrebbe significare l'indicazione di un fatto storico: l'indipendenza dagli Estensi. Il 26 agosto 1458, tutti i castelli del marchesato di Fivizzano (Camporaghena inclusa poiche' ne faceva parte) si diedero in accomandigia alla repubblica Fiorentina, la prima volta per anni dieci con atto pubblico, alla data gia' indicata, mediante la persona del marchese Bartolommeo Malaspina, cui allora appartenevano.In seguito il 6 marzo 1477 gli abitanti di Fivizzano e del suo distretto essendosi sottratti all'obbedienza dei Malaspina si dettero spontaneamente al Comune di Firenze. I reggitori, nel 1480, assegnarono una pensione mensuale a Giorgio e Antonio, fratelli, e figli dell'ucciso Spinetta di Bartolommeo Malaspina. Osservando bene la pietra non possiamo non accorgerci che il braccio con la mano alza il simbolo del Comune di Firenze come per schiacciare, colpire o sovrapporlo a quello della " rosa camuna", simbolo lombardo. La storia della Lunigiana ci insegna che i Malaspina provenivano dalla pianura padana, erano di origine longobarda ed un ramo della famiglia dette origine agli Estensi, signori dei luoghi dell'alta Lunigiana di cui Camporaghena faceva parte. 186 Camporaghena - Il Giglio,simbolo della repubblica diFirenze, la rosa camuna, simbolo longobardo e la data del 1484. 187 188 189 190 191 192 Sopra: anno 1999; sotto anno 2002. 193 194 Camporaghena - Cristo, estremo baluardo alla frana. 195 196 197 198 199 sopra: Abbeveratoio a castello sotto: Fontana delle tre cannelle. 200 201 Camporaghena - Alfredo Nardini. 202 Alfredo Nardini, l'ultimo pastore. Nasce a Camporaghena il 21 marzo 1925 da Maddalena Rosa Chinca e da Nicola, detto Lindo. A sette anni, dopo la scuola va gia' a pascolare le pecore e a tredici e' gia' col padre in viaggio con il gregge verso la maremma. Ricorda ancora la transumanza con le soste per gli animali durante la notte; il grande ombrello verde che riparava dalla pioggia e dal sole, i cani ben addestrati che recuperavano le pecore al primo fischio, la bisaccia per gli agnelli che appena nati non sapendo ben camminare dovevano essere portati a spalla. Adolfo lasciava Camporaghena col gregge a settembre, dopo la tosatura, per Scarlino, Gavorrano o Follonica e a maggio, ritornato al paese, accompagnava il gregge in Arpa al Pradaccio o all'Ospedalaccio vicino ai ruderi del vecchio monastero e alle sorgenti del Secchia dove gli animali rimanevano in alpeggio sino alla nuova partenza per la pianura. Aveva presto imparato a mungere le pecore, fare il formaggio e la ricotta. Sapeva tosare gli animali il cui vello era poi portato a Sassalbo dalle donne perche' ne fossero fatte coperte e tessuti. Oggi,come d'abitudine, Adolfo, passa l'inverno a Follonica dove, con nostalgia, raggiunge ogni giorno i suoi amici: i pastori superstiti. 203 204 NOTE DELL'AUTRICE La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati cari all'autrice che, conservando nella memoria le semplici storie di quelle umili creature vissute in quella terra, ha deciso di fermare nel tempo le ultime immagini di quei borghi abbandonati. Ecco quindi una sua collana di libri con migliaia di fotografie di piccoli paesi e sperduti agglometrati di casolari che il progresso non ha mai raggiunto; immagini di umili e semplici dimore costruite con la pietra accostate alle superbe torri o agli orgogliosi castelli di cui e' ancora piena la Lunigiana. All'autrice non interessano le vicende delle grandi famiglie che hanno popolato fin dal primo medioevo quella terra, ma la storia di quegli esseri umani che l'hanno abitata nella quotidianeita' della fatica e della fame e spesso soggetti ai soprusi e soperchierie dell'ultimo signore. Quando a causa di scorrerie piratesche nel litorale, intere comunita' si radunarono sulla sommita' dei monti in Lunigiana asserragliandosi in piccoli paesi murati, vennero raggiunti da altri invasori, bizantini e longobardi che continuarono l' assalto, conquistando queste povere ma desiderabili terre. Nei castelli e nelle case nobili rimangono scolpiti nella pietra gli stemmi di coloro che furono i primi signori, cosi' come altre pietre testimoniano con altri simboli il passaggio da un marchesato ad un granducato, dai francesi ai gallo-ispani; le piccole case di pietra con i semplici focolari ci parlano invece di una vita laboriosa e semplice dove alla grande storia si contrapponeva quella semplice delle strie e dei buffardel raccontate sotto la grada. Quando venti di guerra decimarono le popolazioni, coloro che sopravvissero abbandonarono questi luoghi per inurbarsi in nome del progresso e di una vita piu' agiata lasciando all'ingiuria del tempo un patrimonio inestimabile . Oggi,nel percorrere questi antichi vicoli misconosciuti, ci sorprende spesso l'offesa fatta alla agli edifici feriti da ripristini poco ortodossi. Camporaghena, uno dei paesi piu' ammirati dall'autrice, una natura maligna, forse invidiosa della sapiente arte che creo' la bellezza dei suoi portali e delle sue maesta', tenta progressivamente di distruggerla con una frana che nessuno puo' fermare. Col passare del tempo, di questo capolavoro creato dagli scalpellini del paese, i migliori del mondo, rimarra'solo il ricordo conservato da queste fotografie. 205 E L'OCCHIO SCORRE QUESTA DI CASTELLI ERMI TURRITA NOBIL TERRA, IL MAGRA PER UN GREMBO DI MONTI IN SINUOSO ARCO SI ADIMA E LA RISPECCHIA. Ceccardo Roccatagliata Ceccardi 206 207 BIBLIOGRAFIA 1)Eugeno Branchi - Storia della Lunigiana feudale 2)Igino Ricci - Comano e le sue frazioni. Guida storico-turistica Pontremoli 1973. 208