L`utopia del futuro I

Transcript

L`utopia del futuro I
L’utopia del futuro
Indipendent Group: Alison and Peter Smithson, Nigel Henderson, Eduardo Paolozzi, Reyner Banham, John McCale. Londra
Internazionale Situazionista, Pinot Gallizio, Piero Simondo, Elena Verrone, Michèle Bernstein, Guy Debord, Asger Jorn e Walter Olmo, Parigi 1957
Internazionale Situazionista, Pinot Gallizio, Piero Simondo, Elena Verrone, Michèle Bernstein, Guy Debord, Asger Jorn e Walter Olmo, Parigi 1957
”L’architettura è il mezzo più semplice per articolare il tempo e lo spazio, per modellare la realtà, per far sognare. Non si tratta solamente di articolazione e di modulazione plastica, espressione di una bellezza passeggera. Ma di un’articolazione influenzale che si inscrive nella curva eterna dei desideri umani e dei progressi nella realizzazione di questi desideri”. !
Ivain G., Formulario per un nuovo urbanismo, 1953
Guy Debord, The Naked City, 1957
”Per fare una DERIVA, andate in giro a piedi senza meta od orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma in base a ciò che vedete intorno. Dovete essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Un modo per agevolarlo è camminare con passo cadenzato e sguardo leggermente inclinato verso l’alto in modo da portare al centro del campo visivo l’architettura e lasciare il piano stradale al margine inferiore della vista. Dovete percepire lo spazio come un insieme unitario e lasciarvi attrarre dai particolari”. Guy Debord
G. Debord, The Naked City, 1957
Constant Nieuwenhuys, Amsterdam 1966
Constant, Costruzione con piani trasparenti 1954
Constant Osservatorio, 1955
Campo nomade, Alba 1956
Campo nomade, Alba 1956
!
I gitani che si fermavano per qualche tempo nella piccola città piemontese di Alba avevano preso da moltissimi anni l’abitudine di costruire il loro accampamento sotto la tettoia che ospitava una volta a settimana il mercato di bestiame. Qui accendevano i loro fuochi, attaccavano le loro tende ai pilastri per proteggersi e per isolarsi, improvvisavano ripari con casse e tavole abbandonate dai commercianti. La necessità di ripulire la piazza del mercato dopo tutti i passaggi dei gitani aveva portato il Comune a vietarne l’accesso. Si erano visti assegnare in compenso un pezzo di terreno su una riva del Tanaro: un piccolo fiumiciattolo che attraversa la città: un anfratto dei più miserabili. E’ lì che sono andato a trovarli in compagnia del pittore Pinot Gallizio, il proprietario di questo terreno scabro, fangoso, desolato. Di quello spazio tra le roulotte, che avevano chiuso con tavole e bidoni di benzina, avevano fatto un recinto, una “città dei gitani”. Quel giorno ho concepito il progetto di un accampamento permanente per i gitani. Constant 1974
Constant, Circo spaziale, 1956-­‐61
Constant, Nebulose meccaniche, 1957
Constant, Nebulose meccaniche, 1958
Constant, Progetto per un campo di zingari, 1957
Constant, Progetto per un campo di zingari, 1957
“Siccome non siamo così ragionevoli come aveva immaginato il secolo dei lumi che venerava la Ragione, abbiamo pensato di aggiungere alla prima definizione della nostra specie Homo sapiens, quella di Homo faber. Ora questo secondo termine è ancora meno giusto del primo, perché faber può qualificare anche un animale. E questo vale sia per l’atto di fabbricare che per quello di giocare: molti animali giocano. Per questo il termine Homo ludens, l’uomo che gioca, che esprime una funzione altrettanto essenziale di quella di fabbricare, mi sembra di meritare il suo posto dopo il termine di Homo faber”. !
J. Huizinga, Homo Ludens
Constant, Città Coperta, 1959-­‐71
!
Constant, Città Coperta, 1959-­‐71
Contro l’idea della città verde […] noi sosteniamo l’idea di una città coperta, dove il piano delle strade e degli edifici ha fatto posto a una costruzione spaziale continua, sollevata dal suolo. Noi rivendichiamo l’avventura. Non trovandola più sulla terra, alcuni vanno a cercarla sulla Luna. Noi puntiamo prima e comunque a un cambiamento sulla terra. Ci troviamo all’alba si una nuova era, e proviamo fin d’ora a definire l’immagine di una vita più felice: l’urbanistica fatta per il piacere. Constan, In Internazionale situazionista, n. 3
Constant, Costruzione arancione, 1957
Constant, Settore giallo_New Babylon, 1958
!
La città futura deve essere concepita come una costruzione continua su pilastri, oppure come sistema esteso di costruzioni diverse, sulle quali siano sospesi gli spazi per le abitazioni, per i divertimenti, e gli spazi destinati alla produzione e alla distribuzione, lasciando libero il suolo per la circolazione e le riunioni pubbliche. Constan, In Internazionale situazionista, n. 3
Constant, Settore giallo_New Babylon, 1958
Constant, Spazio Divoratore, 1959
Constant, Settore Giallo 1967
Constant, Settore Giallo 1967
SPAZIO STATICO SPAZIO DINAMICO E’ un fatto ovvio che nella società utilitarista, la costruzione dello spazio si basa su un principio di orientamento. Se non fosse così lo spazio non potrebbe funzionare come un luogo di lavoro. Quando l’uso del tempo si giudica dal punto di vista dell’utilità, è importante non perdere tempo e minimizzare quindi gli spostamenti tra la casa e il luogo di lavoro. Detto in altro modo, lo spazio assume valore a seconda che lo si utilizzi con questo obiettivo. Per questo motivo tutte le concezioni urbanistiche, fino a oggi, partono dall’orientamento.
Se pensiamo invece a una società ludica, in cui si pongono manifestamente le forze creatrici delle grandi masse, questo principio perde la sua ragione di essere. Un’organizzazione statica dello spazio è incompatibile con i continui cambiamenti di comportamento che si possono produrre in una società senza lavoro. Le attività ludiche condurranno inevitabilmente a una dinamizzazione dello spazio. l’Homo ludens viene a contatto con il suo intorno: interrompe, cambia intensifica; insegue i percorsi e nel passaggio lascia le tracce della sua attività. Più che uno strumento di lavoro, lo spazio per lui si trasforma in oggetto di gioco. Per questo chiede che sia mobile e variabile. Siccome non necessita di spostamenti rapidi, può intensificare e complicare l’uso dello spazio, che per lui è principalmente un terreno di gioco, di avventura e di esplorazione. Il suo modo di vita verrà favorito dal disorientamento, che farà in modo che l’uso del tempo e dello spazio sia più dinamico.
!
!
Constant, New Babylon ad Amsterdam, 1963
Constant, New Babylon a Parigi, 1963
Constant, New Babylon in Germania, 1963
Constant, Progetto per New Babylon, 1959-­‐71
Constant, Progetto per New Babylon, 1959-­‐71
“Anche le barriere e le frontiere spariscono. La via è aperta alla mescolanza delle popolazioni, il che ha di conseguenza, allo stesso tempo della sparizione delle differenze razziali, la fusione delle popolazioni in una nuova razza, la razza mondiale dei neobabilonesi [….] New Babylon non finisce in nessun luogo (essendo la terra rotonda); non conosce frontiere (non essendoci economie nazionali) o collettività (essendo l’umanità fluttuante). Ogni luogo è accessibile a ciascuno e a tutti. L’intera terra diventa una casa per i suoi abitanti. La vita è un viaggio infinito attraverso un mondo che sta cambiando così rapidamente che sembra sempre un altro.” !
Constant 1974
Yona Friedman, Ville Spatiale per Parigi, 1958
Yona Friedman, Spatial City, Parigi 1958
”Viviamo in un mondo democratico; per democratico intendo un sistema in cui la maggioranza ha sempre ragione senza che le minoranze abbiano torto. […] Il privilegio più importante acquisito fino ad oggi è il ‘diritto alla personalità’”. Yona Friedman, Utopie realizzabili, 1974