l`industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot

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l`industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot
L’INDUSTRIA ITALIANA COSTRUTTRICE
DI MACCHINE UTENSILI, ROBOT, AUTOMAZIONE
I DATI RELATIVI AL 2014
LE ESPORTAZIONI
LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI
La macchina utensile
La robotica
L’INDUSTRIA MONDIALE DELLA MACCHINA UTENSILE
L’ANDAMENTO 2014
I paesi leader
Gli altri paesi
Contact:
Claudia Mastrogiuseppe, Coordinatrice Direzione Relazioni Esterne Ufficio Stampa, 0226 255.299, [email protected]
Massimo Civello, Direzione Relazioni Esterne e Ufficio Stampa, 0226 255.266, [email protected]
Raffaella Antinori, Ufficio Stampa Tecnica, 0226 255.244, [email protected]
Cinisello Balsamo, 8 luglio 2015
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L’INDUSTRIA ITALIANA COSTRUTTRICE
DI MACCHINE UTENSILI, ROBOT, AUTOMAZIONE
I DATI RELATIVI AL 2014
Nel 2014 l’economia mondiale ha mantenuto lo stesso ritmo di crescita (+3,1%) dell’anno precedente
(+3,1%). Il tasso di espansione del commercio internazionale è calato rispetto all’andamento registrato nel
2013, segnando un incremento del 2,4%, rispetto al +2,7% dell’anno precedente.
In questo contesto l’eurozona è stata caratterizzata da una crescita dello 0,9% mentre il PIL dell’Italia è
diminuito dello 0,4%, facendo meglio rispetto al 2013 (-1,9%) ma registrando la peggiore performance tra i
grandi paesi europei.
Positivo il bilancio dell’industria mondiale della macchina utensile, che ha visto crescere la produzione del
2% e il consumo rimanere stabile (+0,8%).
Nel settore, l’industria italiana ha rafforzato il quarto posto tra i costruttori mondiali, grazie
all’incremento della produzione, e si è confermata terza tra gli esportatori, nonostante le vendite all’estero
siano calate.
Nel 2014, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 4.840 milioni di
euro, registrando un aumento del 7,9% rispetto al 2013.
Il consumo è cresciuto del 33,8%, a 2.738 milioni, per effetto del buon andamento delle importazioni
(+21,9% per 1.151 milioni) e delle consegne sul mercato interno (+44%, per 1.587 milioni). La quota di
mercato coperta da macchinari stranieri è risultata pari al 42%.
Negativa invece la performance delle esportazioni, che sono scese, del 3,9%, a 3.253 milioni: il rapporto
export su produzione è calato, dal 75% del 2013, al 67,2%.
Il saldo della bilancia commerciale è diminuito del 13,9%, attestandosi a 2.102 milioni di euro.
La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità
produttiva, la cui media annua è cresciuta, dal 72% del 2013, al 76%.
In crescita anche il carnet ordini, attestatosi a 5,6 mesi di produzione assicurata, contro i 4,7 mesi del 2013.
I prezzi delle macchine sono cresciuti dello 0,7%.
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LE ESPORTAZIONI
Nuovo arretramento per le esportazioni italiane di (sole) macchine utensili che, nel 2014, sono scese, del
3,7% (la metà del calo registrato nel 2013), a 3.073 milioni di euro.
L’andamento trimestrale è stato negativo nella parte centrale dell’anno (-14,6% nel secondo trimestre
e -2,1% nel terzo), positivo all’inizio e alla fine (+2,1% nel primo trimestre e +0,9% nel quarto).
Nel 2014, le quote italiane nei principali mercati mondiali sono tendenzialmente calate, a causa della
contrazione dell’attività di export svolta nel corso dell’anno dai costruttori italiani.
Infatti, a causa della decisa ripresa del consumo italiano e della contestuale flessione della domanda
straniera, nel 2014, i costruttori italiani hanno ri-orientato la propria offerta sul mercato domestico. In ragione
di ciò il rapporto tra export e produzione è sceso al 71,1%.
In Cina, la quota italiana sul totale importato è tornata a attestarsi all’1,5%, com’era prima dell’exploit del
2013 (quando arrivò all’1,9%).
Negli Stati Uniti i costruttori italiani hanno soddisfatto il 6,1% della domanda, cedendo quasi mezzo punto
percentuale rispetto all’anno precedente. È invece rimasta stabile la quota italiana sul mercato tedesco,
risultata pari al 6,2% del consumo locale. In Messico, secondo mercato delle Americhe, le macchine italiane
sono arrivate a soddisfare il 5,6% della domanda, guadagnando più di mezzo punto rispetto al 2013.
Nonostante la grave crisi locale, i costruttori italiani sono riusciti a difendere la propria posizione sul mercato
brasiliano, presidiandolo con una quota sul totale importato pari all’11,3%.
Anche sul mercato russo, tradizionale sbocco per le nostre esportazioni, la quota italiana si è ridotta in
misura contenuta, scendendo al 10,8% del consumo totale.
L’analisi condotta sulla distribuzione geografica delle esportazioni italiane nell’ultimo decennio evidenzia
come, a fronte del mutamento dello scenario mondiale, il made by Italians abbia saputo rispondere alle
esigenze dei nuovi clienti penetrando anche in nuove aree prima escluse dallo scacchiere internazionale.
L’Unione Europea resta la prima area di destinazione delle vendite italiane ma la quota di export
assorbita dall’area si è ridotta notevolmente, passando dal 50,7% del 2005 al 37,9% del 2014. In crescita,
invece, la quota di export destinata all’Asia, seconda area di destinazione, passata dal 19,5% al 25%.
L’America settentrionale, terza area di sbocco, ha visto crescere la sua quota sul totale esportato dai
costruttori italiani dal 12% a 15,9%, risultato reso possibile dalla ripresa dell’attività manifatturiera nei paesi
dell’area.
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In crescita anche il peso delle vendite sul totale esportato nelle aree emergenti quali, Europa extra-UE
(dall’11% al 12,9%) e America del Sud (dal 3,5%, al 4,5%).
Tra i mercati minori, risulta stabile il peso dell’Africa (dal 2,5% al 2,7%).
Nel 2014, l’export in Unione Europea è aumentato, dell’8,3%, a 1.166 milioni di euro. Primo mercato
comunitario è risultato, come sempre, la Germania (336 milioni, -3,7%), seguita da Francia (146 milioni,
-2,3%) Polonia (+23,5%) Spagna (+46,4%) e Regno Unito (+10,5%).
Hanno subito un calo le vendite nel resto del continente europeo, -3,7%, per un valore di 396 milioni. Nel
dettaglio, l’export è risultato in discesa in Russia (174 milioni, -2,3%), in crescita in Turchia (113 milioni,
+3,2%), stabile in Svizzera (58,2 milioni, -0,3%).
L’export in America Settentrionale ha registrato una diminuzione, del 4,2%, a 490 milioni. Nonostante nel
2014 gli Stati Uniti siano risultati il primo mercato di sbocco dell’offerta italiana di settore, le vendite di made
by Italians sono calate del 6% rispetto all’anno precedente (370 milioni), negativo anche il riscontro del
Canada (-16,3%), bene invece il Messico (+12,5%).
Molto pesanti le perdite in America del Sud, che ha ridotto gli acquisti dall’Italia del 24,8%, per un valore di
138 milioni di euro. Protagonista dell’area si è confermato, ancora una volta, il Brasile, che ha importato
macchine utensili italiane per 82 milioni (-34,7%). L’Argentina ha rafforzato il suo secondo posto, tra i paesi
dell’area sudamericana per acquisizione di offerta italiana di settore (+33,3%).
L’export in Asia, è diminuito, del 12%, a 768 milioni. Del totale esportato nell’area, la parte più consistente è
stata destinata all’Asia Orientale che ha acquisito macchine utensili italiane per 443 milioni di euro, il 18,2%
in meno rispetto al 2013. Nel dettaglio, le vendite in Cina hanno registrato un forte calo (-21,6%, 364 milioni);
quelle in Corea del Sud hanno messo a segno un deciso incremento (+33,8%); sono risultate invece
stazionarie le consegne in Giappone (+0,7%).
In Asia meridionale le esportazioni sono diminuite, del 28,4%, a 91 milioni di euro; il calo registrato nell’area
è stato determinato dalla negativa performance delle vendite in India, scese, del 32,6%, a 84 milioni. In
ripresa le vendite nell’area ASEAN che hanno guadagnato il 27,2%, salendo a 97,7 milioni.
Molto positivi i riscontri ottenuti in Thailandia (+105,9%) e Malesia (+17,6%), di segno opposto l’andamento
delle consegne a Singapore (-17,4%) e in Indonesia (-3,4%). Il Medio Oriente ha registrato un incremento
degli acquisti di macchine utensili italiane del 7%, a 136 milioni. Ai primi posti sono risultati i paesi dell’area
del Golfo: Emirati Arabi Uniti (34,4 milioni) e Arabia Saudita(33 milioni), seguiti da Israele (16,7 milioni) e
Kazakistan (11,6 milioni). Sono cresciute anche le vendite in Oceania (+14,8%), attestatesi a 30,3 milioni.
L’export diretto in Africa ha subito una forte battuta d’arresto (-21,7%, 84,4 milioni): a fronte del buon
andamento delle vendite in Algeria (+22,8%) e Egitto (+24,3%), pesantemente negativo è risultato l’export in
Sud Africa (-44,9%) e Marocco (-64,7%).
L’analisi dell’export non può non tener conto della situazione creata dalla moneta unica: le vendite ai paesi
dell’area dell’euro sono un dato statistico intermedio tra esportazioni vere e proprie e consegne sul mercato
domestico. In questo senso, la produzione italiana 2014 ha trovato come sbocco, per il 29% le consegne
interne, per il 18% le vendite verso i paesi euro e, per il 53% le esportazioni al di fuori dell’area euro.
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LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI
Le caratteristiche strutturali dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione sono
le medesime che si riscontrano nel sistema produttivo nazionale: imprese di ridotta dimensione, forte
propensione all’export, elevata qualità dell’offerta.
La macchina utensile
Secondo l’indagine condotta da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, nel 2013 (cui sono riferiti i dati più
recenti), il 58,5% delle imprese costruttrici di macchine utensili ha fatturato meno di 12,5 milioni di euro, il
67% ha occupato meno di 100 addetti.
Sono state, però, le imprese più strutturate a fornire il maggior apporto a produzione e esportazioni: quelle
con più di 100 dipendenti, che hanno rappresentato soltanto il 33% delle unità operanti in Italia, hanno
prodotto il 79,3% e esportato l’80,4% del totale.
Analogamente, le imprese che hanno fatturato più di 25 milioni (pari al 24,5% del numero complessivo)
hanno realizzato il 72,1% della produzione e coperto il 73,8% delle esportazioni italiane di macchine utensili.
La distribuzione geografica del settore è risultata coerente con quella del sistema produttivo italiano, a
conferma che per le imprese costruttrici di macchine utensili è necessario essere attigue a quelle clienti e
fornitrici: la maggior parte delle unità produttive del settore si trova in Lombardia (41,5%), Triveneto (23,4%),
Emilia Romagna (17%) e Piemonte (12,8%).
Alla composizione del fatturato totale la Lombardia ha contribuito per il 36%, il Piemonte per il 27,5% e il
Triveneto per il 22,1%. Le imprese di Piemonte e Lombardia vantano la più alta propensione all’export (pari
all’81% a fronte del 79,8% della media di settore). Principale utilizzatore di macchine utensili è risultata
l’industria dei prodotti in metallo - che comprende produzione e prima trasformazione dei metalli,
contoterzisti, elementi da costruzione, altri prodotti diversi dai macchinari, (31,4%) - seguita da quella
automobilistica (24,1%).
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La robotica
Nel 2013 la ripartizione tra imprese di grandi dimensioni (fatturato superiore ai 5 milioni), medie (fatturato
compreso tra i 2,5 e i 5 milioni) e piccole (fatturato inferiore ai 2,5 milioni), è rimasta immutata, rispetto
all’anno precedente.
Nel complesso, il settore risulta essere dominato da grandi aziende (72%). Lombardia e Piemonte sono
le regioni a più alta densità di imprese operanti nel settore della robotica: entrambi ospitano infatti il 31,3%
delle imprese del comparto.
È il Piemonte, però, ad avere la maggior percentuale di fatturato (68,9%) e di addetti (64,3%).
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L’INDUSTRIA MONDIALE DELLA MACCHINA UTENSILE
L’ANDAMENTO 2014
Per analizzare l’andamento dell’industria mondiale della macchina utensile, UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE fa
riferimento alle informazioni rese disponibili dalle associazioni nazionali e alle classifiche internazionali di settore
elaborate da Gardner Publications. Ormai da alcune edizioni l’analisi proposta dal Rapporto di settore integra i dati
sopracitati con i dati ufficiali di commercio estero riferiti ad un ampio range di paesi non indagati da altre rilevazioni.
Per molti dei paesi considerati non sono disponibili i dati di produzione locale. Per questi paesi, nelle tabelle mondiali, la
produzione è indicata con “zero”; per la stessa ragione, il dato di consumo indicato coincide con quello delle importazioni
nette, non essendo possibile quantificare il valore delle consegne dei costruttori locali sul mercato interno.
Nel 2014, la produzione mondiale di macchine utensili è aumentata, del 2%, a più di 64.000 milioni di
euro. Alla composizione del valore totale hanno contribuito l’Asia per il 56,7%, l’Europa per il 36,1% e le
Americhe per il 7%.
Il consumo mondiale è rimasto stabile rispetto al 2013 (+0,8%), attestandosi poco oltre i 62.500
milioni di euro. Il mercato asiatico ha assorbito il 58% delle vendite complessive, a fronte del 25,9%
acquisito da quello europeo e del 15,1% coperto da quello americano. Il restante uno per cento è stato
appannaggio di altre aree (Africa e Australia). La domanda asiatica è cresciuta solo dell’1,4% e alcuni
mercati hanno perso posizioni nella graduatoria mondiale di consumo.
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I paesi leader
Nonostante il calo della produzione scesa, del 3,6%, a 17.910 milioni di euro, la Cina ha mantenuto il
primato mondiale tra i costruttori. Analogamente, il leggero arretramento del consumo (-2,1%), attestatosi
a 23.500 milioni, non ha impedito al Gigante Asiatico di confermare la propria leadership anche nella
classifica dei paesi consumatori, ben distanziando tutti gli altri paesi.
La quota di consumo soddisfatta dalle importazioni è salita al 35%, per un valore di 8.150 milioni (+7,5%).
L’export è aumentato in misura significativa (+18,7%), a 2.550 milioni, permettendo alla Cina di consolidare il
quinto posto nella classifica mondiale degli esportatori.
La Germania si è mantenuta salda in seconda posizione tra i produttori, nonostante il calo del 3,8%, a quota
10.720 milioni. È risultato in calo anche il consumo tedesco sceso, dell’1,9%, a 5.420 milioni, così come le
esportazioni la cui diminuzione, del 2,6%, a 7.610 milioni, ha determinato l’arretramento del paese in
seconda posizione nella classifica mondiale di export. In controtendenza le importazioni che, aumentate, del
5,2%, a 2.310 milioni, hanno portato il rapporto import su consumo al 43%.
Tutti positivi gli indicatori economici registrati dall’industria di settore giapponese. La produzione,
cresciuta, del 22,4%, a 10.190 milioni di euro ha permesso al paese di mantenere il terzo posto nella
classifica mondiale. In virtù del deciso aumento delle esportazioni (+18,9%) a 8.140 milioni di euro, il
Giappone è tornato a occupare il vertice della classifica di export scalzando la Germania. L’incremento
della domanda interna, salita, del 31,5%, a 2.710 milioni, è valso al paese del Sol levante il quinto posto
nella graduatoria di consumo. Il mercato giapponese si è confermato ancora una volta difficilmente
penetrabile dall’esterno: il rapporto import su consumo si è attestato al 24% e il valore delle importazioni è
rimasto basso (660 milioni di euro).
L’Italia ha rafforzato il quarto posto tra i costruttori mondiali, grazie all’incremento della produzione (+8,1%) a
4.320 milioni. Le vendite all’estero in calo, del 3,7%, a 3.070 milioni di euro hanno confermato, comunque,
l’Italia terzo esportatore mondiale alle spalle di Giappone e Germania. Le importazioni si sono attestate a
890 milioni, in crescita del 22,8%. Il mercato locale è balzato al sesto posto nello scenario globale con 2.140
milioni (+39,5%).
Nel 2014, è aumentata anche la produzione della Corea del Sud, pari a 4.240 milioni di euro (+6%). Bene le
esportazioni, +2% a 1.730 milioni, e la domanda interna (+7,4%). Il mercato coreano ha mantenuto la quarta
posizione nella graduatoria mondiale, con 3.680 milioni. Il consumo è stato soddisfatto per il 32% dalle
importazioni, cresciute, del 4%, a 1.180 milioni di euro.
Gli Stati Uniti, con un fatturato di 3.690 milioni (-1,2%) si sono confermati sesti tra i paesi costruttori di
macchine utensili. Tra i paesi leader, gli USA sono gli unici ad aver registrato un calo, seppur marginale,
delle importazioni (-0,6%); nonostante la riduzione, il valore assoluto, risultato pari a 3.940 milioni, ha
garantito al paese il secondo posto dopo la Cina nella classifica degli importatori. Anche dal punto di vista
del consumo, il mercato statunitense si è confermato il secondo più vasto, con 6.060 milioni di euro.
Taiwan ha registrato, nel 2014, incremento per tutti i principali indicatori: produzione +3,5%, consumo
+1,8%, esportazioni +6,1%. Queste ultime, risultate pari a 2.820 milioni di euro, hanno assicurato al paese il
mantenimento del quarto posto nella classifica mondiale.
Nel 2014, la produzione di macchine utensili in Svizzera è cresciuta a 2.560 milioni (+8,2%). Poco meno del
90% delle macchine sono state vendute all’estero per un totale di 2.280 milioni che vale il sesto posto nella
classifica degli esportatori mondiali.
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Gli altri paesi
La Russia è risultato il settimo mercato nel 2014, con un consumo di oltre 1.600 milioni di euro (+3,2%). Le
importazioni hanno raggiunto i 1.500 milioni. Nonostante l’incremento dell’11,1%, la produzione nazionale è
rimasta bassa: 176 milioni.
All’ottavo posto tra i consumatori si è posizionato il Messico, con 1.480 milioni di euro (-1,1%). La domanda
messicana è stata quasi completamente (98%) soddisfatta dalle importazioni: il paese è il quinto importatore
mondiale.
L’India è scesa al nono posto nella classifica dei mercati, con un consumo di macchine utensili di 1.430
milioni (-5,8%). A fronte di una produzione pari a 486 milioni, le importazioni hanno sfiorato i 1.060 milioni
(ottavo valore assoluto).
Con un valore di quasi 1.100 milioni (+1,2%), la Turchia occupa l’undicesima posizione tra i paesi
consumatori. La produzione locale ha raggiunto i 594 milioni (-0,4%), le importazioni sono state pari a 846
milioni (+1,7%).
Il consumo di macchine utensili in Thailandia ha raggiunto i 1.090 milioni, valore che ne ha fatto il
dodicesimo mercato mondiale. A fronte di 1.410 milioni di import, il paese asiatico ha esportato macchine
per 319 milioni.
Nel 2014, è proseguita la crisi del Brasile. Il consumo è crollato (-33,4%) a 729 milioni di euro, spingendo
verso il basso il paese risultato al diciannovesimo posto della classifica. Forte calo anche per la produzione
(-33,4%) e per le importazioni (‑32,1%).
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