Ancora un trimestre record per le nostre esportazioni

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Ancora un trimestre record per le nostre esportazioni
TORINO
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Martedì 14 giugno 2011
DATI UNIONCAMERE
Ancora un trimestre record
per le nostre esportazioni
All’inizio del 2011 le vendite all’estero fanno ancora da traino
alla ripresa piemontese: un boom da +16,2% rispetto al 2010
MASSIMILIANO SCIULLO
Sono ancora le esportazioni - ancora loro il motore trainante di un’economia piemontese che cerca di recuperare posizioni
dopo la crisi economico-finanziaria. La tendenza è confermata dalle rilevazioni di
Unioncamere Piemonte sui primi tre mesi
del 2011: in questo periodo, per un valore
complessivo di 9,2 miliardi, le vendite all’estero sono cresciute del 16,2% rispetto all’inizio del 2010.
Un dato incoraggiante,anche se per una volta inferiore alla media nazionale (+18,4%) e
alle performance di regioni come l’Emilia
Romagna (+19,2%), Veneto e Lombardia
(+17,6%).Il Piemonte è dunque quarto,con
un contributo che - su scala italiana - rappresenta il 10,2% dell’export nostrano. «A
LE CIFRE
9,2 miliardi
Il valore delle esportazioni piemontesi nei primi tre mesi del 2011
+16,2%
L’incremento del primo trimestre 2011 rispetto
ai primi tre mesi del 2010
+44,7%
Alessandria è la provincia piemontese che ha
realizzato la miglior performance
DIREZIONI L’area dei Paesi
che appartengono alla Ue rimane
prioritaria, ma la crescita più netta
è legata ai territori extra-Ue
conferma delle nostre aspettative più ottimistiche continua, anche nel primo trimestre del 2011, la crescita delle esportazioni
piemontesi - commenta Ferruccio Dardanello, presidente nazionale e regionale di
Unioncamere -. Un risultato particolarmente incoraggiante, considerato il fatto che si
tratta di una variazione calcolata su un dato, quello del primo trimestre del 2010, già
in crescita». E tra i migliori clienti del prodotto piemontese c’è una robusta fetta di
mercato extra-europeo «È importante sottolineare l’ottima performance delle esportazioni verso i Paesi extra-Ue - dice ancora
Dardanello - in special modo quelli a più alta potenzialità di crescita, che rappresentano un investimento per il nostro futuro».
Tanti i comparti coinvolti nella (rin)corsa
verso l’alto: i mezzi di trasporto, che generano circa un quarto dell’export complessivo piemontese, hanno registrato un +3%,
dovuto all’aumento delle vendite di componenti autoveicolari (+11,8%) che compensa la decrescita delle esportazioni di autoveicoli (-10%), mentre il secondo com-
parto per importanza, quello della meccanica (circa un quinto dell’export piemontese), ha messo a segno un risultato
(+17,1%) superiore addirittura alla media
regionale. Molto bene metalli e prodotti in
metallo (+30,9%) e prodotti tessili e dell’abbigliamento (+19,8%).Positiva,anche se
meno sostenuta, la crescita dell’export di
prodotti alimentari (+7,8%).
Capitolo mercati: i Paesi Ue rappresentano
ancora la maggioranza (63,7% delle vendite),ma la crescita è risultata più intensa per
le esportazioni dirette ai partner extra-Ue
27 (+21,5%) rispetto a quelle destinate ai
Paesi Ue (+13,4%).A livello di province, la
migliore è stata - di gran lunga - Alessandria
(+44,7%), seguita da Biella e Vco, con
+23,9% e +19,5%. Superiore alla media regionale anche Novara (+18,2%),mentre Cuneo (+14,1%), Asti (+12,4%), Vercelli
(+11,8%) e Torino (+10,3%) registrano incrementi più contenuti.
MOTORE L’export rimane una delle voci più importanti per un Piemonte che vuole ripartire
L’esperto «La sfida sul mercato straniero si vince con strategia e conoscenza»
IVANO SERRE*
Il marchio Made in Italy è il terzo al mondo per
notorietà,dopo Coca-Cola e Visa.Pochi però lo
sanno.Come le tante aziende italiane che continuano a dedicare oltre l’80% dei loro investimenti solamente al Prodotto,amato,ma spesso
incompreso.Al restante 20% viene affidato così l’arduo compito di compiere il miracolo:vendere, in Italia e nel mondo. Negli ultimi 15 anni, però, le aziende italiane adottano tutte lo
stesso comportamento, per le esportazioni:
procedono in ordine sparso,arrembanti verso
nuovi lidi, ma senza una strategia, senza considerare e promuovere i loro assets intangibili,
senza una percezione e conoscenza di quello
che il mercato, al quale vanno a proporsi, in
realtà richiederebbe. L’unica cosa che conta è
parlare del loro Prodotto. E basta. Purtroppo
l’eccellenza del Made in Italy, sia dal punto di
vista del Prodotto che del Management,ottime
frecce dei loro archi, non viene sfruttata a dovere.Non viene comunicata.Oggi,nei mercati
emergenti,quello che vogliono dal sistema nostrano è poter vivere un’emozione, respirare
nell’acquisto del prodotto italiano, un attimo
della nostra aria e di tutto quello che si conti-
NUOVE IDEE «Basarsi sul prodotto,
per quanto buono, non basta.
Si devono conoscere gli scenari
e l’habitat in cui ci si muove»
nua a trasmettere nel mondo.Se le multinazionali non hanno interesse a che sia tutelato il
marchio Made in Italy, perché hanno delocalizzato ormai gran parte della produzione, tutte le altre pmi,vero asse portante del nostro si-
stema Paese, dovrebbero invece utilizzare il
tanto da loro vituperato marketing,per mirare
un mercato e sensibilizzarlo con adeguate campagne indirizzate al reale target ed esigenza. Il
consumatore finale è sempre più attento alla
provenienza del prodotto. È l’alta specializzazione delle nostre maestranze che fa la differenza. Per fare una scarpa, ad esempio, è necessario avere passione, perché al di là dello
stile e dei materiali è la mano sapiente del tecnico che permette di ottenere un risultato unico.Gli italiani hanno un qualcosa in più,sia esso il gusto o la sensibilità alle cose belle. E il
consumatore cinese,indiano,russo o brasiliano
che compra la scarpa italiana, con tale gesto è
come se si concedesse una passeggiata lungo
la Penisola.Ma non si potrà contare per sempre
su questo punto di forza: ecco perché diventerà sempre più importante saper competere
sui nuovi mercati attraverso dei veri e propri
piani strategici. Oggi internazionalizzarsi non
vuol più dire,solamente,andare a intraprendere all’estero.All’interno di ogni scenario o habitat d’azione di tutte le aziende occorre tener
presente che quotidianamente ci si può trovare coinvolti in una sfida con un’azienda straniera anche continuando a vendere o produrre in Italia. Se non si pensa per tempo a quale
potrebbe essere lo scenario d’azione della nostra azienda, si rischia di dover poi recuperare
situazioni compromesse. Si tratta invece di
strutturare l’azione tenendo conto dell’analisi
del mercato, del settore e del segmento, così
come della domanda e dell’offerta.Non è possibile riproporre un’immagine,che in Italia è legata ad un’emozione, in un mercato completamente diverso per usi, mentalità e costumi.
Fare la cosa giusta nel momento giusto è un’azione imprescindibile per una vittoria finale.
*titolare Studio Serre & partners
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