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BIKE’S CLINIC xoffroad.it 2 AJP PR4 Enduro Pro - ENDURO SENZA COMPLESSI Arrivano dal Portogallo queste Enduro pensate per gli amatori e costruite con attenzione ai costi, ma anche con una certa originalità. La PR4 è un animale da mulattiera, la più evoluta PR5 consente di togliersi qualche sfizio inCavaciuti più Cristiano Morello Simone Zaffaroni Christian 3 BIKE’S CLINIC xoffroad.it 4 È PICCOLA E POCO POTENTE, MA LA PR4 NON SI TIRA MAI INDIETRO Il ponte di comando della PR4 si differenzia dalla PR5 per il manubrio con traversino, più stretto ma meno efficace. Sempre di buon livello la componentistica AJP PR4 ENDURO PRO PREZZO 4.682,00 euro MOTORE IL furgone si apre e dal furgone escono due moto che, a modo loro, hanno un’importanza storica. Non abbiamo mai avuto a che fare con moto portoghesi, e del resto non capita spesso l’occasione di avere a che fare con questo Paese, se si esclude il calcio. I portoghesi, però, hanno un passato di intraprendenza commerciale come dimostra anche AJP, nata come piccola officina vicino a Porto fondata da Antonio Jorge Pinto nel 1981 e attiva come costruttore dal 1987, cioè più o meno nel periodo della “rinascita spagnola” e prima dell’esplosione dei produttori cinesi. CRESCITA SENZA FRETTA Di AJP, però, si è sempre parlato molto poco proprio perché l’azienda portoghese ha sempre prediletto la politica dei piccoli passi - quelli che di solito portano più lontano. E così, pur senza roboanti proclami, la AJP è solida, esporta in tutto il mondo (in Italia è arrivata grazie all’importatore Media Auto di Vicenza) e può anche permettersi di adottare soluzioni tecnologiche peculiari, specie per i telai. Questi sono costruiti secondo uno schema misto, che prevede due elementi triangolari in alluminio fuso imbullonati superiormente al cannotto e inferiormen- La versione Pro si distingue per il telaio rosso e le parts anodizzate sempre in rosso, come le pedane. Il motore 240 a carburatore è uno Zongshen, il paracoppa in lamiera è realizzato dall’importatore te a una doppia culla, entrambi in acciaio come pure il telaietto reggisella, che accoglie anche il serbatoio carburante. Interessante anche il forcellone, in alluminio e abbondantemente scaricato, mentre quanto ai motori, AJP non li ha mai prodotti: negli anni ’80 si affidava a propulsori di produzione spagnola; poi, con la crisi dei componentisti iberici, è passata a fornitori cinesi e ora si serve di motori Zongshen, azienda di buon livello che è anche un partner storico di Piaggio. Con questa struttura di base AJP realizza una gamma di una ventina di modelli da Enduro, Motard e Cross, con tre varianti di telaio (PR3, PR4, PR5), simili ma via via più alte, e diversi allestimenti di componentistica (Base, Pro, Extreme) che si differenziano soprattutto per il pacchetto sospensioni (Ollé, Marzocchi, Sachs). Moto che, in ogni caso, puntano dichiaratamente al tempo libero e agli amatori senza troppi pruriti racing; peraltro la AJP ha corso e vinto nel campionato nazionale portoghese, e lo dimostra il fatto che queste moto sono “sane” dal punto di vista ciclistico, con quote di base azzeccate e una buona ergonomia. Per questo primo test abbiamo a disposizione una PR4 Pro e una PR5 base. La prima monta un motore da 233 cc (ma esiste anche 125) corsa lunga, a due valvole, raffreddamento ad aria e alimen- tazione a carburatore, che ricorda quello delle off-road anni ’80 o a qualche recente modello da motoalpinismo, a cui si avvicina anche per le dimensioni generali, con grande compattezza generale e seduta e manubrio decisamente bassi. La seconda monta invece un più moderno 250 raffreddato a liquido e ad iniezione elettronica, oltre a sfoggiare una costruzione e dimensioni ben più moderne e vicine a una classica 250 di scuola giapponese, pur rimanendo in generale più bassa e compatta, specie sul davanti per effetto del posizionamento del serbatoio sotto la sella. La componentistica è buona (sospensioni Marzocchi e Sachs, manubrio Reikon, freni Braktec) e le finiture discrete, anche se non a livello della migliore produzione europea e giapponese. DEBUTTANTE O ESPERTO? La PR4, che punta molto sull’ottima trazione, è destinata al debuttante che vuole una moto di poco impegno ma in grado di portarlo ovunque, la PR5 a chi invece vuol togliersi qualche sfizio in più; resta per entrambe privilegiato l’aspetto dei bassi costi di esercizio, con tagliandi ogni 3.000 km dopo il primo. Cominciamo con la PR4. È decisamente una moto piccola, con la sella posta a soli 92 cm e le sospensioni dall’escursione limitata: 260 mm la forcella Marzocchi Tipo monocilindrico 4 tempi, monoalbero in testa, 2 valvole, raffreddamento misto aria-olio Alesaggio e corsa 69,0x62,5 mm Cilindrata 233,70 cc Rapp. di compressione 9,4:1 Alimentazione carburatore 30 mm Accensione elettronica CDI Avviamento elettrico TRASMISSIONE Finale a catena 15/50 Cambio a 5 marce Comando frizione meccanico CICLISTICA Telaio struttura mista in acciaio e alluminio Forcella Marzocchi da 40 mm, escursione 260 mm Ammortizzatore Sachs con leveraggio progressivo, escursione 300 mm Pneumatici ant. 90/90x21” post. 120/90x18” Freni ant. 260 mm - post. 220 mm DIMENSIONI Interasse 1.380 mm Altezza sella 920 mm Altezza min. da terra n.d. Capacità serbatoio 7,0 litri Peso dichiarato 115 kg a secco MANUTENZIONE Olio motore quantità 1.100 g, sostituzione ogni 2.000 km Filtro aria pulizia dopo i primi 1.000 km, poi a 3.000 km, sostituzione a 6.000 km Pistone e spinotto controllo ogni 6.000 km, sostituzione se necessario Gioco valvole controllo ogni 3.000 km 5 BIKE’S CLINIC LA PR5 È IL TOP DI GAMMA: MODERNA E PIACEVOLE DA GUIDARE xoffroad.it 6 La PR5 ha dimensioni più vicine alla media delle Enduro 250 e una ciclistica con quote ed ergonomia indovinati, a partire dal manubrio dalla piega più aperta ABBIGLIAMENTO Casco Airoh Aviator 2.1: 519,99 euro (esclusa grafica XOffRoad) Completo JT Racing Subframe: pantaloni 179,90 euro; maglia 57,90 euro; guanti 35,90 euro Stivali Sidi Crossfire 2: 425,00 euro Occhiali 100% Accuri Blue Crystal: 61,00 AJP PR5 ENDURO PREZZO 5.982,00 euro MOTORE Tipo monocilindrico 4 tempi, monoalbero in testa, 4 valvole, raffreddamento a liquido Alesaggio e corsa 77,0x53,6 mm Cilindrata 249,59 cc Rapp. di compressione 11,6:1 Alimentazione iniezione elettronica Delphi, corpo farfallato 34 mm Accensione elettronica Avviamento elettrico TRASMISSIONE Finale a catena 12/48 Cambio a 6 marce Comando frizione meccanico da 40 mm e 300 mm la ruota posteriore, con il mono Sachs gestito da link. Il motore è come detto un semplice monoalbero con due valvole, raffreddato ad aria e alimentato da un carburatore da 30 mm. Non manca l’avviamento elettrico, e comunque nel corso del test il piccolo 240 si è mostrato puntuale alle sollecitazioni del bottoncino. Inoltre la mancanza dei radiatori rende i convogliatori veramente strettissimi, il che aiuta gli inesperti riducendo gli ingombri. Anche il peso è contenuto in circa 110 kg. In sella la PR4 si rivela una “trailer”, adatta soprattutto alle cavalcate e alle arrampicate, frangente in cui fa effettivamente valere una buona trazione. I due elementi che ne condizionano di più il comportamento sono le sospensioni, morbide ma soprattutto dall’escursione limitata, e il motore. Le prime vanno a pacco anche in salti poco impegnativi, mentre il secondo, pur con una potenza sufficiente (20 CV) ha un allungo davvero modesto che obbliga a ricorrere più frequentemente al cambio. Quest’ultimo, a 5 rapporti non è particolarmente morbido, ma non ha impuntamenti nemmeno a caldo, mentre la frizione non ha un comando gradevole: è piuttosto dura e “pastosa”. Comunque bastano pochi minuti alla PR4 per mettere in chiaro il suo carattere: è una moto da mulattiera, anche stretta, mentre non gradisce affatto lo stile di guida “racing” fatto di marce spremute fino al limitatore e traiettorie raccordate con grandi salti. La maneggevolezza è ottima, mentre sul veloce la stabilità non è parsa eccelsa. PR5: NON LE MANCA NULLA Questi sono il terreno della PR5, che si rivela subito come una moto più moderna nell’impostazione e più vicina a una 250 “alla giapponese”. La triangolazione manubrio-sella-pedane è simile, ma è più grande di dimensioni (l’interasse cresce da 1.380 a 1.460 mm) e soprattutto più alta: l’escursione della forcella Sachs da 48 mm arriva a 300 mm come quella della ruota posteriore, la sella sale a 94 mm e anche la luce a terra guadagna qualcosa arrivando a 310 mm. La differenza è tanta, perché se sulla PR4 le sospensioni morbide fanno parte del gioco, con la PR5 la morbidezza è più fastidiosa perché capisci che puoi forzare, il manubrio ha una piega più aperta e consente una guida più incisiva, a gomiti larghi. E pur se la maneggevolezza resta elevata, la PR5 gioca anche la carta di una buona stabilità nei tratti veloci. Il motore, monoalbero 4 valvole con iniezione Delphi da 34 mm, ha 27 CV ma soprattutto un allungo e una trattabilità ben diversi, che uniti al cambio a 6 rapporti assistito da una frizione più morbida e Su una moto come la PR5 ci sta che anche l’occhio voglia la sua parte: nel catalogo AJP non mancano special parts dedicate. Sopra, il monoalbero 250 non punta tanto su prestazioni e compattezza, quanto sulla piacevolezza e regolarità di utilizzo. Sotto, la sella con il tappo serbatoio collocato nel telaietto consistente nell’uso, la rendono più gradevole nell’utilizzo. Pur essendo più alta e pesante, la PR5 alla fine ti aiuta di più e consente di fare le stesse cose in modo più facile e a velocità più alte. L’unico difetto è che le dimensioni generali più abbondanti potrebbero complicare per chi è meno esperto qualche manovra nello stretto, come le inversioni in mulattiera. Nel complesso è equilibrata e consente di divertirsi alla guida, anche se appare un po’ più lenta rispetto a una 250 di derivazione racing come le classiche moto giapponesi o austriache. L’unica nota negativa riguardo il comportamento dinamico, comune peraltro alla PR4, è una certa pesantezza in ingresso curva, legata forse alla scarsa reattività del motore o forse all’arretramento dei pesi dovuto al serbatoio posteriore. Comunque si tratta soprattutto di prenderci confidenza e capire come usarle, perché forzando un po’ l’ingresso le due moto non presentano poi particolari problemi. Sulla PR5 resta la taratura tendenzialmente morbida delle sospensioni, soprattutto in estensione, mentre abbiamo trovato su tutti e due i modelli dei freni impostati più sulla potenza che sulla modulabilità, stranamente vista la destinazione di queste moto. Da segnalare anche la mancanza dell’elastico di ancoraggio della stampella laterale, un limite comunque di facile risoluzione. Nel complesso, comunque, queste AJP sono state una piacevole sorpresa: funzionano bene e il loro vero limite è soprattutto l’altezza ridotta, che preclude le evoluzioni più spinte per quanto la ciclistica non mostri punti deboli. Il motore è sicuramente adeguato a un uso amatoriale, che però non disdegna qualche “tirata” almeno sulla PR5. Il corto terminale dona alla PR5 un timbro deciso, ma non eccessivo. La versione Extreme, oltre a sospensioni e freni più raffinati, ha uno scarico meno chiuso E a conferma dell’intraprendenza della Casa portoghese, a Eicma arriverà la PR7 con il motore 650 ex Husqvarna che sta spopolando sulle Enduro “alternative”. Sarà una Rally costruita nello spirito delle PR4 e PR5: “vera” ma non estrema, e con un prezzo estremamente competitivo come quello delle sorelle minori. La PR4 Enduro Pro costa infatti 4.982 euro, la PR5 Enduro 5.982 euro. x CICLISTICA Telaio struttura mista in acciaio e alluminio Forcella Sachs da 48 mm, escursione 300 mm Ammortizzatore Sachs con leveraggio progressivo, escursione 300 mm Pneumatici ant. 90/90x21” post. 120/90x18” Freni ant. 260 mm - post. 220 mm DIMENSIONI Interasse 1.460 mm Altezza sella 940 mm Altezza min. da terra 310 mm Capacità serbatoio 7,5 litri Peso dichiarato 123 kg a secco MANUTENZIONE Olio motore quantità 1.700 g, sostituzione ogni 2.000 km Filtro aria pulizia dopo i primi 1.000 km, poi a 3.000 km, sostituzione a 6.000 km Pistone e spinotto controllo ogni 6.000 km, sostituzione se necessario Gioco valvole controllo ogni 3.000 km