Alle origini della collezione «TRADITION
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Alle origini della collezione «TRADITION
5 1 Cari amici di Breguet, Le complicazioni sono al centro del patrimonio storico di Breguet, che copre ormai un periodo di oltre 200 anni. Fedele a questa eredità, l’attuale manifattura Breguet ha deciso di proporre la gamma completa delle complicazioni, considerate i grandi classici dell’orologeria intesa come arte: i tourbillon, i cronografi, gli orologi con un secondo fuso orario, le sveglie, i calendari, le equazioni del tempo e le ripetizioni minuti. Ma non basta essere fedeli alla nostra tradizione rispettandone i concetti ispiratori e le pratiche abituali. La storia di Breguet è costellata di innovazioni tecniche che hanno lasciato un’impronta indelebile nell’evoluzione delle complicazioni e nella stessa misura del tempo. Due orologi della collezione Tradition rivelati al pubblico nel 2015 in occasione del Salone di Basilea, il Chronographe Indépendant e il Répétition Minutes Tourbillon, confermano il nostro impegno ad arricchire la gamma delle complicazioni con creazioni inedite. Per questi due modelli abbiamo ideato strutture interamente nuove per un orologio da polso: un cronografo indipendente dotato di componenti distinti dal movimento principale dell’orologio; un sistema di forza costante che conferisce al cronografo una precisione senza uguali; una molla lineare a carica istantanea per alimentare l’energia del cronografo mediante il pulsante di azzeramento; una ripetizione minuti che contiene martelletti verticali, un regolatore magnetico silenzioso, un meccanismo di forza costante a catena, una camera di Helmholtz, una lunetta sospesa e, naturalmente, un tourbillon extrapiatto dalla massa oscillante periferica. Queste invenzioni rivoluzionarie offrono il piacere di possedere un segnatempo che contribuisce a scrivere la storia dell’orologeria. In questo numero vi proponiamo uno scorcio dettagliato del modo in cui vengono costruiti questi due orologi all’avanguardia sui nostri tempi. Mi auguro che scoprire queste novità sarà per voi un’esperienza appassionante, come lo è stata per noi la loro creazione. Cordialmente Marc A. Hayek, Presidente e CEO di Montres Breguet SA 2 3 INDICE Indice 1. Alle origini della collezione «Tradition» 4 6 2. Tradition Répétition Minutes Tourbillon 20 3. I laboratori della Vallée de Joux 38 4. Orologiaio della Marina 56 5. Tradition Chronographe Indépendant 76 6. Il Congresso di Vienna In Europa suona l’ora di Abraham-Louis Breguet 94 5 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» Alle origini della collezione «TRADITION» di Emmanuel Breguet ◆ Tradition Seconde Rétrograde 7097. 6 7 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» D opo due anni difficili trascorsi in Svizzera mentre la Rivoluzione francese toccava il culmine, nella primavera del 1795 Abraham-Louis Breguet ritornò a Parigi. La sua azienda in Quai de l’Horloge, nell’Île de la Cité, andava rimessa in piedi, e il nostro orologiaio non risparmiò sforzi per riorganizzare i suoi laboratori e conquistare una nuova clientela. Ricco di progetti e di idee innovatrici, cominciò fin dall’anno successivo a presentare nuove creazioni la cui eco risuona attualmente alta e forte nella linea Tradition, lanciata nel 2005. ◆◆◆ Alle origini della collezione Tradition c’è un capolavoro di semplicità: il calibro sottoscrizione (1796). Famoso per aver dato vita agli orologi più complicati della sua epoca, Abraham-Louis Breguet è stato anche l’uomo che creò l’orologio più semplice mai realizzato: l’orologio da sottoscrizione. Il calibro sottoscrizione, caratterizzato da un grande bariletto centrale e da un ingranaggio disposto simmetricamente sui due lati del bariletto, aziona una sola lancetta che permette di leggere l’ora e i minuti. Questo movimento sorprende ancor oggi per la sua essenzialità e per ciò che possiamo ben chiamare il suo design. Il termine «sottoscrizione» che caratterizza questo orologio è stato spiegato dallo stesso Breguet nel suo opuscolo del 1797: «Il prezzo degli orologi sarà di 600 livre. La quarta parte di questa somma sarà pagata all’atto della sottoscrizione. La produzione non subirà nessun ritardo, e le consegne seguiranno l’ordine delle sottoscrizioni (…).»1 È facile immaginare che Breguet era fiero di questo tipo di orologio, e deciso a verificare quanto incontrasse il gusto dei suoi contemporanei. Non per niente si tratta dell’unico suo prodotto per il quale fece stampare un documento che illustra insieme le sue intenzioni, le sue motivazioni e le sue scelte tecniche. Notevole il fatto che Breguet si metta al posto del suo pubblico, ossia dei suoi clienti. All’indomani della Rivoluzione, e dopo due anni trascorsi in Svizzera a titolo precauzionale2, Breguet poteva valutare quanto fosse cambiata la società francese, e quindi la sua clientela potenziale. Registrati nei libri di fabbricazione e delle vendite sotto la voce «orologi da sottoscrizione», continuano a essere identificati con questo nome, e sono studiati ancor oggi da tutti i collezionisti e i conoscitori di Breguet. 8 ◆ Movimento dell’orologio da sottoscrizione Breguet Nº 1287, venduto il 17 Termidoro anno XI (5 agosto 1803) a “un giovane di San Pietroburgo”. 9 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» ◆ Orologio da sottoscrizione Breguet Nº 1287. Notare il design essenziale del quadrante e la presenza di una sola lancetta. UNA SOLA LANCETTA Abraham-Louis Breguet, ben noto per avere creato gli orologi più complicati, fu anche il creatore dell’orologio più semplice mai realizzato. 10 Prima constatazione generale contenuta nel testo: gli orologi precisi sono destinati «all’Astronomia e alla Marina», e gli orologi destinati all’uso corrente presentano due difetti importanti: sono generalmente di cattiva qualità e il loro «prezzo non è alla portata della maggior parte dei cittadini». La sfida consisteva dunque nel proporre un prodotto dal prezzo abbordabile che possedesse al tempo stesso requisiti di solidità e di precisione paragonabili, o addirittura superiori, agli orologi destinati all’uso scientifico. Ma cediamo la parola a Breguet a proposito di questi suoi orologi di nuova concezione, come li definisce lui stesso: «Si distinguono per la loro semplicità e per una disposizione che garantisce lo scappamento contro gli incidenti più gravi, perfino in caso di cadute. La disposizione dei ruotismi, lo scappamento e il regolatore, il compensatore del caldo e del freddo sono scoperti e facilmente accessibili, ragione per cui ogni osservatore attento può valutare con una semplice occhiata (…) l’armonia del lavoro e la sicurezza degli effetti.» Dopo aver descritto l’organo regolatore e avere dichiarato una riserva di marcia di 36 ore, Breguet annuncia che i suoi orologi avranno il rispettabile diametro di 25 linee (pari a 61 mm) e, cosa sorprendente, un’unica lancetta, aggiungendo subito, quasi volesse rassicurare i suoi lettori: «Questa dimensione del quadrante consente di avere una distanza sufficiente fra un’ora e l’altra, in modo da disporvi 12 divisioni che la lancetta incontra di 5 in 5 minuti, e che sono disposte in modo tale che è facile valutare l’ora con la precisione di un minuto.»3 In effetti è giocoforza constatare che questi orologi indicano l’ora in maniera leggibile, dopo un brevissimo periodo di adattamento. ◆ Opuscolo destinato alla promozione dell’orologio da sottoscrizione, stampato intorno al 1797. 11 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» ◆ Progetto del “Trattato di orologeria” di Abraham-Louis Breguet. Inizio del quaderno dedicato all’orologio semplice con una sola lancetta. La firma segreta, risposta alla contraffazione Nello stesso periodo in cui faceva la sua comparsa l’orologio da sottoscrizione, nella Maison nasceva un’altra pratica: la firma segreta, che il nostro maestro orologiaio, messo di fronte a un vasto fenomeno come la contraffazione, giustificava in questi termini: «Per mettere in guardia il pubblico dai prodotti con i quali io non ho nulla a che vedere, e che vengono diffusi sotto il mio nome, apporrò sul quadrante un segno particolare, eseguito con una macchina della quale è difficilissmo imitare gli effetti.» La macchina in questione era un pantografo a punta secca, di cui il Museo Breguet ha potuto acquistare recentemente un esemplare antico4. ◆ Pantografo. Strumento ideato per realizzare la firma segreta di Breguet che compare sul quadrante di smalto negli orologi da sottoscrizione. 12 La contraffazione perseguitava Breguet già all’epoca della Rivoluzione francese – conseguenza inevitabile della gloria e della fama ormai estese della marca, dirà qualcuno. Ma questo fenomeno, destinato ad ampliarsi nei decenni successivi, costituiva un problema tutt’altro che secondario a quell’epoca per Breguet. Per convincersi basta leggere un articolo firmato da un certo H. Reymond e pubblicato nel Journal des arts, des sciences, de littérature et de politique in data 6 ottobre 1809: «Impossibile parlare di orologeria senza parlare anche di Breguet. Questo artista ha ampliato i confini dell’arte al punto che non è più possibile superarlo (…) È stupefacente vedere la quantità di orologi che circolano con il suo nome. Eppure è difficile trovarne uno su mille che sia dovuto a lui.»5 L’orologio da sottoscrizione si rivelò un successo commerciale. Breguet ne vendette circa 700 esemplari principalmente tra il 1798 e il 1805, e attirò una nuova clientela che acquistò in seguito orologi più complicati. Quell’orologio semplificato al massimo merita un posto di rilievo nell’analisi dell’operato di Breguet, il quale ne parla a lungo, con non celata fierezza, all’inizio del primo capitolo del suo Trattato purtroppo incompleto6. Dobbiamo ricordare tuttavia che il numero citato comprende anche un altro tipo di orologio: l’orologio a tatto, che nei suoi primi anni di vita veniva definito «sottoscrizione a tatto». 13 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» ◆ Orologio a tatto Breguet Nº 1009, venduto nel mese di Fruttidoro dell’anno X (agosto-settembre 1802) all’ambasciatore di Napoli. Freccia di lettura e sporgenze da toccare recano incastonati dei diamanti. 14 Un’evoluzione del calibro sottoscrizione: l’orologio a tatto (1799) Tre anni dopo aver messo a punto il suo orologio da sottoscrizione, Breguet introdusse sul mercato l’orologio a tatto, che permetteva di leggere l’ora toccando una lancetta esterna e dodici sporgenze che circondavano la cassa. Questi orologi a tatto si articolavano, secondo l’uso della Maison, in tutta una serie di varianti che andavano dalle casse d’oro guilloché o smaltate (smalto grigio, blu ecc.) alle sporgenze d’oro o costituite da perle o diamanti. Nel Trattato che stava progettando, Abraham-Louis Breguet esponeva la sua idea nei termini seguenti: «Quando immaginammo l’orologio con una sola lancetta (…) la nostra unica intenzione era quella di creare un oggetto semplice, solido, preciso e dal prezzo estremamente moderato. Che però non poteva offrire un servizio che l’uso e l’abitudine hanno reso praticamente indispensabile: la ripetizione, utilissima per conoscere l’ora nell’oscurità.»7 Questo tipo di lettura era effettivamente prezioso quando ci si trovava al buio. E permetteva inoltre di conoscere l’ora in modo assai discreto, senza estrarre l’orologio dalla tasca. Anche sotto questo aspetto era un orologio dotato di «tatto», ossia di discrezione, benché a volte lo si definisse più prosaicamente «orologio per ciechi». ◆ Orologio a tatto Breguet Nº 1009, doppiofondo della cassa d’oro e piccolo quadrante supplementare. ◆ Orologio a tatto Breguet Nº 1009, dorso della cassa a smalto, fiore con diamanti incastonati. 15 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» Nel suo nuovo sistema di lettura mediante il tatto Breguet vedeva soprattutto un’autentica alternativa agli orologi a ripetizione, la cui fabbricazione era complessa e costosa. La riprova di quanto diciamo sta nel fatto che usava addirittura definirli «ripetizione a tatto». Gli orologi a tatto riprendevano il calibro dei modelli da sottoscrizione imprimendo loro un piccolo passo avanti. Erano provvisti di una lancetta esterna mobile, e in certi casi possedevano anche un quadrante di ridotte dimensioni dotato, secondo i casi, di una o due lancette, e visibile dal lato opposto a quello della freccia esterna. È precisamente questa disposizione che permette tanto la lettura convenzionale dell’ora quanto l’osservazione del movimento, che era precisamente ciò che Breguet si augurava, e che ritroviamo negli attuali modelli della linea Tradition. ◆ Orologio a tatto Breguet Nº 2627 venduto il 22 ottobre 1810 a Monsieur Titon. Freccia di lettura ed elementi a tatto composti da perle vere. ◆ Pagina a destra: disegno originale del calibro sottoscrizione, visto dai due lati e di profilo. 16 Infatti nel 2005 Nicolas G. Hayek e il suo team di creativi, attingendo alla vasta fonte d’ispirazione contenuta nel patrimonio storico di Breguet, costituito dagli archivi e dai modelli antichi, si sono convinti che la disposizione che permette di vedere da uno stesso lato ciò che abitualmente si vede solo capovolgendo l’orologio avrebbe conquistato gli appassionati dell’orologeria meccanica. Perciò un calibro moderno destinato a un orologio da polso doveva per forza di cose riprendere la bella disposizione del bariletto centrale e della simmetria fra ingranaggi e bilanciere ideata oltre due secoli fa da un geniale precursore non solo della tecnica ma anche del design… 17 ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION» ◆ Orologio Tradition con doppio fuso orario 7067. Nel corso dei suoi primi dieci anni di vita la linea Tradition si è imposta grazie alla sua forte originalità, e si è arricchita con una gamma di modelli che va da quelli semplici a quelli a carica manuale o automatica, con doppio fuso orario, con lancetta dei secondi ad andamento retrogrado, con tourbillon a fuso, con cronografo indipendente o con ripetizione dei minuti... In ognuno di questi casi la possibilità di osservare agevolmente il quadrante e gli organi vitali dell’orologio esercita una forte seduzione, tanto più che l’adozione del colore grigio o rosa dei movimenti, associata al colore nero dei quadranti, intensifica i contrasti, conferendo all’insieme una sorprendente modernità… Questa linea estetica in netto anticipo sui tempi continua a sorprendere e a sedurre anche oggi. Si tratta di uno stile svincolato dalle mode fugaci, e aperto invece ai progressi incessanti dell’orologeria e a scelte non di rado audaci. Non c’è dubbio: gli orologi della collezione Tradition, che si ispirano alle migliori fonti, illustrano con singolare chiarezza la straordinaria alchimia che contraddistingue i modelli attuali di Breguet. Opuscolo commerciale intitolato Souscription de montres d’une nouvelle construction, par Breguet («Sottoscrizione di orologi di nuova costruzione di Breguet»), senza data ma 1797 circa, 2 pagine. Non sentendosi più al sicuro in Francia, Abraham-Louis Breguet decise di lasciare Parigi e di ritornare nella sua terra di origine, la Svizzera, dove si trattenne dall’agosto 1793 al maggio 1795. Sui rapporti di Breguet con la Rivoluzione francese si consiglia di consultare, di Emmanuel Breguet: Breguet horloger depuis 1775, vie et postérité d’Abraham-Louis Breguet (1747-1823), Parigi, Alain de Gourcuff editore, 1997. Citazioni tratte dall’opuscolo commerciale redatto da Breguet, cfr. nota 1. Il Museo Breguet ha acquisito questo pantografo, proveniente dalla collezione del grande orologiaio e collezionista inglese George Daniels (1926-2011), in occasione della vendita all’asta intitolata The George Daniels Horological Collection che si è svolta a Londra presso Sotheby’s il 6 dicembre 2012. Citazione comunicata cortesemente all’autore dal signor Bernard Roobaert. Manoscritti acquistati il 7 maggio 2010 dal Museo Breguet: facevano parte del progetto Trattato di Orologeria di Abraham-Louis Breguet, quaderno 2, sezione 1: L’orologio con una lancetta e sezione 2: Lo scappamento a cilindro di rubino nell’orologio semplice a una lancetta. Archivi Montres Breguet SA. Ibid., quaderno 2, sezione 3: La ripetizione a tatto. Archivi Montres Breguet SA. 1 2 3 4 5 6 7 ◆ Orologio Tradition Tourbillon a fuso 7047. 18 19 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON TRADITION Répétition Minutes Tourbillon di Jeffrey S. Kingston 20 21 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON L a storia degli orologi Breguet con ripetizione dei minuti è decisamente unica. AbrahamLouis Breguet è stato il primo orologiaio a usare dei fili metallici arrotolati intorno al movimento, chiamati «molle sonore», per fornire un’indicazione sonora dell’ora. Oggi è difficile per noi, avvezzi agli orologi moderni, immaginare che in passato le ripetizioni minuti comunicavano generalmente l’ora mediante colpi inferti sul fondocassa. L’unica eccezione era costituita da voluminosi orologi muniti di campanelli. L’idea di ricorrere a molle sonore era rivoluzionaria: un sordo martellamento era sostituito di punto in bianco da un segnale melodioso. Questa novità sconvolse la fabbricazione delle ripetizioni minuti a un punto tale che l’idea di Breguet, e il concetto ispiratore della sua invenzione, sono tuttora vivi e operanti come al momento in cui fecero la loro comparsa, duecento anni or sono. ◆◆◆ Questo lungo arco di tempo è non meno impressionante dell’ambizione attuale di Breguet di trasformare radicalmente, per la seconda volta, la concezione di un orologio a ripetizione. Nel progettare il suo nuovo segnatempo, Breguet ha deciso fin dall’inizio di abbandonare le strade battute e di non ricorrere a soluzioni preesistenti. Partendo dalle realizzazioni già disponibili, il risultato sarebbe consistito nel migliore dei casi in perfezionamenti marginali. Perciò il team incaricato della messa a punto del nuovo orologio ha deciso di concentrarsi anzitutto sulla ricerca scientifica, e di ristudiare solo in un secondo momento i componenti indispensabili alla produzione del suono. La ricerca è iniziata quindi – lontana dai software CAO e dai banchi di lavoro degli orologiai – in un laboratorio di vibroacustica. Con l’aiuto di sintetizzatori messi a punto appositamente, Breguet ha sperimentato oltre 200.000 22 combinazioni di frequenze, che costituiscono altrettanti suoni composti da una frequenza fondamentale e da un certo numero di frequenze parziali. L’obiettivo consisteva nel determinare la combinazione più gradevole all’orecchio. Dato che questo studio veniva effettuato per un orologio con ripetizione dei minuti, il compito era particolarmente complesso, perché ognuno dei due suoni doveva essere non solo ricco e piacevole in sé e per sé, ma anche accordarsi con l’altro suono nella suoneria delle ore e dei minuti. Le 200.000 varianti iniziali si sono ridotte gradualmente a 2000, poi a 200, a 20 e infine a 4. Il team di orologiai e di ingegneri ha scelto la soluzione migliore insieme a Marc A. Hayek, Presidente e Direttore generale di Breguet. In seguito la scelta finale emersa da questo processo di selezione ad ampio raggio ha guidato la messa a punto e la fabbricazione del meccanismo della ripetizione minuti, dando vita a una soluzione rivoluzionaria. 23 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON UNA RIPETIZIONE MINUTI DALLA STRUTTURA RIVOLUZIONARIA Per la seconda volta nella sua storia Breguet rivoluziona il modo di concepire un orologio a ripetizione. Come misurare obiettivamente il grado di creatività dell’itinerario seguito da Breguet? Uno dei criteri possibili è il numero di brevetti depositati. È raro che un orologio da polso presentato sul mercato sia accompagnato da più di un brevetto. Invece il modello Tradition Répétition Minutes Tourbillon può vantare sei nuovi brevetti e cinque importanti elementi costitutivi mai presenti finora in un meccanismo d’orologeria con ripetizione dei minuti. Inoltre vi sono invenzioni aggiuntive incorporate in altre parti del movimento, e una combinazione di questi elementi mai riuniti prima in un medesimo segnatempo. A questo punto il nuovo Tradition Répétition Minutes Tourbillon può serenamente proclamare di costituire non solo un’importante svolta nella storia di Breguet, ma di voler rappresentare, come già duecento anni or sono, un nuovo punto di riferimento nel settore delle ripetizioni minuti. 24 Resistendo alla tentazione di descrivere subito le invenzioni incorporate in questo orologio rivoluzionario, occupiamoci anzitutto delle altre sue complicazioni. Siamo di fronte a un tourbillon a carica automatica e a una ripetizione minuti. Il tourbillon assomiglia al Tourbillon Extra-Plat presentato al pubblico nel 20141, e il suo meccanismo contiene un sistema di carica automatica analogo, grazie alla presenza di una massa oscillante periferica. Questo dispositivo consente di creare una struttura estremamente raffinata. Per di più il design del movimento rende ancora più attraente la possibilità di ammirarlo attraverso il fondocassa trasparente. La posizione esterna della massa oscillante libera la piastra e i ponti da ogni elemento perturbatore e assicura la loro completa visibilità. Il Tradition Répétition Minutes Tourbillon è dotato anche di un indicatore della riserva di carica. Nelle collezioni Breguet questa indicazione avviene generalmente mediante una lancetta. Ma per l’orologio di cui stiamo parlando Breguet ha creato un nuovo sistema d’indicazione basato sulla rotazione di un disco blu che appare attraverso un’apposita apertura ricavata sul bordo del quadrante. Il dispositivo ricorda l’indicatore di benzina di un’automobile, ed è interamente blu quando il bariletto è completamente carico. L’intensità del blu diminuisce gradatamente via via che la carica del bariletto diminuisce. Associare un meccanismo di ripetizione minuti alla struttura futuristica di un tourbillon è un’impresa che merita di per sé sola di essere citata a lettere maiuscole. Ma il Tradition Répétition Minutes si differenzia dalle soluzioni preesistenti, e contiene numerose novità. Basterà citare qui alcuni elementi fondamentali per delineare il quadro necessario alla comprensione di queste invenzioni. Una ripetizione minuti contiene componenti di vario tipo. Il primo è rappresentato dalla combinazione formata dai martelletti e ◆ Veduta dei martelletti verticali. 25 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON – dopo la rivoluzionaria invenzione di Breguet nel 1783 – dalle molle sonore che i martelletti percuotono per fornire l’indicazione sonora dell’ora. Il secondo è il meccanismo di regolazione, indispensabile per garantire che il ritmo della suoneria resti costante. Il terzo è il bariletto specifico della suoneria, e il quarto è il sistema usato per «leggere l’ora» affinché la ripetizione sia in grado di conteggiare e di sgranare con precisione le ore, i quarti d’ora e i minuti. Infine – e non si tratta mai di un elemento annesso – esiste una struttura studiata per favorire l’irradiazione del suono verso l’esterno, in modo che l’utente dell’orologio possa conoscere l’ora del momento. Per il Tradition Répétition Minutes Tourbillon ognuno di questi insiemi costitutivi è stato ripensato da capo a fondo. I martelletti e le molle sonore Nelle ripetizioni minuti costruite secondo i criteri consueti le molle sonore di norma sono arrotolate intorno al movimento, e i martelletti le colpiscono orizzontalmente. Questa soluzione è talmente comune che è diventata praticamente universale, e per interi decenni non è stata rimessa in discussione. I costruttori di Breguet però l’hanno voluta riesaminare ex novo. Perché mai i martelletti dovevano agire orizzontalmente? Partendo dal principio che il vetro zaffiro e la lunetta vibrano meglio verticalmente, e permettono al suono di irradiarsi in maniera ottimale, essi hanno formulato una nuova ipotesi. Se i martelletti erano in grado di funzionare anche in maniera verticale, avrebbero favorito la trasmissione della vibrazione verso gli elementi irradianti, e poi nell’aria. Il nuovo Tradition Répétition Minutes risponde a questa logica irresistibile, e i suoi martelletti colpiscono le molle sonore verticalmente. La struttura dei martelletti cela inoltre un’innovazione. Colpita dal martelletto, la molla sonora indietreggia. Per evitare un rimbalzo che potrebbe 26 IL PROGETTO HA PRESO LE MOSSE DA RICERCHE ACUSTICHE In seguito si sono studiate centinaia di varianti prima di ottenere il suono definitivo. provocare un secondo colpo non desiderato, i martelletti delle ripetizioni minuti possiedono un meccanismo destinato a prevenire ogni nuovo colpo. Le strutture consuete presentano tuttavia un inconveniente. Il sistema di assorbimento dei colpi evita sì il rimbalzo del martelletto, ma consuma parte dell’energia disponibile per il colpo, diminuendo di conseguenza l’intensità del suono. Per ovviare a questa difficoltà, Breguet ha inventato un ammortizzatore semiattivo che entra in funzione dopo il colpo, evitando ogni rimbalzo del martelletto2. Perciò non riduce in nessun modo la forza dell’impatto. Sul Tradition Répétition Minutes le molle sonore presentano forme inedite. Basandosi sulle ricerche acustiche condotte da Breguet negli ultimi dieci anni e più, le due molle sonore (una indica le ore con una nota grave, l’altra usa una frequenza più elevata per indicare i minuti) sono confezionate con la stessa lega di cui è fatta la cassa, oro rosa 27 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON ESISTE UNA MISURA NUMERICA DEL GRADO D’INVENTIVITÀ Il Tradition Répétition Minutes possiede sei brevetti e cinque novità importanti. Questa geometria offre un ulteriore vantaggio. Nell’architettura abituale delle ripetizioni minuti le due molle sono disposte una sopra l’altra, disposizione che richiede spesso un isolamento per evitare che entrino in contatto. Questo rischio non esiste invece nel Tradition Répétition Minutes, perché le due molle sono nettamente separate. Il regolatore Su una ripetizione minuti la suoneria entra in azione emettendo una successione di «ding» e di «pause». Alle ore tre, per esempio, l’orologio suona «ding pausa ding pausa ding pausa». In un segnatempo di alta precisione è indispensabile che i ding e le pause si susseguano a intervalli regolari o, per esprimerci in termini musicali, secondo un ritmo costante che non accelera e non rallenta mentre l’orologio suona le ore, i quarti e i minuti. Questa è la funzione del meccanismo regolatore. oppure oro bianco, e poi rodiate. Le due molle sono collocate sopra il movimento, e sono perfettamente visibili sotto il vetro zaffiro. La più lunga delle due, quella delle ore, ha quasi la forma di un semicerchio con una piccola fossetta. La più corta, quella dei minuti, ricorda un cerchio. Osservate contemporaneamente, le due molle sembrano tracciare i contorni della lettera «B». Dopo aver definito il suono della ripetizione minuti, ingegneri e orologiai hanno sottoposto a test numerico, e poi sperimentato, centinaia di varianti di forme, profili, punti di fissaggio e posizioni per le molle, allo scopo di ottenere le sonorità prescelte. E hanno raggiunto i loro obiettivi adottando forme creative, attaccando la molla sonora delle ore alle due estremità e quella dei minuti a una sola estremità, e dando a entrambe una sezione rettangolare. 28 La progettazione di un regolatore deve rispondere a due criteri fondamentali. Il primo riguarda ovviamente la precisione. Come fa il regolatore a controllare il ritmo della suoneria? Il secondo concerne il silenzio. Il regolatore, emettendo un rumore meccanico - generalmente in forma di ronzio - potrebbe alterare la purezza del suono? In questo ambito, Breguet ha esteso le ricerche condotte a suo tempo per il modello chiamato La Musicale. Questo orologio che suona una melodia (in una versione si tratta della Gazza ladra di Rossini, nell’altra della Badinerie di J.S. Bach) presenta al regolatore esigenze particolari, perché l’orecchio capta subito il minimo scarto di ritmo in queste arie ben note. E un ronzio meccanico si rivela non meno fastidioso. Breguet ha messo a punto e brevettato per La Musicale un regolatore magnetico. Con questo sistema la velocità di rotazione è determinata, con una precisione incomparabile rispetto alle realizzazioni che l’hanno ◆ Il regolatore magnetico brevettato da Breguet. 29 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON preceduta, dai cambi d’intensità della coppia del freno magnetico3. Questa soluzione inedita comporta un vantaggio aggiuntivo: il silenzio. Poiché gli elementi meccanici non entrano in contatto, il regolatore magnetico esclusivo di Breguet è perfettamente silenzioso. Esiste tuttavia una differenza tra il regolatore di La Musicale e quello messo a punto per il Tradition Répétition Minutes. Su La Musicale il dispositivo è celato allo sguardo. Sul nuovo orologio invece il regolatore, decorato e traforato, è visibile sul lato quadrante, permettendo al proprietario di ammirare lo spettacolo della sua rotazione. L’inserimento di un regolatore magnetico nel Tradition Répétition Minutes costituisce una «prima assoluta», e il brevetto depositato da Breguet sottolinea la sua unicità, che lo distingue da tutte le ripetiziomi minuti disponibili sul mercato. Il sistema del bariletto Le ripetizioni minuti di tipo classico sono dotate di un bariletto che si carica quando il proprietario aziona un cursore per attivare la suoneria. L’energia fornita dall’azionamento del cursore è immagazzinata nel bariletto e usata per alimentare il meccanismo della ripetizione minuti. Il Tradition Répétition Minutes Tourbillon si basa su questo principio, ma lo completa con raffinatezze significative. ◆ Il bariletto della ripetizione minuti trasmette l’energia mediante la catena. 30 Al posto di un cursore che scorre in una scanalatura praticata sul telaio dell’orologio, il nuovo Tradition Répétition Minutes possiede un pulsante a baionetta che richiede una semplice pressione anziché un movimento longitudinale sul fianco della cassa. È senza dubbio più facile premere un pulsante che fare scorrere un cursore. Inoltre questo sistema offre un livello superiore di resistenza all’umidità rispetto ai cursori tradizionali. A questo punto è giunto il momento di occuparci di un’altra «prima» dell’orologeria. Contrariamente a tutti gli altri orologi da polso a ripetizione, il Tradition Répétition Minutes fornisce l’energia occorrente alla ripetizione tramite una catena. Questo tipo di trasmissione non è inedito nella ricca storia di Breguet. Nel celebre orologio da tasca Marie Antoinette, tanto l’originale (che fu consegnato nel 1827, e che era allora l’orologio più complicato del mondo) quanto la sua ricreazione moderma impiegano delle catene. UNA PRIMA ASSOLUTA PER UN OROLOGIO DA POLSO La suoneria possiede un sistema di forza costante a catena. Sul nostro nuovo modello la catena costituisce un elemento del meccanismo di forza costante messo a punto per la suoneria. Via via che il bariletto si scarica, la quantità di forza che viene fornita diminuisce. Negli orologi a ripetizione sforniti di un sistema a forza costante si verifica spesso una diminuzione del ritmo alla fine di lunghe suonerie (le 12h59 per esempio richiedono 12 colpi per le ore, 3 colpi per i quarti d’ora, ognuno dei quali con due note, e 14 colpi per i minuti – vale a dire un totale di 32 colpi). Il dispositivo 31 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON del bariletto con catena compensa il cambio di forza tra una molla interamente carica o quasi scarica modificando il raggio effettivo del fissaggio al meccanismo della ripetizione. Qando il bariletto è completamente carico la catena agisce su un piccolo raggio. Quando si scarica agisce su raggi via via più grandi per equilibrare la forza decrescente fornita dal bariletto. Nel suo principio di funzionamento questo meccanismo somiglia al fuso impiegato nel modello Tradition Tourbillon, ma piuttosto di cambiare raggio con dischi sovrapposti (come nel cambio di velocità di una bicicletta)4, il sistema di ripetizione modifica il raggio effettivo su un unico livello. Nessun altro orologio a ripetizione esistente al mondo può vantare un sistema di catena a forza costante. Poiché le maglie di questa minuscola catena sono ancora più corte di quelle del Tradition Tourbillon, la fabbricazione di questo sistema rappresenta un autentico tour de force da parte della Manifattura. La lettura dell’ora Tutte le ripetizioni minuti ricorrono a un meccanismo per suonare le ore. Anche il nostro orologio si attiene a questa regola, ma la applica in maniera inattesa. Il suo movimento è dotato di camme separate per le ore, i quarti d’ora e i minuti. Naturalmente ci sono 12 gradi sulla camma delle ore, 4 sulla camma dei quarti d’ora e 14 su ogni braccio della camma dei minuti (che possiede 4 bracci, uno per ogni quarto d’ora). La posizione delle camme è regolata con precisione dall’ingranaggio dell’orologio, sicché quando l’utente desidera sentir suonare l’ora, intervengono dei palpatori che azionano i gradi appropriati, per fare sì che il segnatempo sgrani correttamente ore, quarti d’ora e minuti. Un altro elemento inedito è rappresentato dal modo in cui suonano i quarti d’ora. L’uso generale consiste nel suo32 33 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON LA DIFFUSIONE DEL SUONO A PARTIRE DALL’OROLOGIO dipende da due elementi unici: una camera sonora sul fondocassa dell’orologio e un metodo innovativo per fissare la lunetta e il vetro zaffiro. nare un colpo sulla molla sonora dei minuti, seguito rapidamente da un altro colpo sulla molla sonora delle ore. Poiché la nota della molla sonora dei minuti è più acuta di quella delle ore, la suoneria è percepita come un «ding dong» per ogni quarto. Di conseguenza i due quarti (fra 30 e 44 minuti) sono suonati abitualmente nella successione «ding dong ding dong». Per ravvivare la formula, Breguet ha reso più caratteristico il suono del secondo quarto (attribuendo al passaggio una specifica sonorità alla mezz’ora). Invece della sequenza consueta il Tradition Répétition Minutes suona «ding dong dong ding». Il cambio nell’ordine di successione delle note per segnalare il secondo quarto permette così di distinguere più facilmente il quarto che è stato appena suonato. La trasmissione del suono Neanche in questo settore esistono soluzioni miracolose. Il team Breguet addetto alla ricerca e sviluppo è ricorso perciò a un intero arsenale di soluzioni per favorire la diffusione del suono emesso dalla ripetizione. 34 Un esame dettagliato della cassa mette in luce un elemento che non compare in nessun altro orologio a ripetizione. Sulla lunetta del fondocassa esistono otto piccoli fori quasi nascosti alla vista. Sono aperture che appartengono a una camera acustica ricavata nel telaio e definita tecnicamente «cavità di Helmholtz». Questo termine scientifico può sembrare a prima vista piuttosto oscuro, ma in realtà è noto attraverso una vasta gamma di applicazioni che compaiono in oggetti familiari come il violino, un altoparlante – o addirittura un teatro antico... Come indica il suo nome, si tratta di una camera acustica la cui forma è adattata in funzione della risonanza dei suoni e delle frequenze che si vogliono ottenere. Nel Tradition Répétition Minutes assume un profilo rettangolare e circonda il movimento, dal quale è separato mediante una membrana destinata a isolare il meccanismo dall’aria circostante, perché la cavità è aperta sull’esterno attraverso gli otto piccoli fori. Una seconda innovazione riguarda le molle sonore, la lunetta e il vetro zaffiro. Le molle sonore sono fissate a un assemblaggio attaccato alla lunetta dell’orologio, costruita in maniera interamente nuova. Invece di essere incorporata nella cassa in maniera rigida, è dotata di tre piedini, o pilastri, solidali con la cassa. Siccome questi piedini dispongono di una certa libertà di movimento, la lunetta può vibrare in risonanza con le molle sonore. Inoltre, per via del suo fissaggio alla lunetta, anche il vetro zaffiro entra in vibrazione. Questo sistema arricchisce il suono irradiato dall’orologio, perché la lunetta e il vetro zaffiro trasmettono più facilmente le frequenze basse, mentre la cassa garantisce una migliore propagazione delle frequenze più elevate. Senza trascurare nessun elemento, il team di ricerca si è interrogato anche sul materiale scelto per ricavare la piastra del movimento e la maggior parte dei ponti. Invece del solito ottone si è scelto un titanio di grado 5, le cui frequenze 35 TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON naturali sono nettamente più elevate di quelle della suoneria, tanto che il metallo non entra in risonanza con la vibrazione del meccanismo del regolatore, e quindi non rischia di alterare la purezza del suono emesso dalle molle sonore. questo valore corrisponde allo scarto tra il rumore di fondo di un ufficio calmo e l’intensità sonora di una persona che parla con un tono abituale. Quale altro orologio può dire altrettanto? È chiaro che solo l’ascolto permette in ultima analisi di giudicare la qualità sonora di una ripetizione: le parole non bastano per descrivere la musicalità o la ricchezza di un suono. Tuttavia Breguet applica una misura acustica che paragona il volume sonoro delle ripetizioni minuti a quello di un orologio «tranquillo». Breguet misura, alla distanza di 20 centimetri dall’orologio, il volume dei suoni emessi dalla ripetizione e li paragona al rumore ambientale (compreso quello emesso dal regolatore) percepito tra i colpi suonati. Per il Tradition Répétition Minutes la differenza rispetto al regolatore silenzioso è di 40 decibel. In altri termini, Anche analizzando gli esempi tramandati dai tempi antichi, le suonerie confermano di essere le «complicazioni» più complesse fra tutte. Ma com’è noto, il rispetto reverenziale delle convenzioni non fa parte dell’eredità che ci ha trasmesso Breguet, teso al contrario a reinventare le regole del gioco. Ecco quindi che Breguet rivoluziona, per la seconda volta, l’orologio a ripetizione. 1 2 36 Analogamente al Tourbillon Extra-Plat, la rotazione di un minuto è alimentata in energia dall’esterno della gabbietta e la ruota fissa è collocata sul bordo del bilanciere. Un altro punto in comune è rappresentato dalla spirale e dalla ruota di scappamento in silicio. L’ammortizzatore semiattivo possiede un’articolazione sincronizzata con il martelletto. Subito dopo il colpo, il martelletto è richiamato indietro da una molla, evitando così il rischio di un doppio colpo o di vibrazioni. Il Tradition Répétition Minutes Tourbillon è disponibile in una cassa dal diametro di 44 mm, in oro rosa o in oro bianco, con chiusura pieghevole assortita. 3 4 Vedi in proposito l’articolo dedicato al modello La Musicale pubblicato in Le Quai de l’Horloge N° 1. Il cambio di velocità posteriore di una bicicletta offre una buona analogia. Le «velocità elevate» sono quelle che collocano la catena sul pignone di piccolo diametro del cambio di velocità, mentre le «basse velocità» usano i pignoni di grande diametro che, al pari di una leva, offrono un vantaggio meccanico richiedendo meno forza a parità di velocità. 37 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX I LABORATORI della Vallée de Joux di Jeffrey S. Kingston 38 39 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX P erché mai le aziende diffondono delle statistiche ogni volta che effettuano un ampliamento significativo della propria manifattura? Perché sono interessate a dire quanti metri quadrati, quanto spazio in più hanno guadagnato, quanti anni hanno dedicato alla realizzazione del progetto e – naturalmente – quanto è costato? Queste cifre possono tornare utili, certo, ma di solito non bastano per cogliere l’essenziale, ossia i vantaggi che offre un edificio nuovo di zecca. ◆◆◆ Questi interrogativi sorgono spontanei di fronte all’importante costruzione che Breguet ha aggiunto ai suoi laboratori nel villaggio di L’Orient, situato nella celebre Vallée de Joux, la culla dell’alta orologeria. Si tratta di una valle incantevole, attraversata da piccoli skilift e rinomata per la qualità dei suoi formaggi e latticini. Ma soprattutto garantisce a quanti operano nell’attuale Manifattura Breguet la serenità indispensabile al loro lavoro, una tranquillità che sarebbe difficile, anzi impossibile, trovare nel piccolo, storico laboratorio parigino di Quai de l’Horloge dove Abraham-Louis Breguet, il fondatore dell’azienda, iniziò la sua carriera nel 1775. Le «complicazioni» per cui è famosa l’alta orologeria fioriscono e prosperano da molto tempo in questa valle, situata nel cuore della catena del Giura, a pochi minuti di distanza dalla frontiera francese. Nei lunghi, rigorosi mesi invernali i contadini, non potendo condurre al pascolo il loro bestiame, si dedicavano all’orologeria. Lavoravano con la luce naturale nei locali ricavati sopra le stalle. Con l’andare del tempo perfezionarono la loro abilità al punto che fe40 cero dei meccanismi complessi la specialità della regione. Per creare i loro orologi con complicazioni le prestigiose marche ginevrine, la cui fama s’era andata affermando nella seconda metà del XVIII secolo, dipendevano dalle competenze acquisite dagli artigiani della Vallée de Joux. I movimenti fabbricati nelle montagne del Giura venivano incassati nella città di Calvino e venduti dalle diverse marche sotto il loro nome. Fu così che la conoscenza approfondita dell’orologeria e delle sue complessità si radicò profondamente in questa regione, dove gli attuali orologiai sono talvolta gli eredi di dinastie che risalgono a 150 anni e più. Proprio in queste famiglie Breguet trova spesso le persone che possiedono i requisiti richiesti per progettare e fabbricare i suoi orologi, che ormai nascono nella loro totalità nella Vallée de Joux. Anche se recentemente un’ala intera di laboratori è sbocciata per così dire dal terreno, l’espansione dell’azienda non si è mai interrotta da quando è iniziata la nuova era Breguet, avviata nel 1999 dall’acquisto del gruppo Breguet, composto dalle celebri manifatture di movimenti Lemania 41 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX e Valdar. La carica di Presidente e CEO fu assunta personalmente da Nicolas G. Hayek, il quale si proponeva nientemeno che la rinascita e la trasformazione radicale della marca, al prezzo di cospicui investimenti. Il nucleo centrale del progetto consisteva nell’ampliamento e nella modernizzazione delle strutture. La prima fase del progetto prese vita con un vasto allargamento dei laboratori Lemania di L’Orient che, inaugurato nel 2002, permise di raddoppiare lo spazio disponibile, dotandolo di macchinari e strumenti estremamente avanzati. Nel 2003 l’assorbimento di Lemania da parte di Breguet ha dato vita all’attuale Manufacture Breguet. Due altri ampliamenti successivi hanno spianato la strada alla costruzione della nuova ala di cui stiamo parlando. Naturalmente l’amministrazione, il marketing e il reparto vendite sono ospitati tuttora nell’edificio di L’Abbaye, che sorge sulla riva del lago di Joux in una cornice paesaggistica eccezionale. ◆ La nuova ala dei laboratori vista dal retro. 42 Benché la recente apertura sia stata preceduta da un decennio di costruzioni edilizie, a volte era difficile per i visitatori non troppo addentro ai segreti dell’orologeria più sofisticata cogliere le finezze dei metodi impiegati da Breguet nel passaggio da un piccolo laboratorio a un altro. Orologiai che eseguivano compiti identici lavoravano spesso in locali distanti gli uni dagli altri, situati alcuni nell’edificio originario di Lemania, altri nei nuovi locali. Questa dispersione non permetteva di distinguere e valutare agevolmente le varie fasi di fabbricazione, finitura e montaggio. L’importante acquisto di spazio ha favorito il raggruppamento dei collaboratori addetti allo stesso compito, e attualmente offre all’osservatore profano una visione globale che evidenzia l’estrema attenzione riservata a ogni dettaglio. 43 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX L’anglage, ossia la smussatura degli angoli e degli spigoli, offre un eccellente esempio di quanto stiamo dicendo. Questo raffinato lavoro di levigatura si effettua su una grande varietà di componenti dell’orologio. Breguet – è quasi superfluo dirlo – pratica da tempo l’anglage di numerosi parti, ma l’estensione di questa pratica e la cura riservata a questa tecnica restavano difficilmente percepibili finché l’operazione veniva effettuata in locali diversi. Oggi invece una trentina di specialisti sono riuniti in un medesimo laboratorio riservato a questa forma tradizionale di artigianato. Si tratta di un numero impressionante, come del resto è impressionante il lavoro che eseguono. Le moderne manifatture di orologeria dispongono di vari metodi per rifinire i bordi dei componenti del movimento. Il primo consiste nel non fare niente, conservando al pezzo l’aspetto che presenta dopo la fresatura. Il secondo prevede invece un percorso fortemente 44 industrializzato, in cui la finitura è affidata interamente a una macchina. Il terzo metodo, che richiede un lavoro supplementare, si basa sulla levigatura a mano degli spigoli con l’aiuto di un piccolo tornio, un utensile elettrico dotato di una punta rotante che effettua la levigatura. Invece il metodo impiegato in questo laboratorio è l’anglage eseguito a mano con l’aiuto di una lima, e più precisamente con una serie di lime. Tenendo fermo il componente da smussare, e in certi casi fissandolo su vari sostegni a seconda dei casi, gli artigiani di Breguet arrotondano e levigano minuziosamente ogni spigolo servendosi di una serie di lime via via più fini, per poi procedere alla brunitura con l’aiuto di una caviglia di legno. I vantaggi di questo metodo sono spettacolari e facilmente riconoscibili per un occhio esperto. I bordi presentano una lucentezza senza pari, e solo l’uso della lima permette di formare angoli interni ed esterni netti. 45 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX GLI ARTIGIANI INCISORI Artigiani al lavoro nel cuore della Vallée de Joux. Prendiamo come esempio la lettera Z. Un angolo acuto si trova in alto a destra, un altro in basso a sinistra. Gli appassionati di orologeria si rendono conto immediatamente se un pezzo è stato smussato a mano con l’aiuto di una lima e poi brunito. Un occhio allenato che osserva un orologio Breguet rileva la presenza di angoli netti i quali confermano che la cianfrinatura e la brunitura sono state eseguite a mano nella sede della Manifattura. Anche se conosce già da prima l’aspetto impressionante di questa lavorazione, il visitatore reagisce con rispetto e ammirazione nel vedere tanti specialisti che praticano questa forma di artigianato nello stesso luogo. Nessun’altra fabbrica dispone di un laboratorio paragonabile a quello esistente oggi nella nuova ala della Manifattura in cui una trentina di artigiani, come si è detto, eseguono la delicata operazione di smussatura a mano dei componenti dell’orologio. 46 47 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX UNA SCENA UNICA AL MONDO Il nuovo spazio ha permesso di raggruppare in un medesimo laboratorio gli addetti al guillochage. 48 Da parte loro, anche gli addetti al guillochage lavorano oggi fianco a fianco nella sede di Breguet. Ricordiamo a questo proposito che il raffinato lavoro di guillochage rappresenta una decorazione emblematica di Breguet, già praticata a suo tempo dal fondatore della Maison, il primo a proporre parti guilloché sui quadranti degli orologi. Anche se esiste un piccolo gruppo di marche che vantano tra i loro dipendenti uno o due artigiani muniti di una macchina per guillocher, la passione che si nutre in Breguet per questa forma d’arte è incomparabilmente più viva, e vanta squadre di specialisti curvi su torni di guillochage, azionati a mano, intenti a eseguire la quantità di decorazioni che ornano i quadranti, le masse oscillanti e le casse Breguet. Per lunghi anni il principale laboratorio dedicato ai quadranti ha ospitato i più esperti guillocheur, impegnati a creare nuovi motivi brevettati e le decorazioni più complesse. Altri guillocheur occupavano locali diversi, dove lavoravano sui quadranti d’oro o tracciavano i disegni destinati a ornare le masse oscillanti e le casse. L’ala di recente costruzione ha permesso di riunire tutti questi artigiani, che attualmente praticano la loro arte nello stesso laboratorio. La nostra visita continua attraverso i locali riservati all’assemblaggio dei movimenti. È l’occasione buona per osservare determinate tecniche che Breguet pratica da tempo, e che in precedenza si svolgevano in ambienti meno visibili rispetto a quelli attuali. Qui ogni orologiaio ha di fronte a sé una collezione unica di cacciaviti. Niente 49 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX d’insolito, si dirà, in questi utensili indispensabili, che chiunque si aspetta di trovare in vari formati sul banco di lavoro degli orologiai. Ma i cacciaviti che Breguet fornisce ai suoi orologiai non sono affatto del tipo corrente. Per ogni vite del movimento gli ingegneri di Breguet hanno calcolato esattamente la forza da applicare al momento di serrarla. In generale gli orologiai serrano le viti fidandosi della propria esperienza e delle proprie sensazioni. Ma questo modo di procedere implica inevitabilmente un margine di errore o di imprecisione. Per ottenere un grado superiore di precisione, Breguet ha messo a punto un sistema di cacciaviti dinamometrici, calibrati in funzione delle coppie specifiche richieste dai progettisti del movimento. La collezione di cacciaviti rispecchia quindi la diversità delle coppie impiegate per le diverse viti del meccanismo. Si tratta di strumenti più costosi di quelli tradizionali, perché la loro calibratura e la loro verifica impongono una spesa aggiuntiva. Nei locali destinati all’assemblaggio dei movimenti si impiegano anche altri utensili speciali. Oliare i componenti fondamentali del meccanismo è una pratica diffusa in tutta l’industria dell’orologeria, e il visitatore può notare spesso sui banchi di lavoro uno schema di lubrificazione che serve a individuare i punti in cui è necessario ricorrere all’oliatura. Il pericolo di questa procedura risiede nella variazione della quantità d’olio che si deposita, fatto che ricorda in una certa misura il serraggio intuitivo delle viti. Se è eccessivo, l’olio rischia di spostarsi in parti dove la sua presenza non è gradita. Se invece la quantità è insufficiente, il rischio è di dover ricorrere prematuramente al servizio d’assistenza... Per evitare questo doppio rischio, Breguet ha ideato un dosatore che permette a ogni punto di oliatura del movimento di ricevere esattamente la quantità d’olio necessaria. 50 LE TRADIZIONI DELL’ALTA OROLOGERIA SONO RISPETTATE E OTTIMIZZATE DALLA TECNOLOGIA Breguet ha introdotto innovazioni nella messa a punto di utensili speciali e di attrezzature per il controllo di qualità. 51 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX Il controllo di qualità è situato oggi sullo stesso piano dedicato all’assemblaggio dei movimenti. In tal modo la macchina utilizzata per verificare la penetrazione delle palette d’àncora sulla ruota di scappamento si trova accanto a uno degli strumenti principali destinati al montaggio. Tutti i movimenti Breguet sono sottoposti a questo test. Le tolleranze sono infinitesimali e si misurano in millesimi di millimetro. In questo reparto si effettuano numerose altre verifiche, motivo per cui il controllo di qualità di ogni singolo meccanismo richiede da sei a dieci settimane. GLI OROLOGIAI SONO RAGGRUPPATI IN FUNZIONE DELLE COMPLICAZIONI Esistono spazi di lavoro specifici in funzione di grandi specialità, per esempio i tourbillon, le ripetizioni o i calendari perpetui. 52 A questo punto gli aficionados saranno certo impazienti di scoprire i locali in cui lavorano gli orologiai addetti alle complicazioni. I nuovi spazi di cui dispone Breguet hanno permesso di concentrare su uno stesso piano attività complesse, e di raggruppare gli orologiai in reparti a seconda delle complicazioni di cui devono occuparsi. In Breguet questi reparti sono chiamati «cellule». Esiste quindi una cellula addetta al modello La Musicale, un’altra che si occupa dei modelli con tourbillon e così via. Un’organizzazione del genere facilita sensibilmente la formazione degli orologiai e dà loro la sensazione di lavorare in un gruppo di artigiani in seno a un piccolo laboratorio. Questa atmosfera favorisce inoltre lo scambio di idee tra i membri di ogni gruppo circa i modi di ottimizzare il montaggio degli orologi. 53 I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX L’ASCOLTO Prima del controllo finale, effettuato alla distanza di 20 cm, la sonorità di ogni ripetizione minuti viene verificata a più riprese durante l’assemblaggio. Una speciale installazione chiamata «camera anecoide» è collocata nelle immediate vicinanze dei banchi di lavoro degli orologiai addetti ai modelli con ripetizione dei minuti. Ogni esemplare di questi modelli è sottoposto a test in questo locale silenzioso, predisposto appositamente. Quando l’orologio è collocato nella camera e la porta è chiusa, tutti i rumori esterni sono eliminati. A quel punto si può misurare perfettamente il suono della ripetizione minuti. Siccome questi meccanismi non devono essere valutati tenendo l’orologio vicino all’orecchio, perché quasi certamente il proprietario non desidera ascoltare il suono in questo modo, occorre rispettare una certa distanza: il collaudo sonoro avviene a circa 20 centimetri di distanza. L’impressione generale che suscita la visita della nuova ala non dipende dalla scoperta di metodi di lavorazione inediti, perché le tecniche in uso presso Breguet si evolvono continuamente – ed erano già praticate in precedenza. È il loro raggruppamento che assicura loro una visibilità inedita, e sottolinea quella ricerca della qualità che è l’emblema della Manifattura Breguet contemporanea. 54 55 OROLOGIAIO DELLA MARINA Orologiaio DELLA MARINA di Jeffrey S. Kingston 56 57 OROLOGIAIO DELLA MARINA F ra gli innumerevoli riconoscimenti che Abraham-Louis Breguet, fondatore di Breguet, ha ricevuto nel corso della sua esistenza, il titolo di Orologiaio della Marina è sicuramente il più prestigioso. Questa affermazione non sminuisce minimamente il valore della sua nomina a membro dell’illustre Accademia delle Scienze. Va rilevato però che, quando il re Luigi XVIII lo nominò Orologiaio della Marina, questa carica poteva essere conferita a un solo maestro di quell’arte, mentre dell’Accademia facevano parte numerosi studiosi di chiara fama. ◆◆◆ Per apprezzare pienamente il significato di quel titolo è importante ricordare che la misura del tempo rivestiva a quell’epoca un’importanza decisiva per la navigazione d’altura. In quegli anni il metodo usato generalmente per determinare la longitudine imponeva che a bordo si disponesse di un segnatempo di straordinaria precisione, perché lo scarto di un solo secondo nell’osservazione al sestante equivaleva a 15 secondi di errore longitudinale, pari a circa 0,25 miglia marine all’altezza dell’equatore. Poiché dal dominio dei mari dipendevano la ricchezza e la sicurezza di una nazione, i cronometri di bordo realizzati dall’Orologiaio della Marina costituivano un contributo così importante che il titolo veniva conferito dal re in persona. Nel raccomandare a Luigi XVIII di nominare Abraham-Louis Breguet Orologiaio della Marina, dopo la morte improvvisa (1813) del suo compatriota Louis Berthoud, titolare di quella carica, la Marina osservava che «Monsieur Breguet, che è disposto ad assumere la successione di Monsieur 58 Berthoud, è l’unico orologiaio noto e apprezzato dall’opinione pubblica». Ovviamente la celebrità testimoniata da questo documento non fece che crescere dopo la decisione del re di conferire a Breguet la prestigiosa carica. La quale però, ricordiamolo, imponeva un obbligo assoluto. Breguet era tenuto, in quanto Orologiaio della Marina, ad accantonare temporaneamente ogni altro impegno e ordinazione per dare la priorità ai cronometri di bordo richiesti dallo Stato. Abraham-Louis Breguet assolse il suo compito con grande coscienziosità, dedicandosi non solo alla progettazione e alla costruzione dei suoi cronometri, ma anche alle loro condizioni di utilizzo. Nel 1817 pubblicò un opuscolo di 23 pagine intitolato Istruzioni per l’uso degli orologi marini. Il manuale conteneva consigli dettagliati sull’arte di adoperare un cronometro durante la navigazione e raccomandazioni su come verificarne il corretto funzionamento. ◆ Cronometro da marina Nº 3196, venduto il 14 gennaio 1822 alla Marina francese. 59 OROLOGIAIO DELLA MARINA ◆ Cronometro da marina Nº 3196 visto dall’alto. Sia Abraham-Louis Breguet che suo figlio hanno realizzato molti cronometri da marina. Per soddisfare le particolari esigenze di precisione a cui dovevano far fronte, questi segnatempo contenevano parecchie innovazioni tecniche. Un eccellente esempio in proposito è rappresentato dall’orologio No 3196, venduto alla Marina francese nel 1822. Racchiuso in un tradizionale cofanetto di legno, questo cronometro da marina – dotato di un sistema di sospensione per il meccanismo – possedeva due bariletti e uno scappamento a scatto. Questo capitolo della storia della marina e dell’orologeria rappresenta la fonte d’ispirazione dell’attuale collezione «Marine» di Breguet, nata nel 1990. Naturalmente Breguet propone oggi orologi da polso piuttosto che cronometri da marina. Ma questi segnatempo spiccano anch’essi per la loro particolare architettura e robustezza. Tutti i modelli sono contenuti in casse rinforzate e dotate, a eccezione del cronografo, di protezioni intorno alla corona. Come suggerisce il nome Marine, numerosi orologi di questa collezione possiedono un’impermeabilità che raggiunge i 10 bar, pari a 100 metri di profondità. La varietà delle complicazioni proposte da questa linea costituisce tuttavia un’innovazione rispetto ai modelli storici. La prima collezione di orologi da polso Marine era di dimensioni modeste: comprendeva unicamente due segnatempo a carica automatica dal diverso diametro, muniti entrambi di lancetta dei secondi e di datario. Alcuni anni dopo sono entrati a far parte della linea Marine un cronografo automatico con tre contatori e l’orologio con tempo universale Hora Mundi. 60 ◆ Schizzi che illustrano l’installazione di un cronometro da marina a bordo di un’imbarcazione. I disegni sono dovuti a Abraham-Louis Breguet in persona. 61 OROLOGIAIO DELLA MARINA L’ATTUALE COLLEZIONE MARINE HA ESORDITO NEL 2005 PRESENTANDO UN NUOVO STILE Il design sportivo si distingue per l’audace interpretazione delle protezioni della corona. Nel 2005 si è compiuto un notevole passo avanti grazie all’introduzione degli elementi estetici che caratterizzano la collezione attuale. Da allora i modelli esibiscono un look più sportivo, evidenziato dalle linee limpide della cassa e dall’audace interpretazione delle protezioni della corona. Il primo modello che ha illustrato questo rinnovamento stilistico è stato l’orologio a carica automatica con lancetta dei secondi al centro e grande datario, referenza N° 5817, che conteneva parecchi elementi inediti: il primo datario di grandi dimensioni proposto da Breguet, il cinturino di caucciù – una novità per la marca – nonché la possibilità per l’acquirente di scegliere una cassa d’acciaio, altra «prima assoluta» per questa famiglia di modelli. Il quadrante si distingueva dalle altre creazioni di Breguet per il giro delle ore con cifre applicate. La collezione attuale presenta diverse varianti rispetto alla referenza N° 5817. 62 63 OROLOGIAIO DELLA MARINA GLI ELEMENTI EMBLEMATICI DELLA COLLEZIONE MARINE Protezioni della corona, numeri romani applicati sul quadrante e cinturino di caucciù. ◆ Modello Marine ref. 5817. 64 65 OROLOGIAIO DELLA MARINA La volontà di dotare gli orologi Marine originali di complicazioni aggiuntive si è affermata e consolidata con l’andar del tempo. Oggi la collezione Marine comprende cronografi per uomo e per signora (referenze 5827 e 5823 per i modelli maschili, 8827 e 8828 per le versioni femminili), un orologio dotato di un secondo fuso orario (referenza 5857) e una sveglia (referenza 5847). Ogni modello è disponibile in un’ampia gamma di materiali per la cassa e con un largo ventaglio di colori per il quadrante. ◆ Cronografo Marine ref. 5827. 66 67 OROLOGIAIO DELLA MARINA LE COMPLICAZIONI ARRICCHISCONO LA COLLEZIONE MARINE Breguet ha introdotto una larga gamma di complicazioni nella linea Marine. ◆ Marine GMT ref. 5857. 68 69 OROLOGIAIO DELLA MARINA LA COLLEZIONE MARINE ABBRACCIA DUE SECOLI La sua storia vanta una tradizione gloriosa, ma il suo stile attuale è estremamente moderno. ◆ Marine Royale Alarme ref. 5847. 70 71 OROLOGIAIO DELLA MARINA NELLA VASTA GAMMA DI COMPLICAZIONI DELLA LINEA MARINE FIGURANO ANCHE LE GRANDI COMPLICAZIONI Il Tourbillon Chronographe è il segnatempo più complicato della linea Marine. Il modello più complicato della collezione è il Chronographe Marine Tourbillon (referenza 5837) che, come indica il nome, è dotato di un tourbillon e di un cronografo azionato da una ruota a colonne e da un innesto orizzontale. La componente cronografica del meccanismo è imperniata sul leggendario movimento 2320/533.1 di Breguet. La posizione del tourbillon all’altezza delle 12h è inconsueta per la marca. Infatti, eccettuati il Tradition Tourbillon e il Classique Double Tourbillon girevole, Breguet colloca abitualmente i suoi tourbillon all’altezza delle 6h. Bisogna rilevare infine che il Chronographe Marine Tourbillon è l’unico segnatempo della marca che offre questa associazione di complicazioni. ◆ Tourbillon Chronographe Marine ref. 5837. 72 73 OROLOGIAIO DELLA MARINA LA LINEA MARINE COMPRENDE ANCHE MODELLI FEMMINILI Breguet propone cronografi Marine anche in versione femminile. La collezione Marine di Breguet abbraccia oltre due secoli. Se il suo nome evoca una storia gloriosa, il suo stile e i suoi perfezionamenti tecnici sono la riprova di un’ispirazione nettamente contemporanea. Ricca di una vasta gamma di complicazioni, questa collezione raffinata dal tono sportivo si arricchisce ulteriormente grazie alla vasta scelta di materiali previsti per la cassa, ai bracciali, ai quadranti e ai modelli con pietre preziose incastonate. ◆ Il cronografo Marine per signora ref. 8827. 74 75 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT TRADITION Chronographe Indépendant di Jeffrey S. Kingston 76 77 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT L’ aria è rarefatta sulle cime dell’alta orologeria. Per conquistarsi un posto lassù, una marca di orologi deve saper padroneggiare – nei suoi laboratori – l’intera gamma delle cosiddette «com plicazioni», affrontando le grandi sfide che pone la misura meccanica del tempo. Stiamo parlando dei calendari perpetui, dei tourbillon, delle ripetizioni minuti e naturalmente dei cronografi. Le collezioni di Breguet non solo comprendono tutte queste complicazioni, ma ne propongono molteplici versioni. C’è da notare che i movimenti proposti da Breguet sono sorprendentemente diversi.1 Ne fa parte il calibro 2320 (com’è chiamato all’interno della Manifattura), noto al pub blico con la referenza 533.3, considerata per decenni il movimento cronografico più prestigioso del mondo (si veda in proposito Le Quai de l’Horloge 2, che narra la storia di questo calibro e – fatto senza precedenti – della sua adozione da parte di numerosi, celebri fabbricanti di orologi). ◆◆◆ 78 Nessuno perciò si sarebbe stupito se Breguet, soddi sfatto dei risultati raggiunti, avesse conservato immutata la gamma dei suoi cronografi. E invece nei saloni di Baselworld 2015 si è diffusa di bocca in bocca la notizia che Breguet stava presentando il suo sesto calibro cronografico, chia mato Tradition Chronographe Indépendant. Questo nuovo meccanismo rappresenta ben più di un semplice arricchi mento o di un ampliamento nell’assortimento dei crono grafi Breguet: la sua struttura particolare è interamente inedita e apre un nuovo capitolo nella storia di questa com plicazione. granaggio orario dell’orologio. Tale processo s’inverte nel momento in cui il cronografo viene bloccato alla fine di un evento temporale: premendo il pulsante d’arresto si disinse risce il cronografo dall’ingranaggio dell’orologio. In due secoli di esistenza del cronografo gli orologiai hanno inven tato un gran numero di sistemi d’innesto e disinnesto allo scopo di ottimizzare queste due operazioni. Prendiamo per esempio il calibro 2320/533. Qui una ruota a colonne per fezionata e un innesto orizzontale connettono il meccani smo cronografico con il movimento dell’orologio, facendo ruotare simultaneamente due ruote finemente dentate. Un breve richiamo ai principi fondamentali che regola no i cronografi ci permetterà di delineare qui il contesto in cui si colloca questo movimento. Tutti i cronografi, a parte qualche eccezione, possiedono un meccanismo d’inseri mento. Quando si avvia il cronografo – operazione che si effettua universalmente premendo un pulsante – il suddetto meccanismo collega i componenti del cronografo con l’in Il Chronographe Indépendant di Breguet non possiede tale meccanismo di inserimento e disinserimento. L’inne sto e il disinnesto del cronografo avvengono in maniera totalmente indipendente, senza l’intervento di nessun tipo di connessione o sconnessione con l’ingranaggio dell’oro logio. Bastano queste poche parole per indicare che siamo di fronte a un movimento innovatore e rivoluzionario. 79 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT IL SUO NOME EVOCA UNA STRUTTURA SENZA PRECEDENTI Breguet ha definito “indipendente” questo modello per sottolineare il fatto che il movimento Esso è frutto di un processo creativo che risponde perfetta mente alla definizione di un progetto senza precedenti, che prende le mosse da una pagina bianca. Ma allora, se non c’è un meccanismo che collega il cro nografo all’ingranaggio dell’orologio, come può funzionare questo cronografo? La risposta sta nel nome di questo se gnatempo, e in particolare nell’aggettivo «indipendente». Il cronografo possiede un proprio movimento, distinto e se parato dal movimento principale dell’orologio. Chi si in tende di orologeria nota immediatamente la presenza di due elementi di misura del tempo, perché il Chronographe In dépendant è dotato di due bilancieri – uno per il cronogra fo, l’altro per l’ingranaggio orario – adiacenti e disposti simmetricamente uno rispetto all’altro, e visibili sulla faccia del segnatempo. Al pari di tutti i modelli della collezione Tradition sprovvisti di tourbillon, i due bilancieri sono do tati del cosiddetto paracadute di protezione dagli urti. E hanno lo stesso diametro, in modo da offrire un perfetto equilibrio visivo a chi guarda l’orologio.2 ◆ Il segnatempo possiede due bilancieri. Il bilanciere in titanio del cronografo è pronto per essere montato. 80 Se sembra già un fatto rivoluzionario collocare accanto al movimento principale dell’orologio un cronografo indi pendente, dotato di un bilanciere dalle identiche dimensio ni, sarebbe però errato supporre che la concezione del meccanismo cronografico rispetti le convenzioni consolida te: Breguet infatti l’ha progettato in modo interamente ori ginale. Basta precisare, per dimostrare il carattere inventivo del nuovo calibro, che Breguet ha dedicato cinque anni alla sua messa a punto, depositando svariati brevetti relativi alla sua architettura. cronografico è dissociato dal movimento principale dell’orologio. Il cuore del movimento cronografico è costituito da un bilanciere a inerzia variabile associato a uno scappamento ad àncora svizzero. La spirale del bilanciere incorpora un’im portante invenzione storica: la tipica curvatura Breguet che, disposta al di sopra del corpo della molla, contribuisce a garantire che la spirale si contragga e si distenda in maniera più uniforme, ottimizzando la precisione di marcia. Tutta l’orologeria, possiamo dire, ha reso omaggio a questa inno vazione definendola «curva Breguet». Essa rappresenta an cor oggi un aspetto fondamentale nella ideazione di un nuovo movimento, ed è integrata dai risultati della moder na ricerca condotta da Breguet, che ha portato alla creazio ne di un bilanciere in titanio con la spirale di silicio munita della curva Breguet. Il bilanciere oscilla con la frequenza di 5 Hz, ideale per un cronografo perché divide nettamente ogni secondo in decimi. Gli altri elementi di questo mecca nismo cronografico aprono prospettive totalmente inedite. 81 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT energia il cronografo con una semplice pressione sul pulsan te. Non occorre più domandarsi se la carica del bariletto è sufficiente: quando si attiva il pulsante di avvio, il cronogra fo è sempre pronto a funzionare. LA MOLLA SONORA CHE FORNISCE ENERGIA AL CRONOGRAFO e l’ingranaggio a forza costante. Il bariletto con la molla in forma di spirale, diventato talmente consueto che gli orologiai lo considerano dal XVI secolo una soluzione universale, è il componente che forni sce la forza necessaria agli strumenti meccanici di misura del tempo. Niente di strano, quindi, se la parte riservata alle funzioni orarie del Chronographe Indépendant è provvista dell’insieme barilettomolla. Invece la parte dedicata al cro nografo non possiede né bariletto né molla a spirale, ed è anche priva di una corona per la ricarica del meccanismo, la cui energia è fornita qui da una molla sonora. Quando si preme il pulsante per il ritorno a zero, si imprime alla molla sonora una forza sufficiente a garantire il funzionamento del cronografo. Uno dei vantaggi principali di questa solu zione consiste proprio nel rifornire istantaneamente di 82 Tuttavia Breguet non si è fermato qui. Bisogna infatti considerare una circostanza importante: ogni molla che for nisce energia a un insieme composto di bilanciere e scappa mento presenta un inconveniente. La forza trasmessa varia via via che la molla trasmette la sua energia, ed è più impor tante quando la molla è interamente carica, e meno quando la molla è prossima a esaurire la sua riserva. Questo vale tanto per la molla a spirale di un bariletto tradizionale quanto per una molla sonora. Per ovviare a questo inconve niente, Breguet ha dotato il Chronographe Indépendant di un sistema inedito di forza costante, inserito nel meccani smo che fornisce l’energia al bilanciere spirale.3 Questo di spositivo innovatore è tutelato da un brevetto. Il Chronographe Indépendant è munito di pulsanti, che però si differenziano dalle soluzioni convenzionali per la loro collocazione e il loro funzionamento. All’avvio provve de il pulsante all’altezza delle 4h, all’arresto quello all’altezza delle 8h. Una seconda pressione sul pulsante delle 4h riavvia il cronografo. Dopo l’arresto, una seconda pressione sul pulsante delle 8h provoca l’azzeramento delle indicazioni (ricordiamo che è questo movimento a caricare la molla so nora). La nuova configurazione è accompagnata da una ri distribuzione dei meccanismi associati. Al centro di questi dispositivi innovatori c’è un’idea che si ispira alla storia di Breguet ed è perfettamente intonata a un modello della col lezione Tradition, che questo orologio rappresenta egregia mente. Rifacendosi all’orologio Breguet No 4009, venduto a Monsieur Whaley nel 1825 (un modello da tasca con dop pia indicazione dei secondi), il modello contemporaneo ◆ L’elemento d’innesto del cronografo. 83 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT possiede un comando cronografico in forma di àncora. Quando si preme il pulsante d’avvio il comando ruota e solleva il martelletto che blocca la lancetta cronografica dei secondi, e contemporaneamente libera il bilanciere del cronografo. Ricordiamoci che la molla sonora è stata caricata durante l’azzeramento precedente. Quando si arresta il cronografo, il suo bilanciere è bloccato da un braccio tenuto fermo contro il suo asse. E quando si allenta la pressione del braccio, il bilanciere del cronografo si mette in moto immediatamente. In linea generale ogni orologio meccanico richiede una carica sufficiente a permettere al bilanciere spirale di cominciare a oscillare. Per garantire un avvio istantaneo del bilanciere del cronografo, Breguet ha progettato l’arresto in modo che resti in tensione sulla spirale del bilanciere. Perciò, quando il braccio si solleva, l’avvio è istantaneo. UN PONTE CON LA STORIA DI BREGUET L’architettura dell’orologio ricorda il modello Breguet Nº 4009 venduto nel 1825. Quando il cronografo è fermo entra in gioco una seconda funzione dell’àncora, che viene impiegata per azzerare la lancetta dei secondi del cronografo. Un dito fissato all’àncora fa ruotare un martelletto mettendolo in contatto con una camma a forma di cuore, fissata all’asse delle indicazioni cronografiche. Gli intenditori sanno che queste camme sono impiegate universalmente per l’azzeramento delle lancette. Il loro profilo logaritmico fa sì che, quando si preme il martelletto su qualunque punto del bordo della camma, questa pressione imprime un movimento di rotazione. La camma riassume così una posizione definita in precedenza, che corrisponde naturalmente alla collocazione dello zero. 84 85 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT LA FREQUENZA IDEALE DEL CRONOGRAFO Con una oscillazione di 5 Hz ogni secondo si suddivide con precisione in decimi. La lancetta cronografica dei secondi percorre una scala graduata a intervalli di 0,2 secondi sul quadrante esterno. Dato che il bilanciere cronografico oscilla con una frequen za di 5 Hz, ogni secondo è suddiviso perfettamente in deci mi, che la progressione continua della lancetta permette di leggere distintamente sul rialzo. Per analogia con la colloca zione simmetrica dei due bilancieri, la scala del contatore di 20 minuti è disposta su un arco di cerchio di fronte all’indi catore della riserva di carica del movimento orario. 86 ◆ Posizionamento della lancetta cronografica dei secondi. 87 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT UNA PRECISIONE ECCEZIONALE Con la sua architettura senza precedenti il cronografo offre una precisione di +/- 0,08 secondi ogni 20 minuti. La precisione dei cronografi è un tema che viene affron tato raramente. Nella maggior parte dei cronografi la con nessione del meccanismo cronografico con l’ingranaggio orario dell’orologio sfrutta parte dell’energia riservata normalmente all’oscillatore, alterando così la precisione di marcia dell’orologio e del meccanismo cronografico, e di conseguenza le indicazioni dell’ora e del cronografo.4 Que sta osservazione non vale per il Chronographe Indépen dant, dove l’ingranaggio orario e il cronografo funzionano separatamente. L’esattezza dell’orologio è stupefacente: +/− 0,08 secondi ogni venti minuti. 88 89 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT UNA COSTRUZIONE RAFFINATA L’esame della piastra (platine) rivela la complessità del movimento. 90 91 TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT Come abbiamo specificato prima, il bilanciere dell’in granaggio orario ha le stesse identiche dimensioni di quello cronografico, ma è fatto di una lega metallica più densa chiamata Glucydur, e oscilla con la frequenza di 3 Hz. Analogamente al cronografo, possiede una spirale Breguet di silicio. Le ore e i minuti sono indicati su un quadrante d’oro massiccio rabescato a mano la cui posizione è decentrata – una delle caratteristiche della collezione Tradition. Il movi mento a carica manuale dispone di una riserva di marcia di 55 ore. Il modello Tradition Chronographe Indépendant è disponibile con una cassa d’oro rosa o bianco che misura 44 mm di diametro. 1 2 3 92 Tutti i calibri cronografici di Breguet sono completamente integra ti e non richiedono una tavola supplementare per il cronografo. Anche se i due bilancieri hanno lo stesso diametro, il bilanciere dell’orologio – a destra – oscilla con una frequenza di 3 Hz (21 600 alternanze/ora), mentre il bilanciere del cronografo – a sinistra – vibra con una frequenza di 5 Hz (36 000 alternanze/ora). I due bi lancieri dalle dimensioni uguali, ma dalle frequenze differenti, sono fatti con materiali diversi: il bilanciere cronografico, dalla frequenza più elevata, è fatto di un materiale meno denso, il titanio. L’ingranaggio del Chronographe Indépendant è concepito in ma niera interamente nuova: elementi fondamentali del sistema che connette la molla sonora al bilanciere del cronografo e allo scappa mento sono costituiti da rastrelli invece che da ruote e pignoni tra dizionali. Per favorire la trasmissione di una forza costante, il diametro del primo rastrello di ruotismi dopo la molla sonora pre senta una forma non concentrica. Quando la molla sonora è com 4 pletamente carica, la parte del rastrello di grande diametro è inserita per assicurare il trasferimento di energia. Quando la molla sonora si scarica, la parte dal diametro più ridotto è inserita per compensare la riduzione della forza. Sapienti calcoli hanno permes so di definire questa forma non concentrica, di modo che questo dispositivo compensi la diminuzione dell’energia trasmessa dalla molla sonora quando il cronografo è in funzione – qualcosa di simi le al cambio di velocità di una bicicletta. La messa in moto del cronografo provoca una diminuzione dell’am plitudine del bilanciere (l’amplitudine è il numero di gradi che il bilanciere descrive oscillando da un lato all’altro). Quando l’ampli tudine si riduce di qualche grado la marcia dell’orologio può risul tare alterata. Quando il funzionamento del cronografo dipende dall’ingranaggio principale dell’orologio, esso è influenzato sia dagli errori di marcia che dallo stato di carica del bariletto. 93 IL CONGRESSO DI VIENNA IL CONGRESSO DI VIENNA In Europa suona l’ora di Abraham-Louis Breguet di Marie-Hélène Huet & Emmanuel Breguet ◆ L’arrivo a Vienna di Francesco I d’Austria dopo la pace di Parigi, il 16 giugno 1814. (Dipinto a olio di Johann Peter Krafft, prima del 1828.) 94 95 IL CONGRESSO DI VIENNA I l 18 settembre 1814 i più alti dignitari europei si riunirono a Vienna con il proposito, come scrisse un loro contemporaneo, di «porre un termine alle agitazioni che avevano scosso l’Europa e definire il suo assetto politico per molti secoli a venire1». Alcuni mesi prima Napoleone aveva capitolato di fronte agli eserciti della Quadruplice Alleanza, formata da Russia, Prussia, Austria e Gran Bretagna. La Francia, ridotta ai suoi confini del 1792, aveva un nuovo sovrano, Luigi XVIII, fratello del re ghigliottinato durante la Rivoluzione, e Napoleone era in esilio all’isola d’Elba. Occorreva quindi ridisegnare la carta dell’Europa sconvolta dalle conquiste napoleoniche. «L’Europa dovrà considerare a lungo il Congresso di Vienna come l’inizio di una nuova era», scriveva il conte di Pradt, «perché è in gioco niente meno che il suo avvenire2». ◆◆◆ Ebbene, quei diplomatici e quelle teste coronate chine sul futuro del mondo avevano qualcosa in comune: il battito discreto di un tic-tac che avrebbe dovuto riempirli d’entusiasmo e di fierezza. L’elemento comune che caratterizzava lo zar di Russia, l’imperatore d’Austria, i re di Prussia e d’Inghilterra era infatti, oltre alla reciproca diffidenza, la consuetudine di portare un orologio Breguet. Nessuno se non Breguet, allora all’apice della sua carriera, poteva vantare fra i propri clienti lo zar Alessandro I e il suo negoziatore Nesselrode3, il ministro austriaco Metternich, grande protagonista del Congresso, il principe reggente d’Inghilterra e il suo ministro Castlereagh, il re di Prussia Federico Guglielmo III e i suoi negoziatori Hardenberg e Humboldt – per non parlare di Talleyrand, che difendeva con molta abilità gli interessi della Francia indebolita. Tutti questi re e dignitari compaiono sul registro delle vendite della Maison Breguet. Inoltre il principe di Württemberg era diventato cliente della Maison nel 1805 e il re di Baviera nel 1810, mentre il generale duca di Wellington acquisterà il suo primo orologio Breguet nel dicembre 1814. 96 Si è dibattuto a lungo sui risultati politici del Congresso di Vienna, che trasformò in effetti la carta geopolitica dell’Europa, ma ci si è soffermati meno, molto meno sugli straordinari festeggiamenti che celebrarono la fine delle ostilità. Oltre centomila stranieri erano accorsi nella capitale austriaca per assistere alle sfilate delle truppe, ai balli e alle feste che si susseguivano in quei giorni. Secondo l’affermazione famosa del principe di Ligne, memorialista e amico di Casanova, «qui si vede per la prima volta che il piacere sta per conquistare la pace4». I festeggiamenti predisposti dalla corte austriaca per intrattenere i nobili invitati si succedevano incessantemente: Vienna era in festa e celebrava la pacificazione generale. «La Corte aveva invitato i ballerini e le ballerine dell’Opéra di Parigi», annota un testimone, «la compagnia imperiale era stata rafforzata; gli attori più famosi della Germania e nuove opere teatrali (...) avevano il compito di divertire gli spettatori tenendoli costantemente impegnati. L’imperatore Francesco si era premurato di aprire il suo palazzo ◆ Il ballo della pace «Redoute paré durante il Congresso di Vienna». Acquerello su disegno a matita di Johann Nepomuk Hoechle, 1815 circa. 97 IL CONGRESSO DI VIENNA agli augusti visitatori. In quella residenza, si calcolava, abitavano allora due imperatori, due imperatrici, quattro re, una regina, due principi ereditari – uno imperiale, l’altro reale –, due granduchesse e tre principi. (...) I sovrani non parteciparono a nessuna delle riunioni ufficiali del Congresso5». ◆ «Ballo presso il principe Metternich durante il Congresso di Vienna». Da sinistra in prima fila Federico-Guglielmo III di Prussia con il re di Baviera, Wellington, Metternich, Talleyrand e Hardenberg. Xilografia, 1880 circa, da Joseph Weiser (1847-1911). A margine delle celebrazioni si discuteva sul futuro degli Stati. L’Austria aveva come principale rappresentante il principe Metternich, la Francia il principe Talleyrand. L’Inghilterra era rappresentata dal visconte Castlereagh, e in seguito dal duca di Wellington. Lo zar aveva delegato il conte di Nesselrode, il re di Prussia il principe di Hardenberg. Mentre i festeggiamenti erano pubblici, e le grandi cene offrivano l’occasione per discutere le incessanti voci che circolavano, il segreto più assoluto circondava le deliberazioni che venivano prese nella sede della cancelleria di Stato. «I sovrani dedicavano generalmente le loro mattinate a rassegne, parate, battute di caccia al Prater e nelle residenze reali, mentre si limitavano a riunirsi tutti i giorni un’ora prima di cena per discutere delle questioni di cui si erano occupati i loro plenipotenziari. Stando alle voci maliziose che correvano fra il pubblico, la politica era spesso assente negli augusti dibattiti di questo Olimpo. A volte vi si insinuava l’annuncio di nuovi divertimenti: in tal caso gli affari politici venivano prontamente accantonati, e gli dei tornavano a essere dei semplici mortali6.» C’era sicuramente una certa ingenuità in queste annotazioni del giovane conte de la Garde. Anche se i sovrani non discutevano tra loro con la serietà che si sarebbe potuta immaginare, mantenevano separatamente rapporti strettissimi con i loro rappresentanti. Ognuno spingeva avanti le proprie ambizioni personali o un’idea più generale sull’equilibrio dei poteri in Europa. 98 ◆ Membri del Congresso di Vienna (1814-1815) da Jean-Baptiste Isabey. In piedi all’estrema sinistra il duca di Wellington; a sinistra in piedi il principe Metternich che si rivolge al visconte di Castlereagh, seduto a sinistra del tavolo. A destra il principe Talleyrand, con il braccio appoggiato sul tavolo, sembra ascoltare il conte di Stackelberg. Nella storia europea non si erano mai visti tanti sovrani riuniti per così lunghi mesi fra sempre nuove celebrazioni. Ci fu qualche contrattempo. Il re Federico I di Württemberg, uomo dal carattere ombroso e dall’eccessiva obesità, non apprezzava affatto i balli e si spazientiva per le lunghe sfilate. Abbandonò bruscamente il Congresso dopo aver rovesciato il tavolo dove si accingeva a cenare e la sedia troppo stretta che gli era stata assegnata sconsideratamente. La sua partenza non contrariò affatto l’amore appassionato di suo figlio, il principe ereditario Wilhelm di Württemberg, per la granduchessa di Oldenburg, sorella prediletta dello zar Alessandro, incontrata a Londra pochi mesi prima. Dal loro 99 IL CONGRESSO DI VIENNA ◆ Dorothée de Périgord, nipote di Talleyrand. ◆ Ritratto del principe di Metternich, 1773-1859, c. 1835. ◆ Charles-Maurice de Talleyrand Périgord, pastello su carta di James Sharples (c. 1751-1811). ◆ Wilhelmine de Sagan, principessa de Rohan nel 1800, barone François Pascal Simon Gérard (1770-1837). punto di vista il Congresso fu un successo: un anno dopo Wilhelm di Württemberg divorziò per sposare la vivace e affascinante granduchessa. Talleyrand, l’assiduo cliente di Abraham-Louis Breguet, aveva portato con sé la nipote acquisita, la contessa de Périgord, successivamente duchessa di Dino. Sposata al conte Edmond, Dorothée de Périgord aveva 21 anni, era una bellezza bruna dagli occhi blu tendenti al nero, colta e spiritosa. Alcuni mesi prima dell’inizio del Congresso aveva perso una bambina, e il fatto l’aveva sconvolta7. Rimasta sola a Parigi, si annoiava profondamente. Talleyrand le propose di accompagnarlo a Vienna. La giovane donna gli restò accanto per il resto della sua vita, e molti biografi affermano che Dorothée fu l’unico grande amore del principe. Stabilitasi a palazzo Kaunitz insieme allo zio, partecipava attivamente all’organizzazione dei festeggiamenti. Ci fu un gran ballo che Dorothée presiedette con altre 23 bellezze del Congresso, destinato a eclissare quelli della corte del Re Sole. Gli abiti di gala preparati per l’occasione, garantì la giovane donna, superarono per ricchezza ed eleganza quelli delle dame di corte del gran Re.8 Durante il Congresso la nipote di Talleyrand mostrò una spiccata inclinazione per il conte Karl Clam-Martinitz, aiutante di campo del principe di Schwarzenberg e discendente da un’antica famiglia ungherese9. Nel 1816 da quella rela100 zione nacque clandestinamente a Bourbon l’Archambault una figlia, Marie-Henriette Dessalles. Tuttavia la contessa servì fedelmente gli interessi dello zio, dimostrandosi una squisita padrona di casa mentre regnava con grazia e spirito sul palazzo dove alloggiava allora Talleyrand. Il quale Talleyrand, osserva ancora il conte de la Garde, «aveva conservato a Vienna le sue abitudini parigine. E quelle del secolo precedente. Ogni giorno, durante la toilette del mattino, riceveva chi si recava a fargli visita. E lì, mentre il suo cameriere lo pettinava, spesso nasceva da una chiacchierata una discussione estremamente seria. Nel suo salotto l’ho visto più volte, seduto sul divano accanto alla bella contessa de Périgord e attorniato da tutte le massime autorità diplomatiche (...) che, in piedi, si intrattenevano con lui10». C’è motivo di credere che le vicende amorose prevalevano in quei mesi sulle alleanze diplomatiche. Metternich, abile e fine diplomatico, simile e al tempo stesso rivale di Talleyrand, corteggiava la sorella di Dorothée de Périgord, la duchessa de Sagan, il cui splendore e la cui bellezza avevano colpito anche lo zar di Russia. Impossibile elencare tutti i divertimenti prodigati alle élite europee riunite nella capitale austriaca. Ma la descrizione della seconda grande redoute data al palazzo imperiale 101 IL CONGRESSO DI VIENNA merita un’eccezione: «C’era anzitutto una profusione di fiori e di arbusti rarissimi che ornavano le scalinate e le gallerie. Un viale d’aranci conduceva nella sala principale. Enormi candelabri sovraccarichi di candele collocati tra le casse, lampadari con migliaia di cristalli sfavillanti diffondevano una luce fantastica tra il fogliame dei magnifici alberi e facevano risaltare i fiori di cui erano carichi. (...) I tendaggi erano di seta bianchissima, impreziosita da ornamenti d’argento. Sulle sedie spiccavano l’oro e i velluti. Da sette a ottomila candele diffondevano un fulgore più vivo di quello del giorno. Infine varie orchestre accrescevano il fascino che offriva quella meravigliosa vista.» In quello scenario fiabesco «bisognava vedere le dame incantevoli, tutte splendenti di fiori e di diamanti, trasportate da irresistibili armonie al braccio dei loro cavalieri e simili a brillanti meteore11». Il valzer era il grande successo del momento a Vienna, mentre l’imperatore russo preferiva la polacca, la danza pressoché ufficiale alla corte di San Pietroburgo. Nacquero in quei mesi innumerevoli composizioni, tra le quali spicca la Polacca op. 89 di Beethoven, dedicata alla zarina Elisabetta. Quei cavalieri, che rappresentavano le più grandi famiglie europee, possedevano spesso, al pari dei ministri incaricati di condurre i negoziati più importanti, orologi prodotti dalla Maison Breguet, considerati a quanto pare un accessorio indispensabile da tutta l’élite europea. Parliamo del principe Eugène de Beauharnais, cliente di Breguet come diversi membri della famiglia Bonaparte. Fra la clientela del maestro orologiaio spiccavano personalità politiche che ebbero un ruolo rilevante a Vienna: il duca di Richelieu, che divenne più tardi presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari esteri di Luigi XVIII, il generale Pozzo di Borgo12 e membri delle famiglie Potocki 13, Montesquiou, Esterházy e Mecklemburg. 102 ◆ Ridotto e ballo in maschera nel salone del palazzo imperiale, acquerello di C. Schultz, 1815 circa. 103 IL CONGRESSO DI VIENNA Il principe di Ligne riassunse in pochi versi divertiti l’atmosfera gioiosa che pervadeva la capitale austriaca: «Venere e il godimento/sapendo bene che la danza/accresceva il loro fascino/volevano che non cessasse./La Saggezza deve tacere/ disse ridendo il Piacere/A Vienna l’unico affare/è trattare il piacere14». ◆ L’arrivo di Napoleone (1769-1821) alle Tuileries il 20 marzo 1815. Litografia a colori. Un fulmine a ciel sereno I festeggiamenti sembravano non dover finire mai, ma sei mesi dopo l’inizio di quelle giornate di gioia sfrenata, dedicate a una pace che si riteneva duratura, l’annuncio che Napoleone aveva lasciato l’isola d’Elba sconvolse bruscamente tutti i piani. Ancora non si sapeva quale strada avesse preso l’imperatore francese quando, il 7 marzo 1815, giunse a Vienna la notizia. Napoleone si stava dirigendo verso Genova e l’Italia, o si azzardava invece a sbarcare direttamente in Francia? In un primo tempo i monarchi e i loro ministri decisero di non divulgare nel modo più assoluto la notizia. «La città di Vienna aveva conservato il suo aspetto consueto», scriveva il conte de la Garde, «niente annunciava ancora che fosse scoppiato un fulmine a ciel sereno, gioia e spensiertezza regnavano dappertutto.» Ulteriori informazioni giunte l’11 marzo misero fine a tutti i divertimenti: «Eravamo al ballo in casa Metternich quando fummo informati dello sbarco a Cannes e dei primi successi di Napoleone. (...) A dire il vero, le migliaia di candele sembrarono spegnersi tutte d’un colpo15.» All’Elba, durante il suo esilio, Napoleone aveva ricevuto due notizie da Vienna, dove aveva degli amici: gli alleati progettavano di esiliarlo più lontano, nell’insalubre isola di Sant’Elena, al largo delle coste africane. E sua moglie Maria Luisa, che aveva pensato in un primo tempo di raggiungerlo all’isola d’Elba, era stata sedotta dal conte Adam von Neipperg, che Metternich le aveva messo accanto per distoglierla dal suo proposito. Il 1° marzo Napoleone era sbarca- 104 L’ANNUNCIO CHE NAPOLEONE AVEVA LASCIATO L’ISOLA D’ELBA sconvolse improvvisamente tutti i piani... fu come se migliaia di candele si fossero spente di colpo. to al golfo Juan, vicino ad Antibes, e subito dichiarò con una sicurezza decisamente imperiale: «Il Congresso è sciolto.» 20 giorni gli bastarono per riconquistare la Francia e Parigi. I soldati inviati per fermarlo o per frenare la sua avanzata si unirono alla piccola truppa che l’imperatore aveva radunato. Nella notte del 19 marzo Luigi XVIII lasciava la capitale francese. Il 20 marzo 1815 Napoleone faceva il suo ingresso a Parigi. A Vienna regnava la costernazione. Gli scambi di messaggi si moltiplicavano tra i plenipotenziari, gli ambasciatori e i sovrani. Il 13 marzo Talleyrand aveva indirizzato a Luigi XVIII il testo di una dichiarazione firmata dai rappresentanti delle grandi potenze: «Rompendo con la convenzione che lo aveva stabilito all’isola d’Elba, Bonaparte ha distrutto l’unico titolo legale al quale era legata la sua esistenza. Riapparendo in Francia con propositi di 105 IL CONGRESSO DI VIENNA LO ZAR ALESSANDRO I era stato a più riprese alleato dell’imperatore dei francesi: «Non vedo quale altro capo potremmo dar loro», scrisse dopo il ritorno di Napoleone a Parigi. tumulti e di sconvolgimenti, si è privato egli stesso della protezione delle leggi, e ha palesato di fronte al mondo intero che con lui non ci potrebbe essere né pace né tregua16.» Il 30 marzo Talleyrand cerca di rassicurare il re: «Tutte le potenze sono perfettamente d’accordo sulla distruzione di Bonaparte. (...) L’imperatore di Russia usa il linguaggio migliore. Fa marciare le sue truppe, e trova la questione talmente importante che deve mettere in campo fino all’ultimo dei suoi uomini. Marcerà anche lui personalmente17.» 106 I Due Imperatori Lo zar Alessandro I, ch’era stato più volte alleato di Napoleone ai tempi dell’impero, aveva una pessima opinione di un re il quale, insediato alle Tuileries dagli Alleati, aveva saputo conquistare così poco il cuore dei francesi che a meno di un anno di distanza dalla sua ascesa al trono era costretto a fuggire. Nel mese d’aprile lo zar scrisse un testo notevole, pubblicato prima sulla Gazzetta di Francoforte, poi a Parigi a cura di un editore bonapartista. «Al pari di voi» dichiarava Alessandro I, «la comparsa in Francia dell’Imperatore Napoleone mi ha indignato: essa ha sconvolto tutti i piani dei nostri plenipotenziari, e tutti i nostri calcoli privati. (...) Ma, soggetti come siamo alle circostanze e agli avvenimenti (uniche regole certe e positive di tutti i sovrani, sfortunatamente per l’umanità), mi sembra che l’Imperatore Napoleone, insediatosi per la seconda volta, e senza incontrare il minimo ostacolo, sul trono dei Francesi, ci costringe a serissime riflessioni circa la nostra condotta futura. (...) Avevo ritenuto impossibile che un uomo solo, senz’armi e senza l’assenso e l’appoggio di nessuno di noi, abbandonato nell’ultimo anno dal sostegno di un popolo ch’egli aveva reso infelice, al pari di tutta l’Europa, potesse mai percorrere in venti giorni una distanza di duecentocinquanta leghe, arrivare indisturbato a Parigi e riprendere possesso di un trono che credevamo ben occupato.» «I Borbone hanno mal governato la Francia e non hanno soddisfatto le nostre aspettative», aggiungeva Alessandro, chiamando in causa Talleyrand, che aveva svolto un ruolo di primissimo piano nel ristabilire sul trono di Francia la mo- narchia. «Il principe Talleyrand ci ha ingannati, parlandoci di questa famiglia e facendoci credere che era desiderata dalla nazione francese, e ha stranamente compromesso il frutto della nostra santa lega.» Per lo zar la causa dei Borbone è perduta. «Noi dobbiamo sguainare la spada unicamente per tutte le nazioni europee, e proteggerle dall’oppressione che l’Imperatore Napoleone ha per troppo tempo fatto pesare su di esse. (...) Spazziamo via nuovamente le sue ambizioni, e che la guerra più spietata lo tolga dalla faccia della terra.» Tuttavia, una volta annientate le ambizioni imperiali di Napoleone, lo zar ammetteva che lui solo era adatto a governare i francesi: «Non vedo, stando ai fatti, nessun altro capo da dare loro se non Napoleone18.» Talleyrand era sopravvissuto a ben altre crisi, ma questa fu certamente una delle più delicate che si trovò ad affrontare. Il 23 aprile scrisse al re un resoconto del testo di Alessandro, terminando con una nota più ottimista: «Ho la soddisfazione di vedere che tutte le potenze dimostrano un sincero interesse verso Vostra Maestà; persino il linguaggio dello zar è influenzato dall’umore del momento e dalle idee filosofiche che predominano in lui, più che da un calcolo preciso19.» Il principe rimase a Vienna fino alla firma dell’atto conclusivo del Congresso, il 9 giugno 1815. Ma mentre i plenipotenziari definivano la nuova carta dell’Europa nella cupa atmosfera che regnava su Vienna, gli eserciti si mobilitavano nella pianura di Waterloo. Wellington ordinava alle sue truppe di non abbandonare mai la masseria di Hougoumont. E il 18 giugno 1815 la battaglia di Waterloo suggellava le sorti di Napoleone. ◆ Ritratto di Alessandro I (1777-1825), zar di Russia, del barone Gérard (1770-1837) e del suo studio. 107 IL CONGRESSO DI VIENNA GLI ESERCITI SI SCHIERANO NELLA PIANURA DI WATERLOO La battaglia del 18 giugno 1815 suggellò il destino di Napoleone. ◆ Battaglia di Waterloo 18 giugno 1815, di Clément Auguste Andrieux (1829-1880). 108 109 IL CONGRESSO DI VIENNA Con la seconda Restaurazione di Luigi XVIII e la firma dei trattati di Vienna, Abraham-Louis Breguet constatava che molti importanti cambiamenti stavano coinvolgendo contemporaneamente la sua Maison e le sue due patrie. La Svizzera aveva infatti vissuto anni tumultuosi sotto il regno di Napoleone, che l’aveva invasa ridisegnandone i cantoni. Negli ultimi anni dell’impero napoleonico aveva visto passare numerosi eserciti stranieri che requisivano sul posto il necessario al loro sostentamento e altre importanti risorse. Il 20 maggio 1815 il Congresso di Vienna stabilì la neutralità assoluta e perpetua della nazione elvetica. Il secondo Trattato di Parigi, firmato dopo la battaglia di Waterloo, assegnò alla Svizzera i suoi confini attuali. Mentre Napoleone I aveva tenuto il nostro orologiaio lontano dagli onori ufficiali, Luigi XVIII continuava invece a dimostrare con vari atti la propria stima per un uomo che aveva conosciuto prima della Rivoluzione, e di cui con ogni probabilità aveva seguito la carriera dal suo esilio in Inghilterra. Il primo gesto di riconoscimento venne il 10 dicembre 1814, in pieno Congresso di Vienna, quando Breguet fu nominato membro del Bureau des longitudes di Parigi. Con un secondo atto, che prolungava il precedente, Luigi XVIII emetteva il 27 ottobre 1815 un’ordinanza che conferiva a Breguet il titolo ufficiale di Orologiaio della Marina reale. Era il titolo più prestigioso che poteva essere conferito a un orologiaio, poiché la nozione stessa di orologeria della Marina presupponeva un’indubbia competenza scientifica. 110 ◆ Atto conclusivo del Congresso di Vienna con i sigilli e le firme di tutti i delegati. Documento ufficiale del 9 giugno 1815. Archivi di Stato, Vienna. 111 IL CONGRESSO DI VIENNA Furono rivolgimenti senza precedenti quelli che, tra i festeggiamenti del Congresso di Vienna e la battaglia di Waterloo, rifecero la carta dell’Europa. Quattro anni prima di Waterloo, nel giugno 1811, Abraham-Louis Breguet aveva venduto al principe Camillo Borghese un orologio a ripetizione con quadrante d’argento guilloché che indicava i secondi, i giorni della settimana, la data, ed era anche provvisto di un termometro. Sulla cassa d’oro con fondo d’argento spiccava una carta dei nove dipartimenti «transalpini» (il Piemonte) di cui nel 1807 Napoleone aveva nominato il principe Borghese governatore generale. Camillo Borghese si era infatti arruolato nell’esercito imperiale e si era imparentato con la famiglia Bonaparte sposando Paolina, sorella dell’imperatore. ◆ Orologio Breguet Nº 2585, venduto il 28 giugno 1811 al principe Camillo Borghese per la somma di 4800 franchi. 112 In quello stesso 1811 Breguet aveva consegnato a Monsieur de Bétancourt un orologio destinato all’imperatore di Russia. Si trattava di un esemplare con datario-calendario giuliano e gregoriano, che recava incisa su un lato della cassa la carta della Russia imperiale, e sull’altro la mappa di San Pietroburgo. Dopo il 1815 i «nove dipartimenti transalpini» annessi alla Francia e governati da Camillo Borghese furono restituiti ai Savoia. La Russia disegnata sulla cassa dell’orologio di Alessandro I aveva anch’essa allargato notevolmente i suoi confini. Le frontiere incise sulla cassa di questi orologi non sopravvissero alle decisioni del Congresso di Vienna né alla fine dell’epopea napoleonica. Ma la marcia del tempo, misurata con la precisione che rese famoso Abraham-Louis Breguet, continuò a suonare imperturbabile i quarti e i due quarti d’ora in un’Europa finalmente pacificata. ◆ Orologio Breguet Nº 2336 affidato nel 1811 a M. de Bétancourt per l’imperatore di Russia, Alessandro I, per la somma di 5000 franchi. 113 IL CONGRESSO DI VIENNA ◆ Cerimonia commemorativa della battaglia di Waterloo. Breguet ha partecipato al bicentenario della battaglia di Waterloo in veste di principale sponsor privato del restauro della masseria di Hougoumont. 1 La Maison Breguet, che non si scorda mai della sua storia, ha deciso di partecipare alle commemorazioni degli avvenimenti del 1814-1815 finanziando la ristrutturazione della masseria di Hougoumont, l’unico edificio che resta tuttora a testimonianza della battaglia di Waterloo. Il 17 giugno 2015 un’emozionante cerimonia ha riunito i discendenti di Wellington, di Blücher e di Napoleone in quello storico edificio, dove oggi i visitatori possono visitare anche una «Sala Breguet». La sala narra la storia di una marca e di un creatore i cui orologi, grazie all’attrazione straordinaria che esercitavano, si diffondevano già allora in Europa nonostante le guerre napoleoniche, e che dopo la pace del 1815 partirono alla conquista del mondo. 114 2 3 4 5 6 7 8 9 M. de Pradt, Du Congrès de Vienne, Parigi, François Veladini, 1816, p. iii. Id. p. iii Il nome del conte di Nesselrode compare negli archivi prima del 1809 come acquirente di quattro orologi. Questa frase è citata nei Souvenirs du Congrès de Vienne del conte Auguste de la Garde-Chambonas, pubblicati a cura di Maurice Fleury, Parigi, Vivien, 1901, p. 13. La Garde, Souvenirs p. 26, 28. Id. 34. Vedi Emmanuel de Waresquiel, Talleyrand, le prince immobile, Parigi, Fayard, 2003, p. 479. Vedi La Garde, Souvenirs, p. 41. Si trovano altre descrizioni in un’opera recente di David King dal titolo Vienna, 1814: How the Conquerors of Napoleon Made Love, War and Peace at the Congress of Vienna, New York, Harmony Books, 2008. Vedi Waresquiel, p. 482. Dorothée de Périgord, profondamente innamorata del conte Clam-Martinitz, lasciò momentaneamente Talleyrand durante l’autunno del 1815 per raggiungere il suo amante, ch’era stato spedito in Italia dopo il Congresso di Vienna. 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 La Garde, Souvenirs, p. 52. Id. p. 35, 37. Charles-André Pozzo di Borgo, discendente di un’antica famiglia della Corsica, si era unito agli eserciti russi nel 1812. Dopo il Congresso di Vienna fu nominato ambasciatore russo in Francia. Era un cliente fedele della Maison Breguet. Il conte Potocki acquistò 10 orologi nel periodo 1805-1815, fra cui un orologio tourbillon nel 1809. La Garde, Souvenirs, p. 183. Id, p. 433, 436. Dichiarazione unita alla lettera che Talleyrand inviò a Luigi XVIII il 13 marzo 1814. Mémoires complets et authentiques de CharlesMaurice de Talleyrand, Prince de Bénévent, t. 3, Parigi, Jean de Bonnot, 1967, p. 111-13. Id. p. 139-40. Dichiarazione dell’imperatore russo rivolta ai sovrani riuniti al Congresso di Vienna, 1-15 marzo 1815, con annotazioni critiche e politiche di J.-T. Bruguière (du Gard). Pubblicata a Parigi da A. Béraud nel 1815, pp. 20, 53. Talleyrand, Mémoires, t. 3, p. 178. 115 5 EDITORE Montres Breguet SA CH-1344 L’Abbaye Suisse Tel. : +41 21 841 90 90 www.breguet.com FOTO Montres Breguet SA Collection Joël von Allmen Elisabeth Fransdonk Lionel Deriaz Xavier Reboud RESPONSABILE DEL PROGETTO Géraldine Joz-Roland ALTRE ILLUSTRAZIONI © Anne-Lise Vullioud, pagg. 38/39 CAPOREDATTORI Géraldine Joz-Roland Jeffrey S. Kingston © akg-images, Arrivo di Francesco I d’Austria a Vienna dopo la pace di Parigi il 16 giugno 1814 (dipinto a olio di Johann Peter Krafft, prima del 1828), pagg. 94/95 AUTORI Jeffrey S. Kingston Marie-Hélène Huet Emmanuel Breguet RINGRAZIAMENTI AI COLLABORATORI DI BREGUET E IN PARTICOLARE A: Christian Lattmann Jean-Charles Zufferey Vincent Laucella Nakis Karapatis Alain Zaugg ADATTAMENTO IN LINGUA ITALIANA Silvano Daniele DESIGN, PRODUZIONE TATIN Design Studio Basel GmbH DIREZIONE ARTISTICA Marie-Anne Räber Oliver Mayer FOTOLITOGRAFIA LiquidWorks PRESTAMPA E STAMPA Courvoisier-Attinger SA 116 116 © ONB / Vienna Bildarchiv Pk 270, 8, Congresso di Vienna – Il Ballo della pace «Redoute paré während des Wiener Kongresses» Hoechle, Johann Nepomuk, pag. 97 © Musée de l’Armée, Bruxelles, Belgio, Patrick Lorette / Bridgeman Images, L’arrivo di Napoleone (1769-1821) alle Tuileries il 20 marzo 1815, litografia a colori, pag. 104 © Manuel Cohen / akg-images, Ritratto di Alessandro I (1777-1825), Zar di Russia, del barone Gérard (1770-1837) e del suo studio, pag. 107 © RMN-Grand Palais (Château de Versailles) / Gérard Blot, Battaglia di Waterloo, 18 giugno 1815, Clément Auguste Andrieux (1829-1880), pagg. 108/109 © akg-images / Imagno, Dossier finale del Congresso di Vienna con i sigilli e le firme di tutti i delegati. Charte del 9 giugno 1815. Archivi di Stato, Vienna, pagg. 110/111 © akg-images, Ballo presso il principe Metternich durante il Congresso di Vienna (incisione su legno, c. 1880 da Joseph Weiser (1847-1911), pag. 98 © RMN-Grand Palais (Château de Fontainebleau) / Gérard Blot, Breguet N° 2585, pag. 112 © akg-images / De Agostini Picture Library, Membri del Congresso di Vienna, Austria (1814-1815) da Jean-Baptiste Isabey, pag. 99 © Emmanuel Verjans, pagg. 114/115 Collezione privata, Breguet N° 2336, pag. 113 © Getty Images / Alain BENAINOUS / Gamma-Rapho. Ladies of Loire in Valençay, Dorothée de Périgord, nipote di Talleyrand, pag. 100 (immagine a sinistra) © Bristol Museum and Art Gallery, UK / Bridgeman Images. Charles-Maurice de Talleyrand Périgord, pastello su carta, James Sharples (c. 1751-1811), pag. 100 (immagine a destra) © IAM / akg-images, Ritratto del principe Metternich, 1773-1859, c. 1835, pag. 101 (immagine a sinistra) © Château de Versailles, Dist. RMN-Grand Palais / Christophe Fouin, Wilhelmine de Sagan, principessa di Rohan nel 1800, barone François Pascal Simon Gérard (1770-1837), pag. 101 (immagine a destra) © Getty Images / Imagno / Hulton Archive, Redoute e ballo in maschera nella hall del palazzo imperiale, acquarello di C. Schultz, c. 1815, pagg. 102/103 La riproduzione di ogni testo, fotografia o disegno contenuti in questa pubblicazione è concessa solo dietro autorizzazione preventiva scritta di Montres Breguet SA. © Montres Breguet SA 2016 Stampato nel luglio 2016