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Lattiero caseari: tendenze e dinamiche recenti
Produzione
mondiale di
latte in flessione
Dopo la straordinaria crescita realizzata lo scorso anno, la produzione cumulata di latte dei
quattro principali player mondiali (Unione Europea, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Australia) ha
cominciato a rallentare in esordio di 2015, seppure con andamenti differenziati da un continente
all’altro. In particolare, nei primi tre mesi dell’anno si sono ridotte le consegne nell’Unione
Europea (-1,4% su base annua), dove la maggiore parte degli Stati membri si è posto l’obiettivo
di rispettare - per l’ultima volta - la quota assegnata per la campagna 2014/2015. La minore
disponibilità di materia prima si è riflessa sulla trasformazione industriale: nei primi tre mesi si è
ridotta, infatti, la produzione di latte intero in polvere (-15,3% rispetto a gennaio-marzo 2014),
latte fermentato (-3,5%), latte alimentare (-2,3%) e formaggi (-3,7%); per quanto riguarda le
polveri magre e il burro la produzione è rimasta pressoché stabile (rispettivamente +0,4% e
+0,2%), ma è atteso un rilancio con l’aumento delle consegne nei prossimi mesi anche se molto
dipenderà dall’andamento della domanda da parte dei Paesi terzi.
La Nuova Zelanda, influenzata da condizioni climatiche poco favorevoli nel corso dell’estate
australe, ha visto diminuire la produzione di latte di quasi 2 punti percentuali nel primo trimestre
2015. In Australia, invece, la produzione è rimasta su livelli superiori a quelli dello scorso anno
facendo registrare nel periodo gennaio-marzo un incremento del 3,7%. La produzione degli Stati
Uniti, infine, ha continuato ad aumentare realizzando nei primi tre mesi del 2015 un surplus di
400mila tonnellate (+1,7% rispetto a gennaio-marzo 2014).
Prezzi delle
commodity
casearie ancora
in calo sul
mercato
mondiale
La flessione della produzione aggregata dei maggiori esportatori aveva determinato in un primo
momento una fase di riequilibrio tra disponibilità e domanda internazionale, facendo arrestare nel
mese di febbraio la tendenza flessiva dei corsi mondiali delle principali commodity casearie. Ma
l’assestamento del mercato ha avuto durata breve: la prospettiva di un aumento della produzione
europea dopo la fine delle quote e l’impatto limitato della siccità in Nuova Zelanda hanno spinto,
infatti, i buyer internazionali a rinviare gli acquisti, in attesa di una nuova tensione verso il basso
dei listini che non si è fatta attendere nei mesi di marzo e aprile.
Considerando i prezzi espressi in US$, la contrazione più evidente si è verificata per il latte
scremato in polvere negli USA (-51% su base annua nel periodo gennaio-aprile 2015); più intensi i
cali registrati in Oceania per il burro (-33%) e per il Cheddar (-35%).
…e su quello
europeo
Mercato tedesco: prezzi dei principali prodotti lattiero caseari
4,50
4,00
euro/kg
3,50
3,00
2,50
2,00
1,50
gen-14
apr-14
lug-14
latte screm. polv. (1)
ott-14
burro (2)
gen-15
apr-15
edamer
(1) uso zootecnico (2) burro sfuso
Fonte: elaborazione Ismea su dati Zmb
I prezzi europei delle polveri e del burro hanno subito l’evoluzione dei corsi mondiali, pertanto
dopo una lieve ripresa a febbraio hanno evidenziato una nuova tendenza al ribasso a partire dal
mese di marzo. In generale, la contrazione dei listini è stata meno intensa rispetto a quanto
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Maggio 2015
verificatosi sui mercati internazionali grazie alla debolezza dell’euro. In media, nei primi quattro
mesi dell’anno, il prezzo del latte in polvere scremato sul mercato tedesco è risultato inferiore
del 36% rispetto al livello dello stesso periodo del 2014 e per il latte intero in polvere la variazione
negativa si è attestata al 31%. I prezzi del burro sono calati nella misura del 15%, mentre per i
formaggi il calo dei prezzi è stato notevole, in particolare per i prodotti destinati all’export come
l’Edamer (-28% rispetto a gennaio-aprile 2014 sul mercato tedesco). L’andamento del cambio
euro/dollaro in questa prima frazione d’anno, ha favorito i prodotti europei sul mercato mondiale
essendo risultati più competitivi dei competitor oceanici e americani.
In questo contesto di mercato depresso, anche il prezzo del latte alla stalla si è significativamente
orientato verso il basso nei vari Stati membri, attestandosi nel mese di aprile a 31,40 euro/100 kg
nella media UE.
Domanda cinese Nella prima frazione del 2015 gli scambi mondiali di prodotti lattiero caseari sono risultati
in brusca frenata nettamente meno dinamici rispetto a quanto verificatosi lo scorso anno. Il fattore determinante è
stato rappresentato dalla battuta d’arresto della domanda cinese: le importazioni cinesi di polveri
grasse si sono praticamente dimezzate (-167 mila tonnellate rispetto al primo trimestre 2014),
come pure gli acquisti di polveri magre (-38%) e burro (-46%). Il mercato dei formaggi ha
continuato, invece, ad essere fortemente influenzato dall’assenza degli acquisti da parte della
Russia, che aldilà dell’embargo, ha di fatto frenato gli scambi a causa della grave crisi economica
interna.
Cina: importazioni di lattiero-caseari
350.000
300.000
tonnellate
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
0
gen-mar 13
latte screm. polv
gen-mar 14
siero in polv.
latte int. polv.
gen-mar 15
formaggi
burro
Fonte: elaborazione Ismea su dati Gta
…ma
aumentano le
richieste di altri
mercati
emergenti
I grandi Paesi esportatori hanno di conseguenza ridimensionato le proprie vendite in questa
prima frazione d’anno e nel tentativo di compensare la brusca frenata cinese si sono indirizzati
verso mercati alternativi e in progressiva crescita. In particolare, nonostante una significativa
flessione delle vendite in Cina (-65% nel primo trimestre 2015), le esportazioni neozelandesi di
polveri grasse si sono ridotte solo del 5%, essendo state controbilanciate da un aumento dei
volumi indirizzati verso altre destinazioni in Medioriente, Nord Africa e Asia (in alcuni casi con
tassi di incremento a tre cifre!). Anche per quanto riguarda le polveri magre, la Nuova Zelanda ha
rafforzato la propria presenza in altri mercati asiatici (Singapore, Filippine, Thailandia), riuscendo
ampiamente a compensare il calo delle vendite in Cina.
Dinamica simile per il latte scremato in polvere australiano, il cui calo delle esportazioni verso la
Cina (-42% nel primo trimestre 2015) è stato più compensato dalla domanda indonesiana (+64%).
Una generalizzata contrazione si è osservata, invece, per le esportazioni degli Stati Uniti,
soprattutto per il burro (-73% nel primo trimestre 2015) e, seppure in misura più contenuta, per
i formaggi (-12%) e le polveri magre (-6%). Gli operatori americani, soprattutto a causa della
minore competitività del dollaro, hanno progressivamente abbondonato i mercati asiatici
concentrandosi prevalentemente sul Messico.
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Maggio 2015
L’euro debole
favorisce
l’export
comunitario
L’Unione Europea, pur confermando la propria leadership, ha visto significativamente ridurre le
esportazioni di formaggi (-17% nel primo trimestre 2015) a causa della chiusura del mercato
russo. Tuttavia, con la progressiva svalutazione dell’euro, gli Stati Uniti hanno acquisito il ruolo di
principale cliente per i formaggi comunitari, registrando un incremento degli acquisti pari al 23%
rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno; a seguire il Giappone con il 64% in più su base annua
che ha superato la Svizzera, divenuto nel frattempo terzo mercato di destinazione (+6%).
Perfomance rilevanti sono state altresì realizzate in Corea del Sud (+193%) e Arabia Saudita (+8%)
nell’ordine quarto e quinto mercato di sbocco per i formaggi europei.
Esportazioni di prodotti lattiero caseari per i principali player (gen-mar 2015 vs 2014)
Burro
gen-mar 2015
volumi (t)
UE-28
Formaggi
var.%
volumi (t)
Latte screm.in polvere Latte intero in polvere
var.%
volumi (t)
var.%
volumi (t)
var.%
41.203
6,4%
102.487
-17,1%
181.786
23,5%
92.278
-9,3%
137.241
-7,2%
90.070
21,9%
123.170
36,4%
417.546
-5,0%
Stati Uniti
8.534
-73,2%
87.932
-11,9%
125.584
-6,1%
10.677
8,2%
Australia
9.772
-21,6%
38.696
8,0%
56.936
23,8%
16.883
-34,9%
Argentina
2.996
-23,7%
9.040
-36,4%
5.697
6,4%
30.015
-21,8%
Nuova Zelanda
Fonte: elaborazione Ismea su dati Gta
Sono diminuite le esportazioni UE di polveri grasse (-9,3%), principalmente a causa della
competizione del prodotto neozelandese sul mercato algerino; il prodotto europeo è stato,
quindi, indirizzato verso l’Oman. Diversamente per le polveri magre, grazie a una buona
disponibilità, l’UE ha continuato ad aumentare le vendite oltre i confini comunitari (+23,5% nel
primo trimestre 2015). L’Algeria rappresenta ancora il primo cliente per il latte scremato in
polvere, sebbene i volumi esportati complessivamente dai 28 Paesi dell’Unione Europea risultino
in diminuzione del 23%. Egitto e Thailandia sono divenuti due importanti sbocchi, avendo fatto
registrare in questa prima frazione d’anno un raddoppio delle spedizioni comunitarie.
In aumento anche le esportazioni UE di burro (+6,4%), con Arabia Saudita, Egitto e USA nell’ordine divenuti i tre più importanti sbocchi per il prodotto europeo - che hanno registrato
tassi di crescita davvero straordinari.
Fine del regime
delle quote latte
con
splafonamento
Come nel resto degli altri principali Paesi europei, anche in Italia gli allevatori hanno premuto il
freno sulle consegne di latte negli ultimi tre mesi di campagna (-1,4% su base annua nel periodo
gennaio marzo 2015). Ciononostante, considerando gli incrementi realizzati nel corso dell’annata,
secondo i dati Agea, le consegne ai caseifici (non rettificate) della campagna 2014/2015 hanno
sfiorato gli 11 milioni di tonnellate, con un delta positivo del 2,1% rispetto alla precedente annata
di commercializzazione.
Italia: consegne mensili di latte vaccino per campagna
1.050
.000 tonnellate
1.000
950
900
850
800
apr
mag
giu
lug
ago
2012/2013
set
ott
2013/2014
nov
dic
gen
feb
mar
2014/2015
Fonte: elaborazioni Ismea su dati Agea
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Maggio 2015
Riprende
lentamente il
clima di fiducia
dell’industria
lattiero-casearia
Nonostante la buona disponibilità di materia prima, la produzione nazionale dei principali
formaggi a denominazione ha esordito il 2015 con una tendenza al contenimento dell’offerta nel
tentativo di arrestare la caduta dei listini all’ingrosso. In particolare, in base ai dati diffusi dai
Consorzi di Tutela, nei primi quattro mesi del 2015 sono diminuite le produzioni di Grana Padano
(-3,1% rispetto allo stesso periodo del 2014) e di Parmigiano Reggiano (-1,9%), mentre è rimasta
stabile quella di Asiago. L’unica eccezione è stata rappresentata dal Gorgonzola, la cui produzione
ha mantenuto un trend positivo (+1,3% rispetto al periodo gennaio-aprile del 2014) grazie al buon
andamento delle esportazioni e a una migliore tenuta del mercato domestico.
Gli operatori dell’industria lattiero casearia stanno lentamente riacquistando “fiducia” e per la
prima volta dopo quattro anni torna su terreno positivo l’Indice di Clima elaborato da Ismea (+0,7
nel primo trimestre 2015). Restano ancora negativi i giudizi sull’andamento degli ordini e sul
livello delle scorte, ma gli operatori sono particolarmente ottimisti per quanto riguarda il
prossimo futuro (Expo, fine dell’embargo russo).
Export record
per i formaggi e
latticini italiani
Nel 2014 i caseari made in italy hanno realizzato perfomance straordinarie sui mercati esteri con
oltre 331 mila tonnellate che hanno varcato i confini nazionali per un valore record di 2,2 miliardi
di euro. Tali risultati sono stati conseguiti nonostante la chiusura di uno dei mercati più
promettenti degli ultimi anni - ovvero la Russia (-45% in volume rispetto al 2013) - e nonostante
il calo degli acquisti da parte degli Stati Uniti, quarto mercato di sbocco per i formaggi italiani (5,7% in volume). Accanto all’aumento degli invii verso mercati tradizionali - Francia +4,3% e
Germania +6,5% - si sono profilate nuove opportunità per i formaggi nostrani anche nell’est
Europa - in particolare Polonia (+18,5%), Repubblica Ceca (+9,1%) e Romania (+22%) - e, sebbene
rappresentino ancora quote esigue, interessanti tassi di crescita si sono evidenziati nei flussi
diretti in Cina e Corea (rispettivamente +41% e +26%) e negli Emirati Arabi Uniti (+28%).
Tra i formaggi esportati sono stati soprattutto i freschi ad aver realizzato i numeri più interessanti
(+3,1% in volume); anche Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno fatto registrare una
crescita significativa (+3,4% rispetto al 2013), seppure a fronte di una corrispondente contrazione
dei prezzi medi all’export. Risultati importanti, sono stati messi a segno anche dai formaggi
grattugiati (+9,7% in volume), provolone (+7,2%) e Gorgonzola (+2,7%).
Il 2015 sta rafforzando queste dinamiche positive: nei primi due mesi dell’anno l’export di
formaggi e latticini ha evidenziato un +4,1% in volume su base annua seppure a fronte di un -0,2%
in valore. Grazie alla svalutazione dell’euro è ripartito soprattutto il mercato “a stelle e strisce”
(+31% nel bimestre gennaio-febbraio) e a beneficiare di questo trend sono stati soprattutto i duri
tipici: i volumi indirizzati verso gli USA sono infatti aumentati del 77% per Grana Padano e
Parmigiano Reggiano e del 28% per il Pecorino Romano.
Esportazioni italiane di formaggi e latticini (tonnellate)
2013
2014
Export tot.
320.527
331.032
gen-feb
2015
49.214
- Francia
66.844
69.728
- Germania
43.311
46.136
- Regno Unito
28.945
29.482
Paesi
var % 14/13 var % 15/13
3,3%
4,1%
8.564
4,3%
1,7%
7.126
6,5%
9,2%
5.474
1,9%
31,0%
- Stati Uniti
29.617
27.936
4.636
-5,7%
2,4%
- altri paesi
151.810
157.749
23.414
3,9%
-0,8%
Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat
Sul fronte passivo della bilancia commerciale, dopo gli aumenti contenuti delle importazioni di
formaggi e latticini registrati nel 2014 (+1,4% in volume) l’Italia ha ripreso ad acquistare
dall’estero nei primi due mesi del 2015 (+5,1% in volume), soprattutto freschi e grattugiati. La
buona disponibilità di materia prima nazionale ha continuato a disincentivare le importazioni di
latte in cisterna (-3,5% nel 2014 e -3,4% nel bimestre gennaio-febbraio 2015) da tutti i principali
fornitori ad eccezione di Ungheria e Slovacchia.
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Maggio 2015
Mercato
nazionale in
stato di attesa
Dopo le flessioni progressivamente registrate a partire dal mese di aprile dello scorso anno, il
mercato lattiero caseario nazionale è entrato in una fase di “attesa”, come evidenziato
dall’andamento dell’indice Ismea dei prezzi all’origine (base 2010). In particolare, tra gennaio e
aprile 2015 il valore dell’indicatore è risultato in lievissima ripresa congiunturale, pur mostrando
in media un distacco ancora significativo rispetto ai primi quattro mesi del 2014 (-11,8%) come
conseguenza della contrazione dei prezzi all’origine dei formaggi duri (-10,1% rispetto al periodo
gennaio-aprile 2014) e del latte vaccino (indice -14,6%).
Indice ISMEA dei prezzi all'origine
indice (base 2010=100)
130
125
120
115
110
105
100
95
90
gen-13
apr-13
lug-13
ott-13
latte e derivati
gen-14
apr-14
lug-14
latte di vacca
ott-14
gen-15
apr-15
formaggi duri
Fonte: ISMEA
Il mercato interno resta compresso tra l’influenza delle dinamiche continentali (eccesso di offerta
ed embargo russo) e la lenta ripresa dei consumi delle famiglie. Nel confronto con lo scorso anno
i listini medi dei formaggi grana riferiti ai primi quattro mesi del 2015 risultano assestati su valori
significativamente inferiori rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: in particolare,
considerando le stagionature minori, si rileva una variazione negativa dell’11% per il Padano e del
16% per il Reggiano. Variazione tendenziale con il segno meno anche per l’Asiago (-8% rispetto a
gennaio-aprile 2014), il Gorgonzola (-1,2%), la mozzarella vaccina (-2%) e, soprattutto, il burro
zangolato (-34%). Le quotazioni del latte spot confermano l’orientamento al ribasso anche del
mercato della materia prima e il differenziale rilevato sulla piazza di Lodi tra aprile 2015 e lo stesso
mese del 2014 è stato di 5,50 euro per quintale, pari al -14% in dodici mesi.
Prezzi degli input Nella prima frazione dell’anno i costi delle aziende zootecniche, pur evidenziando una crescita
produttivi
rispetto alla fase conclusiva del 2014, si sono mantenuti su livelli mediamente più contenuti nel
confronto tendenziale: in particolare, nel periodo gennaio-aprile 2015 l’indice Ismea dei prezzi dei
mezzi correnti per gli allevamenti bovini ha registrato una variazione negativa su base annua del
2,2%, prevalentemente come conseguenza del calo dei prezzi dei mangimi (-3,3%).
Indice ISMEA dei prezzi dei mezzi correnti
indice (base 2000=100)
155
150
145
140
135
130
gen-13
apr-13
lug-13
ott-13
agricoltura
gen-14
apr-14
zootecnia
lug-14
ott-14
gen-15
apr-15
bovini
Fonte: ISMEA
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Maggio 2015
Il confronto tra prezzo del latte alla stalla e i prezzi dei mangimi concentrati
Nel corso del 2014 i prezzi dei cereali ad uso zootecnico sono stati caratterizzati da un
trend flessivo grazie a condizioni climatiche favorevoli che hanno consentito buone rese
e accresciuto le disponibilità a livello mondiale. In particolare, per il mais sono state
osservate flessioni delle quotazioni superiori al 17% e nel caso della farina di soia
prossime al -5%. Sebbene l’impiego di mangimi concentrati sia divenuto meno
dispendioso, la marginalità degli allevatori è rimasta compressa da ricavi in costante
flessione, con il prezzo del latte alla stalla passato mediamente da 41,42 €/100 litri di
gennaio 2014 a 36,95 €/100 litri di fine anno. Nei primi quattro mesi del 2015 la situazione
è progressivamente peggiorata, con il latte nazionale in ulteriore calo 35,73 €/100 litri ad
aprile), come evidenziato dall’indicatore Milk:Feed Ratio che rasenta al livello di criticità.
L’indicatore è definito come il rapporto tra il prezzo del latte alla stalla e il prezzo dei
mangimi acquistati.
Italia - Milk:Feed Ratio
1,80
1,70
1,60
1,50
1,40
1,30
1,20
gen-13
feb-13
mar-13
apr-13
mag-13
giu-13
lug-13
ago-13
set-13
ott-13
nov-13
dic-13
gen-14
feb-14
mar-14
apr-14
mag-14
giu-14
lug-14
ago-14
set-14
ott-14
nov-14
dic-14
gen-15
feb-15
mar-15
apr-15
1,10
Fonte: ISMEA
In dettaglio, considerando un modello teorico semplificato di gestione dell’allevamento,
esprime quanto mangime (quantità espressa in kg di alimenti concentrati) un allevatore
può acquistare con il ricavo derivante dalla vendita di 1 kg di latte. Un valore
dell’indicatore superiore a 1,5 è considerato favorevole; in questo caso i sistemi di
allevamento ad alto rendimento basati su un elevato apporto di mangimi concentrati
risultano efficienti. Metodologicamente l’indicatore è costruito come segue:
Milk:Feed Ratio = prezzo 100kg latte crudo alla stalla / costo 100kg di mangime base
• il numeratore è rappresentato dal prezzo del latte alla stalla, calcolato come la
media nazionale ponderata delle rilevazioni effettuate da Ismea nelle principali regioni
produttive (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Campania, Puglia).
• il denominatore del rapporto è rappresentato dal prezzo di un “mangime base”,
ovvero un modello teorico di alimento che prevede esclusivamente l'impiego di mais e
farina di estrazione di soia nazionale. In definitiva, si considera che il costo della
componente proteica della razione per la bovina da latte sia influenzato da questi due
ingredienti e, poiché mais e farina di soia sono driver per gli andamenti di mercato di
tutte le altre materie prime ad uso zootecnico, il trend del prezzo dell’ alimento simulato
può essere utilizzato per interpretare la dinamica dei costi degli alimenti concentrati.
L’alimento simulato è composto per il 70% da mais e per il 30% da farina di estrazione di
soia e per la definizione del relativo costo sono applicati i prezzi medi nazionali derivati
dalla Rete di rilevazione Ismea.
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Direzione Servizi per il Mercato
Redazione a cura di: Mariella Ronga
e-mail: [email protected]
www.ismeaservizi.it
www.ismea.it
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Maggio 2015